Gazzetta Musicale di Milano, 1844/Suppl. al N. 6

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[p. 23 modifica]NII*’PIGMENTO AL N. «— :

numero e prevalsero anche in fatti. La Diritta a modo (Fesempio trovava che il giovine maestro conosceva bene le risorse deifi istrumentale. attinto alla grande scuola di Merendante; la Sinistra asseriva che il canto ne restava in conseguenza trascurato, senza sviluppo e senza larghezza. La Diritta riscontrava l’impronta drammatica del libretto resa in musica con acume ed assai buon senso; la Sinistra invece giudicava che lo stile troppo recitativo della musica toglieva la quadratura di ritmo e di periodo. Infine;, per abbreviare questo non tenue contrasto di opinioni, la Diritta travedeva nel signor Petrali un giovine che dava, sì dal lato drammatico clic da quello del contrappunto, belle speranze per i suoi futuri lavori mentre la Sinistra nulla voleva accordare e votava inesorabilmente per il no. Però, per terminare con un po’ di dolce, ne giova avvertire che la Diritta ebbe campo di sostenere ed applaudire la composizione in più riprese, talché il compositore ebbe plausi dopo l’introduzione, (lupo 1 Aria del Tenore, dopo il primo finale, ed in altri pezzi: e se la nostra prima impressione non c inganna, ne pare che gli amici del maestro potevano farsi forti anche di qualche altro brano, come sarebbe il Largo della Sinfonia, ed il Coro che chiude la prima parte, i (piali passarono inosservati. Noi pure amiamo tenere e teniamo dalla parte degli amici e de sostenitori del Maestro, avendo veduto come assai di sovente l’esito de*primi esperimenti inganni sulla ventura carriera d’un artista e sul grado di sviluppo cui può andar soggetto un talento. Abbiamo di ciò migliaia d’esempj, e recentissimi. In un primo lavoro non dovrebbesi veramente tener conto se non di quello che vi ha di buono. Le parti delia De-Ginli e di Ferretti sono troppo alte pei loro mezzi; quella della prima straordinariamente. È impossibile che la voce non ne soffra e molto. Non cesseremo mai di ribattere su questo punto; troppo ne preme e per farle e per gli artisti medesimi, i quali forza è che soccombano o tosto o tardi vittime di così immane sforzo. La signora De-Giuli ed il signor Ferretti ne terranno per iscusati se in gran parte facciamo ricadere su loro questa colpa. Essi hanno bel risponderci «il Maestro ha scritto così ed ha voluto così o: il Maestro, noi lo sappiamo, è un’eccellente e ragionevolissima persona e non si è presentato ai zelanti suoi artisti nè col voglio nè coll "esigo, ma bensì colle più educate ed amabili maniere; dimodoché toccava a voi, o signori, a porgli sptt’occhio 1 impossibilità di cantare (intendiamoci bene cantare non gridare) le vostre parli. Ritengo che se il compositore avesse obbligato i suoi cantanti ad eseguire uno la parte del flauto, l’altro quella dell’oficleide, avrebbe avuto un bell obbligarli; essi sarebbersi rifiutati: non altrimenti si doveva far anche riguardo alle due parli in questione. E una vera carnificina che si fa delle vostre magnifiche voci e de’vostri distinti talenti. Finita l’apostrofe, vuoisi notare per amore di verità che l’esecuzione fu accurata per parte di tutti. La De-Giuli animatissima e ben compresa dello spirilo della sua parte. Ferretti, ogniqualvolta la tessitura della musica gli permetteva di cantare, cantò bene, i e ne ricordò il possente Ferretti della Favorita. Ferletti non trovò largo cam! po nella sua parte alquanto monotona a I far risaltare i pregi del suo bel metodo: ma, se non lo ss’altro, il modo col quale espresse il primo suo recitativo, che è anche di buona composizione musicale, lo qualificherebbe intelligentissimo artista. Il libretto. tratto dalla Sofonisba del Trissino o del!’Alfieri, o se meglio vi piace da Tito Livio, è condotto con una certa regolarità: ma 1 azione non ha una tela sufficientemente vasta: corre lenta perciò, e genera in conseguenza alquanto di monotonia e di stento. Alberto Ulazzucato. DOCUMENTI ISTORICI Dedicatoria