Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 25

N. 25 - 23 giugno 1844

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BAZZETTA MtSICALE ANNO III. - N. 25 DI MILANO DOMENICA 25 Giugno 1344. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si •lamio ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica musicale. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 20110 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto clic si paga I’ associazione annua; la meta, per la associazione semestrale. Veggasi T avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno 11, 1843. La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• lions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations ■ et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen■ timents propres à l’émouvoir. • J. J. Rolssexv. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla A/usicu è di effettive Austriache L. lì! per semestre, ed effettive Austriache L. I4 affrancata ili porto Uno ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per F associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Uflicio della Gazzetta in casa Ricordi. con!i rada degli Omenoni N.° 172(1; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porlo. SOMMARIO. I. Critica melodrammatica. 1. Clarice Vi sconti dramma lirico di Wintcr al Teatro He. - IL 2. Gli Anylicani di Meyerbeer al Teatro Nuovo di Padova. - III. Dieci giorni a Londra.. - IV. Avvertimento. - V. Gazzettino settimanale di Milano. - VI. Corrispondenza particolare. - VII. Notizie. CRITICA MELODRAMMÀTICA I I. Clarice Visconti, dramma lirico in tre parti <11 Achille Delautièret con musica di Giuseppe If’inler, eseguito al Teatro Ke dalla signora Riva-Giintj, e dai signori Ai»tonelli, Walter e Fonti, la sera 19 corrente. Carissimo Winler! La modestia ha, non v’ha dubbio, il suo lato buono, ma può averne talvolta anche uno cattivo. Che vuoi, mio caro Wintcr? m’avevi tanto predicalo e. ripetuto in que’non rari momenti che ci trovavamo assieme, che sai poco, che farai mai nulla di buono; mi dimostravi tanta diffidenza delle tue disposizioni ad essere compositore musicale; mi accusavi un siffatto timore, più ancora che di quello del pubblico, del giudizio di le medesimo; chea dirli il vero (devo proprio dirtelo?) ni’ avevi se non interamente, in parte almeno persuaso del tuo incerto valor musicale. - Nè ciò finalmente mi recava meraviglia. Perchè non trovava in fatti niente fuor del naturale, che un giovane che comincia, c che si esperimento per la prima volta, possa difettare di scienza, d’idee, di altitudine ad immaginare. Ed anche in tale supposizione recavami ancora piuttosto meraviglia la tua non affettata modestia, c la tua sincerità; poiché il conoscere i proprii difetti non è per certo una comune virtù. - Ma qui si tratta, mio carissimo, di bene altra cosa. Si tratta che tu disconosci invece tulle le tue doli, e son molte: doti che non incertamente li qualificano musicista creatore. Sì: o io m’inganno, o tu assolutamente vai dotalo d’una scintilla creatrice. Oh! non erro io no nell’assicurarli che la parte melodica in ispecie di questa tua Clarice è cosa per un primo esperimento assai distinta: essa ini ha veramente sorpreso. Natura t’ha infuso potentemente l’istinto del ritmo, della quadratura, della larghezza c dell’eleganza melodica. Più (ardi verrà anche l’originalità. Io ne travedo diggiì il germe: nè in ciò neppure m’inganno; poiché se anche alcune brevi successioni di note ricordano qua e colà successioni consimili de’ tuoi antecessori, l’impasto generale de’ periodi è pur nuovo; nè avvi un solo trailo in tutta la tua gentile, partizione che accenni troppo marcatamente una imitazione, meno poi un plagio: e ciò è raro, vedi, anzi è rarissimo in un compositore esordiente: questo è il pegno più sicuro per poterti preconizzare, che, se. lo vuoi, potrai battere una via non da altri percorsa; prima, giusta ed unica mira dell’artista nascente. Se il tuo spartito nella sua tinta complessiva non presenta forse tutta la severilà che al cupo soggetto si addiceva, egli ha però un fare non sminuzzalo, non balzano: anzi v’ha un colore unico e sentilo; v’ha sicurezza ed unità in somma. A dirti il vero, il primo coro d’introduzione non m’aveva gran che tranquillalo sul merito del tuo lavoro; e ti confesserò che al cominciare della rappresentazione quasi quasi era spinto a ritenere realtà tutti i tuoi amari dubbj sul luo proprio talento. Quel coro in verità non mi piace. Che diamine? E egli dunque con una specie di nenia da Miserere che i soldati si devono rendere il mollo A II’armi! all’armi? Forse tu ti sarai inteso, non saprei, di dare un colore musicale a ciò ehe può avere di malinconico e freddo la luce crepuscolare; ma tu sai del rimanente, al paro di me, e vorrai essere meco d’accordo nel convenire, che prima di tutto sono da esprimersi i sentimenti dell’animo dei tuoi personaggi e le parole che interpretano questi sentimenii: e che di questi coloratrice deve essere anzi tulio l’idea primaria musicale: poi, se vorrai, e se sarai capace, che lauto facile non è, dipingerai il freddo, il caldo, il giorno, la sera, l’aurora, la mezzanotte, e quanto ti garberà meglio. M’arresto un po’su questa osservazione, perchè questo fu il solo brano della tua composizione che m’abbia lascialo una mala rimembranza per delitto di contrasenso: il quale, per essere solo, trovo appunto ancora meno scusabile, perchè prodotto o da Irascuranza o da falso ragionamento. Poiché l’ho fatto ingojare una prima pillola amara, lascia che ti faccia trangugiare anche le altre. Non spaventarli: non sono molte: e ti prometto che in ultimo verrà una buona dose di zucchero a raddolcirti la bocca, e a farti passare e dimenticare ogni senso di amarezza. - Veniamo dunque alla seconda pillolclla. Trovai che i Recitativi sono mal fatti in più situazioni. Non vale qui rispondermi che sei ancora novizio ncll’arle. No: accuso piuttosto anche qui la tua trascuratezza. Sono fraseggiali male non rade volle, contrariamente al senso delle parole: e siccome so che ne hai tanto del buon senso, e lo dai a divedere chiaramente in quasi tutti i pezzi lirici, nei quali il verso è vestilo pur sempre con verità, così panni che con qualche più d’attenzione avresti potuto dare maggior sintassi (permettimi il termine ) anche ai tuoi recitativi. Adesso non mi tornano esattamente alla memoria i varj punti che mi sembrarono più condannabili. Ma fra questi, se mal non mi rammento, mi sembra in modo speciale quello di Clarice nella seconda Scena della parte seconda, dov’ella esclama: । Alt! se dunque è colpa il nostro amor, che almeno I (credo che il piedino di più che v‘ ha in questo verso | lo avra messo lo stampatore: il poeta no per certo ) I La