Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 42
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GAZZETTA MUSICALE ANNO 111. ~ N. 42. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà A> idi.ogu classica musicale. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2&Q0 pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga I’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi P avvertimento pubblicalo nel Foglio N. 50, anno 11, 1S-13. DI MILANO La musique, par des inflexions vipes, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas» sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des seti• timents propres a l’émouvoir. • J. J. Rousseau. DOMENICA 20 Ottobre 1044. Il prezzo deU’associazioiie alla Gazzetta c alla Musica c di efTe.tlive Austriache I,. 12 per semestre, ed effettive Austriache I,. H affrancata di porto lino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per P associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso I Lllicio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli IHIici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. SO MAI ARI 0. I. Per qual causa debbono essere proibito le due successioni di ottave o di quinte, per molo retto. IL Cicalate di Bartolomeo Montanello. - III. Esposizione dei prodotti dell’industria manifatturiera in Toscana. - IV. Progetto di una nuova riforma musicale. - V. Notizie. - VI, Altiie cose. - VII. Nuove PUBBLICAZIONI MUSICALI. Per qual causa debbono essere proibite le «lue isuecessioiii «li ottave <> «li quinte per moto retto. (Vedi nani. 55). Articolo li. varietà, la particolariIà e la Hi K^/$moltiplicilà de’ casi e delle cirH@^^Co.s{anze rendon malagevole il.^potere definitivamente stabilire quando le ottave e le quinte siano generative o quando in vece noi sieno. Alcuni esempi però che propongomi di addurre getterai! luce, io spero, su d un cosi latto argomento, e insegneranno a desumere 1 andamento di que’ casi non identificati specialmente, e daranno una soluzione anticipata agli stessi, e una conveniente determinazione di mano in mano che si presenteranno soliocchio. Essendomi proposto di mostrare, quali siano le tre differenti condizioni delle due ottave e due quinte pcr moto retto, cioè; 4.° quando siano generatrici; 2.° quando appajano essere tali; 3.° quando nè pano nè sembrino di essere, così, a maggior chiarezza, tratterò separatamente prima delle ottave, poscia delle quinte. Incominciando adunque dalle ottave, osserverò dapprima, che qualunque ottava può presentarsi sotto duplice aspetto, cioè: o come solo rinforzo del suono primario, o come altro termine generante la quinta. Questa doppia rappresentanza m1 obbliga a dichiarare, che quando abbiano luo^o due ottave di seguito, debbano queste essere immediatamente determinate se soggiacenti al primo od al secondo aspetto. Per ottenere con maggior facilità questa distinta cognizione, sarà bene prestabilire, se il componimento appartenga al numero duale od al plurale. Spettando al ditale^ o come dicesi all’a dueogni ottava devesi o puossi calcolare generatrice, quindi conviene assolutamente evitare la successione di altra oliava; e ciò tanto più è da osservarsi in questo genere di componimenti, in cui esiste la massima sterilità armonica. Avvi però il caso nel quale viene ammessa la successione delle ottave per moto retto; e questo ha luogo, allorché vogliasi spiegare una equisona melodia, ove il duetto va ad essere, in certa guisa, concentrato in un semplice a solo. In questa circostanza cessa ogni concerto fra le due parti ed ogni apparenza di generazione armonica, per cui si possono liberamente usare. Colla sperienza poi si riconosce risultar ciò più chiaramente distinto, qualora si usi della non interrotta successione di tre e più ottave, piuttosto che delle due soltanto, nelle (piali non esiste che 1 inconnnciamento della suindicata melodia. Osservazione che non deve mai sfuggire dalla vista dell attento ed esperto Scrittore. Che se d componimento appartiene al numero plurale ecco tosto, della moltiplicità delle parti risultare gli accordi. Part! moina (I). Nel terzetto, quartetto, o qualsivoglia pezzo, ove vi siano parecchie parti concertanti, I aumentato numero delle stesse produce facilmente I occasione di inciampo nelle due successive ottave. In ogni I modo, (piando si abbia presente la loro J rappresentanza, si può di leggèri evitarle, i o giustificarle. Certo che queste due oti tave. o sono ambedue generatrici, e siamo I al solito principio di legge, o possono es1 sere tali da apparire generatrici P una o 1 altra, e si devono egualmente evitare, li almeno per isfuggire il contrasto dei due accordi. i quali, benché siano concepiti in modo che di uno l’ottava sia generatrice. e dell altro non lo sia. ciò nulla meno