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o
GAZÏETTA MUSICALE
O
ANNO Ili
N. 24
DI MIJLANO
DOMENICA IG Giugno 4 844.
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I
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si
danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica
classica antica e moderna, destinati a comporre un volume
in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia
classica mi su ale. — Per quei Signori Associati che
amassero invece altro genere di musica si distribuisce
un Catalogo di circa N. Sono pezzi di musica, dal quale
possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a
N. 150 pagine, e questi vengono dati yratis all’alto clic
si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione
semestrale, leggasi I’ avvertimento pubblicato nel
Foglio N. 50, anno II, 1843.
La musique, par des inflexions vives, accentuées, et,
• pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas>
sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets,
• soumet la nature entière à ses savantes imitations
• et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme de» sen■
timenls propre» a l’émouvoir. ■
J. J. lloisssjr.
Il prezzo dell’associazione alla Ga»sel(«e alla.’ìfuiica
è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive
Austriache L. LI affrancata di porto lineai contini della
Monarchia Austriaca; il doppio per L associazione annuale.
— La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio //tcordi, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio
della Gazzetta in casa Ricordi. cont rada degli Onienoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica e presso gli Cilici postali. — I,c lettere. i gruppi,
ec. vorranno essere mandati franchi di porto.
i il
SOMMARIO
I.
L’na supposizione. - II. Studi biografici. Enrico Montano
Berlo». - IH. Progetto di una nuova riforma
musicale. - IV. Gazzettino settimanale di Milano.
- V. Notizie. - VI. Nuove pubblicazioni musicali.
UNA SUPPOSIZIONE
volge un anno nelle Sale
- ^S^della Nobile Società eseguivasi
■ ’ -WN Per ‘a Pr’,na v°lta la forza delle
‘ ’.^^^Sinfonie di Beethoven, 1* Eroica.
Non parlerò adesso del1
effetto che vi produceva. Discenderò soltanto
a un caso particolare che destò lattenzione
dei dilettanti e di lutti gli esecutori
per una certa sua inesplicabilità.
Dopo la misura 24O.a della seconda parte
del primo tempo a J di questa sinfonia,
trovatisi le due seguenti misure:
O
Le note della mano diritta rappresentano
un tremolo di Violini, quelle della
sinistra sono una frase melodica del solo
secondo Corno.
E naturale che il durissimo cozzo di
questi due accordi, cioè di quello della
producente di ldi b (espresso dal Si b e
djti b del rigo superiore ) con quello
della tunica dello slesso J/z b (prodotto
dalla frase del Corno, rigo inferiore). destassi*
la sorpresa di ogni orecchio un
po delicato, e mettesse la titubanza nei
sonatori cui spella l’e.secuzione di queste
due misure. Il cornista principalmente s arrestò
incerto e si tacque, allegando Terrore
della sua particella, o il dubbio di
essersi ingannato nel computo delle pause,
e perciò nel giusto momento dell’attacco.
Si passò sopra a codesto affare, ritenendolo
appunto un equivoco dell1 esecutore,
che ad una seconda lettura del pezzo avreb(f)
Vedi Collezione completa delle Sinfonie di Beethoven
trascritte pcr pianoforte da /•. Kalkbremier,
N. 5. Sinfonia Eroica..Milano, presso Giovanni Canti
{Bay. IO. Grappa 4.) - La medesima Collezione delle
Sinfonie
tanto in
ili Beethoven verrà quanto prima pubblicata
Partitura che pcr Pianoforte dal Ricordi.
besi rettificato. Venne la seconda lettura:
Ì1 cornista tenne calcolo esalto de’ suoi
aspetti, ma. conferà inevitabile, la frase
cadde precisamente allo stesso punto. La
sorpresa divenne mistero. Si prese la par- 1
tizione; e la partizione parlava negli stessi
termini. Ecco:
259? 240? 241.a 242? 1
ecc.
ecc.
Non contenti della partizione, si corre
vedere la riduzione, che è pur quella
a
di Kalkbrenner; ma anche nella riduzione
riscontrasi la medesimissima cosa. Si conclude:
Stranezza del grande compositorei
Un atto di fede. Amen. Così è, e così sia.
Passa un anno. - Torna la volta in questi
ultimi giorni deli esecuzione di questa sinfonia.
Si riprendono ancora le discussioni
sul medesimo argomento: che a dire il
vero, ed io e molle altre persone ammiratrici
del grande Alemanno non avevamo
molto di buon grado aderito a quest’atto
di fede; ed eravamo ancora nell intima
persuasione che vi avesse errore. Quale poi
esso si loeSe, se ne* Violini o nella parte
del Corno non potevasi trovar modo di
chiarite plausibilmente. Accomodare era facile:
ma accomodare con tutta coscienza
di non aver tradito menomamente, ed anzi
di avere indovinale e realizzale le intenzioni
di Beethoven non era cosa sì agevole.
Trai lavasi dunque di vedere in che cosa
consisteva lo sbaglio della partizione; che
sbaglio è certamente, nè vale a scusarsi
colla parola stranezza. Poiché, per iscusare
il complesso armonico di (pelle due misure.
bisognerebbe riputarlo originato dai
seguente accordo in verità non troppo
consonante o ’
misure in questione racchiudono L quattro
note
accordo, come ben
vedesi. di 7.a, -il.” e 45.a, che bisognerebbe
chiamare consonanti, perchè nella
frase suindicata nè hanno preparazione,
nè manco ancora hanno il menomo indizio
di risoluzione. Notisi d"1 altronde che
in tale stalo di posizione in base questo
accordo è ancora dolcissimo, qualora lo
si paragoni al rivolto, nel quale pulsi
vuole che Beethoven lo abbia collocato; poiché quelle due battute ne
danno I accordo suddetto nella seguente
n
posizione. dal quale il Cielo
scampi per lungo tempo le nostre orecchie!
- E davvero ch’io non porlo fama
di gran rigorista in fatto di accordi: ma
dell*adozione di questo, ed in tale posizione, dico che non saprei vedere tanto
vicina l’epoca.