mia terra sia salva, c prezzo io sia Di villoria e di pace attesa invano. Ah! s’abbia la mia mano, ecc. Vedi: in questi versi il sentimento musicale contrasta coll’inflessione declamatoria che esigono, perchè il periodo della musica sovrapposta si compie sempre precisamente al finire del verso; laddove, capisci bene, che una prima posa può benissimo aver luogo dopo le parole il nostro amor, un’altra dopo la mia terra sia salva, ma giammai dopo la parola almeno. Altrettanto dicasi de’ versi susseguenti. - Ho citati questi quattro versi, perchè sembrami, come dissi, che uno di questi sbagli cada lì: ma se mai non fosse, è certo che lo ritroverai in altro sito. I versi riportati possono, se non altro, servirti d’esempio per quanto voleva osservarti in fatto de’ recitativi. L’Istruincntale vuol essere distinto sotto due punti di vista. Vale a dire primieramente Vistrumcntale riguardato come tutta quella parte di composizione musicale, ovvero sia come (pici complesso melodico ed armonico, che, non espresso dalle voci, viene reso dagli stromenti, qualunque essi sieno; considerato così, quest’islrumenlale non appartiene che alla sola facoltà inventiva, non alla scientifica del compositore. In secondo luogo 1 {strumentale riguardato dal lato della scienza c del calcolo; cd è quello che consiste nella scelta dell’applicazione di una data melodia ad uno più che ad un altro stromenlo, e d’un dato complesso armonico I ad uno più che ad un altro gruppo di sonatori. - VoI leva dire ehe ti trovo felice assai nel primo; non tanto | nel secondo. Cioè: i tuoi accompagnamenti, le canli’ lene che affidi all’orchestra sono belle, svariale, motivate solitamente dalla situazione, dal dialogo, dalla i parola; laddove non trovo lodevole soventi volte il! modo col quale le fai interpretare dal tuo piccolo esercito d’orehestranli. Ilo trovato in qualche punto alcuni stromenti o in centro non adatto, o male congegnati nella massa; in modo particolare i corni e gli oboe. j Ritengo che te ne sarai tu pure a quest’ora avveduto, e che a questo vorrai rimediare in seguito. - Capisco anch’io però che queste sono bensì cose eccellenti a conoscersi, ma che sono d’altronde accessorj, che collo studio si apprendono o tosto o tardi; e tu puoi benissimo rispondermi, che nella tua opera il vero intrinseco c’è: che la potenza melodica, questa essenza della musica, la possedi, e grandemente; ed io sono contentissimo di affermartelo di bel nuovo.! I brani che appunto mi sorpresero maggiormente i per questo tuo bel fare di melodia, larga, nobile, svi। luppalissima e sempre coerente nelle sue singole parli, i furono primieramente (seguirò l’ordine del libretto) la cabaletta della cavatina di Torreno. Ringrazierai anche il sig. Walter che. bene te la espresse. Quel i giovine ha del talento, ed una voce ben timbrata: [p. 102 modifica]— 402 — farà de’ progressi, e ne ha anzi già falli anche in questi pochi mesi. - Non so perchè nella cavatina di Bonnivet abbi trattate a foggia di recitativo le due prime strofe Nome celando c spoglie- La stretta del duetto tra i due suaccennati mi piacque assai; le due voci si combinano tanto bene assieme e con un fare sì nobile! - È una assai bella cosa anche, mio bravo Winter, ad aver la fortuna di tenere a tua disposizione sempre pronte e fresche le cabalette, questo scoglio della fantasia de’ maestri. Le tue dal più al meno son tutte belle. Eccone qui un’altra di bellissima, quella della Riva-Giunti: e cosi ben condotta in tutta la sua non ordinaria lunghezza! Siccome però questa è in tempo ternario, hai fatto male a farla precedere dall’adagio Oro, gemme, pure in tempo ternario.Preceduto da un tempo pari il secondo tempo dispari avrebbe spiccato maggiormente. - Il finale primo è condotto con qualche artifizio; le idee però non sono nuove: ho a lodarti del rimanente perchè nemmeno nei pezzi concertati hai fatto abuso e (piasi neppur uso di tutti gli spietati gridi di moda, c di quelle note martellate, sussultorie c cannoneggiale. - Nell’aria di Bonnivel notai quella sevcro-gcntilc idea di quel coro interno. E nuova c caratteristica. - Il duetto che segue tra Clarice e Bonnivct non ha bisogno, credo, de’ miei elogi, perchè tu abbia ad assicurarti che è bello, bellissimo. Per (pianto la tua singolare modestia e la diffidenza di te stesso abbassino a’ tuoi occhi il merito del tuo lavoro, non potranno accecarli a segno di non vedere che in questo hai cólto perfettamente nel segno. Quale gentilezza d’idee! come schei za ed aggirasi gentile l’accompagnamento del lungo parlante’, e la bella originale idea del poeta nel proporre per pochi versi la cabaletta, poi interromperla dal rumore dei Franchi, per poi riprenderla, come I hai ben resa! Questo pezzo mi ha tocco, ed è in vero a mio gusto il migliore dell’opera, ed il più originale: quello infatti dove si svela più netto l’istinto della tua bella vena melodica. - Quantunque non molto dall’uditorio apprezzata, trovai buona la stretta di quest’atto secondo, cd in questa principalmente rinvenni degno di elogio il solo di Clarice che. batte sempre su quella diminuita. Anche questo è nuovo. - Mi fu detto che il primo coro del terzo alto fu composto in pochissime ore. Scusa la mia sincerila, ma è facile d’accorgersene. - 11 duetto tra Clarice c Terreno è posto da alcuni tuoi ammiratori per merito di composizione cd invenzione al dissopra dell’altro che prima lodai. Trovo anche questo buono, massime nel primo tempo si bene c largamente idealo, ma amo di più l’altro. Motivo di questa mia predilezione sarà forse la mia giurala antipatia al genere gridalorio. - Spero che toglierai nelle successive rappresentazioni quelle ultime fioriture nella preghiera di Clarice: sono di cattivo gusto, troppo lunghe, mancano di grandezza, ed in conseguenza non convengono al triste e severo quadro della situazione, meno ancora ai mezzi della Riva-Giunti, (ìli ultimi bei versi.1 le verrò bell’angelo racchiudono pure della musica piena di passione; ma, lascia che le lo ripeta, un po’ troppo stentorea, per non dire urlante, per una povera avvelenata, fiaccala agli estremi da sì tremenda e lunga agonia. Questo si è uno de’disgraziati, ma d’altronde rarissimi momenti, nei (piali hai voluto sacrificare alla moda. Ti compatisco però, come ho scusalo, anche prima di le, il nostro bravo Lauro Rossi; poiché i begli acuti della Giunti sembrano perfino giustificare questi slanci d un gusto sì falso. Del rimanente anche la signora Giunti, che non ti fu per verità nè fedele nè mollo calda interprete nel primo alto, negli altri due s’elevi» ad una bella altezza, c sostenne il suo non facile personaggio con verità, passione e somma intelligenza, e più ancora con rara nobiltà non sì facilmente attendibile in una distinta buffet, quale