Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 20

N. 20 - 19 maggio 1844

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[p. 79 modifica]- 79 o-=- GAZZETTA MCSICALE j lidi ANNO Ili N. 20 DI MILANO DOMENICA 1!) Maggio 1844. I i Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica aulica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Anioiogia classica musicale. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. 150 pagine, e questi vengono dati yratis all’atto che si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Leggasi l’avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno li, 1S43. La musique, par des in/le.rions vives, accentuées, et,, Il piezzo dell associazione alla Gazzetta c alla Musica • pour ainsi dire, parlantes, e.rprimt toutes les pas- * * 1 ffiénive Austriache 1,. 12 per semestre, ed efTettive • sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, Ausliarhe L. 44 affrancala di porlo lino ai confini della • soumet la nature entière à ses savantes imitations, bonari Ina Austriaca; il doppio per I associazione an• et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme dus sen- nua e:. ~ *’n spedizione ilei pezzi di musica viene fatta • timents propres a l’émouvoir. • mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti,. dello Studio ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. J. J. rocssExu. _ associazioni si ricevono in Milano presso I Ufficio della Gazzetta in casa tlicordi. contrada degli Omenoni N.” 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli UlDci postali - Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. i I. Proposta di un nuovo mezzo per determinare con esattezza i tempi musicali. - li. Pianoforti del signor Pape. - 111. Progetto di una.nuova riforma musicale. - IV. Notizie musicali diverse. - V..Nuove PUBBLICAZIONI MUSICALI. PROPOSTA D’UN NUOVO MEZZO PER DETERMINARE CON ESATTEZZA I TEMPI MUSICALI O & uanlo nella musica sia imporrante la giusta misura del tempo jilo sa, non solo chi è dotto nell’arte, ma chi semplicemente sia.dotato di musicale sentimento. Rousseau, il cui nome in tale materia vale per quello de’più sapienti scrittori, ragiona in più d un luogo di questa sua grandissima importanza, e sempre, da quel profondo conoscitore ch’egli era, viene a caratterizzarlo come uno de’ principali elementi della musica. Gli antichi greci, i quali, quantunque ignari delle moderne armonie, erano soprammodo valenti nelf esercizio del canto, avevano sentila la necessità della più scrupolosa precisione nel tempo o ritmo, e con leggi che gli storici chiamali severissime’, avevano istituita una parte speciale di scienza della ritmopea, colla quale regolavano f andamento delle battute, le divisioni, l’ordine e la successione de’ varj movimenti, perchè col loro miglior uso soltanto può la sapienza del musico accendere, modificare o calmare gli affetti. Molte delle passioni infatti avendo, indipendentemente dalla parola, un carattere melodico che manifestasi coi suoni non meno che un carattere ritmico che manifestasi col maggiore o minor grado di celerità o lentezza, ne consegue che la maggiore o minore espressione dipende egualmente dalla qualità della nota (pianto dalla più squisita proprietà del movimento. La tristezza e la calma adoperano suoni rimessi e bassi e procedono con passi lenti e misurati: la gioja e 1 entusiasmo procedono con passi celeri ed niuguali non meno che con suoni acuti ed intensi. Il tempo é quindi un principio essenziale dell’arte: è la vita. 1 anima, l’energia fisi— comorale d’ogni frase e degni idea: è la scintilla che muove e caratterizza le passioni e i sentimenti della melodia: è d ’I t nerbo che collega e sostiene le forme del- ’ 1 armonia: è il sangue che circola nelle! sue vene. Ad onta di ciò nondimeno, la giusta misura della battuta, come cosa che an- ’ cova non si potè assoggettare ad un vincolo sicuro, venne da fluido in poi abbandonata all’arbitrio degli esecutori. Quanto pregiudizio siane derivato alla musica melodrammatica sopra lutto, e massime a1 di nostri, in cui i veri artisti suonatori e cantanti son divenuti sì pochi, è > inutile dimostrarlo. Molti de’ migliori spartiti fanno ceni tratto naufragio sul ma"• 1 • ~ 1 gior numero dei teatri, non per altro se non perché i tempi son male interpretati. Alcuni uomini, desiderosi del bene dell’arte, pensarono più d una volta d’infrenare 1 opera sinistra degl inesperti introducendo delle macchine che denominarono ora cronometro, ora ecometro, ora metronomo^ onde ingiungere una guida costante ed immutabile. Ma la costanza e l’immu- i labilità in una cosa che tutta vive di passioni, non sembrano nè conciliabili, uè ragionevoli^ ed un gran pensatore disse op- । portunamente che da simili ritrovati non ’ poteva scaturire altra utilità che quella di formare di due esseri differenti due macchine distinte, una cioè del metronomo. 1 altra del filarmonico (!)