Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 7

N. 7 - 18 febbraio 1844

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GAZZETTA MUSICALE

ANNO III.
N. 7

DOMENICA
18 Febbrajo 1844.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


SOMMARIO. I. La Musica guardata nei hisogni presentì. - II. Notizie Storiche. Della musica de1 Greci. - Ili. Biuliograeia. Quartcllo a due violini, ccc. - IV. Varietà’ Dell’educazione musicale delle donne. - V. Notizie musicali diverse. LA MUSICA CUARDATA JVF/ BISOGNI PRESENTI Articolo Vili, ed ultimo. (Vedi anno II pag. 137, 141, 166, 177, 197 e 202, c anno III pag. 17). ’ a parolaespressionenon è una di quelle che ancora facciano fortufegNj ■ a* tempi nostri. Gli antichi, i f (» Squalierano piuttosto ligi alia for,1,a(così dicono i moderni) esprimevano meglio di noi} perchè l’espressione sta nel linguaggio, il quale è la forma del concetto. Ora domina l’idea, e la forma è niente} il che significa, che le grandi idee nostre poco alla volta diventeranno come gli starnuti di Guglielmo Borstere, i quali non si potevano dipingere. Quanto alla musica non vi è a temere questa grande scissura tra l’ideale e l’espressivo, essendo, a mio giudizio, I* idea e 1 espressione una cosa sola. Ma quando si dice che la musica esprime o significa, s’intende (piasi sempre che dipinge pensieri altrui: della poesia, cioè, della scena a cui si acconcia} il che non toglie alla musica il merito suo. Ora se havvi musica che debba attendere a questa espressione, è appunto quella che si consacra alle ceremonie della chiesa. Quando essa rattristi e raccolga a sufficienza debbo badare a questo. Quanti buoni cristiani accorrono al tempio, sanno che con Dio non si scherza, e che bisogna essere schietti con lui e sinceri, appunto come il Pubblicano. Di qui una terza qualità della musica sacra: la schiettezza. Accompagni essa strumentalmente i riti, o vesta di note la salmodia, se non vuol farsi colpevole di farisaica imposi tira parli a Dio colla sincerità dell annonia e della melodia, e sopra lutto del cauto, come parlava quella di Marcello e di Pergolesi. Ma, e come mai ottenere cotesla. schiettezza? Imiti il buon cristiano, il quale non ha bisogno di pregar molto, ma bene. Poche note, pochi suoni, signori maestri, ma lunghi, ma opportuni alla parola. Che cosa è ino cotesto sede, sede, sede a dextris mets? Si fan forse complimenti anche in cielo? Se— de una volta sola, e con tutta la possibile cordialità. Lo stesso errore commetterebbe chi dicesse Glotid in e.rcelsis una sola volta } perchè una voce di giubilo, un augurio si può ripetere quanto si vuole. In generale poi ogni (piai volta la musica è contraria al senso delle sacre parole, è sempre doppia e fallace, dal qual peccato si guardino i maestri. E poi non potrebbe essere (dia un poco più grave? Molti inni, e salmi, e versetti vi hanno senza dubbio pieni d’allegria} anche nell anno ecclesiastico vi hanno epoche di gioja } per cui la musica dovendo essere di necessità lieta, non debbo però abusare di questa ilarità, perchè (pii è il caso su mentovato dell’.Exultate fusti in Domino. L allegria dir santi è molto diversa dalla mondana. Egli è gran differenza tra il ridere d un pazzo o stolido, e tra quello di persona assennala e grave,’ cosichè il fragore degli strumenti, la moltitudine delle note, il cantare a piena gola non convengono alla letizia del santuario. Questa santa allegria debbe nascere dalla festività della melodia, dal suo colore} nè so, se mi spieghi} perchè in queste cose si metafisiche è più facile sentire che spiegarsi. Il costrutto è, che la musica sacra debbe essere talvolta allegra senza perdere la sua gravità} ed a ciò badino i compositori. Le (piali due virtù ora discorse sono analoghe sempre ai bisogni nostri spirituali, cioè alla schiettezza del cuore, ed alla contentezza che proviamo nell amicizia di Dio. Ma nessun maestro creda potere conseguire questa ed altra virtù se non fa uno studio particolare della poesia sacra, e della liturgia. Dirò dapprima che egli debbe sapere intrecciare e condurre a fine un lutto. Una funzione ecclesiastica compresa nel giro delle 24 ore debbe essere musicalmente, come è ritualmente, tutta di un colore. Dai primi vesperi sino ai secondi inclusive le varie composizioni, come tanti atti d’un dramma, hanno da fare armonia perfetta} ed il processo del tutto debbe essere tale, che la festività della musica cresca con quella che è dalla Chiesa celebrata. Perchè ogni solennità cominciando colla vigilia, tempo di preparazione, e pendenza, anche la musica de’ primi vesperi dovrà acconciarsi alla mortificazione, nè destare innanzi tempo nel cuor de’ fedeli | 1 ilarità del giorno seguente, e questo sarebbe il vero caso della musica affliggente. Nel di solenne poi egli è tempo di far I sentire sopra gli altri suoni quelli che concentrano lo spirilo, ed insieme il vanno gradatamente rallegrando sino a