Dunque fu conchiuso che quelle due
misure contenevano errore.
Persuasi poi lutti che Beethoven non
ne faceva di errori, si riprese la partitura:
e considerandola di nuovo attentamente
osservai che nel rigo superiore vicino ai
due corni in idi ’■ vi ha quello dei clarinetti:
di più che Taccordalura di questi
è in Si b. Questo fu per me un lampo
di luce. «Niente d improbabile, (‘sciamai,
ed anzi niente di più facile che Beethoven,
nel momento clic slava scrivendo, siasi
ingannato d un rigo nello scrivere questa
sortita..•>■> E cosa che succiale si di sovente
ai compositori, massime nelle sortite o soli,
poiché questi d’ordinario si scrivono sempre
per i primi in pagina bianca, avanti
mentale
in
il
il
cura del rimanente dello slruSi
osservi qualunque partitura
originale di qualsiasi compositore, e si
vedrà quanto spesso, come accennai, gli
succeda di scambiare un rigo per un altro.
E facilissimo dunque che Beethoven
pure sia incorso nell errore medesimo;
ed intendendo di scrivere la suddetta
frase nel rigo de* clarinetti, T abbia scritta
un rigo pili in giu. vale a dire in
quello dei corni. Adottata come vera codesta
mia ipotesi, allora, le note scritte
in chiave di violino J |
che nel corno in d/z b rendono idi b, Sol.
ldi b, Si b. iuterpretale dal clarinetto.
che è accordato in SÌ b. producono invece
i suoni Si b. dìe. Si b, Fa; e le
due misure misteriose prendono in conseguenza
il nuovo seguente aspetto:
O
t—
il (piate è naturalissimo.
oi
81 [p. 98 modifica ] Alcuni potrebbero oppormi, che potrebbe
piuttosto esservi errore nel La p de’ seconN
A di violini, e che si dovesse invece leggere un
Sol. Io non divido quest’opinione; poiché
$ l’autore, riprendendo dopo queste due misure
ancora di nuovo il semplice accordo
della producente, sulla (piale poggiava già
da 20 misure circa, per poi portarsi defi[
nitivamente sulla Tonica. non è naturale
che. in tal modo abbia voluto interrompere
c render nullo l effetto di tutta quella magnifica
prolungata sospensione a crescendo.
‘ È poi è più presto supponibile lo sbaglio
1 di riiro che non quello di nota. Inoltre
quella sortita applicata al corno trovasi
in un centro troppo basso. che in quella
circostanza nessuna intenzione speciale sembra
motivare: laddove interpretata dal cla’
rin< Ito alla quinta superiore è d un effetto
i marcatissimo e di bellissimo colore per le
nobili note gravi, su cui poggia.
Mi si potrà chiedere come 1 errore non
sia stato corretto sulla partitura. Anche
qui niente di più facile e comune a succedere.
Il compositore, che assiste alla prima
prova d un suo nuovo lavoro, non si da
altra cura, se non quella di accomodare le
particelle d’orchestra, senza darsi pensiero
i un istante di rivedere 1 originale. La particella
sarà stata corretta:, ma la partitura
sarà andata nelle inani dell1 editore col;
Terrore primitivo.
Il Ferrara. che con lauta vigoria. con
tanta previdenza e con tanto e giusto intendimento,
attualmente dirige, che meglio non
si può, f esecuzione di codeste monumentali
sinfonie, mi fece 1 onore di approvare la mia
Supposizione, e non esitò anzi un momento
a praticare nelle particelle lo scambio da
me proposto di codesta frase dal corno
al clarinetto. E diffatti con tale scambio
i ogni mistero cessò, e Tuffetto, bisogna con।
venirne, sembrò d assai miglioralo.
Potrebbe darsi che in siffatta mia supposizione
potessi essere stato prevenuto
da altri, o in Italia, ovvero oltremonte. Io
noi so nel caso però che ciò mi venga
fatto di sapere, non mancherò certamente
di renderlo palese. Parlando però della
Francia, sono indotto a ritenere il coutrau
rio: poiché a Parigi, dove si eseguiscono
più di sovente che in qualunque altro luogo
queste sinfonie, si pubblicò pure, e non è
mollo tempo, la loro riduzione dal celebre
। sig. Kalkbreniier; il (piale, in questa riduzione,
avrebbe rettificato per certo un tale errore,
se nelle esecuzioni lo si avesse avvertito.
- Ma non rade volle succede che la cieca
ammirazione per gli uomini di gemo faccia
si, che anche un loro involontario ed inavveduto
errore venga rispettato come cosa
santa ed intangibile. -Nessuno più di me,
credo, offre incensi alla intuite sovrumana
di Beethoven. Ma la è anzi codesla illirni—
O
tata venerazione che. mi inculcò la convinzione
profonda che nulla di male possa
uscire da quell immenso intelletto: convinzione
che mi conduce alla seguente conclusione:
u Esiste il male? - Sì - Dunque
non è suo. - Egli è perciò che sembrami
e ritengo di rendere T omaggio migliore
ch’io mi possa alla sua memoria, in cercando
ogni via di interpretare le sue intenzioni,
laddove a cagione di qualche svista
ed equivoco, esse potessero passare travisate
alla posterità.
Conosco imo de’ più grandi e celebri
compositori del giorno, il (piale nelle partiture
delle sue opere non dimentica di notare
meno di quattro’ a cinquecento, tra diesis,
bemolli, e bequadri. Domando io adesso,
componimenti con lutti gli errori inavvertiti
e non voluti che lasciò correre sbadatamente
la sua penna celere e feconda?
Alberto Mazzlcato.
STUDJ BIOGRAFICI
ionico MOXTAÀO birtoa
I giornali francesi ci hanno recalo, alcune
settimane fa, la dolorosa notizia della
ton (ultimo avanzo d ima grande scuola
e d una grande epoca), avvenuta nel giorno
22 dello scorso aprile.