potrebbe seguirne un disgustoso fremito । fra 1 accordo di generazione. e quelli^ di cui l’ottava forma parte soltanto. E per verità la legge corrisponde egregiamente al fatto proibendo la successione in. armonia di due ottave per moto retto». Bisogna adunque che il compositore determini se quelle due parli spiegano una particolare melodia, e stmo ammissibili, come, nel duetto; ma se formano parte integrante armonica debbonsi, per Paddotta ragione, (1) Credo che al mio lettore sia già nota la differenza che passa dall’accordo all’armonia; mentre quello si considera qual semplice complesso o punto armonico, laddove l’armonia, propriamente detta, comprende in vece la successione degli accordi, nella stessa guisa che la melodia comprende quella dei suoni semplici. evitare. Che finalmente, la successione continua delle ottave per ruoto l’etto sia pienamente libera, qualora spieghi la sola melodia, ci viene confermato dall esperienza tutte volle che si osservi il violoncello camminare in ottava col contrabbasso, il flauto coll’oboe o col clarinetto, il secondo violino col primo, e tante altre combinazioni strumentali concepite in questa guisa. Devesi certo una tanto libera procedura all essere le indicate ottave evidentemente incapaci di offrire nemmeno 1 idea presuntiva di generazione armonica. Da tutto il fin qui detto rapporto alle ottave se ne potrebbero stabilire, a mio credere, i seguenti teoremi. 4.” Una sola ottava si deve calcolare (piai principio generatore^ e questa positiva certezza di generazione esclude la successione di altra ottava, o generatrice, o probabilmente tale. 2.° Le due ottave successive possono essere o generatrici, o servire d’incominciamento ad una equisona melodia, e questa dubbiezza c’invita ad usare i dovuti riguardi. 3.° La continua successione di ottave offre esclusivamente f equisona melodia, ed in allora, cessando qualunque reale od apparente principio di generazione armonica, si può liberamente usare. Se, come abbiamo osservato, I ottava giusta ha due aspetti, la (pùnta perfetta ne ha uno soltanto, ed è quello di costituire i precisi due termini generanti 1 accordo. Questo accordo adunque riconosce la sua sorgente nella (pùnta in maniera molto più prossima che nell’ottava, ed è perciò che la quinta è circoscritta a leggi più scrupolose e più severe. La cosa riesce evidente, appena si rifletta, che data I ottava convien supporre 1 esistenza e della quinta e della terza per ottenere l’accordo, mentre, data la quinta, basta solo supporre quella delia terza, e tosto l’accordo è ottenuto. Di più: l’equisonanza dell’ottava rimane confondibile col suono primario, e la quinta in vece consta di due suoni tanto disparati, che non ammettono equisonanze di sorte alcuna. Questa diversità di condizioni porta con sè una totale diversità anche rapporto al modo di usarne, giacché, spiegando le ottave successive una equisona melodia, diven-.òL gono ammissibili tanto nel semplice duetto quanto nella piena armonia, ogniqualvolta queste vadano, per cosi dire, ad isolarsi SVÒ e presentare nella spiegata unione di due (QW; çt I parli una melodia parziale^ ma non potendo le quinte successive dare lo stesso risultalo, rimangono assolutamente escluse tanto nel duetto (pianto nell’isolamento armonico. In due maniere poi queste quinte possono presentarsi isolate. Primo, co!l’essere troppo distanti dal complesso delle altre parti, esistendo in un centro più grave o più acuto delle medesime, per cui riescano del tulio.scoperte. e distinguibili in confronto degli altri suoni; ed in questo caso ognuno vede. che fra di loro formano fa (/ne, quindi sono sottoposte alrosservanza della legge. Possono secondariamente isolarsi, anche mediante il carattere particolare delle voci o suoni di que strumenti da’quali vengono eseguite, come da due fagotti, da due clarinetti, eco. in confronto del rimanente complesso strumentale^ ed anche in questo caso vanno a costituire il duetto, perciò non si possono ammettere. Ristringesi adunque fammissibilità delle successive quinte perfette per molo tettò, al solo caso in cui nè siano, nè possano sembrare di essere generatrici. Condizione che non ha luogo se non quando risiedano in un centro piuttosto acuto che grave, e qui debbo avvertire, che ho espressa la parola piuttosto per indicare soltanto la preferenza die si deve al centro acuto in vista del fenomeno delle risonanze, le (piali risiedono ad una considerevoli; distanza dal suono generatore, ed in centro acuto dinotando cosi, che sono prodotte e non produttrici,, come potrebbe avvenire se il loro centro fosse grave. Ila luogo la loro ammissibilità inoltre (piando siano frammiste al complesso degli altri suoni in guisa tale che non possano in alcun modo emergere, e quando finalmente le voci o suoni da’ (piali vengono espresse non segnino alcuna distinta traccia caratteristica della loro esistenza. Questi sono i principi di legge, dai quali, I per me ritengo, non si possa decampare:; ma dichiaro altresì, colla scorta dei fatti, che ogni qual volta le quinte siano scevre delle indicale condizionali proprietà si possano coscienziosamente usare. Ora mi gioverà fissare anche per le (punte i seguenti teoremi. l.