finora crasi a noi presentata. L’Antonelli ha una parte, che in certi momenti apparisce troppo pesante pe’suoi mezzi; ma egli è d’altronde sì accurato e zelante, che il pubblico fece assai bene a rimunerarlo d’applausi. Egli è inoltre un cantante che, sebbene poco ricco di mezzi vocali, fraseggia con qualche eleganza: aggiungi che sa prendere fiato in tempo, e studia assai, cose assai rare a giorni nostri. Cosa dici di quel cannone vocale del sig. Fonti? È troppo pel teatro Re, ma non cessa d’altronde d’essere una cosa straordinaria. Che beila voce, sì tonante, sì estesa, cd allo stesso tempo pastosa cd intonata! Ma sembra pur troppo che natura troppo splendida nel regalarlo di sì potenti mezzi, sia stala alquanto avara nel fornirlo d’un retto talento per metterli in opera. Varrà lo studio dove non v’ha ricchezza d’istinto? - Speriamolo. Intanto io mi congratulo, e di cuore, c sincerissimamente, con le, mio carissimo Winlcr, e perchè hai scritto bene, e perchè scriverai meglio, c perchè il pubblico t’ha compreso cd applaudito. Hai avuta però una fortuna: ed è quella che il libretto del sig. I)clauzièrcs è veramente lodevole per dicitura, per semplicità cd eleganza del verso e della frase alla musica adottatissimi, per concisione c succosità di dialogo, nonché per una certa nobiltà nel trattare e caratterizzare le passioni, senza cadere nel comune e ncll’esageralo. Vi sarebbe qualche cosa a dire sul tessuto del dramma, ma chi si merita più scuse dei librettisti? lo infatti ritengo codesto uno dei migliori drammi lirici che la moderna fabbricazione ci possa offerire. Addio, mio simpatico compositore. Sii modesto, sì, anche per 1 avvenire, ma più fidente nelle tue forze; ne hai lutto il diritto. Giovedì 20 giugno. Il tuo Affezionatissimo Alberto Mazzucato. II. Gli Anglicani <11 Jleyerbcer al Teatro Auovo di Padova. (1) (Da Ietterà). Ben diceste, che ora mi si olire un bel campo per dirvi qualche cosa sull’esito dello spartito Gli Anglicani di Meyerbeer, che andò in iscena in questo nostro Teatro Nuovo la sera mercoledì 42 corrente. Se dovessi narrarvi il tutto per disteso, sarebbe un affare troppo lungo: quindi non mi limiterò che a far poche osservazioni intorno al pregio della composizione, ed alla esecuzione. Nella critica sulle composizioni di Meyerbeer, N. G, 8, il, 15, 1G, fu detto assai in questa medesima Gazzella, e giustamente detto. Ma siccome in qualche parte io non mi vi posso pienamente uniformare, così, qualche cosa aggiungerò di mio., op,D Gli Anglicani sono assolutamente un Capo-Lavoro, veramente degno di quel sommo fra i moderni scrittori. Esiste in questo magico spartito, un contrasto continuo, fra Immaginazione, Scienza e Filofofia, contrasto che mette nell’imbarazzo sulla scelta del primato. Tante sono le peregrine bellezze in esse profuse! La costante unità in mezzo alla continua varietà formano certamente il primo pregio di questo raro lavoro. Unità di stile, unità di soggetto, unità di caratteri furono i primi tipi che il nostro Autore si propose a modello. E qui, a dir il vero, è dove non posso pienamente convenire col citato critico. Che se giustamente Marcello viene paragonato ad Alice, nemmeno gli altri personaggi sono trascurati. Polentina per (1) Il nobile sig. Melchiorre Balbi, veneziano, cui dobbiamo i seguenti cenni, è distinto compositore, massime di musica ecclesiastica, oltre ad essere uomo collo nelle lettere e studioso cd ingegnoso matematico Egli ha fissato da più anni la sua dimora in Padova, dove tratta con largo successo l’arte musicale. Allievo del celebre Calegari, il sig. Balbi volle rendere omaggio alla memoria del suo istruttore, col pubblicarne la sua scuola, della quale il Calegari nulla aveva mai lasciato di scritto. Questa scuola è quella pubblicata nell’anno 4829 in Padova presso la tipografia Crescini, e che intitolasi Trattato del sistema Armonico di Antonio Calegari, maestro nell’insigne Cappella della Basilica di s. Antonio di Padova, proposto e dimostrato da Melchiorre Balbi Nobile Feneto con annotazioni ed appendice dello stesso. Questo libro trovasi pure vendibile dal Ricordi. - Veniamo lusingali dal sig maestro Balbi, nuovo nostro collaboratore, della più zelante coopcrazione al sempre più variato ed interessante andamento di questo (Giornale, che la Redazione va superba di vedere continuamente si bene accollo. Za Bedazione. esempio usa costantemente di un canto senza fioriture, vivo ed appassionato, e ciò in conformila alla sua posizione in vero pjj altamente terribile. Margherita ba un canto elegante ed in pari tempo dignitoso. Quello © I di Saint-Bris è vibrato e tronco, e così dicasi degli altri personaggi. Nell’assieme generale poi tutte queste parziali unità || tessono, come sopra notai, una magica va! rietà. - Chi legge i citati N. 45 e 46, può । formarsi una retta idea di quella varietà ’ continua, di cui questo poema musicale va fornito. Che se molti sono i pregi in esso! contenuti dal lato della parte recitata, non i i minore al certo è il merito della Slromentazione. Quante e qual! bellezze non vi si ritrovano! L autore approfitta dell’Orchestra j in un modo esclusivamente suo proprio, i per cui mostra essere di lei l’assoluto sovrano. Mio caro, troppo vasto è questo j giardino per cogliervi tutti i preziosi fiori de1 quali è adorno. Pure qualche cosa vo’ । j dire anche su questo punto. Per esempio la romanza di Raul, obbligala alla sola viola, desta un incanto soave ed affatto nuovo. Quella di Marcello, obbligata alla gran-cassa per imitare, parmi, i । colpi di cannone, ed all’ottavino per imitare il fischio delle palle, è fattura originale, i strana, e felicissima. Ma ciò che è veraj mente mirabile sopra ogni altro pezzo, si è la chiusa del quartetto nell’atto quarto. • I Nel detto pezzo St. Bris propone una bellissima melodia; in progresso viene que। sta ripetuta, variala, e sviluppata in una maniera quanto si può dire degna di Meyerbeer: dopo di che succedono alcuni episodj musicali, che più non ricordano ciò che l’autore propose fin da principio, i Ma che? - Date da St. Bris le opportune di_ sposizioni per 1 imminente strage, tulle le volontà si concentrano in una sola, e perciò in un generale unisono. St. Bris ripete la prima melodia, che acquista una indescrivibile forza mercè il concorso di tante vo1 ci, vo-1 dire dei tre Capi della congiura, del coro d’uomini, e di quello delle donne, sotto sembianze di giovanetti. Ma ciò non basta. Questo vigorosissimo unisono. esprimente, come dissi, una sola volontà, viene accompagnato da tutta F orchestra in maniera affatto nuova: cioè con una imponente continuazione di progressive gradazioni di forza dall’uno ali altro estremo grado, destante vivamente 1 immagine di un burrascoso flutto, che tutto sommerga ed affoghi. Condotta la frase musicale al suo compimento, non dimentica già F autore che questa è una congiura: dunque una nuova tinta dà al suo immenso quadro} egli è un pianissimo, espresso con voce repressa e profonda, mentre tutti accennano al motto convenuto., ed al silenzio^ quali basi del loro orribile progetto, partendo accompagnati da una stromentazione. che, del pari fioca ed oscura, sembra dileguarsi essa pure. e spegnersi poco a poco. Questo silenzio però non è egualmente osservato dal pubblico, che trascinato in un insolito entusiasmo prorompe immediatamente in uno scroscio s d’applausi. In altra mia, che ben tosto succederà alla presente, vi parlerò delle deplorabili mulilazioni, che si dovettero fare, parte per mancanza di qualche soggetto, e parte per $ abbreviare lo spettacolo. Farò cenno anche intorno all’esecuzione. che pur merita Wg encomio. Melchiorre Balbi. ftQè Padova., 47 giugno 4844. ffgiï

