Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 46

N. 46 - 17 novembre 1844

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[p. 189 modifica]- 189 - o1 MIIffl MUSICALE ANNO III N. 46 DI MILANO DOMENICI 17 Novembre 1344. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scella musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in i.“ di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica misióai.e. — Per quei Signori Associali che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N’. 2i)ii0 pezzi di musica, dal (piale possono far scella di altreltanli pezzi corrispondenti a A. 150 pagine, e questi vengono dati yratis all’alto che si paga I’ associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi I’ avvertimento pubblicalo nel Foglio N. 50, anno 11, 1SL3. La musique. par des inflexions vives,accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, remi tous les objets. soumet la nature entière à ses savantes imitations et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen- mensilmente, e franca di porto ai diversi eori npondenli limenls propres a l’émouvoir. • dello Studio /lic.ordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso ll’llicio J. J. IIousskji;. (iella Gazzetta in casa /ìicordi. contrada degli OmeTI prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di elTcltive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austriache L. li affrancala di porlo lino ai contini della liliale. — La spedizione dei pezzi di musica viene falla pi, ere. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARI 0. I. I. IL Teatro alla Scala Ermemjarda del maestro Sanelli. - II. Sullo sialo attuale della Scienza teorica della Musica. - HI. Bibliografia. Sei Sludj caratteristici per Violoncello con aceoinpagnanu nto di Pianoforte, di Seliginanu. IV. Gazzettino settimanale di Milano. - V..Notizie. - VI. Altre cose. VII. -.N’lOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI, I. R. TEATRO ALLA SCALA ER1UENGAHDA melodramma di Pietro Martini ed eseguilo (latta signora GirMÌt# c dai signori GuftSCO f.TI<tritìi, ccc. u qui più d una volta ripetuto flLfléclie la critica spassionala non dee lasciarsi imporre nè dai 1 un,°ri, nè dai battimani, nè segni di biasimo o d’approvazione, che possono apparire in alcuna parte degli spettatori. Il pubblico sa che coloro che più si fanno sentire son quelli che meno intendono: accade altronde si di frequente di udire esaltate le cose più ovvie ed immeritevoli, e di veder inosservate quelle, a cui sarebbero più dovuti gli onori, che le manifestazioni le più clamorose hanno perduta ogni loro autorità nell’opinione degrintelligcnti. Chi poi penetrando nella nostra platea osserva come d ordinario la parte più tranquilla ed assennata è in assoluta opposizione colla più fervida e turbinosa, vede qual calcolo debba fare di quell escandescenze delI entusiasmo che si dileguano e s ammutiscono dopo poche sere, e colf uso del1 esperienza e della ragione procura di far argine all opera del fanatismo die fu mai sempre il padre di tutti i Narcisi, che furono e che sono il detrimento delle nostre scen e. Noi non sogliam (piindi correr dietro a quei giornali che, rendendo pubblico l’esito degli spettacoli, credono sdebitarsi dell’obbligo loro col riferire quali furono i pezzi applauditi, quali i riprovali. Ognuno s è ornai convinto che coloro che s appigliano a questo partito non sorto che blalteratori, i quali mal saprebbero portare un giudizio da sè. Qualunque sia per essere, noi all incontro vo’diam dir franca la © nostra opinione^ e perciò il gentile lettore non vorrà sorprendersi se ci vedrà qualche volta lodare ciò che il pubblico non ha lodalo, biasimare ciò che il pubblico non ha biasimato. Noi siam di quell! che s’assidono sulle ultime sedie del teatro, e che odono e sentono senza far chiasso. Valendomi dunque di quella indipendenza eh è la prima base d ogni critica ragionata, mi permetterò di dire che il pubblico del nostro gran teatro non ebbe la sera di domenica scorsa tutta quella freddezza di contegno eh è necessaria a ben apprezzare il lavoro d un giovane compositore: diede in applausi alcuna volta che avvia dovuto tacere, e tacque alcun’alIra che avrebbe dovuto applaudire. Dii permetto di fare quest osservazione innanzi tutto, perchè è bene che il giovine compositore non abbia ad illudersi sul vero merito delle varie parli che costituiscono 1 opera sua, e perchè non abbia a ricevere come danaro sonante tulli i clamori che gli hanno lusingato forecchio. Del resto son lieto d’aggiungere che alcuni traili furono giustamente applauditi, e che in complesso il suo lavoro larve anche ai più schivi la concezione d un talento positivo e reale, sebbene, come diceva un mio amico, inauchi esso ancora di quello sviluppo che non si può ottenere se non cogli anni e colla pratica. Intanto egli possiede a quest’ora d‘ incominciamento ciò che gli altri non raggiungono che dopo lunga pezza di carriera, ìa conoscenza de* mezzi strumentali e d buon amalgama dell orchestra. Ila un carattere proprio che non imita nessuno, almeno troppo al discoperto, e