° La quinta perfetta è generatrice dell’accordo perfetto, proprio di tonica, perciò non ammette la immediata successione di altra quinta pure perfètta. 2.° Due (piinte perfètte successive, ancorché adombrate da altri suoni che armonicamente le circondino, se sono alcun poco isolate o scoperte, pure possono sembrare generatrici^ e basta ciò perchè il compositore debba possibilmente evitarle. 3.° Se due quinte perfette successive sono e frammezzate e sorrette da altri suoni più J distinli. e più sensibili, tali insomma che onninamente distruggano la forza agente della loro esistenza, allora si possono francamente usare, perchè nq sono nè sembrano essere generatrici. E ammissibile la successione di due (piinte differenti, cioè della perfetta maggiore do sol e dell’imperfetta minore si j’a o viceversa, perchè la quinta si fa non può essere generatrice. Devesi per altro avere riguardo alla naturale procedura dei suoni sensibili, i quali tendono a produrre la risoluzione della quinta sento sibilo si fa sulla terza do mi, meno il -iM caso do do mi, re si fa, mi do sol, in cui il mi viene rimpiazzato dal grave in primo rivolto. ’jSù Melchiorre Balbi. CICALATE DI M.M0XS 1Œ0 IMITO i. efeSit^Ç.^on buona pace di ognuno io vociai /a’ jwS^criv ere come mi frulla, perchè non Pn s’ai’ saldo ad un proposilo, e vori •?rei intanto abbandonare i numeri arV menici, ai (piali avrei accennato nella precedente cicalata, per venir cicalando su altre materie. Ripiglierò pur anco 1‘ argomento de’ numeri (piando il talento mi vi richiamerà, giacché nelle umane teste v’ha sempre, una vicenda; il pensiero vola di (pia e di là; sembra talvolta che abbia a poggiare lontano le mille miglia, e poi ritorna sulle stesse orme; (’d alla sua volta tornerà nella mia testa anco l’argomenl.o de’ numeri che andrò allora sviluppando di proposito con quella logica, con quella precisione di sistema, con tutta quell’evidenza con che soglio trattare le cose mie. E ben raro ch’io non mi occupi di giocose materie, e trovo gli scherzi musicali di un tal sapore che invano ricerco in altre produzioni dell’umano ingegno. Quasi tutti i classici scrittori di musica si dilettarono di madrigali, di burleschi capricci, di musica lepida c pungente, e con essa ricrearono assai piacevolmente la brigala; ma non è de’semplici scherzi musicali ch’io voglio parlare, dei (piali dissero già eccèllenti autori; vorrei vedere invece se sia possibile, una satira musicale, e in qual modo possa essere trattata. La musica ebbe a svolgersi sotto mille forme, c si compiacque di argomenti varj e totalmente diversi; ma in tutta questa farragine immensa di armonie c di melodie, altre destinate a perpetua fama, altre consacrate all’eternità del nulla, non mi sovvengo, pel poco o molto che m’abbia letto, che alcun componimento abbia avuto per iscopo precipuo di censurare con sarcasmo e con avvenenti note le note altrui. Soventi gli scherzi musicali sono salire; anco la musica che esprime un’opera buffa, massimamente la musica aulica di questo genere, si compiace spesso della satira; non dimeno si prendono con essa di mira alili oggetti che non le composizioni musicali. Verranno pur anco beffeggiate, cuculiale certe maniere di canto, le qualità della voce de’ (ali cantori, le loro leziosaggini, le sdolcinature, le affettazioni loro; tuttavia questo non è ferire i componimenti musicali, ma piuttosto la imperfetta loro esecuzione. Ilo bensì veduto de’ componimenti che, polrebbonsi chiamare panegirici nella musica, coi (piali taluno ripetendo i pensieri più avvenenti della musica di (ale maestro, e ordinandoli c sviluppandoli con magistrale lavoro, ne fa scorgere maggiormente le loro bellezze, o ci mette innanzi lo stile aggrazialo di chi li inventò, e la gentilezza dell’animo suo, o la potenza della sua mente. Di questa natura sono le composizioni che ci richiamano i tratti sublimi della Creazione di Haydn, ed altre composizioni bellissime che furori dettate per lo addietro c che reggiamo pur talvolta comparire oggidì, alle (piali non rifinì aronsi le penne più rinomate, dei Donizetti, dei Merendante. Qualche rara volta mi sono abbattuto in componimenti musicali, che sembra accennino a certe bislaccherie. della musica del loro tempo, nel mentre van dipingendo le goffaggini di ridicoli compositori. Veggansi Gli Originali di Mayr: Z,c prove dell’opera di