Tragedie (Sofocle - Romagnoli)/Note
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NOTE
AIACE
Pag. 17, v. 9. - I cani di Sparta sono spesso ricordati dagli autori antichi per la squisitezza del fiuto.
Pag. 19, v. 46. - L’armi di Achille, come è noto, erano state fraudolentemente assegnate, invece che ad Aiace, a Ulisse.
Pag. 30, v. 184. - Artemide la Tauropolia fu portata in Grecia dalla Tauride ed era placata col sangue.
Pag. 30, v. 191. - Enialo era una divinità confusa spesso, anche dagli antichi, con Marte; aveva un tempio nell’isola di Salamina, patria di Aiace.
Pag. 31, v. 202. - Il germe del ribaldo Sisifo è Ulisse, il quale, secondo una tradizione postomerica, sarebbe figlio di Sisifo e di Anticlea, che l’avrebbe partorito dopo sposato Laerte.
Pag. 37, v. 315. - Fuor della tenda; cfr. addietro pagg. 23 sgg.
Pag. 39, v. 361. - Teucro, fratellastro di Aiace, era gran cacciatore e valentissimo arciere.
Pag. 42, v. 402. - Giove è detto da Aiace antichissimo padre, perché Aiace era figlio di Telamone, Telamone di Eaco, Eaco di Giove e di Egina.
Pag. 51, v. 585. - Il vigile custode che Aiace lascia al figlio Eurisace è Teucro.
Pag. 54, v. 623. - Qui fu avvertito una specie di anacronismo, poiché Salamina fu veramente celebre dopo la disfatta di Serse.
Pag. 57, v. 684 - Cfr. Menandro, Sent. 166: ἐχθροῦ παρ᾽ἀνδρὸς οὐδέν ἐστι χρήσιμον.
Pag. 59, v. 721. - Artefice di balli: è noto che Pane era immaginato circondato da Ninfe e amante dei canti e delle danze.
Pag. 59, v. 727. - Ares era considerato autore di tutti quanti i mali, non solo di quelli della guerra.
Pag. 65, v. 824. - Il figlio di Testore è Calcante.
Pag. 80, v. 1035. - Telamone non era benevolo a Teucro, fratellastro di Aiace, natogli da Esione figlia di Laomedonte.
Pag. 83, v. 1131. - Un uom di bassa origine, con allusione ironica a quanto è detto addietro, pag. 80, vv. 1035 sgg.
Pag. 85, v. 1163. - L’arciere è Teucro, rappresentato da Omero come abilissimo nel trar d’arco.
Pag. 86, v. 1178. - I suffragi, quelli per l’aggiudicazione delle armi d’Achille.
Pag. 90, v. 1239. - L’uom che i fraterni lutti ecc. è persona indefinita; colui che primo portò la guerra fra i Greci.
Pag. 93, v. 1309. - Dei barbari, allude al non essere Teucro greco, ma figlio di Esione. Cfr. piú avanti pag. 94, vv. 1337 sgg.
FILOTTETE
Pag. 119, v. 6. - Il Melio figlio di Peante è Filottete.
Pag. 123, v. 83. - L’arco e le freccie che, secondo una tradizione postomerica, Filottete aveva ereditato da Ercole, e che non mancavano mai il segno.
Pag. 127, v. 146. - La Polìade Atena era Atena difenditrice della città; aveva un tempio, τὸ Ἐρέχθειον, il piú antico e venerato santuario dell’Acropoli, a settentrione del Partenone.
Pag. 131, v. 205. - Crisa era una Ninfa, dalla quale derivava il nome all’isola; ed essendosi Filottete accostato troppo all’ara di lei, fu morso dal serpente che la custodiva.
Pag. 134, v. 257. - Pollon del vecchio Licomede, perché Licomede, re di Sciro, era padre di Deidamia, madre di Neottolemo.
Pag. 135, v. 278. - Il re dei Cefalleni è Ulisse.
Pag. 138, v. 344. - Micene, cioè Agamennone; Sparta, cioè Menelao.
Pag. 138, v. 345. - Nell’isola di Sciro era nato Neottolemo.
Pag. 138, v. 354. - Febo Apollo, che diresse la saetta di Paride.
Pag. 139, v. 363. - L’aio di mio padre, cioè Fenice.
Pag. 143, v. 434. - Il grande Aiace è il Telamonio.
Pag. 143, v. 441. - Quei che Laerte comperò da Sisifo è Ulisse, che secondo una tradizione postomerica, non sarebbe figlio di Laerte, ma di Sisifo e di Anticlea, la quale lo avrebbe partorito dopo sposato Laerte; cfr. Aiace, pag. 31, v. 202.
