Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 47

N. 47 - 24 novembre 1844

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[p. 193 modifica]- 193 g.■ ■ — ,-■ — ...:.. O GAZZETTA MUSICALE O ANNO III.-N. 47. DI MILANO 24,!iVlSi pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.” di centocinquanta pagine circa, il liliale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica ni su alk. — Pcr quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2<ii)D pezzi di musica, dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto die si paga I’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi l’avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno II, 1843. La musique, par des inflexions vives. accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des seti• timents propres a l’émouvoir, • J. J. Ho t:ss ej r. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta c alla Musica è di etïetlive Austriache L. 12 per semestre, ed elTetlive Austriache!.. 14 affrancata di porto lino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porlo ai diversi coi i ispondenli dello Studio Hicordi. nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Lllicio della Gazzetta in casa Hicordi. contrada degli OniCnmii N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli I Ilici postali. - Le lettere, i gruppi, ecc. vorranno essere mandati franchi di porlo. SOMMARI 0. I. I. R. Teatro alla Scala Ermengarda. Melodramma di Pietro Martini posto in musica da Gualtiero Sanciti. 11. Grande Concerto dato in Parigi all’Accademia Reale di Musica. - III. Gazzettino settimanale ut Milano. - IV. Carteggio particolare. - V. Notizie. VI. Altre cose. VII. Nuove pubulicazioni musicali. I.?.. TEATRO ALLA SCALA ER1TIEAGARIH MiiooRAVinA»k Pietro Mabtirii POSTO IN MUSICA DA GUALTIERO SaNELLI. Articolo II. So credulo dovermi riserbare a questo secondo articolo di tener discorso del nuovo melodramma prodotto sulle nostre scene, perchè mi sembrava che ve ne fosse una plausibile ragione. Trattasi d un giovane poeta, il (piale fa i primi passi in una carriera eh è si povera di campioni valenti} e poiché da un lato dimostrasi già a quest’ora egregiamente educato alle buone lettere italiane e caldo di nobile poesia, sebbene dalla parte drammatica non manifesti eguale valore, così parmi che non possa essere senza utilità usare seco lui la parola dello schietto raziocinio. Chi spiritosamente ebbe a dire essere gran pregio di questo libro d’essersi fatto leggere tino alla line senza far cascare i lettori dal sonno disse una spiritosità che fa palese come alcuni siano incapaci di gustare il bello nè d una produzione, ne d un immagine, nè d una frase poetica. Io credo all opposto potere asserire che il sig. Martini ha dato il più lodevole saggio di poesia melodrammatica che si potesse attendere da uno scrittore esordiente: bella e dignitosa è la sua lingua: franco, armonioso, disinvolto il suo verso: naturale la frase: pure e sostenute le immagini: logico e spontaneo il dialogo: lutto manifesta in lui un giovane delle migliori promesse, se gl’imbarazzi che attraversano un cammino così spinoso non lo faranno cercare altra meta. Cosi tutti i poeti melodrammatici avessero cominciato con sì pregevole esempio! Eguali parole però non parmi poter usare rispetto al tessuto del suo dramma. S egli merita pur lode d’essersi discostato dal sistema di coloro che tolgono alla teatrale fabbricazione francese lutti i soggetti de loro libri d opera, di maniera che i loro veri autori vengono poi a reclamarne la proprietà ogni qual volta siano rappresentate sui teatri di Francia, è altresì vero che un miglior fondo d’invenzione ed una logica maggiore nella condotta degli avvenimenti avrebbero reso meno imperfetto il suo lavoro. Egli non ha, innanzi tutto, a sufficienza ponderalo che a ben costruire un libro d opera non bastano le buone idee poetiche, nè la melodiosa cadenza del verso} ma importa che i fatti si succedano, se non con quella regolarità che si richiede in una composizione puramente da declamarsi, almeno con quella apparenza di naturalezza che non offende la ragione. 11 talento drammatico è tutt’altra cosa che il talento poetico; molli sono felicissimi verseggiatori e debolissimi costruttori di dramp o mi} perciò in Francia è frequente il caso che una produzione conti due autori e qualche volta anche tre. Ciò non si usa tra noi} ma riesce la medesima cosa tutta volta che, come dissi, i poeti librettisti tolgono a composizioni straniere i soggetti dei loro lavori copiandone i personaggi, l’andamento, i pensieri, e molte volte anche le parole. Di quei librettisti che hanno si poca verecondia per commettere, non solo simili frodi, ma per fare de libri interi coi versi altrui, non credo che si debba parlare per non invilire la stampa. Ora essendo bene che il lettore sia positivamente posto al fatto di che si tratta, perchè egli medesimo possa giudicare della ragionevolezza di quanto accade osservare, ecco come lo stesso signor Martini espone in un proemio l’argomento del suo melodramma. «Sono ottenebrale da favolosi racconti o taciute dagli storici le ragioni per le quali Carlo re de’ Franchi ripudiò Ermengarda figlia di Desiderio e sorella di Adelchi, irli ultimi dei re Longobardi in; Italia. Profittando di siffatta incertezza ho immaginato che un duce longobardo (Farvaldo) preso d’amore per Ermengarda, e disprezzato, cerchi ogni via di vendicarsi: giltati appena i primi semi di guerra fra Desiderio e Carlo si trasferisce in Francia siccome secreto messaggero ad Ermengarda già sposa di Carlo} il quale fatto consaI pevole de furtivi colloqui! fra la moglie sua ed il duce longobardo ferisce il sup- I posto rivale che, di animo perfidissimo, | ’ con atroce calunnia accusa d’infedeltà Er1 mengarda. - j «Il re de’ Franchi geloso del proprio onore, pensando aver morto Farvaldo, chiude nell animo la credula offesa e ripudia in silenzio la moglie, mentre Farvaldo, non altrimenti estinto, fa ritorno in Italia. Sopra questo fatto ha fondamento fazione che comincia nel tempo della resa di Pavia alle armi di Carlo. Taccio della calata de’Franchi