Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 16

N. 16 - 21 aprile 1844

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[p. 63 modifica]— 63 — ;0O O GAZZETTA MUSICALE o ANNO ni-- n. 16. Di MILANO DOMENICA 24 Aprile 1814. Si pubblica ogni doinr nicn. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scella musica classica antica e moderna, destinali a comporre un volume. in 4.° di cenlocimpianta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà A.moiogia classica mi su Ai r — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. Suoi) pezzi di musica dal (piale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. lóti pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga 1 associazione annua; la metà, pcr la associazione semestrale. Veggasi P avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 4S43. La musique. par des inflexions vives, accentuées. «tf» pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sinus, peint tous les tableaux. rend tous les objets, • Journet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres a l’émouvoir.» J. J. flovsstxc. Il prezzo dcll associiizione alla Gazzetta c alla Musica è di efTrithe Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Atisliachc I 1 affrancata di porlo tino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio pcr l’associazione annuale. La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Hicordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’IIflicio della Gazzetta in casa lì leardi, contrada dt-jjli (Imenoni 1N.° t7’20; all’estero presso i principali negozianti dì musica e presso gli Litici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARIO. 1. Studi Biografici. Dell’indole, dei pregi e dei difetti delle, composizioni di Meyerbeer. - 11. Rassegna bibliografica. Articolo I. - III. Delle cause, che conducono a mal partito le opere riprodotte senza l’intervento dell’autore. - IV. Varietà’. - V. Notizie MUSICALI DIVERSE. - VI. NUOVE PUBBLICAZIONI musicali. STUIM BIOGRAFAI DELL’INDOLE, DEI PREGI E DEI DIFETTI DELL!) COMPOSIZIONI (Vedi N. 6, 8, H, c 15 anno 184-1). disperali espedienti, a XkJK^ctii si ricorre sovente oggidì, CT ■fr^hJ<?essi pure i grandi maestri gli _ Hp avevano a mano, ma ne sdegnafono l’uso di che prevedevano nella saviezza del lor consiglio le conseguenze fatali, I materiali ripieghi dell’arte sono estrìnseci allatto alle leggi di progresso che possono reggere 1* umanità. Dio lì concede da usare al primo uomo di genio. Dal non abusare che fa Mozart delle trombe, non segue ch ei ne ignorasse la formidabile potenza: dall adoperare Racine una lingua casta, sublime e pura, non potreste conchiudere che non gli fossero noti tutti que paroioni di carattere e di colore, profusi con istrabocchevole ridondanza da molti scrittori dell’età nostra, che vanno tronfi di averli inventati. Quando un uomo di genio si astiene da certi mezzi, tornati in uso più tardi e non inventati, lo fa quasi sempre con senno e a proposito deliberato; nè contro tale opinione alleghisi 1 aver ignorato il suo secolo somiglianti espedienti. 17 uomo di genio, giova ripeterlo, precorre sempre al suo secolo, e j gl’istromenti dell’opera sua prende nel1 avvenire. Genio equivale a divinazione: e Racine e Mozart erano entrambi di genio: poeti e musici, almeno lino al presente, su questo punto concordano. Gran; dezza di concetto, temperanza di forma, O ecco, a mio parere, il segreto della graii■Qj d’arte di Racine, e dell’arte non meno grande di Mozart e di Cimarùsa. I tentativi falli dal signor Meyerbeer nel terzo atto degli Ugonotti, e ch’egli solo poteva fare, considerati in via di eccezione, ’ meritano tutti gli elogi -, perocché appalesano nel maestro un prodigioso ingegno» • i.... A s. no i nel magistero diffìcilissimo di trattare le masse istrumentaii e vocali. Ravvi in tutti codesti cori tali armonie e modulazioni che; gli sarebbero dallo stesso Ba< li invidiate. Nulla ostante, per gloriosi che siano riu-; sciti al signor Meyerbeer questi tentativi novelli, sarebbe insensato chiunque avvisasse poterli quaudochesia convertire in j sistema. Cotale intrapresa, guastando la j melodia guasterebbe anche 1 arte nella 1 parte sua più vitale, che, la melodia è ì alla musica quello che il sole alla terra.; Quid giorno che la melodia spiegherà il ■ volo pel cielo, eterna sua patria, la muI sica più non sarà che un immenso e tri: sto caos, in cui suoni e voci si daranno i di cozzo nella discordanza, tenebre e con- ■ fusione di tutte cose., Al quarto atto il signor Meyerbeer ha riunite tulle le forze, combinato ogni । mezzo, e posto in esecuzione uno de’gigantescili elicili ch’egli ha il torto di ognor meditare. Quinci principalmente ha fatto prova di potenza, di ardimento e di vo■ Ionia, sollevando nella tempesta tutti gli elementi sonori ch’egli possiede. - La strage j di San Bartolomeo si prepara), congregati i capi cattolici, ricevono i regii comandi, si sottopongono, e perchè sieno benedette sguainali le spade. Codesta grandiosa i scena comincia da un dialogo: una voce cupa e terribile annunzia i sovrani decreti } altre voci rispondano a quella. Cominciano la controversia e fesitazione^ e tratto 1; tratto, mentre svolge l’orchestra de’sinistri pensieri, esce dalle voci una melodia piena di calma e serenità, tremolando indi’orizzonte come stella di luce e speranza sovra un mar burrascoso. Ma cessa ogni irresolutezza. lo vuole Iddio morranno gli • •... c eretici. Un’implacabile armonia invade l’orchestra, e le sfugge dinanzi la melodia avventurosa, come un ultimo raggio di sole dinanzi alla tempesta. 