• E per verità, richiedendo il vario carattere dei concetti e l’indole della buona espressione che il movimento si rallenti o s’acceleri secondo che le frasi sono animate da tranquille o vivaci passioni, il regolo del metronomo viene a discordare i dall’andamento del canto appena dopo; brevi battute. Nella musica moderna, dopo Bellini specialmente, sono continue le variazioni del tempo’, sarebbe quindi con- | tinua la discrepanza dei due movimenti, 1 e la guida abbandonerebbe, anzi confonderebbe, il filarmonico appena fatti i primi passi. Perciò di cento famiglie ove si tratta! la musica troverete forse in una sola il metronomo: e quasi nessuno de compositori italiani ha trovalo conveniente di segnare sugli spartiti il moto regolatore, • preferendo di lasciarlo indovinare all artista. Non è che non sentissero la neces- i sità di prescrivere con esattezza il vero tempo giusto dei cantabili, al che studia- ’ musi di supplire accoppiando una moltitudine d attributi ai cinque caratteri cardinali di largo, adagio, andante, allegro, [ piesto, ma gli è perchè riconobbero di po- 1 co profitto l’uso del progettato stromento. In tal guisa rimase sempre viva la necessità di por freno ad un inconveniente ricalcitrante ad ogni rimedio. Ora, in un accesso di concentrazione. essendomi parso che d desiderato scopo si potesse raggiungere con un mezzo altrettanto facile quanto sicuro, perchè praticabile da ciascuno senza il sussidio di niun apposito ordigno, lungi dall attribuire al mio progetto maggior peso di quello che non abbia, credo di far cosa utile proponendolo agli scrittori di musica, acciò se ne valgano ove lo veggano di qualche utilità, o lo abbandonino se trovano che manchi all’intento. Il mezzo che propongo sarebbe quello d indicare sopra ciascuno dei tempi principali, sopra ciascuno de’ singoli pezzi costituenti uno spartito i minuti precisi della loro durata calcolali coll orologio alla mano. Tanti minuti deve durare il primo tempo, tanti il secondo, tanti il terzo, e così di mano in mano. Ad ogni variazione di movimento dovrà prescriversi la precisa durata. Dal complesso poi di tutto, il maestro potrà dire al principio od alla fine di ciascun pezzo, senza ommellere di comprendervi il recitativo, la sua durata è di tanto (2). Se il mio modo di vedere non m’illude, parmi che assai lieve sarà la fatica che può costare un simile spedienle, e che all incontro grandissimi saranno i vantaggi che ne risulteranno. Uno (pielìo di poter conoscere l’esattezza del movimento che sicuramente il cantante non trascurerà d indagare per meglio riescili* nella parte sua. Si può star certi che i cantanti non lascieranno di consultar I orologio per assicurarsi se veramente hanno interpretato il tempo giusto. Essi bau troppo interesse di ottenere i suffragi del pubblico per non prevalersi di quest àncora di sicurezza onde cantar beliti cantano troppo presto o troppo lento non è per mala volontà od indolenza, ma perchè non sanno indovinare il vero tempo preciso. Col mezzo divisalo si verrebbe a togliere un male die non è e tutto il disagio starebbe nel consultar l’orologio. Un altro vantaggio saia quello di evitare d fastidio della soverchia lunghezza degli spartiti. Nelle arti che affaticano i sensi la moderazione è indispensabile quanto la bellezza medesima, acciocché il difetto non abbia a degenerare nella ■ Molti!;i| Ei? [p. 80 modifica]— 80 — o= per la che siavi riuscito. (1) E questa un’idea di Diderot riportata anche da Rousseau. E poiché panni che i metronomi, malgrado i loro difetti, abbiano ancora più d’un sostenitore, credo conveniente di avvalorare la mia opinione recando l’aulorilà delle sue parole. Quand on admettrait l’utilité d’un chronomètre, il faut toujours commencer par rejeter tous ceux qu’on a proposés jusqu’à présent, parce qu’on y a fait du musicien et du chronomètre deux machines distinctes, dont l’une ne peut jamais bien assujettir l’autre: cela n’a presque pas man ru questo melilo HOU t‘C( nazione cedere mai quella linea di demarche separa I uno dall altra, e pare.’.......il... Sulla fatta esperienza alla nausea non v’è che breve tratto; e perciò, abbandonando il sistema de’troppo lunghi spartiti che fino a lui occuparono il teatro, pose grandissimo studio onde opere eccellenti non ebbero nel mondo quella fortuna, che avrebbero meritato, solo soverchia loro prolissità: I Narri Parigi di Mercadante sono di numero. Bellini, il cui discei’nie buon gusto vuol essere citato ad. ■ ■ C).... ogni passo ove si discorra di criterio melodrammatico, aveva veduto che dal diletto si può quiiul innanzi affermare che la durata conveniente ad un’opera sia all incirca di tre ore piuttosto che di quattro’, i maestri furali pertanto cosa utile procurando di accostarsi più che sia possibile a questo principio, avendo sempre presente che ogni eccesso non sarà che un avvicinamento alla noja della sazietà. Calcolala la durata d’ogni pezzo, sapranno anche quella dell’opera intera, e quando questa fosse eccedente, procureranno di ridurla entro i confini della discrezione. Sarà insomuia di profitto incontrastabile la pratica di fare del tempo quel conto che si convieni*, massime in una cosa in cui dipende tutta da esso la mairjnore o minore intensilà del diletto. Un terzo vantaggio sarà quello di neutralizzare un’altra notabile magagna che