Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 48

N. 48 - 1 dicembre 1844

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[p. 197 modifica]- 197 — [© O! GAZZETTA MUSICALE © ANNO III. - N. 48. 1)1 MILANO DOMENICI I Dicembre 18 lì. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso deH’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.” di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica ursie.Ai.E. — Per quei Signori Associali che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2001) pezzi di musica, dal (piale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati qratis all’atto che si paga I’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi I’avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno 11, 1843. La musique. par des inflexions rives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableau#, rend tous les objets,

  • soumet la nature entière à ses savantes imitations

• et porte, ainsi jusqu’au coeur de ritornine des sen» timenls propres à l’émouvoir.» J. J. llültSSEJf. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di cITcltive Austriache L. 12 per semestre, ed e.nettive, Austriache L. 14 affrancata di porto lino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio Micordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso ll’llicio della Gazzetta in casa Ricordi. contrada degli Omcnoni N’.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli t’Ilìci postali. - Le lettere. i gruppi, ecc. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARI O. L I. B. Teatro alla Scala. / Luna e i Perotto del maestro pasquale. Bona. - IL Sullo stato attuale della scienza teorica della musica. - HI. All’estensore della Gazzetta Musicale di Milano. - IV. Cicalate di Bartolomeo Montanello. - V. Gazzettino settimanale ni mila.no. - VI. Carteggio particolare. - VII..Notizie. - Vili. Altre cose. I. R. TEATRO ALLA SCALA I MUSA E I PEKOLIO llriiinma lirico di Giacomo Saichìko poMto in musica ila Pisyi Ai.t 9Sovi i cd eseguito dalle signore (Lenissi e TKnKSCO | e dai signori Gl lNl O c lYI.lin.^i (la sera 26 Novembre). B’^n poTindisposizione della Ga£ bussi, uu po I indisposizione 1 ^del (dilisco, un po quella del ^maestro, e un po’ fors’anco S: quella del pubblico fecero si che 1 Lànci ed i Perollo lino a questo momento non si presentarono che una sola sera sulle nostre maggiori scene. Ed infatti parliain chiaro: I opera del signor maestro Bona non è piaciuta. Tarda e non nuova! notizia, ma che noi alla nostra volta dobbiamo pur jùpetet’e. । In qùeStà circostanza mi dovetti più che mai persuadere, che qualunque pronostico! si possa emettere intorno all impressione che una musica abbia a desiare su d’un | pubblico, tale pronostico si avvererà una fiata in mille: laute sono le cause estranee ’ ed imprevedule die possono influire ad imprimere ad una musica un tutt’altro aspetto di quello ch’ella presentava alla lettura dello sparlilo od anche alle medesime prove ■ generali. Poiché piacenii ora mettere per ipotesi che il signor maeslro Bona avesse 1 voluto, un qualche di innanzi il suo pubblico sperimento, invitarmi a scorrere il suo lavoro, domandandomi, come si fa le tante volle tra buoni amici e confratelli la mia qualunque siasi opinione sul maggior o minor numero di gradi di probabilità in favore del buon successo del suo spartito, confesso che avrei detto francamente ed in tutta coscienza: «Mio caro 11 signor maestro Bona, la vostra opera piacerà. Vi siete tenuto ad uno stile piano, facile, italiano: il libretto sembrami offrire qualche situazione animata; i canti sono spontanei, chiari, espressivi; I islrumentale ragionalo, non esagerato; la compagnia la migliore che abbiamo nell’attuale stagione, ed è quella precisamente che ■ furoreggia tuttodì nell Emani: la vostra musica, se non s’attiene alla severità dei grandi modelli, dinota bensì una lunga conoscenza di ciò che chiamasi effetto teatrale; non è schiava servile della moda,, ma ne adopera quanto può giovarle a farsi! strada presso gli ammiratori delti; odierne composizioni. Stalev’tranquillo e secu.ro, i che avrete la soddisfazione d’un esito fortunatissimo ■>■>. Davvero non altrimenti avrei detto al compositore. Vedasi un po’ se mi sarei ingannato di grosso! Il nostro pubblico in vece decise tutto viceversa; trovò la musica tutta in opposizione; alle sue esigenze o a quanto s’aspetta va: trovò snervalo quello che il maestro intese di offrire come semplice e non artifizialo; trovò assordante ciò che il compositore I volle con artistica cura affidare al complesso delle masse,- trovò rubato tutto che j non porgeva campo a critica più amara.. Siam giusti però: e notiamo per amore | di verità che non ultima causa della freddezza colla quale fu accollo questo spar- i lito furono le già accennate indisposizioni di alcuni tra gli artisti esecutori. Guasco.! che pur cantò alla perfezione, dovè quella sera per ostinato malore eseguire tutta la sua parte, direni cosi, coi sorditii. Marini è mal collocato; nè la Gabussi ha troppo campo a far ispiccare il suo talento drammatico, tanto gradito in complesso a’ no- • stri dilettanti, ma che alcuni severi vorrebbero tacciare tal fiala come tendente ai convenzionale, per non dire al ciarlatanesco. La esordiente signora Tedesco fu, almeno da principio, la meglio fortunata; e dibatti. e la sua voce (stridulina bensì negli acuti, ma assai pastosa nelle note di iriez- i zo) e un colai garbo nel porgere, e, di- I ciamlo pure. i vezzi della persona, fecero dimenticare ai plaudenti alcune pecche ori-! ghiaie da poca nettezza de* passi, dall incertezza della misura.... Ma, ne si susurra all’orecchio che ella è novizia dell’arte; tronchiamo dùnque le critiche, e desideriamole continuazione di trionfi e buona volontà di studiare. Il Saccliéro