Filottete (Sofocle - Romagnoli)/Quarto episodio

Quarto episodio

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Sofocle - Filottete (409 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Quarto episodio
Terzo stasimo Quarto stasimo
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neottolemo
Di tacere io vi dico, e di far senno:
ché l’occhio ei muove già, solleva il capo.
filottete
O dopo il sonno luce fulgida! Ospiti
su me vigili contro ogni speranza!
Ch’io no, non avrei mai creduto, o figlio,
che con tanta pietà tu sopportassi
le pene mie, restassi per assistermi.
A ciò non s’acconciarono, non n’ebbero
cuore, gli egregi condottieri Atrídi.
Ma, poiché, figlio, tu di nobile indole
sei, di nobile stirpe, in piccol conto
ponesti, e n’eri invaso, il lezzo e gli ululi.
Ed or, poiché di questo male, sembra,
sopraggiunto è un oblio, figlio, una tregua,
alzami tu, mettimi in piedi tu,
ché, come cessi la stanchezza, al legno
si muova, e il navigar piú non s’indugi.

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neottolemo
Godo che, contro ogni speranza, vivere
915senza dolore, respirar ti veggo:
ché, durante il tuo mal, la tua sembianza
era quella d’un morto. Alzati, adesso;
o, se t’aggrada piú, ti leveranno
costoro: tardi non saranno al cómpito,
920quando cosí par bene a me e a te.
filottete
Grazie; e tu, come dici, alzami, o figlio,
lascia in pace costor, ché non si tedino
pria del tempo, pel lezzo: assai travaglio
sarà già, meco dimorar sul legno.
neottolemo
925Sia pur come tu vuoi. Lèvati, e appòggiati.
filottete
Fa cuor, mi leverò; ci sono avvezzo.

Al momento di porgergli il braccio, Neottolemo
ha un momento di turbamento, e si arresta.


neottolemo
Ahi, me misero! E adesso, che farò?

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filottete
Che c’è? Perché tali parole, o figlio?
neottolemo
Via non trovo al mio dir: parlar non posso.
filottete
930Via non trovi a parlar? Non dire, o figlio!
neottolemo
Pure, in tale tormento ora mi trovo.
filottete
A non condurmi piú su la tua nave
forse il fastidio del mio mal t’induce?
neottolemo
Tutto è fastidio, quando, abbandonata
935l’indole propria, compi opere illecite.
filottete
Se un buono aiuti, nulla dici o fai
che indegno sia di chi ti generò.

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neottolemo
Un tristo sembrerò: di ciò mi cruccio.
filottete
Non per ciò ch’ora fai; ma t’odo e dubito.
neottolemo
940Che farò, Giove? Una seconda volta
tristo sarò col mio tacere illecito,
col profferir turpissime menzogne?
filottete
Costui, se pur non erra il mio giudizio,
vuol tradirmi, e lasciarmi, e solo andarsene.
neottolemo
945Lasciarti, no; ma un tal pensier m’affanna:
ch’io pel tuo cruccio via debba condurti.
filottete
Che dici, figlio mio? Mal ti comprendo.
neottolemo
Nulla ti celo: navigare a Troia
devi, all’achivo esercito, agli Atrídi.

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filottete
950Che dici, ahi?
neottolemo
                              Non lagnarti, apprendi prima...
filottete
Apprender che? Che vuoi fare di me?
neottolemo
Pria, del tuo mal guarirti, indi con te
muovere a Troia, e saccheggiarne il piano.
filottete
Vuoi davvero far ciò?
neottolemo
                                             Necessità
955grande lo impone; non crucciarti udendomi.
filottete
Son tradito, ahi, son morto! Oh stranïero,
che m’hai fatto! Su, presto, l’arco rendimi.

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neottolemo
Non posso: a chi comanda ubbidir devo:
vuoi giustizia cosí, cosí conviene.
filottete
960O fuoco1, o mostro, o d’orrida tristizia
infestissima frode, oh che m’hai fatto,
come ingannato m’hai! Né ti vergogni,
o scellerato, di guardarmi in faccia,
me che pregavo, me supplice, e l’arco
965mi togliesti, e la vita. Adesso rendimelo,
te ne scongiuro, rendimelo, in nome
dei Numi patrii, o figlio mio, t’imploro,
non togliermi la vita! Ahi, me tapino!
Non mi risponde piú, ma il capo volge,
970come se piú non me lo debba rendere.
O rade, o promontorii, o di montane
nere covili, o scoscesi dirupi,
a voi, poiché non vedo altri a cui possa
parlare, io volgo questo mio lamento
975ché inganno il figlio a me d’Achille tese,
che mi giurò d’addurmi in patria, e invece
m’adduce a Troia, e a me la destra tese,
e l’arco sacro d’Ercole, del figlio
di Giove prese, e il tiene, ed agli Argivi
980vuol farne pompa, e me cattura, come
se in forze io fossi, e a forza mi trascina,
e non sa ch’egli un uom già morto uccide,
di fumo un’ombra, una vana fantasima.
Ché, se in forze ero, preso ei non m’avrebbe;
985anzi, neppur cosí, tranne con frode.