guasta nel mondo la musica, quella della poca intelligenza e delle antipatie dei cosidefti maestri al cembalo, o maestri concertatori, i «piali, perchè aneli’essi son uomini come Lutti gli uomini, curano o trascurano la buona esecuzione di uno spettacolo in ragione della simpatia od antipatia die sentono per F opera o per il compositore (3). Di tutte le male arti che si possono usare in un’orchestra per far cadere uno spartito si avrà una caparra nell articolo che a ijuesto divisamenlo farò tener dietro al presente. Anche nella musica ci son le sue tenebre. Quella dell’adulterazione dei tempi è sopra tutte la più potente: cantate un tempo troppo largo che è come mettere l’acqua nel vino: cantatelo troppo presto, che l’idea originale si deforma e fate diventare allegro ciò che dovrebbe esser mesto (B. I falsificatori della musica avranno addosso cosi troppa controlleria perchè l’opera loro si possa compiere impunemente. Quando F orchestra prende un tempo troppo largo il cantante potrà dire al direttore: questo cantabile non dee durare che tanto-, facciamolo quindi più mosso. Viceversa, quando un cantante allargasse di soverchio i motivi, il direttore potrà dire al cantante: vi prego di andare più presto perchè ci avete impiegato mezzo minuto di più. L’arbitro non sarà più nè il solo cantante, nè il solo maestro al cembalo, nè il primo violino, ma Fiudice dell’orologio annunciatore della volontà del compositore. Dalla precisione delle parli scaturirà la precisione dell insi-iine, e con questo dato perfino l’impresario s’accorgerà se i tempi della partitura siano stati alterati. O io mi affogo come Narciso nella compiacenza del mio ritrovato, o grandissima dev’essere la sua utilità per ben regolare il tempo: a me pare d’un risultato che non può in verun modo mancare. Ultimo finalmente dei vantaggi che non vuol essere pretermesso è quello già menzionato, del far di meno del metronomo. Quando la numerazione dei minuti bastasse, non sarebbe ella un’utile invenzione questa sola di far di meno d uno stromenlo che bisogna provvedere a bell apposta, e che bisogna avere sempre con sè? Questo solo risparmio non basterebbe a far prevalere il ritrovato all uso dei metronomo che nessuno del resto ha voluto adottare? Sotto questi aspetti io presento ai compositori il mio progetto: essi potranno vederne il vantaggio dall’esperienza dei fatti più che dalla mia esposizione. Ciò che non ha bisogno pei’ ora di dimostrazione si è la necessita di por freno ad un male che sempreppiu vien pregiudicando la buona musica. Appena uno spartito si riposa alcuni anni, che la misura dei tempi vien quasi interamente alterata. Un simile inconveniente fu notalo in pressocchè tutte le opere che al nostro gran teatro vennero riprodotte lo scorso carnevale. La stessa Norma.. che può dirsi respirante nella mente di tutti, e nata sotto le dila dei nostri professori d’orchestra, aneli’essa si risenti dell’inevitabile funesta influenza. La più parie de’ movimenti era ben altra che quella di dodici anni addietro; alcuni erano stretti, altri erano larghi, (piasi tutti perturbati. L’egual cosa, ed anche se vuoisi più a proposito, si può ripetere del Arzbucco^ ancorché esso non conti altrettanta anzianità della Norma. Fu già avvertilo in queste colonne dal bravo maestro Mazzucato come i suoi movimenti venissero in gran parte cangiati (piasi sotto gli orecchi del compositore. Nulla di più vero che il male che vengo denunciando, e nulla di più vero che la necessità di porvi riparo (->). Da qui ad alcuni anni le opere moderne capterebbero tutte di fisonomia. Alla mancanza deglindizi suppliva altre volte 1 intelligenza dell’artista, il quale non lanciavasi sulla scena senza percorrere almeno i più necessarj principj dell’arte; gli artisti intelligenti son oggidì troppo rari perchè l’arte possa liberamente essere loro confidata senza pregiudizio: è quindi indispensabile scortarli d una guida che impedisca loro di smarrirsi: il mezzo proposto sembrami il più acconcio. Convinto di questa verità anche il maestro Verdi, e non affatto impersuaso deifutile che può venire dal mio progetto, mi ha egli assai lusingato proponendosi di farne esperimento al primo incontro che pubblicherà una nuova sua musica; è da augurarsi che altri possano convenire nella sua deliberazione. Io sono più che persuaso che ne raccoglieranno un frutto sproporzionatamente superiore alla fatica. 