che giunga la grave e pacata allegria degli ultimi vesperi. Dal (piale andamento ognun vede che la Messa tenendo il luogo di mezzo debba partecipare dei due estremi che sono il dolore e la gioja. Quando un compositore avrà pensato a questo, bisognerà che badi alle parole su cui scrive} che saranno salmi, inni, segueiize, ollertorj, ccc. La chiesa ha saputo acconciare alle varie sue ufficiature diverse poesie, e prose ritmiche, badando che i sentimenti accordandosi colla festività ajulassero la divozione e spiegassero anche i varj significati della festa} e questa medesima chiesa dando luogo alla musica nel santuario intese che essa non riuscisse un rumore insignificante. La quale intenzione fu cosi scrupolosamente interpretala dai veçchj maestri di cappella, che, anche sullo pena d essere dimenticali dai posteri, non vollero trasgredire le sacre leggi musicali. Ma colesti vecchi compositori che cosa facevano per dar libero sfogo al loro genio limitalo tra i segnali confini? Studiavano la parola, la trovavano feconda di grandi idee, di profondi concetti} ed in vece di allargar il volo si alzavano sublimi. Che ne luoghi profani non sia peccato lo sbagliare il senso della poesia, e far montagne di note solo per promovere la traspirazione ai sonatori e cantanti, ciò è evidente,- ma in chiesa egli è sacrilegio suonare e cantare contro il significato della parola. Io ho uditi Miserere pieni d allegria, Magnificat più cupi del De profundis, certi Kyrie e Chrisle eleison clic movevano a pietà non Dio, ma gli uomini. La maestà del Credo, e del Sanctus da (pianti non è intesa! La tenerezza dell’Xg/i/zv Dei da quanti non è sentita! E le lamentazioni di Geremia possono finora vantare una musica sufficiente? Io capisco che nei salmi p. e. vi hanno cose troppo oscure per essere vestile di acconcio note. Ma quando non si può entrare nei particolari, bisogna contentarsi del significato generale del salmo} e poi [p. 28 modifica]— SSavvertir sempre anche in mezzo alle oscurità, che la musica vuol essere affettuosa, devota,semplice e pienad unzione. Con questa regola non si può sbagliare. E quando si crede che la sacra armonia è una parola religiosa, un motto di più che si dice al cristiano, un simbolo che Io solleva alla contemplazione, allora tutto si trova facile, e chiaro. Inoltre è mestiere che il maestro sludj anche la liturgia in quei casi in cui soltanto sinfonie, mottetti, armonie senza canto accompagnano i riti. Musica stromentale insignificante disdice molto alla chiesa, dove tutto collima ad un punto solo. quale è quello di rappresentare ai scusi del fedele il mistero che è celebrato in questa o quella solennità. Una Messa es. gr. accompagnala da armonia, o pezzi concertali esige dalla musica I accordo di que sentimenti e di quel doloroso processo che il sagrifizio dell" altare va sviluppando nelle varie sue ceremonie. Tre parti bisogna sempre distinguere: dall’z/ztroito al Sanctus^ da questo alla Continuinone, poi il ringraziamento. Ciascuna di esse parti richiede diversi colori di armonia e melodia, diverso uso di stromenti, differente riimo; perchè primo sarà musica che raccoglie, concentra, ajuta a pregare, poi sarà un andante pieno d affetto, e dolore; da ultimo come un inno di grazie un pezzo d’allegria temperala. Il qual processo sarà molto più facile al suonato!’ dell’organo, come a colui che suonando a fantasia, e solo a muovere la multiplicité de’ suoni e de struménti, può di leggieri accordarsi agli ecclesiastici riti. Ilo parlato ultimamente dell’abuso di questo stromenlo, ho fatto notare le profane voci che se uè sogliono cavare; ora aggiungerò che non basta astenersi dalle profanità, non basta eseguire musica grave e devota,- ma è d’uopo che l’organista adatti alla liturgia le sue sonate. Una cosa che sopra modo debbo opporsi ai bisogni dei preganti è quando od alla Elevazione, o alla Benedizione odonsi motivi troppo spiccati ed elaborati, od un fragoroso registro urta di fronte il sentimento che in siffatte circostanze si prova. Io dico che 1 organo è il solo stromenlo degno della maestà della religione; e quando mi fa udire i suoi ripieni mi ricorda sempre o la legge del Sinai, o il fragore del Cenacolo. Ma non è mestieri ridurlo solo all’officio di scuoterci e spaventarci. Il Vangelo ora ci spaventa, e minaccia, ora ci ammonisce, ci consola, suonatori di studiar bene 1 arte loro? Mi pare che da non la bella e divina musica sia stata pochi anni in qua abbarado allo moderna © savano per modi. (1) Vedi la Bévue Musicale pubblicata dal sig. Fétis, toni. Ili, IV e V. loro note corrispondenti nella scala del tenore: pio e di base alle loro dimostrazioni, e che dopo avere così iniziati gli allievi loro ai primi principi! della musica, essi passtudio degli altri ci mescola i pili teneri affetti; il che fa pure la Chiesa colla varietà della liturgia; così che f organista ha qui innanzi un modello da seguire senza timore d’errare. Ma ripeto che bisogna studiare. E non è pur questo uno de’ presenti bisogni, la necessità che hanno i maestri ed i stanza vilipesa e profanata, e che tempo ormai sarebbe da restituirle il suo lustro e decoro, e tirarla su, e farla parlare da senno. La quale riforma ove volesse incominciare dal santuario, dall antica culla, cioè, dell arte musicale, la sarebbe non solo un esordio di buon augurio, ma la più giusta soddisfazione che si darebbe all’arte medesima. Se il buon esempio viene dalla Chiesa, saniranno quanto prima, ed in modo, che rimanderanno gli inni e le sequenze e gli organi al santuario, contenti solo ad una