dall Alpi e dell altre circostanze che accompagnarono 1 assedio di Pavia, dap-; poiché sono abbastanza note. Solo mi giova accennare aver io posto ogni studio affinchè le cose immaginate non arrechino detrimento alla verità storica, al cara!lire 1 dei tempi e dei celebri personaggi posti in iscena. Se Carlo si mostra debole e precipitoso ne’ suoi amori, m’avviso eliti non vada scevro di questa menda nemmeno nelle severe pagine della storia, ove il vero solleva senza tema la fronte sulle ceneri dei potenti. Del resto egli addimostra quella grandezza d animo clic gli meritò soprannome eternamente glorioso. «In Desiderio tentai di pingere d re inavveduto, ma generoso e prode. Nel per- j sonaggio d’Ermengarda chi polca discoslarsi da quella divina impronta che le diede il Manzoni nel suo Adelchi?... Io vorrei averne saputo ritrarre qualche traccia soltanto, ed avrei certezza che la rappresentazione di questo melodramma non riu- I sarebbe spiacevole». Se la mia convinzione non m’inganna il peccalo capitale di questo componimento sta appunto nel fondo dell invenzione, riattandosi di un soggetto i cui perso- i • 1. I naggi hanno un carattere notorio nel mondo, era d uopo, come appunto osserva fautore medesimo, immaginare qualche cosa che fosse conforme all indole dei caratteri } e questo è ciò eh (‘gli non ha saputo conseguire. 11 ripudio d Ermengarda, originato dalla causa da esso inventala, non può ragionevolmente essere attribuito al re Carlo, siccome alto che ripugnerebbe al concetto che portano di lui le nazioni} né, come 1 autore opina, potrebbe riguardarsi come conseguenza di quella precipitosa debolezza di che gli storici bau credulo accagionarlo. Ripudiare una donna pel non giustificato sospetto di un’adultera tresca, senza volerne udire le discol- j pe, senza conoscere con certezza se veramente fosse colpevole, ben altrimenti che ryV una debole precipi tosi! à, vuol essere con- V siderata come un’alta ingiustizia, di cui non si rileva traccia nella storia di quel [p. 194 modifica]- 494 o gran principe, a tutti noto siccome ornato delle più belle virtù, grande nel valore, specchiato nella religione, fautore de buoni costumi, ordinato!’ di leggi, e, quel che più importa, d’animo dolce, benefico e caritatevole. Creare quindi una serie di avvenimenti che ripugna colla storia, non poteva essere buon fondamento alla costruzione di un poema drammatico, massime quando quelle storie sono di comune conoscenza. Allo stesso signor Martini parve un simile fatto non abbastanza ragionalo (piando nel lungo del poema, alla scena quinta dell’atto primo, lo fa narrare a Farvaldo soggiungendo, per renderlo in alcun modo verosimile, che il re nulla aveva svelalo di quanto sapea alla consorte, ma che anzi ’l’ulto nascose, Che P orgoglio e Vmnr d’uomo e di prence Così videa. Fra le paterne braccia Senza far motto ci In tornò. Non sembrami che questi versi bastino a dar verità ad un fatto che non è conciliabile colla storia. QueU’onoz’(Vuomo e di prence che avesse spinto Carlo a commettere una crudeltà verso sua moglie, lo avrebbe fatto conoscere per un uomo, non soltanto orgoglioso, ma insieme cieco e barbaro ed ingiusto. Il male viene dunque dal germe*, ed il frutto che ne venne prodotto non potea che essere conforme. La mancanza della verità storica genera la mancanza d interesse, quindi molte altre macchie tutte di consimile derivazione. Un* altra pecca capitale che pure pesa sul concetto deli invenzione è quello di non aver ben considerato intorno a chi maggiormente aggiravasi 1 azione, e di aver rappresentato come una parte secondaria chi dovea esserne la principale. Siccome 1 inviluppo dei fatti è tutta opera di Farvaldo, il (piale aveva macchinato una trama nefanda per vendicarsi di un repulso amóre, cosi egli per natura diviene il pruno motore dell’azione. Ermengarda, Carlo e Desiderio non sono che innocenti strumenti mossi dalle sue diaboliche macchine. Il fare pertanto di Farvaldo una seconda parte fu un errore commesso contro la ragionil’drammatica, che ama vedere i personaggi nel vero loro punto di luce. So bene che alcuni demoderni librettisti, i quali mal si curano di rispettare i parli cieli altrui ingegnò, tanto meno vogliono pensare all osservanza delle regole dell arte} ma i precetti di Aristotile se non sono inviolabili in alcuna specie di componimenti ove la grandezza della poesia e la sublimità del dialogo son tutto, saranno sempre un pregio che accrescerà verità e naturalezza alle teatrali produzioni, e chi meno li trascurerà otterrà sempre il maggiore possibile effetto. Oltre tutto ciò non è verisimile che in quei tempi di tanta comunità tra popolo e popolo avesse il re de* Franchi ad ignorare, come si vuol far credere nella scena undecima dell’atto primo, che Farvaldo fosse ancora in vita quando questi senza mentir nome, senza riserbo di maschera alcuna, figura nella gran corte di Desiderio tra i duchi longobardi. Poteva egli essere indifferente Carlo Magno sull’esistenza di un uomo che viveva patentemente alla corte di suo suocero dopo avergli involato una moglie che idolatrava?-Anche questa, se non in* inganno, è una terza macchia che pregiudica il concetto dell invenzione. Le altre mende che sarebbero da osservarsi intorno alla condotta, son quasi tutte conseguenze de’mal posti fondamenti. Ogni — ■■-■^..— 7--— - === personaggio infatti si risente non poco della falsa posizione in cui fu collocato. Carlo non è il facile piegatore a tutte le debolezze d’amore, ma un ingrato ripudiatoli di una donna splendida di ogni virtù e adorna di ogni bellezza. Non si mostra mai d* un carattere fermo, ma arrendevole all’opposto a tutte le avventure che lo circondano-, ora magnanimo, ora insensibile,• ora dolce, ora severo } ora amante di gloria, ora noncurante. Ermengarda è sempre d* un’indole dolce. ma la sua dolcezza pecca d insipidità: ella non è mai capace di sventare la calunnia, nemmeno quando la conosce: pare che sia indifferente di comparire colpevole-, ora è donna da chiostro, ora da reggia, ora è amante di Carlo, ora della tunica non è mai chiaro quel che si voglia. Desiderio appare noni valoroso, ma non sa difendere nè sè stesso, nè sua figlia} quando più dovria farle schermo è allora che si accompagna con tutti per abbandonarla. Verso quella povera Ermengarda son tutti ingrati, inconseguenti ed ingiusti. 