11 tentativo per vero è cosi facile che sarebbe irragionevole il non farne la prova. Non dubito che molti avranno delle obbiezioni da opporre per la sola ragione che mal volentieri si lasciano le antiche abitudini; ma ho fiducia che non potranno esser tali da impugnarne la convenienza. Difatti, qual altra cosa hanno immaginato gli uomini che meglio dell’orologio vaglia a distinguere il tempo? G. Vitali. =o besoin d’clre prouvé; il n’csl pas possible que le niuI, siden ai! pendant toute sa pièce, lodi au mouvement et lordile au bruit du pendule i et s ii s’oublie un । instant, adieu le frein qu’au a prétendu lui donner. E vero che il metronomo ha il vantaggio di dare un’idea precisa del movimento per le prime battute; ma la più parte dei cantanti avendo il difetto di ri{ tardare, come i suonatori quello di affrettare, (piando | pcr una prescritta variazione di movimento il filarmonico venga a discordare dal pendolo, esso rimane abbandonato a sè stesso, ed il sussidio gli riesce più d’inciampo che d’utilità. Anche nel dizionario di musica pubblicato dal Eirhtenlhal si legge un articolo per vero non mollo favorevole al metronomo. (Ü) Mi sembra inutile l’avverlire che un minuto di più o di meno in un tempo musicale essendo uno spazio troppo lato, non solo importerà segnare le, unità, ma similmente le loro frazioni più precise. Di colesti maestri concertatori tenne, non è molto, discorso in questa Gazzetta il signor Pii r-Angelo filinoli: (Vedi il A. 11. pag. il il (piale, denunciandoli come una principale delle cause che conducono a mal partito le opere riprodotte per la poca cura, il nessun amore, e la prava coscienza che mettono nel disimpegno dell’officio loro, venne assai a proposito a preparare alcun appoggio alle mie parole, e dié prova di avere ben addentro approfondito il soggetto che prese a trattare. E troppo vero che un danno grandissimo proviene alla musica da questa fonte, e mollissime cose sarebbero a dire, massime riguardo alla coscienza’ ma non mi diffondo di più per amore di ^brevità, e per non ripetere ciò che altri ha già detto. (i) Vi son alcuni che, pretendono clic i tempi musicali si possano indifferentemente, alterare, secondo i varj mezzi dei cantanti, cioè secondo la maggiore o minor lena di cui la natura li ha dolati: io credo di poter sostenere, al contrario, che i movimenti non possono variarsi, senzaccbé il carattere, della melodia ne venga a soffrire. E fuor di contestazione che il vario grado di lentezza o celerità, di brevità o lunghezza, è quello che qualifica l’immagine musicale e ne delinca la fisonomia rendendola piacevole o disaggradevole, buona o colf iva, bella o deforme. L’cffello d una melodia dipende interamente dalla qualità dell’andamento che le si appropria. Ea sua misura è inalterabile, né può variarsi senza pregiudizio della bella espressione; perché, dipendendo la bellezza c l’indole della melodia non pure dalla ben ordinala successione dei suoni ma dalla loro durata, essendo i (empi lenti l’espressione degli affetti tristi c pacati, gli allegri quelli della gioja c dell’entusiasmo, ne deriva che, l’espressione del senlimento che vorrà significarsi sarà più o meno perfetta in ragione della precisione del movimento proprio alla melodia, cioè proprio al calore dell’imagine significata, ed ogni eccesso così dall’un lato che dall’altro non sarà che di danno all’espressione del senlimento. (’ij Se questo avviene ne’ grandi teatri si può in proporzione congetturare ciò che succede nei piccoli. Ehi ha osservalo come le opere siano eseguite nei teatri di provincia sentirà quanto sia indispensabile di porre una guida aH’interprelazione dei tempi. Ciò ehe in un luogo si fa lento, in un altro si fa allegro: ciò ehe in imo si fa allegro, in un altro si fa adagio. Nulla di più varialo, di più incostante, di più svisalo che l’andamenlo dei cantabili, (pandi nulla di più dannoso alla buona riescila degli sparlili, de’(piali molli pezzi cascano non per altro che per 1‘ enunciato inconveniente. PIANOFORTI «EL SIGV«R PAPE (Estratto dalla Revue et Gazelle musicale). ()r son sedici o diciassette anni che, contro o prcssoché contro l’opinione della maggior parte dei fabbricatori ed artisti, stabili’ nella Revue musicale, che il principio del meccanismo posto al dissopra della corde del pianoforte, come l’aveva ideato il sig. Pape, presentava dei grandi vantaggi sotto il rapporto della semplicità c conseguentemente della solidità. Aggiunsi che è più normale, più razionale il battere le corde nel senso del loro punto d’appoggio sulla tavola d’armonia, che di sollevarle da questo punto d’appoggio colla percussione, come si faceva negli antichi pianoforti, vicino alla punta sulla quale queste corde si piegavano; imperocché, io diceva, si é a questa falsa idea degli antichi pianoforti che bisogna secco e corto di questi stromenti, delle corde. Quanto al dubbio che tentavasi innalzare concerattribuire il tono e la poco solidità nenie il vantaggio di percuotere le corde nel senso del loro punto d’appoggio, è più apparente che reale; poiché lutto il mondo sa che é questo vantaggio che ha fallo cercare con perseveranza le mode più [p. 81 modifica]- 81 — l’obbligazione di vantaggiose di costruzione dei pianoforti verticali o diritti, e che ha fatto fare tanti tentativi per rovesciare la tavola c le corde lasciando il meccanismo al c dissotto. Non è egli evidente che stabilire una soluzione di continuila cassa, per dar passaggio ai martelli enotere le corde al dissolto, è una costruzione dei pianoforti ordinaij? clic vanno a permostruosità nella Chechc n’abbiasi detto, il vantaggio della percussione delle corde nel senso del loro punto d’appoggio sul ponticello è incoi! testabile. Eccellenti esperienze fallo del sig. Savori hanno dimostrato altresì che la pressione dell aria del ’ colpo di martello in questo senso