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combattevano per le facoltà, per la vita, per la legge sua, ed, al parer loro, per Dio, mostrò sempre col consiglio e con la persona propria tanta virtù, che forse a’ tempi nostri pochi principi hanno avuto ardire non che di imitarla, ma pur d’averle invidia. Oltre a ciò, affermano tutti quegli che la conobbero, essere stato in lei tanto divina maniera di governare, che parea quasi che solamente la volontà sua bastasse, perchè senza altro strepito ognuno facesse quello che doveva; tal che appena osavano gli uomini in casa sua propria e secretamente far cosa che pensassino che a lei avesse da dispiacere: e di questo in gran parte fu causa il maraviglioso giudicio ch’ella ebbe in conoscere ed eleggere i ministri atti a quelli officii nei quali intendeva d’adoperargli; e così ben seppe congiungere il rigor della giustizia con la mansuetudine della clemenza e la liberalità, che alcun buono a’ suoi dì non fu che si dolesse d’esser poco remunerato, nè alcun malo d’esser troppo castigato. Onde nei popoli verso di lei nacque una somma riverenza, composta d’amore e timore; la quale negli animi di tutti ancor sta così stabilita, che par quasi che aspettino che essa dal cielo i miri, e di lassù debba darle laude o biasimo; e perciò col nome suo e coi modi da lei ordinati sì governano ancor que’ regni, di maniera che, benchè la vita sia mancata, vive l’autorità, come rota che, lungamente con impeto voltata, gira ancor per buon spazio da sè, benchè altri più non la mova. Considerate oltre di questo, signor Gasparo, che a’ nostri tempi tutti gli nomini grandi di Spagna e famosi in qualsivoglia cosa, sono stati creati dalla regina Isabella; e Gonsalvo Ferrando, Gran Capitano, molto più di questo si prezzava, che di tutte le sue famose vittorie, e di quelle egregie e virtuose opere, che in pace ed in guerra fatto l’hanno così chiaro ed illustre, che se la fama non è ingratissima, sempre al mondo publicherà le immortali sue lode, e farà fede, che alla età nostra pochi re o gran principi avemo avuti, i quali stati non siano da lui di magnanimità, sapere, e d’ogni virtù superati.

XXXVI. Ritornando adunque in Italia dico, che ancor qui non ci mancano eccellentissime signore; che in Napoli avemo due singolar regine; e poco fa pur in Napoli morì l’al-