Gnocco, ed altre. Il grande Clementi si è forse più avvicinato alla vera salira nell’opera da lui chiamata Caratteri musicali; ove si mette a contraffare i celebri compositori del!’età sua; e li ha sì ben colli, che ognuno, per poca pratica che abbia del loro stile, li ravvisa all’istante. Nè manca poi il peritissimo scrittore di fermar Tatlcnzionc su (pie’ difelluzzi che gli scmbran; degni di censura, e di punzecchiarli colle sue note assai leggiadramente. Una tal quale salira fece a se stesso il Porpora, quando gli fu ingiunto di ommeltere le trillate è i mordenti che introduceva sì di frequenti! nelle sue produzioni; ed egli se ne astenne per buona ii pezza, ma poi finì un trattenimento con una foga di trilli che si seguivano c si accavallavano senza posa, ( con che diede occasione di piacevolissime risa al si-! gnor suo ed agli uditori. Io ho tentato di schiccherare delle satire musicali j della foggia che mi sono immaginala, e, comunque siano fattura di meschinissimo compositore, trovo che rispondono mollo bene allo scopo che mi sono prefisso. Emmi pertanto venula fantasia di manifestare su questa lesi il giudicio mio; c ognuno si conienti della mia buona volontà, la quale si c mossa a questa lieve fatica, non per insegnare quello che non so per me, ma per desiderio di richiamare altri sovra un argomento di cui non ho trovato traccia in alcun libro. La satira musicale adunque consisterebbe nel pugnerò colla musica i modi falsi o sconci o viziosi, i contro-sensi, gli erronei effetti della musica. E ciò dovrebbe esser fatto in guisa che il difetto censurabile, cui si accenna, non abbia a sconciare il componimento satirico; il che’_è facile massimamente so trattasi di censurare, ripetizioni, o equivoci effetti della musica. Devesi quindi per la salira assumere un genere di componimento diverso da cpiello che vuolsi’bersagliare, e tal genere che, senza partecipare del difetto, possa farlo evidentemente, rimarcare agli uditori. Per esempio: volendosi censurare nello stile di tale musico le soverchie ripetizioni, i modi consueti in cui suole’ cadere, potrei adottare frasi c modi somiglianti in una fuga, la quale porla per se le ripetizioni, c si udirebbe benissimo la nojosa sazietà delle ripetizioni al! rui, senza che io cada in tale difetto. Così se q difetto clic vuoisi censurare trovisi nella musica seria, basta soltanto trattarlo giocosamente perchè nelle composizioni facete non sia più difetto, dando luogo questo genere di musica a maggiori licenze e varietà che non il genere dignitoso. Parmi che assai dillieilmente la pittura e la scultura, siano pure di genere scherzevole, possano censurare i quadri c le statue e formare istcssamcnle una composizione di buon gusto. Le loro caricature, tanto in uso al dì d’oggi, arriveranno bensì a dare la berla alla realtà delle cose, ma non giungeranno mai, con una finzione, a censurare una finzione. La musica per lo contrario, sebbene finga essa pure, pulì senza deformarsi indicare l’altrui musicale difetto; c questa parlieolarila, se fu da molti nella musica riconosciuta, come già accennai, non mi sovvengo che sia mai stata di proposito messa in pratica. Polrehbcsi, non v‘ha dubbio, esporre, al modo che si è detto pei componimenti panegirici, eziandio colla satira una serie di concetti tulli alla noia da varie opere di un musico, per (limosirame la imperizia, o per far iscorgcre come egli siasi spesso imitato, ripetuto, copiato; ovvero polrebbonsi avvicinare i concetti simili di più scrittori per far risultare i plagj, eco: tuttavia parmi questa satira troppo volgare e sfacciala, c sara difficile che riesca con quella leggiadria che si desidera in un componimento, che pur deve per sé solleticare gli oreechj. E d uopo sferzare e pungere: ma se lo sferzare e il pugnerò sono affatto alla scoperta degenerano in villanie. Troviamo talvolta nella letteratura esempio di mordace censore, il (piale assumendo lo stile ampolloso, le parole ricercale e i modi affettali di applaudito scrittore, ci espone de’ ridicoli concetti che assai lepidamente burlano un tal fare esagerato. E questa maniera di satirizzare può essere facilmente adottata dalla musica, e parmi anzi di averla riscontrala in qualche capriccio di musico autore. (Sarà continuato). ESPOSIZIONE DEI PRODOTTI DELL’INDLSTRJA MANIFATTURIERA IN TOSCANA. ella esposizione dei prodotti della industria manifatturiera toscana, aperta Qfino dal 21 del corrente nelle sale di questa Regia Accademia di Belle Arti, si vedono anche alcune cose, benché non molte, relative alla musica, e delle quali è bene iSI&â<>— — — -— — Æ Per <’■«* che si <l>a 1111 cenno in un foglio destinato pre¥^«l cipu.imcnte al ragguaglio c alla discussione delle cose musicali, come è la Gazzella musicale di Milano. In genere, di