Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 34
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— 141 [0= ÜAZZETTA MISICALE ANNO III N. 34. DI MILANO DOMENICA. 2?> Agosto 4 844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerò Antologia classica jiisiriLK. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 20Q0 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga I’ associazione annua; la melò, pcr la associazione semestrale. Leggasi l’avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 4843. • La musique, parties inflexions vives,accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres a l’émouvoir. • J. J. /lOUSSEJV. II prezzo dell’associazione alla Gazzetta v alla Musica è di efTellive Austriache L. 12 per semestre, ed elTettive Austriache L. 14 affrancala di porto tino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio peri’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene falla mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio tìicordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ullicio della Gazzetta in casa tìicordi. contrada degli Omenoni N.° t"2o; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Cilici postali — Le lettere, i gruppi, ce. vorranno essere mandali franchi di porlo. SOMMARIO. I. I. R. Teatro alla scala. 1. I Capuleli cd i Montecchi di Bellini. - 11. 2. Prometeo, Ballo di Vigano, riprodotto dal compositore Iluss. - 111. Varietà’. - IV. Cenni.neurologici. Volfaugo Amadeo Mozart (figlio). - V. Gazzettino settimanale di milano. - VI. Carteggio particolare. - VII..Notizie. Vili. Altre cose. - IX. Nuove pubblicazioni musicali. TEATRO ALLA SCALA i. I CAPUTETI E I ITÏOATECCBHI «li Jit’llisti. e ha* gu iti dalle si^.c Gresli e Grititæ e dai signori Slicci e JF’etlrifffilili. - Prima rappresentazione della stagione d’autunno, la sera 20 corrente. 4^,<>lgeva la primavera del 1831. Da non molti mesi io ahi— filava Padova pcr ivi attendere a ’ ge la t i studj delle malemali-^l che, cliè ad ogni costo aveasi deciso voler fare di me un Newton, o, se non tanto, almeno un professoruccio d’algebra, d’aritmetica, fors’anco un modesto ingegnere, o alla più disperata pur anche un semplice perito agrimensore. Fortuna e destino, queste divinità sorelle, bizzarre e dispotiche dominatrici dell’universo, fallirono lutti i presagi e vollermi invece maestro di musicai se per il meglio o il peggio - sallo Iddio. Ciò poco conta. - Fatto è che per me questa passione de’suoni era. forse in quell’epoca più ancora che adesso, l’unico pensiero del giorno, il costante sogno delle notti. ’La musica di Bellini principalmente aveva schiuso il mio cuore ad una tal foga di nuove ed affascinanti sensazioni, che, pareami. avrei fallo il viaggio del mondo per assistere all esecuzione d un lavoro di questo compositore. Ora accadde che in quel nienS. Benedetto in Venezia. Per giunta due mie concitladine (1) vi sostenevano con larghissimo plauso le parti protagoniste. La brevità della gita favorì il mio disegno, e vo(1) L’ima d’esse, somma speranza del teatro melodrammatico, ricca di mezzi siraordinarj, còlla da fulminante malattia, vi moriva pochissimo tempo dopo. Appellavasi Regina Obbizzi. La seconda non avverò le speranze che di lei si concepivano ne’primi passi di sua carriera; il suo talento non potè mai svilupparsi pcr difetto di retti sludj. Di questa seconda laccio il nome. lai a Venezia. Sia F impressione solenne prodottami dalla vista della bella città regina de’ mari che per la prima volta visitava, sia la potenza delle note del Catenese, siano 1 una e 1 altra cosa unite insieme, ella è verità che quello che io sentii dentro di me, al momento in cui udii per la prima volta quell ineffabile melodia che veste le parole Se ogni speme è a noi rapila, nè io provai altre volte, nè certamente risentirò più in tutta la mia vita. Mi sentii, in Lutta l’ampiezza dell espressione, rimescolare il sangue, il capo mi si fè vertie m*attaccò una cotale convulsione gmoso, _...
febbrile che non ni* abbandonò per ben tutto il giorno seguente. Chi non ha prò-, vato una di codeste sensazioni, o almeno non sa comprenderne la portata, colui ccrlamente trovasi inetto a comprendere quanta | sia la potenza di linguaggio che la musica ’ può parlare all uomo in alcuni momenti sotto I influsso di date circostanze. Costui si rida pure di me e de’miei febbrili entusiasmi. A molli è noto, ma forse non a tutti, come quella suaccennata divina frase fosse i stala concepita da Bellini anteriormente alla composizione dei Caputeli, e destinata ad un terzetto di uria sua malaugurata opera, dal titolo Zaira, scritta pel teatro di Parma, e dai Parmigiani, non so con (pianto amore di giustizia, condannatissima. Nel terzetto le due voci, soprano e contralto, eseguiscono la cantilena in ottava. Tale disposizione di parti appare in vero un po’singolare. Quantunque scritta d un tono più alla che non nei Caputeli (in fit), è agevole ciò non di meno comprendere corne la frase così disposta presentisi oltre misura grave per un contralto, non aggirandosi se non nell’estensione di una nona all estremità inferiore del diapason, dal sol, cioè, sotto le righe sino al la in terzo spazio. Forse la Cecconi, per cui fu scritta quest’opera, avrà avuto tale straordinaria vigoria in queste note di petto da farne risultare | un effetto potentemente marcato: è però certo che al giorno d’oggi non saprebbesi rinvenire una siffatta voce di contralto che alla suddetta si eguagliasse o ij per lo manco si approssimasse, e che fosse || in grado di rendere, se non in lutto, in!