Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 28

N. 28 - 14 luglio 1844

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[p. 115 modifica]- 415 o © GAZZETTA MUSICALE ANNO III. - N. 28. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.” di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antoloc.ia classica MisicAi.K. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2UU0 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati qratis all’atto che si paga!’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Leggasi I* avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1843. I!• (•!> (do- 4n.in Lui LA»> i> itili”’ VUJ’I SOMMAR IO.; I. Delle, cagioni per le. quali le musiche nuove diventano vecchie. - IL Della proposta Calta dal chiarissimo sig. Geremia N itali di un nuovo mezzo per determinare con esattezza i tempi musicali. - 111. Gazzettino SETTIMANALE DI MILANO. - 1V. CoillUSI’ONDENZ.A PARTICOLÀRE. - V. NOTIZIE. - VI. ALTRE COSE. DELLE CAGIONI PER LE QUALI LE MISICIIE miOVE DIVENTANO VECCHIE a L’arte clic tutto fa nulla si scopre u. Tasso, Gerls. tutti è certamente avvenuto di,osservare un fatto, ed è che le Sfty ’Ù^opere maggiormente applaudife î1 ei teatri italiani, dopo breve volger di tempo, cadono in dimenticanza non solo, ma se avviene che |i qualche Imprenditore faccia la buon’opera di richiamarle in vita, e tenti d infonder i nuova lena entro corpi lasciati per parco- । chi anni in riposo, accade (piasi sempre che si faccia poco buon viso all’ospite no- j vellamente arrivato, con non poco scapito ■ degl interessi di chi tentò di riporlo in cammino per nuovi viaggi. Questo fatto. ’ io diceva. osservato da tutti. è interpre-! tato dai più ad un sol modo-, vale a dire, j che la musica ha le sue fasi, le quali si! cambiano ad ogni dieci o dodici anni, e. che quest arie divina, in teatro almeno, e i schiava di quella regina assoluta di tante ì altre cose mondane, ossia la Moda. Per j verità a chi ha coscienza di questa nobi: lissima e bellissima delle arti, a chi os-, serva come sia basata sopra principi! filosofici ed inalterabili. a chi vede che la! । prima fra le scienze esatte, la matematica, serve come di piedestallo a questa stui penda creazione, a etti, dirò con Dante. । han posto inailo e cielo e terra, troverà! più che dura, falsata la sentenza: ma sic- [ come il fatto sta e viene ogni di alla luce, 1 parmi pregio dell’opera cercare donde derivi. Conviene anzi tutto dividere in due categorie distinte i teatri, sieno dessi della i j nostra o di straniera nazione. Ve ne ha 5?. alcuni, in cui. allorquando un’opera è collocata ni repertorio, cioè nel numero di i tîiüri fltH-^e riputate degne d’offerirsi al pubblico, vi prende stabile dimora, come un ig cittadino nella sua terra natale, ned è scac—

DI MILANO • La musique. parties inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire.parlantes, exprime toutes les pas• stoni, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte, ainsi jusqu’au coeur de l’homme des seti• timents propres à l’émouvoir. •.7..7. Ilmssioc. ciata. avvegnacchè le sopravvenute sieno molte e nuove. Cosi a Parigi. a Londra, e diciamolo pure a Napoli ed a Vienna, le opere teatrali non si risentono gravemente della tirannia della moda. Questo fatto, a mio avviso, merita di essere attentamente studiato. Ond’è mai die un’assemblea di ascoltatori faccia ugualmente buon viso in sere successive a Gluck. Spontini, Paesiello, CimarosaMozart, Meyerbeer, Auber, Rossini. Bellini, Donizetti, ecc. tra i lavori dei (inali correranno talvolta dei mezzi secoli di distanza, e che tentata la vicenda in allre assemblee, desse mostransi svogliate e sonnacchiose? Dovrern credere che gli organi dell’udito variino da terra a terra? Mai no. Possono bensì questi organi venire educali in modo diverso: e qui è dove prendo a considerare f altra categoria dei teatri. Quando pel giro di dieci o dodici anni nel maggior numero di quelli della nostra Penisola non si veggono e non si ascoltano che opere di un autore, o de’suoi pedissequi1, accadono due cose ugualmente fatali aliarle^ la prima si è che 1 orecchio, il (piale si accostuma si presto alle forme perchè può tenervi dietro senza fatica, è molestato da tutto quanto non consuona coi movimenti ai quali si è assuefatto, finché sopraggiunta la sazietà. leva a cielo il primo venuto che in qualche modo gli procaccia sensazioni diverse. Io porto opinione che la stessa causa, supponendola trasportata dalT orecchio all occhio, produrrebbe lo stesso effetto. Spiego la cosa. Se in alcuna fra le gallerie di quadri-, che pur molle ve ne hanno e di magnifiche anche nelle città italiane di second’ordine. vi fosse chi non lasciasse campeggiare se non se una scuola, supponiamo la veneziana, cosi ricca di tinte splendide ed energiche, e le cose progredissero di modo die per parecchi anni gli occhi dei visitatori di quella galleria, non ritraessero d altronde sensazioni diverse in fatto di pittura, io mi persuado che presentando ad essi tutt’ad un tratto dei (piade! di scuola parmigiana, bolognesi*, fiamminga e va dicendo, noterebbero a difetto un colorito non a sufficienza vigoroso. E certo è gran ventura per f arte del disegno e della scultura, che i monumenti più pregevoli di tutte le scuole e di tutte le età possano essere raccolti in guisa, che l’osservatore posa f occhio distintamente su lutti, ritraendo dall esame delle singole parti I idea di quel bello ideale che paDOMENICA 4 4 Luglio 1844. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. Li affrancata di porto lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pozzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio bicordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso IL’lIiçio <lella Gazzetta in casa /tienrdi. contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli 11 Ilici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. recchi secoli di operosità mandarono a noi. Ma ben diverse corrono le cose per l’arte musicali*, i lavori della (piale, perchè sieno palesi all orecchio, liait d uopo molte volte dell opera di centinaja di persone. Io dico adunque che per questa parte la musica soggiace a molli e brevi cambiamenti, non per difètto di beltà assolute, che non possono esser mai passaggiere e periture, ma per non esser invalso il costume di famigliarizzare roreccliio del popolo coi capolavori di tutte le età. Altra causa del fatto che abbiamo preso a considerare risiede in certe forme, comunemente abbracciate e seguile dal maggioì- numero dei compositori. I limiti che mi sono proposto nel tessere questi cenni non mi permettono di considerare se, e fin dove le forme, le (piali non sono figlie dell’arte. ma della convenzione. ponno giovare all’arte stessa, ed a chi la professa. E indubitato