musica profana che.significhi e migliori. Perchè al postutto ella è questa la conclusione che dobbiam dedurre da tutti questi articoli quali e’si sieno: La musica debbe essere significativa e migliorativa, due qualità inseparabili. Quando essa esprime il buono, il bello, il vero, il giusto, il naturale, I onesto non può a meno di migliorarci, e questo è l’effetto della espressione. Allorché la musica non ci dirà mente, ma solo ci solleticherà i timpani, sebben male alcuno non ci faccia, mai non ci potrà perfezionare nel bene, siccome quella che non ce lo farà assaporare. Il compimento della casalinga educazione, 1 assennato ed onesto sollievo de’ teatri, i religiosi affetti che debbe svegliare in chiesa, abbiam veduto essere i soli e semplici offici suoi. Chi la tira ad altro, chi la torse alla via di perdizione, chi la vitupera e la profana colle scempiaggini e le adulterine lusinghe non intende musica, non sente bontà e sublimità, ignora i più nobili affetti, e si fa reo d empietà al tribunale della Divina ineffabile bellezza. NOTIZIE STORICHE DILLI MUSICA DE’ GRECI Articolo VI. (Vedi Gazzetta Musicale Anno 1, Anno II, pag. 174. Anno HI. pag. 121, 462. pag. 1, 9. Nella musica de’ Greci vi erano cinque j modi principali: il dorico, il lidio. W frigio., Veolio^ e l’ionio li cui nomi, come può ciascuno di per sè comprendere, derivavano da quelli di alcune contrade dell’Asia; lo che mostra che le antiche cognizioni de Greci in opere di musica loro pervennero dall’Oriente. V i erano ancora modi inlermedii; alcuni autori ne stabiliscono il numero a quindici; Aristossene li ridusse a tredici, ed altri scrittori a dodici. Il modo dorico era il più grave, il frigio occupava lo spazio di mezzo, e il lidio era il più acuto. Gli altri due modi riempivano gli intervalli che si trovavano fra quelli dei quali abbiam detto testé; così il modo ionio era collocato fra il dorico e il frigio, e il modo eolio fra il frigio e il lidio. Il modo dorico era di carattere grave e veemente ed animava gli ascoltatori. L’eolio era maestoso, l’ionio duro ed austero; il frigio era dato alle cerimonie religiose; e il lidio era dolce e voluttuoso. 11 seguente esempio rappresenta 1 oltacordo di Piltagora col nome delle corde e Il sistema musicale de’ Greci comprendeva i suoni, gli intervalli.* le mutazioni^ la melopea e la ritmopea. I suoni formano la base della melodia e dell’armonia, e possono considerarsi come i primi elementi della musica. Gli intervalli contrassegnano la distanza che passa fra i differenti suoni. Il più piccolo intervallo nella musica dei (SQ ‘ Greci era il diesis enarmonico, o la quarta parte d un tuono. La parola mutazione indica il cangiamento di genere, di modo, di misura o di movimento. La melopea è l’arte della composizione del canto o più CI accuratamente parlando, comprende gli z’zztervalli e la mutazione. Il ritmo degli antichi era al tutto differente dal ritmo moderno. Esso era determinalo dalle sillabe lunghe o brevi della loro poesia. ed altra varietà non offriva che quella che potevano produrre i differenti metri poetici. Prima di Terpandro, le greche melodie, del pari che quelle dell’Egitto e della Giudea. si trasmettevano solamente per mezzo della tradizione a memoria. La nota o notazione inventata da lui e in seguito perfezionata consisteva senza più nell’uso delle lettere dell’alfabeto applicato ai suoni della musica. Una parte di queste lettere erano a rovescio, altre mozzate o tronche: ed alcune finalmente conservavano la propria forma primitiva. Questo sistema a noi pare alquanto più complicato e difficile di quello che sia la moderna notazione. Gli scrittori non sulle difficoltà del s’accordano neppure sistema di notazione dei Greci. 