| parte almeno. quel, dirò così, volumi- ’ noso effetto che il maestro scorgasi pure aver fissato ottenere. Federico Ricci nel bel terzetto del suo Corrado ha riprodotto, non la frase, bensì l’idea di applicarla così per ollava a due voci bianche • però affatto infruttuosamente: poiché, nè dalla Brambilla, per la quale fu scritto, nè da nessun’altra esecutrice mi fu dato per anco di sentirne non già un effetto di energia, ma nemmen Az... D ’ tanto da poter distinguere questo raddoppiamento all’ottava bassa: di questo non m’avvidi se non più tardi, esaminando la partizione. la di Bellini, d innestare questo suo pezzo nei nuovo spartito, ed una felice necessita quella di affidarlo a dm* voci unisone, abbassandolo d un tono. Dico necessità. poiché non altrimenti potevasi accomodare la voluta frase alle voci non sfogatamente soprane delle sig.e Carradori e Crisi. L’inspirata cantilena, trasposta cosi nel tono di mi bemolle, più armonioso assai e più solenne di quello diJa, e perciò aggiranlesi in un campo più centrale ed in conseguenza più cantabile, e la novità (chè la fu allora, o presento aspetto di novità) di que’due soprani unisoni, al che aggiungasi f animata posizione del dramma, spiegano abbastanza perchè questo pezzo al suo apparire abbia scosso il suo uditorio si profondamente. Non v’ha nessuna cosa pili d una novità fortunata, la (piale venga ben tosto riprodotta dalli.) stesso autore e si attiri immediatamente una folla di imitatori. Per conseguenza in brevissimo volger di tempo la novità si trasforma nella cosa la più trita e stucchevole che mai si possa imaginaire. E cosi avvenne allora. Non tardò a presentarsi Mercadante,il quale nel secondo finale della sua apprezzabile JEmma di Antiochia affidò una magnifica frase a due soprani unisoni; finale che, riunendo ogni merito d’ispirazione e di lavoro, non ebbe altro torlo se non di venire dopo quello di Bellini, e forte di un’idea della (piale Belimi aveva sì altamente impressionate le menti. Nè lì s’arrestò Mercadante: chè,nelle ultime sue opere in modo speciale, vediamo nei pezzi d assieme, più che negli altri, pressoché costantemente camminanti unisone le voci bianche. Bellini istesso volle riprodurre tale idea nel suo Quintetto della Beatrice; ma 1 effetto, non pili nuovo, apparve naturalmente sparuto. Aggiungi che (pianto immensamente filosofico è l’unisono ne’ Caputeti (giacché anche a chi nulla sa nè vuol saperne d estetica musicale, salta negli occhi chiaramente che di que due amanti, mossi da un solo sentimento, da una medesima passione, non altrimenti che una deve es - 442 — sere la voce, uno solo 1 accento } poiché in quella straziante congiuntura. se male non mi espilino, quelle di Romeo e Giulietta non sono più due anime amanti che si leghino in armonia, ma bensì due vite che si fondono in una sola), dico che quanto è filosofico nei Capuleti, altrettanto b uso di codesto unisono contrasta col retto sentimento dell arte nel punto citato dell altro spartito, nel quale disparatissimi sono gli affetti di Beatrice e di Agnese-, imperciocché quelli esprimenti nobile orgoglio, maestosa rassegnazione, alla gratitudine} questi indicanti le prime ferite del rimorso che lacerano un cuore impuro, seduttore, simulato} quelli aperti e decisi, questi soffocati, celali, incerti: quelli espressi sotto forma di dialogo indiritto ad Orombello, questi repressi ed interrotti sotto quella di un angoscioso monologo. E perciò nessuna ragione drammatica domandava un medesimo ritmo, una medesima accentazione, meno ancora un unisono: perciò se il canto di Beatrice è, come è infatti, Indevotissimo, applicato ad Agnese forza è che sia falso. Dal che risulta chiaro, che Bellini qui non si servì del1 unisono die nella illusoria intenzione di riprodurre un effetto per lo addietro col medesimo sistema ottenuto. E si ingannò*, e non era difficile il prevederlo. - Gli unisoni de1 soprani trascinarono naturalmente a quelli delle altre voci. Venne l1 Introduzione della Norma colla sua potente perorazione all uuisono a schiudere nuovi effetti di energia e potenza vocale, a cui non si era accostumati. E subito, zeppe di unisoni le opere di qualunque maestruccio: unisoni che alla fin fine non ebbero e non hanno, forse ora più clic prima, altro scopo, adoperali come sono incessantemente e senza nessun principio movente filosofico, se non quello di coprire all’ombra del frastuono l’impotenza a saper concertare tre o quattro voci con un po’di garbo, intendimento d’effetto e ben inteso studio. Non io mi sono qui inteso pero di dire che Bellini sia f inventore dell’uso degli unisoni: non maq ma soltanto che Belimi si fu il primo in Italia a presentarli sotto un particolare punto di vista più sentito e distinto. Ed ahi! forse se non era Bellini il primo ad usarne, non avremmo ora a deplorare cotanto la miseria di idee e il vuoto fracasso di centinaia e cenlinaja di composizioni moderne! E vogliasi anche distinguere l’uso parco e quasi sempre ragionato che ne fece Bellini dallo stolido abuso degli imitatori. Ma dove diamine mai mi son io trascinato? M’avvedo che in luogo di parlare della Scala e degli