11 personaggio poi d’Ildegarde è così poco opportunamente innestalo, e capita sempre così a mal incontro che sicuramente avrebbe fatto meglio a non lasciarsi vedere. E inconcepibile poi come Carlo si rassegni a tenersela ancora vicina come consorte dopo che ella si confessa complice della perfida trama clic perdette per sempre Ermengarda, Come mai un giusto principe poteva comportarsi al suo fianco una donna che aveva discoperto un animo così nero? - Farvaldo è odioso dal principio alla fine} ciò che fa, ciò che dice è una falsila perpetua. Farvaldo porla con sè tutta la colpa originale del dramma. - Un allo ferino sembra poi quel voler dare la morte ad Ermengarda che fanno i Franchi alla penultima scena dell’alto terzo, perchè innocuamente assiste fuor della soglia del tempio alle nuove nozze del monarca. Ma parmi aver notato abbastanza di ciò che guasta drammaticamente il lavoro del giovane poeta parmigiano. Le altre pecche che rimangono sono d’assai minore conseguenza. Son certo ch’egli saprà mostrarsi più valido anche da questo lato volgendo la sua mente allo studio de’migliori classici autori. Egli stesso ha a quest ora compreso che per ben creare un libro d’opera non basta essere poeta, ma bisogna saper ordinar bene gli avvenimenti. Noi speriamo di vederlo ad una seconda prova. Egli non tralascierà allora di pensare alquanto più anche alla musica, la quale, massime nei finali, ha bisogno di far cantare, e quindi formerà delle strofe non degli emistichj. Così farà studio di ommellere tutte quelle scene inutili, che il maestro è poi costretto di virgolare-, e avrà presente che i pezzi voglion essere disposti con accorgimento, evitando che due d uguale natura abbiano a succedersi 1 un dopo l’allro. Io mi compiaccio intanto d’aver in lui conosciuto un distinto poeta. Considerate tutte le angustie che mettono alla tortura la poesia per musica, a me, come ad altri, i suoi versi son piaciuti moltissimo. E certo infatti che in questa parte egli non ha molti rivali. All’appoggio di quest’asserzione potrei citare molti tratti del suo libro, ma me ne trattengo perchè parmi ’ d’essermi anche soverchiamente dilungato. grande concerto DATO IN PARIGI IL PRIMO DI NOVEMBRE all’Accademia ICeale <11 IVIuslca A BENEFICIO DELLA SOCIETÀ HEGLI.l/i TISTES-1H US! CIEXS e diretto dal sig. Habeveck. Società degli artistes-musiciens ha voluto organizzare una festa, che fu nel Tpjattempo stesso l’occasione d’ima riunione y^dc’suoi primarj membri, un intrapren/rsJÇdimento lucrativo ed una bella manifes,azi°ne della sua esistenza. Non avvi in Parigi un solo locale destinalo alle solennità di tal falla, c l’esecuzione di opere religiose non puossi fare neppure nelle chiese, poiché i regolamenti del clero vietano alle donne di cantarvi, c non è permesso inoltre di vendere dei biglietti, il prezzo de’ quali sarebbe d’altronde necessario per coprire le spese d’ogni genere portate inevitabilmente dall’impiego delle masse musicali. Era dunque necessario, pcr far sentire la Creazione, prendere un gran teatro, c disporlo a sala di concerto. L’Opéra solo era convenevole, e non si deve ascrivere a colpa degli organizzatori della festa se una composizione religiosa, che avrebbe destata l’ammirazione di tutti in un locale meno eslusivamente consacrato alle produzioni drammatiche o frivole dell’arte, parve quasi produrre un’impressione di noja sopra una parte dell’uditorio. Perì), qualunque sia la cosa, mi pare che un poco di buona volontà avrebbe bastalo agli abituati dèifi Opera pcr dimenticarsi in quella sera di Gisella e della Peri, ed a persuadersi inoltre che un oratorio non è di sua natura cosa divertente nè una sorgente di vive emozioni, c che si può bene, almeno una volta all’anno, consacrare una serata alla contemplazione di un’opera monumentale, la bellezza della quale risiede soprattutto nella calma e nella serenità. La maggior parte dell’assemblea si è mostrala nulladimeno allenta e rispettosa, benché taluni maligni motteggiatori abbiano detto rassegnala; ed il più gran numero ha sentilo quanto vi avesse d’ammirabile in un tentativo di cui lo scopo e i mezzi erano tanto pieni di elevatezza. La sala riboccante di persone risplendeva di quel bello e raro pubblico che trovasi riunito all’Opéra ogniqualvolta vi si fa della musica. Alle otto ore la tela era ancora abbassata, e di dietro ad essa si collocava silenziosamente fi immensa orchestra ed una parte dei cori. Quando il sipario, alzandosi, permise di vedere il colossale anfiteatro illuminalo dai fuochi di mille candele ed occupato fino all’ultimo gradino dall’é/ùe dei musicisti di Parigi, c potrei anche dire dell’Europa, gli applausi scoppiarono da ogni parte. E veramente questo solo colpo d’occhio valeva il prezzo di entrala. La massa dei violini c delle viole occupava i gradini inferiori; in fondo; si aveano gradini di mezzo, c pra un piano presso i bassi erano posli a fianco ed riunili gl’{strumenti da fiato sui il coro copiava il proscenio soli poco orizzontale fino alle prime Tale disposizione è la sola veramente buona e che permeile a tutte le parli di farsi sentire distintamente. E però una cosa dispiacente di non aver potuto completare il materiale necessario ad ogni sala di concerto ben costrutta. Si è fabbricato un teatro bellissimo attorniato di tele, ed invece il suo ritinto dovea essere formalo di tavolali di abete come al Conservatorio. Le tele assorbiscono il suono, in luogo di rimandarlo; pel contrario un ricinto di legno fa d’una sala di concerto un vero {strumento di musica d’una sonorità eccellente, senza essere eccessiva. Le spese di tali costruzioni, spese enormi per un artista o per una società di fresco fondata, privarono finora di questo vantaggio le grandi esecuzioni musicali. Perchè dunque non ancora gli amministratoli dell" Opéra pensarono di fornirne questo teatro? Furono molle volte spesi più di 60,000 franchi pcr mettere in scena con