11 signor Perne, che ha pubblicato anni fa una memoria sulla musica de’ Greci (1), riduce a poco il numero de’ caratteri o segni di notazione che da alcuni autori era stato portato a seicentoventisei. Essi dicono che i Greci avevano composto colle ventiquattro lettere del loro alfabeto cenloquarantacinque caratteri di musica. Il sig. Perne riduce questo numero a novanta, la metà dei (inali erano consacrati alla voce, l’altra metà agli stromenti; ciò porta che solamente quarantacinque erano da conoscersi, secondo che si studia o la istrumentale o la musica vocale. Egli tenta ancora di dimostrare che per uso de’ musici in generale quarantaquattro caratteri bastavano, ventidue per la voce e ventidue per gli stromenti. Questo dotto ci assicura di più che i Greci avevano un metodo semplice ed uniforme per insegnare il loro sistema generale, il quale consisteva nello scegliere fra i loro quindici modi quello chiamato lidio nella scala diatonica, per servire d’esemOggidì non si hanno che quattro esemplari dell’anlica musica dei Greci. Tre di questi pezzi sono inni consociati a Calliope, ad Apollo e a Nemesi. Questi furono trovati fra le carte del celebre arcivescovo Usher. 11 quarto fu scoperto dal P. Rircher in un monastero presso a Messina. Esso consiste negli otto primi versi della prima oda di Pindaro, messi in musica con caratteri corrispondenti a quelli attribuiti da Alifio al modo lidio, il quale presso Platone era così particolarmente consacrato ad inspirare teneri affetti, che egli ne proibisce 1 uso nella sua Repubblica. Questi esemplari sono stati resi di pubblica ragione da Burette e dal dott. Burney. L’inno a Calliope è stato, non ha molto, tradotto dal greco, e il sig. I-F. Danneley vi ha messo un accompagnamento. Questo è stato pubblicalo nella ventinovesima parte della Enciclopedia di Londra^ artic. Musica. Il [p. 29 modifica]— 29 sig. Danneley è di comune opinione con Doni, Zarlino, de Stillingfle e altri molti, cioè che i Greci avessero cognizione dell’armonia. In somma, secondo la nostra opinione, la musica de’ Greci era migliore di quello che generalmente si crede. Essi aveano conoscenza dei nostri intervalli nell estensione della loro scala che non discendeva tanto basso, nè tant’alto montava come la nostra; e se essi non conoscevano altrimenti 1 armonia, nel senso in che noi prendiamo questo vocabolo, essi possedevano certo 1 arte di ordinare e dirigere masse vocali e strumentali che producevano effetti eguali a quelli che si sono potuti ottenere nei tempi moderni. Si erano fondale grandi speranze sulla scoperta del trattato di Eilodemo; si sperava d ivi cavare importanti notizie sulla musica antica. Quest opera era stata rinvenuta fra le rovine di Ercolano; il re di Napoli l’offerse in seguito al re d’Inghilterra, Giorgio 1A. Per mala sorte, da alcun frammento in fuori, questo manoscritto è stalo quasi distrailo nell operazione dello svolgimento. I frammenti che se ne sono conservati mostrano che quella fosse una dissertazione sulla musica in sul fare di quella di Boezio; e ciò che può consolarne della perdila del resto, è che a meno che quello che è andato perduto non sia di lunga mano superiore a quello che è stato conservato, quest’opera non avrebbe punto di più. chiarito i nostri dubbi intorno alla musica deirli antichi (1). o (I) Qui dobbiamo notare col sig. Pòlis alcuni errori ne’ quali è cadalo il sig. Stafford. Il trattalo di Filodemo, chiamato da lui Philodetremus, non ostalo offerto in présente al re d! Inghilterra dal re di.Napoli; esso non è stato distrullo nell’operazione dello svolgimento, perchè egli è stalo in seguito pubblicato per intero (colle note e commenti d editori eruditi) e forma il primo volume della raccolta intitolata Herculanensium voluminum quae supersunt. (Napoli, 1793 in fogl.), le poche lacune che si trovano nelle colonne sono stale diligentemente rifornite c supplite; finalmente l’opera non è altrimenti una dissertazione in sul fare di quella di Boezio (il (piale non ha scritto dissertazione alcuna sulla musica, e il cui trattalo sistematico è diviso in cinque libri ) ma un trattato di morale contro la musica. BIBLIOGRAFIA. QUARTETTO a due violini, viola e violoncello DEL MAESTRO Achille Peri. Generalmente da varj anni si va deplorando la decadenza, f abbandono, E obblio in cui son caduti ri quintetto ed il quartetto a violino, viola c violoncello e sì declama contro l’indifferenza che i nostri maestri mostrano per questo sublime genere, a ben riuscire nel quale oltre esser dotali di ferace immaginazione c conoscere in ogni particolarità tulli gli attributi degli stromenli imperanti in orchestra ed i più eloquenti in una sala, è d’assoluta necessità aver consumalo lungo tempo negli studj del contrappunto c della fuga che ammaestrano a mantenere l’unità c la chiarezza del pensiero in mezzo alle più elaborate armonie ed alle più ricercate modulazioni. 