1 religiosi benedicono, alzate le mani, le spade. Allora comincia a fremere nell’orchestra qualcosa che tiene dell’uragano,• è un crescendo: anzi no. una inspirazione di Meyerbeer)) che simili effetti non si possono formulare. Tuona l’orchestra, il coro rimbomba:, e in quella scala, profonda insieme e sublime, che ascendono e la voce degli uomini e quella degl’istromenti, non potrebhesi dire se sia f orchèstra che domini il coro, o il coro 1 orchestra. Quando i 1 Oceano ha per tre di tempestato, stanco di accavallarsi onda sovr’onda e mettere orrendi muggiti, si rabbonacia e si addorme baciando il greto che aveva leste flagellato co fiotti, l’ale 1 orchestra, rifinita di tanto agitarsi, alla fine componesi a calma, e i frati si ritraggono. Non ha parole in cospetto di simile scena la critica. Qui l uomo e in preda alla propria emozione, allo.sbigottimento, al raccapriccio die da capo a piedi 1 invade. Sente, ma non ragiona, temendo una fredda analisi disabbellisca 1 incanto delle illusioni che Io affascinano. E in cambio di logorarsi il cervello a sapere se 1 arte consenta di abusare in lai modo di lutti i suoi mezzi e delle sue forze; in cambio di chiedere se la meraviglia e lo stupore che lo investono, provengano dalla potenza melodica o da una ben intesa sonorità, meglio torna a ciascuno confessare nel proprio spavento: io non so che codesto sia male o non sia ma so ben ch’è bello. Il duetto composto dal sig. Meyerbeer, tra Raoul e Valentina, situazione invereconda, è uno dui più bei pezzi e dei più drammatici dell opera- havvi nelle prime battute di quid duetto una frase stupenda <1 amorosa ansietà, quella melodia che ti sorprende e colpisce, quanto appettata men tanto è più beila. Essa brilla un momento, disparisce, senza rincrescerne al cuore che 1 ama. presentendone vicino il ritorno: e cosi adopera infatti il maestro. Il quale è valentissimo gioielliere che non tralascia, come abbia alle mani una gemma preziosa, di affaccettarla per ogni verso e reuderntda sfolgorante. - Palesa Valentina a Raoul la sua colpevole passione. — Raoul finalmenle si sveglia, nè ci voleva meno che d suonar a stormo delle campane, in quella notte di carneficina, per distaccare quel gentiluomo dalle braccia della sua innamorata. (litiasi fuori del letto, precipitandosi con la spada snudata al soccorso de’suoi fratelli, e a trucidare- i cattolici, nel cui numero si trovavano il marchese di Sainl-Bris. e il conte di Nevers. eh ei viene da oltraggiare ambidue nell onore di Valentina, lì. huola dell lino e moglie dell’altro. Eppure si dirà eotestui un martire della fede protestante! Gran Dio, che martire!... L adagio di codesto duetto è una delle più care melodie che si possono udire. Una frase incantevole o molle «die passa alternativamente dada voce all’orchestra e dall’orchestra alla voce, non ispira che voluttuose sensazioni, l’orso [p. 64 modifica]avrebbe poluto il sig. Meyerbeer sublimare codesta situazione. trasportandola, con qualche frase malinconica e santa, nella sfera dell qtoopea. dove niente di comunale o d impudico è concesso. Toccava all1 armonia coprire quella nudezza sotto i panneggiamenti del suo casto mantello. Inoltre la melodia di cui parlo, ha il torto di russo mi gli at’e albana del sonno della Muta. La stretta che segue, ancorché rapida e veemente. manca ciò nulla ostante di forza originali* e di distinzione. Il grido di Raoul, allorché si sottrae dalle strette convulse di Valentina, è sublime, e sbocca dal cuore} peccalo che rammemori la dolorosa e possente esclamazione fatta da Max nel 1 e}’schiilz nel momento che Samiél comparisce addietro dell’albero. Un minuetto e un terzetto compongono, si può dire, il ijuint atto. Questo nuovo costume di dividere in cinque parli le Opere mirando ad agevolare gli svolgimenti lirici, nuoce loro in iscanibio potentemente. Poco addomesticato con questa forma inusata, non sa il musico dove mettere i suoi finali, e, nel dubbio, si astien dallo scriverne} o se ne fa uno per caso, occupa quel finale un intiero allo lui solo. Mercè questa invenzione degli autori del libretto, i quali hanno creduto dover nella musica introdurre la forma della tragedia, stimolati senza dubbio dalla loro natura eminentemente poetica, si moltiplicano odiernamente le ariette, i piccoli cori. i cauli dialogizzali} ma de’ quartetti maestosi e condotti con grave semplicità, e dei larghi finali che si prendevano tutto il tempo opportuno per giungere, degli ampj pezzi che stan cosi bene nella vasta forma italiana, pur troppo oggidì non è più questione. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA Articolo I. Se il tempo c le forze, servissero sempre al buon volere ed alle sane intenzioni, io avrei maleria, a me solo, di che riempire non quegli fogli, ma di più grandi i ancora. Avrei per esempio a parlarvi della Gemma che ora si dà al Barrano c che sembra incominci a! rislaurare le sorti di quel teatro; avrei a dirvi del Naufragio «Iella Canobbiana co’snoi Vaudevilles; del Sogno che si va a fare in una di queste sere al Ile, c di cento altre bagattelle. Avrebbesi pure a parlare di una appassionata Romanza scritta dal si- ■ gnor maestro Boniforti, c dedicata ad una delle più distinte c gentili dilettanti di Milano: dovrebbesi far cenno di uno, anzi di due soavi terzetti che Marliani improvvisò ultimamente; uno de’quali già pubblicato: nè si avrebbe a lacere del chiaro compositore napoletano, il signor Lillo, che da alcuni giorni dimora fra noi, e va rallegrando or questa or quella delle nostre private riunioni musicali colle sue eleganti composizioni, e sorprende coll’abilità non comune che egli possiede di elegantissimo e puro esecutore pianista, interprete, degno degli Hummel e dei Thalberg.! - In verità che tutte queste cose richiederebbero cadauna maggiore sviluppo, lungo parlicolarizzamento; ma d’altronde imaginatevi un povero articolista obbligato c costretto a parlarvi di attualità, con ai lati due altissime cataste di nuove pubblicazioni musicali, che da parecchie settimane vanno gigantescamente annunziandosi c presentandosi al pubblico in caratteri arabo-gol ico-vandali sulla quarta pagina di questa Gazzetta, c che tutte egualmente attendono, 1 implorano, anzi pretendono un articolo, una critica I (critica di lode, intendiamoci bene), almeno almeno un cenno; egli è naturale che il povero articolista, critico, lodatore o acccnnatorc, oppresso c sof- ì focato dall’ingente pondo delle due grandi colonne, dimenticando ogni altra cura, cerchi di farla da nuovo > Sansone, c dia finalmente un crollo decisivo a queste due enormi cataste. Tanto più che il novello Sansone, si lusinga di non correre il rischio, come l’antico, di farsi fracassare la testa. - Ma da cosa comincercmo noi? Volete musica di canto, di stromenti, di strumenti ad arco, di stromenti a fiato, di stromenti a tastiera, d1 strumenti a tastiera e fiato insieme, a due mani, a quattro mani, a sei, ad otto? volete, musica di teatro musica da camera, «la Chiesa, con parole latine, francesi. tedesche, italiane, spaglinole? - Comandale. - Ilo di lutto di che potervi servire. - Dedicheremo i nostri primi esami a’valenti pianisti cd alle amabili pianiste. Parliamo di Liszt. Eccovi quà tre composizioni fatte come il solito, vale a dire tratte da altre composizioni. Sono esse una Grande l’antaisie sur Don Juan de Mozart (1), un Grand (’aprico sur des motifs de l Opera de Glinka Rvssi.vx et Ludmillc cd una Marcia Circassa traila da «piesta medesima Opera. E siamo sempre alla stessa istoria, lo per buona fortuna mi troverò nel caso di dirvi per esempio se* sieno Don Giovanni o Zeriina o il Commendatore che il sig. Liszt avrà introdotti a discorrere nella sua Grande L’antaisie, ma non vi saprò dire invece preseli!omento se negli altri due pezzi sia il sig. Russlan o la signora Ludmilla che vi susurrano alrorecchio;qucllc deliziose melodie, e quale c «pianta sia la parli* della Marcia Circassa che appartiene al sig. Glinka, e «pianta e. «piale, «piella che spelta a Liszt. Abbiamo detto l< mille volte che, in queste, moderne Fantasie. Capricci, Reminiscenze, Trascrizioni, «’• forza, se non si conosce pienamente, la fonte originale, pendere incerti ncll’attribuire i pregi o i difetti delle composizioni piuttosto all’uno che all’altro autore. Intanto dicasi qualche cosa di ciò che conosciamo. Tutti i giornali ollrcmontani hanno prodigalo, o meglio hanno tributato le dovute, lodi a «piesta magnifica Fantasia sul Don Giovanni. In essa il caratteri* dell’imperituro spartito di Mozart, vi è ritratto al vero. Sembra persino impossibile che in un solo pezzo, di mole anche, non vasta, il grande pianista abbia saputo raccogliere e fondere, senza mai infrangere le leggi dell unità, lutti i differenti colori della fantastica tragicomedia. La gentile cd innocente passione della spensierata Zeriina e le irresistibili seduzioni di Don Giovanni ebbero il più vero interprete in Liszt, che tratto tratto v iene a romperle colle spaventose minaccio del Commendatore, le quali mano mano che si odono rombare, sempre più diventano gravi, possenti, o terribili. Sono perciò tre i principali brani di Mozart su i quali è basata questa colossale Fantasia. Il Duellino Là ei darem la mano forma soggetto di semplici e soavi