ha voluto tessere anche per codesto libretto una tela di propria invenzione. Egli fa bene a far cosi, e così facesse! lutti. Il soggetto però non ne sembra gran fatto lodevole. Dove la morale e offesa, 1 interiesse è perduto. Ed in fallo perqualedei principali personaggi potrebbe lo spettatore prendere simpatia in codesto dramma? tanto ognun d’essi viri) mosso da odiose passioni! Ali sarebbe facile appoggiare con valide ragioni codesta mia asserzione, ma ritengo inutile il farlo, mentre in ciò divido la generale opinione. La verseggiatura va in complesso lodala, perchè generalmente veslesi di parole assai musicabili c di qualche bella immagine poetica: se non che, vedi stranezza! piomba (pia e colà in frasi sì basse o almeno sì fattamente prosaiche, tali da desiare, e mollo, I ilarità degli spettatori. Davvero non saprei intendere quale scopo siasi prefisso il Sacchero, il quale mentre sembra darsi ogni cura per adornare d un carattere [melico il suo stile, si compiaccia (e lo fa, è ben chiaro, a bella posta) di usare espressioni come sarebbero a mo d esemplo le seguimi!: Ernesto! Conte - Peti giuntò - Grazie, e questa: Lungo la notte.... nel suo ’mantello. I7’ è un noni - ni’ ha detto chi /’ ha ceduto. e questa pure: Ei fuggi ’fu ben scelto: cd altre; le quali, se leggendole possono forse passare non avvertile, poste che sieno in musica e declamale con qualche enfasi. cozzano in si forte modo con ciò chi- di sostenuto porla naturalmente la frase musicale. da trarsi dietro assolutamente il ridicolo; come in fatto successe. Ritornando al signor Bona, ripeto sinceramente clic il suo lavoro ha bisogno di n । essere di nuovo inteso perchè meglio venga e valutato ed apprezzato; ed io consiglio perciò 1 autore a porre in opera ogni mezzo, perché questa sua musica possa riprodursi, se non qui, in teatro anche minore, acciocché egli possa avere miglior compenso. che questa voila non ebbe. alle sue fatiche ed animarsi a nuovi tentativi. A L B E II T 0 M A Z Z U C A T O. [p. 198 modifica]- 498 — 0 SULLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA TEORICA DELLA MUSICA & (Conihiuazione c fine.) (Ô opo il P. Vallotti si cessò quasi ^affatto dalle ricerche sulla scienza teorica musicale per mezzo della fisica e della matematica, i e. dei fenomeni naturali del suono niun conto facendosi,appena si accennarono nei trattali d armonia che poscia comparvero, come quelli di Catel. di Choron, d’Asioli, di Reicha e di altri dotti artisti, i quali per altre vie ingegnarons’i di sparger luce su questa materia in quanto alla pratica soltanto, senza impegnarsi ad appagar lo intelletto e la ragione, cosa ormai tenuta per difficile, se non per impossibile. i Era la teorica della musica in tale stato | allorquando nel 4821 il signor F. J. Fétis allora professore di contrappunto alla reale scuola di musica di Parigi. ed oggi direttore del Conservatorio di musica di Brus-, selles e maestro di cappella del re dei Belgi, pubblicava un metodo elementare ed ab- । breviato d’armonia e di accompagnamento, 1 ove nel breve spazio di venticinque pagine dì stampa fra testo ed esempi, in una nuova forma compendiava con molla chiarezza la scienza teorica della musica. Que- j sta breve operetta corredata per la pratica di circa a una quarantina di Partimenli, scelti tra le composizioni di siimi genere di Durante, di Sala, di Fenaroli, ecc., quan- j do la munse in Italia tenue cosa apparve. o... 1 1 । a noi, come che accostumati a riguardare in tali lavori più che altro a ciò che concerne l’atto pratico delfaccompagnamento j numerico, utilissimo a sviluppare nei giovani allievi il sentimento dell armonia, della tonalità e del ritmo, ed in cui veramente । ricchi possiamo vantarci per le opere di | simil genere lasciateci principalmente da I Fenaroli e dal P. Mattei, oltre quelle di j Durante, di Sala, di Cotumacci, di Tritio, di Zingarellì e di altri maestri della scuola napoletana. Ma quella nuova scienza teo- | relica della musicasi brevemente dal sig. Fétis accennata nella summentovala operetta, ’ nella maniera soltanto con che fa d uopo trasmetterla agli scolari, pei successivi sviluppameli!! die 1 autore ne ha dati, l sia in pubbliche lezioni, sia per scritti di- j versi, è venuta oggi a ridursi ad un grado | tale da far sperare che egli abbia raggiunto | quello scopo per sì lungo tempo cercato, j cioè di render la scienza consentanea al- ■ l’arte pratica, e per conseguenza sua alleata ed ausiliaria. ’ Egli fissa per base e principio che la tonalità, o vogliamo intendere quella massa totale dei suoni pei (piali la musica riceve • esistenza, esiste per la natura istessa di j quelle cose esistenti per sovrumana po- I tenza: imperocché I uomo nulla m questa j parte abbia mai inventato, ma bensì ad i ora ad ora i fenomeni naturali ne abbia scoperto. E tali fenomeni si riscontrano [ nell armonia dell’accordo perfetto, ed in quella dell’accordo di settima della dominante, i quali fa d’uopo perciò di accettare come fatti primitivi ed indipendenti dalla umana volontà, per causa di una ignota conseguenza della nostra fisica organizzazione. Ora il signor Fétis fa rilevare, come nell’atto della manifestazione! del fenomeno di questi due accordi, posti tra loro in relazione, la nostra intellettual facoltà comprende la legge di coesione armonica che sviluppa nella coscienza la doppia relazione di consonanza cioè e di dissonanza. Dalla relazione di consonanza nasce il sentimento o la legge del riposo, e dalla relazione di dissonanza ne vien la legge di risoluzione, cioè del movimento. Da questo et ne deduce, che siccome la consonanza è al tempo istesso la causa occasionale ed il prodotto della legge del riposo nella coscienza, così un sistema musicale fondato unicamente su relazioni di consonanza è affatto privo