attuali Capuleti e Moriteceli!, sou pervenuto a tessere una dissertazione storico-critica sugli unisoni, argomento le mille volte predicato, e pur troppo non ad altri finora che al deserto. Confidiamo nel tempo, e, se non nel buon senso dei pubblici, nella smania di questi tanto in voga di cambiare tutto ciò che sappia un po’ di ripetuto. Però giova notare che a tutte queste chiacchere ed al primo esordio condussemi il pensiero dell’esecuzione attuale al nostro gran teatro dell’accennato finale. Davvero che col movimento acceleratissimo con cui si eseguisce questa appassionata stretta non si corre pericolo per eccessivo sentimento di provare le vertigini, nè di sentirsi tampoco venir la febbre, e (piasi quasi sarei per dire nemmeno di raffrenare per un istante il I bisogno d’uno sbadiglio. In veO _ -, • • • iità sono cose da far inquietare i morti: il solo che non debba andare in collera per questo non però tra noi sì rado accidente, sarà il nostro Geremia Vitali, il quale potrà portare in campo un nuovo valido esempio, onde confortare la sua favorita opinione dei minuti misuratori dei tempi musicali. E notisi che tale stretta è pure preceduta sulla partizione dal semplice motto Allegro: e poi mi ricordo benissimo come si eseguiva questo pezzo appunto a Venezia, dove vide la luce: ei deve prendersi quasi una metà più ritenuto del movimento qui adottato. Aggiungasi che oltre la perduta grandezza e maestà della frase, riesce pressoché impossibile comprenderla, chè anzi forse non la si indovina, se non perchè la si sa a memoria^ aggiungasi che rimane impossibile alle cantanti interpretarla integralmente perchè non han tempo da respirare, che riesce impossibile emettere colla pompa voluta la voce, perchè non trovansi note di valore bastante a poggiarla: impossibilissimo eseguire l’agitato contrattempo de’ stromenti d’arco impossibilissimo marcare con forza coi contrabbassi quel solenne pizzicato contrastante con tanta passione nelle sue quattro note per ogni misura colle sovrapposte sei del canto impossibile apprezzare la sfuggente risoluzione di quelle lunghe appoggiature della melodia impossibile f esecuzione delle terzine di crome de’ violini} impossibili le semicrome de flauti, clarinetti, ecc. e tante altre impossibilità, che qui non voglio enumerare. delle quali l’ultima e più grossa è quella in cui trovasi 1 uditore di poter fare cioè uno sforzo d’immaginazione per persuadere a sé medesimo che quella cantilena, ridotta in tale stato, possa più chiamarsi bella, filosofica e di alto concetto. La si prenderebbe quasi quasi per una frase ballabile di furlana!! 1... Da qualcuno mi viene però assicuralo che dall abile maestro al cembalo la si voleva meno mossa, alla quale opinione avrebbe ingiustamente e senza diritto prevalso quella di taluna delle parli esecutrici: tal altro al contrario m’accerta che tutte le altre volte in cui si diede quest’opera in Milano il pezzo fu sempre eseguito come adesso, e non altrimenti. Per conto mio, noto essere la prima volta che ho il bene di udirla in questo teatro} non esito del resto a dire che l’esecuzione di questo brano è assai malintesa, e che l’effetto senz’altro ne rimane parodiato. Se lo spartito che l’impresa ci offrì per primo di codesta lunga stagione (nella quale si promettono, si sperano, e si attendono grandi cose) non ambisce al pregio di novità, sotto questo punto di vista fummo invece compensati ne’ principali degli attori destinati ad eseguirlo. Essi sono lutti nuovi. La signora Gresti (Giulietta) ne giunge dall* avere, credo, esordito a Padova. Ila una voce fresca, limpidissima, ed assai sicura negli acuti, sui quali eseguisce alcune cose largamente poggiate, che a qualunque altro organo riescirebbero azzardose, e che ella invece sostiene con facilità rimarcabile. L’uditorio non ha pesalo il pregio di questa dote, degna ciò non pertanto di riflesso e di encomio. Le note medie sono mancanti di colore: delle basse non fece uso. La respirazione è buona, lunga e sicura} 1 intonazione pure in complesso lodevole. Il timbro però della sua voce tende allo stridulo, e sarebbe cosa ben fatta il moderarne la spinta. Il canto è abbastanza corretto: ma sembra mancare di un sentire si delicato che vivo. Quello di che la signora Gresti deve assolutamente correggersi si è quell* incessante e pesantissimo strascinio di voce ed in su ed in giù, e del quale il parterre ben fece ad avvertirla più d’una volta. E sempre condannevole, più ancora in lei, che sembrami possieda ogni facilità nell* attacco de’ suoni. La signora Gruitz (Romeo) ha voce di rara estensione. Può toccare, sensibilmente nel grande teatro, il la sotto il rigo, ed emette con una potenza straordinaria il si e do acuti} tutte le note di testa, cominciando dal mi. fa, ecc., sono magnifiche e d’un volume nobile, forte e pieno. II tratto medio di quinta sol-re manca disgraziatamente del colore grandioso e della forza delle anzidetto} perciò il cantare naturale e tranquillo di quest* artista poggiando. nella sua qualità di mezzo-soprano, continuamente sulla quinta indicata, manca alcun poco di volume, grandezza ed energia. Ma appena ella oltrepassi questi limili si rileva potentissima. Le note di petto sono fescamente gutturali, ma in certi momenti marcati riescono di qualche effetto} il difetto notato però potrebbesi correggere, in parte