variazioni, c I’Aria L’in che dal vino, condottavi da un lungo ed irrequieto modulare su quelle scale ascendenti e discendenti della terribile scena finale, forma la perorazione, trattatavi con quella sublime grandezza, alla quale Liszt solo sa in giornata elevarsi, poggiare c mantenersi. E codesto un pezzo di musica, che, quantunque per certo non facile, non ha però quell’inestricabile difficoltà che unita al nome di Liszt spaventa il più delle volle anche i nostri più valorosi esecutori. Inoltre, nel caso attuale la fatica dello studio viene compensata dal sommo effetto della musica. L’ultima coda in modo speciale è popolare c trascinante quanto dir si possa. Se poniamo mente alle belle c soavi melodie che infiorano il Grand Caprice sull’opera di Glinka, come pure al grandioso foco che. domina tutta la Marcia, ci troviamo indolii a ritenere che il signor Glinka sia un compositore di un talento ben distinto anche nelle opere di genere teatrale, delle quali noi fino ad ora non abbiamo avuta la fortuna di conoscere il più piccolo brano. Ma domanderemo un’ultima volta: è ella la musica di Glinka che ha tanto merito, od è più tosto la maniera magistrale colla quale il sommo pianista sa presentarcela? Sia o Euna o l’altra delle due supposizioni, o la prima c la seconda insieme, è certo che anche questi due pezzi hanno quel marchio libero, fantastico, elegante c grandissimo, che il sig. Liszt non tralascia inai di imprimere anche alla più piccola delle sue (I) E questo e tutti gli altri pezzi de’ quali si va a parlare sono pubblicati dal Ilicordi. composizioni. La Marcia Circassa, più che il Capriccio, è di possente effetto, anche come pezzo di società; poiché il Capriccio sembra indicare maggiormente il bisogno di conoscere preventivamente lo sparlilo del signor Glinka. - Diamo un saluto a Liszt, ricordandogli una sacra processa eli egli ha fatta or sono già alcuni anni a tutto il mondo musicale, voglio dire del compimenti) di «pie suoi grandi slmlj, «du* «’gli annunziò in numero di ventiquattro, e dei «piali fino ad ora non se ne contano che dodici. Opera veramente gigantesca i e straordinaria! Enrico Ilerz scrive continuamente, di giorno e. di notte, sia caldo, sia gelo: egli è il Donizelli dii pianoforte. Di questo brillante autore abbiamo qui una farragine di pezzi, de’«piali [iure, come degli allei più sopra, non sappiamo fino a che punto attribuire j il merito al compositore pianista; poiché trattasi di una । Polka, che è, come il sig. Ilerz la intitola, una nouvelle danse Allemande, trattasi di Ire Divertissements sur des.lies de ballet de Doni Sébastien, d’una l’antaisie sul1 opera La pari ila Diable, «I un («’ma Arabo (che, se non fosse arabo, si potrebbe ritenere napolitano), e d’altre coserelle di questo genere. Fi va a vedere adesso in tutti questi pezzi, travagliali bensì col solilo garbo del signor Hcrz, in che dose entrino e quanta parte v’abbiano Don Sebastiano, e la Polka, e il Diavolo, e gli Arabi. V’ha molla freschezza di modi nclV Adagio cantabile d’una L’antaisie brillante sulla Maria «li Rohan composta da Berlini jeune; la coda perii è troppo comune: come pure v’ha dell i dolcezza abbastanza aerea n< ÌV Impromptu di Lickl C. Giorgio sulla Serenata di Don Pasquale, e nell’altro sulla Preghiera di Marta di Hohan. - Ma veniamo in nome di Dio una volta a qualche cosa di originale. Avvi della vivacità e del garbo nella Polonaise di Laminile, della soavità nelle poche battute della Melodie pour Piano di fhalbcrg. La lìapsodie di Lickl F. Carlo è una delle severe e tranquille ispirazioni, delle quali è sempre improntalo il fare di questo egregio compositore. Però vi ha un po’ di pecca derivante da troppa uniformità di colorilo, e da eccessiva lunghezza; tanto più ehe il pezzo è piantato in sestupla, tempo per se stesso alquanto saltellante. Il Capriccio di Golinclli (Opera nona, e seconda dei Capricci) rinserra de’ buoni tratti. Avvi soavità e spontaneità italiana nelle cantilene, c chiaro sviluppo. Il primo Tempestoso sembra non avere uno scopo bene pronunzialo; ma il rimanente «Iella composizione è di bello c savio travagli o,e quantunque alquanto usata, l’ultima maniera del trillo è di un effetto cristallino e toccante. In generale non v’ha novità nemmeno in nessuno degli accompagnamenti infioranti le cantilene, ed anche la perorazione non si presenta sotto un aspetto sufficientemente nuovo; ma il Capriccio in complesso è cosa, anziché capricciosa, lavorala con gusto e quadratura, eil è raccomandabile quale pezzo di ottimo risultalo in quelle delle nostre società, che non troppo inclinano al trascendentalismo. In altro articolo avremo a toccare di alcune più interessanti composizioni di Thalberg ed Ilerz; parleremo di Dohler, e via via di tutto che può maggiormente pungere la curiosità de’nostri buongustai. In seguito accenneremo anche de’pezzi di Pianoforte a più di due mani, c delle cose più interessanti pubblicate ultimamente o per altri strumenti o per canto. Alberto Mazzucato. Delle cause che conducono a mal partito le opere riprodotte senza I’ intervento dell’autore. IL PUBBLICO