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Ora, ingannato fui: che debbo fare?
Ma su via, dunque, in te ritorna, rendimelo.
Che dici? Taci? Son perduto, misero!
O doppia fauce della roccia, io torno
990a mani vuote a te: non ho piú modo
ond’io mi nutra: in questo speco, solo, ’
morrò di stento; e non pennuto augello
piú con le frecce, e non alpestre fiera
ucciderò, tapino; io stesso, morto,
995epula a chi già mi nutría, sarò:
quelli che già cacciai, me cacceranno:
espierò morte con morte, o misero,
mercè di tal, che d’ogni male ignaro
sembrava. Oh, possa tu morire... No!
1000Sappia io prima se avviso muterai...
se no, piombi su te la mala morte.
corifeo
Che faremo? Da te dipende, o principe,
partire, o di costui cedere ai voti.
neottolemo
Non solamente adesso, anzi da un pezzo
1005gran pietà di quest’uomo il cuor m’invade.
filottete
Abbi pietà, figlio, pei Numi; e biasimo
di te non dar, col derubarmi, agli uomini.

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neottolemo
Che fare, ahimè? Deh, non avessi mai
lasciata Sciro! In quanto cruccio or sono!
filottete
1010Non sei malvagio, tu; ma da malvagi
ammaestrato, a turpi opere pronto
sei giunto qui. Ma lascia che le compia
chi n’è capace. Parti, e l’arco rendimi.
neottolemo
Amici, che si fa?
Dopo qualche istante d’esitazione, Neottolemo si avvicina
a Filottete, per restituirgli l’arco. Ma in questa sopravviene,
indignatissimo,

ulisse
                                     Scelleratissimo
1015fra gli uomini, che fai? Non torni qui?
Consegnami quell’arco.
filottete
                                          Ahimè! Quest’uomo
chi è? Non odo la voce d’Ulisse?
ulisse
D’Ulisse, certo, di me che qui vedi.

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filottete
Ahimè, son morto, son tradito! Questi
1020mi catturò, mi separò dall’armi.
ulisse
Io, sicuro, non altri; e lo dichiaro.
filottete
Dammi, lasciami l’arco, o figlio!
ulisse
                                                               Questo
non lo farà, se pur volesse. Invece
devi anche tu seguir costoro; o a forza
ti condurranno.
filottete
1025                             O temerario, o tristo
fra i tristi, a forza condurranno me?
ulisse
Se di buon grado tu non ti trascini.
filottete
O Lemnia terra, o raggio onnipossente,
opra d’Efesto, sopportar si può
1030che a forza dal tuo suol costui mi tragga?

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ulisse
Giove, sappilo, Giove, il re di questa
terra, Giove ciò vuole, lo gli obbedisco.
filottete
Che dici mai, che inventi, uomo odïoso?
I Numi adduci, fai bugiardi i Numi?
ulisse
1035No, veritieri; e tal via devi battere.
filottete
Io rifiuto.
ulisse
                     Io l’impongo; e ubbidirai.
filottete
Ahimè tapino! Schiavo il padre mio
mi generò, palese è, non già libero.
ulisse
Non già; ma pari ai principi con cui
1040prender Troia dovrai, struggerla a forza.

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filottete
No, mai, neppur se l’ultimo dei mali
patir dovessi, finché questa sede
eccelsa della terra a me rimane.
ulisse
Che pensi fare?
filottete
                             Súbito piombando
1045da questa rupe eccelsa in su le pietre,
il capo mio di sangue insozzerò.
ulisse
a due soldati.
Prendetelo: ciò fare in lui non stia.
filottete
Patir che mai dovete, o mani mie,
da quest’uomo irretite, or che piú l’arco
1050non possedete! O tu che senso in cuore
non hai libero e giusto, oh, qual tranello
m’hai teso, come m’hai data la caccia,
per baluardo tuo questo fanciullo
prendendo, ignoto a me, non a te simile,
1055degno di me, che far non sapeva altro
che ciò che gli era imposto, e soffre adesso,
la cosa è chiara ornai, per la sua frode,