questa nelle arti è qualità che vuol essere valutata quand’anche il carattere non sia interamente irreprensibile. Altro pregio che non vuol essere dimenticato è quello d’essersi in qualche modo scostato da quanto finora si credette da molli inviolabile, cioè da certe forme di convenzione, da certi modi di costruzione, dall’uso continuo delle cabalette, le quali, se sono preziose, adoperate con parsimonia e discernimento. divengono fastidiose ed inviliscono 1 arte, usale colla continuità di certi noti sistematici caba.letlisti. che non posero mente ad altro che a secondare le loro più facili inclinazioni. Due difetti mi parvero però in lui da notarsi: quello di non abbastanza secondare col ritmo musicale il ritmo poetico^ e di non esprimere col colore della nota il colore naturale della declamazione. Il primo inceppa di durezza il suo canto; il secondo raffredda e distrugge ogni buon effetto drammatico. Le parole de suoi versi sono costrette a perdere ogni cadenza sotto la violenza di frasi musicali. die procedono con diverso andamento: dei suoni è rare volle figliala dia della poesia si direbbe la musica era falla prima, e la melodia dalla melotalora che rote furon sottoposte dopo per far dire qualche cosa ai personaggi (’he dovevano cantare:, il che, ne son persuaso, non è sicuramente. Un simile diletto, che è comune ai compositori stranieri, fa un po di senso in un maestro italiano. Egli s e dimenticato che una delle principali cagioni che rendono la nostra musica supcriore a quella degli altri popoli è la perfetta consuonanza della frase melodica colla frase poetica, e quindi il simultaneo e concorde procedere del ritmo musicale con quello della poesia. E uno dei primi elenienti del be canto italiano, il cui ritmo poetico, essendo sovra gli altri melodico, prestasi squisitamente alla Unente successione dei suoni. Quel che rende cosi caro all orecchio ed all anima i recitativi, le frasi ed i cantabili di Bellini non e che questo felice accoppiamento, in cui, può dirsi con tutta franchezza, eli egli fu superiore a lutti i moderni compositori. Il signor Sanelli potrà quindi vedere in Bellini e ne’ migliori esemplari italiani come si possa conseguire questa pregevole qualità } e vedrà nello stesso tempo come dal più al meno in tutte le produzioni di quel ddicatissimo ingegno sia soddisfatta la ragione drammatica, la (piale, tra 1 altre cose, richiede che in lutti i movimenti di dialogo concitato e di forti passioni non abbia ad èssere sospesa la parola del cantante con intermezzi strumentali, che tolgono ogni vita all’azione. Il maestro deve aver presente che la parte prima del melodramma è nel cantante, e che il dovere maggiore dell armonia è quello di secondare la melodia conformandosi in tutto e per tutto allo sviluppo drammatico. Infatti ove questo principio fosse stalo osservalo, sarebbe sicuramente meglio scena sellima dell allo secondo, nella quale Jbr f/iengarda.. sorpresa in colloquio con Farvaldo da Carlo e Desiderio. è nella massima necessità di distruggere il sospetto da essi concepito di un colpevole convegno, In [p. 190 modifica]- 490 più d un’occasione si riproduce nel dramma questo difetto dell’azione rallentata dai pleonasmi del! istrumentazionc. Al buon effetto drammatico vedrà poi come giovi la buona applicazione dei movimenti ossiano tempi musicali, i quali, avendo un carattere eminentemente proprio a dipingere e significare le passioni, non possono che tornare di grandissimo vantaggio a chi li sappia ben adoperare. Un andamento più animato e risoluto avrebbe, per altro esempio, servito moltissimo all espressione di quelle parole: No, non è vero... pcr sempre è mio! La terra il vuole, il vuole Iddio, dell’atto primo, quando Faivaldo le annuncia le nozze di Re Curio colla sveva lldegdrde. È chiaro che una simile novella non poteva essere ascoltata che colla massima concitazione; perciò molto conforme allo stato dell’animo d Ermerigarda sarebbe riescilo un movimento più agitato. Cosi altri tratti. Non opportunamente collocala sembrami la second aria di Desiderio, che sul libretto ritorna alla scena ottava. ma che effettivamente ritorna appena dopo due scene per l’avvenuta soppressione de stralci virgolali. Due arie per il medesimo cantante, I una quasi dopo Paîtra, non possono che generare monotonia, e quindi sazietà negli ascoltatori. Un semplice recitativo, in luogo della seconda, avrebbe bastato all* ordine degli avvenimenti-, e perchè il maestro deve sempre aver l’occhio al buon effetto del suo lavoro, avrebbe egli dovuto guidare il poeta acciocché i pezzi fossero sapientemente distribuiti. Così egualmente avrebbe egli dovuto guidarlo al finire dell’atto primo, il quale, terminando con brevi parole quasi sempre ad emistichi alternate tra Faivaldo. Ermengarda, Desiderio ed il Coro, senza che alcuno faccia mai udire un’idea completa, tradisce la pubblica aspettazione usa a complesse melodie; tradisce lo scopo dell’arte, la quale prima di tutto deve cantare: tradisce finalmente le speranze del compositore, che, aspirando pure ad essere applaudito, vede terminar l’opera sua senza