pompa delle partizioni mediocri, l’esito delle quali era pcr lo meno incerto; per 6,000 franchi si avrebbe avuto sulla scena deifi Opéra un maraviglioso salone di concerto. Nulladimeno fi effetto dell’esecuzione, di cui mi resta a parlare, fu eccellente, ma comune c assai lontano da quello cui si attende sempre il pubblico quando trattasi d’uno sfoggio tanto considerevole di forze musicali. Ciò avviene, perchè in una vasta sala come questa vi è una condizione indispensabile da adempire per rendere alle vibrazioni la forza ed il colore che ne costituiscono la potenza: vale a dire che si dovrebbe ravvicinare davvantaggio pi pubblico al punto di partenza dei suoni. Le impressioni prodotte dall’orchestra del Conservatorio, lasciando da parte ben inteso le qualità ammirabili della sua esecuzione, dipendono soprattutto da questo che, avuto riguardo alla piccola estensione del locale, ogni musicista fa fuoco, per così dire, à bout-portant. 11 suono perde, a quinto sembra, la maggior parte della sua energia musicale nel traversare un lungo spazio. In questa occasione all’Opera si sentivano superiormente bene o [p. 195 modifica]- 495 i violini, mentre i venti contrabbassi non producevano che un indistinto mormorio; e se uno dei pezzi o? del programma avesse contenuto qualche passo marcato o grave confidato a questi islrumenti soli sarebbe stalo pressoché perduto. D’altronde non basta sentire, ed anche sentir bene; bisogna, per ottenere il grande effetto musicale (così raro, che la novanlanovesima parte degli spettatori che fre«picnlano i nostri teatri lirici non hanno conosciuto giammai), bisogna, diceva, che il suono possa produrre direttamente sul sistema nervoso dell uditore quella commozione nella quale risiede il principio stesso della sua azione. Ora, il mezzo che io addito richiederebbe necessariamente (all’Opera) la soppressione di una parte, dei posti destinati al pubblico, c questo sarebbe un sacrificio al quale sarà sempre «Ufficile il rassegnarsi. L’Oratorio della (’.reazione fu composto nel 1799 da Haydn sopra un libretto destinalo, dicesi, a llandel. Si può anche mettere in dubbio che 1 autore del Messia avesse potuto ornare questo soggetto di melodie così felici ed abbondanti; in ogni caso, egli non avrebbe prodotta l’orchestra di Haydn. Quest’arte d’islrumentare, che ha fallo ancora da venticinque anni cosi grandi progressi, era pressoché sconosciuta ai tempi di llandel,%«! i suoi oratori! non perderebbero quasi niente sc fossero eseguili con un solo accompagnamento d’Organo. L’orchestra di Haydn, al contrario, senza essere agitata, agile, terribile e poetica come l’orchestra moderna, ha però della grazia e della franchezza, sc non una gran forza: essa è tessuta con un’arte immensa; ogni strumento vi è sobriamente e convenientemente impiegalo; essa accompagna bene, sostenendo cd ajulando le voci, senza essere a «piestc servilmente soggetta, fra le melodie, che si rinvengono «piasi in ogni pagina di «piesta celebre partizione, molte hanno senza dubbio invecchialo; ma citò non sarebbe per avventura avvenuto per essere state mollo imilate e frequentemente riprodotte da pili di quarant’anni in una moltitudine di produzioni mediocri di ogni scuola? - L introduzione, il Laos, è un capo «I opera; vi si trovano delle ardite armonie, giustificate non solamente dal soggetto, ma ancora dall’effetto originale ch’esse producono, indipendentemente da ogni merito di espressione. Il primo coro, annuneiante la creazione della luce, è ben modulato pcr condurre una splendida irradiazione del tono di do maggiore, ma bisogna pur confessare che le, «piatirò misure d’orchestra, succedenti alle parole» E Dio disse: Luce si faccia, e si fè luce» sono infinitamente al dissotlo di «pianto si spera. Si ha trovato ciò meschino, miserabile, senza immaginazione, nullo insomma: e mi pare che si abbia avuto ragione ( I ). Questo sole non è che un fuoco fatuo. Perchè, difatti, l’autore, che ha testé consacrate molte pagine alla dipintura «Ielle tenebre, non ha voluto dare alla luce che sole quattro misure? Se uno dei due soggetti sembra più attraente dell’altro, in ogni caso non potrebbe esistervi fra di loro una tale disproporzione d’interesse. L’aria in la» Al brillar degli al mi riti» non è forse pur essa abbastanza degna «lei suo soggetto; d’altronde è scritta troppo bassa per un tenore. L’autore si rialza ben presto nel coro fugato» Lo spavento, l’affanno, lo sdegno» di cui le prime misure, destramente modulate di «piiuta in quinta, di do minore, in sol minore, indi in re minore, e finalmente in la minore, arrecano la più felice rientrata nel tono primitivo di la maggiore, in quella esclamazione ammirativa» E un nuovo mondo aliarle L’effetto sempre così felice di questo passo è dovuto unicamente alla connessione delle modulazioni ed al passaggio subitaneo «lei forte al piano, non offrendo niente di rimarchevole nè il riimo, nè la melodia, nè l’armonia. Ma, che. sia l’imo o l’altro mezzo impiegato dall’artista per commuovere, citò che monta? Basta ch’egli commuova; restando, ben inteso, nelle condizioni dell’arte sua. Quivi incomincia la parie scabrosa del mio ufficio, dal lato puerile e debole di questa vasta composizione; voglio dire dei piccoli ritornelli pretesi imitali vi, frammezzanti i versi chi; proclamano successivamente le creazioni della seconda giornata. Non si esigerà da me, io spero, che faccia quivi una esposizione della mia teoria sulla musica descrittiva; io mi limiterò solamente a dire che. Haydn ne lia fatta ima meschina applicazione. L’arte dei suoni può, senz’alcun dubbio, esprimere tutto ciò che cade sotto il dominio dei suoni; essa può ancora, e Rousseau ha avuto grande ragione di dirlo, esprimere perfettamente il silenzio; essa potrà meglio ancora ritrarre, col ritmo sonoro, ciò che nella natura viene dal ritmo mulo. Io non cito quivi, come si vede, che il lato materiale della sua azione, senza parlare delle idee e dei sentimenti ch’ella suscita per mezzo delle rimembranze dirette e (1) Notisi bene, che di alcune di queste critiche colle quali il sig. Berlioz attacca il grande lavoro di Haydn noi non