Pag. 147, v. 517. - Calcodonte fu re d’Eubea.
Pag. 159, v. 719. - L’uom che s’appressò di Giove al talamo è Issione, re dei Lapiti, il quale, in pena dei suoi illeciti amori con Giunone, fu nell’Averno legato ad una ruota in continuo e rapido movimento.
Pag. 164, v. 801. - Se giungon quelli annunciati dal mercante (cfr. pagg. 150 sgg.), cioè Fenice in cerca di Neottolemo e Ulisse di Filottete.
Pag. 176, v. 960. - O fuoco ecc. Per gli antichi il fuoco era anche simbolo di temerarietà.
Pag. 182, v. 1075. - Con la forza e la frode; allude al tranello col quale Ulisse, che si fingeva pazzo, fu smascherato e costretto a prender parte alla guerra di Troia.
Pag. 204, v. 1403. - I due figli d’Asclepio o Esculapio sono Macaone e Podalirio, ricordati da Omero, Il. II, 731.
Pag. 211, v. 1515. - Una seconda volta; come è noto Ercole aveva preso, essendo ancor vivo, una prima volta Troia per vendicarsi di Laomedonte.
EDIPO RE
Pag. 12, v. 43. - La feroce cantatrice è la Sfinge, della quale Edipo sciolse il noto enigma.
Pag. 14, v. 96. - Le foglie e le bacche d’alloro si cingevano al capo per indicare letizia e vittoria.
Pag. 19, v. 165. - Veramente era stato interrogato Apollo; ma chiunque fosse il Dio interpellato, l’oracolo procedeva sempre da Giove.
Pag. 19, v. 173. - Di fatti a Tebe il tempio di Artemide era appunto nell’àgora o piazza della città bassa.
Pag. 20, v. 186. - La spiaggia del Nume del vespero è l’Ade.
Pag. 20, v. 198. - Il talamo grande d’Anfitrite è l’Oceano Atlantico.
Pag. 31, vv. 397-98. - La cagna cantatrice d’enigmi è la Sfinge; cfr. addietro v. 43.
Pag. 33, v. 435. - Il Citerone è una montagna boscosa tra la Beozia, l’Attica e la Megaride, sulla quale era stato esposto Edipo: qui è preso per monte in generale.
Pag. 35, v. 468. - Metèco e forestiero ora si crede: è Edipo che si crede tale, cioè forestiero essendo egli venuto a Tebe da Corinto, e, prima d’esser re, metèco, ossia protetto dallo Stato.
Pag. 36, vv. 482 sgg. - Accenna al riferito responso di Apollo, il cui tempio in Delfo era sul monte Parnaso.
Pag. 37, v. 502. - I figli di Pòlibo, cioè Edipo che si credeva ed era creduto figlio di Pòlibo, re di Corinto; cfr. vv. 776 sgg.
Pag. 37, v. 515. - La vergine alata è la Sfinge che il coro vide quando mosse su Edipo per proporgli il noto enigma.
Pag. 61, v. 899. - Al centro della terra intangibile, cioè all’oracolo di Apollo in Delfo che era vicino a una profonda fenditura della terra. Presso l’ara che ardeva perpetuamente davanti la statua del Dio, era l’immagine dell’ombilico della terra (ὀμφαλὸς τῆς γῆς) a rappresentare sensibilmente che quello appunto era ritenuto il centro della terra, poiché le due aquile mandate da Giove ai due punti estremi e opposti s’erano quivi incontrate nel loro ritorno.
Pag. 61, v. 901. - Abe, antichissima città della Focide, con un celebre tempio di Apollo.
Pag. 77, v. 1092. - Al plenilunio. Le feste in cui erano rappresentate le nuove tragedie avevano luogo a metà del mese di Elafebolione, cioè verso il plenilunio.
Pag. 77, v. 1100. - Al Dio Cillenio, a Mercurio, nato sul monte Cillene in Arcadia.
Pag. 86, v. 1190. - La fiera vergine, cioè la Sfinge, è chiamata dal curvo artiglio, perché aveva sí il capo e il petto di donzella, ma il tronco e le estremità di leone.
Pag. 101, v. 1502. - Meneceo era padre di Creonte e di Giocasta.
EDIPO A COLONO
Pag. 123, v. 63. - La bronzea soglia della Terra è l’entrata del sotterraneo che, secondo le credenze d’allora, conduceva al Tartaro.
Pag. 125, v. 92. - Le Dee invocate sono le Eumenidi.