delle necessità di attrazione, e perciò non vi abbisognando gradi determinati nella sua scala diatonica, può questa incominciare sì per f uno che per f altro dei suoni che la compongono. Tale in fatti fu il sistema tonale deli antica musica arreca e del canto gregoriano anc oggi in uso nella nostra Chiesa cattolica romana, nel quale tutti i Modi che vi si adoprano sono il prodotto di una istessa serie di suoni diatonici, nè in altro differenti se non che nel fissare il punto di partenza delle loro differenti scale. Per lo contrario in un sistema musicale in cui sieno ammesse le relazioni naturali di dissonanza, la legge di risoluzione e del movimento, a cui quella va soggetta, determina necessariamente un ordine fisso nei gradi della scala diatonica, dal quale la intelligenza viene a dedurre una formula unica, ove i semitoni trovansi sempre tra i gradi istessi. Imperocché le risoluzioni tonali dell armonia dell’accordo voZ, si, re, fa portando agli accordi.voZ, do. mi, o la. do. mi vengono a stabilire tutti gli elementi della scala, e ne fissano al tempo istesso la loro posizione. Perchè da un lato tulli i suoni di questa scala son contenuti tutti nell accordo dissonante ed in quelli di sua risoluzione, e dall’altro le necessità di una terza maggiore sol, si, di una quinta minore si, fa, e di una seconda fa, sol comprese in questo accordo, portano per conseguenza della loro risoluzione a fissare il punto dei due semitoni, ponendo mi al di sotto di fa, e do al di sopra di si, le (piali disposizioni non ponno trovarsi che in una scala formala sulle proporzioni di quella di do. Così dunque ogni scala che incominci per una nota che non sia do, deve avere un semitono fra il terzo e quarto grado, ed un semitono fra il settimo e I ottavo come quella naturale di do. E tale appunto si è la costituzione della moderna tonalità, dedotta dalla intelligenza del solo fatto della relazione di dissonanza, e per il seguito della necessità di risoluzione. Come opera dell’arte, e perciò dipendente dalla volontà delluomo. riguarda il signor Fétis tutte quelle modificazioni degli accordi naturali, dalle quali nascono una quantità eli accordi artificiali. E tali modificazioni provenienti da alcune note estranee alla loro armonia, che in sè comportano gli accordi naturali, ei le divide in tre qualità, cioè: 4.a la sostituzione della nona all ottava nell accordo dissonante: 2.a 1 alterazione cromatica di una o più note dell’accordo, sia consonante o dissonante: o.a la prolungazione di una o più note di un accordo sopra 1 accordo che immediatamente gli succede. ed in cui tali note vengano a formare una dissonanza fino a tanto che non cedano il luogo alle note integranti di quello. E dalle varie forme di queste tre specie di modificazioni, come dalle diverse maniere di combinarle O insieme in un medesimo accordo, il signor Fétis fa provenire tutto quel materiale armonico che si usa oçrifi nelle nostre • • • • • C ■ ’ composizioni musicali, e di più alcune nuove combinazioni ci presenta in quanto ai rapporti specialmente delle modulazioni, dedotte dai principii istessi, nè per anche riscontrate nè ricevute nella pratica. Concludesi in ultimo dal dotto autore, come colpita la nostra sensibilità da alcune relazioni successive e simultanee dei suoni, f intelletto, nello impadronirsi di questi dati obbiettivi, s’innalza per gradi alla concezion generale delle leggi dell armonia e della melodia, quindi alla legije più generale della tonalità, di cui queste due parti dell arte non sono che emanazioni: in fine, che la identità dei fatti di esperienza e delle leggi dell intelletto nella coscienza si stabiliscono, e ci portano alla certezza della loro realtà. Parimente la sensibilità è ridestata dalla diversità della durata dei suoni:, e 1 intelletto prontamente innalzandosi alla concezione della misura del tempo nella successione dei suoni. perviene alla percezione della legge del ritmo, che in musica è quella del movimento. E concepito in fine la riunione e f azione reciproca delle leggi della tonalità e del ritmo, la ragione perviene alla creazione completa dell idea Musica. Da quanto succintamente abbiamo esposto si può rilevare che al sig Fétis non andiam per certo debitori della scoperta di nuovi fatti, ma bensì obbligo grandissimo gli dobbiamo per avere i già noti presi a considerare in nuovo punto di vista, come ne sembra, più filosofico, più vero e più coerente alla pratica di quello che da altri fin qui siasi fatto. Nè vogliasi credere tale operazione essere un frutto immaturo della di lui mente, giacché dall’epoca in cui su tal materia ei ne pubblicava le prime idee, cioè dal 1824 come accennammo, non prima del corrente anno 4844 ha reso di pubblica ragione il pieno risultamento dei lavori e delle meditazioni occorsegli in questo lasso di tempo per la lettura, coin’ei ci dice, di più che ottocento opere teoretiche, e per l’esame di un numero infinito di composizioni musicali di ogni genere e di ogni stile, appartenenti ad ogni epoca e ad ogni trasformazione dell’arte. Ed è per questo che versatissimo in tal materia facil sin ora gli è stato il trionfare di alcune poche obbiezioni manifestatesi contro questa sua nuova scienza teorica della musica, completamente sviluppata in un suo Trattato d’Armonia testé pubblicato in Parigi, di cui ne desideriamo una riproduzione italiana (I), affinchè particolarmente i nostri giovani artisti possano nelle loro discipline trar profitto dai lumi di una dottrina teorica filosoficamente desunta dai principii seguiti dall’arte pratica, lo che non fu dato ai loro predecessori per le cause sopra discorse. Tale è lo stato in cui oggi è pervenuta la scienza teorica della musica. Luigi Picchiarti. (1) E questa riproduzione italiana uscirà alla luce quanto prima, come s’è