almeno, moderando 1 esagerata tensione della gola nella emissione l / O *» delle suddette note gravi. E questo un errore nel quale cadono a torme le cantanti che son provviste di un voluminoso ed esteso registro di petto. Ritengono esse colla spinta ottenere maggior forza, ed invece la scemano, e non ne ritraggono che gutturalismo disgustante. Le note di petto per essere pure e splendide han bisogno di tutta la tranquillità e morbidezza del canale vocale. Se devesi argomentare dal continuo spezzamento che la signora Gruitz fa di qualunque frase, sembra doversi ritenere che la sua respirazione sia corta, anziché no. Sarebb’qgli difetto di scuola? - Egli è però un bel talento quello di questa cantante: un talento pieno di fuoco italiano, e di quel sentire che non s* insegna. E perciò ritengo che depuralo il suo canlo da qualche mal intesa variante, e da alcun che di poco netto, troppo azzardoso ed esageratamente gridalo di che lo inceppò la prima sera, questa artista saprà guadagnarsi nel progredire delle rappresentazioni le simpatie del pubblico milanese. Il tenore Ricci, pressoché novello alle scene, fu lietamente accolto. Dice con garbo} ha bella voce, gratissima in modo speciale nelle note si, do, re, mi, fa, e che collo studio potrà perfezionare e nelle inferiori e nelle superiori a queste cinque. Diligentissimo il Fedrighini nella parte di Capellio. Alberto Mazzucato. PROMETEO", ballo di Ugnilo riprodotto dal compositore ’ Ottimo divisamento per certo si fa il riprodurre sulle maggiori nostre scene una delle più splendide creazioni di Vigano (1), T incomparabile artista clic innalzò il linguaggio de’ gesti quasi ad emulare quello della parola e trasse il corpo di ballo dallo stato di nullità; che con mirabile accorgimento nella distribuzione c mossa delle masse, nella disposizione de’gruppi si mostrò altrettanto pittore che poeta, e con finissimo gusto seppe appropriare la musica, dai più celebri 01 (il Salvatore Viganò di famiglia milanese, nacque in Napoli nel 17G9 c morì in Milano il 10 agosto 1821. maestri o ben anco da lui medesimo immaginata, alla situazione cd alle passioni de’ suoi personaggi in modo che efficacemente contribuisse ad un compiuto delizioso risultalo. - Protestiamoci pertanto riconoscenti verso la nostra impresa che volonterosa affrontò ingente dispendio c si assoggettò ad indefesse e straordinarie cure per far rappresentare il rinomato ballo che ognor veniva con entusiasmo rimembrato. Dalla riproduzione del Prometeo crasi in diritto di attendere un esito corrispondente alla importanza del lavoro, allo sfarzo ed alla molliplicilà delle decorazioni c del vestiario indossalo ad innumerevole turba. Ciò non ostante la sera del 20 la generale aspettazione fu ben lungi dall’apparire raggiunta, il successo sortì di mollo inferiore alla fama che lo aveva preceduto, cd, a voler esser sinceri, anche al merito intrinseco dello spettacolo; che, per alcune nubi cattive, per varj giri meccanici non lodevolmente travagliati, diretti e riusciti, pe’Ciclopi regalati di un occhio di più del loro attributo, per un avvollojo malamente finto da un ragazzetto, per Ercole, meno lioncscamcnte vestilo, non era permesso esprimere con tanta forza la disapprovazione come si fece al principio del sesto quadro, dimenticando che forse a’ nostri tempi mai ormisi veduti tre atti nel loro insieme sì maravigliosi come i primi del Prometeo, che auguriamo abbia ad essere primordio di una novella era nella coreografia. Fortunali noi che l’età nostra non ci lascia adito ad aggiungere quanto il gran ballo di riproduzione dello zelante Huss differisca da quello della primavera c dell* autunno del 1815, quanto Voritjinale, come pretendono molli nell’insieme e specialmente nelle particolarità, fosse superiore alla copia: in questa circostanza possiamo godere del presente senza essere tormentali dalle reminiscenze del passalo. Leggemmo peri» le lettere critiche intorno al Prometeo stampate nella novità dell’imponente, poema coreografico cd a norma degli odierni incontentabili vi trovammo notalo (pianto segue: E un vizio /’ ordine inverso d’interesse, con cui il ballo procede; poi prima di favellare del sesto atto ’■ si chiama lo sdegno sui dipintori delle scene i quali 1 si male questa volta risposero alPunivcrsale aspettazione; si taccia di meschinissimo effetto l’antro di I Vulcano nel quarto alto, e si vuole, perfino che il Tempio della Virtù nel quinto offenda assolutamente l il buon (pista; indi i poveri professori d’orchestra! vengo» dichiarali colpevoli di lesa armonia, perchè sbadatamente eseguiscono 1 incantatrice musica ccc.. ccc. Possan certuni imparare a dedurre che eziandio a’ tempi di Viganò lutto non era qualificalo di ugualmente, plausibile c per tal maniera le pretese loro abbiano ora un moderato confine. Della musica (I) de! Prometeo, la stessa applicata dal Viganò, se. non erriamo, ad eccezione di due ballabili e della scena dell’amorino precedente l’atto quinto, basterà dire che per la maggior parte è tolta dalle opere di Beethoven, Haydn, Weigl, ccc. c che in essa sorpassando qualche raro squarcio meno vero, non si finirebbe mai dall’ammirare quella ragionevolezza, quella espressione, quella parsimonia, quella venustà, quell’incanto che il più soave c toccante diletto generano nell’animo di chi l’ascolta senza alcuna prevenzione e con non contaminate orecchie. 