a Giovanni De Bardi, de conti di Femio, della Euridice del Rimiccini posta in musica da Giulio Cacciai detto Giulio*fiumano (Firenze presso Giorgio Jlarescotti, 1600). (Vedi i fogli N. 44, 4(Fc 50, anno 1845 e N. 1, 48-44-). Avendo io composto in musica in stile rappresentativo la favola d’Euridice e fallala stampare, mi è parso parte di mio debito dedicarla a V. S. Illustrissima, alla (piale io son sempre stato parlicolar servitore, ed a cui mi trovo infinitamente obbligato. In essa ella riconoscerà quello stile usato da me altre volte molti anni sono, come sa V. S. Illustrissima nell’Egloga del Sanazzaro - lien all’ombra degli ameni faggi - ed in altri mici madrigali di (pici tempi - Perfidissimo volto - Vedrò il mio sol - Dovrò dunque j morir - e simili. E questa è quella maniera altresì la quale, negli anni che fioriva la camerata sua in Firenze, discorrendo Ella diceva, insieme con molli altri nobili virtuosi, essere stata usata dagli antichi greci nel rappresentare le loro tragedie ed altre favole adoperando il canto. Reggasi adempie E armonia delle parti che j recitano nella presente Euridice sopra un basso eon; tinovato, nel quale ho io segnato le quarte, seste, e: settime, terze maggiori, e minori più necessarie, rimettendo nel rimanente Io adattar le parli di mezzo a’loro luoghi nel giudizio c nell’arte di chi suona, avendo legato alcune volte le corde del basso affinchè nel trapassare delle molle dissonanze ch’entro vi sono, non si ripercuota la corda c l’udito ne venga offeso. Nella qual maniera di canto ho io usato una certa sprezzatura che io ho stimato che abbia del nobile, parendomi con essa di essermi appressalo quel più alla naturai favella. Nè ho ancora fuggito il riscontro delle due ottave e due (pùnte, (piando due soprani j cantando con I’ altre parli di mezzo fanno passaggi, pensando perciò con la vaghezza e novità loro maggiormente di dilettare, e massimamente poiché senza essi passaggi tulle le parli sono senza tali errori, lo era stalo di parere, con l’occasione presente, di fare un discorso ai lettori del nobil modo di cantare al mio giudizio il migliore, col (piale altresì potesse esercitarsi, con alcune curiosità appartenenti ad esso, e con la nuova maniera de’ passaggi c raddoppiate inveni tali da me, i quali ora adopra cantando le opere mio,! già è molto tempo, Vittoria Archilei cantatrice di quella eccellenza che mostra il grido della sua fama. Dìa perchè non è parso al presente ad alcuni miei amici, ai quali non posso nè devo mancare, far questo, mi sono perciò riserbato ad altra occasione, riportando io per ora questa sola soddisfazione di essere stalo il primo a dare alle stampe sfinii sorta di canti, e lo siile | e la maniera di essi, la quale si vede per tulle le altre mie musiche composte da me più di quindici • anni sono in diversi tempi, non avendo mai nelle! musiche usalo alti-’ arte che la imitazione dei scnlii menti delle parole, toccando quelle corde più o meno affettuose le quali ho giudicalo più convenirsi per quella grazia che si ricerca per ben cantare. La. qual grazia c modo di canto molle volle mi ha testificato essere stala costà in Roma accettala per buona universalmente. V. S, illustrissima, la (piale prego intanto ad avere in grado l’alfetlo della mia buona volontà, cd a conservarmi la sua protezione, sotto il (piale ‘ scudo spererò sempre potermi ricoverare ed esser difeso dai pericoli che sogliono soprastare alle cose non più usate, sapendo che ella potrà sempre far fede non essere state discare le cose mie a principe grande, il quale avendo l’occasione di esperimentar tutte le buone arti, giudicare ottimamente ne può - con il che baciando la mano a V. S. Illustrissima: prego nostro Signore la faccia felice. Di Firenze li 20 dicembre 4000. Giulio Cacciai. fa imite e Considerazioni. Ad effettuare il suo divisamente circa il discorrere, del nobil modo di cantare, pubblicava il Cacciai nel 4001, per mezzo dello stesso editore Marescotti, una collezione di arie in varie, epoche da