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O DIECI GIOBBI A LONDBA Londra, l’immane colosso delle capitali dell’Europa, la città delle spaziose vie, de’giganteschi ponti, degli sterminati parchi, è pure la principale sede de’concerti mostri e degli spettacoli teatrali senza fine. Gli inglesi che tutto calcolano in lungo ed in largo, per abitudine lasciansi sedurre da un programma di quattro facciate, e sono pienamente soddisfatti de’ trattenimenti musicali che abbracciano una buona quarta parie di una giornata. Non si creda però che alle interminabili accademie pubbliche assistano in modo sbadato o divagandosi; si cadrebbe in un grosso errore: essi stanno allenti e silenziosi, e s’ingojano da trenta a trentacinque pezzi, l’uno dopo l’altro, senza altra interruzione che quella degli applausi di cui certamente non sono parchi. Qui si fa poca distinzione fra la musica moderna e l’antica; si slima e festeggia a preferenza quella che appartiene ad autori di stabilita rinomanza, e che vien eseguila da cantanti o suonatori che portino un nome celebre. E assai raro il caso in cui un abile artista senza fama a Londra abbia incontro; c ciò può ascriversi a duo cagioni: la prima si è quella che gli inglesi, forse diffidando alquanto del proprio discernimento, non si piccano di voler sembrar giudici in fatto di musica: e l’altra che. intrinsecamente alla bell’arte non attaccano tutta l’importanza che ella si merita; e la coltivano o per interesse, o come un fregio necessario ad una compita educazione: raramente pcr amore o per speciale istinto. In nessuna altra città sì di frequente ed in tanta quantità come a Londra si producono de’ pezzi classici vocali ed islromentali: le. grandi sinfonie, i quartetti, i concerti, le sonate, le fughe, gli oratorj, quasi ogni giorno nella buona stagione risuonano acclamali. Handcl è veneralo (piai patriarca della musica, e mai gli inglesi si stancano di ammirare i concepimenti di quel sommo che annoverano fra le loro glorie nazionali per aver composto dietro lo sborso delle loro ghinee c sotto il nebbioso loro orizzonte. A’ moderni inglesi deve bastar il vanto di aver saputo conservare la giusta tradizione nella maniera d’interpretare Handcl: senza ricorrere ad essi, a mio credere, non si può formare una adeguala idea della potenza dell’incomparabile alemanno. Ebbi la sorte di bearmi delle, bibliche immagini del Messia affidate a circa INO parti. Non è esagerazione il dire che alle mie orecchie si schiuse un nuovo mondo. Quale maestà, grandiosità ed imponenza nelle masse! Quanta complicazione contrappuntistica, cd in uno quanta chiarezza e naturalezza negli intrecci e negli sviluppi! 11 genio si è congiunto all’arte con legami indefinibilmente divini. Dragonelti, presiedendo a’conlrabassi dava incantevole risalto alle meraviglie di Handcl, la veneranda canizie del contrabassista tipo, gloria italiana, consuonava colla maestà della musica del perfezionatore dell’oratorio. A tre pezzi il pubblico in segno di rispetto alzossi in massa; ad ogni brano applaudì e dimostri» la propria soddisfazione agli esecutori, fra cui nolaronsi alcune donne dotate di belle voci: in Inghilterra non si scarseggia di validi organi vocali; la Dolby va distinta. Appena giunto nella tumultuosissima metropoli il giorno 1 giugno mi affrettai d’intervenire alla mattinala da Moscheles cd Ernst data nella Sala de’ concerti della Regina. 11 celebre pianista non corrispose alla mia aspettazione; il prode violinista di Broun alla metà di un suo concerto sentissi male, abbandonò il suo posto e da forti convulsioni fu martorialo: poco dopo, riavutosi alquanto, colla elegia commosse. La magnifica ouverture, - Shakspeare’s Midsummer Night’s Dream a nuovi effetti di varialo colorito e di un risultalo distinto mi fece concepire di Mendelssohn la più alta stima. Mendelssohn occupa pure uno de’pii mi posti come esecutore-pianista; il concerto a tre pianoforti con orchestra di S. Bach ch’egli eseguì in compagnia di Thalberg e di Moscheles è un pezzo straordinario per la freschezza de’pensieri, la distinzione de’passi, la squisitezza della condotta, e la efficacia dcll’islromcntazione. Il finale venne replicato. I nomi della triade sullodala assicurano dell’eccellenza dell’esecuzione. Alla Domenica Londra non è più la città degli altri giorni: ogni divertimento è proibito,e ben anco la musica da camera c da teatro; quella da chiesa vuoisi generalmente coltivala: io non ho udito che. de’corali in San Paolo, quali profondamente mi penetrarono. Lunedì: Fra Diavolo tradotto in inglese al Drury Lane: il mio odilo ne soffrì. Martedì: La Grisi nella Semiramide mi fece passare alcuni deliziosi istanti; nell’adagio del finale e nel duo con Arsaee superò sè stessa. Eornasari (Assur) ommise la grande, aria, c Lablache innalzò la parte di Oroc al livello della singolare sua abilità. La Lavanti sluonò qua e là con qualche frequenza. Alla mattina, dal signor Ella, uno de’ primi violini del Teatro dell’opera italiana e riputato critico musicale, me la godetti con un quintetto di Beethoven cd un quartetto di Spohr: l’abile, violinista Sainton era alla testa. Quindi Dohler c Sivori della magica soi nata in la minore di Beethoven compresero lo spi1 rito. L’accento, l’anima c la bravura di que’valen! tissimi italiani fecero miracoli: essi non mi scinbra! rono mai tanto grandi come in questa circostanza. Dohler annunciò pel 17 il primo suo concerto c pel l luglio il secondo: egli a Londra si occupò moltissimo, compose varj nuovi pezzi, fra cui una vivace polka, due espressivi notturni ed una brillante fantasia sulla ’ Favorita, nella quale i più gradili motivi di Donizetti figurano nel modo il più aggradevole. Questo egregio artista tende nientemeno che a porsi alla testa di lutti i pianisti moderni; dal suo ingegno assai puossi attendere; di uguali