un accento d’incoraggiamento. Del pari non opportunamente collocali mi sembrano tutti quei semitoni sulle parole di Desiderio della scena nona: /I notte scura Della reggia fra. le mura, Moverem per via segreta Ermeugarda a liberar. E opportuno che il musico tenga calcolo di tulle quelle cose che hanno una tinta speciale per valersene a proposito nelle più convenevoli occasioni: i colori melodici poi non possono essere usati intempestivamente senza sovvertire e confondere la drammatica espressione. Ora. poiché le successioni semitonali valgono egregiamente ad esprimere le passioni del dolore, a queste conviene riserbarle perché producano il loro effetto. Bellini, che in fallo di modi espressivi bisogna nominare ad ogni tratto, faceva studio d approfittare di tutto. Perciò egli elevava la nota quando la declamazione puramente drammatica avrebbe elevata la voce, e 1 abbassava quando l’avrebbe depressa. Le flessioni delle sue melodie non salivano e discendevano per dar semplicemente piacere all’orecchio, ma per secondare più che fosse possibile il colore declamatorio. E il segreto da cui il proviene tutto P ineffabile sentimento del I suo canto. E vero che qualche maestro I di gran rinomanza non badò nemmeno a queste speculazioni, troppo riposte per essere di comune intelligenza ma è forse. per questo che molte musiche passarono di moda. altre sono rimaste. Così non trovo lodevole quel fare un intero canto sopra un solo distico, siccome fece nella scena prima quando il Coro canta Parle dal cielo il fulmine Che la sospinge al suol; ripetuti forse i quali due versi, se non m1 inganno, sono fi forse quattro volte. Togliere al la forza della parola è privarlo del cauto suo precipuo requisito: e siccome le parole ripetute dicono sempre la stessa cosa, dopo la prima ripetizione finiscono a non dire più nulla. Altre mende sarebbero a notarsi che tralascio per non infastidire il lettore. Una maggiore studiosità nel basso principale darebbe forse miglior colore e varietà alle sue armonie. Un po’ meno di romore sarebbe forse più proprio a far emergere il canto e a stancar meno chi ascolta. Ma queste son cose che il signor Sanelli intenderà da sè medesimo col progredire nel suo cammino. Egli, che ha ingegno, faccia intanto buon calcolo di ciò eh è piaciuto, e di ciò di’ è caduto: la critica non può che animarlo a proseguire. Non credo sia necessaria una particolare menzione dei cantanti, i quali hanno piuttosto bene sostenuta la parte loro: avrebbero figurato meglio se la musica fosse stala più naturalmente cantabile. Mi pare invece che possa essere più importante di parlare del poeta, e a quesli mi riserbo dedicare un venturo articolo. G. Vitali. SÜÏÆO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA TEORICA DELLA MUSICA scienza musicale noi vofigliamo intendere una piena co2^ ignizione dei fatti a quella pergXQ’t^t luen ti - i quali con un ordine ’ ■: logico presentino alla intelligenza l’idea la più chiara e distinta di questa facoltà a cui si dà il nome di musica. E siccome nella analisi di questi fatti alcuna parie vi si riscontri in essi avvenuta per opera dell’arte, ed alcuna altra parte se ne intravegga superiore, preesistente e fuori dell’arte, ma che pur dell’arte è generatrice: così per necessità la scienza musicale salendo a maggiori sviluppamene dovè dividersi in due rami, abbracciando l’uno ciò che concerne soltanto la pratica, e per cui di scienza pratica prese nome, mentre all’altro comprendente la parte superiore e regolatrice occulta della pratica, diedesi il titolo di scienza teorica. Egli è. di quest’ultimo ramo che ora è mio intendimento di parlare; ed acciocché meglio mi sia dato il giungere a presentare al lettore lo stato attuale di quello, brevemente pei sommi capi andrò toccando l’andamento {storico di questa scienza teorica, partendomi da quel punto in cui a più certe notizie sembra poterci affidare. Che la musica sia una innata facoltà dell’uomo egli è ormai un fatto incontestabile: ma se questa naturai facoltà fosse ridolta ad arte, se la seguisse un determinato sistema e si innalzasse al grado di scienza presso gli Egizi, gli Ebrei e le altre antiche nazioni incivilite, noi noi sappiamo. Sappiamo soltanto che in grande estimazione la si tenne in quegli antichi tempi, e che dai popoli della Grecia fu o reputata la musica arte maravigliosa e divina. E che per reiterati esperimenti quella nazione pervenne a stabilire alcune leggi o sistemi da seguirsi in quest’arte figlia primogenita dell’istinto, i quali al grado di scienza furono in parte innalzati. Secondo che ne dice Nicomaco, fra i più antichi scrittori il solo che di ciò parli, sembra che la scienza teorica avesse incominciamento per opera del filosofo Pitagora. Ora, ciò posto, noi vediamo che ben tardi I’ arte musicale in confronto della sua remota antichità pervenne al grado di scienza. La quale scienza, abbenchè in sul principio più oltre non si estendesse di un semplice calcolo numerico da presentare all intelletto quelle tali proporzioni che si riscontrano tra vari suoni che recan piacevole sensazione all udito, pur non