ci assumiamo la menoma responsabilità. Noi non abbiamo riportato questo articolo se non perchè ne sembrarono interessanti le osservazioni che il dotto scrittore fa precedere e susscguitare all’esame critico della Creazione- La Red. © 0=^ delle, analogie; voglio dire della musica eco dei rumori c specchio dei movimenti. Ma oltreché esistono dei rumori grotteschi che non si potrebbero senza goffaggine ed anzi inconvenienza riprodurre in un’opera severa, la musica non può con nessun mezzo dare un’idea di certi fenomeni naturali, tali quali la formazione della neve, o quella della rugiada, oppure il movimento delle nubi leggiere: ora questo è appunto, che Haydn ha sventuratamente tentato. E quando le parole gli presentavano degli oggetti suscettibili di una riproduzione musicale degna e vera, si scorge ancora E eccessiva debolezza, la piccolezza de’ suoi schizzi scolorati e la puerilità dei suoi sforzi. I passiseguenli: Già stridati le furiose procelle E come paglia al vento Del del volati le nubi, Guizzando van le folgori di fuoco, E spaventoso rogge il tuono intorno; avrebbero potuto dar luogo a dei bellissimi effetti d’orchestra, a delle belle idee di ritmo e. d’armonia; Beethoven lo ha soprabbondanlcmente provato, io credo, nel suo immortale uragano della Sinfonia pastorale. Questi versi non hanno suggerito ad Haydn che alcune misure inutili, insufficienti e (pcr chiamare le cose col loro nome) ridicole. Era ciò colpa dell’arte o dell’artista? L’aria di soprano col coro» Sorpresi a sìgrand’oprelo è piacevole, ma poco caratterizzata. Quella che. vico dietro, pcr voce di basso» Rotolando i spumanti marosi» ha mollo più di colore; inoltre, essa è modulata con quella abilità di cui l’autore ha dato tante prove; cd il maggiore» Lento il ruscello ameno» d’un effetto delizioso, d‘un’espressione incantevole, lo chiude che meglio non si potrebbe, lo passerò rapidamente sopra un’aria graziosissima» Dell’occhio al diletto» e sopra la fuga brillante che le tien dietro, per arrivare al liliale magnifico della prima parte» Palesano i cieli Le glorie del Signore». Questo coro si annunzia piuttosto modestamente, ma l’interesse si viene sviluppando di mano in mano, s’ingrandisce, ad ogni misura, e la perorazione, in cui trovasi un basso cromatico ascendente il «piale è rimasto nuovo perchè non fu troppo sprecato, produce un effetto irresistibile, affascinante, degno di tutta l’ammirazione. Gli applausi di lutto il teatro accolsero questo capolavoro, di cui la sola conclusione potrebbe essere meno laconica e più distinta. Per fermo Haydn aveva ancora la testa ed il cuore di un giovane «piando a sessantanovc anni scrisse «piesto bel finale, e non meritava punto I’ epiteto irriverente di vccchierella, che gli applicò un giorno Beethoven in un accesso di cattivo umore. La seconda parte si.apre con un’aria deliziosa di cui il tema superbo c vibrato contrasta felicemente coi susseguenti sviluppi «li mezzo pieni «li grazia. La frase» E gcmoii d’amorev è ollremodo stupenda. Il terzetto c il coro che seguono, malgrado delle grandi qualità di fattura, non contengono de’passi marcali che li distinguano mollo dagli altri pezzi. E troppo il medesimo stile, sobrio e sapiente sì, ma sempre, lo stesso ] siile. E «piesta osservazione mi sembra applicabile, alia maggior parte delle arie che si trovano ancora in questa seconda parle. Il maestoso, di tre tempi, contiene, anche delle frasi veramente volgari e 1" espressione delle «piali manca di dignità. Nella terza parie lo stile si rialza, cd i duetti fra Adamo ed Èva respirano una felicità tranquilla, nella dipintura de la «piale tutto il talento del maestro non ha però potuto fargli evilare! un poco d’insipidezza. E duopo rimarcare in «piesta partizione la riservatezza estrema di Haydn nell’impiego delle masse vocali, c riconoscere che la mtig- | giure difficoltà da vincersi, difficoltà ch’egli ha, se, non intieramente sormontala, almeno schivata con destrezza, consisteva indio scrivere un numero tanto considcvole d’arie e di «luciti ammirativi senza diventare assolutamente insopportabile all’uditore assai tempo prima della fine. In «piai modo puossi evitare la monotonia ripetendo per tre ore» E hello! è grande! Dio è possente! il giorno è puro! io sono felice! noi siamo felici! essi sono felici! l’aura è fresca! i fiori si schiudono! quai dolci profumi! quai dolci mormorii! amiamo Dio! amiamo noi! ecc., ecc., ecce. Bisognava, per resistere, al torpore che un tale soggetto dovea necessaria intuite produrre sul pensiero del compositore, ch’egli avesse posseduto, con un cuore semplice, ed una toccante ingenuità, una speranza senza confini ed una fede capace di trasportare delle montagne. L’esecuzione di «piesto venerabile capolavoro fu degna di «pianto attendevasi da un tal concorso d’artisti, diretti da un sì abile capo. L’orchestra è al dissopra di ogni elogio, e la sua attenzione si è tanto bene sostenuta dal principio alla fine della seduta, che non si ebbe a notare nessuno di quegli accidenti che, nelle riunioni di musicisti così numerose, nascono ordinariamente dalla momentanea distrazione d’alcuno dei concertanti, c producono delle macchie leggere sulla nettezza dell’insieine.1 violini si addimostrarono anche questa volta, e. forse in un modo più splendido che al Conservatorio, i primi violini d’Europa per la sicurezza ed unità del metodo, per la giustezza, pcr la -=© vi hanno degli uomini i quali, dopo aver loro amici, abbraccierebbero ancora il lor capitasse nelle mani. Ciò non vuol bellezza del suono, per l’energia, per la finezza delle tinte e per quella incomparabile destrezza che li fa spegnersi, a proposilo per riprendere in seguito con una più fiera sicurezza l’impero che nessun alleo istrumento dell’orchestra pensa a disputar loro. La superiorità dei nostri giovani violoncelli è parimeli li evidente: in nessuna parte del mondo si troverebbero in nessuna parte del mondo si troverebbero in una sola citta dieiolto violoncellisti come rumiti questi componenti la maggiorità nel gruppo dei bassi riuniti in questo concerto. Vedeansi degli archetti agili «piando essi doveano correre, morbidi ed espressivi quando doveano cantari*! Anche, le viole, «piesta preziosa classe media deH’orchcslra. tanto disprezzala dagli antichi compositori, c che., per la sua inferiorità, ha troppo lungamente giustificaio il loro disprezzo, sono in generale, in Parigi, degne di una riabilitazione completa. 