1/italiano Boccherini pel primo indicò la via a cui il sommo Haydn, il patriarca del quartetto, si appigliò a gran vantaggio dell’arte. Mozart più oltre la spinse col preclaro suo genio c colla ridon danzaceli patetica espressione. Beethoven la perfezionò segnando un punto che non potrà mai oltrepassarsi senza cadere in eccessi che ne deturpili^ il bello. Le classiche creazioni di questi capi-scuola avranno sempre la magia di commoverc il cuore, di scuoterne le più riposte fibre, d’infondere ora una sensazione religiosa, ora un sentimento melanconico cd affettuoso, ora dei trasporli di gioja c di entusiasmo rendendo la nostra mente compresa dalle più sublimi derivazioni melodiche, armoniche e ritmiche. In tempi a noi meno lontani, particolarmente per quanto concerne la parte tecnica del travaglio, Onslow c Sphor acquistaronsi estesa fama per le loro eminenti qualità che li rendono distinti fra i moderni. Mendelssohn-Bartholdy e Wcitt pubblicarono delle composizioni che si desidererebbe fossero più gcneralmenle conosciute meritando esser qualificale fra le migliori. Spesso a siffatti lavori si ricorra onde più oltre non vengano permesse, le taccio qui sopra apposte. L’utile non sarà disgiunto dal diletlamcnlo. I nuovi cultori del più bel genere di musica da camera sian all’arte di sostegno. Innoltrisi con coraggio e fermezza, che non di rado a’ dubhj passi dell’esordire tien dietro un sicuro, lungo c glorioso procedere. 11 primo azzardarsi di qualche autore in questo spinoso e difficile arringo venga sussidiato da cortesi eccitamenti: le opere di lui cseguiscansi, di esse se ne parli, c mai lo si avvilisca colla non curanza ancor peggiore della critica. Mossi dagli or proposli argomenti noi pertanto indicheremo agli scarsi nostri amatori del quartetto d nuovo testò pubblicato presso Ricordi dal maestro Achille Peri, facendo precedere alcune brevi nozioni su questo intelligente artista che promette d’illustrare la propria patria. Egli preluse nella carriera musico-drammatica con un’operetta intitolala Una visita a lìedlam che a Torino gli cattivò buoni pronastici; quindi recossi a Parigi c là diede sì bella prova della sua valentia, che l’egregio Morel nell’ultimo numero del 18Ü9 di quella Gazzetta Musicale ragionando delle composizioni dell’italiano maestro così si espresse: In complesso giudicassi che il Peri senza perder nulla dì quella abbondanza melodica che rende oltre modo gradili • componimenti de’ suoi compatriofti, ha. trovalo i mezzi di avvicinarsi alla scuola tedesca, da questa ritraendo taluna delle qualità inerenti alla sua dotta armonia, (dia sua abile ist rumeni azione ed alla sua coscienziosa fattura.. - Ritornato in Italia forte di (pianto udì c studiò nella gran città centro artistico di tutta Europa, rese fra noi di pubblica ragione, alcune graziose ariette ed un lodato quintetto per due violini, due viole c violoncello. - A Parma nel carnovale del 18i5 espose, la Ester d’Engaddi, imponenti’ spartito ricevuto fra unanimi acclamazioni, ricco di notevoli pregi d’invenzione c di lavoro e che non pulì tardare ad esser apprezzalo ne’ principali teatri, come già successivamente lo fu a Livorno, a Verona. - Nell’estalc del medesimo anno per Reggio, sua patria, in poco più di un mese scrisse la Dirne, c da’ suoi concittadini n’ebbe le più festose accoglienze sì che il molto ncemo prophela in patria sua non potè al Peri applicarsi. - Venuto a Milano, spintovi dalla lusinga di poter (pii produrre un saggio del suo ingegno, i desideri suoi non ebbero compimento ed ci finora non potè assoggettare le, sue note al giudizio di uno de’ primi pubblici del mondo. Ciò non lo sgomenti; il momento non è lontano in cui verrà fra noi ricerca- j lo. A nuove, e sempre più accurate composizioni s’infervori, la purezza e il poter delle melodie non vengon mai da lui neglette per rintracciare ultra rimbombanti effetti acustici, astruse armonie, insistenti transizioni, esagerati sforzi vocali, abusi che pur troppo la presente epoca drammatica eccessivamente j adombrano e renderai! meri degna del rispetto de’postcri. Senz’avvederci troppo oltre siamo andati a ragionare dell’autore affinchè ci rimanga spazio ad estenderei in dettagli sul pezzo a cui riferisconsi questi cenni. Il brillante ed espressivo quartetto in sol per due violini, viola c violoncello a quattro tempi, sebbene contenga alcuni squarci in cui la finezza dell’ar- । monia e degli sviluppi evidentemente indichi nell’autore franchezza ed altitudine al maneggio contrappuntistico, vuol tenersi particolarmente basato sopra un l sistema che alquanto diflerisce da quelli seguili dai sopraccitati autori. In esso le complicazioni e combinazioni scientifiche cedon il pi-imo posto alla grazia, alla vivacità, alla passione delle melodie, e lo stile d’islromentazionc di poco si scosta dal teatrale; sistema die i ligj alla profondità e pienezza armonica cd agli intrecci di un Onslovv e di Mendelssohn tacciaranno di troppo leggiere e di non abbastanza sostenuto ed elevato per un quartetto. Noi a questo proposito ci permei (eremo di far notare a costoro che, essendo assai difficile per non dire impossibile, competere con que’ campioni in (pianto ad erudizione c forza di fattura, per ottenere, effetto era prudente appigliarsi ad una diversa maniera: Peri si allenile a quella che più tocca il cuore, più moire l’orecchio e ehi’ al suo animo era più confacente. Continui ad esercitarsi e cerchi di vieppiù consolidarsi in un genere nel «piale potrà