che anche dalle forme dei pezzi, ripetute ormai da tanti anni, deriva (pici senso di sazietà che si presto si attacca alle produzioni teatrali del giorno, sceverali* quelle chi* pur servendo alle forme. porgono nell originalità del pensiero un elemento di novità che signoreggia le forme medesime. Conforterò di qualche esempio la mia opinione, Lenendo dietro alla storia del1 arte, noi vediamo come ai tempi passati il pubblico si dilettasse in teatro ad udire in certi punti di cavatine sposarsi ad una vocale, e soggiace per più misure in cando centinaja di note e duetti la voce con questa passo e in giù toccon vario moto e colore, finche arrivava al termine del cammino ove soleva trovarsi un trillo. La moda estese il costume a! pezzi strumentali: e il trillare del clarinetto, dei flauto, del violino e va dicendo, denotava il momento in cui gli uditori dovevan batter le mani. A poco a poco le cadenze finali vennero spogliandosi delle tante rifioriture che possedevano. e. toccalo un altro estremo, ognuno di noi ha potuto sentire con quanta parsimonia di abbellimenti si ornasse il canto, che pareva accennare di volersi identificare colla declamazione. Il punto convenzionale dell applauso venne a risiedere in certe corone. ove il cantore ferma la voci; elevatamente tonante, intanto che il direttore dell orchestra aspetta coll arco in aria che, vuotati i polmoni, si passi al pieno d orchestra nelle cadenze finali. Oggimai (* questi gridi e il riprodursi degli [p. 116 modifica]146 — । facile cosa deviare dal retto cammino, per। ciocché l’uomo d’ingegno potrà sostituire 1 ai vero il convenzionale, il quale, perchè tale, stancherà ben presto chi ascolta e verrà sostituito da altro convenzionale. Dopo tutto quanto son venuto discorrendo. nella lusinga di aver accennato alle l cause per le quali, indipendenlemente dall’arte, molte produzioni musicali soggiacciono fra noi a brevi periodi di vita, darò ai coltivatoli di essa quel conforto che, ho procurato e procuro di dare a me stesso tutto di: dir voglio di approfondire lo spirito delle regole e degli artifizi che ne dipendono. e che han tanta parte al re: gelare andamento dei pensieri, e di stui diare le opere dei classici autori. Le re1 gole e gli artifizi abituano la menti# a fare correttamente e con ordine: ciò che è somi inamente richiesto in musica. perciocché il linguaggio di quest’arte può vagare per! entro contini amplissimi. Colla norma poi I dei classici non sarà facile diventar troppo j ligi alle forme, perchè i grandi compositori noi furono: e lo studioso andrà formandosi uno stile, il quale tanto imporla allo; scrittore quanto all* uomo una particolare fisionomia. P. Torri^ianì. i. unisoni van cessando di svegliare f ap^6 plauso, ed è a credere perciò che fra breve ritorneranno le cose al lor giusto valore. kVj ed è a dire, a servirsi degli uni e degli q altri in quei soli casi die la posizione del dramma lo esige. Ma forse qualche altra convenzione sorgerà fra I artista e I uditore, dalla quale, se il primo ritrarrà applausi f a dovizia, non mi persuado che l’arte possa < gran fatto avvantaggiare. Già in questa stessa Gazzetta il maestro! Mazzucato discorse molto opportunamente e saviamente di altri punti convenzionali nei drammi musicali, parlando dell ] sforna del maestro Pacini (Vedi anno Hi, K. 9). Conchiudo col dire che la moda risiede ed ha impero nelle sole parti convenzionali, ma che queste non nacquero. né crebbero coll arte o per 1 arte, ma venner bensì prodotte dal desiderio dei nuovo, ricercato oltre i contini del vero. Aè cre; dasi che tale menda sia ad apporsi alla sola arte musicale. Per poco che vogliansi studiare i secoli della nostra letteratura e ’ della straniera, vedremo un avvicendarsi di vero e di falso, di brutto e di bello, con ciò che il plauso tributato al bruito ed al falso è stato sempre passaggiero, ed alla fin fine si è fatto ritorno al bello e ■ al vero, perchè il bello ed il vero consuonano colfintima struttura dell’organizzazione umana, del che è prova il vedere per quante vie le arti e la letteratura sieno camminate tratto tratto stortamente, ini tanto che il vero non ne ha mai segnata che una sola, in tutti i tempi e presso tutti i popoli. Le bellezze della letteratura ebraica, greca, latina, italiana e va dicendo, non variano per distanza di tempo, o di cielo. I salmi che Davide intuonava al Dio ’ d’Israele nei giorni del dolore, dopo tanti secoli e tante generazioni, spirano una potenza di poesia che commuove oggi, come 1 quando si sposava un tempo all arpa del suo creatore. Un* obbiezione potrebbe esser fatta a questo punto. Onde, alcuni diranno, che la letteratura per cambiare a passare da i certe maniere di essere a certe altre, ha d’uopo di secoli, intanto che la musica fa I le sue involuzioni in due lustri? Rispondo ’ col dire prima di tutto, che non la musica, ma certe forme che si vogliono attaccare a quel! arte vanno cambiando, ed è ciò sì vero che le opere veramente classiche non sono perite, nè periranno, nè per volger di lustri, nè di secoli. Oltrecciò le I variazioni in musica più sollecite che nella • letteratura derivano da questo, che la seì conda ha un archetipo di I bello meno vasto ed indeterminato ridia prima. Se uno scrittore di belle lettere venisse fuori con periodi accozzali senza legame, col senso che zoppicasse ad ogni passo. che a ino d’esempio parlasse a un tratto e dell’areopago in Atene e dell arte di far gli aghi a Londra, non si esiterebbe a chiamarlo impazzato. E certo die la musica è un i linguaggio col quale si compongono frasi, periodi, discorsi interi: ma, chi avvisa alla sconvenevolezza del legame delle idee? Chi i può dire in qual punto fautore ha deviato dal senso che il principio del1 discorso richiedeva’? Qui è dove, a mio avviso, sta il difficile dell arte. Chi la professa deve | aver ricevuto da natura organi costrutti © idoneamente ed educati alla scuola dei vi) buoni compositori. valutando con senno quellé regole, le quali si formano colla sintesi del bello. Dico adunque che in musica, più presto che in letteratura sarà Della ProponfH fatta dal elaiariaI Mimo Mlffiaor Geremia Vitali tli «c>«Himro metto jtet’detemdnare con cHattena i ’JTeMi>ì Musicali, dalla natura ed educato dallo studio deve prima aver w bene addentro penetrato nell’altezza dell’argomento, nel genere dello stile, nei caratteri tratteggiali dell’arringa o della poetica composizione, che deve recilare, se vuol cogliere quel vero punto di enfasi o gra- (Dfe vita, di pacatezza o vivacità o solennità nel porgere, q che solo può dare al poema od all’orazione recitata t tutta la forza d’effetto di cui è suscettibile, così il musico, se me ’I concedi, deve, prima conoscere e lo stile ed il genere e le individualità di espressione di ima melodia per