ostante grande importanza attribuir le si volle e da Pitagora e dai suoi seguaci. Poiché non più la causa primitiva della musica vollero essi ammettere nell umano istinto, ma sibbene la riposero nelle più semplici ragioni dei numeri, considerando questi come l’unica cagione immediata della consonanza e dell’armonia; e di qui si condussero a stabilire che in quest1 arte la ragione prevaler dovesse al senso, che di leggeri può andar soggetto ad errare. La pitagorica armonia dei numeri fu un1 idea molto vagheggiata da Platone, che come simbolo forse ei volle adoperare nelle sue filosofiche astrazioni onde spiegare l’armonia dei cieli, degli elementi, dell’anima e cose simili. Nè le massime pitagoriche in generale incontrarono palesi oppugnatori prima di Arislosseno, il quale, come discepolo di Aristotile, movendo dai sensi ogni sua filosofica ricerca, sostenne a favore dei pratici, che nei giudizi musicali il senso alla ragione prevaler dovea, perchè quest’arte per sua natura parla a! cuore ed alla immaginazione per la via dei sensi, e non alla mente ed all’intelletto per mezzo dei calcoli. Da queste contrarie opinioni, che ambedue ebber seguaci. la scienza teorica della musica fin quasi dal suo nascere si divise in due sette, seguendo l una lo spiritualismo, l’altra il sensualismo. E fu soltanto.dopo cinque secoli in circa, cioè nel secondo dell’era nostra cristiana, che Claudio Tolomeo pervenne in qualche modo a conciliare i due opposti partiti, fissando per massima che nell arte musica a formare un retto giudizio dovea egualmente concorrere il senso e la ragione, essendo questi propriamente i naturali strumenti dell’armonica facoltà. Per tale innovazione egli venne considerato come il fondatore di una nuova dottrina musicale a cui si diè il nome di tolemaica. che lunghissima vita ebbe, essendo stata definitivamente abbandonala non prima della seconda metà dello scorso secolo XVIII. Cagione di sì lungo regno della dottrina tolemaica fu la separazione in cui si mantenne la scienza teorica o speculativa dall’arte pratica, la quale trascinata da nuovo incivilimento percorrea la via del progresso, senza curarsi della scienza che ausiliaria gli polca da clic rimanessi Ma sul cadere del XVI secolo Galileo richiamava 1 attenpiu esser non in uno stato stazionario [p. 191 modifica]- 191 a zione universale sulla dottrina del suono fin allora desunta dalle regolari divisioni di una corda armonica, o, che torna lo stesso, dalle proporzionali lunghezze di più corde sonore, mentre egli per le nuove osservazioni fatte su tal fenomeno giungeva a determinare essere la oscillazione dei corpi elastici la causa essenziale e primitiva del suono. La quale oscillazione o vibrazione, quando per mezzo dell’aria la giungeva a percuoter l’orecchio, vi produceva quella sensazione che noi chiamiamo suono, le di cui differenze di grave e di acuto si riscontravano dipendenti da un numero maggiore o minore di vibrazioni che in pari misura di tempo differenti corpi sonori eseguiscono. Seguendo tali principii, nei vari esperimenti che sul suono tentaronsi dai fisici, il P. Mersenne lia questi sembra che primo si accorgesse che le oscillazioni di un corpo sonoro non un solo suono producessero, ma bensì più suoni differenti si udissero durante una tale azione. Questa scoperta, forse dal suo autore non chiaramente esposta, rimase per molto tempo inosservata: ma assoggettata in line alla analisi si pervenne a riconoscere che dalle vibrazioni di un corpo sonoro si avea per risultamelo un suono assoluto, o vogliali! dire principale, e differenti suoni più acuti di quello, benché meno sensibili per difetto di forza riuscissero: e questi furon detti suoni concomitanti. I quali suoni concomitanti, perché Cucienti un tutto vario nelle sue parti, riconosciuti armoniosi, poste a confronto le loro proporzioni con quelle che in musica dai pratici erano state adottate, vi si scorse una identità. E questa identità risvegliava nella mente del celebre artista Gio. Filippo Rameau 1 idea di ricercare il principio dell armonia nel fisico fenomeno della risonanza del corpo sonoro, e da questo dedurre tutte le leggi fondamentali a cui già per istinto 1 arte musica crasi assoggettata. Le varie opere teorico-pratiche, che dal 1722 in poi egli pubblicava, diedero un forte impulso alla scienza delBarte’, ed abbenclié giunger non si potesse per tal via a collegare la scienza teorica colfarte pratica, pure somma gloria devesi a Rameau per essere stato egli il primo a tentare f opera maggiore che tentar si potesse, onde 1 arte giungesse ai suoi maggiori sviluppamenti. Molti vi ebbero dotti ed artisti che nel secolo XV III tentaron risolvere il problema sopra discorso. seguendo alcuni le dottrine di Galileo o i principi! di Rameau, altri traendo la lor materia dalle artificiali divisioni di una corda armonica. I primi si disser fenoinisti. monocordisti gli altri; ma siccome le naturali manifestazioni del suono risconLransi identiche nella risonanza dei corpi sonori come nella artificial divisione delle corde,, cosi egualmente e gli uni e gli altri nell’ultima analisi non poleron raggiungere altra certezza, che la perfetta armonia di un accordo risulta naturalmente da un suono unito alla sua terza ed alla sua quinta. Ora con questo solo isolato risultamento in perfetta corrispondenza con la pratica, per quanta forza d ingegno vi si adoprasse, mai si pervenne in maniera evidente ed ineecezionabile a stabilire le naturali necessità tonali, le leggi fisiche della successione degli accordi, la simpatia del© l’ordine melodico, e tutt’altro in somma VM che costituir dovea una scienza in perfetto rapporto con l’arte pratica. Per la particolare scoperta di altra fìsica proprietà del suono ne piace qui nomi

