Aiace (Sofocle - Romagnoli)/Primo episodio

Primo episodio

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Sofocle - Aiace (445 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Primo episodio
Parodo Primo stasimo
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Cessa ogni evoluzione del Coro.
tecmessa
Quale fra i due, se scelta avessi, eleggere
vorresti: avere tu gaudio, e gli amici
doglia, o dei crucci loro esser partecipe?
coro
Men grave il mal che su due cade, o donna.
tecmessa
Or che il morbo cessò, siamo piú miseri.
coro
Che cosa vuoi tu dire? Io non t’intendo.
tecmessa
Quando invaso dal morbo era quel misero,
del male in cui giaceva egli era lieto,

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e me crucciava, ch’ero in senno. Or, ch’ebbe
tregua il suo morbo, e trae franco il respiro,
egli fra tristi ambasce tutto s’agita,
e non meno di prima io sono oppressa.
V'era un sol male: ed ora, non è duplice?
coro
Convengo teco; e temo che del Nume
sia questo un colpo. E come no, se uscito
egli è dal morbo, e pur non se ne allegra?
tecmessa
Sappi che tutto è pur com’io ti narro.
coro
Come il male su lui l’ali batté?
Narra, ché teco il dolor tuo si soffra.
tecmessa
Tutto, poiché la sorte mia partecipi,
saprai. Nel cuore della notte, quando
piú non ardean del campo i fuochi, Aiace,
stretta la spada a doppio taglio, mosse
ad una sua vana sortita. Ed io
lo rampogno, e gli dico: «A che t’accingi,
Aiace? E perché mai, se tu d’araldi
non ricevesti invito, e non udisti

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squillo di tromba, a uscir t’accingi? Adesso
dorme tutto l’esercito». Ed ei, brevi
parole a me, le solite, rispose:
«Donna, reca il tacer pregio alle donne».
Io ben l’intesi, e tacqui. Ed ei, soletto,
fuor si lanciò. Né ciò che fuori ei fece
dire ti posso; ma tornò, recando
legati insieme, e tori, e selvaggina
cornuta, e cani da pastore. E il capo
troncava agli uni, e, il capo su levandone,
sgozzava questi, e in due squarciava, e, stretti
gli altri nei ceppi, li sconciava, come
uomini fossero; e infiería sui greggi.
Fuor dalla tenda1 infin balzò, parole
con un’ombra scambiò, contro gli Atridi
improperî scagliando, e contro Ulisse.
E molto sghignazzò della vendetta
grande compiuta contro loro. E poi,
fu, con un balzo ancor, dentro la tenda;
e, dopo lungo tempo, il senno a stento
recuperò. E come vide piena
di sterminio la tenda, alto gridò,
si percosse la testa, e sopra i resti
delle greggi sgozzate si gittò,
e vi restò, ghermendosi i capelli,
strappandoli con l’unghie. E quivi stette
senza parola, lungo tempo. E, infine,
a me lanciò terribili minacce,
se tutto quanto era seguíto, a lui
non ridicessi; e in che frangenti or fosse
anche chiedeva. Ed io, temendo, amici,
per quanto fatto aveva già, gli dissi
tutto ciò che sapevo. Ed egli, un ululo

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luttuoso mandò súbito, quale
mai dal suo labbro udito io non avevo:
ché lagni tali, ei sempre reputò
degni d’un uomo tristo e pusillanime;
ma, senza mai levare acuti gemiti,
con un muglio di toro ei si lagnava.
In questa trista sorte ora giacendo,
senza cibo egli sta, senza bevanda,
là dove giacque, immoto in mezzo ai greggi
che col ferro egli uccise. Ed è ben chiaro
che qualche male egli vagheggia: tali
le sue parole, e tali sono i gemiti.
Amici, or voi, se lo potete, entrate
e recate soccorso: a questo io giunsi.
Gli amici come voi, parlando vincono.
coro
Figlia di Teleutànte, orrori parli,
se dici che pei mali esso delira.
Dall’interno si odono i gemiti di Aiace.
aiace
Ahimè, ahimè!
tecmessa
Ed il peggio verrà presto, mi credo.
Non udite che grida Aiace innalza?
aiace
Ahimè, ahimè!

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coro
L’angustia il morbo, a quanto sembra; oppure
al morbo antico pensa, e s’addolora.
aiace
Oh figlio, oh figlio!
tecmessa
Oh me tapina! Per te grida, Eurísace.
Che mai vaneggia? Dove sei? Me misera!
aiace
Teucro, te chiamo! Dov’è Teucro2? A caccia
andrà dunque in eterno? Ed io qui muoio.
coro
È in senno, sembra. Aprite, dunque. Forse
qualche riguardo avrà di me, vedendomi.
tecmessa
Ecco, aprirò. Le sue gesta vedremo
e lui stesso potrai, la sua sciagura.
Tecmessa schiude la tenda, e nell’interno si vede Aiace steso,
ancora delirante, in mezzo ai mucchi delle bestie uccise

Note

  1. [p. 244 modifica]Fuor della tenda; cfr. addietro pagg. 23 sgg.
  2. [p. 244 modifica]Teucro, fratellastro di Aiace, era gran cacciatore e valentissimo arciere.