lui composte unendoci sid fine alcuni cori, tra i (piali quello finale del Rapimento di Cefalo. E primieramente per mezzo di un lungo proemio ne avverte avere egli operato una completa riforma nella maniera di cantare, togliendo l’uso o moderando le forme di alcuni passaggi che già si costumavano, più propri per gli stromenti di fiato e di corde che per le voci, soslitucndovene altri meglio adattati alla natura della voce umana. Fu bensì sua opinione non esser necessario al bel canto l’uso di tali passaggi o vocalizzi, ma venir quelli piuttosto adoperali per procurare una certa titillazione all’orecchio di chi menu comprende cosa sia il cantare con affetto. Da questo scritto corredato di analoghi esempi si putì oggi rilevare (piai si fosse il grado di perfezionamento a cui (‘rasi allora portala in Italia l’arte del canto, della (piale se ne espongo» quivi le teorie, e minutamente, si dimostra ogni maniera di impostare, portare, rinforzare e ritirar la voce, ed ogni altra foggia di ornamento, cioè appoggiature, gruppetti, trilli e cose, simili. I quali artifizi cd ornamenti volea l’autore applicali ai vari casi in maniera nobile, che dietro i suoi precetti ci dice consistere nelle convenienti emanicipazioni da una regolare ed ordinata misura del tempo - facendo molte volle il valor delle note la metà ’meno, secondo i concetti delle parole, onde ne nasce quel canto poi in sprezzatura ecc. ecc. - Nel far nuovamente onorata menzione della camerata di (invaimi Bardi, ove non solo concorreva gran parte della nobiltà, ma ancora i primi musici, ed i più ingegnosi poeti e filosofi, dice il nostro Caccini aver più imparalo della sua professione in questi dotti colloqui, che non in trent’anni di studio del contrappunto. Ed in vero l’opera maggiore di (pici degni italiani è da considerarsi quella di aver rintraccialo le estetiche leggi musicali e promosso in quell’arte una sentimentale espressione ignota fino allora, la quale però attinger non potessi direttamente alle fonti delle greche melodie di cui appena un qualche frammento ne restava, (piasi indecifrabile per la imperfetta cognizione dei segni con che la musica anticamente si scrivca. E se pur anche, immensa copia di antichi canti greci si fosse posseduto, e giunti si fosse alla loro esatta interpetrazione, certamente non avrebber quelli potuto offrire valido modello ai compositori di musica di quell’epoca, giacché oltre Tessersi affatto perduta quella parte tradizionale che caratterizza ed anima la esecuzione della musica, le combinazioni di suoni adattate ad altri linguaggi, concepite con altre idee, con altri costumi, con allre affezioni non poleano in veruna maniera essere idonee ad interessar lo spirito e commuovere il core di generazioni di duemila anni posteriori. Perciò dunque se due secoli di profondi stridii sugli antichi classici scrittori della Grecia c di Roma svilupparono una nuova creazione tuli’affatto italiana, nella musica soltanto ella è da riconoscersi, e di ciò se ne debbe grado agli artisti, giacché e nella filosofia, c nella poetica, c nella letteratura, in generale, il troppo amore per T erudizione e T appassionalo gusto per il bello antico fece trascurar le impressioni caratteristiche, lo spirilo ed i bisogni dell’epoca, e così per lungo tempo rimase priva T Italia di originali produzioni e di una nazionalità letteraria. Nel 1G14, poco tempo avanti la sua morte, il Caccini mosso, confici dice, dal veder l’universale aggradimento della sua maniera di cantar solo, dava alle stampe un’altra collezione di arie da lui composte, la (piale in [p. 24 modifica]titolava - iVaore musiche e nuova maniera di scriverle. - Ne si creda che questa nuova maniera di scriver la musica presentata dal Cacciai consistesse nella invenzione di nuovi segni, od in un nuovo semeiografico sistema musicale, lo che tornato sarebbe affatto inopportuno, ma soltanto rcstringeasi ad un più preciso e ragionato uso di quei segni già preesistenti, affine di presentare all’occhio ed alla mente degli