piano-forti, due ne figurano all’espojj? sizione. Uno della fabbrica di organi, piano-forti e i fisarmoniche, dei fratelli Ducei. E un islrumento sul sistema tedesco uìlimamente perfezionato c modificato, buono per la voce, elegantissimo per la forma, del tenne prezzo di zecchini 70. Se dell- intrinseco dello strumento volesse dirsi qualcosa di più, potrebbe forse! notarsi che lascia alcun poco a desiderare per rapporto alla prontezza della tastiera. Questa fabbrica ha ottenuto nel concorso la conferma della medaglia d‘ oro I già riportata nella occasione della esposizione che ebbe 1 luogo nel passalo triennio. Altro piano-forte si vede, lavoro accurato del signor Saltini, restauratore e accordatore di piano-forti in questa ciltà. Il giovane industre autore ha fatto in questo suo primo islrumento mostra di mollo ingegno | per aver collegato col piano-forte un registro di Fisar-! moniea ed uno di Flauto, che suonano a piacere, o uniti o alternativamente, per mezzo della stessa Insilerà. La cassa dell’islrumento è elegante e molto ricca, c nuova la forma, che è verticale e termina in I curva a modo di un’arpa soprapposla ad un elegante imbasamento. Il Saliini merita sincero elogio per la sua solerzia c buon volere, e perchè, in luogo di farsi servile imitatore delle opere altrui, intende a creare qualcosa di differente dall’ordinario. Giustizia vuole I che si dica che il tempo gli è mancalo per terminare compitamente il suo lavoro. Del resto può ritenersi che acquistalo ch’egli abbia maggior pratica con l’esercizio, saprà ottenere nell’impasto dei suoni una maggior pienezza, e nella tastiera una prontezza maggiore di quella clic vanti questo suo primo lavoro. Gli è siala aggiudicala nel concorso la medaglia d" argento. Due sono le fisarmoniche che si vedono esposte. Una (lidia ridetta fabbrica Ducei, l’altra del sig. Mej riaux., fabbricante pur esso in Firenze. Sono buone I ambedue, quantunque la voce sia di natura alquanto | sibilante: ma la seconda mi par meglio della prima, in specie pel meccanismo dei pedali, che in quella segnata Ducei è un poco troppo debole. La forma esterna è elegante, e mitissimi ne sono i prezzi mar! cali zecchini 25, e 2(5. Il signor Gariboldi di Firenze ha esposto un’arpa di sua fabbricazione che è di bella struttura e sonora voce. E a meccanismo semplice c del prezzo di 100 zecchini. Il dilettante Serjacopi di Fojano ha esposto un ingegnoso organetto a cilindro congegnalo nel cuscino । di una sedia da conversazione. Finalmente non sono da passarsi sotto silenzio, come । allenenti all’esercizio dell’arte musicale, le cartelle all’uso di Bologna per lo studio del contrappunto, che fabbrica in Firenze a prezzi assai miti il sig. Qticrci, e che figurano pure nella esposizione di quest’anno. ’ Z.... PROGETTO DI m II30TÀ RIFORMA MUSICALE VI? {Continuazione e fine. Vedi i N. 18, 19, 20, 21 e 2G). olente del tuo ritardo, mi do premura d’adempiere alla mia promessa, scrivendo qucsl’altra lettera, che per quanto riguarda musica potrà dirsi l’ultima, dovendo per ora occuparmi di cose più interessanti, e non avendo molto tempo da perdere neppure in questa, passo senz’altro a dirli qualche cosa ancora della mia riforma. Tutto il mio sistema consiste dunque, se non l’ho detto ancora, nel sostituire ai diesis e bemolli, per cui una noia può esser vista sotto cinque differenti aspetti, una nota a guisa di paralellogrammo per le bianche, c con testa bislunga per le nere. Queste si riducono a cinque, come tpiellc che servono a dividere i cinque toni che sono nell’oltava di do. Si potrebbero chiamare dalle vocali, perchè note al mondo intero; e se non servono come i monosillabi pel solfeggio, potrebbe?! fai- uso del vocalizzo, per cui più facilmente s’avrebbe una giusta idea degl’intervalli, i tanto più vedendoli scritti sempre d una maniera. Se t| poi si credesse meglio servirsi de’monosillabi, abbiamo i già mentovali pa, 6o, tu, de, no. Dopo questo si potrebbe stabilire il numero delle scale a 21 senza più, giacche ognuna delle 12 mezze voci, che formano tutto il sistema musicale, avrebbe un nome ed una forma a se propria. Osservo ancora che colla sola chiave di violino si potrebbe scrivere per corni e trombe in qualunque topo essi suonino; onde si potrebbe far uso delle sole chiavi di violino c basso, (.redo inutile 1‘osservare che ridotta la musica a questa semplicità sarebbe di gran lunga più facile pel principiante, e che il professore T intenderebbe con poche, parole, e potrebbe, dopo un mese al pili di pratica, leggerla con la stessa facilità con cui leggeva quella scritta con diesis e bemolli, c con maggiore in seguilo. Veniamo ora all’armonia. Gli accordi, ne’ (piali pare non si possa far di meno di diesis e bemolli, sono quelli ne’(piali ha luogo o la (piarla, o la