1 nostri suonatori di viola sanno oggigiorno realmente suonare la viola, e pochi anni prima ci sarebbe stalo facile il vedere, come si vede ancora nella maggior parte, delle città della Germania c dell’Italia, la loro turba formarsi di violinisti infermi od inabili, colle snervati ed indecisi, «die non suonavano in somma niente meglio la viola del violino. Non bisogna più eziandio vantar»* tanto la superiorità dei contrabbassisti stranieri (io lascio da parie quelli di Londra che. non ho ancora intesi). Essendo finalmente ammessi nelle nostre orchestre i contrabbassi di «piatirò corde accordati pcr quarte ed in numero pressoché eguale a quello dei vecchi islrmnenti di Ire corde accordati per quinte, ne deriva un incrocio, hiamcnlo di corife vuote tutte in vantaggio della sonorità; e molli de’nostri artisti, avendo finalmente scoperto che per ben suonare il contrabbasso era utile cosa di studiarne il meccanismo, si sono rassegnali ad esercitarsi, ed acquistarono di giorno in giorno maggior destrezza sul loro islrumento. Lo stesso movimento progressivo si fa rimarcare, fra le diverse famiglie degli strumenti da fiato; in «piasi tutte, si possono citare Ire o «piatirò virtuosi evidentemente superiori a quelli che potrebbero opporci i nostri rivali di Germania e d’Italia (I). I coristi hanno lasciato mollo a desiderare; i passi di agilità, che s’incontrano in alcuni brani della (’.reazione, furono resi in un modo del lutto confuso. In «piesta occasione si ebbe opportunità di rimarcare di nuovo «pianto i nostri cori si ino in generale al dissotto delle nostre orchestre, e. riconoscere i miserabili risultali del vecchio sistema, ammissibile, soltanto in Balia, e dietro il «piale si si ostina ad organizzare le masse, delle voci. Tulli gl’indiviilui che compongono un’orchestra sono, fatte pochissime eccezioni, veri virtuosi. Scegliete; all’azzardo un suonatore nel gruppo dei violini e dei violoncelli, c «pieliti che, voi indicherete potrà al bisogno suonarvi in modo soddisfacente un concerto di Viotti o di Romberg; i primi di ogni islrumento a fiato sono tulli artisti di una certa rinomanza, i «piali nei concerti eseguiscono dei soli. e si fanno applaudire. Provate, invece di estrarre dalla folla un corista e. di fargli cantare in pubblico un’aria, sia pur semplicissima, e vedrete, cosa ne. risulterà. La spiegazioni* dell’anomalia musicali; di cui io parlo è dunque facile. Le nostre orchestre sono buone perchè grislnmienlisli sono bene in possesso dei loro islrumenti; i nostri cori sono cattivi perchè i cantanti che li compongono non sanno cantare. Ma, dirassi: se essi fossero abili cantanti, non resterebbero coristi! Ecco precisamente dove il male sta riposto, da questo pregiudizio nacque la barbarie, lo non esigo che un corista sia un Rubini; ma se si danno dei Ilei cori, ben disegnali, bene scritti, espressivi, di un tessuto ricco e stretto, da cantare ai coristi, checché se ne dica o si faccia bisogna assolutamente ch’ossi sappiano cantare. Non è «pini il luogo d’indicare i mezzi da prendersi, li; istituzioni da fondarsi pcr giungervi; ma «picsle. istituzioni c. questi mezzi esistenti ora in Germania, e. che furono lungamente la vera gloria delle, scuole romana e veneziana nei tempi di Balestrimi e di Marcello, non è punto fuori di ragioni; se ora si desiderano per noi. Dopo l’oratorio di Haydn, veniva l’ouverture d’Obéron. Il coro rimase silenzioso, come il pubblico, per ascoltare con rispetto l’orchestra, sua sovrana, suo modello, sua maestra. Allora la giovine musica si è alzata bella, ardente, inspirala; Weber, il poeta, ha fallo comparire Oberon, il re delle fate; egli diede, libero corso alla sua passione romaniica, ai suoi bei sogni d’oro, e giammai mia più sorprendente esecuzione riprodusse un più raggiante capolavoro. Perciò, avanti I ultima misura il teatro ha risuonalo d’applausi che venivano dalle, loggic, dalla platea, dall’anfiteatro, c di quelle grida di vero entusiasmo che diffìcilmente vengono strappate; e. l’orchestra, sorridente della sua potenza, dovette ricominciare la sublime sinfonia. La serata si è terminata col canto di trionfo di Giuda Maccabeo, di llandel, «die la platea ha ridomandato egualmente. Era la continuazione dell’impulso «lato da Weber. Non altrimenti nelle grandi gioje. subitanee ed insperate abbracciali i portinaio sc (1) M î Zo Red. [p. 196 modifica]— 496 dire che si disconosca la grandezza semplice di questo canto maccabeila. La buona birra è buona anche dopo il vino di Champagne, se si ha gran sete (1 ). Il Re ha mandato 1,000 franchi per la stia sottoscrizione a questa bella festa musicale. L’introito è stato, dicesi, di 12,000 franchi. E. Berlioz. (1) Noi non conosciamo codesto celebre canto di Giuda Maccabeo. Certo però che la comparazione ne sembra ben poco dignitosa. La Ned. SÀZZETTI110 SETTI1UHAL — Finalmente sono giunti al Ricordi ì tanto desiderati tre Cori di Rossini intitolati Fede, Speranza e Carità, de’(piali già tanto parlarono i fogli musicali di Parigi, e che verranno pubblicati dal suddetto Editore nel prossimo dicembre. È (piesto l’unico lavoro del celebre maestro die vien dato alla luce dopo il suo famoso Stabat, c certo è cosa che deve interessare non poco tutti i cultori della bell’arte musicale, che saranno bramosi di sentire questi nuovi canti deH immorlale Pesarese, de’quali ora a troppo rari intervalli egli rallegra ed incanta il mondo. CARTEGGIO PARTICOLARE Firenze 15 Novembre 1844. Lode, c lode sincera a coloro clic ricchi per solo ornamento di distinte virtù, non temon farne onorevol mercato a vantaggio dei loro sofferenti fratelli; lode agli artisti clic allo stesso nobilissimo scopo spendono il patrimonio loro, vogliam dire la loro abilità. Nelle calamitose prove coi non ha guari soggiacque Firenze, può ben essa ascrivere a