nare il famoso violinista Giuseppe Tariini. Il quale circa il 1714 avvedeasi, che per la concorrenza dei vari moti di vibrazione, due suoni contemporanei producevano un terzo suono aereo identico ad un commi generatore, a cui i due suoni istessi potessero riferirsi in una loro maggior semplicità di rapporto. Fu questa scoperta pre- I ziosissima per fartini e per la sua scuola, ’ in quanto che ei f applicava all arte di suonare il violino, prendendola per tipo | di perfetta intonazione; ma quando trascinato dalle tendenze dell* epoca tentò di ricavare da questo fenomeno un sistema teorico-pratico di musica, smarrito trovossi in un laberinto di astrazioni, e sommerso! in un mare di formule algebriche e geo- I metriche. I Visto che i seguaci dei fisici fenomeni, o, come si è detto, i fenomisti ed i monocordisti a nulla riuscivano per stabilire una scienza musicale consentanea ed au- ’ siliaria dell- arte pratica, il P. Francesco Antonio Valloni ritornava alle primarie dottrine dei greci antichi, e su quelle basava la sua Opera intitolala Della scienza 1 teorica e pratica della moderna musica. 1 della quale nel 1779 pubblicava il primo; libro. E fu veramente perdita gravissima i per l’arte che gli altri due libri promessi a compimento di tal opera. per la morte sopravvenuta dell’autore non più vedesse!’ I la luce, giacché la di lui somma perizia e profondità nell’arte pratica, come la somma dottrina, brevità e chiarezza d esporre l quivi manifestata, porgono argomento di [ favorevol giudizio sul totale di questo lavoro, abbenché da un tal saggio non ap- i parisca quel nesso, che secondo la mente dell autore la scienza con la pratica col-; legar dovesse. Ma ciò che principalmente I vi ha di più notabile in questo suo primo libro, egli è esposto al Cap. 58, allorquando I I autore si accinge a parlare della risoluzione delle dissonanze. Le (piali egli, come lutti gli altri, le stabilisce negli intervalli di settima, nona, undecima e decimalerza. caratterizzandole però come note affatto ’ estranee alla naturale armonia dell’accordo I consonante, in cui per artificio soltanto vengono introdotte, e perciò soggette al! obbligo di preparazione e di risoluzione. Questa teoria più estesa e più conformala alla pratica, riprodotta in Francia da Calci nel 1802, diede una direzione tutt affatto differente alla scienza dell’armonia. Nel rimanente alcuni fatti ci portano a supporre che il P. Vallotti più per seguir l uso del tempo che per propria convinzione sviluppasse le teoriche dell armonia per mezzo di numeri giacché noi sappiamo che volendo egli formarsi una più 1 sicura guida nell’esercizio dell’arte pratica come compositore, ricorse alla analisi delle produzioni dei classici, mediante la quale stabili alcune leggi relative al maneggio dell armonia, cui trasmesse ai suoi discepoli, e fra questi citeremo l’Abb. Vogler. che di poi con sommo profitto le propagava nella Germania. {Sarà continuato.) Luigi Piceni arti. BIBLIOGRAFIA fSei fihtilj eni’nttet’istici per VloSoncello can accooip. «11 Pianoforte. Op. 40, di Siititornv Milano, presso Ricordi. Se il violoncello non può offrire tulle le risorse di sonorità, di pienezza e di estensione clic il pianoforte possiede, invece di mollo sovrasta aH’istronienlo — . Q di un Liszt per il suono patetico, espressivo ed omogeneo e per l’inapprezzabile vantaggio di poter sostenere e filare la voce. Per tanto assai lodevolmente operano i violoncellisti che preferiscono allcttare e commovere con lusinghiere cd appassionale melodie c colla Unitezza e dolcezza del fraseggiare, piuttosto che sorprendere collo sfoggio d’inestricabili combinazioni. Seligmann, gloria del Conservatorio di Parigi, si appalesa profondamente penetrato da una tale verità. Tanto nella esecuzione quanto nelle composizioni merilossi encomii per grazia, correttezza e precisione, più che per bravura, fuoco, brio cd energia, Anche questi suoi studi intitolali all’illustre Halevy, evidentemente confermano quaplo ora abbiamo asserito. La difficoltà meccanica non n’è la parte predominante, ma sibbene con scelti arlilìzj è posta a coadiuvare la ideale. 