Gazzetta Musicale di Milano, 1844/N. 13

N. 13 - 31 marzo 1844

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[p. 51 modifica]EAZZETTA MISICALE ANNO III. - N. 13. DI MILANO DOMENICA. 51 Marzo 1844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a compone un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classi» a musicale. — Per quei Signori Associati cbe amassero invece altro genere di musila si distribuisce un Catalogo di circa N. 2000 pezzi di musica dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti a N. HO pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga I associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. S eggasi l’avvertimento pubblicato nel Foglio N. 50, anno li, 1843. La musique, par des infle.r.ions vives. accentuées. et. • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sinus. peint tous les tableaux. rend tous les objets. • soumet la nature entière a ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres n l’émouvoir. • J. J. tlot.SSF.JC. Il prezzo dcU’associazionc alla Gazzetta e alla Musica è di effettive Austriache L. 12 pcr semestre, ed effettive Ausliacbe I,. li affrancata di porto fino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per I associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c. franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio tticordi, nel modo indicato nel Manifesto. - Le associazioni si ricevono in Milano presso l’UHìcio della Gazzetta in casa tticordi. contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli I Ilici postali. — Le lettere i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARIO. I. Musica sacra. Miserere del sig. Ghebart. - II. Delle cause che. conducono a mal jvartito le Opere riprodotte senza l’intervento dell’autore. - 111. Miscellanea. - IV. Varietà’. N. 1. Cenni su Liszt. N. 2. Come compone Czerny, eco., ecc. - V. Notizie MUSICALI DIVERSE. - VI. PUBBLICAZIONI MUSICALI. MUSICA SACRA >1ISEHERE del aig. Ghbbart. ^’^^S^Zbbiamo udito il terzo venerdì • correil’e quaresima nella ’dp? xfâCat tedia le di Torino un nuovo d/Aceze/’e del sig. Ghebart. virt uoso di Camera e Cappella di S. M. Sarda. Dalla precisa esecuzione ci parve che questo lavoro non abbia a temere il confronto cogli altri due Miserere che lo precedettero. L autore di sì bella musica è già nolo per due messe concertate, e mollo più per i suoi pezzi strumentali accreditali specialmente in Germania; il suo valore nel violino, non che la profonda cognizione nel dirigere le orchestre aggiungono splendore alla sua riputazione. Ma per dire due parole intorno alla nuova composizione, osserveremo innanzi tratto, che molto giudiziosamente il sig. Ghebart si attenne al fare ecclesiastico, e diede al Salmo di penitenza quella severità di stile, quella temperanza di movimento che noi nelle opere classiche di questo genere ammiriamo. Osservata vi è 1 unità, non dimenticata la proporzione delle parti quel patetico, quel sentimento che il salmo ispira è mirabilmente dalla musica ajulato. E ciò in generale. Quanto alle particolarità noteremo che il lavoro non poteva avere eguale facilità. Il salmo, sebbene popolare, presenta a chi profondamente lo medita, concetti e in se, e nella loro relazione astrusi, ed oscuri anzi che no; e chi vuole vestirlo di acconcia musica, non badando già a scrivere pezzi concertati, svariati, insignificanti, pare a noi che debba sudarvi molto. Il compositore persuaso forse di queste difficoltà divise il suo lavoro in cinque parti, le quali servissero piuttosto di pose, che ad una vera partizione. Comincia egli con un belfaiZzjgzo in ut min., dove preludiano pochi flebili stromenli per preparare la commovente preghiera. Questa parte comprende i primi cinque versetti, sostenuti da semplici accordi. accompagnati da una breve melodia che va di tocco ] in tocco. Quivi ci scosse quell unisono: Et a peccato meo, il quale inculca la gravità della colpa: ma non ci sembrò abbastanza