Berton nacque in Parigi il 17 settembre
1767. Suo padre, Pietro Montano,
era già da gran tempo capo d’orchestra
dopo essere stato per lunga tratta direttore
dell’O/ié/77: e fu egli stesso che mise
in scena i principali capolavori di Gluck,
di Piccini e di Sacchini. Si può dire dunque
che il giovine Berton era figlio dell
armoma. All età di 15 anni egli suonava
il violino alT Opera, e quattro anni dopo
la morte di suo padre, avvenuta nel 1780,
venne fissalo come primo violoncello al’Opéra medesimo. Ma 1 unico scopo del
giovane virtuoso era la composizione, cui
si sentiva dalla natura irresistibilmente chiamato:
ed alla quale inclinazione non tardò
ad arrendersi, eleggendosi a maestro Bey.
capo d’orchestra del detto teatro. Se non
che parve a Bey di non trovare che pochissime
disposizioni nel suo allievo, e non
esitò a dichiarare schiettamente che non sarebbe
riescilo mai a qualche cosa di distinto.
Questo giudici© poco incoraggiante non valse
ad estinguere l’ardore nel giovine artista: il
(piale anzi, seguendo l’impulso del suo genio.
si procurò sollecitamente un libretto
d opera, il titolo della quale era La dame
invisible. e si mise bravamente a comporne
la musica. Ma non appena venne a
termine di questa composizione, che lo scoramento
e la diffidenza di sè stesso vennero
ad assalire il giovine autore: il quale, temendo
(Tessersi ingannato sulla tendenza della sua
vocazione, esitava se dovesse o no esporla
al pubblico. In tanta peritanza egli espose i
suoi timori a madamigella Maillard, una delle
celebrità liriche di quell’epoca, la quale dubitando
pure che T affezione ch’essa portava
a! giovine compositore non le inspirasse
troppo d’indulgenza pel di lui lavoro,
prese il saggio partito di riportarsene interamente
ad un giudice cosi imparziale
che intelligente. e confidò d manoscritto
di Berton a Sacchini: il quale non partecipando
menomamente all opinione di Bey,
desiderò di conoscere tosto il giovine autore,
e dissipi» interamente tutti i suoi
dubbj dichiarando eh1 egli medesimo desiderava
ammaestrarlo di sue lezioni.
E una cosa molto singolare che il celebre
dottore Gali abbia esternata un opinione
conforme a quella di Bey in un epoca
in cui quest’ultimo, se avesse vissuto ancora,
avrebbe cangiato di parere. Un giorno
trovandosi Berton in un crocchio col celebre
frenologo, che non lo conosceva punto,
questi fu pregalo di esaminargli la lesta,
e di dire ciò che vi si rimarcava. Il dottore
dichiarò che gli trovava Tergano della
Berton come poeta non ha scritto che dei
versi meno che mediocri: laddove come
compositore di musica scrisse Montano,
Le Delire, ed Miine.
All eta di 19 anni espose al Concerto
spirituale qualche
Oratori i o Cantate
o
ben tosto diede
di sua composizione,
alla Commedia Italiana la prima sua opera
intitolata Les Promesses’de Mariape.
Questo suo primo esperimento fu seguito
da numerosi capi-d opera, fra i quali i più
rimarchevoli sono: Montano et Stéphanie.
e Le Delire nei 1799: - Le Fais seau
amirai nel 1805^ - Dèlia, et Ferdikan,
(’ Les Maris patrons nel 1806: - Minori
chez madame de Sèri a nè nel 1807: - Françoise
de Foi.fi nel 1809; - lìoper de Sicile
nel 1817; -Miine. teine de Golconde nel
1825; - Les Mousquetaires nel 1824. Parlando
dell’opera Le Délire. essa non solamente
incontrò il gusto del pubblico, ma
destò un vero entusiasmo per non dire una
decisa frenesia. Bisogna però notare ad
onore degli attori, che 1 opera era stata rifiutata
cinque o sei volte, e che non sarebbe
stata rappresentata, se Gavaudan sdegnato
ed incollerito non avesse dichiarato di voler
abbandonare il teatro se non si rappresentava
quell’opera. Ebbene! (dissero i suoi
compagni ad una sola voce) rappresentala,
e prenditi i fischi! - Successe allora ciò che
avviene di frequente anche ai nostri giorni
in fallo di teatro, che invece di una preveduta
e rovinosa caduta, lo spartito ebbe
esito colossale e gli applausi che si fecero
sentire al suo inconiiuciamento si riilo—
varono sino all’ultimo pezzo dell Opera.
Compose inoltre molte messe e pezzi
religiosi; varii pezzi di musica islrumentale.
delle marcio militari, delle cantate’,
delle romanze, e molte raccolte di canoni:
pubblicò pure un Trattato d’armonia.,
un Dizionario deph accordpeH altre Opere
teoriche.
Nel 1776 Berton entrava come maestro di
composizioni* nel nascente Istituto del Conservatorio:
nel 1807. fu chiamato a Direttore
dell’Opera-buffa; nel 1811 capo di
Canto all’Accademia reale di musica: e nel
1815 venne decorato dell’ordine della Légion
d’Onore e chiamato all Istituto come
professore ih Composizione, il qual posto
venne da lui occupalo fino agli ultimi momenti
della sua vita.
Non sono forse ancora trascorsi tre anni
che Berton celebrò il cinquanlcsim’anno del
suo matrimonio colla moglie sua amatissima,
la quale era presso a poco della sua età,
e che non lo ha mai abbandonalo un solo
istante, ed il di cui attaccamento fu in alcune
circostanze spinto fino al sublime.
Nelle varie vicende che travagliarono T esistenza
di questo illustre uomo, ebbe egli
almeno questa grande consolazione di avere
continuamente dappresso questa tenera e
dolcissima compagna, questo tesoro di bontà,
che volle seco lui dividere le gioje e le
amarezze della vita. e che fu il suo angelo
tutelare lino all’ultimo sospiro. Nelle
diverse lotte che ebbe a sostenere contro
l’avversità. Berton dimostrò una singolare
fermezza d’animo, sopportando con
una maravigliosa e veramente magnanima
rassegnazione la durissima perdita di tulli
i suoi figli, i quali f uno dopo 1 altro gli
aveva molto tempo innanzi la morte rapiti,
privandolo delle più care speranze che
■ — — — [p. 99 modifica ] - 99 —
O-—
O
mai potesse avere un padre: poiché il
maggiore (Enrico) si era distinto quale eccellente
compositore, cantante, e pianista:
il minore (Pietro) si era di già fatto un
nome come celebre pittore: e la sua figlia
Stefania aveva date non dubbie prove di
uno straordinario talento. accoppiato ad
uno spirilo e grazia impareggiabili.