già avvertito, coi tipi Ricordi. dei (La Recl.J [p. 199 modifica]— 199 — ALL’ESTENSORE DELLA GAZZETTA MUSICALE»I MlEAWO. Signore! ÈMS o scopo principale di queste poche lince ad altro non tende, senonchè a rin^sj^graziare il signor G. V itali per l articolo Sr’-^intorno alla mia opera Ermengarda, inj^serito nella Gazzetta Musicale del 17 noŸ^t^^S^^veinbre corrente. Dalla lettura di quell’articolo ognuno può traveder di leggeri come il signor Vitali ad una critica sensata unisca anco le lodi al nobile scopo di ben avviare e incoraggiare chi move i primi passi nella spinosa carriera di i compositoi’ teatrale: cd io per certo non mancherò d’approfittare degli utili consigli che in esso articolo abbondano; solo mi permetterò di notare come in alcuni punti io sia di discorde opinione dal dotto scrittore. È incontrastabile che due.Ine per un solo personaggio, e nello stesso atto, debbano riuscire almeno (mi si perdoni l’espressione) un inopportuno pleonasmo; ma come habent sua fama libelli, così pure, ed egli il signor Vitali pratico di faccende teatrali ben lo sapra, ’ ’ ’ ’ i libretti da musicarsi. hanno i loro destini anche Sarà forse che io abbia non sempre mantenuto il riimo musicale in perfetta consonanza col ritmo poemo’ d’esempio, nella scena tico, ma a me pare che, a i settima dell alto secondo, in cui mi si nota d’aver trascurala l’azione per abbandonarmi a giuochi d islrumcntazione, non sia applicabile al caso: ed infatti gli è ben vero che al giungere di Carlo e Desiderio I islrunientale signoreggia, ma avend’io posta la melodia ai primi c secondi violini sulla (piarla corda (e certamente che questa melodia non è gaja), son d avviso che quella musica esprima abbastanza 1 orrore che provano i soprav vegnenti al vedere che Earvaldo stringe fra le braccia Ermengarda. Convengo che alle parole No, non è vero, per sempre è mio, ecc. una musica maggiormente caratteristica sarebbe stata più veritiera; ma non vorrà il signor Vitali apporne per lo meno in (pieslo caso la mancanza d’effetto anche in parte all’esecuzione che vorrebbe forse essere più concitata? Alle parole 4 notte oscura, Della reggia fra le inora, perchè non pulì aver luogo una progressione di semitoni? lo non trovo che questi valgano esclusivamente ad esprimere le passioni del dolore, ma che I’ effetto vario dipenda dal modo di valersene; sia d’esempio la Polacca dei Puritani in cui 1 immortale Bellini fece uso di mollissime scale eromaliche; eppure il canto di Elvira non è, e. non doveva essere appassionato, c d altronde col Pedale che ho posto ai fagotti ed ai corni tentai di esprimere quell’aria di mistero adatta alla situazione. E intorno all’opportunità di porre maggiore studio nel far uso del basso principale (o meglio fondamentale), io pregherò il signor Vii ali a volermi indicare più chiaramente (piali sieno le. mende ch’io dovrei togliere, dacché (c forse sarà mia colpa) non mi fu dato di ben intendere (piale sia E intenzione dello scrittore. lo non avrei osato di manifestare questi miei pochi riflessi, se le parole lusinghiere del signor Vitali e i molti consigli ch’io saprò apprezzare non me ne avessero dato animo. Ho l’onore, ecc. Gualtiero Sacelli. CICALATE {Vedi i numeri 42 e 45)., n autore che abbia dal cervello suo stilife-lato qualche cosa di pregevole, è cerio •Adi avere delle lodi e delle censure. Ove esse siano dettale dalla e dalla buona fede possono tornar utili all’autore cd agli studiosi. Altravolla gli scrittori di gazzette e di fogli periodici si incaricavano di diffondere ai curiosi simile merce. In oggi le gazzette e i fogli periodici hanno scapitato assai su questo proposito, perchè lodan tutto, o le loro censure si limitano a certi nèi, si direbbe al pel nell’ovo. Si vorrà quindi inferire che il giornalista intenda con sì scarsa censura di accrescere iì pregio all’opera che prende ad esaminare? Non è questo il suo scopo. Egli accenna questi nei per mostrarsi supcriore di giudizio e di sapere all’autore che. censura. Vedi un po’ dove si scopre l’umana albagia, o l’umana miseria! In fatto di musica sono ben rare le analisi dettagliate, gli scandagli artistici fatti con giusto proposito; c se i fogli periodici sono ripieni di relazioni intorno alle produzioni musicali, non crediate che giovino un ette al progresso dell’arte; il più delle volle essi non fanno che accennarci con parole strane, che in toscano linguaggio suonerebbero ben altro, se la lai fattura sia stata elevala pel favore del pubblico sin sopra il firmamento, al terzo o al quarto cielo. Questa mancanza di analisi e di profonde censure dipenderà probabilmente dal non essere ben fissati i principi d’arte, sui (piali devono essere basale; e infatti qui abbiamo un’anarchia di principi (die spaventa. Altri vuole intieramente riportarci agli antichi, altri ai moderni scrittori; altri dice non esservi bello se non seguendo la data scuola che egli prefigge; altri vuole che ci ammaestriamo unicamente sul calilo fermo, altri che ci sprofondiamo nelle fughe; quindi chi ci richiama aU llandel, chi allo Scarlatti, (dii al Gluck, chi agli italiani, chi agli oltramontani; e fra noi chi è per Bossini. (dii per Bellini; senza poi stabilire mai il buono che ciascun autore ha adottalo per la natura del suo ingegno, e il mollo più di buono (die non ebbe a seguire, e che è duopo andar a cogliere in altri autori. Questo è il luogo di replicare che gli studiosi di musica hanno a mano ben pochi libri per far tesoro (lidie bellezze dell’arce.. Ben raro è che si veggano pubblicale in originale le opere classiche musicali, e se qualche volta lo sono, riescono cosi cosiose (die indarno applicherebbe al loro acquisto chi.si da alla carriera musicale. Ond’io, lo voglio pur dire, mosso da generoso disgusto nel vedere che si vanno dimenticando