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pei patimenti miei. Ma, sebben d’animo
tristo non sia, sebbene non volesse,
1060il bieco animo tuo, che trama sempre
nel buio, bene lo scaltrí, ché sperto
nella tristizia fosse. E adesso, m’hai
legato, infame, e via condurmi pensi
da questa spiaggia in cui tu mi gittasti,
1065soletto, lungi dal civil consorzio,
cadavere fra i vivi. Ahimè, ahimè!
Ti colga morte! Quest’augurio tante
volte ti feci già; ma non m’accordano
nulla che grato a me riesca, i Numi.
1070E tu vivi e sei lieto; ed io mi cruccio
anche di ciò che, misero, fra tanti
travagli campo, e son per te, pei due
prenci figli d’Atrèo, di scherno oggetto,
a cui questo servigio rendi. Eppure,
1075con la forza e la frode2 t’aggiogarono
a navigar per essi; e me che, misero,
navigai di buon grado, e sette navi
in mare misi, senza onor lasciarono,
ché a lor tu dài la colpa, ed essi a te.
1080E adesso, dove m’adducete? A che
mi trascinate via? Per quale scopo?
Ché nulla io sono, io, mercé vostra, sono
morto da un pezzo. Oh sommo odio dei Numi,
ora per te non son piú zoppo e putido?
1085Come, se insiem con voi navigo, è lecito
far libagioni, ai Numi ardere vittime?
Ché, per abbandonarmi, tale fu
il tuo pretesto. A voi la mala morte!
Morte vi coglierà, se pure il giusto
1090amano i Numi; perché voi sopruso

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fatto avete a quest’uomo; e so che l’amano.
Non compievate, no, per questo misero
tale viaggio, se un Iddio di me
infitto non avesse in voi lo stimolo.
1095Ma puniteli, dunque, o Terra patria,
o Numi onnipossenti, un giorno, alfine, ’
tutti quanti puniteli, se pure
mi compatite. La mia vita è misera;
ma pur, se morti li vedessi, libero
1100già dal mio morbo mi parrebbe d’essere.
corifeo
Atroce, Ulisse, il tuo nemico, atroce
la sua parola: i mali non lo fiaccano.
ulisse
Avrei molte parole, onde ribattere
le sue, se tempo avessi: una or ne dico:
1105tale ove tale esser bisogna, io sono;
ma quando prova di giustizia sia,
nessuno troverai di me piú giusto.
Ma tale io son, che sempre io voglio vincere.
A Filottete.
Tranne con te: cedere voglio a te
1110di buon grado. — Lasciatelo. Nessuno
lo tocchi piú: lasciatelo, ché resti.
Di te bisogno non abbiamo, quando
possediamo quest’armi: è fra noi Teucro
che ne possiede l’arte, ed io che a tenderlo
1115non valgo men di te, forse, e a dirigere

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le frecce: che bisogno abbiam di le?
Goditi, pure a passeggiar per Lemno.
Noi ce ne andiamo; ed il tuo fregio, presto,
l’onor che a te spettava, a me darà.
filottete
1120Che farò, me tapino? Or fra gli Argivi
pompa di te con l’arco mio farai.
ulisse
Parola piú non dir, ch’io già m’avvio.
filottete
Neppur della tua voce avrò la grazia,
figlio d’Achille? Te ne vai cosí?
ulisse
a Neottolemo.
1125Cammina, tu, non lo guardar, per nobile
che sia: fortuna avemmo: non distruggerla.
Parte.
filottete
ai marinai.
Anche da voi sarò lasciato, amici,
cosí soletto? Pietà non avrete?

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corifeo
Questo fanciullo è il capitano nostro:
1130quello ch’ei ti dirà, noi ti diremo.
neottolemo
Certo mi sentirò dir da costui
che troppo sono pïetoso; eppure,
se costui vuole, rimanete qui,
sin che i nocchieri, della nave apprestino
1135gli arnesi, e ai Numi la preghiera s’alzi.
Forse costui, frattanto, a piú benigno
consiglio verso noi s’appiglierà.
Ora, noi, su, moviamo; e voi tenetevi,
quando vi chiameremo, a venir pronti.
Parte.


1140


Note

  1. [p. 246 modifica]O fuoco ecc. Per gli antichi il fuoco era anche simbolo di temerarietà.
  2. [p. 246 modifica]Con la forza e la frode; allude al tranello col quale Ulisse, che si fingeva pazzo, fu smascherato e costretto a prender parte alla guerra di Troia.