11 primo studio del Seligmann, La semplicità, ben corrisponde al suo titolo nell arpeggio da cui comincia c progredisce c nella tenera cantilena che dolcemente lo compie. - // Zeffivo di autunno, per quanto è musicalmente possibile, vi è quindi tratteggialo da spontanei e sfuggevoli passaggi, a cui è sottoposto un armonioso e diligente accompagnamento. - Nel terzo Le Palpitazioni co’ modi i più idonei vien espressa l’ansia ili un cuore concitato: l’autore nell’immaginarlo provò la sua sensibilità, le. sue cognizioni ed il suo criterio. - Il successivo, che ci schiude il secondo libro, vorrebbe dinotare la Calimi de’ campi: ma come si può fare colle note a riuscire nella dipintura della calma in guisa che quella de’ campi appaja disdilla dalla calma del lago o di un essere qualunque? Noi prestiamo poca fede alle pitture subjettive musicali, nel colorire le quali molli maestri caddero c pochissimi colpirono nel giusto segno. - // Sogno, lo studio il più breve, non è perii il meno leggiadro; questo andante a movimento legato deve pure avere i suoi proseliti. - Seligmann ben fece a riserbarc per ultimo la Stella mattutina, iì più affettuoso e toccante idillio che mai possa dorsi, alto altrettanto ad esercitare la mano ed a suscitare il sentimento dell’esecutore, che a produrre effetto nella società e presso gli intelligenti. E uno squarcio in sol a squisite modulazioni ed eleganti passi e ad animate o sostenute frasi, che solo potrebbe valere ad assicurare il successo della nuova raccolta del giovane artista francese, senza dubbio il più produttivo fra quelli che ora travagliano pel Violoncello. I. Cambiasi. GAZ3SÎTI1T0 SETTIMANALE di Mimo — La seconda c la terza rappresentazione dell’Ermengarda del sig. maestro Sanelli furono accolte con maggiore e più unanime plauso della prima. - Si sta ora attendendo per ultima della stagione l’opera nuova del sig. Maestro Bona, / Luna ed i Perollo. Il chiarissimo sig. Maestro Verdi è tra noi reduce da Roma e carico de’suoi novelli trionfi. - Egli va già ponendo inano al nuovo suo lavoro, che dovrà esporsi sulle scene della Scala nel prossimo venturo Carnovale. NOTIZIE — Behliso. L’opera composta da Meyerbeer per E inaugurazione del nuovo teatro fu messa alle prove. Non è, come si aveva annunciato, una grand’opera in cinque atti, il di cui soggetto sarebbe tolto dalla guerra degli Ussiti, ma un’opera di genere in tre atti, senza recitativi e sopra un soggetto moderno. — Piume diede qui il 27 ottobre l’ultimo suo concerto. - Sono qui attesi Ernst, Dohler e le sorelle Milanollo. - Mendclssohn trovasi qui già da alcune settimane; egli passerà però I inverno a Francofolte sul Meno. - L’Accademia di Canto ha annunciati i concerti per la prossima stagione invernale; vi si daranno 11 Messia ed il Sansone di Ilandel, La Caduta di Babilonia di Spohr, c I’/ni,’evizione della Croce, di Kiister. — Copekaghem. il Re emanò due decreti per incoraggiare lo studio della musica. - Il primo ordina la creazione di un Conservatorio reale di musica a Copenaghen capace di cinquanta alunni (trenta maschi c venti femmine), c che sarà destinato in ispecial modo a formare de’musicisti pel teatro nazionale c reale della capitale. Questo stabilimento sarà affidato alla direzione del sig. Glaeser, maestro di cappella del teatro, e verrà posto in attività col primo marzo prossimo. [p. 192 modifica]— 492 9’ t; SOiSha i ÆM L’allro decreto prescrive clic il canto dovrà insegnarsi ] in tutte le scuole della città, e per quanto sarà possi-: bile, anche in quelle de’ villaggi. — Dresda. Bianca e Gualtiero, opera nuova del “AT signor Alessandro Lwoff, generale e ajutanle di campo (y>,j dell’imperatore di Russia, è stata qui rappresentata il © 13 ottobre, con un successo tale, die alla line dell’opera tutto il personale die vi aveva preso parte fu evocato sul proscenio in un col compositore. L etichetta non permettendo jmiilo al generale di rendersi agli inviti del pubblico, per quanto lusinghieri fossero, ne fece le veci il Direttore. Quanto alla nuova partizione, i giornali ne fanno i più grandi elogi; si citano fia gli alili pezzi un duetto ira Bianca e Gualtiero, ed una pie-; ghiera con coro, che vuoisi di superba bellezza. — Il 19 ottobre. Gli avanzi mortali di Darlo Maria 1 Weber arrivarono in questa capitale; ove furono trasportati dal figlio di questo celebre compositore, signor Massimiliano Weber, uno de’ nostri più distinti pittori. Sabato passalo le esequie del grande artista sono state celebrale nella chiesa di S. Maria in presenza di tutto che Dresda racchiude di persone distinte nelle scienze, nelle lettere e nelle arti. Il //cr/uicrzi, che venne eseguito in questa circostanza, era stato assegnalo da una estrazione a sorte, per la quale si aveva messo in un’urna i nomi di Jomclli, Mozart e Cherubini. Quest’ultimo nome è uscito dall’urna, e, per conseguenza, venne eseguito il Requiem, di Cherubini. Dopo la cerimonia funebre, il feietro fu portato al cimitero cattolico di Dresda, ove venne seppellito. La comitiva si com! poneva di più di ottocento persone. j — Ghatz. Alfredo Jaell, il giovane pianista di ondi i anni, che già da due mesi trovasi in questa città coi suoi genitori, si fece sentire il 20 ottobre nella sala delI’ Unione Musicale, ed il 24 in teatro. Egli suonò un Notturno di Dohler, una Fantasia di Thaiberg e un pezzo di Liszt. Alfredo Jaell sorprende eseguendo le più difficili composizioni con