1 moderni compositori di musica di balli sì proclivi al frastuono cd al fracasso dovrebbero oramai convincersi che camminano sopra una deplorabile e falsa via. Is. C. P. S. Le successive rappresentazioni presentarono qualche miglioramento: il pubblico fu più largo di applausi al Calte, alla Croehat, allo Zolli ed al riproduttore. (1) Presso Ricordi trovansi alcuni pezzi ridotti per pianoforte. VARIETÀ SENSO MUSICALE MEI R1GIPI Si è provalo più volle che vi hanno dei ragni che amano la musica. In un concerto che diede B. Romberg in Presburgo, un grosso ragno si avvicinò all’artista, appunto (piami’egli suonava un a solo. Un accordo duro c violento spaventò il ragno, nè ritornò se non (piando l’artista suonò un secondo a solo. II concertista assicura che gli fu dato osservare questo caso tant’altre volle. Un uomo degno di fede racconta pure che quand’egli studiava ancora al ginnasio profittava delle ore di libertà della sera per occuparsi di musica. D’ordinario i suoi studj musicali duravano a notte avanzala. Una volta che per caso levò gli occhi dal pianoforte, vide un gran ragno che dal muro ove appoggiava lo strumento scese lentamente, si fermò verso il mezzo del pianoforte, vi restò finche la musica fu finita, c ad un tratto scomparve. Questo fallo che si riprodusse più volle non avveniva, se non quelle volte che egli sedevasi al pianoforte, poiché quando non slava al cembalo, tutte le indagini per rinvenire il ragno erano vane, c ninna traccia di lui polcvasi scoprire. Allorché lo studente ritornò da un viaggio di vacanza che durò più settimane, e durante il (piale la sua camera era chiusa, ritrovò sul pianoforte lo stesso ragno morlo. Che l’insetto non fosse morto di fame, scorgcvasi chiaramente dalla robustezza del suo corpo; tanto più che v’hanno dei ragni che possono vivere lungo tempo senza nutrimento. fG. M. di Vienna). CENNI NECROLOGICI VOITIVUO AMADEO MOZART (figlio) B® a perdila che sarà seguila da giusti rammarici, è. quella che l’arte c la so5»cielà or ora fecero nella persona di Vol>2 fango Amadeo Mozart, nato a Vicina il 26 luglio 171)1, quattro mesi e dieci giorni prima che suo padre, il celeberrimo autore del Don Giovanni, cessasse di vivere. La madre, intenta ad assecondare le. felici disposizioni musicali del figlio, di poco oltrepassalo il primo lustro, lo affidò a Neukomm. Quindi Andrea Slreicher gli insegnò l’arte di suonare il pianoforte, cd Albrcchtsberger gli diede varie lezioni di contrappunto..Nel 1805 per la prima voila si espose in pubblico in una accademia a suo benefizio, eseguendo in un modo superiore alla sua età il gran concerto in do di suo padre, e producendo una cantata da lui composta in onore di Haydn, ch’ebbe mai sempre a dimostrargli affezione paterna c gli fu ben anco cortese di preziosi consiglj. Costanza Weber presentò il proprio figlio alla numerosa assemblea che lo accolse fra festose acclamazioni e fra la generale emozione. Ad ognuno parve vedere in lui un degno erede, del nome e del genio dei sommo che nella propria arte apportò immenso incremento: tutto allora sembri» presagirgli un brillante avvenire: un nuovo Mozart, nel più ampio senso del significato, si compiacquero in lui additare. Forse i comuni voli avrebbero avuto compimento se, invece di accettare un posto di maestro di pianoforte presso il Conte di Bavvorouski, che per cinque anni lo tenne confinato nelle sue terre della Galizia, c di stabilirsi poscia a Lembcrg, avesse alacremente in Vienna continualo la ben intrapresa carriera di conccrlisla c di compositore. Come mai fra le pedanterie c le noje di un continuo insegnamento, lungi da ogni stimolo, l’ingegno di un giovanetto può avere il necessario sviluppo? Dopo otto anni, vissuti ignorato o con poco frullo in quanto a’ di lui progressi artistici, Mozart verso il 1820 intraprese un viaggio nella maggior parte della Germania, dandovi concerti nelle principali città e tenendo dappertutto applaudito per la dolce sua espressione, pel grazioso c corretto tocco, c per alcune sue composizioni di un merito non volgare e tracciale dietro le infallibili norme del genitore. Fra queste emersero due concerti per pianoforte cd orchestra, un quartetto in sol minore, una sonata per pianoforte c violino, un trio (opera 19), una sonata per pianoforte solo, che furono pubblicale a Lipsia, Vienna e Parigi. Innanzi ritornare a Lembcrg, si recò a Copenaghen per abbracciare la madre, passata in seconde nozze col consigliere Nisscn, poi a Milano onde rivedere Carlo, suo fratello maggiore impiegato presso la Contabilità generale del regno cd eccellente cultore della musica, resosi ben anco più che mai benemerito nell’ammaestramento del pianoforte. Più tardi Amadeo si domiciliò a ienna, ove per l’aurea bontà e per la pacatezza del suo carattere, e per la sua compiacenza, non meno che per la sua abilita, si cattivò I’ amore c la stima di tutti. Nella straordinaria solennità della inaugurazione del monumento di Mozart a Salisburgo, avvenuta il l settembre 1842, 1 artista, la cui morte ora deploriamo, fu oggetto di speciale interesse e di particolari onori, tanto per la parentela che sì strettamente lo legava alF incomparabile. Salisburghese, come per un coro da lui stesso appositamente scritto su idee desunte dalle creazioni del padre, e per l’esecuzione del rinomato concerto in re