Pag. 126, v. 110. - Le Eumenidi sono dette astemie, perché nel sacrificare a loro non si versava vino.
Pag. 126, v. 117. - Figlie dell’antica Tenebra: già al v. 45 aveva dette le Eumenidi figlie della Terra e del Buio.
Pag. 146, v. 410. - Il piú giovane d’anni è Eteocle.
Pag. 146, v. 415. - Parentele nuove; Polinice di fatti sposò Argia, figlia di Adrasto, re d’Argo.
Pag. 150, v. 459. - Fra loro, cioè fra Eteocle e Polinice.
Pag. 153, v. 533. - Non aggiunger vino; cfr. p. 126, v. 110 ove dice queste dee astemie.
Pag. 161, v. 608. - In casa d’altri, presso il nonno Pitteo, re di Trezene.
Pag. 171, v. 756. - Giove Morio era Giove, protettore dell’ulivo.
Pag. 184, v. 927. - Queste Dive, cioè le Eumenidi.
Pag. 184, v. 928. - L’occhio debole aggiunto agli occhi d'un tempo di Edipo, è Antigone, fatta strappare da Creonte dai fianchi del vecchio cieco.
Pag. 192, v. 1085. - Queste Dee, cioè le Eumenidi.
Pag. 194, v. 1129. - Gli Eumolpidi erano una delle due antiche famiglie sacerdotali di Atene e presiedevano al culto dei misteri Eleusini.
Pag. 195, v. 1139. - Eea, borgo di Egina
Pag. 200, v. 1236. - Un uomo ecc.: è Polinice che, bandito di Tebe, era riparato in Argo; cfr. p. 146, v. 414 e p. 201, v. 1248.
Pag. 205, v. 1328. - Dai Rifei vertici: i monti Rifei sorgevano all’estremità settentrionale della Scizia; qui sono ricordati per designare semplicemente il settentrione.
Pag. 208, v. 1388. - L’apio suol è il Peloponneso.
Pag. 211, v. 1467. - Le Imprecazioni o Arai sono spesso identificate con le Erinni.
Pag. 211, v. 1485. - Queste Demonie sono le Eumenidi.
Pag. 222, v. 1648. - Edoneo, Plutone.
Pag. 222, v. 1656. - Le sotterranee Dive sono le Eumenidi.
Pag. 222, v. 1657. - Il cane è Cerbero.
Pag. 223, vv. 1662-63. - La figlia della Terra e del Tartaro è la Morte.
Pag. 225, v. 1679. - Coi gradini di bronzo; cfr. la bronzea Soglia della Terra a p. 123, v. 63.
Pag. 225, v. 1681 sg. - Ove di Teseo ecc.; allude alla discesa agli Ìnferi di Teseo e Piritoo, principe dei Lapiti, per rapirvi la moglie di Hades.
ANTIGONE
Pag. 258, v. 115. - Dirce era una fonte che scorreva ad Occidente di Tebe, cosí chiamata dal nome della moglie del re Lico, la quale aveva in essa trovata la morte.
Pag. 258, v. 118. - Il duce dei candidi scudi è Adrasto, re d’Argo.
Pag. 259, vv. 149 sgg. - Chi già s’appressava ecc. è Capaneo.
Pag. 270, vv. 386-87. - La Terra è detta la piú antica degli Dei, perché si credeva fosse madre dello stesso Giove, e infaticata, perché fa perennemente scaturire dal suo grembo ogni vita.
Pag. 283, vv. 632-33. - Una è Ismene, l’altra Antigone.
Pag. 284., v. 640. - La sposa di tuo figlio: Antigone era promessa ad Emone, figlio di Creonte; cfr. p. 288, v. 703.
Pag. 286, v. 669. - Una luce brillava: allude al matrimonio di Antigone con Emone.
Pag. 300, v. 911. - Di Tantalo la figlia è Niobe, che andò sposa ad Anfione, re di Tebe, e che fu per la sua tracotanza trasformata in masso di pietra e portata sulla vetta del monte Sipilo.
Pag. 306, v. 1048. - Il figlio di Driante è Licurgo che, secondo Omero, aveva maltrattato le nutrici di Bacco e fu per ciò punito da Giove. Gli Edoni erano un popolo di Tracia e ne era re Driante.
Pag. 307, vv. 1066-80. - I due figli di Fineo: sono Plessippo e Pandione, che Fineo aveva avuto da Cleopatra figlia di Borea, e che per consiglio della seconda moglie Idea, figlia di Dardano, aveva accecati.
Pag. 316, v. 1219. - L’orgoglio di Semele, è Bacco, dio di Tebe.