non v’ha che Liszt e Thalberg. Giovedì: U teatro della Regina davansi i Puritani i cogli stessi soggetti di Parigi, ad eccezione di Eornasari, aclista di merito: grandi applausi. Dopo quest’j ultima opera di Bellini, maestro a Londra molto amalo, la Tacchinardi Persiani cantò l’aria finale della Sonnambula sfoggiando maggior agilità e perfezione di <piel che facesse al nostro teatro Corcano. L’orchesica nel suo complesso è delle migliori ch’io conosca: i violini sono ben uniti, cd i contrabassi, che portano l’arco alla Dragonelti, rendono una forza inesprimii bile ed assai superiore a quella che si ottiene adoprando l’arco come si fa co’ violoncelli: l’orchestra di questo teatro si può dire avere più solidi fondamenti di qualunque allea. Il maestro Costa n’è il direttore. Venerdì: Nell’elegante sala del Princcss’thédtre asi sisletti ad un concerto dato da’maestri Macfarrcn e Davison, i quali, oltre molte loro languide nenie vocali, produssero l’eccellente trio Op. 49 di Mcndelssohn affidato all’islesso rinomalo autore, al Joachim, ragazzo di quattordici anni che tratta il violino colla forza e colla precisione de’più provetti artisti, ed al violoncellista Ilaiismann. 11 pezzo conseguì un compiuto successo, ed il melodico andante e lo scherzo si vollero udire due volle: il tocco di Mendelssohn è sicuro, robusto e magistrale; in (pianto a maneggio non avrebbe potuto far meglio, e. prese la stretta dell’ultimo tempo con incalzante energia. Il Joachim di Pestìi felicemente uscì vincitore dall’arduo cimento di superare le immani difficoltà di una fuga di S. Bach a violino solo: la bravura e professione di questo nuovo prodigio di precocità sono veramente, straordinarie: è però assai inferiore alla Teresa Milanollo pcr squisitezza di sentimento e di gusto, per omogeneità di cavata, e, per quell’aureola di perfezione che nella insuperabile italiana trasporta alle sfere celesti. L’accademia ebbe compimento col quartetto Op. 44 di Mendelssohn. Sabbato: Prova della Società filarmonica. - Sinfonia in do minore di Beethoven - Le incancellabili rimembranze della sublime orchestra del Conservatorio di Parigi non mi permisero di essere compiutamente appagato. - Concertante a quattro violini di Maurcr. L’ottima esecuzione, in cui emerse Sivori, valse a render applaudito il mediocri’ pezzo - Ouverture, Le.Vujadi di W. S. Bendi. - Mia sorpresa nel rinvenire in questa importantissima e bellissima composizione, abbondanza di immagini graziose ed espressive, condotta elegante e chiara, unità nell’insieme, cd istromenlazione dotta e ben tratteggiala senza alcuna esagerazione. Se mi è, lecito (pii esporre, una mia opinione, dopo Mendelssohn, fra gli autori a me, cogniti che ora vari immaginando sinfonie, sicno esse, descrittive o semplicemente ideali, io senza esitare assegnerei il più distinto posto a Benett, a Londra sopranominalo il Mozart dell’Inghilterra, c le cui opere dovrebbero essere sparse in tutta Europa. - La Castellali fra la severità de’ pezzi che componevano il programma, nell’aria del Pirata poteva paragonarsi ad un rossignuolo gorgheggiente, non più ne’boschi, ma fra le roccie: gli spettatori la rimeritarono d’incessanti applausi; la bella sua voce e le sue cognizioni superarono qualunque ostacolo. - Il grandioso lavoro di Mendelssohn intitolato a Mitsummer Night’Dream (preceduto dalla mirabile ouverture di cui più sopra feci elogio, interpretato da un brioso Scherzo, da un armonioso notturno istromenlale, da una pomposa marcia e da un duo a voci bianche, e chiuso con un finale a coro di donne ed orchestra) interessi» gli intelligenti che lo proclamarono per un capolavoro a niun altro secondo. Il sommo maestro col maggior zelo e con particolare accuratezza diresse tutti i pezzi: nessuna menda lasciò passare inavvertita, varie volle si tornò da capo. Domenica: Il Pialti tanto ne’gravi pezzi da camera concertati a più stromenli, quanto in quelli di bravura e da concerto mostrò non temere rivali. Lunedì suonò a corte, in presenza delle LL. MM. la Regina, l’ImI peratore delle Russie ed il Re di Sassonia: n’ebbe luminose onorificenze. Gli artisti italiani a Londra primeggiano. - Ammirai la prepotente robustezza e la velocità del famoso pianista Leopoldo Mayr di ritorno dalIV/arcni di Costantinopoli. Lunedì finalmente. - Il eoncerto-moslro della pianista Dulken cominciò ad un’ora pomeridiana c terminò alle sci. Ecco i brillanti nomi degli esecutori. Pel canto la Grisi, Persiani, Dorus-Gras (agilissima) Thillon, de Monaca, Rainforth, ecc. Lablache padre c figlio, Mario, Salvi (il lion della presente stagione), Slandigl (il celebre basso tedesco), Fornasari, Gorelli, Drizzi ecc.;; per l’istromentale la Dulken, Mendelssohn, Ernst, I Parish Alvars (l’arpista delle cento dita), Offenbach, ecc. i 11 fortunato cd instancabile Benedici accompagnò

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diresse. Con tutti questi invidiabili elementi l’accademia riuscì abbastanza nojosa; il trio del Guglielmo Teli fra Mario, Fornasari e Lablache, l’aria del Sansone di Handcl delta dalla Slandigl, cd il duetto del Mairimonio segreto fra i due Lablache mi lasciarono una gradila impressione; il rimanente si perdette o si offuscò nell’inconcepibile caos di un programma di trenta pezzi, due de’qutdi vennero ben anco ripetuti. (!!) Moriani e Cavallini sono testò arrivali. Londra II giugno 1841. Isidoro Cambiasi. N’B. I eniamo pregati ad inserire il seguente AVVERTIMENTO La vantaggiosa opinione che si sono acquistala, c nella quale manlengonsi inalteratamente da molti anni gli istromenti fabbricali dal sottoscritto presso gli intelligenti ed amatol i della musica, sì nazionali che esteri, non ha mancato di essere incentivo ad avide speculazioni; e di falli è venuto egli a scoprire clic sono stali e vengono venduti sotto la di lui firma a prezzo elevato dei pianoforti di scadente qualità per riguardo tanto alla forza, limpidezza ed eguaglianza del suono, quanto rispetto alla solidità del macchinismo. Comprenderà ognuno che queste contraffazioni, colle (piali vengono tratti in inganno i compratori, devono riescire anche, maggiormente spiacevoli al sottoscritto, attesa la lesione che recano al buon nome meritatosi da lui con tanti sforzi, e conservalo in sì lungo corso di tempo. Crede egli necessario adunque di mettere in avvertenza il pubblico musicale, c di pregare istantemente che ogni volta insorgesse in qualcuno il minimo dubbio sull’aulcnticità di un pianoforte da lui acquistato o che intendesse di acquistare, portante la firma del sottoscritto, voglia rivolgersi ad esso per ottenerne sicura informazione. Basterà a tal fine di indicare al sottoscritto il numero e l’anno espressi suWelichetta incollala sulla tavola armonica di ogni pianoforte, della sua