esecutori in maniera più chiara le idee musicali del compositore. Varie riforme c cambiamenti il tempo avea già resi necessari nella notazione musicale, c da un secolo si erano ormai abbandonate alcune figure ed altri segni adoperati dagli antichi, nè più portavasi di modi, di tempi, di prelazioni per indicare il relativo valore della durata dei suoni e del movimento della misura. Ma pure in fra le altre cose sempre mancava nello scritto musicale un costante c sicuro indizio del battere e del levare, da cui resta propriamente determinato il carattere dei tempi forti e dei tempi deboli della misura della musica, i quali fissano quella naturai giacitura degli accenti che formano il senso del discorso musicale. Ora in queste arie del JCaccini, come in tulle le altre composizioni pubblicate sotto il titolo di nuove, musiche tanto da lui che dal Peri, da Marco da Gagliano, dall’Allegri e da vari altri, oltre ima più precisa notazione di quella che si fosse solili usare rapporto agli ornamenti ed ai vocalizzi del canto, vi si riscontra Fuso (piasi costante di divider con la stanghetta Funa dall’altra battuta eomcanch’oggi si costuma. E questa innovazione venne senza ostacolo alcuno universalmente ricevuta perchè consentanea essendo ai bisogni delle nuove condizioni dell’arte, comodo ed utile da ognuno si riconobbe, lo che senza tali condizioni non sarebbe avvenuto, come di fatti non avvenne in (pianto alla musica di prima pratica che per qualche tempo ancora si mantenne in uso nella Chiesa, ed ore questa division di battuta non altra ragione ancora a mio parere der prontamente F uso di questa scriver la musica. La stanghetta ignoto ai musicisti, ma solamente venne adottata. Un’contribuì ad e.stennuova maniera di non era un segno in altro senso fino allora crasi adoperato. Questa lineetta perpendicolare da lungo tempo già serviva alla indicazione dei riposi della voce nel canto, di maniera che tutte le note rinchiuse fra due, stanghette presentarono ciò che gli antichi chiamarono un Ncuma, vale a dire un fiato, ossia tutte quelle note che posson cantarsi di seguito senza bisogno di respirazione, come tuttora nella notazione del Cantofermo si vede praticato. Laonde non altra innovazione faccasi che quella di convertir questo segno di disgiunzione in un segno di unione e di collegazionc fra la battuta che finisce c quella mediatamente ne succede. Riguardata astrattamente sembrerà forse che imlieve momento ver la musica, nel riscontrare gono dei secoli questa vantata nuova maniera cosa di di serima nel percorrer l’istoria dell’arte, e le musicali produzioni che ci riman® andati, quando vi si ponga mente, sarà facile accorgersi che soltanto per piccoli cambiamenti di tal sorta la semeiografia della musica, partendosi dalle semplici lettere di Boezio o di s. Gregorio, si ridusse al grado al quale oggi la vediam giunta, progredendo per sempre in ragione diretta di quei bisogni a cui ella dovea soddisfare a seconda dei progressi e dei nuovi sviluppamenti dell’arte. E siccome mai non avviene che ogni nuovo stalo dell’arte di tanto si discosti dal precedente da far sì che il nuovo non coincida in molte parti col vecchio, così non potrà mai avvenire che quei segni che per universal convenzione di tutti i popoli inciviliti sono orinai per lunga consuetudine stati adottati per scriver la musica, possano andar soggetti ad un totale istantaneo ed assoluto cambiamento di figura o di significato, perchè a mantenersi vivi nella generai convenzione non può essergli altrimenti concesso che il variare nel senso istcsso del variar delle condizioni dell’arte con la quale sono intimamente connessi. Per tali cause tutti coloro che senza ingenti necessità proposero nuovi segni, o l’ingegno aguzzarono per inventar di pianta delle nuove seniciografìc musicali, fallirono sempre nei loro progetti, ed inutilmente perdettero l’opera ed il tempo. Luigi Picchiatili. ir barbieri: ri sivigeia A PARIGI La France musicale, dopo aver dato infiniti elogi all’esecuzione di