imprime una vibrazione più energica alla tavola d’armonia, che allorché questa pressione non è che il risultalo della reazione della corda percossa nel senso contrario. Ma v! hanno altri vantaggi evidenti che sono il risultato della disposizione del meccanismo al dissopra, quale I’ ha immaginato il signor Pape, e soprattutto come è divenuto per i perfezionamenti che questo dotto meccanico vi ha progressivamente introdotti. Tutti sono le conseguenze necessarie d’un sistema ben conbinato in tutte le sue parli. Col suo sistema del meccanismo al dissopra, il signor Pape ha trovato una combinazione assai più semplice e assai più razionale; poiché, avendo potuto sgombrare la parte inferiore della cassa dello slromento da lutto l’apparecchio dell’antico sistema, egli ha potuto abbassare la posizione della tavola e il posto delle corde presso al fondo solido di questa cassa, in luogo di far operare la traizione verso le estremità opposte, ove i mezzi di resistenza naturale non esistono. D’allora in poi il tiramento delle corde è slato senza danno per la solidità dell’islromento, per l’effetto della re- । sistenza naturale, e senza aver ricorso al formidabile apparecchio delle stanghe di ferro degli altri fabbricatori. Un altro vantaggio di questa disposizione consiste nel percuotere le corde al punto conveniente per ottenere un miglior suono, allontanando il colpo ‘di martello dal punto ove la corda fa angolo. Ciò che è soprattutto rimarcabile c degno dei più grandi elogi negli strumenti del signor Pape, è la semplicità del meccanismo. Si sa che il problema da sciogliere nei pianoforti è la riunione della potenza d’atlaeco colla rapidità dell’articolazione della nota. Nella costruzione ordinaria si ottiene la forza d’impulsione del martello per la lunghezza della leva del tasto; ma il sig. Pape non voleva servirsi di questo spedienle. D’altronde si era proposto di dare al suo meccanismo la più gran solidità possibile, diminuendo il numero de’ strofinamenti, e perciò bisognava che l’attacco fosse diritto. Ma qui si presentavano le conseguenze di questo principio di meccanica che ciò che si guadagna in prestezza perdesi in forza, e viceversa. Questa difficoltà è stala Io scoglio del signor Pape per diversi anni; c perfino dopo aver sì ben idealo tulle le altre parti de’suoi strumenti, gli fu d’uopo mollo tempo per sciogliere il problema della maggiore diminuzione possibile della lunghezza della stia leva d’attacco, per ottenere la leggerezza del tasto, conservando la forza d’impulsione del martello. Non v’ha die Dio che vede in un colpo d’occhio il principio e la fine d’ogni cosa; per abile ed ingegnoso che sia un uomo, v’hanno delle difficoltà che lo possono trattenere lungo tempo, sebbene ei non le creda insolubili. Così fu la situazione del signor Pape durante qualche anno. In questo tempo gli artisti, che non s’informano punto del principio delle cose, c che non vedono che i risultati, non trovando nelle tastiere di questi pianoforti tutta la leggerezza che desideravano, non rendevano giustizia alla bellezza d’un concepimento di cui non comprendevano F importanza. Io solo protestava costantemente contro i loro pregiudizj, c più volte, nello spazio di diciassette anni, analizzai i miglioramenti progressivi che vedeva fare dal valente c perseverante fabbricatore nel suo sistema. Finalmente, per una di queste felici ispirazioni che sembrano destinale a dare una smentita ai principj della meccanica universale, egli è pervenuto a ridurre la lunghezza della sua leva a meno di otto pollici, senza nulla perdere della forza necessaria d’impulsione, proporzionando il peso c l’azione di ciascun martello, come anche la prestezza deli-elasticità al punto d’equilibrio della leva, e trovando in questa felice combinazione, l’equivalente duna lunghezza proporzionale di questa stessa leva. Egli è così che Winkel d’Amsterdam ha trovato il mezzo di rimpiazzare la lunghezza proporzionale del pendolo astronomico per la misura del tempo in musica, col corto bilanciere del metronomo attribuito a Maclzel, nel mezzo del peso mobile che scorre su questo bilanciere per cambiare il centro di gravita in ragione della prestezza voluta. Son queste, bisogna confessarlo, delle idee di genio di cui gli artisti che si servono del pianoforte c del metronomo non comprendono il valore, ma che non sono meno degne dcU’ammirazione dei conoscitori. Io non ho soltanto esaminalo con attenzione gli ultimi prodotti del signor Pape in tulli i loro dettagli, ma gli ho suonati, e ne ho trovalo il meccanismo altrettanto facile che pronto, il suono forte, dolce c cantante. I suoi pianoforti in forma di tavola esagono, della dimensione di una tavola da sala, offrono in questa piccola cassa di poca grossezza i fenomeni d una potenza di suono che si crederebbe eseire da un gran islromento, c dell’estensione dei pianoforti ordinarj. Niente di più ingegnoso della disposizione incrocicchiata delle corde di questo pianoforte, e di (juella della tastiera mobile c del meccanismo. È nel suo genere un capo d’opera di semplicità nel suo concepimento e


