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libro quarto. | 249 |
corrompergli e disviargli dalla via della virtù ed indurgli al
vizio; chè questi tali dir si può, che non un vaso dove un
solo abbia da bere, ma il fonte publico del quale usi tutto ’l
popolo, infettano di mortal veneno. —
XI. Taceasi il signor Ottaviano, come se più avanti parlar non avesse voluto; ma il signor Gasparo, A me non par, signor Ottaviano, disse, che questa bontà d’animo, e la continenza e l’altre virtù, che voi volete che ’l Cortegiano mostri al suo signore, imparar si possano; ma penso che agli uomini che l’hanno siano date dalla natura e da Dio. E che così sia, vedete che non è alcun tanto scelerato e di mala sorte al mondo, nè così intemperante ed ingiusto, che essendone dimandato confessi d’esser tale; anzi ognuno, per malvagio che sia, ha piacer d’esser tenuto giusto, continente. e buono: il che non interverrebbe, se queste virtù imparar si potessero; perchè non è vergogna il non saper quello in che non s’ha posto studio, ma bene par biasimo non aver quello di che da natura devemo esser ornati. Però ognuno si sforza di nascondere i difetti naturali, così dell’animo come ancora del corpo; il che si vede nei ciechi5, zoppi, torti, ed altri stroppiati o brutti; chè benchè questi mancamenti si possano imputare alla natura, pur ad ognuno dispiace sentirgli in sė stesso, perchè pare che per testimonio della medesima natura l’uomo abbia quel difetto, quasi per un sigillo e segno della sua malizia. Conferma ancor la mia opinion quella fabula che si dice d’Epimeteo, il qual seppe così mal distribuir le doti della natura agli uomini, che gli lasciò molto più bisognosi d’ogni cosa che tutti gli altri animali: onde Prometeo rubò quella artificiosa sapienza da Minerva e da Vulcano, per la quale gli uomini trovano il vivere; ma non aveano però la sapienza civile di congregarsi insieme nelle città, e saper vivere moralmente, per esser questa nella ròcca di Jove guardata da custodi sagacissimi, i quali tanto spaventavano Prometeo, che non osava loro accostarsi; onde Jove, avendo compassione alla miseria degli uomini, i quali non potendo star uniti per mancamento della virtù civile erano lacerati dalle fiere, mandò Mercurio in terra a portar la giustizia e la vergogna, acciò che queste due cose ornas-