fabbrica, e della (piale egli conserva la matrice. Sarà questo il mezzo sicuro per preservare i signori acquirenti c il sottoscritto dalle frodi che da sì gran trailo di tempo vengono commesse a grave loro pregiudizio. Vienna, giugno 1814. F. B. Streicher. Fabbricatore di Pianoforti dell’I. R. Corte. settimanale i»i Milano La Cenerentola alla Canobbiana riscaldò, se non le panche della platea (che sono come prima vuote), almeno le mani degli innamorati della musica di Rossini. Gli esecutori, tranne il sig. Corsi che è nuovo, sono i soliti. Tutti vengono applauditi, chiamati, richiamati. Un mare insomma di belle cose! — Al Re jeri sera per beneficiata del sig. Giunti si dava la farsa il Campanello, poesia c musica di Doniietti. Ne parleremo. — Venerdì sera 21 giugno al Corcano la signora Zutgia Piallimi festeggiò il suo onomastico colla sua beneficiata anch’essa. Oltre all’intero Roberto il Diavolo, regalò gli accorrenti del second’atlo della Norma. Molti applausi e sufficiente concorso. — Non è che lo stesso Venerdì clic la signora Cinzani riapparve su queste stesse scene, dopo la sua non breve indisposizione. In (pici frattempo la benemerita Rug. gerì supplì col solito zelo e sicurezza. Non si ebbe perciò a regrettare nel Roberto che i due soli pezzi a solo d’Isabella. - Non abbiamo mai saputo renderci ragione del perchè i supplementi, ai quali incorre l’obbligo di supplire, abbiano da supplire a ciò che meno cale, omettendo i pezzi che più riescono graditi al pubblico. Non conosciamo gli autori del codice delie leggi dei supplementi; ma temiamo assai cbe non sieno i primi-cantanti-assolnli medesimi che impongano il divieto a codesti loro subalterni di camminare ne’ loro particolari dorninj. Sarebbe ella gelosia di mestiere? Infatti, senza voler ora applicare a nessun caso speciale, ne sembra però, che il signor supplemento, qualora sia dotato di sufficiente abilità (la (piale potrebbe essere giudicata del maestro concertatore), non solo abbia il diritto, ma gli sia anzi dovere di rendere l’intera parte dell’indisposto attore. La carica dei supplementi prenderebbe in tal modo un posto più onorifico, e sarebbe facile il vedersi sviluppare in mezzo a questi de’sconosciuti talenti, i (piali non riterrebbero allora più a disonore di coprire un ufficio che quale esiste presentemente è in vero di troppo modesta incombenza. - La maldicenza vorrebbe anche persuaderci che in tale ipotesi le malattie de’cantanti sarebbero forse anche assai meno frequenti. — Abbiamo fra noi il maestro Vincenzo Battista, napoletano, l’autore delle tanto acclamale opere rlnna la Prie [p. 104 modifica]— 404 e Margherita d’Aragona, eh egli produsse a Napoli, e 11 che trovatisi pubblicate dal Ricordi. — Trovasi pure da più giorni tra noi il eh. compositore della Tetta di Bronzo, sig. maestro Carlo Soliva. CORRISPONDENZA PARTICOLARE — Firenze. l i Giugno ISTI. - Avvicinandosi l’epoca dell’annuo festival, che la deputazione direttrice degli Asili infantili organizza nella occasione delle municipali feste di S. Giovanni a vantaggio della su accennata pia istituzione, non è fuor di luogo avvertire il j mondo musicale, che già per questa Gazzetta era stato | istruito come in tale circostanza fosse stabilito eseguirsi ’ un Concerto storico, destinato a mostrare il progresso della musica teatrale seria italiana durante i cento | anni ultimamente trascorsi, che questo bello intendimento per difficoltà di esecuzione c stato abbandonato, e che per quest’anno tutto si ridurrà ad uno dei soliti pots-pourris di moderna musica teatrale. Non conoscendo quali precisamente sieno le difficoltà che hanno atterrito la Deputazione, non lice dar giudizio di questa determinazione. Pure se il concetto del Concerto storico non era per vermi modo realizzabile per quest’anno. perché ricorrere all’esecuzione di musica, che certo meglio eseguila ed in luogo più conveniente si sente tuttodì o di fresco si è sentila al teatro, anziché produrre qualche interessante e meno nota composizione, sia del genere sacro, sia del genere da sala? Se lo scopo principale di queste feste é filantropico, non deve del tutto trascurarsi l’artistico. Non meritavano I un riguardo tante classiche composizioni, tra le quali ad esempio può citarsi il Cristo sull’Oliveta di Beethoven, la Gerusalemme di Stadler, ecc., eec., oltre I gli antichi magnifici oratorj di Handel, ninno dei quali, per ciò che si sappia, è stato mai eseguito pubblicamente in Firenze? E tra i moderni non avevano diritto ad esser presi in considerazione, se non altri, c Mendelsshon. I e Spohr, autori di insigni lavori dei generi sovraindicati? — Nulla di nuovo alla Pergola. li Bravo seguita ad essere applaudito alternativamente ai Lombardi. Si sta adesso preparando I’ Emani. — Genova. Emani di Verdi al Carlo Felice, Giovedì 13 corrente. - La molta prevenzione favorevole che vi era per quest’opera, e la pessima esecuzione della prima sera, causata in parte dalla mancanza di prove, non permisero che fosse levata a cielo come in altri Teatri succedette fin dalla prima sera. Però furono molto applauditi alcuni pezzi, in ispecie l’aria della Donna, il Largo del finale primo ed il Terzetto finale. gabbato poi, che l’esecuzione migliorò di molto, vi furono applausi quasi ad ogni pezzo. - Il Preludio che apre il primo atto e che comincia con quella bella frase che । nello spartito si trova sulle parole Nel momento in che j Emani vorrai spento, sulle quali si raggira il dram- i ma é assai caratteristica; peccato che non venga più sviluppata in questo preludio, ii quale é però di molto effetto! il Coro d’introduzione è abbastanza grandioso. Succede l’aria del Tenore, la (piale essendo ricca di modi gentili non è troppo adatta ai mezzi del Loppa. Forse questo è l’unico pezzo dell’opera che non sia pc’• suoi mezzi. L’aria della Donna benissimo eseguita dalla Liiwe è graziosissima. In tutto quello che segue sino al Largo del Finale pruno si nolano dei belli pensieri, ma pare talvolta la fattura un po’ trascurata. Il Largo del Finale sin dalla prima sera fece un grande effetto. E ben immaginato e condotto, e verso la fine, avvi una bel- j lissima c nuovissima frase che conduce alla cadenza, | che fu per me uno dei più belli effetti musicali che abbia mai provalo. Peccalo che la stretta non corri; sponda, al suo aprirsi specialmente, con frasi più distinte e caratteristiche. L’adagio a due nel secondo atto Ah morir potessi adesso, è molto sentito ed espressivo; anche la stretta in Terzetto e la stretta del secondo atto sono pezzi di effetto che vennero gustati ed applauditi la seconda sera. Mi pare però che il maestro abbia mancato un poco di filosofìa al principio del Duetto a Tenore e Basso sulle parole Esci, a te, scegli, seguimi. Se non m’inganno, qui