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Diomede, biasimato, 271.
Dione Siracusano, formato da Platone, 282.
Dionisio tiranno, abbandonato da Platone come disperato, 282.
Diotima, lodata, 194. — Sua impresa, ivi. — Rivela a Socrate gli amotosi misteri, 304.
Discepolo, suo officio, 34 e seg.
Disciplina, adorna le operazioni, e aiuta le virtù, 251.
Disconvenevolezze generali, 79, 80.
Discorso della ragione non ha luogo nella perfetta contemplazione, 300.
Discrepanze ridicole, e varii esempii di esse, 148. (Vedi Bartolommeo.)
Discrezione, condimento d’ogni cosa, 87.
Diseccare; perché nel generare si disecchi più l’uomo che la donna, 184.
Disegnare, conviene al Cortegiano, 64.
Disoneste cose, di esse l’amata dee levare affatto ogni speranza all’amante, 224.
Disperare, in significato attivo, per far perdere la speranza, 269.
Dissimili, molte cose dissimili degne di laude, 50, 51.
Dissimulazione gentile qual sia, 142. — Necessaria agli amanti è la dissimulazione, 231.
Disobidire per qualsisia motivo a’ lor Signori, è sempre cosa pericolosa per li Cortegiani, 93.
Dolcezza e utilità della virtù, 248.
Dolor vero è sempre malo; come s’intenda, 252.
Dominio è di tre sorte, 257. — Corruzion pur triplice di esso, 258.
Dominio più secondo la natura, e più simile a quel di Dio, qual sia, 206. — Felicissimo per li sudditi e per lo principe, 264. — Vero e grande, 270, 271.
Donato (Ieronimo). Sua risposta ad un verso d’Ovidio, 133.
Doni fra gli amanti, si biasimano, lfi9.
Donna tanto perfetta come l’uomo, 178, 179, 180. — Sua proprietà e distintivo, 172. — Sue virtù necessarie, 123, — Perché dicasi amare sopra tutti il primo uomo da lei carnalmente conosciuto, 182. — Perché desideri esser uomo, ivi.
Donna di Palazzo formata nel III libro dal Magnifico, 169. — Sue qualità necessarie, 123 e seg. — Potrebbe instiluire la sua Signora, 278. (Vedi Cortegiana.)
Donne sono di naturali assai diversi, 224, 225. — Donne, lodate, 171 — Utilità che da esse si traggono, 216 e seg. — Loro merito e dignità, 218. — Falsamente biasimate, 110, 159, 160, 163 e altrove. — In che principalmente si debbano rispettare, 151, 159, 160, 163 e altrove. — Desiderano d’essere o di parer belle, 53, 54. — Debbono fuggir l’eccesso nell’adornarsi, ivi. — Varie loro maniere, indoli e portamenti, 225. — Rare volte sanno amare, 226. — È più lecito ad esse mordere gli uomini di disonestà, che agli uomini le donne, e perché, 159. — Donne belle, biasimate, 289. (Vedi Belle donne.) — Donne, eguali agli nomini di dignità e virtù, 165. — Donne grandi, amano da dovero i minori di sé, e perché, 162. — Donne maritate non possono amare oltre il marito, alcun altro, se non con amor di amicizia, 222 — Donne non maritate possono alle volte lecitamente amare, dentro i termini però dell’onesto, 221. — Quai debbano amare, 222, — Donne oneste, lodate, 140, 141. — Che resistono a tutti gli stimoli degl’importuni amanti, mirabili, 214, 215. — Donne sante molte si trovano, benché nascoste agli occhi degli uomini, 135. — Donne sante de’ tempi del Castiglione come favorite da Dio, 304. — Donne valorose in armi, in lettere, e in ogni altra cosa, acceunate, 180, 185.
Donnicciuola, origine dello scoprirsi lo, congiura di Catilina, 196. (Vedi Cicerone.)
Dono il più pregiato che possa fare il Cortegiano al suo principe, qual sia, 256, — Doni degli sciocchi a’ principi quai sieno, 356.
Doti delle mogli si debbono moderare dai principi, 275.
Duca di Calavria. (Vedi Fiorentino commessario.)
Ducati falsi. (Vedi Denari.)
Due soli debbono essere i veri amici, 104.