tante opere eccellenti, c i pochi esemplili di tanti capolavori rimangono spesso sepolti negli archiv j in preda alla polvere e. cibo de’ tarli, esternai nello scorso anno il desiderio (die si avessero d un modo economico a rendere comuni queste fatture de’genj (1); e proposi questo modo che mi parve, e mi paia* tuttavia, di facile riuscita; pure non veggo che altri tenga buono a’miei invili, e non so indovinare le difficoltà che abbiano ad emergere. Anzi, se debbo aver riguardo a (pianto da diverse persone me n’è vernilo detto e scritto, ho ragione di arguire che tale impresa sarebbe ben accolla, e produrrebbe a chi l’assumesse onore e lucro. Oh se molli degli scrittori di musica avessero costantemente soli’ occhio le opere degli autoriche, li precedettero, non limiterebbero così, coni’ essi fanno, il genere de’componimenti, i modi di trattare, un argomento; e le bellezze (((di arie non iscarseggerebbero così ne’loro scritti, ch’or mai sono ridotte ad una: al fragore ed all’unisono! D’altra parie noi siam pur capricciosi e indiscreti! Se (cattasi de’ parli di un valente, che fama e impero nell’arie ottenne, ci facciamo ad ammirare perfino i falli che vi son entro; se poi trattasi (Ielle produzioni di un incipiente, non soltanto gridiamo ai falli, ma lo trattiamo da eretico se alcun poco si distacca dai severi precetti e dalle, sante, norme tracciale dai pedalili; finché alla sua volta non capita ei pure per favore di popolo (per fasore dei pedanti non vi giungerebbe mai) sul seggio della fama; e allora siamo a luti’ uomo devozione per lui, e ammiriamo e seguiamo (pie’difelli, (die ci parvero laido detestabili. Tutta la difficoltà è del passo per giungere all’alta fama. Non ho io veduto de’vecchi maestri, che furono sprezzatola acerrimi del giovine alida, e dappoiché questi surse a pari celebrità, tentare que.’ capegli grigi di imitarne i modi; e mentre erano essi famosi nella lor messe o per la grandiosità delle armonie, o per l’avvenente semplicità de’ concetti, o pel mirabile, magistero con cui li sviluppavano, diventar piccini e ridicoli per questo trasportarsi nella messe altrui? Sì certo, ne ho veduto più d’uno, che dignitoso ed avvenente entro il suo abito sfarzoso, mi parve assai goffo nell’abito di damerino che gli piacque di indossare. Trattandosi di un’arte, di mero diletto, (piai’ è. la musica, parmi che nell’esaminare le sue produzioni, delibasi avere speciale riguardo all’clfcllo (die generalmente producono; c dappoiché la censura, che della musica si facesse colla slessa musica, sarebbe basala sull’effetto, io troverei che la satira musicale possa apportare da «pieslo lato de’ grandissimi vantaggi, e supplire tanlo quanto alla mancanza di altre analisi. E per cuculiare con musiche note una scuola o I’ altra, o meglio (dii sorte dal proprio stile per vaghezza dello slil d’altri, parmi che si possa fare assai presto, e basti un po’di vena satirica c alquanto di brio. lo ho scrilto tempo fa mia satira ( he intitolai: Storia della musica. Essa incomincia con una semplice cantilena che si ravvisa addirittura imitare il cauto di un ( 1 ) Veggasi la lettera di Bartolomeo Montanello a Giovanni Ricordi, con cui gli propone un modo facile ed economico per istamparc la musica. inno corale antichissimo; indi passo all" imitazione di œ un ridicolo canto fermo, sempre, unisono, il quale poi vado poco dopo contrappuntando e fugando alla foggia dei tempi di Paleslrina. Sospendo poscia e abbandono il primo tempo della sinfonia, c vengo ad una fuga più libera ne’ soggetti e più complicata ne’ modi, c dapprima con adagio indi con presto, avendo tolte, da scritti posteriori frasi e modi che mi parvero cader presto nel ridicolo, tentai di portare la fuga alla massima complicazione. Ripresi in seguilo il tempo quieto e venni a cantilena spiegata e semplicissima; mi servì essa di tema ad aieime variazioni, che mi espressero usarono in sul finire dello scorso secolo; ne derivai per ultima variazione ima cabaletta balzante, stralicila, e riecrcalclla all’uso moderno, e. venni svolgendo e rendendo rumorosissimo il liliale della sinfonia coi crcscendo, colle interminabili modulazioni, cogli interminabili inganni, ed ho chiuso col fortissimo unisono generale a note vibrale e marcale, il (piale mi rispose all’unisono ed al canto corale della prima parte. Questa sinfonia potrebbe tornare di qunlcho utilità, se fosse, fattura di tuli altro scrittore, clic non son io; poiché scherzi e salire vogliono essere, sapientissimi, c dettati da compositori che hanno l’arte a menadito; non pertanto io mi fari) a pubblicare qm Ila satira non per altro che per dare un saggio; e per dimostrare che la condotta in simili lavori non è molto difficile, ancori hé l’argomento presenti, siccome (pieslo, malerie Altri potrebbe di questa foggia fare un discorso panegirico; anzi, se ben mi ricordo, parmi d’aver sentilo quali he componimento isterico-musicale; ma io ho voluto prendere i progredimenti della musica dal lato burlevole, e le cantilene c i modi sono ivi caricali con ironia, allo scopo di spargere il ridicolo sulle Eu in ogni tempo mania de’ vecchi il lodare, le passate cose, e biasimare le presenti; ma oggi siffatta mania non é de’ vecchi soltanto, ed udiamo gli imberbi nelle scuole, i giovani che cominciano a spiegar l’ali per entro il magistero dcU’arle, e gli adulili, già aclisti talli, riportarsi ne loro studj agli antichi autori e rifiutare i moderni siccome di poco conio. Né trionfo per aver traili gli studiosi del lor partilo, e continuano egregiamente a sprezzare le moderne futIuri*, per (pianto si studino i moderni di modellarle sulle, più antiche. Così fanno oggi pittori, poeti, oratori, architetti, scultori e musici. Ma il fatto sla (die hanno ragione e scapoli. Hanno torlo i vecchi, perchè