rilevarne il vero, l’unico punto di movimento, ove solo potrà ottenere sull’uditore T effigili, l’impressione che lacc.vil nel cuore del compositore istesso nell’atto che la creava. - lo crederei poter paragonare il tentativo del musico, che dolalo di (minia iitusicale cerca quell’unico grado di movimento ove sta la pienezza dell effetto, a colui che lenendo una lente convesso-conv essa in faccia al sole., | e dirigendone il foco luminoso su di una stolli, allontana ed avvicina a vicenda a gradi a gradi la lente. ■ tinche trova queU’uniea distanza ove i raggi, raccolti j in piccolissimo circolo sulla stoffa, l’abbruciano. Prima di trovare la vera distanza del foco, dipingesi sulla stoffa un pili largo ma insieme più smunto disco di luce, e non che abbruciarla, a mala pena la scalda. ■ Cosi il musico scemerà la forza dell’espre.ijsiojic musicale, scambierà un concetto con un altro, ne renderà vaga, incerta la significanz.a, sia che rallenti od affretti il movimento, il Tempo al di là di quel grado, di quell’unico punto di movenza nel quale solo sta il possi- t bile, effetto. - Da ciò si può dedurre a mio avviso, •f.° che il vantarsi di leggere a prima rista la musica sia un cattivo indizio di perizia arlislico-musica- i le, a meno che colui che si fa bello di tal vanto in- | tenda parlare delle note non (lidia vivsica, 2.° (die ben più di ritialimque. possibile mezzo materiale debbano dare al musico l’attitudine, la facoltà di saper cogliere il vero, l’unieo grado di movenza ritmica nell’andamento de’suoni, l’educazione dello spirilo, l’esperienza, ed una particolare disposizione naturale. Ma se ciò e i vero, coinè crederei non potersene dubitare, e però altrettanto vero che un mezzo materiale, (die indicasse, il vero grado di lentezza o celerilà melodica sarebbe. un segnalalo servizio recato all’arte, in quanto (die 1." servirebbe a far conoscere i giusti movimenti agli iniziali nell’arte (die, non ancora a bastanza formati al tatto melodico, non sanno coglierli da loro stessi, c (piindi coIE esercitarsi nell’esecuzione esalta, formerebbero l’orecchio al ritmo, metterebbero nel capo il criterio musico, 2.“ servirebbe a materiale guida per coloro che, sebbene provetti nidi’eia, non lo sono nell’arte, nò ponilo sperare di diventar vecchi musici col diventare uomini vecchi, 5.° gioverebbe a conservare istericamente la misura de’movimenti caratteristici mule furono concepiti i pezzi musicali nella fantasia degli autori, sostituendo così un dato certo all’incertissima norma tradizionale, i.” toglierebbe di mezzo le ridicole decisioni, le contese fra certi artisti e maschi c femmine (die pretendono determinare la movenza delle musicali composizioni, non già dietro il significalo, il genere., il senso melodico, la situazione drammatica, ma dietro le proprie forze, e più sovente dietro i propri capricci, la propria presunzione. Mi piacerebbe quindi il sentirli meco d’accordo nel trovare benemerito all’arte il chiarissimo Vitali anche pel tentativo di introdurre un misuratore della durata de’pezzi musicali; ma d’altronde sapendo io di poter contare, assai sulla di lui ragionevolezza, devo tener per fermo che. non disamerà (die io chiami un terzo a valutare alcuni miei dubbj suH’opporlunilà del mezzo da lui proposto, quello vo’ dire del misurare i movimenti o, dirò meglio, le durale coll’orologio. E innegabile che il fondamento della potenza musica sia Visocronismo ritmico, (die «piesto, anche da solo, possa dare, un’idea di musica, mentre. Vintonazione (che è l’altro principiò costituenti’ della melodia) non lo potrebbe senza I’elemento del Tempo; gli è pure innegabile che a meglio dipingere le passioni, i sentimenti, a meglio far apprezzare l’efficacia dello stesso isocronismo del ’Tempo si esigono delle deviazioni dall" andamento normale, delle eccezioni, e ciò sempre più si avvera quanto più la musica veste carattere drammatico. La musica moderna offre esempi frequentissimi di siffatte alterazioni de’mov imenti melodici indicate nella musicale grafia coi vocaboli stringendo. rallentando, incalzando, stentalo, rimettendo e simili. A ciò si aggiunga che non essendo permesso al filarmonico l’alterare nè punto nè poco il movimento normale di una melodia (massime se di genere drammatico o descrittoo) sotto pena di svisarne la fisonomia, di tradirne l’effetto, ritengo che nelle alterazioni accidentali del leinpó si possa non di rado concedere qualche arbitrio senza danno, anzi forse con vantaggio della musicale eloquenza, e ciò a seconda di tante minute ma non meno inlluenli circostanze, ( Vedi Gazzetta Musicale A. 20). AL CHIARISSIMO SIGNOR MAESTRO H1I1IOVDO HOLCIII KOY > Amico carissimo. Il ’.. Egli è proprio lo stare fra T incudine cd il martello | (pici sentirsi spinto dal più caro de’sentimenti ad enI rondare i parli dello spirito di un amico, mentre poi madonna Verità tirandoci pcr le falde ci dice all’o- | rocchio: Adagio! pensa che in faccia al pubblico non I sf loda impunemente senza il mio pieno, libero consenso: ’ pensa che se lodi l’amico a spese mie, gli fai il pegi giare de’ regali, e te stesso imbratti di adulazione... Ed io mi trovai appunto in (ale fastidiosa posizione! (piando ebbi letto la Proposta dell’aulico Vitali. Epperò spero cavarmela con un ripiego semplicissimo: dirli della lode «he. senza ombra di dubbio è dovuta all’amico Vitali per la sua Proposta, e dove avrò dei dubbj, mi rivolgerò a te come a giudice di assai mag- j! giore competenza; così avrò anche soddisfatto al seni- ’ pre vivo desiderio di poter concorrere, colle tisiche mie forze, a sostenere il musicale edilìzio, edilizio minacciato di crollo dall’ignoranza, dalla presunzione । I e dalla venalità de’ pseudo-artisti, che invece lo decantano a meraviglia progressivo, e tutto vi trovali perfidio, compreso, già s’intende, il canto strillalo, il sistema fracasso, Parti-molo dica Gran Cassa e simili bellezze dell’ur/f soave. 