minore a cui egli aggiunse alcune belle, cadenze. La vita artistica del Mozart (figlio) ha avuto luminoso compimento a Salisburgo, che dopo quell’epoca ei visse ritirato e tranquillo nel grembo di un’ottima famiglia a Vienna, da dove pochi mesi or sono assai vacillante di salute si allontano, in traccia del salutare farmaco ch’ei si riprometteva dalle acque di (.arlsbad. Ivi le sue forze di giorno in giorno disgraziatamente andarono affievolendosi, c, pel totale deperimento di esse, chiuse per sempre gli occhi alla luce nel giorno 29 prossimo passato luglio. Della discendenza dell’immortale Mozart pur troppo non rimane che Carlo, tuttora fra noi. Nel suo bell’animo questi possa trovare un sollievo per tanto infortunio! Is. Cambiasi. GEZETTIHO SETTIMÀIULE 8>I HII.AMO — Alcuni brani della Sinfonia in mi bemolle di Spohr c di quella in si bemolle di Beethoven, e d! una pure in mi bemolle di Krommer, un’Ouverture in re minore di Stuntz, quella di Obéron, dell’Assedio di Corinto, della Muta formavano giovedì il variato e brillante programma dell ultima seduta musicale del corrente 1844 nelle sale del Casino della Nobile Società. Sarebbe imitile qui rinovarc elogj le mille volle giustamente ripetuti a questa saggia istituzione cd ai Nobilissimi che sanno cosi decorosamente sostenerla, alla sceltissima Orchestra, c prima di (piesla al bellissimo talento del Ferrara che la presiede con un’intelligenza supcriore a (piai si voglia encomio. — / Caputeti alla Scala proseguono il loro cammino con sonnifera tranquillità. Si prova alacremente £rnani con tuli’ altri cantanti. — Il maestro signor Battista fu scritturato per comporre un’Opera pe! medesimo grande teatro nel Carnevale prossimo venturo. — Francesco Pospischil di Vienna (pianto prima giungerà a Milano, reduce da Roma ove S. S. il regnante Pontefice si compiacque accogliere la dedica della lodata cantata, di cui abbiamo parlato nel N..‘il di questa Gazzetta, concessione mollo rara e che il Santo Padre non suole sì facilmente accordare. Oltre essere abile compositore il signor Pospischil sa maneggiare con squisita perizia la fisarmonica. Questo valente dilettante venne, come si è detto ancora, eletto a socio di onore della Congregazione di Santa Cecilia dell’Accademia Filarmonica di Roma. CARTEGGIO PARTICOLARE [Genova 49 agosto 1844). A Genova la musica è in uno stato talmente deplorabile, che se ci stacchiamo dal teatro, lutto il resto non offre nulla di rimarchevole: mai un’accademia pubblica o privata di qualche entità, una funzione di chiesa un po rilevante: nulla insomma. - Venendo dunque al teatro, sabbaio sera si aprì la stagione d autunno coll’opera / falsi monetar) del maestro Lauro Rossi. Se l’esito (parlo della prima sera) forse non corrispose aifi aspettazione, parmi se. ne debba incolpare più il soggetto che la musica. Quel misto di serio e buffo non mi garba, c parve non garbasse neppure al pubblico, | che rimase in silenzio a lutti i pezzi scrii, e regalò di qualche applauso solamente alcuni pezzi buffi, ai (piali | la maestria del nolo sig. Galli diede qualche risalto, ~ 444 come sarebbe nel (Inetto del primo atto, e nel duetto c terzetto del secondo. L’esecuzione a dire il vero fu anche poco buona: si fecero poche prove. La signora Tassini, che sostiene una delle prime parti, ha una buona scuola ed una simpatica voce di mezzo soprano, ma in quella prima sera, oltre un po’di timore che è naturale in tutti gli artisti, era anche poco in voce. Il tenore Baiestracci avrebbe buoni mezzi, ma difetta molto nella pronunzia c qualche poco nell’intóna zinne, difetto in cui incapparono alquanto anche i suoi compagni che per ora passerò sotto silenzio. Veniamo ora a! merito dell’opera. A me parve ben lavorata specialmente dal lato istrumentale più che dal vocale. Forse alcuni motivi non son del tutto nuovi (come qualche orecchiante avvisò), ma in complesso ini pare un’opera di mano maestra. Però se debbo giudicare dall’impressione fatta sul nostro pubblico la prima sera, mi pare che esso ne abbia capito ben poco. - La seconda opera sarà Columella, che andrà in scena fra pochi giorni con altra compagnia. NOTIZIE — Azi. L’y/nna Balena di Donizetli andò in isccna ed ebbe lieto incontro. — Bergamo. Del Belisario piacque tutto il secondo atto, parte del terzo c la Cavatina d’Irene nel primo. Furono festeggiati Colini (Belisario), la Ponti (Irene), Musich (Alamiro). La Dcrancourt non divise il plauso de’ suoi compagni. — Brescia. La musica dell’ZJrnant, come dappertutto, soddisfo qui pure. Fra i cantanti lodasi assai il Ferretti, un po’ meno la Boccabadali, meno ancora il Colmenghi. Lodasi il basso Torre che sostiene la parte di Silva. — Berlino. I lavori al reai teatro dell’Opera continuano con alacrità. Un bosco di travi empie l’interno, ed affaccendali come alla torre di Babele i lavoratori travagliano alle diverse opere. Le gallerie sono già finite; ora si sta indorando il palco reale, che promette di divenire magnifico. Le scale di pietra sono cinte da parapetti di ferro, incomparabili nell’eleganza della forma. Tutto è sfoggio, lusso, magnificenza. Questo teatro, allorché sarà finito, sarà uno dei più belli della Germania, e disputerà la palma a quello di Dresda. — Boi logne-suk-Meiì. Thalbcrg doveva darvi un concerto il li di questo mese. — Buusseij.es. La compagnia tedesca continua le sue rappresentazioni: il Flauto magico, il Freyschiitz, Don Giovanni e.Fidelio furon dati successivamente. Pare che la musica di Beethoven abbia prodotto un grande effetto sul pubblico di Brusselles, la di cui attitudine manifestava una sensazione di piacere misto a sorpresa. Si aspettava scienza, e si trovò genio ed cntusiaino. — Gvbi.sbai) (in Boemia). L’Unione Musicale ha dato nello scorso mese un gran concerto spirituale in onore del compositore Kalkbrenner, che è stato nominato membro onorario della sullodala Unione. Kalkbrenner parti da Carlsbad alla volta di Parigi, per poi recarsi col suo figlio ai bagni di Dieppe. — Ai tre agosto venne eseguito nella chiesa parrocchiale l’immortale Requiem di Mozart in memoria del figlio del gran maestro, morto il 29 luglio, come più sopra s’è detto. 