talvolta non s’accorgono d’aver irrigidite le fibre, c di non esser più alti a percepire sensazioni nuove e diverse da quelle che lasciarono ad essi profonda impressione nella giovanile. c’a, e appresso questi le cose nuove valgono (pianto le cose, viete. Hanno torlo i giovani «piando in luogo di produrre de’ componimenti con le ammirabili bellezze antiche, sortono un insieme stranissimo di stile vecchio e nuovo, e per conseguenza le loro produzioni riescono insipide e informi. Le arti hanno in pendono bensì da una serie di cause difficili a indovinarsi, ma che pure hanno prepotente impero sullo scrittore, ed è a lui (piasi impossibile di sottrarsene; e (piando la composizione non ha l’impronta del tempo in cui è falla, possiamo dire senza tema di sbaglio che non è. buona. Piacerà ad alcuni, lusingherà alici, sorprenderà molli, ma il suo effetto saia momentaneo c sara ben presto posto in dimenticanza. Ecco un alleo argomento di satira. Prendale pensiero di far vecchio e. piacevolmente giuncatelo con frasette o desinenze o sospensioni alla moderna, voi coglierete in questa satira molte delle ultime produzioni. La musica sacra poi somministrerà argomento a cento satire; ed io ne scrissi una a sole vaici che intitolai: il Kyrie eleison. Nello scrivere (pieslo satirico ghiribizzo non ho avuto intenzione di seguire il padre Albrechlsberger nella sua famosa messa, dettala Messa de’contadini; ove egli altera, decompone, e accozza stranamente le parole della messa per farne risultare ridicolissimo guazzabuglio. Con tale dottissimo scherzo ei prenderebbe di mira particolarmente i modi di esecuzione. Per mettere insieme la mia satira io non ho fallo alleo (die raccogl classiche (’(imposizioni cialmeule di melodie contrarie al senso delle parole, di falsa giacitura delle parole, per cui risultano vuole di senso o prendono un senso sconcio, di ripetizioni inestricabili, di leziosaggini, di bizzarrie scmivenien lissime al luogo santo in cui devonsi udire; ed esagerando alquanto il diletto affinchè riesca meglio marcato, sortii tale componimento che in (pianto alle forme parmi regolaree ragione vole (è l’autore che. parla), in (pianto allo spirito vivacissimo; ma poi, comunque sia, le classiche sconcezze, sono ivi poste in tanta evidenza, che speclatuin admissi, vi sfido a tenervi nella pelle; c se per nostro divertimento ei siam provati qualche voila, in privatissima brigaleìla, ad eseguire, quella satira, non si potè arrivare alla fine senza che [p. 200 modifica]— 200 — le convulse e strabocchevoli risale non la inlerromne tengo in riserbo ancor tanta di classica da potermene giovare, per sei o olio altre salire che mi venisse il destro di stendere sotto forme diverse. Ma queste salire non le pubblicherò, perchè, sebbene pur tendano a ferire gravissimi difetti, sono ivi messe a sproposito le parole del saero testo, e dicono per lo meno il contrario di quello che hanno a dire, se pur talvolta non dicon peggio; e non mi piace, far giuoco de" sacri testi, nemmeno allo scopo di correggere. Non pertanto indicherò tosto o tardi con apposita dissertazione i principali di questi sconci, perchè Montanello vorrà pur cicalare alla foggia sua anco della musica sacra, ne. potrà tenere la lingua in treno su unno aigommilo; c basterò poi che egli accenni soltanto siffatti errori, perchè siano (osto dal mondo intero riconosciuti, tanto son eglino madornali; c su di ciò in’appellerò alla coscienza di tulli i savj, di tulle le. persone eccellenli nell’arie, e di tulli gli uomini di buona fede. Griderò anzi a tutti gli scrittori del secol nostro: chi non ha peccato scagli la prima scissala alla vita del censore; poiché la constici odine fa sì che ognuno cada negli eguali errori a disdoro del seco! nostro, il quale gara di certo su questo punto riprovato dai secoli futuri, siccome noi in alcune cose disapproviamo gli andati secoli; e non ci par vero che gli uomini siano dovevano balzare incorsi in certe balordaggini che pur alla vista di ognuno. (Sarò continualo) GAZZETTINO SETTIMANALE — Martedì ebbe luogo alla Scala la prima rappresentazione della promessa opera nuova del signor maestro Pasquale Bona, con poesia del signor Saccliéro, intitolata / Luna ed i Pendio. (Vedasi più sopra I’ articolo relativo). Quest’opera fu l’ultima della stagione. E jeri sera ebbe luogo l’ultima rappresentazione di abbonamento. — Al Teatro Re questa sera i noti fanciulli Vianesi comincieranno a dare un corso di rappresentazioni. — Ci si fa sperare che al medesimo Teatro He nella ventura settimana possa aver luogo un’interessantissima Accademia vocale e strumentale. L’astro maggiore, a quanto ci vien detto, sarebbe l’egregio violinista signor Luigi Arditi, allievo dell’I. IL Conservatorio. Il signor Arditi non è nuovo ai.Milanesi, cd essi debbono ben ricordarsi d’averlo applaudito caldissimamente nella primavera scorsa allo stesso teatro, allorché vi eseguiva alcuni bei pezzi di sua composizione. Egli avrà a compagno in codesto prossimo esperimento un pianista che ne si decanta abilissimo, il signor Strakosch. Siamo certi che tutto il fiore de’ nostri buongustaj musicali verrà ad apprezzare il talento dell’esimio violinista. — Donizetti, il celeberrimo compositore, trovavasi alcuni giorni fa a Milano. — Il chiaro signor maestro Pacini pure giunse a Mi lano domenica scorsa, e partì diggià alla volta di Venezia, dove è scritturalo, come già è noto, per comporvi un’opera nuova. — I tre Cori di Rossini, intitolali La Fede. La Speranza e La Carità, di cui si fece cenno nell ultimo numero di questa Gazzetta, furono dell’editore Ricordi, proprietario dei medesimi, affidali al signor Geremia Vitali per la traduzione italiana. Essi verranno alla luce nel corrente dicembre in due edizioni separale, cioè in italiano, e in francese