spiccato e colorito il Peccatimi menni. contra me est sernper, sebbene lavorato su un passaggio al tono principale; un po’1 più di terrore vi voleva. - Fin qui cantarono tutti a nome del penitente Salmista: ma ora vengono le voci parziali. La seconda parte è meno mesta della prima. e con ragione", abbraccia nove versetti, ed è introdotta con un recitativo del tenore. seguito da un allegro giusto si, ma agitato dai contrattempi. Il canto del tenore accompagnato da poche note è abbastanza dicevole alle parole: Tu darai al mio udito pendio, ed allegrezza... Ricolpi la tua faccia dal miei peccati.... Se uno confronti i due versetti vi troverà una di quelle difficoltà su mentovale. Avvi un gran divario Ira T uno e l’altro: ché la letizia del primo nulla ha che fare colla paura del secondo. - Ma il basso soltentra tosto al tenore col Cor mundum. La cantilena è diversa sotto il medesimo movimento, ma mentre egli canta: Rendimi la । letizia.... gli avrei desiderata la compagnia de’ flauti, o clarini, non quelli de’ mesti violoncelli:, egli debbe essere un lampo di gioja che esce dalle nuvole della tristezza, un desiderio del penitente. Questa parte! come cominciò, cosi finisce con un recitativo. I Veniamo alla terza che contiene tre versetti. Vi canta il pieno coro delle voci, ’ e tutti gli stromenli vi sono chiamati a sostenerlo. Egli è un tarpo in ut min., in e fortissimo. Tale fragore fu certo ispirato al maestro dal Libera, me de sanpuinibus, nel quale ci parve di distinguere una rassomiglianza coll In die iudicii dello Stabat rossiniano, dico per quelle sestine che accompagnano il canto. j Ma il contralto acqueta «piesto rumore col i suo Domine labia mea sostenendo colla sua lunga nota il peso delle modulazioni, e cadendo tosto perchè il pieno coro ripigli il cessato fragore. Questo pezzo mi j parve di molto buon effetto; 1 orditura svela la capacità del nostro sig. Ghebart. La quarta parte è un andante del soprano, che pure incomincia con un recitativo. Il Benigne fac Domine che vi si canta tiene molto della preghiera, e della sua dolcezza. Oh quanti amerebbero pregare con quei | soavi accompagnamenli dei violoncelli! il | colare di questo a solo direi che è la soavità, non quella che ci snerva in teatro, | ma quella che ei innamora della celeste Gerusalemme’, ut eddìcentur muri Jérusalem. Arriva da ultimo la quinta parte: O j Signore tu allora accoglierai il saprifìzio di giustizia, le offerte, e pii olocausti; allora i citelli fumeranno su pii aitati. La solennità, non che il trambusto de1 i sagrifizj ebraici mi sembrano bene rappresentali da un allegro in ut min. a ino- I vimento di quartine che ondeggiano su diverse modulazioni. Tulli cantano, tutti I suonano; quelli con poche, questi con molte o lunghe note. Questo remore si smorza per dar luogo al Gloria Patri, cantalo da sole voci sostenute da strumenti a fiato; ella è una bella armonia di molta semplicità. Una specie di stretta suHWmen conchiude la nobile composizione. Tale si è il lavoro del sig. Ghebart, il quale noi finiremo con pregare ed animare a darci altre opere di questo genere. Da’1 suoi saggi possiamo argomentare che egli intende si bene questa musica ecclesiastica, che sarebbe peccato lasciare il campo in balia degli imitatori del profano. Abbiasi egli adunque le nostre schiette congratulazioni, abbiasi le nostre lodi, non quelle cbe confortano il mediocre, ma sì quelle che scuotono la modestia ed il valore. P. Bigiinni. Delle ertiise che conducono» mal partito le opere riprodotte Benza l’intervento dell’autore. m/mpaEgÀm. Zo parlo per ver dire, non per odio d’altrui, nè per disprezzo. Petr. Dopo aver segnalato, nell’antecedente numero, i maestri-concertatori, quali le prime colise al mal costume in questione, mi piace ora svolgere c narrare altre cagioni che hanno mestieri di chi le scuopra c dichiari, perchè poco appariscenti, benché non meno funeste e fatali. Ognuno sa c comprende, quanta parte