cogliere palme tali da renderlo oggetto d’invidia. Egli è giovane, e. studioso; l’arte è inesauribile c molti passi ancora egli può fare, che il suo ©) intelletto lo rende alto ad aspirare, meta. ad una gloriosa Is. C. VARIETÀ i di caziom: mesicals BEIXJE DOIfWE (Dalla G. M. de P.) Non ha molto, in un articolo intitolato armonia, gettammo un rapido colpo d’occhio su’ varj significati di questa parola, ma principalmente sulla parte, teorica di quest’arte dell’accompagnamento; ora ci occuperemo dell accompagnamento pratico. Quante, sono le donne che apprendono la musica, c (piante sono chi’ la dimenticano per averla malamente appresa! Chi è, che non ha uditole, mille volle nel mondo la frase stereotipa consacrala da queste dame: Dopo il mio matrimonio ho lutto ciò trascurato? Eppure, per piacer materno, per un piccolo fondo di vanità posto per l’avvenire sulla testa della sua prole, e per un vago pensiero di matrimonio, ogni madre un po’ dilettante di musica ne dà le prime lezioni alla figliuola e guida le sue, piccole, mani sulla tastiera del pianoforte, senza darle perii le menomo nozioni de’ principj musicali ch’(’Ila stessa ha mollo negletto ne’suoi bei tempi c che sovente la mancanza di mitri principj le ha fatto obbliare. Allorché più tardi la fanciulla è cresciuta in (‘là, trova assai nojoso ritornare addietro, ed inoltra perciò nella slessa via, occupandosi soltanto del meccanismo delle sue mani e nulla della sua intelligenza musicale; quindi riescono tante macchinette a due piedi e talora a graziose manine che non hanno nemmeno la regolarità ritmica di quelle altre macchine, a cilindro di cui abbiamo altrove parlato. Avvi dunque un’infinità di femminee musicali educazioni che pongono tutto il loro scopo nel riuscire bene o male a far sentire la sonata, la fantasia, e che talora non giungono più in là delle quadriglie e galoppcs. 11 solo mezzo di dare alla gioventù ima buona educazione musicale, si.è, farle eseguire della musica d’assieme, iniziarla il più presto possibile ai misteri, al colorito, alle finezze, al ritmo musicale infine dell’accompagnamento, senza lasciarle ad un tempo trascurare il meccanismo così essenziale delle dila che dà al suono un carattere così brillante. Ma, Io ripeto ancora, questo meccanismo, questo carattere brillante, senza la rara qualità di molla cognizione musicale che equivale al titolo di gran capitano per un generale, non è che la superficie deH’artc, e non soddisfa per nulla gli uditori, il cui orecchio sia bene esercitato c dilicato il gusto. O Ì9 [p. 30 modifica]■& E<1 ora, dopo aver provato che fa d’uopo famigliarizzarc i giovani con la buona musica d’assieme, formarli all’arte difficile dell’accompagnamento, ciò non vuol dire che la bisogna riesca agevole in Parigi. Parigi, la nostra bella capitale delle arti, è la città d’Europa ove più che altrove si eseguisce musica di convenzione; ove dimora un maggior numero di pratici solisti, ove si canta il più sovente una mezza dozzina di cavatine, di romanze; dove si suonano ognora le stesse sinfonie, le stesse fantasie, le stesse variazioni. V’ha in questo buon pubblico parigino un gran stuolo di persone, che hanno perduto la memoria dell’orecchio come quella del cuore, ch’è un vero piacere dingannarle: e poi v’hanno degli uditori come degli esecutori la cui artistica intelligenza ama nutrirsi per lungo tempo della medesima idea, simili a (pici povero marito di madama d’Epinay, l’amica di G. G. Rousseau, al (piale più non rammentiamo (piai maligno mistificatore dava c ridava mai sempre, il medesimo volume d’un’opera di cui il dabben uomo ricominciava la lettura senza avvedersene, rispondendo ingenuamente a coloro che gli chiedevano come ei trovasse quell’autore: — Buono, molto buono! ma trovo per verità che si ripete un po’ troppo. Si comprende facilmente che la scolara la (piale, nella sua pazienza o a meglio dire nella sua manuale ostinazione, s’affatichi almeno per sci mesi sulla Semiramide di Thalberg, sul/Jon Juan di Liszt o sugli Studj di Wolff, deve aneli’essa ripetersi un pochino. La maggior parte dei professori dipianoforteapprovano che i loro allievi diansi a questa ginnastica musicale; ed hanno perciò le loro buone ragioni. La prima, ch’essi non dividono la loro onnipotenza professorale con un maestro d’accompagnamento, il quale fa sentire all’alunno, quando questi sia bene organizzalo, le bellezze estetiche cd intellettuali della scienza musicale, c. queste bellezze spesso i professori di piano non intendono e non rispettano niente più della misura, abituali come sono a bastare a sè stessi, a far della musica soli, e a subordinare l’armonia della loro mano sinistra alla melodia della loro mano destra. Coiivicn dire altresì che l’alunno il (piale abbia succhiato al grappolo delle varie bellezze della musica d’assieme, trascura, e in ciò ha il torto, lo studio meccanico il’un’esecuzione precisa, netta, fervida c