franchezza, espressione e sentimento. — M vmum Scrivesi da questa città al Monde musical: o Come mai volete dare un’idea dello straordinario entusiasmo eccitato da Liszt! È una vera frenesia. Il trionfo di Liszt è lauto più glorioso, in quanto che qui, ad eccezione di quei pochi che I ebbero sentito a Parigi, era pressocché sconosciuto. Inoltre Liszt aveva a lottare contro una fortissima prevenzione avversa all istrumento che egli tratta così meravigliosamente. Il pianoforte in Ispagna non è stalo considerato finora che come un semplice istromento d’accompagnamento, e tulli disapprovavano l’arditezza di colui che, con un pianoforte, e solo, pretendesse interessare un uditorio. Ma Liszt non ebbe che a comparire e farsi sentire per riportare una completa vittoria. Al suo concerto, che ebbe luogo nella sala del Liceo, non appena aveva egli Unito il suo primo pezzo, V ouverture del Guglielmo Teli, che vi fu un’esplosione interniinabile d’applausi e di braco. Al secondo pezzo, la sua fantasia sulla Aorma, l’entusiasmo si è raddoppialo, ed i gridi di bis, le chiamate, gli applausi, cominciarono per non più cessare fino alla fine del concerto, che c stato una continua ovazione. - Liszt ha ora sottoscritto col direttore del gran teatro del Circo un contratto per quattro concerti, per ognun dei quali egli riceverà una somma di 20,000 reali. Vi terrò informato dei successi di questo grande artista, successi che per quanto clamorosi siano stati, non possono che vieppiù accrescersi, perocché vi devo ripetere che la vigilia Liszt era pressocché sconosciuto per Madrid, mentre il suo nome vola ora di bocca in bocca». — Mosca. Quel teatro italiano diè principio alle sue rappresentazioni colla Lucrezia Borgia. Musica ed esecuzione ebbero il più lusinghiero successo, e di alcuni pezzi si volle pur la replica. 1 cantanti principali erano le signore Assandri e Viotti ed i signori Salvie Corradi-Setli. — I’iiugi. Leggesi nella France Musicale. • Venerdì l.° corrente si e eseguito all Accadcmia realedi musica il capo lavoro di Haydn, La Creazione del Móndo, che non si era sentito a Parigi dopo il 3 gennajo, anno IX.- | In generale non si mostrò grande entusiasmo per questa composizione: se si eccettuano due o tre pezzi che vivamente si applaudirono, il resto dell’opera fu accolto un po’ freddamente. Ci si dira che il pubblico non é fatto per comprendere delle opere di tanta importanza; e noi rispondei orno che ciò non é fuori di proposito, e! che quello che. é stato composto per un pubblico del 179S non potrebbe intieramente convenire al gusto ed alle abitudini del pubblico del 1844. - Pressoché seicento artisti presero parte a questa imponente esecuzione, ed il signor llabeneek può a buon dritto andar superbo! d’aver saputo raccoglici e con tanta abilità una cosi forMorelli, sono stati applaudilissiini. La Persiani pareva un po’ affaticata; troppo spesso ella sostituisce delle frasi sue, d’altronde sempre ben adatte alla musica di Donizclli; ed il pubblico approva questi cambiamenti. Ronconi fu superiore ad ogni elogio nel finale del secondo atto, e Mario che aveva in prima rifiutala la parte d’Edgardo, può essersi nuovamente convinto che non vi ha parte di tenore nel repertorio italiano ove egli non possa spiegare e far ammirare le sue biillanti qualità d’attore e cantante. — L’opera che probabilmente sarà rappresentata dopo la Maria Stuart, è intitolata Aal’m. La partizione sarà del signor Enrico Reber, già noto per delle sinfonie, dei terzetti e delle melodie di gran merito. — S. A. R. il principe di Joinville ha di buon grado accettalo il patrocinio della Società degli artistesmusiciens. Il principe e la principessa, come anche il duca d’Aumale, hanno onorato di loro presenza il gran concerto dato giorni sono all’Opéra. — Il concerto del signor Giorgio Kastner avrà luogo il 24 corrente nella sala del Conservatorio. Vi si eseguirà una grand’opera biblica di sua composizione, intitolata le Dernier roi de Judo. — l’ixis, il celebre pianista, è di ritorno a Parigi, ove rimarrà lutto I’ inverno. — Pestìi. intercali, il celebre professore e virtuoso sul mandolino, che qui trovasi da alcuni giorni, si farà quanto prima sentire in pubblico. — PitESBiiioo. Il 24 novembre l’Unione di musica sacra celebrerà la festa annuale di S. Cecilia coll’esecuzione della seconda ed ultima messa in ile dell’immortale Beelhoven. All’Unione è quindi concesso per la seconda volta l’esclusivo onore di eseguire questa messa, che finora non venne eseguita intiera in nessun luogo, con un personale di circa 2ùo cooperanti. — Vienna. La grande riunione di canto, sotto la direzione del signor A. Schmidt, direttore di quella Gazzetta Musicale, ha ricevuto l’autorizzazione dell’imperatore. Sua.Maestà si è degnala accettare una serenata che é stata data da tutti i membri della riunione, nella sua villa di Schonbrunn. Fra i maestri di cui furono eseguite delle produzioni, si rimarcano, oltre Mozart, Meyerbeer, Ilalévy, Mendelsslion, i signori Kiickcn, Reissiger, A. Schaeffer. ALTRE COSE — Il violinista Ernst, dopo aver suonato in un’accademia di corte di