PROGETTO DI U1ÎA 1TÏÏ07A RIFORMA MUSICALE III.» nella sua esecuzione. A confronto del gran pianoforte di concerto, divendo llila necessità nella nostra epoca per l’impretanza che questo slromento ha acquistalo da qualche anno, gli artisti hanno lungo tempo imputato a quello del signor Pape di mancare di vivacità nella sua sonorità e di leggerezza nel suo meccanismo. Ma questi difetti che disparivano in parte sotto una mano possente, erano il risultalo di ciò che rimaneva a fare affinchè il signor Pape raggiungesse completamente il suo scopo, della maggior semplicità possibile, riunita alla maggior solidità dell’islromento. Ora, avendo trovato la sua felice legge d’equilibrio fra la forza d’attacco e la rapidità dell’articolazione delle note, questi difetti son completamente scomparsi, e il meccanismo di questi grandi pianoforti è diventilo leggero come quello degli altri stromenli dello stesso fabbricatore. Ilo inteso, durante il mio soggiorno a Parigi, un. bellissimo pezzo a otto mani, per due pianoforti a olio oliavo, composto dal sig. Piste e eseguito da lui, dai sigg. Osborne, lloscnhain c Wolff, su due dei nuovi pianoforti del sig. Pape, e giammai musica di tal genere non mi è sembrala aver prodotto un simile effetto. Di più, ad onta di questa gran potenza, il suono era chiaro, limpido, e nella più gran velocità di movimento tutte le note spiccavano con una rimarcabile chiarezza. Io credo dover aggiungere una considerazione importantissima in favore degli strumenti del sig. Pape. Si sa che allorché avviene un accidente a un pianoforte costrutto secondo i principj del meccanismo inglese, di Petzold o di qualunque altro, bisogna neccssariamcn’e cessare la musica finché non abbiasi trovato l’artista necessario per farvi la riparazione, ciò che non è (piasi mai possibile al momento stesso; ma il meccanismo del sig. Pape è sì semplice e di sì poco 1 volume, elici tasti, i martelli, gli smorzatori, tutto in somma non forma che una cassetta della lunghezza della tastiera, c d’incirca otto pollici di larghezza. Dunque, le parti di questo meccanismo sono sì bene combinate, che lo si può togliere da un pianoforte per porlo sur un altro ove. s’adatti perfettamente. Egli è dunque facile 1‘ acquistare due meccanismi con un solo pianoforte, e se per avventura sopraggiunge un acci-* dente, il cambiamento potrà essere effettuato nello spazio di un minuto circa, dalla prima persona venuta, c la musica non sarà punto interrotta. Ilo voluto in quest’articolo provare le importanti invenzioni d’un artista tanto perseverante nelle sue ricerche., quanto abile e coscienzioso, e contribuire, per quanto è in me, che sia resa giustizia a opere tanto utili. Ilavvi sempre un tempo in cui il vero diventa evidente; ma non è senza importanza che ciò avvenga durante la vita di colui che ha scoperta la verità. Fétis pèhe | Direttore del Conservatorio di Brusselles. o (Contitinazione, Vedi il.V. 18 e 19). Immerso sempre nella tristezza provai un istante di contento, e sebben conosca l’inutilità di queste mie lettere, che d altronde non mi distolgono dalle mie occupazioni, nacque in me una fredda speranza che possa un giorno conoscersi (pianto vado rozzamente esponendo in esse. Bastami per ora il sapere che non son di peso a te, e che più d imo intelligente in musica conviene meco, se non del bisogno d’ima riforma musicale, della somma chiarezza, e facilità che ne verri bbc dalla mia nuova maniera di scriver la musica. In credi che avrei potuto risparmiarmi di parlar tanto contro i (piarti di voce, stante che la maggior parte dei professori non ne ha idea, cd io di buon grado ne avrei fallo a meno, ma trovo opportuno il prevenire l’unico apparente ostacolo alla mia innovazione. Per una giusta conoscenza di me stesso, c per la materia che tratto, son più che certo che pochi, o nessuno si darà la pena di leggere (pianto scrivo; ma se anche uno vi fosse che volesse per un momento occuparsene, c sentisse poi che questa da me decantala chiarezza sarebbe d’impedimento alla progressione della musica, è naturale che, senza punto chiarirsi della verità, direbbe: lasciamo star le cose come. sono. Convicn dunque sradicare questa falsa idea, ed è porcili che li prego a permettermi ancora poche parole a questo riguardo. (die sia impossibile ammettere i (piarti di voce si potrebbe dedurre dall’esperienza di anni c di secoli, in cui la musica è andata lanl’ollre in grazia appunto della totale dimenticanza dei (piarti di voce, e degli imitili tentativi, falli da uomini sommi per trovare altre scale che la diatonica. La voce umana non conosce che il canto che procede per Ioni e semitoni, e se questa è legge di natura fondala nella costruzione di noi medesimi, „ Chi non vorrà confessare n dice a il Padre Sacche ti che il genere enarmonico tanto u celebre, e. <piel suo quarto di tono, altro non fu u finalmente che una vana favola, secondo che già u da molli si riputava indino dai tempi di Plutarco n. Ma piano, sento dirmi, non si tratta già di procedere facendo le, scale per due quarti di tono, cd una terza maggiore secondo l’antico genere, enarmonico; si vorrebbe soltanto stabilire la differenza