In tali crudelissime circostanze, che sventuratissima
condizione è quella di non lasciare
dopo di sè al mondo persona nel
cui nome sperar si possa ancora di sopravvivere:
egli dovette sentire lutta 1 amarezza
del dolore,- ma grandissimo conforto gli
era ancora serbalo nell affezione degli amici,
che non erano pochi (i quali gli hanno
in vero tenuto luogo di parenti), e nell attaccamento
de suoi allievi che lo amavano
come un padre.
Alcuni mesi sono si ridiede all OpéraComitpie.
Le délire-. Berton si fece portare
alla prova, ma non potè assistere alla rappresentazione.
Quella fu I’ultima volta che
gli fu dato di uscire di casa, giacché da quel
giorno in poi le infermità Io inchiodarono
nella sua camera.
Per una giustizia provveditrice la sua
morte è stata cosi dolce come era dolce il
suo carattere: la sua malattia lo trascinò
alla tomba grado grado, e quando s’avvide
che l’estremo momento s’avvicinava non
fece conoscere ne spavento nè intolleranza,
assoggettandosi con grande reverenza ai
divini voleri. Domando egli stesso la visita
dai quale ricevette soccorsi spirituali. Gli
ultimi raggi d’un limpido giorno già presso
all*imbrunire penetrarono nella camera
del moribondo in quest ultimo istante, e
la loro tinta vespertina rischiarò per I ultima
volta il viso di quel venerabile uomo
che dalle afflizioni della terra passava al
premio d’uifaltra vita, non lasciando, dopo
di fatiche, altra eredità alla sua
tanti anni
moglie ed
suo nome.
Ciò elle
Berlo» è
a’suoi nipoti clic la gloria del
caratterizza Io stile musicale di
la spontaneità. 1 abbondanza
©
delle melodie, ed una certa originalità di
armonia, di modulazione e d istrumentazione.
La musica di questo compositore (dice
Fétis) ha un carattere d’originalità assai
pronunciato. Quantunque egli conoscesse
tutte le risorse delTarte sua. trascurava forse
un po’troppo lo sforzo duna fatica penosa
e minuziosa. Lavorava presto: e non cercava
mai di nascondere la debolezza deli idea
principale sotto la magnificenza degli accessorii.
Se egli non avesse, come dicevasi,
trascurato lo studio rigoroso dell arte, le
sue opere sarebbero tanto stimate pel suo
ingegno quanto sono ammirate per l’impeto
della sua inspirazione.
Ciò che distingueva Berton come artista
e come uomo era la totale privazione di quel
sentimento d invidia che fanno suscitare i
successi e le glorie altrui. Aon si potè notare
neppure in lui quell eccesso di amor
proprio che termina spesse volte col degenerare
in orgoglio smodato ed alterigia,
che rendendosi sempre più baldanzosa per
alcuni riportati trionfi fa giudicare con manifesto
disprezzo dei lavori degli altri, aumentando
di molto il merito dei propri’»
Berton comprendeva ed ammirava le opere
de’suoi rivali Ç; rendeva loro piena giustizia,
ed era il primo ad applaudirle:, nè
risparmiava d incoraggiare i tentativi dei
giovani. fossero o non fossero suoi allievi.
Nel giorno 26 aprile del corrente anno
ebbero luogo i suoi funerali: furono c’elebeati
colla pompa degna di un artista e di
un uomo quale egli si era appalesato. In
mezzo ad una folla considerevole. entro
la quale si accavalcavano delle notabilità
d ogni genere, ^li artisti dell Opera
Comique e del Conservatorio si riunirono
per eseguire nella chie.sa di S. Rocco una
messa, composta di un Requiem di Deldevez.
allievo del defunto, d’un Dies irne
di Cherubini, e d’un dfgnns Dei di Bienni
imi. Nel Pie Jesu il sig. Panseron ebbe la
felice idea d introdurre alcuni motivi dell’opera
Montano et Stéphanie-., le quali melodie
celesti appena giunsero all orecchio
degli uditori. le lagrime sgorgarono dagli
occhi di tutti. L iniero pezzo produsse una
grandissima sensazione.
AH1 entrare del convoglio nella Chiesa,
l’orchestra ha eseguita la marcia funebre di
J irpinie. grand opera di Berton. Sulla sua
tomba furono recitali cinque discorsi che
la circostanza rese commoventissimi. Il primo
dal sig. Raoul Rochelle, gli altri dai signori
Panseron. Bureau.Dauclas ed Ehvarl.
G. lì olitili.
PROGETTO
7HA 1TÎI07A RIFORMA MUSICALE
LV.il
(Continuazione, Vedi il A. 18, 19 e 20).
le
Se non risposi prima al tuo graditissimo foglio del
corrente, egli fu perchè non ne ebbi il tempo. Oltre
solile mie occupazioni, nojosetle anziché no, mi
venne, voglia di scrivere un po’ di musica, il che per
l’ordinario succede (piando sento opere, nuove.. Conosco
bene, che non più del mio progetto di riforma mi
sarà di. vantaggio lo scriver musica; ma, che, vuoi? è I
un bisogno: non so frenarmi; c malgrado abbia ornai
perduto anche la speranza di vedere una mia opera
sulle scene, pure di tempo in tempo il desiderio che
già n’ebbi si risveglia, e m’obbliga a scriver qualcosa
anche senza oggetto. Mi lusingo, non crederai questo
un pretesto per farli sapere che non mi riterrei del
lutto indegno d’esporre un mio lavoro alla critica: no,
gli è unicamente per dirti la cosa come è, ed all’oggetto
di scusarmi (eco del ritardo.