come furono originalmente composti. C A KTEG G IO PA UT I CO L A K E Firenze 23 Novembre 1S44. La solennità di Santa Cecilia, patrona dei musicisti, fu secondo d solilo solennizzata jeri mattina nella Chiesa di San Barnaba. La musica della gran messa fu composta e diretta dal maestro Giovacchino Maglioni. Abbenché affidata a scelto numero di islrumenlisli e cantori, la esecuzione non fu perfettissima; loche non dee far troppa meraviglia, considerata la difficoltà della composizione e l’assoluta mancanza di qualunque prova. Rapporto al merito del musicale lavoro, molto lungo ed elaboralo, non può azzardarsi un giudizio dietro ima sola non perfetta udizione. Quello che certo può dirsi n lode del giovine maestro si è, che ha saputo assolutamente evitare tutto ciò può aver rapporto con le forme teatrali, e che il suo lavoro è fatto con tutta coscienza e molto sapere. Solo gli si potrebbe forse talora far carico del difetto in cui spesso incorrono i giovani e specialmente i pianisti (e giovine egli è del pari die esimio pianista) voglio dire di una certa intemperanza di stramentazione e di circolazione, e di uno stile alquanto troppo trito. Le masse vocali e strumentali vogliono incontrastabilmente esser trattate più largamente di quello che soglia esserlo l’odierno signore della musica da camera, il pianoforte. Tanti modi diversi spesso si cozzano e si miocono vicendevolmente, mentre la tropjio spessa melodica circolazione stanca chi sente e rende incerta per soverchia difficoltà la esecuzione. Anche il frequente ritorno di certi tremoli, di certe batterie degli istrumenti da arco, ed in specie dei movimenti lernarj, che non sono per lo più troppo confacienti con la ecclesiastica gravità, dovrebbe essere evitato. Del resto il giovine maestro merita tanto maggior lode, in quantoclié tenta aprirsi da sé stesso una via, anziché addarsi a seguire servilmente le orme degli altri, e in questo tempo di avvilimento della ecclesiastica musica mostra sentirne, anzi tutta la maestosa dignità. 1 divertimenti filantropici procedono intanto in questa città con lutto il vigore. Oltre l’accademia data dall’esimio Modani, di cui fu reso già conto, e relativamente alla quale fu omesso di far menzione onorevole dei signori Marzicbi, e Bicordi e Jouhaud, il primo per essersi assunte le spese di stampe, i secondi per aver somministrati gratuitamente i pianofolti necessaij, conviene fare un cenno di una pubblica prova di recitazione francese che ebbe luogo jeri l’altro a sera nel teatro del Cocomero per opera di illustri dilettanti ed a profitto di una distinta ai lista, costituita dalla invida sorte in non troppo liete circostanze. Alcuni di questi signori meritarono anche lode per aver cantato con molto garbo alcuni dei couplets del vaudeville intitolato Kelly. Questa sera poi avrà luogo alla Pergola una grande accademia vocale e strumentale a vantaggio dei poveri danneggiati dalla ultima inondazione. Vi prenderanno pai te dilettanti e professori distinti: Ira i cantori la celebre Ungher-Sabatier, la signora Contessa Orsini, i signori cav. Ippoliti, Sanesi, Maltolti, e buon numero di Signori e Signore che formeranno il coro: tra gli stromentisti il violinista De Cuvillon, e le pianiste signore Marchesa della Torre nei Boriini, Eleonora ChigiMontalvi, Marchesa Maria Martellilo e figlia, Marchesa Camilla Corsi e Contessa Giulia Bertolini, suonando un Bendò per tre pianoforti composto appositamente dal sig. A. Schimon. NOTIZIE — Boi.oc.va. - 10 novembre. - Anche in quest’anno la Pia Congregazione sotto gli auspicii della B. V. Avvocata de’ defunti ha solennizzata la festa della loro proteggitrice in questa chiesa parrocchiale de’ SS. Filippo c Giacomo delle Lamine. La composizione della musica fu affidala, come negli anni precedenti, all’esimio professare maestro Tommaso.Marchesi, che sfoggiò oltre ogni dire la sua bravura nel Jiyrie, Gloria e Graduale. Il Credo poi fu sì sublime e ben condotto da vera filosofìa musicale, e massimamente il Crucifi.rus, cantato a due dall’esimio Badiali, basso, e dal bravo tenore Zamboni, che commosse sino alle lagrime. 1 cantanti che a gara si distinsero furono: Fornasini, Dall’Armi, dottor Folli, dilettante, e Zamboni, tutti tenori. Il Graduale fu cantalo dall’encomialo Badiali con tale maestria da entusiasmare chi I’ udiva, se non fosse stata la riverenza e il rispetto dovuti al luogo sacro. La direzione dell’orchestra fu affidata al professore Giuseppe Manetti, il quale non ismentì punto la sua fama di bravo direttore d’orchestra. Colla scelta però di migliore sinfonia, più paga sarebbe stala la pubblica aspettazione. Primeggiavano in orchestra un Cenlroni col suo oboe, che in un versetto rapiva a vera dolcezza chi l’ascoltava. Faggioli, tromba, eseguì altro versetto sì a perfezione da non invidiare certamente i più celebri suonatori di tale istrumenlo. Gli altri tutti meritarono bastantemente Sta lode ancora a! M. R. Don Paolo Merighi. Parroco della Chiesa, che seppe anch’egli interessare il Badiali a prestarsi gratuitamente, onde condecorare viemmaggiormente la sacra funzione. Sia lode agli ufficiali lutti, che non risparmiarono zelo pel maggior lustro e decoro della Congregazione. fi Farfalla} — Dhesoa. - 4 novembre. - Venne non ha guari qui aperta una soscrizione per erigere su una pubblica piazza mi monumento a Carlo Maria Weber. La composizione di questo monumento sarà messa al concorso. Fra le persone clic già vi si sottoscrissero, si annoverano Meyerbeer, Mendclssolm-Bartoldy, Federico Schneider, il barone Poissl, Giulio Benedici, ecc. — Genova. Al Carlo Felice piacque la bella musica di Lauro Rossi, Il Borgomastro di Schiedant. — Livorno. Il Conte di Lavagna del maestro Mabellini piacque, essendo ben sostenuto dalla Gazzaniga, dalla Battolili!, c dai