tra il diesis, cd il bemolle, e lasciando il genere diatonico, disiderc la scala in 24 parti. Che risponderesti, mio buon amico? Io ne, avrei troppe cose da dire, ma, siccome le credo parole sprecate, dirii solo a costui come vorrebbe poi chiamare la distanza dal do al do diesis, considerata secondo l’idea elio ne abbiamo noi. Questa seconda, che pur tale sarebbe, non poi rebbi’ chiamarsi nè minore, nè diminuita, nè maggiore, nè eccedente. Dunque che razza di seconda sarebbe? Lo stesso dicasi di tutte, le altre distanze. Ma queste son baje a fronte delle difficoltà incalcolabili che verrebbero dai quarti di voce. Dna però delle cognizioni più necessarie per l’esecuzione della musica si è quella delle, distanze. Ora se questa non è qual dovrebbe, per la maggior parte, degli esecutori, colla divisione della scala in 12 parli, qual sarebbe, poi dividendola in 24? Il voler ammettere i (piarti di voce, sarebbe, a mìo avviso, una progressione retrograda, una diquelle coltivazioni che isteriliscono il campo; e forse si tornerebbe, all’antica musica greca, in cui sebben le note fossero le, 24 lettere dell’alfabeto ora semplici, ora doppie, rivolte a destra, o a sinistra, poste a rovescio, o stese orizzontalmente, pure per servire alla varietà dei modi, dei canti e dei toni s’andò t’anl’ollre, che se n’ebbe bisogno per fin di 4620, per cui era <1 uopo lo studio di molti anni per apprenderne buso. Egli è perciò che Platone permetteva che la gioventù impiegasse ben tre anni soltanto ne’ primi elementi. E questa è la musica che dovremmo prender per norma? Lascio il giudizio ad altri. Per me ritengo che il moderno si [p. 82 modifica]sterna temperato sia l’unico da seguirsi, come si segue col fatto da tanti anni c secoli, e che qualunque tentativo per cambiarlo sarà sempre inutile. L’esperienza c’insegna che il nostro orecchio può sopportare anche nello stesso pezzo di musica slromenti che suonino in toni che portano diesis, cd altri in quelli che hanno bemolli. Basta (piesto per annullare (pianto si può dire in favore del (piarlo di tono. Distrutta per tal modo questa falsa idea, ch’c stani, c sarà mai sempre soltanto ipotetica, potrei ora parlare di (pianto ho proposto: ma per non esser al mio solito prolisso di troppo, ti lascio pregandoli, ecc., ecc., i miei saluti. Genova 28 dicembre 1845. Maurizio Sciorati. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE ò — Milano. Giovedì scorso, festa deH’Ascensione di Nostro Signore, venne ripetuto in Duomo il nuovo Gloria dell’egregio sig. Maestro Mandanici. Codesto bel lavoro fu più ancora questa volta apprezzato e gustato, e tale ripetizione prova da se sola in (pianto pregio si tenga fra noi il lalento dell’espertissimo eoiitrappiinlista. — La Nobile Società riprese nelle magnifiche sale del Casino i suoi trattenimenti estivi di musica classica: lodevolissima istituzione! Lo scorso Giovedì ebbe luogo la seconda di codeste sedute musicali, cd abbiamo avola la soddisfazione di udirvi finalmente eseguita la bellis sima sinfonia delia Linda del nostro Donizelli. L’esecuzione fu accurata c piena di nerbo: la composizione destò l’ammirazione generale, si dal lato del profondo artifizio musicale, quanto da quello delle melodie fresche, nuove, degne infatti del grande Autore. L incomparabile sinfonia in Do minore di Beethoven fece pure parte del programma, ed esercitò una sensazione indescrivibile nell’uditorio, potentemente scosso ed inebbriato dall impressione di quegli immortali concelti. — Leggasi nel Pirata: • Il signor A. Carenilo, appena avrà raccolto un sufficiente numero di associati, pubblicherà in Roma un foglio periodico, sotto il titolo di Antologia Musicale di Roma. Il giornale sarà diviso in cinque parti: Parte Storica: Parte Inventiva: Parte /ìibliografica: Parte lèste!ica: /’ Opera in Musica, tanto teatrale, quanto in concerto, e sacra. Ne uscirai! due numeri al mese •. — Venezia. L’Z.rnunr del maestro Verdi andato in scena al teatro S. Benedetto il 15 cori ente colla Brambilla (Teresa), Fraschini, Coletti e Selva La ottenuto un successo forse maggiore di quello ch’ebbe la prima volta alla Fenice. Ne riparleremo più tardi. — Genova. {Da lettera). Al Carlo Felice il /leggente di Merendante ebbe mediocre fortuna. Piace Tuliimo atto, bene sostenuto da Derivis, e piacciono anche parte del secondo c la sinfonia. Il primo allo sembra alquanto nojoso, e ad onta che si siano fatte parecchie soppressioni, risulta ancora lungo e pesante. A Roppa non si attaglia la parte di questo spartito, qualora se ne eccellili il tinaie ultimo, che eseguisce lodevolmente, ma con troppa spinta di voce, non conveniente per certo ai flebili lamenti (T un ferito. La Lowe è pure applaudita. - Ora si prepara Un’Opera nuova dal vecchio titolo Giovanna prima Regina di Napoli. Il compositore è novello e chiamasi Taddei. — Parigi. L’undici del corrente deve aver avuto luogo nella sala del signor llerz un concertò organizzato da Liszt a profitto delle Orphelines recueillies par les sœurs du Gros-Caillou. A questo concerta devono aver preso parte anche i pianisti Piiis, Heller, Halle, non che per il