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libro terzo. 171


Palazzo; atteso che le medesime regole che son date per lo Cortegiano, servono ancor alla Donna; perchè così deve ella aver rispetto ai tempi e lochi, ed osservar, per quanto comporta la sua imbecillità, tutti quegli altri modi di che tanto s’è ragionato, come il Cortegiano. E però in loco di questo, non sarebbe forse stato male insegnar qualche particolarità di quelle che appartengono al servizio della persona del Principe, che pur al Cortegian si convien saperle, ed aver grazia in farle; o veramente dir del modo che s’abbia a tener negli esercizii del corpo, e come cavalcare, maneggiar l’arme, lottare, ed in che consiste la difficoltà di queste operazioni. Disse allor la signora Duchessa ridendo: I Signori non si servono alla persona di così eccellente Cortegiano, come è questo: gli esercizii poi del corpo, e forze e destrezze della persona, lasciaremo che messer Pietro Monte nostro abbia cura d’insegnar, quando gli parerà tempo più commodo; perchè ora il Magnifico non ha da parlar d’altro che di questa Donna, della qual parmi che voi già cominciate aver paura; e però vorreste farci uscir di proposito. — Rispose il Frigio: Certo è, che impertinente e fuor di proposito è ora il parlar di donne, restando massimamente ancora che dire del Cortegiano, perchè non si devria mescolar una cosa con l’altra. — Voi sete in grande errore, rispose messer Cesar Gonzaga; perchè come corte alcuna, per grande che ella sia, non può aver ornamento 0 splendore in sè nè allegria senza donne, nè Cortegiano alcun essere aggraziato, piacevole o ardito, nè fa6 mai opera leggiadra di cavalleria, se non mosso dalla pratica e dall’amore e piacer di donne: così ancora il ragionar del Cortegiano è sempre imperfettissimo, se le donne, interponendovisi, non danno lor parte di quella grazia, con la quale fanno perfetta ed adornano la Cortegiania. — Rise il signor Ottaviano; e disse: Eccovi un poco di quell’esca che fa impazzir gli uomini.

IV. Allor il signor Magnifico, voltatosi alla signora Duchessa, Signora, disse, poichè pur così a voi piace, io dirò quello che m’occorre, ma con grandissimo dubio di non satisfare; e certo molto minor fatica mi saria formar una Signora che meritasse esser regina del mondo, che una per-