quest’opera, precipuamente a Ronconi che sostenne la parie di Figaro, così si esprime, riguardo allo sparlilo medesimo. ii Qual prodigio si è questo Barbiere! (pianto spirito, (pianta gajezza! (pianta grazia, quante attrattive, quanto calorel qual ricchezza d’immaginazione.! qual torrente di motivi! Queste meravigliose melodie sono da venti anni nella memoria di lutti, nè si può parlarne ornai più senza ripetere quello che già tulli ne han proferito. Ma questa vittoria, la più compirla, la più trionfante, di (piante uno.spartito ne abbia mai riportalo, non fu ottenuta senza combattimenti. Sono già veni’anni, un poeta scriveva a Rossini: Je le sais, ta gioire indiscrete A blessé quelques yeux de sa vive clarté;.lu bruit de tes accords le pédant irrité Secoue, en murmurant, sa froide cl lourde tête. E fu appunto all’apparizione del Barbiere di Siviglia che i pedanti aveano scosso la lesta ed aveano mormorato, e nulla avvi di più curioso che leggere i conti rendati dalle stampe a quell’epoca. Imprendere un soggetto di già trattato non è straordinaria cosa in Balia. Ciò è ammesso. Ma, in Francia, parve mostruoso, ed i critici del 1819 pensarono molto meno ad istudiare la partitura di Rossini, che a manifestare F indignazione che loro ispirava la sua oltracotanza. Prendere a Paesicllo il suo suggello! era cosa intollerabile e dispensava da ogni esame. a Diceva il Journal de Paris: n Più fida dell’Italia alle sue vecchie ammirazioni, si può già, dietro buffetto di questa prima rappresentazione, assicurare che la Francia non porrà, come il fa, dieesi, la prima, i due Barbieri nel medesimo rango, e la soave melodia del capo d’opera di Paesello sarà presso di noi molto al di sopra del brillante del signor Rossini, di ciò che potrebbe chiamarsi i concetti della musica italiana del giorno, u Si vede che il critico del Journal de Paris riguarda come una grossolana malizia di dire il signor Rossini, in luogo di Monsieur Rossini. Ei vi ritorna sopra in vari luoghi. e La memoria d’un’ammirabile opera non deve però renderci ingiusti verso un’altra che offre delle belle parli, e che può variare, dilettosamente. il repertorio del nostro teatro Italiano. E d’uopo sapersi che il signor Rossini, volendo schivare egli stesso alcuni pericoli di confronto, non ha composto lo spartito sulla poesia che aveva ricevuto il suggello dal genio di Paisiello. Con tratto di fina modestia, ha soppresso eziandio, sullo schizzo comandato al suo solito poeta, la romanza sì cognita: Io son Lindoro, sulla quale il gran compositore che. lo avea preceduto, ha formato un canto sì puro, sì grazioso. Bisogna contare questa soppressione nel numero delle felici ispirazioni di Rossini, ti Rossini non aveva alcun titolo a quest’elogio impertinente. La romanza esiste: è noto con (piai perfezione la cantasse Rubini, c (piai grazia vi ponga anche oggidì Mario. Ma Garcia, nel 1819, avea maio a proposito di sopprimerla, senza dubbio non urtare troppo apertamente le memorie di signori. Il critico soggiunge: a Poche delle sue arie, è d’uopo confessarlo, stipe!’ que’ mcritano un simile elogio. Le due. cavatine di Figaro e di Rosina non hanno, ciascuna nel suo genere, un carattere ben determinato. L’aria di Bartolo è mollo insignificante, e il musicante avrebbe potalo trarre un miglior partilo da quell’aria della calunnia.... L’introduzione apparve incerta e senza colorilo, ed il finale, bello del rimanente, finisce con uno strepito che, in coscienza, passa lutti i limili prescritti ai nostri moderni vacarmini. «La Gazette de France non ne parla sì a lungo. Ecco il suo giudizio in extenso. Il capo d’opera di Rossini non gli parve meritare di più. a Una sinfonia originale, un duetto mollo grazioso ed un finale a gran fracasso, meritarono accoglimento all’atto primo. Il secondo avea mente disposto F uditorio a gustare il dolce d’ima placida notte.» La Quotidienne ne dice meno ancora. un buon pcrfctlalanguore u La generale aspettazione non fu perfeltamenlc soddisfatta. Il secondo allo è presso a poco