 lo parlo per ver dire,

Non per odio d’altrui, nè per disprezzo. Petr. Le prevenzioni del pubblico, buone o cattive elle siano, sono sempre nocive al sano giudizio, perchè perturbatrici di quella quiete d’animo, c di spiedo, [p. 65 modifica]ÜÉSss. — — — — VgW che, per ben giudicare, siffattamente richiedesi. Se la i gC© rama menzognera esalta più del dovere, 1- immaginazione del pubblico predomina. l’aspettazione. Tassi maggiure., c le esigenze soverchie: così al contrario, se ^0 l’opinione generale è sfavorevole, si va al teatro con animo deliberato di trovare ogni cosa alla peggio.! L’origine di questa buona, o cattiva opinione, sta j nella fede data a certe notizie, poco accurate o false interamente, sparse fra il pubblico sul conto delle Opere prodotte altrove; sta nell’antagonismo nazionale o semplicemente di municipio (sotto il rapporto musicale), • per cui ciò che. piace in un teatro, è convenuto non । debba piacere in un altro; sta nella simpatia o nelI l’antipatia per il nome dell’autore, per la sua patria, ) per la scuola da cui deriva, pel suo stile,, per il genere, c che so io; sta, in line, nelle piccole e grandi manovre degli amici millantai<»ri, e dei nemici of/i। dosi del pari, c nelle, vociferazioni maligne ed ambigue, enfatiche e speciose, spacciate dai professori che, intervengono, o dalle persone, che assistono alle prime! ripetizioni. Quali poi ne sono le conseguenze?.. L’in{ giustizia c la falsila delle decisioni avventate, l’csi’ lonza e le dubbiezze sulla convenienza o sulla disconvenienza delle proprie, sensazioni, il capriccio, lo spii riio di parte, le esagerate, dimostrazioni, prò, c con‘ tro, la depravazione ed il Irav iamenlo del proprio gu■ sto e dell’altrui, nell1 arte di ascoltare la musica. L’arlc di ascoltare la musica, che non è. l’arte di aprire le! orecchie, si è quella di lasciarsi andare a seconda delle | vergini impressioni del momento, senza inquietarsi troppo delle impressioni già ricevute: sccondariamenI te di attenersi all’ammirazione, od alla disistima dell’Opera per sè slessa, senza preoccuparsi del sistema, | o della scuola a cui appartenga; in terzo luogo, di non desiderar mai di conoscere preventivamente l’au> toro, si chiami egli Tizio o Cajo, provenga egli da } questa o da quella contrada. Questi (re capi essen1 ziali dell’arte di ascoltar la musica, andrò io quivi svolgendo alia meglio, siccome il compimento del tema assuntomi sulle cause rovinose, di cui è questione in questo (1), e nei due articoli precedenti (2). Il primo punto ridettesi parlico’armente sulla rispettiva condizione dei vccchj, amatori della musica di un’epoca anteriore alla nostra, i quali, sempre di sposti a censurare, tutto ciò che non ha appartenuto ai bei tempi della loro prima età, sono in continuo antagonismo sistematico contro la musica del giorno. Ciò succede, sia che, per vero, si trovino essi (piasi estranei ad un linguaggio, poco o nulla consuonante con quello che formava altre volte la loro delizia, sia che, per la singolare vanità di considerare (piale, opera lor propria le celebrili! dei tempi loro, tentino di contrastare, per quanto in loro sta, la supremazia alle celebrità formale, dall’attuale generazione. Certissima cosa egli è poi, che a questi colali, cosi detti, puristi, la musica nostra (impura anziché no) non può che recare fastidio; (piindi abbastanza comprcnde.si, quanto passionati e parziali sono eglino nei loro giudizj, assoluti, ed esclusivi nelle loro idee. Bello è il vederli nell’assistere ad una prima rappresentazione, pieni di raccapriccio, d’inquietezza e d’indignazione, declamare, ad ogni tratto, contro l’intemperanza di uno stile furioso, contro alle scuole degenerate, cd al bastardume degli artisti: lamentare c piangere la condizione tristissima in cui trovasi l’arte oggigiorno, nella persuasiva dimostranza, più triste ancora, die ella, andando di questo passo, corre ad una certa rovina: poi, alla finfine, uscir de’gangheri, andare su tulle le furie, otturarsi le orecchie per difenderle da un tanto baccano, cd abbandonare sull’istante le profanate sedi, maledicendo l’Opera, l’autore, gli esecutori, ed i plaudenti, che hanno la dabbenaggine di trovar bello e buono ciò che loro piace... Il secondo pillilo comprende un’altra classe di amatori della musica moderna bensì, ma fautori esclusivi (1) Nel presente, articolo, il primo titolo non corrisponde totalmente al secondo, giacche le prevenzioni del pubblico ponilo esser fatali ad un autore che. in| tcrvenga, o non intervenga alla mise en scène di una. sua Opera, data altrove: sì nell’uno, che nell’altro i caso, ed a pari condizione di circoslanzc, egli è gra’ tintamente, sommariamente c barbaramente giudicalo! | (2) Vedi N. il e 15 di questa Gazzella musicale. di una scuola, di una forma, di