Per venire ora al mio assunto, ti dirò in primo
luogo, che non dee recar meraviglia se nel secolo
delie invenzioni e. del progresso v’c chi pensa anche
ad innovare qualche cosa in musica. Fra le bell’arti che
abbelliscono la vita umana, darò piuttosto il primo che
il secondo luogo alla musica, se non fosse altro per
che serve d’occupazione, a preferenza delle altre, ad |
un più gran numero di persone, sia per l’educazione
della gioventù, alla (piale è ornai resa indispensabile,
come per coloro che la professano: c più ancora pel
sollievo che riceve il pubblico dalle opere teatrali,
e dai trattenimenti in cui ha luogo la musica.
Ora, se tanta parte, prende la musica nell’incivilimento
attuale, vediamo intanto che nella maniera di,scriverla non v’è tutta la chiarezza, come dee convenire
chi ha fior di senno, perchè non tentare di
scriverla meglio? Equi cade, in acconcio il dire, che
non trovo affatto opportuno il cambiar nome alle sette
note! Sarebbe lo stesso, a mio avviso, che voler cambiare
le lettere dell’alfabeto. Son tanto conosciute anche,
da chi non conosce punto la musica, che servono
ben sovente, a meraviglia per fare una sciarada; e
poi la cosa si renderebbe impossibile da per sé, giaeche
il professore non potrebbe mai adattarsi
nare all’abbici della musica.
a lortro.vo
tampoco
espediente ricorrere agli arabi per servirsi de’ numeri,
e meno ancora del rigo di due lince di cui parla Kircher.
Se mia innovazione può aver luogo nella maniera
di scriver la musica si è quella, a mio giudizio,
di dare un nome ai cinque tasti neri.
Fino dal 1854 mi venne fatta la qpislione se nella
scala in sol diesis terza minore, avendo- il fa doppio
diesis, c dovendo per conseguenza sonare sol naturale,
non fosse meglio scriver a dirittura sol. Non
esitai a rispondere che, stante le cose come sono, bisognava
pur scrivere fa doppio diesis, e sonare sol,
poiché altrimenti non avremmo progressione di| scala,
mancandoci il fa, ed avendo due sol di seguilo. Fu
allora ch’entrai in pensiero di trovar modo per render
possibile la supposta chiarezza di chi aveu fatta
la quislione. Non andò mollo «he trovai questa possibilità
nel dare un nome af tasti neri, scrivendoli però
con note differenti. Non nc parlai perchè altre occupazioni
c gravi pensieri di famiglia me ne han (fistollo,
e poi anche perché pareami avesse un non so
che di ridicolo il metter fuori un
nuovi monosillabi.
In novembre del 1812, (piando
pensava a questo, mi si presentii
(lenza del numero delle vocali coi
progetto con de’
poco più, o nulla
1 idea della coim imi
parve possibile, e ne diedi (osto cenno sulla Gazzella
di Genova, e quindi sul Figaro di Milano.
Erano scorsi due mesi appena da ciò, quando mi capitò
alle mani un libro di musica in cui trovo espressa
la mia idea coi monosillabi Ibi, Ilo, Tu, De, Va, e di
cui un cavaliere Zindadago di Siena nc fu l’inventore fin
dal 1770 circa. Non fu poca la mia sorpresa per la singolare
coincidenza d’idee; e lungi dal darmi carico che
avesse a potersi dire non mia l’inv unzione, mi confermai
sempre più nel mio progetto, conoscendo da questo
che non era solo in trovar poco esatta la nostra
maniera di scriver la musica.
Ad onta perciò di quanto possa dirsi in contrario,
ho voluto scarabocchiare questi mici pensieri, e se non
vien meno la tua costanza in leggerli, conto scriverne
ancora parecebj per farti conoscere (pianto potrebbe
farsi a questo riguardo, e prima di chiudere la presente
(leggio dirli, che comcchè mia, e non però
nuova F invenzione di dare un nome ai cinque, tasti
neri, quella del celebre Zindadago non è che, un’ombra
di (pianto esposi prima di conoscerla. Egli si contentava
di chiamare, il do sempre do, fosse scritto più
fusione maggiore di quella che abbiamo, vedendo la
nota scritta in tante diverse maniere, il che non snolerà,
termino pregandoti a non dimenticare chi t’ama.
Addio.
Genova f(> del 1841.
Maurizio Sciorati.
GAZZETTINO SETTIMA1IALE
IH HILAM)
— La seduta musicale di Giovedì ora scorso al Gasino
della Nobile Società fu affollata più che d’ordinario. Prova
sempre maggiore ed evidente dell’interesse clic i nostri
(imqtort pongono all’udizione delle belle musiche. Tutti
i quattro pezzi da noi già annunciati furono gustati assaissimo.
L’Ouverture di Frcyschùtz però ha riportato il
maggior trionfo. Vi destò un vero entusiasmo, dimodoché
se nc chiese e se ne eseguì la replica. L’abilissima orchestra
la interpretò con un fuoco ed un aplomb slraor
dinarj. - Sembra che queste seduto non si riprenderanno
che nell’agosto, a motivo’ della stagione troppo
bruciante.
— Domenica e lunedi al Re, l’Arditi, che come già
annunciammo siede direttore di quell’orchestra, suonò
tra gli atti del sempre applaudito Borgomastro, una
graziosa sua composizione coi titolo Les Sonnettes
demolir. Avvi in quel’pezzo dell’originalità, del fuoco
e buono intendimento di effetti. Sono in ispecial modo
lodevoli il primo tempo- andante, e le variazioni. L’ultimo
tempo che si apre eoa una scherzevolc-grotlesca
idea, combinata con un suono di campanelli, che saranno,
crediamo, les sonnettes d’.dmaur, poteva essere
meglio e più lungamente sviluppato. - Quanto all’esecuzione
difficilmente potrebbe desiderarsi migliore. Intonazione
perfetta, amabilità di suono, eleganza artistica
e (pianto oteorre- coquette nel fraseggiare, formano le
più belle cd incontrastabili dòti di questo giovane violinista,
che promette di salire ben alto. Desidercrebbesi
perù nell Arditi un po’ di minore abuso nel servirsi del
talon dell’arco: si otterrebbe allora, ne sembra, più
ïotondità di smino e più larghezza di fraseggiare.