11 figlio di Mozart ha legato la sua preziosa biblioteca, consistente in musica e libri, parte al Mozarteo in Salisburgo, parte al suo distinto allievo Ernesto Paner. Il Mozarteo ricevette fra le altre cose circa cento lettere autografe deli’ immortale maestro. — lIvviiE. Aridi e la signora Cinti-Damoreau sono qui arrivati il 9 col pacchebotto americano Jovva. I due celebri artisti si propongono di dare un concerto nella sala del ballo, ove Prudent si fece ottimamente sentire con si grande successo. — Lipsia. Il teatro di questa città è stalo aperto il IO agosto col Z)on Carlos di Schiller, cui segui il Don Giovanni di Mozart. L’esterno del teatro è nuovo ed elegantissimo, l’orchestra ingrandita, e le cortine sono pure nuove. — Londri. BeH’incontro ebbe il Corrado d’.7immura a quel Teatro Italiano. Ne riparleremo. — Napoli. Leggiamo nell’Ómni’òus; — » Il Gloria, messo in musica dal cavaliere Ferdinando Tommasi. eseguito nella chiesa di S. Ferdinando, con pieno di voci e di orchestra. - Questo giovine signore si fece ammirare per un bel distinto (L’arrotino) nell ultima esposizione: i nostri leggitori lo conoscon già come un buon poeta per varii suoi componimenti, tra (piali qualcheduno messo nell’Omnibus ■ ora lo facciamo conoscere all’universale come compositore di musica, e di quella più severa e difficile, cioè la sacra. Questo suo Giuria nel mentre è ricco di belle armonie che si confanno alla maestà del luogo, lascia Iralucore uno stile vivace e grato all’orecchio, contrastato dai relori, ma non spiacente all’universale perchè dilettevole. Specialmente lo siile della sinfonia è molto pregevole. e piacque la regolarità del pensiero, la condotta dello stesso, e la fiorita distribuzione degli strumenti; la parte vocale è felice e spontanea, la severità del genere è infiorata dalla giovanile fantasia del compositore. Gli assolo finalmente dei canto son quasi tutti felici, e però riuscirono gratissimi; e si ebbe il diligente compositore quei tacili plausi che si convengono a luogo sacro. - Di questa musica furono esecutori i migliori per canto e per orchestra, e perciò il cavalier Tommasi non perdonò a spesa perché la cosa riuscisse a perfezione». — Parigi. Wartel-Sclmbert partì giorni sono da Parigi per Milano, ove ò fissato per tutta la stagione del carnovale prossimo. - Così i Giornali Francesi. Lçggesi nella Berne et Gazzelle des Théâtres: • Da qualche giorno molto si parla, non più del basso Sthaoudil. che non sa ancora una parola di francese, ma bensì d’un basso italiano che possiede, assicurasi,. una voce di cui non se ne trovan di simili. Questa voce è una campana; il volume ne è magnifico ed il timbro stupendo. - Ma pcr sfortuna la suddetta voce ’ non possiede che due note, e non più! - Quelli che ameranno queste due note ne saranno incantati. - Si i assicura che il dello basso italiano sarà fissalo per sostenere le parti di Campane». । — Pare deciso che Othello farà la sua comparsa alla fine di questo mese; Barroilhet è incaricalo finalmente della parte di Jago. - Bichard en Palestine di Adam si I sta studiando e apparirà dopo Othello. — Nove dei più abili artisti di Parigi, riuniti in so-! cietà, fecero testé l’acquisto degli istromenli del signor Ad. Sax, ed essi si propongono di farli quanto prima sentire in pubblico. Le prove ne son già cominciate in presenza dell’ingegnoso fabbricatore, e continueranno, ancora per qualche tempo. | — La grand’opera nuova che si metterà quanto prima: alle prove, e nella quale il tenore Gandoni deve fare la I sua prima comparsa, ha per titolo Maria Stuart. La poesia è dal signor Teodoro Anne, e la musica del si- j gnor Niedermeyer. La signora Stoltz è incaricata della parte di Maria Stuarda, che esige un gran talento di j attrice tragica. I — Il padre di Boieldieu, il compositore, morì non ha guari. Egli contava ottantanove anni, ed abitava Parigi.! Tanto ignoratasi la sua esistenza che é permesso pensare che questo buon vecchio amasse l’oscurità quanto suo figlio ambiva alla gloria. — Teatro dell’Opéra-Comique. - Gulistan ou le Huila de Samarcande, opera in tre alti dei signori Lachabaussiere ed Etienne, musica del signor Dalayrac,! {eseguita per la prima volta /’anno fS05). Nella rivista! che fa V Opéra-Comique degli antichi capi d’opera appartenenti al suo repertorio, Dalayrac ha già figuralo per un’opera; Camille o le Souterrain non ha avuto alla sua ripresa una sì brillante fortuna come Bichard Cœurde-Lion e le Déserteur. La tessitura non troppo melo-; drammatica del poema nocque al successo della partizione, che