richiedevasi una musica più concitata e ricca di una più robusta istrumcnlazione; laddove invece non vi si sentono che i soli istromenli ad arco. Forse il maestro avrà voluto lasciar questo vuoto per dar maggior risalto alla stretta: In arcion, in arcion. Cavalieri. L’aria del basso Zo vedremo ve-, glio audace fu pure uno dei pezzi che furono gustati । di più la seconda sera, cd in questa anche meglio eseguita dal Dérivis, il (piale per non rinunziare alle convenienze artistiche volle scegliere quella parte che è poco adatta a’suoi mezzi, e fu perciò obbligato a spostare quest’aria di mezzo tono, c ad abbassare qua e là delle frasi, che non sono certamente cangiate in meglio. La congiura che altrove fere tanto effetto, qui non ne produsse nessuno e passò sotto silenzio; ma anziché accusarne la composizione, mi pare se ne debba incolpare l’esecuzione, specialmente dell’ultimo maggiore, che mi pare troppo precipitato e non abbastanza marcato dai cori. Il Finale che segue fece molto effetto. La voce di | Derivis domina abbastanza sulle masse che interrompono quel Canto; I’effetto è imponente. Ora poi veniamo al Terzetto finale che è stato oggetto di molte controversie alle prove fra f orchestra ed i cantanti, o meglio fra il maestro al Cembalo e il direttore d orchestra; cosa che per me é tuttora un enigma. Il maestro al i Cembalo dice di aver ricevuto lettera dal maestro Verdi, in cui lo previene che il Tempo J che comincia sulle parole L’erma crudel, estinguere lino al suo compiersi non deve durare che due minuti e mezzo, lo sono stato coll’orologio alla mano; l’esecuzione di questo brano, I anziché essere d’un andante mosso, come vidi segnato ì sulla partizione stampata, è stata di un allegro vivo. Ad onta di lutto questo, è durato invece quattro minuti c forse più. A me pare impossibile che il maestro Verdi abbia ideato questo pezzo così, perchè quelle di- 1 verse frasi che si succedono in questo tempo così accelerato, lasciano una confusione in capo che non v è tempo di distinguerle una dall’altra: né credo pure che questo J vada eseguito tutto nello stesso movimento, lo amerei un po’di slargando alia frase Ber queste amare lagrime ed al successivo maggiore del Tenore Quel pianto Elvira ed un stringendo ogni volta che il Basso ripete sulla fine: E vano odonna il piangere. Che ve ne pare? Veramente sembrami che la Liiwe, per la quale fu scritta quest’opera a Venezia, avrebbe potuto meglio che qualunque altro, indicare tutti i movimenti e le altre intenzioni del compositore, e così sciogliere tutte le questioni. - In ogni modo l’/irnuni piace anche qui, c credo che piacerà ogni sera maggiormente. — Roma. 15 Giugno. - C Emani ha fatto veramente qui un furore inaudito. Figuratevi che oggi c domani si danno due recite di più, fuori d’abbonamento; ebbene questa mattina alle 9 ore la piazza del teatro e le contrade vicine erano talmente zeppe di gente che il signor Avvocato V... dovendo condursi da quelle parli in carrozza non vi potè passare, e fu obbligalo di fare un giro diverso per la tanta gente che si era stipata in attenzione che si aprisse il botteghino della dispensa dei biglietti per questa sera, e dovettero intromettersi le guardie e la Polizia, giacche diversamente sarebbe successo qualche grosso guajo. NOTIZIE — Barcellona, Il Nabucco c VOtello, le ultime due opere rappresentatesi al Teatro di S. Croce, incontrarono il generale aggradimento. — Bonn. Alessandro Dreyschoch, il rinomato pianista e maestro di cappella, diede un concerto nella sala del Casino, con felicissimo successo. — Colonia. 29 Maggio. Le tre giornate del nostro gran Festival corrisposero alla generale aspettativa. I,’ oratorio Jefte cd il Messia di Beethoven, furono soprattutto mirabilmente eseguili. Tuttavolla l’affluenza ai due concerti non é stata cosi grande come negli anni precedenti. La terza giornata si é terminata con una festa brillante, in un’isola del Reno nominata Rheinau, con illuminazione e fuoco artificiale. — Darmstadt. Leggesi nella Gazzetta dei Teatri di Lipsia, del mese di maggio. dei dettagli interessanti sulla ripresa dell Opera di Spuntini, Olimpia, al teatro di Darmstadt. - Il defunto granduca era un eccellente musico; egli stesso ha diretto soventi volte le esecuzioni delle opere di Spontini, che onorava della sua amicizia. Olimpia ha ottenuto alla sua ripresa un successo immenso; la folla che ingombrava il teatro ha dimostrato per questo capodopera il più vivo entusiasmo. E bisogna pur dire che l’esecuzione è stata ammirabile. l’areva che l’ombra del defunto granduca desse ancora l’impulsione ed animasse attori ed orchestra. Non rimane che a desiderare che gli altri teatri della Germania seguano l’esempio dato da quello di Darmstadt, e operino con quello stesso ardore per la rislaurazione degli immortali lavori di Gluck, Sacchini, Spontini, ecc. — Genova. Leggiamo nell’impero. • Fortuna arrideva all’Impresa procurandole la signora Bertucat, valentissima suonatrice d’arpa, la quale se avea lasciato gran brama di riudirla in chi avea assistilo all’accademia di lei, non minor desiderio destava nel rimanente del Pubblico colla fama delle sue care melodie, l’ali desiderii furono appagati la sera di domenica in questo maggior teatro; non potrem dire si facilmente gli applausi che meritamente furono tributati dal Pubblico alla vezzosa ed esperta citarista. — Napoli. Beai Teatro del Fondo. - Gala del 30 Maggio. Au Regina di Golconda di Donizelti, colla signora Bishop, Wensel tenore (esordiente), Ongarini basso. - Questa riapertura non prometteva gran cosa, ma nessuno si aspettava una simile compagnia. La sola Bishop é degna del suo incarico di prima donna soprano, e la sola Bishop ha potuto e saputo fare il suo dovere. — Parigi. Ancora un hommage à Cherubini, composto per il pianoforte dal signor Gambini, pianista italiano di grande riputazione. Questo pezzo è preceduto dal ritratto di Cherubini, coll’ultimo autografo di quest’illustre compositore: Canone a tre voci. fMénestrelJ — Il signor F. Kalkbrenner, la di cui salute é da più d’un anno assai alterata, partì testò per Carlsbad. Si spera che le acque contribuiranno al ristabilimento del celebre professore, e che sarà reso quanto prima a’ suoi allievi ed a’ suoi numerosi amici. — Leggiamo nella Revue et Gazette des Théâtres. Abbiamo esaminato attentamente la musica e la poesia di Maria Padilla, c possiamo affermare che fra poco saranno pronte per tutti i nostri teatri di provincia. Ci maravigliamo che I’Accademia reale di musica non se ne sia diggià impossessala. Vi hanno tre parti magnifiche, e die fanno brillare ogni artista intelligente. Il baritono, il primo tenore c la prima donna. Il resto è facile a disimpegnarsi. - Cogliamo quest’occasione per rammentare, ad interesse delle