sorte che si trovasse tra le sue mura quell’ottimo artista cantore Napoleone Moriani, cui a buon diitto si pregia di aver dato la cuna. Non appena ci potè, volonteroso accorse in ajuto di quei tanti poverelli che nella recente inondazione e ietto, e casa, e pane avean perso, c per conseguire tale caritatevole scopo delte pubblico concerto nella sera del 12 del corrente, cui preser gratuita parte, concorrendo alla bell’opera, la signora Teresa De Giuli, ed i signori Rinaldìni, Porto, M. Pietro Romani, Font (pianista) e l’asquiiù (professore di violoncello). Numeroso fu il concorso, e ricco I introito pecuniario, e (pici distinti professori riscossero i plausi che eran dovuti alla loro abilità, alla carità loro. E a doppio ne meritò il Moriani per essersi di più fatto duce dell’impresa, e per la nobile generosità con cui si assunse il carico di parte delle spese che occorsero per la festa onde intiero alla causa pia restasse l’introito: che se tulle corn ei voleva, non le sopportò, si fu solo perchè un’augusta persona di ciò informata non volle consentirlo, sobbarcandosi essa all’incarico. Esaurito intanto questo primo musico filantropico tr ttenimenlo, altri vanno preparandosene con la Cd petizione e per opera di persone distintissime e per nascita, e per musicali talenti, e per artistica celebrità. Di questi, mano a mano che avran luogo, non mancheremo di far cenno in questi fogli. NOTÌZIE — Berlino. Il nuovo teatro reale della Grand’Opera di questa capitale è lilialmente terminato. Questa sala e decorata colla più grande magnificenza, e si assicura che, sotto (piesto rapporto, può ovalizzare coi primi teatri <1 Italia. Si fanno ogni giorno le prove dell’opera che Tillustre Meyerbeer ha posto in musica per l’inaugurazione del nuovo teatro, la quale avrà luogo, come già si disse, sabato 7 dicembre prossimo. Il libretto di quest’opera è lavoro del celebre e fecondo poeta drammatico signor Rellstab, ed è intitolato Das schlesiche N’eldlager (il Campo slesiann); ha per soggetto una congiura tramata contro Federico il Grande, al cominciar della guerra de’Sette Anni, vale a dire durante la prima guerra slesiana: però il monarca non è introdotto nel melodramma. — Il signor Spondili ha lasciato testé Berlino per recarsi a Dresda, dove S. M. il Re di Sassonia lo invitò a venir? per dirigere la ripresa della Pestale. — Ruisselles. Il 27 ottolxe. una deputazione di abitanti della parrocchia di Santa Maria, composta dal borgomastro di Si dosso ten-Noode, del curato e del signor Dewandre, presidente del Consiglio di fabbrica, si e recata presso le sorelle Milanollo, e loro offerse (lue magniticlie medaglie d’oro. Su l’una di queste medaglie leggesi:» A Teresa Milanollo. la parrocchia di S. Maria riconoscente •. E al rovescio: - Concerto del 23 settembre 1844». Sull’altra: A Maria Milanollo. ere.». Queste due medaglie sono state gratuitamente eseguite dal sig. Braemt. — Monk.o. Moscheles ha qui protratto il suo soggiorno, e diede il suo primo concerto il 9 corrente. — Venne qui non ha guari data una festa musicale dall’Linone Musicale La Nuova Inghilterra e dalla Società di Canto, in onore di Moscheles, alla qual fe0= sta intervennero, oltre il festeggiato, molli amici e ammiratori del grande artista. — Napoli. La Bischop e Donzelli hanno sostenuto valentemente I’ Otello al gran Teatro di 8. Carlo. — Nantes. Questa grande città gode ora di una istituzione che pressoché tutte le città invidiano a ParigiL’undici del corrente il sig. Bressler vi doveva aprire un Conservatorio di musica a guisa di quello di Parigi. — Parigi. Non appena Prudent aveva dato alla luce i suoi Studj e la sua Fantasia sulla Aorma, ch’egli terminava un pezzo interessantissimo, statogli inspirato dal celebre coro di Giuda Maccabeo, e lo intitolò Hommage à Handel. L’artista non poteva scegliere un motivo più acconcio al suo stile largo e pieno di nobiltà: eppcrò la sua ispirazione si è elevala alla sublimità del soggetto. Possiamo assicurare, dice la France Musicale, che non fu paranco spinta a tal punto la potenza e la grandezza degli effetti sul pianoforte. — Roma. Leggiamo nella Rivista;* Teatro Argentina. — Sera dei 6 novembre — Terza rappresentazione dei Due Foscari — Le poche ore trascorse dalle 8 alle 11 della sera del 6 corrente saranno lungamente ricordate dagli amatori della musica, non che dall’egregio maestro Giuseppe Verdi, dappoiché se furono esse sorgente pei primi di straordinari diletti, furono pel secondo un trionfo così splendido, così solenne da formare una delle più brillanti epoche della sua vita. Le eminenti bellezze di questi Foscari, che nella prima loro comparsa non vennero meritamente apprezzate, rifulsero nella seconda, e più ancora nella terza, in tutto il loro splendore, o destarono nel numeroso uditorio il più grande, il più vivo entusiasmo. A me sembra che il Verdi abbia voluto più ancora che nell’Emani scostarsi dalla sua prima maniera per tornare verso la sorgente dell’affettuoso, dell’appassionato. Egli volle risalire in quest’Opera allo stile semplice c puro degli antichi maestri, il che fece a mio avviso con l’agevolezza propria di un ingegno non comune, lasciando al volgo degli imitatori il monopolio delle ignobili contraffazioni, e non volendo sacrificare il fruito delle sue idee ad una vana popolarità. In mezzo però a questo cangiamento, a queste riforme, alla adottata semplicità, il genio del maestro Verdi si manifesta qui pure in tutta la sua pienezza; che le sue appassionate e soavi cantilene sono accompagnate dal lusso tutto orientale delle sue squisite armonie; e se in un soggetto, ove lutto è commozione e tenore, la sua fantasia fu rattenuta dall’animaliere il vivace, il lezioso; s’egli diede al suo lavoro una tinta nobile e grave, ciò non gl’impedì di renderlo in pari tempo vario, originale, energico, espressivo. Tutto ciò poi che riguarda la parte filosofica della scienza, unico segreto che faccia vivere sempre T eloquenza della musica c d’ogni altra arte che parla agii affetti; tutto (pici complesso da cui dipendono essenzialmente il prestigio e il potere della più mobile, come della più seducente