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libro secondo. 159


altra professione; ma le burle del Cortegiano par che si debbano allontanar un poco più dalla scurrilità. Deesi ancora guardar che le burle non passino alla barraria; come vedemo molti mali uomini che vanno per lo mondo con diverse astuzie per guadagnar denari, fingendo or una cosa ed or un’altra: e che non siano anco troppo acerbe; e sopra tutto aver rispetto e reverenza, così in questo come in tutte l’altre cose, alle donne, e massimamente dove intervenga offesa della onestà.

XC. Allora il signor Gasparo, Per certo, disse, messer Bernardo, voi sete pur troppo parziale a queste donne. E perchè volete voi che più rispetto abbiano gli uomini alle donne, che le donne agli uomini? Non dee a noi forse esser tanto caro l’onor nostro, quanto ad esse il loro? A voi pare adunque che le donne debban pungere e con parole e con beffe gli uomini in ogni cosa senza riservo alcuno, e gli uomini se ne stiano muti, e le ringrazino da vantaggio? — Rispose allor messer Bernardo: Non dico io che le donne non debbano aver nelle facezie e nelle burle quei rispetti agli uomini che avemo già detti: dico ben che esse possono con più licenza morder gli uomini di poca onestà, che non possono gli uomini mordere esse; e questo perchè noi stessi avemo fatta una legge, che in noi non sia vizio nè mancamento nè infamia alcuna la vita dissoluta, e nelle donne sia tanto estremo obbrobrio e vergogna, che quella di chi una volta si parla male, o falsa o vera che sia la calunnia73 che se le dà, sia per sempre vituperata. Però essendo il parlar dell’onestà delle donne tanto pericolosa cosa d’offenderle gravemente, dico che dovemo morderle in altro, e astenerci da questo; perchè pungendo la facezia o la burla troppo acerbamente, esce del termine che già avemo detto convenirsi a gentiluomo.

XCI. Quivi, facendo un poco di pausa messer Bernardo, disse il signor Ottavian Fregoso ridendo: Il signor Gaspar potrebbe rispondervi, che questa legge che voi allegate che noi stessi avemo fatta non è forse così fuor di ragione come a voi pare; perchè essendo le donne animali imperfettissimi, e di poca o niuna dignità a rispetto degli uomini, biso-