Anche In persona potrebbe sostenersi più composta.
- Il martedì susseguente la Vigliardi, per sua serata,
regalò il pubblico del Rondò della Sonnambula e di alcuni
altri pezzi. Fu toccantissima anzi tutto nell’adagio
del suddetto Rondò. - Al Re si attende pure la Clarice
risconti nuova opera di Wèlter.
— Alla Canobbiana jeri sera (lavasi, la Cenerentola. Nell’Accademia
a profitto dell’istituto Filarmonico, che
ebbe luogo martedì a questo; medesimo teatro, si notarono
belle doli artistiche, garanti d’un lieto avvenire,
nel basso sig. Blindili.
— A.I Carcami vuoisi che si stia allestendo.Varia di
Rohan. Possiamo veramente lusingarcene con qualche
fondaménto? [p. 100 modifica ] — 100 —
NOTIZIE
— Anni uno. L’opera di Wagner • Kienzi - ebbe ima
decisa fortuna. La Direzione nulla ommisc onde fosse
rappresentata in un modo pomposo. Vi cooperavano 70
consti e 65 istruinentisti Lo stesso compositore ne dirigeva
l’esecuzione.
— Evers, il rinomato pianista, piacque assai ad Amburgo.
Nel suo concerto, in cui cooperò sua sorella,
che eseguì alcune canzoni di composizione dei fratello,
aggradirono particolarmente le sue Chansons d’amour.
— Il pianista signor Friedrich di Parigi diedevi pure
un concerto e vi lasciò fama di artista di genio e gusto.
— L’opera di Killer • // mugnaju ed il suo figlio •
vi sarà quanto prima rappresentala.
— Costantinopoli. (Da’que’fogli). Il cav. Donizetti,
fratello del celebre compositore, e capo della musica del
Sultano, partì il t i maggio per la via di Galatz per andare
a passare un congedo di alcuni mesi in Europa.
Qual professore di musica, il signor Donizetti reseveri
servigi in questo paese, poiché fu egli die formò la musica
di tutti i reggimenti, ne. quali si annoverano e maestri
e istromentisìi distinti. E inoltre un uomo dei più
onorevoli, e che, nel suo soggiorno di parecchi anni a
Costantinopoli, seppe conciliarsi la stima generale.
— Dublino. Salvi c la signora Dortis-Gras, ottennero
un successo d’entusiasmo al I eatro Reale cd alla
nuova sala della Metropolitan corni Society. - Il concorso
era immenso. A Salvi sono state falle delie vantaggiose
proposizioni per duplicare il numero delle soirées
consacrale ai dilettanti irlandesi. Egli non potè accettare
sì lusinghiera proposta, per i molli impegni che lo chiamano
a Londra, e per quelli ch’egli ha sottoscritti per
Manchester, Oxford e diverse altre città d’Inghilterra.
— Firenze. Riprodotti sulle scene dell’I. R. Teatro
della Pergola / Lombardi alla prima Crociata del
maestro Verdi, ottennero un luminoso successo. Vi fu
rono applauditissimi la signora Frezzolini ed i signori
Poggi e De Bassini.
— Londra. Il principe Alberto si compiacque d acconsentire
a dirigere il concerto del conte di Weslmoreland,
fissato al 29 di questo mese.
— Si riprese il Matrimonio segreto di Gimarosa per
la beneficiata di Lablache, che ha, come d’ordinario,
mosso nel Don Geronimo il riso omerico d’un uditorio
inglese.
— Thalberg ha dato alla line del passalo mese un
concerto a Londra, in cui si fece sentire anche Sivori.
— Dohler é arrivato a Londra; a quest’ora vi avrà
stinguono per andamento rapido che produce il più bclFeffello.
L’O salutari*, cantato a solo da una bellissima
voce di baritono, è della più soave melodia. Infilici.7giius,
pastorale religioso, nel quale tic voci di ditfereiili
caratteri succedono alternati’ ameute, come per
implorare 1 agnello di Dio, ed alle quali il coro risponde
con un formidabile uiùssuim che si unisce all’ultimo
motivo del Kyrie é un pezzo de più rimarchevoli e
che fmisce degnamente In composizione. - >i annuncia
nella stessa chiesa, un Bequiem a grand’orchestra che
sarà cantato dagli artisti dell’Accademia reale di musica.
(//. et G M.)
— L’Othello marcia a gran passi; questo capodopera
di Rossini, vestito di una nuova traduzione in
luogo di quella fatta precedentemente dall’illustre autore
di Pigeon vole, poi ornalo di danze, decoralo con
lusso e cantato dalla signora Stolti, Duprez, Barroilhet,
promette un esito brillante.
— Rossini è atteso a Parigi verso la fine d’agosto
— Liszt é perfettamente ristabilito; non é guari lo
si applaudiva unammamente nell ultimo suo concerto
a profitto dei poveri.
— Il G corrente aveva luogo la tredicesima rappresentazione
dell’Mntigone, che va sempre acquistando
nel favore del pubblico. La musica di Mendelsstiou vieil
sempre più apprezzata, ’l utti i cori sono applauditissimi,
e quello di Bacco, che presto si spargerà per tutta la
Francia, non tarlerà molto a divenir popolare.
— Il signor Ippolito Colet. professore d’armonia al
Conservatorio, pubblica presso Bernardo Latte, editore
de’ di lui lavori, un grande trattalo di composizione, intieramente
necessario alla Panarmottia musicale. Il
nuovo Trattato che annunziamo c composto dietro I insegnamento
che il sig. Colei ha adottalo per la sua scuola.
— L’autore di Stradella, il signor Niedermeyer, venne
incaricato dal signor Leone Pii le t a musicare un dramma
in due alti.