un genere, c di uno stile: essi poi si dividono in diverse frazioni, divergenti del pari, e qualche volta, in scuso diametralmente opposto. Gli uni sono i partigiani della musica Italiana pura (dove esiste? In Italia, certamente no!!), gli altri, dell" Italiana mista; questi, della Tedesca, quelli della Francese, che è una fusione delle due scuole, Italiana, c Tedesca. Così si dica della forma della melodia, per esempio: questi la vogliono spianata, larga e cantabile; quelli, spezzata, tronca, sillabica, e declamata quale la richiede la ragione de’ suoi priucipj filosofici; poi, della relativa proporzione, cosa non si vuole? L’uno ama le repliche, l’altro le ripudia, come una lungheria; chi trova troppo lungo un pezzo d’assieme, ehi non lo crede sufiieientemenlc sviluppato: questi vorrebbe ridurre ad un tempo solo ciò che ordinariamente si disti ibuiscc in tre, quello non vuole sentire parlare di riforme; qualcuno vorrebbe togliere i recitativi obbligati, o per lo meno, considerarli, come un primo tempo; la maggior parte poi vedrebbe volentieri abolito il recitativo semplice, per la ragione massima che non vi hanno cantanti alti a declamarlo. Così finalmente, si parli del genere c dello stile: questi sono per la musica fragorosa e robusta, scientifica e drammatica chi predilige la musica dei grandi elj’ellicosì detta, in cui i due, interessi, armonico c melodico, si riuniscono.successivamente fra di loro nella combinazione delle masse; chi preferisce le bellezze parziali, e di dettaglio, i fiorellini sparsi, «pia c là, I’ andamento di un basso, i movimenti svariati dell’accompagnamento, le. rispostine degli islromcnti colle voci, il cicaleccio fra di loro medesimi, le sfumature del colorito, la trasparenza c che so io. Al terzo punto appartiene per ultimo la specie insana degli entusiasti per un autore qualsiasi fra i pochi rappresentanti primari del vigente sistema di musica. Questi colali, predominali dal cieco fanatismo per il loro capo-scuola, giustamente od ingiustamente ammiralo, non solo sono ligi a concedere, il passo allo slesso, soperchiando un altro, ma non si fanno scrupolo eziandio di (encre per falsa la strada battuta da altri, se. pur egli non f’abbia, per il primo, tracciala. Eppcrciò, nel recarsi a teatro, essi sanno già preventivamente cd abbondantemente se una produzione nuova sara lodevole o da biasimarsi; la questione sta nel nome dell’autore: scambialo il medesimo, ululale le v icende! Ora dunque in (ale e tanta discrepanza di opinioni, in siffatte preferenze cd esclusività di giudizio sui lavori d arte, conseguenza naturale delle circostanze diverse in cui uno si trova, o si è (rovaio, della diversa organizzazione fisica e morale degli individui, di certe accidentali affezioni ed idee che successivamente regnano nei popoli, e qualche volta della forza di particolari interessi da cui una lai classe d’uomini, od un tale angolo di (erra è diversamente guidalo; ora, dico, fra le (ante e tanto diverse predisposizioni degli animi, e, rii), che è il più,’ nel comune rapporlatnento alla massima, che è l’ultima ratio degli ignoranti, non esservi in musica un vero bello per tulli, c come in amore, non esser bello quel che è bello, ma bello (pici che piace, cosa rimane ad un povero autore, il (piale non abbia altro per sè, che la coscienza del proprio lavoro, cosa rimane, se nonché l’intima persuasione che 1 osilo di Un’Opera nuova, o la di lei rovina, non ha nulla a che fare col merito che la distingue, o coi difetti, con cui si produce in condizioni meno vantaggiose?... Picr-Angelo Minoli. VARIETÀ — China. Nel libro Lintscha trovasi: il saggio, che è naturalmente anche conoscitore di musica, giudica dalla musica dominante se. uno stalo è ben regolalo o se è presso alla sua mina. - Un principe deve darsi specialmente premura di evitare che la musica non degeneri c non renda molli c snervati i sudditi: mantenere la musica nella sua semplicità, purezza e nobiltà, dev’essere la sua prima cura. i In altro libro Schuking leggesi un altro celebre periodo, ove il gran imperatore Yao impone, al capo della musica i suoi doveri. - In tempo più moderno non (rovavasi più la musica nella China, la (piale una voila faceva mirabili effetti. Invano l’imperatore Rang hi fece ristabilire gli slromcnli musicali secondo gli antichi libri: essi erano come la spada di Skanderbeg senza il suo braccio; i costumi di un tempo non polevano esseri* ristabiliti. - (Segnale di Lipsia.) IL Il nolo editore di musica Walsh In Londra, che pel primo pubblicò le opere di lliindcl a partitura, deve, •piasi tutta la sua ricchezza a questa intrapresa. Su tale argomento si cita un mollo scherzoso di Handcl. Il medesimo (rovavasi in considerabili* sborso per la rappresentazione della di lui opera» Rinaldo w che all esecuzione non corrispose alle aspettative, o piuttosto perchè non vi furono impiegate le spese necessarie, ancorché non ne fosse stata veramente causa la