canto la signora J uva-Branca, ed i si guori Mengis e Ciabatta. Doveva chiudere il concerto una fantasia di Thalberg per due pianoforti. eseguita da madama Latnbiasi-lìranca e Liszt. — Il concerto dato da Berlioz al teatro italiano a cui prese parte anche Liszt eblie il più felice successo. I pezzi dei celebre compositore destarono ima grande sensazione, massime {’Ouverture du Carnaval romain e la famosa Marche des Pèlerins, della quale si volle la replica. — L’Odeon, teatro drammatico, va fra pochi giorni a fare un nuovo tentativo, nel quale anche la musica vi terrà un posto importante. Si tratta della rappresentazione a questo teatro MV.dn tigone di Sofocle, con cori di Mendelssolm, già applaudilissimi a Berlino ed in tutta la Germania. Se ne citano già due m parlicolar modo rimarcabili, vale a dire quello sul genio dell’uomo e quello a /lacco. — Si sta anche preparando un Concerto nella sala del Conservatorio a profitto della vedova del celebre /ierton, testé defunto in Parigi. I primi maestri ed i primi artisti sì di canto come di suono che trovansi in questa capitale vi prenderanno parie. - Del sullodato compositore //ertoti daremo (pianto prima alcuni cenni biografici o necrologici — In Russia si pubblicano sei gazzette musicali, c pare quindi che la lei tel atura musicale in quell’impero non sia così negletta come si suol credere. — Il flaulista Giuseppe Briccialdi, virtuoso di camera del duca di Lucca, venne nominato membro onorario dell! mone musicale di Pcsth-Buda. — Giuseppe Dictmayr di Vienna è riuscito, dopo molta fatica, a fabbricare le corde armoniche in aeciajo all uso inglese. Desse non cedono nella durata e nella purezza del tono alle migliori qualità inglesi, e si conservano anche di gran lunga più esatte. — Il pianista Dreysehock è partito da Brussellcs, ove diede più concerti con gran successo, pcr Olanda per lo stesso scopo; da colà si recherà poi a Parigi e a Londra. — In Berlino venue aperto un nuovo conservatorio di canto. Il fondatore dello stesso è il signor G- G. G. ehrlicli. noto per lo sue profonde psicologiche cognizioni dell’organo della voce umana, c pei il brillante successo della sua istruzione nel canto secondo il vecchio metodo italiano. — 1/oltremodo altiva Dirc;ione del teatro Josephstadi a Vienna, sembra adempiere con tutta serietà alla sua lodevole impresa, quella cioè di sostenere T Opera tedesca; imperocché i tre maestri di Cappella di colà, liti, Binder e Suppé ricevettero in questi giorni l’ordine di terminare le loro Opere, già da lungo incominciate, nel periodo di tre mesi, affinché se ne possa effettuare la rappresentazione. — Servais, violoncellista di Pietroburgo, diede ulti mamenle un concerto a Lipsia. Da Bernardo Romberg (dice quella Gazzetta Musicale) non ci è noto nessun altro violoncellista, tranne il solo Merk in Vienna, che si possa paragonare a Servais, in quanto concerne la tecnica perfezione. In questo riguardo Servais si mostra mirabile; pcr lui le maggiori difficoltà divennero facilissime, e tutto egli eseguisce con tanta agilità e sicurezza da non temere la minima imperfezione. Il suo suono non è forte, ma saldo, chiaro e armonico, pieghevole, elastico e contuttociò proporzionato in lidie le situazioni. La sua esecuzione è viva ed interessante, ma più piccante che spiritosa, più elegante che energica e animosa. - Servais c partito da Lipsia alla volta di Pietroburgo. NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL’1. R. STABILIMENTO NAZIONALE PR1V1LEG. DI GIOVA VXI HI toltili ILA KB) W00Û Il ri <><Ira ni ili a semiserio in «in atto POSTO 15 MUSICA DA OÏOS 3Aro induzione per Canto cou tiMomp," ili Pianoforte, vaaiMSMM pour Pianoforte et liolon SUR LE MOTIF K^ICU Ditello, e ni cicf DE L OPERA COMPOSEES PAR Boa ss «mira Fr. 7 DIVERTISSEMENT patir Violon SUR L OPERA DO A PASQUALE DE DORTZETTI 15721 Fr. 1 25 pour le J’iauo HENRI HERZ AB. Si unisce a quest» foglio 46249 N 4 6250 v 46252 46263 16254 2. La Op. 140. le Allemande le Hongroise le Moscovite Réunies Bohémienne

  • . Fr. 7 —

patir le Piano 1 1 1 50 50 50 50 50 50 SUR DES MOTIFS DE L OFERA MARIA DI ROIIAW DE DOATZETTI 160(12 Op. 12. Fr. ò FANTAISIE ET VARI» pour Piano SUR DONI SEBASTIEN DE DOATZETTI 46005 a» mora Op. 88. Fr. 3 25 FANTASIA DA CuM EllTIi iter il Pianoforte SOPRA ALCUNI MOTIVI DELL OPERA 16003 COMPOSTA DA C. A» GAIYIBINJ Op. 45. Fr. À SO 1NTRO»DCH«N ET VARIATIONS pour Piano à quatre maini SUR LA CAVATILE FAVORITE So anch’io la virtù màgica DE L OPERA DO A PA?Q11LE DE DOATZETTI COMPOSEES PAH 15768 Op. 39S N.! Fr. 5 BD» 0)13 pour le Piano SUR LES MOTIFS FAVORIS DE l/oPÉRA DON PASQUALE DE DONIZETTI COMPOSÉ PAR Op. 397 N. 17. Fr.^3 50 16016 WOOTTRITE pour le Piano Fr. 1 il pezzo A’. 4 dell’ANTOLOGIA CLASSICA RISICALE. Anno III. SO GIOVAVA! RICORDI EDITORF-PîtOPRIETAEIO Dail’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato «11 Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale «li GIOVANNI RICORDI Contrada d<-ylt Ome.noni A’. 1720, can deposito per In vendila in dettagliti nei diversi levali terreni situali sotto il ziiztwa partirti di fianco all 1. H. ’lieti • ella St*l*.