nullo, ed il primo non fu trovato forte abbastanza da far dimenticare la musica di Paesicllo. Mais le public a été agréablement surpris de voir paraître madame la duchesse de Berry dans sa loge.» L’apparizione della duchessa di Berry, ceco (pianto la Quotidienne ha veduto di più rimarchevole nello sparlilo del Barbiere. La Quotidienne era, a quell’epoca, il giornale monarchico per eccellenza. Il Journal des débats è più esplicito. Esso consacra alla nuov’opera sei colonne d’appendice. Ma bisogna vedere con qual’aria superba sgrida il giovine temerario che ha osato attaccarsi ad un simile soggetto! a II rispetto che noi abbiamo per le. opere dei grandi maestri ha abbandonato ad un ridicolo incancellabile quelli che hanno osato di rifarle. Allorché il signor Dorai Cubieres Palmczeaux volle spezzare la Fedra di Racine per gettarla in una nuova forma di sua invenzione, tutti si burlarono di lui comme d’un fondeur de cloches... ce.» Ecco un bel giudizio, e tale è la sorte riserbata a Rossini: si burleranno di lui comme d’un fondeur de cloches.... a Rossini, continua il predecessore del signor Dclecluze, ha schivato d’incontrarsi con Paesicllo, c questa condotta è prudente, imperciocché tuli le volle ch’ebbe luogo questo incontro, Paesicllo è rimasto padrone del campo di battaglia. La sinfonia non ha nulla di comune con l’antica.... n (singolare rimarco!) a La romanza è soppressa; c’est un accompagnement de guitarre d’un effet très piquant qui la remplace, a Apparentemente, questo accompagnamento di chitarra non accompagna nulla, n All’ammirabile terzetto che terminava la scena del soldato, Rossini ha sostituito un finale d’un armonia dotta e forte, che rammenta spesso il finale delle Nozze di Figaro.... a (dove diavolo il critico era andato a cercarla?) u ma che. non compenserà mai i conoscitori del terzetto di Paesicllo, uno de’ pezzi più deliziosi della musica italiana. a u La cavatina di Figaro, cantala da Pellegrini, è d’ima fattura troppo stentata, troppo tormentata; e Faria di Basilio, La calunnia è un venticello non può sostenere il confronto colla stessa aria di Paesicllo... a Ecco come i giornali realisti del tempo giudicarono il Barbiere di Siviglia. In quanto ai giornali liberali, essi non ne parlarono affatto; a meno, forse, della Minerea.... Confessiamo di nou aver letto la Minerva. Ma il Constitutionnel c V bulipendent guardano un superbo silenzio. Trovasi solamente nel Constitutionnel, un mese dopo, all’epoca della ricomparsa del Barbiere di Paesicllo, che cadde, come ognun sa, le tre linee che seguono: n Gli stessi avvocati, cioè gli stessi attori hanno lamentalo o cantalo per le due parti. Alcuni italiani hanno lasciato la causa indecisa, ma gli amatori e gli artisti F han data vinta a Paesicllo.» L’Indipendant dice, in altri termini, presso a poco la medesima cosa. In lutti gli organi della stampa, uno non ve n’ebbe che riconoscesse l’opera del genio, neppur uno che dubitasse nemmeno che il signor Rossini, come dicevano i maligni d’allora, potesse essere un uomo di talento più che ordinario. Certo, si trova in questo un mezzo d’insegnare la circospezione e la modestia a tulli i critici presenti e futuri. G. /lequel. [p. 25 modifica]NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Novara. A’ venusti numeri del Coccia nel tempio di s. Gaudenzio tennero dietro i brillanti ed in un maestosi concepimenti del Nini, maestro a quella cappella, e che in questa solenne occasione accrebbe il novero de’ suoi ammiratori, i quali festose lodi gli retribuirono. L’esecuzione fu in ogni sua parte degna della toccante musica. Cavallini, il gran clarinettista eccitò la generale sorpresa, la quale si accrebbe allorché a questo Casino vi diede sicure prove di esser per bravura inarrivabile. Il valente violinista Ferrara in un o solo, e nella direzione dell’orchestra, fu pari alla sua fama. (Da lettera) — Torino. Giovanna I di IVapoli aggradi e venne applaudita. L’espertissima Tadolini, per energia drammatica superò sè tessa. Il maestro