S. Altezza R. il Duca di Nassau, ha continuato il suo viaggio artistico alla volta di Weimar, ove diede già un concerto con mollo successo. Alla fine dei corrente mese pensa di recarsi a leiina, dopo che avrà dati dei concerti a Lipsia, Dresda e Praga. — Scrivesi da Amsterdam al Journal des Débats:» li celebre violoncellista Giacomo Franco-Mendez ricevette ultimamente, da S. M. la Regina Teresa di Baviera, una ricca spilla di brillanti, accompagnata da una lettera la più lusinghiera, quale testimonianza della sua soddisfazione per una composizione intitolala fiéwrie per violoncello e pianoforte, della quale S. M. aveva accettata la dedica. - Questo artista ha pure teste composto un grande Concerto per violoncello con grande orchestra, la dedica del quale fu accettata dal Principe d Orange nel modo d più gentile. Il sig. Franco-Mendez si propone nel prossimo inverno di portarsi a Parigi». — Thaiberg è stato nominato membro dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, con un decreto di Sua Maestà in data del 21 settembre passato. — Leggesi nella llevue et Gazelle Musicale». Il signor Wolfsolm ha teste inventalo una nuova specie di diapason che ci pare offrire incontestabili vantaggi sull’antico modello; quasi’ ultimo e generalmente di suono debole, di poca durata, e talvolta anche di equivoca esattezza. Quello del sig. Wolfsolm, al contrario, avendo la forma d’un piccolo cilindro diritto, rende un suono puro, forte, inalterabile, che si prolunga a piacere. Per la modicità del prezzo, questo nuovo diapason può convenire a chicchessia, e diventerà certamente il cade mecum di tutti i musicanti». — Il Débats dice che a Dresda si ha il progetto di innalzare a Weber in una delle pubbliche piazze una statua in bronzo. I IH mentii TIt.K.IllïA El K ICA o DI FRANCESCO H A RI A PIAVE POSTA IN MUSICA DAL MAESTRO GmSs min Pezzi ridotti per Canto con accompagnamento di Pianoforte dal Maestro Luigi Truzzi. 16798 16799 1680I 16802 16805 1680 U 16805 1680(5 16814 16811 16815 16813 Scena e Cavatina, Dal più remolo esilio, per Tcn. Scena, fioro e Cavatina, Tu al cui sguardo onnipossente, per S. Scena c Romanza, O vecchio cor, che bulli, per Bar. Scena e. Duello-Finale 1, Tu pur lo sai, che giudice, per S. e Bar. Preludio, Scena e Preghiera, Allo II, Aon maledirmi, o prode, per T. Scena e Duello, Ao, non morrai, ch.è i perfidi, per S. e T. Scena e Terzetto,.Ve/ tuo paterno amplesso, per S., T. e Bar. Scena c Quartetto, Ah sì, il tempo, per S., T., Bar. e B. Scena ed Aria, Più non vive!... /’innocente, per S. Scena c Barcarola, Tace il vento, c quêta T onda. Scena ed Aria, All’infelice veglio, per Tcn. Scena ed Aria finale, Questa dunque è Piniqua mercede, per Bar. Data della pubblicazione 12 Novembre 1844. 25 detto 50 dello Il rimanente a completamento dell’Opcra verrà pubblicalo in seguito alle epoche fisse che verranno indicate. Contemporaneamente ai suddetti pezzi per Canto verranno pubblicali anche i Pezzi per Pianoforte HO1<>, ridotti dal Maestro Luigi ’Truzzi, e (pianto prima le altre riduzioni. FANTASIA CONCERTANTE per Pianoforte e Flauto SOPRA MOTIVI DELL’OPERA DEL M.° VERDI COMPOSTA DA 16772 Op. 74 Fr. 7 — FANTASIA MARZIALE /><?>• Pianoforte COMPOSTA DA urna I midabile armala La sala offriva un colpo d occino maraviglioso. Gli esecutori, disposti sopra un tavolato a gradini, arrivavano fino ai fregi del fondo della scena, e sul primo piano i coristi, uomini e donne, stavano in gruppo intorno ai capi dei cori e dei cantanti. Non vi fu un momento d’esitazione; da un capo all’altro l’esecuzione e stata perfetta. Le signore Cinti-Damoreau e Dorus Gras hanno alternativamente cantato la parte di Gabriele; i signori Duprez e Roger quella di Uriele; i signori Levasseur e Barroilhet qu&lla di Rafaele; il signor Hermann Leon e madamigella Dobrée quelle di Adamo ed Èva. - Commetteremmo una grave (immissione se non annunziassimo l’immenso successo della ouverture d’Obéron, eseguita in modo splendido dall’orchestra e soprattutto dai ventiquattro primi violini, e del coro di Giuda Maccabeo» Chantons victoire «. in cui i coristi hanno mostrato una potenza sonora ed una unità d’esecuzione di cui non vi fu mai esempio. Malgrado l’ora avanzata, questi due pezzi sono stali replicati, fra tale clamore di applausi da far crollare la sala». — Teatro Italiano. Si è ripresa la Lucia. Questa bellissima opera é ognora accolta con entusiasmo; epperò questa volti il pubblico ha più che mai manifestato la sua soddisfazione. La Persiani, Mai io, Ronconi, «DOVE PUBBLICAZIONI MLSIlALI DELL!. R. STABILIMENTO NAZIONALE PR1V1LEG. Di C4IOVAXXI RICORDI Eì 1È® B SECONDO DIVERTIMENTO 4G106 Op. 40. F. 2 40 Il lOffl DI Tragedia lirica in 4 parti tli Fr. Cistitii POSTA IN MUSICA DA ^10= 16746 per Piauofofte COMPOSTO DA Op. 73. Fr. 3 — TEOD’JLC 1UBBLLIÏÏI Ne sono pubblicati nove pezzi ridotti per Canto con accompagnamento di Pianoforte. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di Giovava! Ricordi Ed. Pr. Contrada degli Omcnoni N. 1720, e Rotto il.portico di fianco all’I. R. Teatro alla Scala* GIOVANNI RICORDI E 1> I TOIIT-PllOP KILTAR1O