nulladimcno racchiude delle bellezze di primo rango. Questa volta, l’Opéra-Comique ha scelto nelle opere di questo fecondo compositore un lavoro di genere affatto opposto, Gulistan, o le Bulla de Samarcande, il di cui poema, dovuto al signor Etienne, somministra tulli i mezzi d’effetto nello spirito e nella gajczza comica piuttosto che nei sentimenti e nella passione drammatica. - Grazie a queste cose, Dalayrac sarà egli più fortunato? Noi lo desideriamo, ma temiamo l che questo poema, che racchiude delle situazioni felici, non sembri un po’ freddo ed un po’ vólo di sentimento. Quanto alla musica, essa merita senza dubbio il brillante successo che ora ottiene; il cantabile dell’aria di | Gulistan nel primo atto ■ Ah! que mon urne était ravie • sarà sempre una melodia deliziosa; altrettanto si può; quasi dire della romanza del Point du jour, che è però j troppo uniformemente di genere leggero e grazioso. Oltre i i due pezzi sopraccitati, questa partizione contiene an- i cera delle parti interessantissime; per esempio, i due finali del primo e secondo atto, sono trattati perfetta- j mente; il duetto dell’atto primi «Jeune étranger, comptez sur moi» e. quello della scena notturna, nel secondo atto, il di cui accompagnamento con sordini è del più felice effetto. • L’amministrazione ebbe cura della mise en scène si pelle decorazioni che pei costumi come se si fosse trattalo di un’opera nuova. (B. et G. M.) i — Leggesi nella France Musicale: -» Mentre che Liszt viaggia pel Mezzogiorno della Francia, Prudent si dirige peli’ Ovest, e Thalbcrg staziona al Nord. Liszt ha composto un pezzo sulla Marcia funebre di Don Sebastia- I I no; ei f ha suonato in qualche salon di Lione e di i Marsiglia, ove fece grande sensazione; é un pezzo da maestro. - Prudent trascrisse pure per pianoforte lo i stupendo seltimino di Don Sebastiano ■ sarà una cosa i curiosa il confrontare le due opere in cui i due compositori hanno cercato di riprodurre, per quanto si può sul pianoforte, tolte le ricchezze dell’orchestra. - Emilio Prudent ha altresì composto un notturno originale statogli inspirato alla vista del mare a Etretat, e che j egli ha intitolalo Marine. È una ispirazione piena ad un tempo di valore e di grazia. - Se a queste pubbli! razioni, che verranno quanto prima alla luce, si aggiunI gono le fantasie di Thalbcrg sul Don Pasquale e sulla 1 i Muta, che devono rinnovare la voga della Preghiera di Mosti c dello studio in la, si avrà un saggio de’goI dimenìi musicali che ne sono riservati per l’entrante j stagione». — Vicenza. Maria di Bohan successe ad Emani. ■ Piacque. — Vienna. Alessandro Drcyschock, il rinomato pianista e maestro di cappella é qui atteso nella prossima stagione de’ concerti. ALTRE COSE — Dicesi che Ole Bull nel suo viaggio artistico di due mesi nell’America Settentrionale abbia gua, (lagnato 250,UOD dollari (?); in Nuova-York un concerto gliene fruttò 4000.! — Il pianista M. A. Russo diede un concerto a Marienbad con molto successo alla presenza di numeroso uditorio. I — Bohrer, il violoncellista, in compagnia di suo figlio, I ritornando da Nuova-York passò per Stuttgart. Dicesi che il suo viaggio artistico di due anni gli abbia procaccialo poco. Negli Stati Uniti ebbe poca fortuna; in i Avana, Vera-Cruz e Messico guadagnò in tre mesi appunto quanto egli ci aveva rimesso del suo in un anno e mezzo nell’America Settentrionale. — In un libro «Physiognnmik» assegna il frale Benedettino C’ilestin del convento di Banz in Baviera i । corrispondenti istromenli ad ogni singolo temperamento, i Per il sanguigno: il flauto, il violino, il pianoforte e Tarpa - per il collerico: la tromba, il tamburo, il timballo e il cimbalo - pel melanconico: il trombone, la tromba - pel flemmatico: l’organo, il fagotto»d il violoncello. b — Gli editori di musica Breitkopf c Hà’rtel di Lipsia mandarono all esposizione delle belle arti a Berlino un pianofoi te che dicesi un capodopera pel corredo esterno. Il prezzo è di talleri 1000 a 1200. — Giacomo Franco-Mendes, il celebre violoncellista, offrì la dedica del suo terzo quartetto per due violini, viola c violoncello a S. A. li. il principe Alberto, che si degnò accettarla nel modo più lusinghevole. Jil’OVE PUBBL1CAZI0M MUSICALI DELL’l. n. STABILIMENTO NAZIONALE PRIV1LEG.0 Di GIOVA**! RICORDI Dramma lìrico in quattro parti «li Gio, Maria Piave MUSICA DEL MAESTRO Domani si pubblicherà L Opera completa per Canto con accompagnamento di Pianoforte. Fr. 32. LE DANZE NUZIALI BELLA I MI IH DEL BOSCO (Waldfrauleins IIocInzeits-Tanze) n i «8W10» svamess Op. 160. 16671 Per Pianoforte solo.... Fr. 5 — 16672 Per Pianoforte a quattro mani..» 3 — Kicoròanja r/e&i t/cena e- r/r/’ dell’opera ESIMEI del MP G. FEUDI /.V DUE PARTI Iter Pianoforte COMPOSTA da tE^susm 16239 Parle I. Fr. 2 10 16260 r IL n 5 60 REVUE THÉÂTRALE Collection périodique «le Fantaisies élégantes pour deujr Plûtes SUR LES MOTIFS LES PLUS FAVORIS DES NOUVEAUX OPÉRAS COMPOSÉES PAR JOSEPH FAHHBACH Op. 15. 16060 N. 27. Première Fantaisie sur les motifs de l’Opéra lia Fidanzata Corsa de Patini. Fr. 5 — 16061 >i 28. Seconde Fantaisie, idem. „ Q — Giovassi ÎIicoksïm Editore-Proprielario. Hall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia ITI usi cale di GIOVA**! RICOKI31 Contrada degli Omcnoni N. 1720, e sullo il portico di fianco all’1. R, Teatro alla Seal».