di tutte le arti, veline in questo pregevole spartito egregiamente trattato. Quivi la ricchezza e varietà de’ cauti non può esser maggiore; giammai, cosi nei duelli, come nel terzetto c nei finali vedasi una pai te eseguire gli stessi molivi, le slesse cantilene dell’altra; ciascun personaggio ha un linguaggio a sé, ciascun personaggio esprime in modo eminentemente drammatico le proprie passioni. Quivi le melodie non sono a salti, ma procedono innanzi chiare e spontanee senza trovarsi sopraffalle dall’armonia; quivi i pezzi (T insiline, come le arie, i duelli hanno novità, verità, effetto; e nessuna odiosa dissonanza, nessun crudo fragore viene insieme con essi a ferirvi T orecchio. Oltre a ciò T egregio Verdi ha lavorato la sua musica, calcolando magistralmente sulle belle voci che avea, giovandosene come un pittore si giova dei colori che ha sulla tavolozza. Impossibile mi si renderebbe il voler enumerare quante volte l’illustre compositore venne chiamato su! proscenio durante e al finir della rappiosculazione nella suindicata sera, e nella precedente del 5. Dirò solo che dopo essere sialo evocalo in ciascun pezzo, calato il sipario, e solo e in unione dei valorosi cantanti e del poeta Piave, si mostrò almeno per cinque volle in mezzo ai fragorosi evviva, alle grida di bravo, di fuori, all’ondeggiare defazzoletti, e fra gli applausi i più strepitosi, a cui non isdegnarono partecipare le delicate mani delle gentili signore. Quasi nessuno si mosse dal teatro finche durarono queste chiamate trionfali, queste festevoli salutazioni, il cui termine venne imposto dalla discretezza. anziché dalla sazietà di continuare •. — Vienna. E qui giunto il giovane pianista Alfredo Jaell e vi darà dei concerti. - Doveva pure arrivare giorni sono in (piesla città il rinomato violoncellista Menter, che pur intende dare dei concerti. — Strauss ha rinunciato al suo progetto di recarsi a Breslavia; egli passerà l’inverno a Vienna, e soltanto in primavera intraprenderà un viaggio per la Germania e per la Russia. — Il lo e t l di sta sala dell’1. R che ogni anno suol questo mese ebbe luogo nella vaGavallcrizza una gran festa musicale sica dell’Austria. Consisteva questa volta nella rappresentazione delle Quattro Stagioni. L’esecuzione, cui presero parte circa ottocento musicanti, è riuscita degna d’ogni elogio. — Il 16 del corrente doveva andar in scena la nuova opera di Prodi /ìing und Maske (L’Anello e la Maschera). — Il celebre pianista.Moscheles è giunto a Vienna il 14 corrente. A L T R E C O S E — Vieuxtcmps è partito per l’Olanda passando per Brussclles. e ritornerà più tardi a Parigi ove pensa far eseguire le sue nuove composizioni per poi darle alla luce. — Il rinomato violinista e compositore B. Molique intraprenderà un viaggio artistico per Pcsth e I.cmberg. — I.izt fu nominato membro onorario del Liceo di Madrid. — Il signor Ad. liasse, primo organista a Breslavia, venne innalzato a direttore di musica di Sua Altezza il re di Prussia. - Vuoisi che il re di Prussia abbia ordinato che tutte le chiese evangeliche del suo regno vengano provviste di tromboni, per accompagnare ogni domenica una melodia sacra con questo stromenlo— Il maestro Lauro Rossi scriverà in primavera un’opera al teatro d’Angennes di Torino. (Pirata) — Il maestro Verdi, dopo la Giovanna d’arco di Milano, andrà a Napoli in giugno a porre in iscena un’altra sua opera con poesia del di. signor Cammarano. Il carnovale 18 4.3-46 scriverà alla Fenice di Venezia. Egli è stretto da impegni a lutto il 1847. (Pirata) — Il sig. Adolfo Sax è di ritorno dal suo viaggio a Londra. I suoi istroinenti ch’egli ha esportati hanno ottenuto il più bel successo; uno scelto pubblico si affretta a recarsi ogni sera ai concerti di Gallery Adelaide per sentirli. Prima della sua partenza, il sig. Sax ha avuto l’onore d’essere chiamato a Windsor per farvi sentire codesti suoi nuovi strumenti. S. A. R. il principe Alberto, noto come compositore, dopo essersi vivamente congratulalo del di lui talento di fabbricatore e d’islrumentista, si è degnalo dargli molte commissioni, tanto per la sua musica particolare, quanto pe’suoi diversi reggimenti. La famiglia Distili è non ha guari giunta a Londra, ove prosegue, mercè gTistromcnti del sig. Sax, il corso de’ suoi trionfi. — Sua Maestà il re di Prussia ha accettato la dedica del Concertino di Pruine, Op. 4, ed ha fatto tenere all’artista un ricco dono per la di lui cooperazione ad un concerto di corte. & NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI dell’i. r. stabilimento nazionale privileg.’ di GIOVARMI RICORDI I DIE ili) DI FRANCESCO MARIA PIAVE POSTA IN MUSICA DAL MAESTRO GIUS- VERDI zi ridotti per Citili fi con accompagnamento di Pianoforte dal Maestro Luigi Truzzi. 16798 16799 16801 1680-2 16805 1680116803 16806 16811 16811 16815 16815 Scena e Cavatina, Dal più remolo esilio, per Ten. Scena, Coro c Cavatina, Tu al cui sguardo onnipossente, per S. Scena e Romanza, O vecchio cor, che batti, per Bar. Data della pubblicazione Scena e Duello-Finale I, Tu purl2Novemlo sai, che giudice, per S. e Bar. Ere I 844. Preludio, Scena c Preghiera, Atto II, Non maledirmi, o prode, per T. Scena e Duetto, No, nini morrai, che i perfidi, per S. e T. Scena e Terzetto, Nel tuo paterno amplesso, per S., T. e Bar. Scena e Quartetto, Ah sì, il tempo, per S., T-, Bar. c B. Scena ed Aria, Più non vive!... T innocente, per S. Scena e Barcarola, Tace il renio, è gueta T onda. Scena ed Aria, A II’ in felice veglio, per Ten. Scena cd Aria finale, Questa dunque è l’iniqua mercede, per Bar. 25 detto 5 Dicembre Il rimanente a completamento deU’Opcra verrà pubblicato in seguilo alle epoche fisse clic verranno indicale. Contemporaneamente ai suddetti pezzi per Canto verranno pubblicali anche i Pezzi por Pianoforte Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegialo di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di Gjcvavm Ricouni Contrada degli Omcnoni N. 1720, e sotto i& portico «Il fianco all’I. II. Teatro alla Scala. e (pianto G IOVANNI RICORDI EDITOHE-PIIOPRIITAIIIO solo, ridotti dal.Maestro Luigi Tra. prima le altre riduzioni.