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34 | il cortegiano |
a diventar aggraziati, nè altro; ma solamente a dimostrarvi:
qual abbia ad essere un perfetto Cortegiano. Nè io già pigliarei
impresa di insegnarvi questa perfezione; massimamente
avendo poco fa detto che ’l Cortegiano abbia da saper lottare
e volteggiare, e fant’altre cose, le quali come io sapessi insegnarvi,
non le avendo mai imparate, so che tutti lo conoscete.
Basta che sì come un buon soldato sa dire al fabro di
che foggia e garbo e bontà hanno ad esser l’arme, nè però
gli sa insegnar a farle, nè come le martelli o tempri; così io
forse vi saprò dir qual abbia ad esser un perfetto Cortegiano,
ma non insegnarvi come abbiate a fare per divenirne. Pur
per satisfare ancor quanto è in poter mio alla domanda vostra,
benchè e’ sia quasi in proverbio, che la grazia non s’impari:
dico, che chi ha da esser aggraziato negli esercizii corporali,
presupponendo prima che da natura non sia inabile,
dee cominciar per tempo, ed imparar i principii da ottimi
maestri; la qual cosa quanto paresse a Filippo re di Macedonia
importante, si può comprendere, avendo voluto che Aristotele,
tanto famoso filosofo e forse il maggior che sia stato
al mondo mai, fosse quello che insegnasse i primi elementi
delle lettere ad Alessandro suo figliolo. E degli uomini che
noi oggidì conoscemo, considerate come bene ed aggraziatamente
fa il signor Galeazzo Sanseverino gran scudiero di
Francia tutti gli esercizii del corpo; e questo perchè, oltre
alla natural disposizione ch’egli tiene della persona, ha posto
ogni studio d’imparare da buon maestri, ed aver sempre
presso di sè uomini eccellenti, e da ognun pigliar il meglio
di ciò che sapevano: chè siccome del lottare, volteggiare, e
maneggiar molte sorti d’armi, ha tenuto per guida il nostro
messer Pietro Monte, il qual, come sapete, è il vero e solo
maestro d’ogni artificiosa forza e leggerezza, così del cavalcare,
giostrare, e qualsivoglia altra cosa, ha sempre avuto
inanzi agli occhi i più perfetti che in quelle professioni siano
stati conosciuti.
XXVI. Chi adunque vorrà esser buon discepolo, oltre al far le cose bene, sempre ha da metter ogni diligenza per assimigliarsi al maestro, e se possibil fosse, trasformarsi in lui. E quando già si sente aver fatto profitto, giova molto ve-