signori Chiffel, Mirai e Rossi. — Londra. - 1-2 novembre. - Jeri lunedì ha avuto luogo al teatro di Drury-Lane la centesima rappresentazione di The Bohemian Girl, opera di Bai fé. Un lai avvenimento é memorabile nei fisti del teatro inglese. L’autore stesso ha diretto l’orchestra alle prime tre rappresentazioni. Alcuni giorni dopo, un magnifico servizio in argenteria gli è stato offerto da una riunione di persone, alla testa delle quali figuravano il duca di Dcvonshire, il conte di Westmorekind, il marchese di Coningham, ecc. — Sai-oli. AI San Carlo, della.Varia di Rohan piacquero i due primi atti, e destò entusiasmo il terzo. Gli esecutori erano la Tavolini, Braschini e Coletti. — Teatro della Fenice. - Da poco tempo diedesi con molto felice successo un’opera del noto maestro di musica Salvatore Capocci di Roma, nella quale vi si riscontrano non pochi pregi di studio c di una assai lofievole idealità nei concetti musicali; fu quindi a più riprese applaudito in un coi seguenti esecutori, prima donna Rambur, tenore Piacentini, il basso Mazzoni, c qualch’allro di cui non ben mi sovviene il nome. (Bazar) — Parigi. - Teatro dell’Opéra. Quattro atti della.Varie Stuard si sono già provati sulla scena. I pezzi d’assieme abbondano alquanto, ma dicesi che sono trattali da mano maestra e che produrranno molto effetto..Varie Stuard, a quanto pare probabile, potrà essere rappresentata il G di dicembre. — Leggesi nella Revue et Gazette des Théâtres: • — Teatro Italiano. — Don Pasquale si dette sei volte di seguito con generale aggradimento. Lablache vi è sempre perfettissimo, e Ronconi é eccellente nel dottor Malatcsta. — Il tenore spaglinolo Ojeda esordirà quanto prima nella Beatrice di Tenda, in cui Ronconi opererà meraviglie. Il Pirata, Don Giovanni e le Cantatrici Pillane sono pure annunciati. Fornasari canterà nel Don Giovanni. In fatto di novità nulla appare finora sulTorizzonle, se non fosse la Varia d’Inghilterra del maestro Pacini. creata a Palermo». — Pietiiobi imo. A quel teatro italiano si diedero con brillante successo Lucia di Lammertnoor, la Sonnambula e V Elisir d’dmore. Fra i cantanti, che tutti piacquero, Rubini destò il maggior entusiasmo. Allendevansi I Puritani, Otello, Il Barbiere di Siviglia, Lucrezia Borgia e Cenerentola. - Postdati. La melodrammatica truppa italiana addetta al Reai Teatro di Berlino venne qui trasferita nel tempo di dimora della Reai Corte per darvi alcune rappresentazioni delle opere in repertorio: quindi si riprodusse la Lucrezia Borgia, indi si diede La Figlia del Reggimento, nelle quali musicali produzioni ebbero il più felice incontro la Schieroni e Borioni, la Rondini, la Remolini, Ramonda e Milrowicli. (Bazar) — Treviso. C’Elena da Feltra di Merendante ebbe esito felicissimo. I ributansi caldi elogj alla Malthey. — Trieste. Teatro Grande L’attesa Lucrezia Borgia venne zoppicando ed assai poco di buono si pronostica della sua salute. I capitani di ventura, gli sgherri e sfinii gente, anziché il terrore, eccitarono più d’una volta il riso. Però le cose passarono quiete. Gennaro, più papà che figlio all’aspetto, non parve messo al suo luogo. Ebbe anche egli i suoi bei momenti, come li ebbe il duca Alfonso; ma lutti corsero alle antiche reminiscenze, ai confronti. La Frezzolini sola fu pari a sé medesima anche in quest’opera, sebbene sì male secondata. La solita versatilità nel canto, la solita finezza d’arte ed aggiustatezza d’espressione. Il Borgia sei, con cui si rivela a Gennaro, basta a giudicare dell’artista ed a dirla grande. A lei toccarono i meritati applausi; ma è molto probabile, che si torni all’Era ani. fiOss. TriestJ — Venezia. In Carnovale e Quadragesima alla Fenice canteranno le signore.Montenegro, Gazzaniga, BarbieriNini, ed i signori Ronpa, Lucchesi, Ronconi (Sebastiano) c Porto. ■ li Cav. Pacini scrive l’opera nuova; Piave il libretto. — Vercelli. Nel Messaggiere Torinese, leggerei molti elogj tributati alla musica di una messa eseguila in questa città il i novembre, e composta dal giovane signor maestro Carlo Spalimi. — Vienna. Il primo concerto di Moscheles doveva aver lungo il ‘23 novembre nella sala dell’Unione.Musicale. — Meyerbeer. Mcndelssohn, Liszt, Moscheles, Osborn, Benedici e Thaiberg, tutti i maestri della Germania cioè, si sono messi d’accordo per dare a Parigi, Ber lino, Londra, Vienna e Pietroburgo, una serie di grandi concerti, il di cui prodotto integrale sarà destinato alle spese della statua monumentale di Carlo Maria Weber, che la Sassonia si propone il’innalzare sur una pubblica piazza di Dresda, come [liti sopra si disse. — Dreyschock trovasi ora a Praga, occupato nella composizione di diverse opere. — Arlòt, il celebre violinista, or ora arrivato dalla sua escursione trionfale in America colla signora CintiDamoreau, doveva lasciare Parigi il 18 p. p. per venire in Italia a passare la stagione invernale. Otto nuove composizioni di questo artista saranno quanto prima contemporaneamente pubblicate in Francia, in Germania ed in Italia. — In Haag venne ultimamente consacrata una nuova Sinagoga con una cantata di A. Berlin. — Leggesi nel Segnale di Lipsia: «Un macchinista <T una piccola città della Boemia ha fabbricalo un automa che imita perfettamente la voce umana. Esso canta diverse arie con anima ed agilità. che farebbero onore al più grande artista; trilli, gorgheggi, passi cromatici, tutto con sorprendente ed esatta esecuzione. Questo automa esprime anche chiaramente le parole, ed è dunque valevole quanto il maggior numero dei nostri cantanti. Uhi lo ha udito rimase pieno di stupore». Dall’I. IL Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di Giovami Ricokoi Contrada degli Omenoni N. 4720, e sotto 11 gvortlco di fianco all* I. R. Teatro alla Scala. GIÜVAXXI RICORDI îoiTonr-i’îioi’itnTABio