brillante. Arrogi che il più gran numero de’ genitori non fa imparare a suonare il piano alle figliuole che per soddisfare una puerile vanità, per vederle brillare in società, fissare gli sguardi altrui, c far finalmente penetrare per le^orcechic, nello spirito di (piallile bel giovinoli» ricco, delle idee dj matrimonio. Ora, le bellezze severe, scenliliche, eccezionali e del tutto eccentriche di Beethoven, sono a tale effetto meno adatte delle/lm/u.s’/esu’melanconici canti, ma passionali, d’.liuui Balena o della Lucia di La.mnicrmoor. Si è dunque nella pratica del metodo Wilhein riguardo alla Noce, e nello studio di.Mozart, di Beethoven c di XV eber, nella esecuzione della musica d’assieme de’grandi maestri lilialmente, che. riposto è l’avvenire della vera musicale educazione.in Francia, educazione stazionaria ad onta di una folla di giornaletti creali per vantare la tal fantasia o la tal romanza, di cui i proprietari di questi elimeri foglijsono gli editori. Dallo studio severo e paziente della buona musica d assieme, nascono una specie di regola, d’ordine nelle idee, una squisita sensibilità, il gusto delle intime riunioni di famiglia, quella esaltazione mistica c grave che caratterizza i costumi alemanni, la quale non si trova che nell’esercizio della più nobile c più esprimente di tulle le belle arti. Enrico Blanchard. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — I. R. Teatro alla Scala. - La signora Elsslcr prodottasi sere fa nella nota azione coreografico-fantastica la Gisella^ fece prova di grandissimo ingegno e di squisito studio nell ititerprelare in modo al tutto nuovo e originale una parte piena di difficoltà diverse ed opposte. Le più Bilicate finezze e ingenui grazie nelle scene di semplici contrasti amorosi e di affetti domestici, una rara potenza di espressione nei momenti più drammatici dell azione le ottennero di svegliare nel pubblico un si intenso e sì generale interesse, che di rado vediamo destarsi il simile nella clamorosa e per solito distratta platea del nostro gran Teatro. Da’ bei tempi della Pallerini in poi non è facile ricordare un’attrice che meglio della signora Elssler abbia saputo indovinare fin dove può spingersi la schietta e semplice verità del linguaggio mimico senza cader nel volgare, e come per toccare al sommo delfarte sia da fuggirsi anzi lutto il convenzionale e il manierato che per solito mutano Varie in mestiere. 11 convenzionale e il manierato! ecco i due difetti capitali di cui peccano la più parte de* nostri eroi da scena e muti e parlanti! si volgano questi poverini a studiare Gustavo Modena e Fanny Elsslcr, e impareranno a porsi sulla buona via, fuor della quale non riusciranno mai a nulla di buono! B. — Firenze. Il Cav. Giorgetli mosso amore per la bell’arte e da desiderio di da prepotente riuscire di titilità a questi professori c dilettanti ha testé proposto di dare una grande Accademia di musica storica in cui venissero eseguiti i più scelti pezzi, incominciando dall’epoca di Balestrimi e venendo lino a Rossini, comprendendovi ogni scuola ed ogni genere sì vocale che istrumentale. Possa» le cure dell’egregio artista aver il meritato guiderdone! Quanto prima avrà luogo un concerto del riputato suonatore di Pianoforte Honnorè. (Da lettera) — Venezia. La Gazzetta Privilegiata di questa città nel N’. 30, contiene un’estesa e patetica necrologia su’ pianista Enrico Angeli morto a Trieste il 25 p. p Gennajo nella fresca età di meno di ventiquattro anni, essendo nato a Venezia il 16 dicembre del 1S2O. - Venne tronca in sul fiore una vita che aveva già prodotto non comuni frutti e piena delle, lusinghe di più splendido avvenire. - L’Angeli mosse i primi passi nella difficile palestra di concertista alla Società Apollinea nel 1842, di ritorno da Vienna ove crasi recato a perfezionarsi nella scienza del contrappunto e nell’arte di toccare l’istromcnto de’ Liszt, de’ Chopin, de’ Thalbcrgh, il quale ultimo gli fu ben anco cortese di suggerimenti. Padova, Trieste, Bologna, Firenze. Ferrara e Reggio non tardarono a confermare la sentenza de’ proprj concittadini e di lui taluno disse, che aveva l’anima italiana e le dila tedesche. Pochi mesi or son nuovi allori ottenne in patria, quindi onorato d’invito dalla Corte de’reali di Francia recossi a Gorizia e là disse addio al prediletto suo islromento. 