amministrazioni teatrali, la traduzione di Linda di Chamounix, imitata dalla Grâce.de Dieu, e che, l’anno scorso, arrivò troppo tardi. E opera di effetto sicuro. - L’opéra comica di Balfe, il di cui titolo definitivo è les Quatre fils Aymon, anderà in iscena fra 15 giorni. — Si annunzia prossimo l’arrivo a Parigi del celebre compositore Mendelssohn-Bartholdy, clic dirigea Londra i concerti di musica antica. — S. M. Luigi Filippo fece dono al signor Balfe d’una medaglia d’oro di gran valore. Questa medaglia è coniata dètl’eflìgie di Luigi Filippo; è un lavoro d’arte dei più rimarchevoli. Questo dono reale era accompagnato da una lettera. — Si sentì nella scorsa settimana, all’esposizione dell’industria, un celebre organista tedesco, il signor Desse. Gli artisti ammirarono il suonar largo e di stile nobile c grandioso. — Leggesi nel Débats. - La chiusa dell’Esposizione dei prodotti dell’Industria sarà celebrata da una magnifica solennità musicale, che si darà nell’edilìzio dei Champs-Elysées dopo la metà di Luglio. La vasta galeria contenente le meraviglie della meccanica verrà trasformata in una immensa sala di concerto, in cui avrà luogo un grande Festival, pel quale si riuniranno tutti i mezzi musicali che offre Parigi. Codesto festival deve organizzarsi dal signor Berlioz, il musicista che meglio d’ogni altro sappia porre in movimento le grandi masse vocali e strumentali. Sotto la sua direzione, otto cento cinquanta esecutori, tra orchestra e cori, eseguiranno de’capolavori de’grandi compositori delle tre Scuole, alemanna, italiana, e francese. Il festival sarà diviso in due giornale: la prima é consacrata alla grande musica; nella seconda, un’immensa orchestra di Ballo eseguii à, sotto la direzione del celebre Strauss, le quadriglie, walzer, galops, e le ouvertures più in voga. - I ministri dell’interno e de’ lavori pubblici, ii prefetto di polizia, ed il prefetto della Senna incoraggiarono del loro possibile questa gigantesca manifestazione dell’arte parigina, che lascierà dietro a se tutte le feste musicali di Germania e d’Inghilterra. Assicurasi inoltre che una deputazione de’migliori allievi dell’Orphéon e delle scuole primarie, in numero di quattrocento, verrà a rinforzare i cori, il che porterà il numero degli esecutori a più di mille duecento. — Il tenore Gardoni, di cui tanto si parlò, e che canta attualmente al teatro imperiale di Vienna, è scritturato per l’Opéra, dicesi, a buone condizioni. Trattasi pure di un nuovo baritono, il sig. Latour, che ha cantato alla Scala. - Legge-i nel Monde Musical: - il celebre tenore Moriani ha cantalo all’Aja con immenso successo. S. M. il re dei Paesi-Bassi gli fece rimettere un anello di gran valore con una cifra in diamanti. Moriani trovasi ora a Londra, ed il direttore del Queen’s Théâtre gli fece, dicesi, delle brillantissime proposizioni. Si desidererebbe che questo artista le accettasse, e che la prossima stagione si potesse sentirlo al Teatro Italiano. — Londra. Leggesi nel Menestrel. - La stagione è brillantissima in Inghilterra. La folla ingombra il Teatro della Regina (l’Opera Italiana) e le salede’concerti; e per meglio santificare il suo battesimo musicale, il dilettantismo inglese ha testé fondalo un giornale, intitolato The Maestro, che senza dubbio sarà redatto da mano maestra. — La signora Anderson, pianista, ha dato un concerto nel Queen’s théâtre concert rooms. Revial vi si fece sentire in compagnia della signora Castellali, dei signori Sivori, Piatti, Standigl, ecc. — Il cornista Vivier, con diversi suoni simultanei, ha eccitato un’ilarità generale, ciò che sovente nou dimostra gran successo. Vivier (dice thè Maestro) ha fatto ridere tutta la sala tentando di produrre effetti nuovi sul corno. Questi effetti sono nuovi senza dubbio, ma son pure terribili c spaventevoli. Se non reputassimo capace il sig. Vivier di servirsi del suo istromento anche come ogni altro e di servirsene con talento, lo raccomanderemmo immediatamente all’amministrazione dei funerali, onde lo voglia inviare in qualità di serpent alle esequie nei villaggi. — Pietroburgo. Il Teatro Italiano ha fatta la sua chiusa la sera di domenica 18 febbrajo ultimo giorno di Carnovale pei Russi. Si cantavano alcune scene dei Puritani da Tamburini, e la Sonnambula da Rubini e dalla Viardot-Garcia. La sala era piena oltremodo, e la gente vi stava ammonticchiala. La prossima stagione promette di essere ancora più brillante di quella di quest’anno. Rubini, Tamburini e la Viardot hanno rinnovate le loro scritture. La Viardot, che ottenne sì favorevole incontro, e che ha cantato quaranta volte in tre mesi e mezzo, avrà, per quanto si assicura, quasi 30,000 franchi al mese. Si spera che Lablache si deciderà di sottoscrivere a Londra il generoso contratto che gli è stato offerto. — Tours. La celebre cantante del Teatro Italiano di Parigi, la signora Brambilla è stata brillantissima nella bella ballata di Maria di Rohan, che ha prodotto un immenso effetto. E. Prudent ha eccitalo un entusiasmo impossibile a descrivere. L’8 corrente E. Pendant e la Brambilla dovevano dare un concerto a Orleans nella sala del teatro. — Vienna. Trovasi in questa città il sig. GiuseppeDo| nizetti, fratello del celebre compositore, c capo della musica militare di S. A. il Gran Sultano di Costantinopoli. — I. lì. Teatro alla Porta Corinzia. L.a Beatrice di Tenda, eseguita dai conjugi Ronconi, dal signor Ferretti c dalla signora Treffs, ebbe successo lietissimo. La voce di Ronconi (così quella Gazzetta Musicale) risuona । impetuosa e fracassante come un trombone; vi ha nel suo timbro alcun che di diabolico e d’infernale. Il signor Ferretti (Orombello) fu acclamatissimo. Le signore Ronconi c Treffs contribuirono alla buona riuscita dell’opera. — Quanto prima anderà in iscena il Don Pasquale di Donizetti. — I. R. Teatro della Josephstadl. Fu accolta con generale aggradimento la Lucia di Lammermoor, in lingua tedesca, datavi il Ip corrente. — Parish-Alvars, il celebre arpista, lascierà l’Inghilterra alla fine del corrente mese pcr recarsi a Vienna, ove si tratterrà lungo tempo. — Thalbcrg ha dato nei salons d’Hanover-Square un brillante concerto, in cui cantò un figlio di Lablache che promette di camminare sulle tracce del padre. — Scrivasi da Bukarest. - Presso noi gli artisti che non incontrano il favore del pubblico non vengono più disapprovati col zuffolo. ma col corno. Allorché la cantante signora G-i, si volle permettere certi passi nel mentre cantava la sua aria, rintonò dal palco de) principe G-i una cornetta, che eseguì precisamente la stessa aria, fra una risata generale del pubblico. La rappresentazione dell’opera venne perciò interrotta. Giovanni Ricobdi Editore-Proprietario.

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