11 chiarissimo Vitali pensa a trovare un efficace, rimedio ad una delle peggiori piaghe della musica. la । traseuranza del Tempo, di questo primo, essenziale elemento della lingua musicale; e ben merita encomio da ognuno che sappia esser questo un pensiero coltivato da altri benemeriti dell’arte che seppero vederne l’importanza, ma che finora non poterono toc! care Io scopo., Era i tanti Artisti e Dilettanti che pur vorrebbero esser creduti teorico-pratici (empisti, ci scommetto. | non ne trovi molti che lo siano davvero. Sapere a ì memoria tutte le. divisioni pari e dispari della battuta, I sapere «piali ne siano i tempi forti, «piali i deboli, sa- j pere «die Vaiolante è più mosso dell’adagio, questo I più lento dell’andantino, ecc., ecco l’intiera teoria del tempo per i più dei musici; saperne battere con movimenti isocroni le parti aliquote, ecco la prati-! ca, ecco tutta la scienza di tanti sedicenti tempisti: tu parli arabo o sanscrillo se dirai a questa buona i i gente che per essere Tempista in tutta l’estensione, di questo termine, tecnico, bisogna anche, avere quel; senso ritmico, quel latto melodico per cui il musico I «piando ha, per così dire, assaggiato un motivo imi’ sicale, sa trovarvi, indovinarvi quel tal grado di de- ’ terminata movenza eoi (piale fu concepito nella lauta-. ì sia del compositore. - Come il declamatore favorito { di combinazioni e di varietà di mezzi fisici e psicologici dell’artista (I). Or dunque come potrà servire in (t) Alla nota -i.a il Vitali dice che alcuni pretendono si passano indifferentemente alterar^ i tempi musicali secondo i varj mezzi dei cantanti, ed io sono con [p. 117 modifica]- 417 <1©ò tali sì frequenti eccezioni all’ctjuabile andamento il niezzo suggerito dal chiarissimo Vitali? - Egli è poi sfTVv indùbiiato essere assai più libero l’artista dal vincolo fc/n/zo nelle così dette corone o sospensioni, nelle ÆQj frasi controsegnale coi vocaboli a piacere, ad libitum. Mi parrebbe quindi che troppo di frequente bisogne- ’ p rebbe cessare dal misurar il movimento de’suoni con | quello sempre costante della sfera dell’orologio, e quando ciò sia, come mi parrebbe dimostralo, come potiaa mai il musico, che sta osservando l’orologio, contare i minuti, c peggio poi i secondi (che pur si dovrebbero tenere a calcolo) percorsi nell’esecuzione del periodo che doveva procedere con moto (’(piallile, e riconoscere se fu esalta 1‘esecuzione, e poi dopo la corona, o l’a piacere, o lo stentato, od altra alterazione, ■ osservare di nuovo a qual punto si trovi la sfera nell’istante ove deve ricominciare il movimento regola- I re? - A questo inconveniente che, se non ishaglio, varrebbe anche solo a rendere insufficiente allo scopo l’orologio da tasca, si potrebbe forse rimediare sci-! vendoci di quo’piccoli orologi a pendolo introdotti fra noi da poco tempo. Un orologio di tal fatta, per la [I pieciolezza.della mole e per la semplicità del suo mec- i l| nanismo, costa pochissimo, si può mettere su di un tavolo, di un cembalo, ovunque, e per avere il pendolo sul davanti del quadrante, si potrebbe dargli con un dito e sospenderne e ridonargli a piacimento il moto, di mano in mano che il pezzo dovesse camminare con isocronismo, poi deviarne, poi riprendere il normale, il caratteristico movimento. Ma un altro inconveniente mi par di riscontrare nell’uso dell’orologio. Poniamo clic alla fine di un pezzo, si trovi aver durato per esempio due minuti di più o di meno del tempo indicalo dall’autore, bisognerà tornar da capo e ripartire quel sopravanzo o la deficienza sull’intiero pezzo o sulla porzione del medesimo, tassata in minuti; e quanto ciò possa essere arduo, a (piante ripetizioni costringerebbe onde, trovare il giusto riparlo dell’eccedenza o difetto dei minuti, il dotto Vitali lo comprenderà, appena vi rifletta. Amico, non bada all’ordine col quale ho esposto le mie osservazioni, non ci badare perchè sente assai dell’or/ libitum, ed a stento riusciresti a ridurle a ballala oratoria, ma cionullameno mi avrai capito tanto che basti per poter assoggettarle all’opportuna disamina con quella dottrina che ti separa da moltissimi manipolatori di crome, c con quel vero amore per l’arte che pur troppo non è patrimonio dei più degli artisti. Il sincero amore dell’arte musicale è segno di bellezza di cuore, ed è perciò che mi preme assai che tu seguiti a tenere nel novero degli amici IJorgomanero, Giugno 18H. Il tuo affezionatissimo Nicolò Eustachio Cattaneo. P.S. Io non so che razza di giudizio sia quello di i certi compositori che, forse per darsi l’aria del mo-! derno, del progressista, ommeltono di indicare il movimento de!oro parti musicali colle, usale espressioni andantino, andante, adagio, ecc.) ecc. Pensale forse, o mici signori, che queste frasi non bastino a determinare il preciso grado di molo? voi pensereste il vero, sì, ma ditemi un po’: se non vi bastasse un lui pienamente d’avviso, e spero lo sarai tu pure, esI ser questo un errore, a meno si confonda Y alterare il movimento caratteristico, dominante di un concetto musicale colle alterazioni accidentali che servono si bene ad arricchire l’espressione, ad ajutare la varietà delle movenze poetiche, ad imitare il tumulto, le tanto svariate fasi delle passioni, dei sentimenti cui la musica è destinata a colorire. Come non è permesso all’oratore il declamare con celerità un’arringa di stile grave, né al poeta il cantare in metro svelto, ballerino un patetico tema, così non può il musico stringere od allargare i movimenti senza alterare i significati; colla differenza che se all’oratore, al poeta potrà concedersi qualche i lieve diversità perchè la forza intrinseca, significativa, essenziale dell’oratoria e della poesia sta nel vario ac-, rozzamente dei vocaboli, nella loro giacitura, nella musica però è incontestabile, come ben dice il Vitali, che la determinata misura del tempo qualifica l’immagine musicale e ne delinea la fisouomia. Non saprei in quai senso intendasi parlare dei varj mezzi musicali dei cantanti, poiché o parlasi de’me;:i di agilità vocali, 1 e questi devono pur essere subordinati alla legge del i i tempo, a scanso di scemare, il pregio appunto dell’alt-! lita col rallentare, o di perdere quello ancor più valutabile della chiarezza, della finitezza coll’accelerare il movimento; o si parla poi di mezzi di espressione, e. questa nella musica di buono stampo, nella musica creala colla testa e col cuore, sta, come su fondamento, sulla precisione del movimento ritmico. Alcuni lievi arbitri 1 entro i limiti delle battute possono favorire l’espressione, piegarsi, direi così, alle istantanee sfumature di ispirazione di un esecutore, che abbia un’anima calda di sentimento ma insieme raffrenata da un sano critc® rio melodico. Il valente professore di violino sig. Giuseppe Grassi mi si dice possegga in modo distinto l’arte di far servire all’espressione quasti leggieri arbitri, ri- ’ spettando scrupolosamente le divisioni, rispettando insomma le stanghette, semprecche lo voglia l’intenzione del compositore. N- E. C. I ÉMK lumicino per farvi a sufficienza chiara la scala della cantina, vorreste spegner anche quello, a costo di dar di zucca c di naso pe’muri e andar qua dà tentoni, tastando ora il fondo ora le doghe della botte prima di trovarne lo zipolo?... Se per cogliere il vero, l’unico movimento caratteristico di un scuso melodico o melo-armonico bisogna comprenderne il significato generico colle sue modificazioni individuali, c le qualità per così dire poetiche, c lo stile; se per conseguenza è difficile, il trovarlo, epici cero, quell unico punto, perchè tralasciare per soprammercato un’indicazione che