-- Gli artisti dell’Opéra cantarono sabato 9 al teatro
di Versailles. Vi si davano i due primi atti della Muta,
i due pi imi alti deirOAdtpe ed un allo delia Favorita,
eseguiti da Duprez e dalla Stoltz. Questa rappresentazione
fu offerta
qualche lavoro
Esposizione.
- Leggiamo
da Luigi Filippo a tulli gli autori di
d’industria che fece parte dell’ultima
nella /ferire et Gazette des Théâtres:
avendo ritintalo di pagare a Fornasari
Il signor Vale!. _
F ammontante del suo stipendio dal l.° febbrajo pasCostantinopoli
per commissione ili sua Altezza il Sultano
pel suo Harem; uno di questi era distinto performa,
। er il pomposo corredo esterno e per un suono
favorita di sua Altezza. Grò e una prova del progresso
e della coltura della musica nella capitale dell’Oriente.
— Al teatro Jnsephstadt venne rappresentato per la
263.a voila il Pelo mugic > di A. Emilio Fili.
— La Lucia di Lammvrmmn- di Donizetti, andata
in scena il 5 corrente al Teatro di Porta Corinzia ebbe
lietissimo successo. I.a eseguivano la signora GarciaViardot.
ed i signori Varesi. Ivanoff e Holzl.
— La signora Stockl-Heiiiefetter è scritturata per la
prossima stagione d Opera tedesca pel teatro di Corte.
— Le due opere nuove per Vienna che si daranno nella
corrente stagione d opera italiana, sono i tonnatini di
Merendante, ed il Bnberto Devereux di Donizetti.
— Trovandosi sua Altezza F Arciduca Carlo a Monaco,
ebbe luogo in onore di lui una gran produzione di
musica militare: vi si esegui sulla piazza di S- Michele
la Battaglia di f’iltoria di Beelhoven dalle bande
di cinque reggimenti. - Nel suo ritorno da Monaco alla
volta di Vienna, visitò il Walhalla, ove venne ricevuto
da un coro di cantanti con accompagnamento di strumenti
metallici, c con un inno verseggialo dal re Lodovico,
come membro vivente del Walhalla e primo vincitore
degli Invitti.
— Antonietta Raineri Marini agirà il venturo carnovale
sulle scene degl’11. RR. teatri di Milano.
— In ogni paese la carica di direttore di teatro ha
le sue tribolazioni; ma quelli di Londra sono soggetti
più che altrove alle malagevoli piove imprev vedo te. Ecco
a proposito un aneddoto di cui molto si si occupa nella
capitale inglese, /.’autocrate del Prinress’Théâtre sorprende
una delle attrici in atto di lanciare qualche occhiata
d’intelligenza verso un palco. Indignazione del
direttore, esortazioni e rimostranze. L’attrice non vi
bada e continua. Irritato, il signor M... afferra un braccio
dell insubordinata commediante e la trascina fuori
dato il suo primo concerto.
— Novali*. Il maestro Coccia scrisse testé
tata che venne eseguila al Casino ili questa
celebrare la nascila di S. A. R. il principe
una cancittà
per
Umberto.
Bellissima fu trovala la musica, eccellente l’esecuzione.
— Parigi. Giorni sono fin vi gran concorso al Conservatorio,
che aveva prestalo il suo teatro ed i suoi
allievi al signor Bousquet, primo premiato di Roma,
per farvi rappresentare una piccola opera comica di sua
composizione» l’Sótesse de Lyon -. L’opera del signor
Bousquet è stata accolta con favore e presagisce
delle buone speranze per I’avvenire; la melodia ne é
aggradevole e facile, l’orchestra scritta con.intendimento,
e l’ordine della scena sufficientemente osservato;
ciò che ancor manca al signor Bousquet é l’originalità,
lo stile individuale, ma i più grandi maestri hanno
cominciato coll’essere imitatori; non bisogna dunque
farne caso se l’autore si è molto inspiralo d’Auber.
— La gran festa musicale, a beneficio della signora
Berton, doveva aver luogo al Conservatorio, domenica 9
corrente. Vi dovevano prender parte le signore Stolz,
Sabatier, i signori Duprez, Ponchard, Barroilhet e Antonio
di Kontski.
— La messa di IJalcstrina, eseguita alle esequie di
Lafitte, ha prodotto molta impressione sullo scelto uditorio
che assisteva a questa triste cerimonia. Questa
musica, sì dolce, sì vaga, d’uno stile si puro, d una
armonia si distinta, d’un carattere sì toccante, é veramente
quella che meglio conviene alla gravità del culto
ed all’espressione della preghiera. Si desidererebbe che
in luogo d’essere religiosi nei salons del principe della
Moskowa, queste composizioni fossero frequentemente
eseguite nelle chiese, e soprattutto in quelle che possono
riunire un gran numero di voci. Il signor Dietsch, l’egregio
maestro di Cappella, degnamente secondato dai signori
Trevaux e Masson, ha perfettamente diretto l’esecuzione
di questa messa, affidata a cento voci scelte,
li signor Leféhure Vely suonò sull’organo qualche preludi!
ed introduzioni d’un effetto religioso e solenne.
Non ci è dato di fare gli stessi elogi all’esecuzione del
canto-fermo, che necessariamente aveva parte in quest’officio funebre.
Checché ne sia, l’esecuzione di questa messa è stata
maestosa, solenne, lugubre e ben conformala al suo
oggetto. Speriamo che d’or innanzi, in simile circostanza,
si farà uso di questa musica soave e sublime che Palestrina
sembra aver scritta sotto dettatura degli angeli.
1/Z. et G. M.)