musica. - Ad onta di questo modesto successo la musica venne assai ricercata e l’editore Walsh vende una quantità di esemplari della partitura di qucst’Opera da lui pubblicata. Handcl chiese un giorno a quest ultimo, che cosa aveva guadagnalo con questa musica? u Mille c cinquecento lire! n rispose l’editore. Ebbene, ripigliò lliindcl, egli è più che ragionevole che fra noi due sia tutto pareggialo: voi avrete quindi la boula di comporre la prima opera, cd io la stamperò! - Quante volte dovevamo essere stali Mozart cd anche. Beethoven nella slessa situazione, di far simili progetti a, loro editori’*! (G. M. di Vienna). III. Ciò che la lingua presta alla musica c la musica alla lingua è del pari difficile, che pericoloso il rispondere c decidere. Il maestro di musica riterrà sempre: la lingua è l’abito della musica, e non la musica l’abito della lingua. Se si giudica della lingua, (lessa fa come il corpo umano cogli abiti. Non la lingua italiana ha creato la musica italiana, ma il cuore italiano cd il fuoco, la bellezza del cielo, della terra, del mare. La lingua è un velo leggiero, un abito greco dei sentimenti e. dei suoni. Si è cercalo c credulo di trovare nell’accento della lingua la sorgente della musica, e in ciascuna particolarmente la sorgente della musica nazionale, Ma i suoni più alti c profondi, il melodico della declamazione non giace nella lingua, ma nel carattere dell’uomo che la parla, c nei costumi della nazione. (G. AL di Vienna) NOTIZIE MUSICALI RIVERSE — Palimi. (7 Aprile). Théâtre-! talion. - Questo teatro c chiuso per sei mesi. La tirisi e Mario sono partiti lunedi, e Lablaehe martedì per Londra; Ronconi c sua moglie martedì per Vienna. La Brambilla non lascia Parigi. Salvi non partirà che il IO; va a Londra per cantare nei concerti. - Fornasari è sempre ammalato a Londra; ci si annunzia che il sig. Lumlcy, direttore del teatro della Regina, va a domandare ai tribunali inglesi l’annullazione del contratto con questo cantante. (/■’. A/.) — La stagione dell’Opéra italiana si è chiusa, dopo avere cominciato sotto auspici dubbiosi. Non si avevano di mira che delle opere nuove, Dio sa di (piai titolo, c dei nuovi cantanti per supplire a Tamburini. Le opere si sono prodotte senza far veramente torto all’impresa: solo farà d’uopo provarne dell’altre l’anno venturo. I cantanti hanno avuto buon esito. Tamburini, virtuoso troppo somigliante a se stesso, ma vocalizzatore perfetto, la di cui perfezione avendo il gran torto d’essere in memoria dopo dieci anni, Tamburini non poteva più dimorare a Parigi. I suoi successori non l’eguagliano O sotto il rapporto del canto di scuola, ma non si conoscono ancor bene, ed è un’attrattiva che può durare lungo tempo a loro riguardo, soprattutto (pianto a Ronconi, rimarchevole per l’ispirazione e lo slancio. Fornasari durerà evidentemente meno, supponendo che [p. 66 modifica]— GG la sua posizione verso la direzione permetta di farlo ritornare a Parigi. L’avvenire non può far meno in favole del teatro italiano che di serbargli degli avvenimenti di tal falla, tanto più che non v’ha grande esigenza per domandarglieli. Si ha dunque in prospettiva una situazione almeno tollerabile, c noi conosciamo più d’un teatro che non è italiano, cui polrebbesi augurarne altrettanto. Tuttavia bisognerebbe essere in vena di benevolenza e di parzialità. (77. et G. JZ.) — Dohler ha diretto all’inventore del chiroggmnaste, sig. Martin, una lettera che approva quanto noi abbiamo detto dell’incontestabile utilità di quest’istromento. ÌXoi vi rimarchiamo particolarmente queste linee: • Colla vostra ingegnosa invenzione, voi avrete reso un segnalato servigio alle persone che si dedicano al pianoforte, come a quelle che hanno già acquistalo su quest’istromcnto un certo grado di perfezione, e sarà, nel son certo, grazie al chiroggmnaste, che le falangi del quarto dito, ordinariamente sì ribelli, saranno domate senza tormentare le orecchie del pianista nè quelle dei suoi vicini. (F. M.) — Fr. Kalkbrenner, l’autore di tante fantasie, non ha giammai fatto niente di meglio in tal genere, di quella che ha testò composto sul Fils de la Fierge, romanza del sig. Scudo. Espressiva, brillante, delicata c gaja, questa fantasia riunisce tutte le qualità atte a far risplendcre il talento degli esecutori di prima e seconda forza. Idem — Il celebre scultore Thorvvaldsen è morto; le sue spoglie saranno depositale a Copenaghen nella chiesa di Holin. Ohenstchlaeger ha scritto per questa lugubre cerimonia una cantala funebre, musicata dal sig. Glaeser. Thorvvaldsen ha legato tutta la sua fortuna al museo ch’egli ha creato e clic porta il suo nome. Nel giorno di sua morte egli lavorava ancora ad un busto di Lutero. Idem. — Il rinomalo flautista Briccialdi è partito il 42 del corrente da Vienna per Bukaresl e Odessa, ove darà concerti, c quindi continuerà il suo viaggio per la Russia. (G. M. di Ftenna). — Lkmbehg. Il galiziano archivio di musica festeggiò nelle proprie sale il 25 marzo l’anniversario della morte di Beethoven con una grande accademia, in cui cseguironsi diverse composizioni dell’immortale maestro. Idem — La signora di Hasselt-Barili in Vienna aveva domandato il permesso di poter porre una pietra sepolcrale nella chiesa di corte, ove Mozart giace seppellito j in conseguenza di ciò fu festevolmente consacrata ai 3t) gennajo la lapide nella chiesa presso i Paolani, ove venne nello stesso tempo eseguito il Requiem di Mozart. Su marmo bigio trovasi l’iscrizione dorala: «Giovane grande, tardi conosciuto, mai raggiunto». Sopra questa iscrizione verrà posto il ritratto in forma di medaglia del grande defunto. (G. di. di Lipsia.) — WEi.iun.