Pag. 320, v. 1299. - La Dea dei tramiti è Ecate.
Pag. 324, v. 1371. - L’insigne segnacolo è il cadavere d’Emone.
Pag. 326, v. 1414. - Megareo è il figlio di Creonte che, quando i sette re assediarono Tebe, s’era sacrificato per salvare la città, trafiggendosi sulle mura e precipitandosi sotto nella caverna del dragone di Marte.
ELETTRA
Pag. 9, v. 7. - Il Dio di lupi sterminatore è Apollo.
Pag. 10, v. 36. - All’oracolo di Pito, a Delfo.
Pag. 11, v. 52. - Fanoteo, re della città dello stesso nome nella Focide, e amico dell’usurpatore Egisto; mentre il fratello di lui Strofio, ricordato a pag. 70, v. 1139, era amico dell’ucciso Agamennone.
Pag. 15, v. 159. - L’augello araldo di Giove è l’usignolo, in cui fu trasformata Procne, che piange continuamente il figlio Iti ucciso.
Pag. 16, v. 170. - Quei che gli anni giovani ecc. è Oreste, ricordato al v. 174.
Pag. 34, vv. 514 sgg. - Pelope, per vincere nella gara dei cocchi il re Enomao, corruppe l’auriga di lui Mirtilo. Riuscito cosí vincitore, e sposata la figlia di Enomao, Ippodamia, per sbarazzarsi di Mirtilo, lo precipitò dall’aureo cocchio lungo il lido d’Eubea. Da questo delitto ebbero origine le fiere contese che funestarono la discendenza di Pelope.
Pag. 35, v. 543. - La tua sorella, Ifigenia.
Pag. 36, v. 552. - I due figli di Menelao erano Ermione e Nicostrato.
Pag. 51, v. 873. - Anfiarao, costretto dalla moglie Erifile a partecipare alla spedizione dei Sette contro Tebe, nel ritorno trovò la morte; ma anche nell’Averno conservò tanto potere da ispirare al figlio Alcmeone la vendetta della sua morte.
Pag. 67, v. 1096. - I saggissimi augelli sono le cicogne, celebrate spesso dagli antichi per la pietà verso i genitori.
Pag. 68, v. 1111. - La Furia duplice, cioè Egisto e Clitemnestra.
Pag. 70, v. 1138. - Strofio è il fratello di Fanoteo; cfr. p. 11, v. 52.
Pag. 76, v. 1238. - Se queste ecc.; allude, accennando, alle donne che compongono il coro.
Pag. 79, v. 1257. - Il sigillo è l’anello di Agamennone, dato da Elettra ad Oreste, quando lo mandò presso Strofio.
LE TRACHINIE
Pag. 118, v. 46. - In casa di un amico, cioè, in cosa di Ceice, re di Trachine.
Pag. 126, vv. 189-190. - In Dodona fino dai tempi piú remoti era in grande onore il culto di Giove pelasgico, il quale dava i suoi responsi per mezzo del sussurrare di una quercia sacra, interpretato dai sacerdoti Selli; cfr. p. 183, v. 1261.
Pag. 127, v. 213. - Il popol dei Malèi, appunto perché Trachine era posta nel territorio dei Malèi, piccolo popolo della Tessaglia meridionale, sul golfo omonimo.
Pag. 131, v. 260. - Giove Cenèo era Giove onorato sul promontorio Ceneo, a N. O. dell’Eubea, in faccia al golfo dei Malèi.
Pag. 143, vv. 470-71. - L’Iddio che dai selvosi picchi signoreggia dell’Eta è Giove.
Pag. 144, v. 496. - Altre donne; per fare il nome di alcune, ricorderemo Megara, Astydameia, Astyoche, Epicasta, Partenope ecc.
Pag. 146, v. 551. - Eniade, antica città dell’Acarnania.
Pag. 148, v. 574. - Lo straniero, cioè Lica.
Pag. 154, v. 720. - Suada, la dea della persuasione.
Pag. 156, v. 740. - Il Centauro è Nesso.
Pag. 169, v. 1016. - La fiera è il Centauro Nesso.
Pag. 179, vv. 1185-86. - Il figlio dell’orrida Echidna è Cerbero, che, secondo Esiodo, è appunto figlio di Echidna e di Tifone.
Pag. 179, v. 1187. - Il drago che custodiva gli aurei pomi del giardino delle Esperidi.
Pag. 182, v. 1243. - Tirinto, antichissima città dell’Argolide.
Pag. 183, v. 1261. - Per i Selli cfr. addietro la nota a p. 126, vv. 189-190