Gazzetta Musicale di Milano, 1844

italiano

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GAZZETTA MUSICALE

ANNO III.
N. 1

DOMENICA
7 gennaio 1844.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


SOMMARIO.

I. Notizie Storiche. Della musica de’ Greci. II. Documenti storici. Marco Da Gagliano. - III. I. R. Teatro alla Scala. Marino Faliero di Donizetti. IV. Polemica. - V. Album di T. Labarre. - VI. Varietà’. Pesci musicali. - VII. Notizie musicali diverse. - VIII. Associazione alla Biblioteca di musica moderna. - IX. Nuove pubblicazioni musicali.



NOTIZIE STORICHE

DELLA MUSICA DE’ GRECI

Articolo IV.

(Vedi Gazzetta Musicale Anno I, pag. 121, 162. Anno II, pag. 174)

I
n un manoscritto greco dell'anno 200 dell'era volgare,

si vede un disegno rappresentante uno stromento con un lungo manico che ha la medesima forma del dicordo degli Egiziani. In un marmo d’un antico sarcofago si vede una figura di femmina seduta che suona uno stromento che ha un Xoùta (corpo), un lungo manico e cinque corde. Ella sostiene colla manca il manico, e mostra toccare co' polpastrelli della dita le corde. La posizione di questo stromento è esattamente la medesima onde si tiene la moderna chitarra, ma le corde sembra che debbano essere tocche con: un plettro die la mano destra sostiene. Sopra un altro sarcofago si trova uno strumento in tutto rassomigliante alla chitarra spagnuola. Esso ha nove corde e dieci cavicchi (1). Il monocordo, con una corda divisa da mobili ponticelli, era d'uso continuo presso i Greci; esso indicava la natura degli intervalli e conferiva a dirozzare ed avvezzare l’orecchio alla precisa intonazione.

Pittagora fu inventore d’uno stromento assai nuovo chiamato la lira-tripode, la sua forma tiene di quella del tripode di Delfo i tre piedi sostenevano un vaso che serviva di corpo sonoro e le corde erano accomodate fra i piedi. Questo stromento presentava in tal modo tre lire che erano montate secondo i modi dorico, lidio e frigio. Si toccavano le corde colle dita della mano destra adoperando colla manca il plettro e facendo roteare intorno l’istromento col piè. Pittagora sapeva maneggiare tutti e tre insieme i modi, e per l’abitudine aveva acquistata una tale destrezza che quelli che ascoltavano senza vedere credevano che tre fossero i suonatori. Ateneo ha conservata una descrizione di questo stromento e fa fede che dopo la morte di Pittagora più non se ne costruirono di somiglianti. Pare che di tutte queste lire di vario genere usate da1 Greci ninna fosse suonata coll’arco.

Gli strumenti da fiato de’ Greci erano pochi; prima non avevano se non il flauto e la siringa, più lardi ebbero la tromba, la cornamusa (askaulos) e l’organo pneumatico. Acquistarono cognizione della tromba, secondochè essi medesimi dicono, dagli Etruschi nel tempo degli Eraclidi. Abbiamo già osservato che questo stromento non era in uso nella guerra di Troia; il primo segnale di battaglia si dava allora accendendo delle fiaccole e soffiando entro certe conche (buccina) dalle quali prese poi nome la tromba.

Gli stromenti di percussione de’ Greci erano il timpano, il timpano piccolo o timpanidum, spezie di tamburi; i cimballi (crotalo) (2); e le campane. Non pare che gli antichi conoscessero quel tamburo lungo e cilindrico, che è in uso nella nostra musica militare, nè i timballi, stromenti asiatici portati in Europa dai Turchi. Tutti i tamburi degli antichi erano piatti come il tamburo basco, e il tamburino moderno; i cimballi o triangoli non hanno bisogno di essere particolarmente descritti; essi rassomigliavano in tutto e per tutto a quelli de’ quali oggidì noi ci serviamo.

Provato è nella Bibbia che l’invenzione dei campanelli rimonta alla antichità più remota, ma le grandi campane, come sarebbero quelle che si sospendono nelle torri e che si fanno suonare dando loro la mossa per mezzo di funi, furono solamente conosciute verso il sesto secolo. I Greci avevano un altro stromento di percussione chiamato da Anacreonte ascarus nyagale. Ciò era un cubo di metallo, che percosso dava un suono simile a quello de’ triangoli. L’invenzione di questo stromento è attribuita ai Trogloditi o ai popoli della Libia e ai Traci. Gli autori classici ricordano ancora varii altri stromenti, ma senza designarne la forma né la natura, onde non ci è possibile il tenerne parola.

Fra gli antichi scrittori greci vi ebbero molti sapienti teorici. Laso era uno dei più antichi; egli era nativo d’Ermione, città del Peloponneso e vivea nella cinquantottesima olimpiade, 548 anni avanti G. G.

Pittagora è stato altresì reputato uno dei più sapienti teorici; egli considerava i numeri come il principio d’ogni cosa, e il primo fu che li applicasse alla teorica della musica; avendo poscia sperimentato che le vibrazioni di un suono potevano essere ridotte a misura, egli le sottopose al calcolo e ne dedusse una teorica che porta il suo nome (3). Egli fu inventore del monocordo di cui abbiam detto di sopra, per mezzo del quale egli si fece a misurare gl’intervalli con esatte proporzioni. Questo celebre filosofo, in sul suo letto di morte, raccomandava questo istromento chiamandolo il migliore investigator musicale e la guida migliore per la ricerca della verità. La scoperta delle proporzioni musicali e la maniera di determinare la gravità o l’acutezza de’ suoni in ragione della maggiore o minore rapidità delle vibrazioni delle corde è dessa pure attribuita a Pittagora, ed alcuni scrittori vogliono che a lui sia benanco dovuto l’onore dell’invenzione della nota, onore che parrebbe d’altronde appartenere a Terpandro(4).

Pittagora si ha in conto del primo che abbia fatto opera di porgere una teorica delia propagazione dei suoni. Egli suppose che l’aria ne fosse il veicolo, e che lo agitarla per mezzo d’un eguale agitamento del corpo sonoro ne fosse la causa. Le vibrazioni d'una corda, o di qualsivoglia altro corpo sonoro, scudo comunicate all’aria, portano ai nervi dell’udito le sensazioni de’ suoni, e questi suoni, secondo lui, sono acuti o gravi secondo che le vibrazioni più o meno sono rapide. Tale era la filosofia de suoni insegnata primieramente da Pittagora; ma non abbiamo acconcie nozioni che valgano a chiarirci esattamente sopra quali fondamenti egli erigesse il suo sistema. La tradizion popolare suppone che egli scoprisse le consonanti relazioni de' suoni, facendo considerazione alla risonanza de’ ferri d'un fabbro che stava battendo l'incudine; ma questa storiella deve essere tenuta a nulla da ciascun uomo di buon senno.

Pittagora fu il primo che concepì l’idea della musica delle sfere: egli insegnò che i sette pianeti e la sfera delle stelle fisse erano unite e governate da uno armonioso concerto, e assegnò differenti toni a’ pianeti secondo la loro distanza dalla terra. Il sig. Fenton, nelle sue note sopra Haller, suppone che il greco filosofo, che aveva

Indice

  1. Vedi the New Edinburg Review, vol. II, pag. 510.
  2. Volgarmente triangoli o staffe.
  3. (1) Busby’s, History of music, voi. I, pag. 147.,
  4. (2) Secondo i migliori cronologisti, Pittagora morì circa 497 anni prima di G. C., in età d’anni 71