-La fantasia di Liszi sul 77on Juan eseguita dall’autore. • Con una così detta fantasia su «Là ci darem la mano» nel Don Juan Liszt ci ha sì terribilmente tormentati, che noi avremmo certamente preso la fuga, se fosse stato possibile il farlo senza rumore. E vero, il nostro stregone vi sviluppò un’orribile agilità.... ma ci preseni d’ora in poi il cielo di tale musica, colla quale al caso si potrebbe cacciar fuori il diavolo dall’inferno! — Liszt è come un ignivomo Etna, che copre talvolta con distruggenti torrenti di lava tutte le magnifiche selve c valli c le aure praterie, dominate dalla sua vetta aspirante al cielo. - Qui sta tutta la sua vera arte, tutto il sano suo gusto. Egli pone mano poi ai contorti spoltri ed alle larve e divertesi, abbandonato dalle Muse e dalle Grazie, con orridi mostri. - Veggasi il cenno che di questa grande fantasia di Listz è dato dal nostro collaboratore sig. A. Mazzucato nel primo suo articolo di Rassegna bibliografica inserito in questo slesso foglio. (G..-V. di Lipsia.) — Salisburgo. Ai 12 marzo diede il Jlozarteo un concerto nella sala del Museo, in cui cseguironsi molte eccellenti produzioni. La sinfonia della Genueserimi di Lindpaintner, e la sinfonia dell’Olimpia di Spuntini furono eseguite dall’orchestra con precisione. Pose fine al concerto un magnifico coro. «Sia lode a te, Signore - di Lindpaintner. L’instancabile zelatile direttore del Jfozarteo, sig. Taux maestro di cappella, ne condusse come al solilo la direzione con energia, fuoco e circospezione. All’anniversario della celebrazione di Mozart, il J/azarteo ne solennizzerà la ricordanza in quel memorabile 4 settèmbre 184* con una festa musicalo; a cui interverranno di nuovo numerosi veneratori del grande maestro. {G. di. di Piemia) NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL’!. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVILEG. Di GIOVAXM RICORDI MORCEAU DE CONCERT pour Fìano SUR L OPÉRA DOM SÉBASTIEN ne DOXIZETTI COMPOSÉ PAH». A, 00030 Fr. ô 50 16010 (0RIÌ1D# D UffllIlil ©pera ì>i £■ Ritti PEZZI NUOVI AGGIUNTI DALLAUTOREA PARIGI 15910 15911 11Ì912 15915 4591-4 15915 Canzone, Raggio di contento, per S. Fr. Terzellino della Benedizione, O pietoso Signor delle genti, per S., C., Bar. n Romanza, Guiscardo a Pia dicco, per T.n Ballata, Bando a ogni tristo umor, per T. «Aria, Vorrei poter resistere, pçr S.» Cavatina, Tant’io l’adoro, per Bar. h 80 50 50 80 40 1 1 1 I 5 MORCEAU DE CONCERT pour Violoncelle avec accompagnement de Plano SUR DES MOTIFS DE L OPÉRA DOM SEBASTIEN»e DOVIZETSTl 15546 Op. 35. Fr. 5 25 pour le Fiuno • SUR DES MOTIFS FAVORIS DE L OPÉRA DOIS PASQUAEE DE G. DOVIZI TTI 15640 Op. 62. Fr. 3 VARIAZIONI BRILLANTI FANTAISIE BRILLANTE j/ovo’ le Violoncelle avec accompagnement de Piano SUB DES MOTIFS DE EAMBERT SITIATE 15941 K OHMO Op. 34. Fr. 4 75 15415 Op. 134. Fr. 4 — pour le Filino SUR L OPÉRA EA FIDANZATA CORSA DE BACIAI 1563S 15629 COMPOSEE PAR EH1ÎEST L L. C00 Op. 28. Fr. 4 25 ANTHOLOGIE MUSICALE pour le Fiotto SUR DES MOTIFS DE L OPERA ©U ©Z ©©Ï33ZEY7] COMPOSÉE PAR il s, mm Op. Cl. N. 18. Fr. 4 — FANTAISIE ET VARIATIONS pour Fiatto SUR l’opéra BOTI SEBASTIEN de BOZZETTI 16005 PAR LE CARPENTIER Op. 88. Fr. 8 25 D.MC SOL.Q pour la Flùte accompagnement de Plano PAR -15928 Op. 91. Fr. 5 50 I X PRIATFJIPM AU TUSCUEEM iZI «xet cwtariceà C- ÏYÏOROTÏI 15855 al 64 Fr. 15 — r/ r/aa/fr /scJ a délias voas ÌXB. Vendesi anche in pezzi separali. GRANDE FANTAISIE iGano SUR LA MALÉDICTION ET LA CAVATINE DE BASSE DE l’()PÉRA EA FIDANZATA CORSA DE BACIAI 15639 COMPOSEEPAH E» A, Tu, COOP Fr. 6 — SOPRA UNA REMINISCENZA DELL OPERA COMPOSTE PER IL Fianoforte a quattro tuoni Tragedia lirica in tre atti POSTA IN MUSICA DAL PRINCIPE Diversi pezzi ridotti per (’.auto con accompagnamento di Pianoforte Dramma lìrico «li Giacomo Sacciiéro POSTO IN MUSICA DAL MAESTRO Diversi pezzi ridotti per Canto con accompagnamento di Pianofiorlc GIOVASSI RICORDI editoiu-proi’hihap.io. Dall’I. R. Stabilimento Aazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia TEubicale di G1OVAAAT RICORDI Contrada degli Onienoni X. 1720. con deposito per la vendila in dettaglio nei diversi locali terreni situati salto il nuovo partito di fi anco all l. II. 1 entro alici Stala.