almeno vi ci avvicina?... perchè lasciar l’esecutore nel dubbio se debba far trottare le crome con un molo come li, o farle galoppare con una celerilà come IO? se debba suonar andante o largo o i che so io? E questa incertezza (pianto non deve essere più incomoda nella musica puramente istromcnlale, ove, mancando l’ajuto della parola clic ne deter- j mina il significato, come nel canto, cresce a mille. I doppj la necessità di un’indicazione, di un segno che | tolga di dover vagare per varj gradi di movimento, di dover tastare, palpeggiare I iiidule della melodia per giungere a trovarne la vera, la nativa lisonomia? Voglio supporre che questa omissione, che vedo anche in varj pezzi a stampa, sia effetto di sbadataggine piuttosto che di calcolo; ma se indov ino, ricordatevi, (i signori compositori, che la sbadataggine ncll’arh’belle è madre feconda di non belle cose, e se poi non indovinassi, mi spiacerebbe il dovervi dire che questa vostra innovazione è.... scioccherello anzi che no: è moda regressiva, altro che progressiva. Scrivete andante piuttosto mosso c saprà almeno il musico che deve stare fra l’andante c l’allegretto, e non tenterà Yandantino, non si proverà coll’allegro, non andrà da Livorno a Napoli per vedere il Campidoglio. L’esperienza lunga, il naturai criterio, il fino raziocinio, l’educazione del cerebèó c del cuore possono guidar a trovare e trovar presto il vero tempo; ma, fin dove lo potete con poca spesa, aiutatelo, il musico ben educato all’arte; e d’altronde pensate che non tutti gli esecutori sono professori, artisti consumali, forniti di orecchio ridotto ai punto della conveniente dimensione. So bene che il metronomo non pulì servire intieramente allo scopo cui venne destinalo: ma io crederci poter sostenere che quell arnese possa essere di grandissimo vantaggio alla musica, non già per misurare la durala (li un pezzo, per toccare cioè lo scopo cui mirerebbe il bravo Vitali; ma per indicare il movimento caratteristico, normale, ossia per determinare il così dello motivo di un musicale discorso, e per verificare se fu conservato identico (piando, dopo avere vagalo per corone, per frasi a piacere, pei stringendo o rallentando, ritorna il primitivo concetto. A questo scopo starebbe assai bene un mclrononio sul cembalo de’ maestri che mettono in scena le opere altrui; esso starebbe là come il dito d’Arpocrale ad intimar il zitto a tante presunzioni, a tanti giudizj ghignevdiissimi, a tanti* miserie artistiche, le quali sono ancor più rumorose di*’tromboni, ofielcidi e bombardoni, c delle stesse gran <-asse, cui dia una volta Apollo eterna requie.... OÀZ2STTIHO SZ5TIMAHALE iti un ivo — Nessuna novità. — La Canobbiana prosegue il suo viaggio più che tranquillamente. Sembra però che si stia attendendo una serata della Cuzzani, forse pei suoi adieu.r, in cui delibasi cambiare un poco la fisonomia alquanto monotona del programma serale. Più tardi, come già fu annunziato dall’impresa, in luogo della signora Cuzzani subentrerà l’esordiente Cattinoci, di cui si va parlando con qualche favore. — Ne viene caldamente raccomandato da autorevoli persone il sig. Giuseppe Maffei (reduce dalle Russie) come perito professore di tromba. Noi non sappiamo come meglio prestarci a questa raccomandazione, se non raccomandandolo noi pure ai dilettanti di questo strumento delle battaglie. Egli conta fissare la sua dimora in Milano, è disposto a dare delle lezioni, ed abita nella contrada de’ Pennacchiari N. 3225. (WlSPOmm PARTICOLARE Firenze 1 luglio JS-li. Emani del Verdi ha continuato finora a ricevere applausi stille scene della Pergola. Molta parte del pubblico fiorentino preferisce, però, a questa la musica dei Lombardi: ma, a parte alcuni acerrimi detrattori del Verdi, tutti son d’accordo nel giudicare la musica di questo nuovo spartito degna di molto encomio. ilfignoné Fan fan, nuova opera buffa del maestro Graffigna, è andata nelle scorse serein scena al teatro Leopoldo. Appena ha saputo sostenersi due o tre sere. In questi ultimi tempi hanno avuto luogo varie accademie pubbliche. La maggiore tra tutte, quella nella gran sala del Palazzo-pubblico, di cui fu già tenuto preventiva parola in questi fogli, non riesci di pienissima soddisfazione di ognuno. I pezzi più graditi furono la cavatina della Semiramide, cantata dalla FrezzoliniPoggi, e la cavatina del tenore nei Caputeti, eseguita da Poggi (i). Lutti però convennero nel lodare lo zelo filantropico che animò in quella circostanza i direttori e gli artisti principali non solo, ma anche la maggior parte dei secondari che vollero come quelli prender parte gratuita a questa festa. il frutto della quale era consacrato a sollievo della pia istituzione delle scuole infantili di carità. Alcune accademie hanno avuto luogo alla società filarmonica. Vi fiatino cantalo k* notabilità idealistiche che trovansi presentemente in Firenze. Fra gl i>h mnenlisti che ultimamente vi hanno suonalo comico nominare specialmente il Paoli, buon suonatore di torno, il noto violinista Grassi reduce nuovamente in questa città, ed il napoletano flautista Folz, artista di merito distintissimo. Non è da passarsi in silenzio la istituzione avvenuta da qualche tempo in questa città di una scuola di canto popolare, per cura speciale dello zelante rettole della popolosissima parochia di S. Frediano in Castello, e sotto la direzione del maestro Geremia Sbolci. (ili effetti moralizzatori di questa scuola cominciano già a farsi sensibili in quella parte della nostra città, ove più agglomerata e di più bassa social condizione si novera la gente. Una sessantina degli alunni di essa, tutti poveri artigiani, concorsero gratuitamente alla esecuzione dei cori della grande accademia di cui sopra e si fecero distinguere tanto per In musicale quanto pel disciplinato loro contegno. è parola esattezza (1) Fedi lo scorso numero 27. Genova 4 luglio 1S14. Eccomi a darvi relazione delle ultime sere della nostra campagna di primavera, che ebbe line collo spirato giugno. Si terminò coll Ernani di Verdi, che, più sentilo, più piacque. La signora Lovve in quest’opera colse applausi immensi e se li meritò, lo porto opinione che poche prime donne potranno eseguirla quale e scritta, perchè vi si richiede un’estensione di voce clic e assai rara, e che la sig. Lovve, come sapete, possiede. Era poi molto più intonata e cantava con maggior grazia e, । diciamolo pure, con maggior impegno che nelle altre, opere;mi pare tuttavia che anelli* in questa,e nel /leggente specialmente, avrebbe potuto astenersi da certe grida e strilli che feriscono le delicate oiecchie, lauto più quando non sono perfettamente intonati. — Alle volle poi questi signori cantanti si ficcano in capo delle idee storte, che la tal parte, per esempio, non e per loro; e cosi non la studiano, la trascurano, non ne coni prendono lo spirito, e allora é impossibile farla figurare. Anche il bravo tenore [loppa si lascia qualche volta preoccupare da siffatte idee, e veramente nell’Emani l| avrebbe potuto cavare più effetto in vaili punti, colla sua bella e robusta voce. come pure dare un po’ più di grazia e rendere meno tronco il suo canto, specialmente nelle cadenze. Il basso Dérivis era alquanto faticato nelle ultime sere, avendo a sostenere una parte tanto acuta, cosicché tendeva un poco al calante; anzi i una sera, senza avvedersene, calò mi buon mezzo tono nella cabaletta della sua aria Fieni meco, sol di rose, in cui l’accompagnamento d’orchestra è leggerissimo. 