11 male che da lungo tempo lo slruggea incalzò sempre più finché lo condusse alla tomba, privando l’Italia di un giovane che con Dohler, Golinelli, Gainbini, Coop, ecc., avrebbe potuto contribuire ad avvantaggiarla nell’opinione degli ultramontani cultori del pianoforte. La fantasia sulla Linda di Chamounix dell’or compianto Angeli dar del paro con varie in giornata società. — Vienna. Il maestro Nicola) la per effetto può anpiù ricercate nelle sera del 3 corrente ne! teatro di Porla Corinzia fece rappresentare il Proscritto ridotto per l’opera tedesca con molti cambiamenti e non poche aggiunte. Varj brani vennero applauditi più per bella e dotta fattura che per novità di pensieri: alcuni tagli avvantaggerebbero d’assai il complessivo effetto di questo lodevole sparlilo in ogni sua parte degno dell’autore del Templari). D’ordine di S. M. la Regnante Imperatrice, Donizetti dirigerà il gran concerto per le Elisabettine; ci saviamente pensò di distribuirlo in modo che la prima parte risultasse composta intieramente di musica sacra, e la seconda di profana. Eccone il programma: Parte I.a Sinfonia di Mcndelss’aon. Coro dell’Jefte di Hiindel. Due versetti dello Stabat Mater di Pergolesi. Finale del Davide penitente di Mozart. Parte H.a Aria cantata dall’Hcineffeter. Introduzione degli Zrabi nelle Gallie di Pacini eantata da Standigl. Duetto dell’Fmma d’Zntiochia Gran finale - Il giuramento - del — Berlino. Il signor Meyerbeer di Merendante. Guglielmo Teli. (Da lettera) è ritornato, ina non lla ancora ripigliato la direzione dell orchestra; vi è anzi chi afferma ch’egli abbia offerto la sua demissione nel caso che il Re non accetti le sue proposizioni per il miglioramento della direzione artistica del Teatro dell’Opera. Gli L’gonolti sono stati rimessi in iscena colla signora Schrocder-Devrient ed il signor Harlinger; quest’opera eccitò qui come dappertutto, un vivo entusiasmo. /loberto il Diavolo è ora in ripetizione; la signora Schroeder canterà la parte d’isabella. — II celebre tenore Mortai» continua, durante il suo soggiorno a Berlino, le sue rappresentazioni al teatro, e I* effetto ch’egli produsse dal suo primo comparire, aumenta sempre più; dopo aver cantato nella L.ucrezia e nel Belisario, ove s’era mostralo ammirabile nel genere passionato ed anche nel genere di forza, cantò in questi giorni la parie d’Edgardo nella Lucia di Lammermoor con una tal perfezione, ch’egli fu applaudito immensamente in tutti i pezzi. Il celebre cantante si farà sentire ancora nella Favorita di Donizetti, nei Puritani, nella Norma e nel Giuramento. — Monaco. Zatda, opera del signor Poils è rappresentata qui con un lusso di decorazioni c di costui»1 (piasi sconosciuto fra noi. Questo lavoro ha ottenuto molto successo. — Il signor Delin, celebre professore di musica all’Università di Berlino ha di fresco terminato un corso sulla musica moderna. — Si è rappresentata a Berlino I’ Opera di Wagner: V Olandese errante. Questo lavoro ottenne successo; la prima rappresentazione è stala seconda e la terza dall’autore. — Tra i numerosi candidati dine per la cattedra di musica diretta da Meyerbeer, la che si mettono in orvacante all’università di Edimburgo, bisogna citare il cavaliere CatrufTo. È egli forse l’autore d’un’opera buffa già dimenticata, Felicita, ove aveva galleggiato una romanza: La simpatia è il legame delle anime. — Londra. Si eseguirono recentemente delle melodie ebraiche che rimontano, diccsi, ai tempi antichissimi e che transmesse dalla tradizione vocale, sono state raccolte dai rabbini. Senza entrar qui in discussione su questo punto di controversia musicale, limitiamoci adire che queste melodie si dividono in due serie, una tutta religiosa, l’altra consacrala alle passioni e ai sentimenti della vita sociale. Sono state rivestile delle forme indispensabili all’arte moderna dal signor Luigi Leo, ed hanno trovati interpreti abili, principalmente il cantante Philips, che esegui con molto successo l’aria del trionfo di Mosè dopo il passaggio del mar Rosso. Si rimarcò pure una canzone d’amore. — Il signor Kayncmayer. giovine violoncellista nativo di Westfalia, produsse una viva sensazione nei circoli artistici di Londra. La maniera ardita con cui eseguisce dei passaggi sembrali finora impraticabili sul suo islromento, gli valse il soprannome del Paganini dei violoncellisti. — Yeijiah. Il celebre Liszt è qui da un mese come maestro di cappella di S. A. R. il Gran Duca, capo dell’orchestra, ed occupa così il posto di Huinmcl. L’orchestra si risolile della sua viva e focosa direzione, e molto migliorò. I capi d’opera di Beethoven,di Weber e Meyerbeer, che Liszt mise in repertorio, sono stati ricevuti con entusiasmo dal pubblico, che pure applaudisce moltojii gran pianista quando eseguisce lesue composizioni, e sopra tutto le sue fantasie sul Don Juan, Robert le Diable e la sua seconda Marcia ungherese. Le arie che Liszt pubblicò a Berlino col titolo le Lions des Lieder eccitano fanatismo quando sono da lui accompagnate. I suoi Lieds Lurley di Heine, e la Mignon di Goethe, sono desiziosi. 11 secondo volume di questo lavoro, che contiene sei poesie liriche di Vittor Hugo, è aspettato con impazienza. CIOVAXM RICORDI EDITOBE-PBOPBIETABLO, w Dall’I. R. Stabilimento Nazionale ff*iriviiegiatto <li Calcografìa, Copisteria e Tipografia Itlusicale di GIOVANNI RICORDI Contrada degli Oinenwi N. 1729, con deposito per la vendila in dettaglio nei diversi locali terreni situali sotto il nuovo portico di fianco all’I. R. Teatro alla?