quinta, o la sesta eccedente. Parliamo prima di quest’ultima. Se la sesta eccedente potrebbe confondersi con la settima minore, (piando entrambe venissero scritte con la stessa nota, non è perciò che ciascheduna non possa avere ima qualità caratteristica indipendente dal diesis e dal bemolle. Basterebbe, per distinguerle, il conoscere che la prima non si dà che sulla sesta minore del tono, e la seconda sulla dominante. Si potrebbe, perciò stabilire che I intervallo di undici corde o mezze voci può servire c di settima minore e di sesta eccedente; che verrà consideralo come settima minore, (piando verrà impiegalo sulla dominante, c come, sesia eccedente impiegato sulla sesta minore. Gioverebbe poi mollo il riflettere alla sua (emlcnza; poiché l’una a discendere, l’altra tende a salire; c si capirebbe meglio che l’accordo di settima minore può anche, servire per quello di sesta eccedente, il che, non vieil sempre dato d’intendere a chi vedi*, questi dui’ accordi scritti con differenti note. Conosco alcuni che dopo un lungo studio sull’armonia non erano arrivali a capire come avendo l’accordo della dominante con settima minore, per esempio /’rr con terza maggiore, quinta giusta o naturale e. setlima minore, si possa cambiando la dominatile in sesta minore, modulare per il La. E non è da dire che. la difficoltà dell’intendere, venisse dallo scrupolo sulla differenza del Mi bemolle dal Ile diesis, chè poverelli non nc avevano idea. Per la (piarla eccedente bisognerebbe stabilire che 1"intervallo di selle corde o mezze voci può servire di (piarla eccedente e. di quinta minore. Che sarà «quarta eccedente impiegato sulla (piarla minore o naturale, com’altri dice, c quinta minore quando verrà impiegalo sulla settima; riflettendo sempre alla sua tendenza a salire o a discendere. Nella triade eccedente, poi composta di due terze maggiori, è ben vero che la quinta eccedente ha, o almeno si suppone avere, la stessa disianza della sesta minore, e noi non polendola distinguere altrimenti, giacché non conosciamo che le mezze voci, ci contentiamo di distinguerla scrivendo per esempio.So/ diesis per la quinta eccedente di Z)o, e La, bemolle per la sesta minore. Ora nel mio sistema non avendo più questo bel comodo, resterebbe inteso che l’intervallo di nove cordo può considerarsi come sesta minore, e come quinta eccedente. Che verrà consideralo come (punta eccedente quando si troverà unito alla terza maggiore, c sesia minore quando unito alla terza minore; non trascurando d’osservare, la sua tendenza, come s’è dello degli altri intervalli. Per questo modo pare che si potrebbero distinguere, anche senza diesis e bemolli, tutti gl’intervalli eccedenti e diminuiti, e per conseguenza gli accordi che. ne derivano; e pare ancora che dovendo conoscere sul bel principio lo studioso che un accordo può servire a doppio uso, faciliterebbe lo studio delle, modulazioni?Non ci darebbero più ad intendere che il Si bemolle sia seconda • diminuita sul La diesis, e,s; diesis settima eccedente (Wl a Do: poiché c’è chi vorrebbe tutti gli intervalli, mi- K/Ç noci, diminuiti, maggiori, ed eccedenti; e chi più discroio assegna questi quattro dîlïerenli gradi soltanto alla terza c alla sesta, ed attribuisce alla seconda quelli ’/T di minore, maggiore, ed eccedente; alla (piarla ed alla (pùnta quelli di diminuita, giusta, ed eccedente; ed alla settima quelli di diminuita, minore, e maggiore. Dal che si rileva che anche in questa parie lauto interessante non s è ben d accordo, e, se non erro, a motivo appunto de’diesis e bemolli. Dal (in (pii dello non vedo cosa resti da opporsi al mio sistema, e tranne la gran difficoltà di dover principiare tulli a un tempo, io son (l’avviso che scrivendo la musica in questa maniera, si renderebbe la cosa Incile oltremodo e chiara. Non è già ch’io creda con questi scarabocchi di aver detto quanto basti, nè per farmi intendere, nè per prevenire (pianto possa dirsi in contrario; ma, scrivendo a le, mio buon Lorenzo, ho fallo comi’ D. Ferrante del Manzoni (piando videa provare, che non v era peste ai Milanesi, già persuasi di ciò. Tu, se n’eri convinto prima (die scrivessi, ora li meraviglj che non venga approvato il mio progetto, ed io temo furio che a questo non si riduca tutta la mia gloria. Sia comunque, per ora non perderò altro tempo in abusare della tua bontà con scriverti su questa materia. I i prego però a conservarmi la tua preziosa amicizia, c credermi per la vita il (no Maurizio Sdorati. Genova, 10 febbrajo 1811. {NOTIZIE — BhAl nschvvhig. Venne non ha guari eseguita una opera de! giovane compositore Luigi Kòhler, intitolata Maria Dolores. La musica piacque, e l’autore venne accolto con straordinario applauso. — Berlino. Giunse in questa città il violinista Brume, e pensa darvi dei