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276 il cortegiano


spose il Frigio: Ben potete oramai lasciarlo, e contentarvi ch’egli sia tale come l’avete formato; chè senza dubio più facil cosa sarebbe trovare una donna con le condizioni dette dal signor Magnifico, che un principe con le condizioni dette da voi; però dubito che sia come la republica di Platone, e che non siamo per vederne mai un tale, se non forse in cielo. – Rispose il signor Ottaviano: Le cose possibili, benchė siano difficili, pur si può sperare che abbiano da essere; perció forse vedremolo ancor a’ nostri tempi in terra: chė benchė i cieli siano tanto avari in produr principi eccellenti, che a pena in molti secoli se ne vede uno, potrebbe questa buona fortuna toccare a noi. Disse allor il conte Ludovico: Io ne sto con assai buona speranza; perchė, oltra quelli tre grandi che avemo nominati, dei quali sperar si può ciỏ che s’è detto convenirsi al supremo grado di perfetto principe, ancora in Italia si ritrovano oggidì alcuni figlioli di signori, li quali, benchè non siano per aver tanta potenza, forse suppliranno con la virtù; e quello che tra tutti si mostra di meglior indole, e di sè promette maggior speranza che alcun degli altri, parmi che sia il signor Federico Gonzaga28, primogenito del marchese di Mantua, nepote della signora Duchessa nostra qui; chè, oltra la gentilezza de’ costumi, e la discrezione che in così tenera età dimostra, coloro che lo governano di lui dicono cose di maraviglia circa l’essere ingenioso, cupido d’onore, magnanimo, cortese, liberale, amico della giustizia; di modo che di così buon principio non si può se non aspettare ottimo fine. Allor il Frigio, Or non più, disse; pregheremo Dio di vedere adempita questa vostra speranza.—

XLIII. Quivi il signor Ottaviano, rivolto alla signora Duchessa con maniera d’aver dato fine al suo ragionamento, Eccovi, Signora, disse, quello che a dir m’occorre del fin del Cortegiano; nella qual cosa s’io non arò satisfatto in tutto, bastarammi almen aver dimostrato che qualche perfezion ancora dar se gli potea oltra le cose dette da questi signori; li quali io estimo che abbiano pretermesso e questo, e tutto quello ch’io potrei dire, non perchè non lo sapessero meglio di me, ma per fuggir fatica; però lasciarò che essi