Coppola che ne diresse le prove ottenne varie chiamate c fu particolarmente festeggiato da’professori d’orchestra, ammirati deli’ eletto suo lavoro in cui l’incanto delle melodie vi predomina. — Bologna. Il chiarissimo scultore Cincinnato Baruzzi ha condotto in gesso un busto colossale di Rossini che riusci ammirabile per somiglianza. L’incomparabile genio del Pesarese rifulge sul suo aspetto: ei sembra schiudere le labbra ad uno di quegli spiritosi frizzi a lui abituali ed in tutta Europa promulgati. Rossini si occupa delle prove per gli Fsercizj musicali che quanto prima avranno luogo al nostro Liceo. — Napoli. Il proteiforme Donizetti nel mentre stava apparecchiando il vivace Don Pasquale, il profondo Miserere, la drammatica Maria di Rohan, il grandioso Don Sebastiano, lasciò sfuggire dalla feconda sua penna i pezzi della Catterina Cornavo i quali riuscirono meno degni dcirillustrc compositore che sembrò attribuire ad essi ben poca importanza. Il nostro pubblico applaudì a’ brani di qualche effetto, nel rimanente si mantenne in dignitoso silenzio; il nome di Donizetti era qui troppo rispettato perchè si operasse diversamente. — Parigi. È stabilito che il Miserere e VAve Maria di Donizetti saranno eseguiti aV Accademia reale di musica ed alla Società de’ concerti del Conservatorio. Questa duplice e grandiosa esecuzione avrà luogo nella settimana santa. (Da lettera del 29 p. p.) — Dicesi che un’opera, di cui si parla con sommo vantaggio, sarà rappresentala fra poco al gran teatro di Lione. Le parli principali saranno sostenute dai signori Botilo, Barielle e madama Bigot. Eseguito da tali interpreti, lo spartito del signor Boget è sicuro d’un buono e legittimo successo. Il libretto è dovuto alla penna d’un giovine scrittore favorevolmente conosciuto nel mondo letterario. F. M. — Il signor Sudrc, inventore del telefonia, è tornato da un viaggio fatto nei dipartimenti dcll’Ovest. Dappertutto si è riconosciuto il merito incontrastabile del suo metodo. Con esso lui viaggiava madamigella Ilugot che, come a tutti è noto, è l’abile interprete della lingua musicale. Questa avvenente giovine signora ebbe già il primo premio di declamazione lirica nel Conservatorio; essa ha fatto ammirare il suo bello e grandioso metodo, la sua imputabile intonazione, c più l’espressione incantevole e poetica del suo accento. Il signor Sudre prepara un gran concerto, ove madamigella Ilugot canterà parecchie nuove composizioni. Idem. — Amburgo. Il rinomato Bazzini ha dato due concerti con grande incontro: nel quartetto de’ Puritani a violino solo produsse una sensazione straordinaria. Ora è partito alla volta di Copenhagen. (Dalla Galletta di Lipsia.) MOVE PUBBLICAMI MUSICALI DELL’l. R. STABILIMENTO NAZIONALE PR1V1LEG.° Di GIOVARVI RICORDI li (istighi PA33© SPA©KI©©[L© DANZATO DALLA CELEBRE fé- òatuu| Sfóói.’t & c/a/dry. ’ÎltoiipCxi all’/. 11. Teatro alla Scala musica di ridottu Pùmofnrte 10,20 Fr. 1 50 Thème Arabe (PAS DE I/ABEIMÆ) DE LA. HniTiìm fi’t’.iiìa £22221 f"’"! □G" Trac.-, rw; avec Introduction, Variations et Finale jpoctr Piatti» PAR SOIfflllì Ili. 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GRAN FANTASIA VARIATA per Pianoforte SOPRA I PIU’ BRILLANTI MOTIVI DELL OPERA SAFFO Di I’ACINI COMPOSTA DA 15308 Op. 43. Fr. 5 50 traduites t»our Piano à 4 tnains PAR Op. 37 12 morceaux de divers caractères, divisés en 5 suites 13702-3-4 Chaque Fr. 5 — ET 7/.RIÀTI01TS FACILES te Piano sur le Duo favori (.1 consolarmi affrettisi) de l’opéra LINDA DI CHAMOUNIX DE DONIZETTI PAH wàooiMÆ 15315 Op. 35. Fr. 1 75 Bonbonnière musicale. MÉLODIES FAVORITES transcrites littur te Piano dans un style brillant PAR W. SXAEÏÏT Op. 97. 15360 N. 4. Cavatine, Tento invano su questo core. de l’Opéra Odoardo e Gildippe de ÌVicolaj........ Fr. 1 75 Æ2?. I numeri I e 2 sono già pubblicati. TABLEAU MUSICAL FANTAISIE SUB UN AIR BOHÉMIEN-ROSSE SUIVIE D’UNE MELODIE CHAMPÊTRE ORIGINAI. PAR Op. 16 15303 Pour le Piano à 2 mains.... Fr. 3 — 15421 Pour le Piano à 4 mains • 5 — [p. 26 modifica]— 26 — ’.-â 4 -... —