— La terza messa solenne di Julien Martin,
eseguila nella chiesa di Saint-Germain l’Muxcrrois,
il giorno della Pentecoste. - Il signor Julien Martin
è al pari di Paisiello, che ha fatto delle messe piacevoli
e non di stile troppo rigoroso. La sua terza messa solenne, che fece eseguire a Saint-Germain-l’Muxerrois,
è lavoro aggradevole e di buono stile II /l’yrieèdi bel
carattere. Il Giuria, a gran coro con a solo di soprano,
tenore c basso. é un pezzo favorito e d’effetto drammatico,
come il Sanctus. nel quale tutte le parti, ad
eccezione del basso, procedono in armonia applicata in
crescendo, sulla quale i bassi cd i contrabbassi si disalo, il celebre cantante si trovò nella necessità di rivolgersi
al Tribunale di commercio. Già il signor Vate!
aveva idealo un processo contro Fornasari, il di cui scopo
era F annullazione del suo contratto, la reintegrazione
nella Cassa del teatro dell’assegnamento di dicembre e
gennajo, la pretesa degli interessi ammontante alla cifra
di cinquantamila franchi. Il tribunale lese giustizia,
condannando il direttore a tutte le spese. - Il sig. Vaici
ora é a Londra, ove assiste alle magnificile rappresentazioni
del Teatro di Sua Maestà, ed ai trionfi incessanti
di Fornasari, cui egli fece processo, e di Salvi, cui ne
voleva movere. - Ciò che noi più desideriamo si è la
prosperità del Teatro Italiano; or bene, essa sarebbe impossibile,
se il signor Vaici persistesse sistematicamente
a vessare, e disgustare i suoi migliori artisti. Ei deve
altresì aver cura d’incoraggiare i compositori. L’esperienza
dimostra che vi é più probabilità di riuscita colle
opere scritte espressamente per Parigi, che non con quelle
che sono già state rappresentate sui teatri d’Italia.
Senza proscrivere quest’ultime, ciò che noi siam lungi
di consigliare, vorremmo che Merendante, Donizetti,
Balìe, Verdi, Ricci, Persiani, fossero ognuno alla loro
volta chiamati a farci gustare nuove loro opere. / Puritani
e Don Pasquale dimostrano abbastanza quanto
noi abbiamo ragione. Se il sig. Vate! si decidesse una
volta ad occuparsi con serietà del suo teatro, s’egli
consultasse dei saggi consiglieri per la scelta degli attori,
per la buona distribuzione delle parti, egli otterrebbe
maggiori successi.
— Nell’ultima visita dì Luigi Filippo all’esposizione
delle Belle Arti, esaminò uno dei panharmonium del
signor Debain, istromenlo nuovo, e se ne fece spiegare
il meccanismo. Il re ne parve soddisfatto.
— Pestìi. Lo Specchio del 26 maggio scrive: • A’nori
archi per violino. • Chiamiamo Fattenzione su i nuovi
archi per violino del sig. Schwab, cosi vantaggiosamente
costrutti, di cui il nostro eccellente violinista sig. Arnstein
si serve diggià, ed anzi d’ora in poi nei pubblici
concerti non farà uso d’altro arco.
— La celebre signora Ilcincfelter cantò ultimamente
al teatro tedesco nell’Ebrea di Halévy, con grande successo.
— Praga. L’Egmont di Goethe, musicato da Beethoven,
venne dato il 23 del passato mese.
— Venezia. Al Teatro Gallo a S. Benedetto ebbe
luogo, giorni sono, una soirée italiana e francese sfocale-{strumentate-drammatica.
- Nella parte musicale
fu acclamalissimo un gran concerto a due contrabbassi,
eseguito dai signori G. Bottesini c G. Arpesani. La signora
Feresina Brambilla, che gentilmente cooperò a quella
magnifica serata, cantò assai bene l’aria di sortita nel
Barbiere di Siviglia. Inoltre vi si eseguì tuia fantasia
per due contrabbassi tolta da alcune canzonette di Rossini,
ed il gran duetto a soprano e basso nei Normanni
a Parigi, egregiamente cantato dal sig. Goletti e dalla
signora Feresina Brambilla. Il signor Alexandre di Parigi,
artista drammatico, membro dell’università di Francia,
rese vieppiù aggradevole quel trattenimento con diverse
declamazioni, in cui spiegò tutto il suo spirito e
la sua intelligenza
— Vienna. Dalla nota fabbrica di pianoforti dei signori
ScufTerl e figlio se ne spedirono testé parecchi a
figlia d’Albione spicca al suo superiore uno di quei colpi
in piena pupilla come li insegnano e li praticano Owen,
Swift. Adams e tutti i celebri pugilalori. Il doppio risultato
di ipiesta profanazioni’ fu l’esclusione immediata
della colpevole ed un occhio livido. //. et G. M.
— La Beine de Chtpre d’Ilalévy è in prova in questo
momento ai teatri reali di Berlino e Brussellcs.
— Il violinista Pruine ricevette dal duca di Gobourg
il titolo di maestro dei concerti.
— Giorgio Kastner parli per la Germania coll’intenzione
di farvi eseguire un gran oratorio drammatico tedesco.
alle cui prove assisterà egli stesso.
— Sebastiano Ronconi canterà come primo basso—
Leggasi nel Lucifero rii Napoli. — Sembra che
quello che non poteva il pudore presso i librettistiposiamo
questo vocabolo come F usa If universale) lo potrà
quindi innanzi una condizione che imporranno gli impresari.
Le frequenti liti mosse dai drammatiirgi francesi
agli impresari dei teatri italiani in Parigi e nelle
provincie pei libretti che sono tolti dai libri francesi,
pare che abbiano indotto gli impresari dei teatri dell’alta
Italia ad imporre per condizione ai nostri poeti,
che l’argomento dei melodrammi sia di loro invenzione,
od almeno tolto dal teatro italiano. Speriamo che
gl’impresati dei teatri della bassa Italia imiteranno
questo esempio, e cesserà cosi questa brutta servilità
alle cose straniere, che imbratta le nostre lettere e ci
fa apparire sprovveduti di fantasia e d’ingegno nel cospetto
delle altre nazi.mi. Non vergognano i nostri poeti
nell’udirsi per sentenza di tribunali chiamati ladri, e
nel vedere pagato agli scrittori francesi il dritto ri’autore
comecché la vesta del dramma sia italiana? Forse
che son povere le nostre istorie, o le storie d’olire mare
e d’oltremonte non si possono foggiare in modo nuovo,
come gli stranieri foggiano le nostre, che spesso anzi
snaturano con un coraggio imperturbabile T Cessi, lo ripetiamo.
cessi una volta questa brutta servilità!
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