concerti. — II.Xaburco del Verdi trovò qui lieta accoglienza. L’eseguirono le signore Schieroni-Nulli e Remorini, ed i signori Milrovich, Laudi e Ramonda. — Dvhmstadt. Il celebre pianista Moscheles diede un concerto il 3 del corrente, c si meritò l’ammirazione del numeroso uditorio. — IfiKi,. Sara, è il titolo di una nuova opera del maestro di cappella Guglielmo ielle, data non ha guari con mollo successo. — Lucca. //. Teatro del Giglio. - L’opera del cav. maestro Bacini «Ta Pidanzata Corsa • ha continuato a riscuotere sempre più solenni e generali applausi. Trattandosi di una musica di difficilissima esecuzione, e di non facile intelligenza pei semplici amatori, polevan credersi i molli applausi della prima sera più effetto della slima che nutre il pubblico verso il maestro, di quello che una convinzione della profondità di dottrina con cui è scrina e delle bellezze intrinseche della musica. Di sera in sera però gli applausi si accrebbero, perché l’esecuzione riuscì più perfetta, e perché il pubblico gustò quelle bellezze che sulle prime non ebbe campo di tutte rilevare e conoscere. La terza sera dell’opera, fu pel cav. maestro Bacini un vero trionfo. (G. di Lucca.) — Messina. Si rappresentò testé la Maria di llohan di Donizetti con prospero successo, e vi furono particolarmente applauditi la signora Eugenia d’Alberti ed il sig. Severi. — Napoli. AI Teatro del Fondo diedesi La Scitf/iara di Baisiello, con la Bishop, (bisaccia. Barbot, la Guatili, la Salvcltj, ccc. - La musica in generale non piacque; fu fischiata alla (ine del primo atto, e non venne aggradilo che un nuovo duetto del maestro Fioravanti, tra la Bishop e Gasaccia, che risolve a matrimonio la commedia, ed un’aria di altra musica introdotta dalla Bishop. — Parigi. Mcadémie /loyale de Musique, v Richard en Palestine, opera in tre atti, parole del sig. Paolo Voucher, musica del sig. Adolfo Adam. - Malgrado la tinta monotona che regna in alcune parli di questa partizione, il sig. Adolfo Adam non (immise farvi prova d’abilità e di vantaggiosamente spiegarvi quel talento (he in lui si conosce. I due ultimi atti soprattutto racchiudono un sufficiente numero di pezzi notevoli. Botrebbesi particolarmente citare i duetti fra Edith e Berengere, nel secondo e nel terzo atto, il terzetto del se- 0 conilo atto, fra Kcime.lt, Bérengère e Edith, il tinaie ££?’■ dell’alto secondo, il duetto fra Kennett c Ismaele nel terzo alto, la di cui coda è piena d’energia, e la scena del giudizio di Kennett, che é perfettamente trattata, /t Non si dimentichi ^ouverture, che comincia con mi gran QNtxv preludio di violino assai originale, e che lietamente (iniVS&SJfe — ’40^3 sce con un motivo di marcia militare. L’insieme non lasciò nulla a desiderare; partitamente però alcune mancanze di memoria più d’una volta ebbero d’uopo dell'intervenzione troppo apparente del suggeritore. Ciò non succederà più, senza dubbio, alle seguenti rappresentazioni, le quali non possono mancare di più solidamente stabilire il successo di quest’opera. - Barroilhet ha I cantato, con quel gusto che gli c proprio, due graziosi cantabili che sono i pezzi più brillanti della parte di Richard, ch’egli sostenne egregiamente. Marie mette mollo calore ed energia nella parte di keunetl, e Levasseur molla nobiltà in quella di Saladin. Il contrasto esistente fra i due personaggi di Bércngère e d’Edili) è perfettamente reso dalle signore Dorus Gras e Méquillel, le quali si mostrano, la prima graziosamente rivetta, la seconda nobilmente drammatica. Il sig. Adam ha scritto per la signora Gras un’aria ricca dei più brillanti vocalizzi, ma d una difficoltà estrema, che, questa eccellente cantante, ha saputo con tanta valentia superare. 1 (lì. cl G. des Théâtres) — Teatro Italiano. - La Karma succédé alla Linda. Il successo fu splendido. La Grisi fu ammirabile nella parte della protagonista. La signora Manara interpretò con intelligenza quella di Adalgisa. Gorelli c Morelli, nel Pollione ed Oroveso, non furono né migliori, né peggiori dell’anno scorso. - Lablachc e Ronconi compariranno questa sera (10 ottobre) nel Torbiere- Si attende ora a studiare La notte a Granata e la Serva Padrona, d’Alary. Trattasi pure dell’opera di Verdi. / Lombardi, e d’EÌfrida. opera del maestro Balfe, nella quale agiranno la Grisi, Mario c Eornasari o Ronconi. — Roma. Il maestro Vaccai, che da più giorni trovasi nella nostra capitale, si è impegnato coll’impresa del Teatro di Apollo di comporre nel carnevale una nuova opera, Pirginia, con poesia del sig. Camillo Giuliani. — Al Tea^o Argen tina sono in corso le prove della nuova opera del maestro Verdi, I due Foscari, che andrà in iscena il 31) corrente. - Per la specialità del caso vogliam aggiungere, che nella jVormrr datasi da qualche giorno su questo teatro