1 suonatoli avevano cercato di secondarlo, ma all’entrar dei cori fu un diavolo a quattro. Il giorno 29, ch’era la penultima rappresentazione, ebbe luogo la beneficiata della Lovve, la quale esegui una scena della Linda di (hamouni.r con molta perizia. Anche il pezzo aggradi moltissimo al Pubblico, talché ne volle, la replica all indimani, come pure ebbe luogo quella della sua aria |l dell’A’r/mni e del terzetto finale, e cosi ebbe termine 1 la campagna, che nel complesso avrebbe potuto riuscire il più interessante, se si fossero scelte delle opere, che i fossero più adatte agli artisti e più geniali al pubblico; i perchè se si eccellila Y Emani e parte del /leggente, di lutto il resto il Pubblico non parve gran clic sodili- I sfatto. Ora ci prepariamo alla stagione d’autunno, che I in quest’anno sarà più lunga del solito, e si dici* che delibasi avere doppia Compagnia. i Giorni sono era qui di passaggio la brava prima donna contralto madamigella Ida Beiti and, la (piale avrebbe, desiderato farsi sentire in un concerto, ma non le fu • possibile il combinarlo; però in chi ebbe il piacere di udirla privatamente destò ammirazione e vivo desiderio | di sentirla più a lungo: ella possedè una forte cd estesa j voce, e quantunque francese ha la veia scuola italiana. ’ Abbiamo pure qui la brava prima donna signora l)erancourt. NOTIZIE AB. Da gualche zelante scrutatore dell’andamento della Gazzetta Musicale ne viene fatta P osservazione che nella categoria delle ^oi t/.n la nostra penna non mantiensi severa e<l imparziale come nel rimanente delle critiche musicali: trovasi che si abbonda più che non dovrebbesi in elogj di qualche ampollosità. Ecco quanto possiamo rispondere in proposito. Dapprima per l’appunto, ad oggetto di evitare questo inconveniente, ci eraiatgo in certo modo astenuti dal parlare, del movimento musicale esterno: ma in queste ultime settimane in ispecial modo ricevemmo parecchie lamentanze riguardanti la povertà del nostro, giornale in questo ramo. dimostrandoci essere di grande interesse ai lettori ed agli amatori il poter avere, un’estesa conoscenza di tutto il movimento musicale interno ed esterno. Aon contrarj neppur noi a questa massima abbiam fallo ciò che si po [p. 118 modifica]- 118 renderci garanti. La Redazione. plico <* grazioso (Dall’Omnibus). Ricci Stradella. 11 per la sua ha cantalo un’aria composta ite! tosi) da successo fu completo e per la sua voce e scuola — Il Corrado d‘ Altamura di Federico leva fare per accontentare i nostri lettori, ed abbiamo fondato il nostro Gazzettino settimanale per l’interno, facendo per l’esterno ciò che tutti fanno, vale a dire istituendo particolari ed esclusivi nostri corrispondenti nelle città principali. e quando i corrispondenti taciono. trascrivendole relazioni di giornali esteri, tali quali le troviamo: quantunque confessiamo noi pure di trovarle non di rado esagerate. Jla, che fare, t - Per esempio in questo stesso numero di questa Gazzetta troviamo una data di Cartaria che paragona Bazzini a Paganini: spetterà a noi italiani.concittadini e con fratelli di questo giovane e bravo Violinista,a modificare quanto v’è d’esagerato nell’asserzione del giornale di Parsavia? Son latito poche le volle che. questi signori giornalisti stranieri parlano con giustizia dello stato musicale dell’Italia e de’nostri numerosi talenti, che anche quelle rarissime, nelle quali trascendono in lode, ne sembra doverle sempre accogliere come, le ben venute. - Del resto, senza voler ora discendere a maggiori particolari, dichiariamo di non renderci garanti del più o meno di parzialità di cui si possono incolpare questenostre Notizie. Esse non devono mirare, secondo, la nostra maniera di vedere, che al solo scopo, come prima accennammo, di far noto ai nostri lettori dove si trovi l’artista A, e dove l’artista lì, dove siasi eseguita l’opera X, e non più. Del maggiore o minor successo di questi artisti e di queste opere lasciamo responsabili le fonti da cui togliamo questi particolari. - Altrettanto però non deve intendersi di tutto quanto racchiudesi nel nostro Gazzettino settimanale, della Corrispondenza particolare che gli tien dietro, nidi tutte quelle Notizie con a piedi il molto Da lettera; di tutte le quali cose assumiamo intera responsabilità, essendo tali Notizie provenienti tutte da Corrispondenti da noi istituiti, di nostra scelta, e dell’imparzialità dei quali sappiamo di poter — Barcellona. - Al Teatro grande ebbe strepitoso successo II /leggente di Mercadante. Vi si lodano distintamente la Colleoni ed il Verger. — Berlino. Per ordine del re, la tragedia delle Eumenidi di Eschilo verrà rappresentala al teatro della residenza reale di Potsdam, e posta in scena come usavano i greci antichi, c come si fece diggià per lntigone di Sofocle, e per la Medea di Euripide. - Le Eumenidi saranno tradotte in tedesco dal celebre ellenista signor Donner. L’illustre Meyerbecr si incaricò di comporne la musica. — Scrivesi da colà il 23 giugno: • Jeri l’altro il signor conte di Lederli, intendente generale della musica della Corte e direttore in capo dei lavori per ricostruire il teatro dell’Opera di questa città, ha ricevuto un ordine del gabinetto, dietro il (piale l’apertura solenne del detto teatro non avrà luogo che il 7 dicembre prossimo. Fu pure il 7 dicembre 1744 che ha avuto luogo la prima rappresentazione data in questo Tempio delle muse che si aveva allora edificato; c così questo giorno ha per il teatro reale una significazione storica. Ma bisogna che per quest’epoca sia dato compimento all’edificio, internamente ed esternamente. I nostri primi pittori sono incaricati degli ornamenti da farsi nella sala dei concerti di questo teatro. Si suppone che la sera dell’apertura S. M. il re darà pure una festa in questa sala alle persone ammesse alla Corte. L’Opera che Meyerbecr compone per questa festa è diggià si inoltrata che il compositore spera dì finirla prima del suo viaggio per i bagni di Schwalbach». — Questo nuovo teatro dell’Opcra avrà (piatirò ordini di loggie e potrà essere annoverato fra i più grandi ed i più ricchi che