U FANTAISIE BRILLANTE pour Piano 0 SUR DES MOTIFS FAVORIS DE K MARIA DI HOHAN DE DOXIZETTK li HZ1TF.I BSRTZWI I 45628 Op. 454. Fr. 3 75 4 POT-POURRIS per Pianoforte n quattro mani SOPRA MOTIVI DELL OPERA DONT PASQUALE ni DOAIZETTI COMPOSTI 1)4 15416 al 49 L Ciascuno Fr. 6 — QUARTETTO fier ® Violini, Viola e Violoncello COMPOSTO DA ztttk. ■: • — r!11;"-T «iiim.Ta CL’Z3 dfiS&ao XE3 3@Ca Jfi 45474 Fr. 9 — ©Po g© ©E EimWWK] transcrit pour P fty sarmonica AVEC ACCOMPAGNEMENT DE PIANO ou jtour (leur Pianos PAR Ca g, lickl 44622 Fr. 9 cjbtctiv pour Piano SUR LA MARIA DI

PREGHIERA DE L OPÉRA ROHAN DE DOAIZETTI PAR Op. 67 N. 3. Fr. 2 IL «SAGGIERÒ «ESIGALE PUBBLICAZIONE PERIODICA DI FANTASIE BRILLANTI jter Pianoforte SOPRA MOTIVI DELLE OPERE TEATRALI PIÙ RECENTI E PIÙ ACCLAMATE COMPOSTE DA cB ïïEBïaaw 15520 15522 ©=-NB. Le antecedenti N. 9 Fantasie son già publi.icate. N. 10. Fantasia brillante sopra tre motivi cantali da Ronconi nell’Opera Maria di Rohan di Donizelti.. Fr. N. 44. Réminiscences des Lombardi de Verdi. Grande Fantaisie brillante» N. 12. Fantasia brillante sopra due molivi cantati dalla Tadolini nell’Opera Maria di Rohan di Donizelli. a I i i 50 25 ie®se ibit&iib j jpour le Piano SUR DES MOTIFS DE L OPERA NABUCODONOSOR de VERDI PAR 08301430 45316 Op- 2. Fr. 2 25 INTRODUCTION ET VARIATIONS pour le Piano sur le Chœur favori {Va pensiero sull’ali dorale) DE LOPÉRA AADUCODOAOSOR DE VERDI PAR 45647 Op. 3. Fr. Î 25 meoaàOTB SUR L’OPERA LINDA DI CHAMOUNIX DE DONIZETTI pour le Cornet à Pistone PAR — PÓmmiS gg iter Pianoforte COMPOSTI DA Q I l SOPRA MOTIVI DELLE SEGUENTI OPERE 45363 al 66 Linda <35 CliaiuouEàix di Ponizelli. ì 45447 al 50 Doit Pasquale idem. 15451 al 55 Maria di Ro3«an idem. 1 45567 al 69 Rabucodoisofaor di Verdi. Ciascun Pot-pourri Fr. 5 50. pour Violoncelle avec arenitipagnement de Piano SUR LOPÉRA okisa e>o wwjm ©e ©©msmo PAR CHEVILLARD 45566 Fr. 5 — 45564-65 I et 11 suite chaque Fr. 2 — AVVISO pour Piano à •£ mains SUR l’opera MARIA DI BOHAN DE DOA’IZETTI PAR Ma ihm Op. 92. Fr. 5 4 4947 iter Pianoforte DI A. MOTI Op. 43. Fr. 6 DE L OPÉRA DON PASQUALE de doaizetti arrangés pour Cornet à Pistons PAH 45649 Fr. 6 — L‘ Editore Giovanni Bicordi ha fatto acquisto, con regolari contratti, della proprietà esclusiva, assoluta e generale dello Spartito per le rappresentazioni, delle riduzioni a stampa d’ogni genere e del relativo libro di poesia delle seguenti due Opere: 4.° GII ultimi giorni di Sull, musica del signor maestro Gio. Ball, Ferrari, rappresentata nella stagione di Carnovale 1842-45, al Gran Teatro la Fenice di Venezia; poesia del signor Giovanni Peruzzini. 2.° Emani, musica del signor maestro Giuseppe Verdi, che si rappresenterà nell’attuale stagione di Carnovale al suddetto Teatro; poesia del signor Giovanni Maria Piave. Volendo quindi il suddetto Editore usare dei diritti di proprietà a lui derivanti dai suaccennati contratti, c giovarsi di tutti i privilegi accordali dalle Leggi e dalle Convenzioni Sovrane tra i diversi Stati Italiani riguardanti le proprietà dell’ingegno, diffida i signori editori c venditori di musica ad astenersi da qualsiasi riduzione, stampa e pubblicazione delle due Opere sunnominate, non che dalla introduzione di ristampe estere delle Opere stesse, e diffida altresì i signori Tipografi c Libraj ad astenersi dalla ristampa dei relativi libri di poesia e dalla introduzione di ristampe estere dei medesimi. Nello stesso tempo avverte quelle Imprese che bramassero di porre in iscena le Opere suddette onde si rivolgano al medesimo per i necessarj accordi e per ottenerne la relativa autorizzazione. pour Piano SUR LA SERENATA DE l’oPÉRA DON PASQUALE DE DOAIZETTT 14946 PAR Op. 67 N. 2. Fr. 2 — EDITORE-PBOPRIETABIOì Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVATIVI RICORDI Contrada degli Ornenoni.V. 1720, con deposito per la vendita in dettaglio nei diversi locali terreni situali sotto il nuovo portico di fianco all l.R. Teatro alla Scala GIOVANNI RICORDI =o