si distingue assai nella parte della protagonista l’esordiente signora Giulia Sanchioli milanese, che fa presagire alle scene un’altra fra le tante nostre concittadine che si resero eminenti nell’arte melodrammatica. — Trieste. L’esito della Maria Ilohan non corrispose alle aspettative, anche dal lato dell’esecuzione. — Vienna. La società degli amatori di musica dell’Austria dietro la generale partecipazione e la benigna accoglienza compartita alle feste musicali lin qui date, dispone anche quest’anno una gran festa musicale, cui coopereranno più di mille cantanti c istrumentisti, la qual festa con acconscnlimento di Sua Maestà I. R. avrà luogo il 7 e 10 novembre prossimo nell 1. R. Cavallerizza. Questa volta venne destinata la rappresentazione delle Stagioni dell’anno, oratorio in quattro parti di Giuseppe Haydn. ALTRE COSE — Ne vien detto che al Teatro Italiano di Parigi si sta approntando la Luisella di Pacini. — Un giornale di Francoforte dice a propesilo dei concerti dati da Leopoldo Meyer: «Thalbcrg è l’eminente, Liszt runico, Dreysehock il pianista dalle due mani destre, Meyer non è propriamente suonatore di pianoforte, egli è la musica turca personificata sul pianoforte; il suo suono è paragonabile alle evoluzioni di un reggimento di corazzieri. Per caratterizzarlo dovrebbcsi dire: Meyer ha una mano di ferro ed una agilità che meglio si potrebbe chiamare magia. Allorché finisce, crediamo di aver assistito ad una battaglia o alI’ esplosione di un magazzino di polvere, (ili strumenti che felicemente resistono al suo ingegnoso assalto, sono invulnerabili alle bombe •. — 11 duca Massimigliano di Baviera ha fallo tenere al maestro di cappella al teatro tedesco in Trieste, I. IL Stuckenschmidt. di Brcmen, la gran medaglia d’argento per una composizione a lui dedicata, comparsa presso Albi a Monaco. — L’opera che il maestro Pacini compone per Venezia, (venturo carnevale) ha per titolo Lorenzino de’ Medici, poesia del signor Piave. — Il pianista Leopoldo Meyer, che diede testé diversi concerti a Francoforte, è parlilo il 5 corrente per Brusselles da dove ritornerà a Londra, e non in America come aveva prima divisalo. — Liszt trovavasi alla fine dello scorso settembre a Bordò, da dove è partito per la Spagna; egli pensa di recarsi a Weimar nel mese di dicembre, e a Vienna nel marzo dell’anno prossimo. Dall’I. R. Stabilimento.Nazionale Privilegiato di Calcografìa, Copisteria c Tipografia Musicale di Giovanni Rico&m Ed. Pr. Contrada degli Omcnoni N. 1720, e gotto il portico «li fianco all’I. R. Teatro alla Scala. MOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELIZI. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVI!.EG. I di GIOVARVI IllCOHDI GR W fflTM Piano SI R ZAMPA d’HÉROLD FAR S. THALBEBG 16747 Op. i3. Fr. 5 50 là HÌHÌM FEROLE DI METASTASI*) (in chiave di Sol) con accomstagnamento «li Pianoforte DI S. THALBERG GIlMhE SONATE DRAIATIQHE jpoto* Piano et Vioton FAR 46125 Op. 4S. Fr. 10 — CHANSON DE PRINTEMPS le Piano ADOLPHE EEENSEET 46265 Fr. 3 — SALVE D’ALLEGRÌA ( Frohsìnns-Salteri) Valter per Pianoforte 1 IB6S6 Op. 463. Fr. 2 70 Infili che un brando vindice INTRODOTTA DAL SIG. MARINI nell’opera DEL MAESTRO sudssjjb waiDa 16495 Per Canto con accompagnamento di Pianoforte Fr. 2 10 16G26 Per Pianoforte solo...» 1 50 LA CANZONE DELL’APE (in chiave di Sol) con accompagnamento di Pianoforte MUSICA DI GASTAMO DOKIZSÎÏ! 15994 Fr. 4 (Per sua madre andò una figlia) E GF.A1T SCIITA DLL DELIRIO (A consolarmi affrettali) nell’opera LINDA DI CHAMOLNIX DI ridotte per Fisarmonica sola DA 16646 Fr. 1 — 16647. 1 80 DI PERFEZIONAMENTO BEL CAUTO ITÀLICO CONSISTENTI IN VOCALIZZI ISOLATI, A DI E, A TRE E A QUATTRO PARTI coll’ctcc0iii|?a^ uatiteiiL??t adatti a tutte le specie di voce e di qualsivoglia estensione EDj’JA DIVISI IN SETTE PARTI 15094 Parte 1 per Basso profondo. Fr. 10 — 15092 — li per Baritono.. 11 16 — •15096 — Ili per Tenore serio o robusto n 16 — 15091 — IV per Tcnore-Contrallino. w 16 — 15097 — V per Contrailo. 18 — 15095 — VI per Mezzo-Soprano..»1 16 — 15095 — VII per Soprano sfogalo. Le suddette selle parti si suddie anche in libri come segue: Parte I per Basso profondo:. Il idono 18 — 1G50G Libro 1
• n 7 — 16507 — Il......... H 7 — 16508 — Parte Ili
II per Baritono:. 1) 7 — 16500 Libro 1
• Il 4 — 16501 — Il. Il 7 — 16502 — Parte Ili n IH per Tenore serio o robusto: 7 — 16512 Libro 1
n 6 — 16515 — li. ii 7 — 16514 — Parte HI
IV per Tenorc-Conlrallino: I. 1) 7 — 16497 Libro. w 7 — 16498 — 11. n 7 — 16499 — Parte IH
V per Contralto:. il 7 — 16515 Libro 1. il 7 — 16516 — li. n 7 — 16517 — Parie Ili
VI per Mezzo-Soprano: I. n 9 — 16505 Libro. 11 7 — 16504 — li. 11 7 — 16505 — Parte Ili
VII per Soprano sfocato:. 11 7 — 16509 Libro 1
• H 7 — 16510 — Il. 11 7 — 16511 — IH. 11 8 —