esistono II palco della corte, dicontro alla scena, divide le loggie del secondo ordine e s’innalza al terzo; esso è sostenuto da otto colonne d’ordine corintio. In tutte le l’.’ggc vi saranno sedie mobili. — Bohdf.aix. È stata organizzata una brillante rappresentazione al Teatro Grande, a benefizio dei coristi, ai quali il fallimento della direzione recò gran pregiudizio. Se ne devono grazie agli artisti, che, essi stessi pregiudicati. c perdendo un mese e mezzo sul loro stipendio, si sono prestati a quest’atto di generosità con tal premura e disinteressamento degni d’ogni elogio. — Faenzk. • L’Emani fu lietissimamenle accolto anche qui. Era eseguito dalla Leva, da Ciaffei, Colini e Della Santa. — Lonoiia. Il concerto annuale dato da Benedici offriva un programma spaventoso come d’ordinario. Non comprendeva meno di quaranta pezzi, eseguiti da cantanti e da stromentisli i più celebri. Non possiamo concepire che il temperamento ammirativo degli Inglesi possa resistere ad una prova quattro volte più forte di tutte quelle che si sono tentale fin qui su noi. (7-’ Æ) _ — Nel concerto dato dalla Società armonica. Révial messo (pianto prima allo prove. Fornasari sosterrà la parte di Corrado, quella della signora Brambilla sarà affidala alla signora Favauli. Le altre parli saranno cantato, come a Parigi, da Mario e dalla Grisi. Si presagisce un buon successo. — Leggesi nella //ernie et Gazette des Théâtres: • Vi ho promesso «pialche relazione sulla nuova opera del maestro Costa. Si può, ve l’assicuro, qualificarla opera scrii, poiché, dai coininciainento sino alla fine, il sognila sinfonia: la tela si alza dopo qualche battuta di preludio. Delle religiose cantano un inno solenne, mentre che Don Carlos (Mario! è assorto nelle sue meditazioni. Questo coro, con accompagnamento d’organo, è scritto con molla perizia. 1! conte di l’osa (Fornasari) viene tosto a raggiungere il giovane e sfortunato principe, al (piale si è affezionato, c ne i istilla un duetto in cui alcuni passi sono pieni di estro e di espressione. Mario Ila un’aria assai ben scritta, ma che sembra un po’ tropp’alta pel suo registro di voce. 11 medesimo inconveniente si è incontrato per Isabella (Grisij, che pure ha dovuto far salire la sua voce a note che sorpassano il suo registro. Il caillante cui ben s’addice la sua parie in quest’opera e Fornasari. Molli pezzi sembrano stati abilmente combinali per far brillare le belle note che possiede. La cavatina della tirisi è d una tinta toccante, e se fosse stala scritta nei limiti della sua voce, avrebbe prodotto più effetto, sebbene sia stala assai applaudita, li pezzo stato meglio accolto è il duetto fra la Grisi e Mario; esso ha avuto l’onore del bis. I! perfido e crudele Filippo non poteva, con Lablache, non essere essenzialmente drammatico. Lablache è attore tragico profondo come è buffo eccellente. La sua bella voce pareva ringiovinita in un terzetto pieno d’energia c di dotta armonia, cantato da lui con Mario e Formisari in una scena di gelosi rimproveri che Filippo fa ad Isabella; Lablache e la Grisi sonogiuntiall’apicc della perfezione. Il trio di cui parlai fa molto onore al maestro; ma preferisco il quartetto che gli lien dietro, e che termina in un finale d’effeilo grande e maestoso. Un altro duetto, nel quale Isabella si congeda da Don Carlos, è impresso di soave melanconia; è ispirazione melodiosa e trascinante. La scena del Tribunale dell’inqnisizione c trattala con grande abilità. La musica ne è mesta e severa. L’opera finisce colla morte di Don Carlos, che si uccide, e colla consegna d’isabella nelle mani degli esecutori dell’inquisizione. Qui ha luogo un coro finale dottamente elaboralo, ove la Grisi canta un rondò brillante. - Nel suo insieme l’opera di Costa è certamente lavoro di maestro distintissimo. L’orchestrazione è ragguardevolissima. Il successo ottenuto alla prima rappresentazione ha aumentato in seguito. Moriani, il celebre tenore d’Italia, è comparso sul teatro di Sua Maestà, ed è stato chiamato due vtìflé consecutive, onore che a Londra oltiensi assai di rado. Ciononostante quest’abile artista era indisposto. - Salvi ha fatto qui molta sensazione nell’aria finale della Lucia, che quest’artista ha cantato in diversi concerti con molto talento. — Cavallini, il primo clarinetto d’Italia,si fece sentire in un brillante concerto, ove ha meraviglialo lutto l’uditorio. — Giovedì passato -4 corrente doveva aver luogo, per beneficio della tirisi, uno spettacolo monstre: Otello con lei e Mario; Lucia colla Persiani c Moriani; poi le gare dell’Elssler c della Cenilo. Il sig. Lumley sa batter monde. (//. et G. lì/.) — Maphid. L’ourerhire del Preyschiitz e stata sentita per la prima volta in questa capitale al teatro del Circo, la di cui brillante orchestra l’ha eseguila con molto fuoco sotto l’abile direzione del suo capo, il signor Benoît. Questa bella musica ebbe successo d’enlusiasmo. — La Ibéria musical parla con molta lode d’ima messa da fìequiem nuovamente composta dal maestro Ramon Vilanova, la quale, secondo il giornale, non dovrebbe essere paragonala che al Ilequiem di Mozart. — Ebbe bel successo [’Esule di Borna. eseguilo dalla signora Garibaldi, e dai signori Unanue e Salvatori. — Marsiglia. 11 successo del Doni Sebastien crebbe d’assai dopo la prima rappresentazione. Il secondo ed il terzo atto piacquero fin dapprincipio. Alla seconda rappresentazione le scene dei funerali e dell’inquisizione elettrizzarono l’uditorio, ed alla terza, fu applaudito intieramente l’ultimo alto a furore. I fogli di.Marsiglia decantano con intelligenza le numerose bellezze che racchiude questa partizione; e tutti unanimemente proclamano che la scena dei funerali e quella dell’inquisizione possono lottare coi più grandiosi concetti dell’arte lirica. — Napoli. Teatro Nuovo. Za Capanna Savojarda. - Parole del cav. Giurdignano, nuova musica del maestro Giaqmnto. - La musica essendo stata composta da un nostro giovane maestro fa d’uopo giudicarla con indulgenza, senza però trasandare alcune necessarie osservazioni. In essa si trovano qua e là sparsi molti belìi pensieri, che quantunque non sieno sempre seguiti, pur luliavia addimostrano una vivace fantasia nel maestro. come pure si scorgono vari pez.zi molto ben condotti ed elaborati, che fanno conoscere la sua perizia nell arte. In generale poi lo spartito pecca di troppa lunghezza, ed ha una strumentatura così fragorosa che soffoca tutta la parte del canto; cosa che dovrebbe essere ognora schivata, ed in particolar modo nella musica giocosa, la quale richiede un accompagnamento scm— Nuova-Yohk. La signora Dainoreau e Arlot, dopo aver percorso il ponente degli Stati Uniti, stanno per recarsi al Canadà. Non saranno di ritorno a Parigi prima della meta di luglio. - Vieuxtemps si è imbarcalo il 1 giugno sul Steamship di Boston, per Liverpool. L’Opera italiana di Nuova-York, ha terminata l’ultima serie delle sue rappresentazioni coH’Ælist’r, Il Barbiere, ed I Puritani,. La signora Borghese ed il primo buffo hanno goduto d una grande popolarità. - L’opera francese della Nuova-Orleans è impazientemente attesa a — Pakiui. AH’Opera mercoledì 26 giugno si diede il Dont Sébastien a teatro zeppo. Vi sono poche opere nel repertorio che eccitino tanto interesse da soddisfare ad un tempo il gusto, gli occhi e le orecchie. - Così la Plance.Un sica le. — il sole di settembre farà rivivere Othello sulle scene del!’ Opéra. d’ordinario assai sterili in questa stagione. Si attenderà il ritorno di Barroilhct e di Dupiez. — È probabile chela prima Opera che, sarà rappresentala all’Opéra abbia ad essere di Donizetti; ma non sul poema di Jeanne la Polle, come si aveva annunciato; il quale pare destinato a tener compagnia al defunto Duc D’Albe. — Si era parlato di un basso alemanno, il sig. Staridigl, che I’ Opéra avrebbe fissato e che studierebbe il francese per essere in istato di esordire il più presto possibile! Intanto un giornale, solitamente ben informalo, annuncia che non si tratta più del sig. Standigl, ma d’un basso italiano, che conosce già il francese, e Sy che potrebbe fare la sua comparsa quanto prima. Xon ne si dice per anco il nome. — Varsavia. Concerto del sig. Bazzini. - Leggesi nella Gazeta Codzienna di Varsavia: — • (ìli antichi poeti rappresentarono la Fama che dalle più sublimi allure riguardava I’ universo. Epperò noi fummo accostumali ad ardere l’incenso della nostra ammirazione di preferenza agli artisti che ne giungevano pollali stillali di quella: ina il concerto di jeri ci ha fallo mutar <1 opinione. In fuor delle Gazzette di Germania noi udimmo ben poco a parlare del sig. Bazzini. - Dopo qualche colpo d’archetto, egli si mostrò tuttavia munito ti una tal lettera commendatizia, che gli dischiuse la via di lutti i nostri cuori; tanto è grande l’abilità sua per le nostre orecchie beale. Come nell’antichità, in onta al numero grande di Ercoli, non era però difficile io scoprirne il vero; oggigiorno cosi, in mezzo agli artisti che seguono il cammino aperto da Paganini, Bazzini è quegli che possiede in più alto grado lutti i segreti di quel fatlncchiero da Genova. Ma egli vi aggiunge tanta perfezione che ben lo si può dire artista originale. Il suo maneggio d’arco è esemplare; lo staccato, il flautato, le fioriture sono d una purezza e d’una leggerezza che rapiscono; ma ciò che dà risalto meglio al suo merito è clic iì tocco del suo violino è sempre improntato d’un profondo sentimento. - La composizione del suo conici tino, piena d’originali idee, ed (Strumentata con gusto squisito, raccolse gli universali suffragi, e l’esecuzione su doppie e triplici corde, siccome il cantabile nel suo capriccio a violino solo, accompagnato col pizzicato hanno prodotto imo stupore generale. - Alla fine di ciascun pezzo l’entusiasmo del pubblico accrebbesi,c toccò poscia il colmo nella Fantasia sultana della Lucia. Ci sembrava davvero d’udire le commoventi parole Per me la cita è orrendo peso, cantate sulle corde non altrimenti che Rubini ce le aveva cantate alcun giorno prima con tanta espressione. - Rubini eseguì in questo concerto un’aria dello Stabat di Rossini Cvjus animant gemenfem, una romanza dell’opera I Briganti di Mercadante, una barcarola di Alary, e gli convenne ripetere lutti questi pezzi, di forma ch’egli cantò sei volte invece di lie. Castigliano, Del Vivo e Rocca cantarono de) pari molli pezzi con successo. I) Concerto fu il più bello della stagione. • — Vienna. La piccola pianista Giuseppina Zilli di Trieste diede un concerto nelle sale del sig. Ignazio Bosendorfer, f.ilvbiicalore d istrumenti dell’I. R. Corte. Ella fece prova di talento e bravura, ma ciò che è più da lodare in lei, si è un’esecuzione spiritosa e sentimentale. - Così quei Giornali. o ALTRE cose — Leggesi nella /lirista Europea: • Anminciavaino nel fascicolo del là febbrajo come il Casino dei Nobili. a convenientemente ricevere gli scienziati che si raccoglieranno in Milano pel Congresso del IS SI, avesse, fra I altre cose, stabilito di far scrivere una apposita poesia analoga alla circostanza, da porsi in musica da valente maestro; di più aggiungevamo venire assicurati clic la poesia avrebbe potuto essere di Felice Romani, le note del maestro Giuseppe Verdi. — Alcuni giornali in foglio si affrettarono a mandar fuori emende e rettificazioni alle nostre parole, (piasi lieti di averci colli in fallo. Noi però ora siamo in grado di ripetere, non più quale mi rumore vago, — siccome allora, quando la Presidenza della Società non avendo ancora presa alcuna determinazione, era d’uopo attenersi alle voci che correvano, — ma per notizia certa e positiva, che la musica di quella cantata sarà propriamente scritta dal Verdi, la poesia dal Romani. Ed aggiungiamo che il tema prescelto a questo componimento poetico-musicale è Eluvio Gioja. — Il flautista Briccialdi diede ai primi di giugno alcuni concerti a Bukarcst. Il caso vizile ch’egli arrivasse intuì momento in cui il pubblico, sazio dei già sentiti concerti e dell’opera italiana, prese poca parte a quelli di questo artista. — I! maestro di cappella sig. Ottone Nicolaj è partito il 5 corrente per Ronisbcrga in Prussia. sua patria, per dirigervi la musica in occasione delle feste che avranno luogo per la celebrazione del trecentesimo anno di quella Università. Vi sarà eseguita la sua sacra ouverture sopra un corale, e vi sarà rappresentata la sua Opera II Tcmplarìò. Dopo due mesi di assenza ritornerà a Vienna. - S. M. il re di Prussia ha accordato al maestro Nicolaj le insegne deHOrdine dell’Aquila rossa. — Giovanni Savioli di Rimini. maestro di cappella in patria, allievo del chiarissimo Mercadante. accademico filarmonico di Napoli, di S. Cecilia di Roma, di Bologna, e della Filarmonica romana, è stalo chiamato a coprire l’onorifico posto di maestro di Cappella di Urbino nella seduta del in corrente tenuta dai signori Canonici e Rettori di detta Cappella. — Il mclof.mista Dessine di Parigi ha ottenuto dal re di Baviera un privilegio per la fabbricazione de! nielofono, ed ha quindi eretto in Norimberga coi signori Binsfeld e Braunstein mia fabbrica di questi slromenti. — In Darmstadt, racconta un giornale, il chiamar sul proscenio è divenulo mi ramo d’industria. Ne è capo un barbiere. Questi oltre formalmente agli attori i suoi servigi. Chi vuol essere chiamalo lo paga, ed alla sera Dnir I. R. Stabilimento Aazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografìa Musicale di GIOVA A.VI RICORDI Contrada degli Omenoni A. 1720, e sullo il portico di fìanct) all’I. II. Teatro alla Scala. EDITOBE-PBOPBIETAMIO © GIOVAVA! RICORDI