abbiasi un impresario nel montare uno spettacolo in musica, siccome il maggior interessato nella bisogna; pochi sanno c comprendono, quali c quanto grossi sbagli ci [p. 52 modifica]come in cosa di vero genio di eotcsloro, ed ecco (1) E una vera ignominia il vedere come certi edili t ta al sig. Mirecki sembrerà invece che essi MISCELLANEA. (Continuazione. Vedi il N. 12). in questo caso le persone che sono le più innocenti creature di Cavallini. Altri tempi di altri diversi pezzi pur mossi oltre misura; tali sarebbero la del priin’atto, la profezia, e, così via discorConviene notare però che ad equilibrare alqueslo impulso corrivo, l’andante dell’aria violino furono marcia rendo, quanto mento durava fino alle altre parole, nella ripresa del f® motivo, Regie figlie qui verranno L’utnil schiava a g’ÿ supplicar, le quali invece erano dette nel tempo allegro § segnalo nella partizione, condottovi da un incalzando rZ vi hanno contribuito, di questa terra. Pier-Angelo Alinoli. 1 11 Ìh: 5’ j r

commetta, se ignorante, in (piali c quanto cattive mene ci si cacci, se avaro, come e quanto spesso ei travegga lucciole per lanterne, se poco avveduto. Ed il male sta appunto qui, cioè, che la maggior parte dei nostri rispettivi intraprenditori non va mai esente, da qualcuna delle sopraccitate magagne, (piando pur non le abbia tutte tre in numero. E giuoco-forza il credere, che le qualità innate ed acquisite, le cognizioni speciali, l’alta intelligenza, l’acume, il criterio non abbiano nulla a che fare con il buono o cattivo governo degli affari teatrali (1). Per questi esseri privilegiati la grande attività intellettuale e morale sta nell’esser scaltri e destri a trovare i mezzi pili acconci, onde dar meno ed averne più; ecco, a che si riduce il sì poco momento, quale si è il mero calcolo del dare ed avere, slassi riposto il gran secreto di una professione (da cui Iddio scampi ogni fede! cristiano!)... Con lutto ciò vedremo ora, come contro questi istcssi calcoli e contro le aspettazioni sue più care si trovi defraudalo e deluso un impresario, allorquando, nel disporre le sue. rappresentazioni musicali, ei si abbandona alla sola facoltà d’intuizione ch’egli possiede, corredandola di que’ suoi essenziali attributi, che ora mi faccio a dimostrare distintamente. Cominciamo daH’iynoranza, qualità, pressoché comune a tutta la specie. Stando sempre ai termini del nostro tema e sempre, musicalmente parlando, 1 impresario ignorante si è quello che non sa distinguere il carattere ed il genere della musica più adatto alla circostanza, al suo teatro, al suo pubblico, ed alla capacità de’ suoi cantanti, relativa, sia all’insieme, sia nel particolare; che, perciò, farà eseguire il Guglielmo Teli, o il Roberto il Diavolo in un teatro di second’ordine., parodìa esecrabile di due capolavori; che, perciò, stancherà ed opprimerà il suo pubblico con opere, balli, balletti, e quant’allro mai, ogni cosa di un genere più che serio, e dell’istcssa tinta generale, tutto in condizioni eguali, e nelle situazioni pressoché identiche; che, perciò, nella distribuzione delle prime parti, (2) darà quella del Bravo ad un tenorino di mezzo-carattere, quella scritta per soprano sfogato ad un mezzo-soprano falso, o quella propria ad una voce fresca, agile e leggiera, ad una gorgozza lacera e stanca, od a qualche organo inetto a far una scala, benché già perfezionato dalle mani maestre; che insomma affastella, così, alla meglio, il suo materiale di virtuosi c virtuose, le (piali sono tutt’altro che consuonanti Ira di loro, se pur lo sono colle vantate loro virtù, colle orecchie del pubblico rispettabile, ed, in ultima analisi, colla cassetta del bollelltnaro. Passiamo al secondo attributo, l’avarizia. Intendesi per avaro quell’impresario il (piale, nelle diverse operazioni, a cui deve attendere, procede sempre in via economica; che per esempio, nel decorare uno Spettacolo, si serve di abili vecchj, improprj, indecenti, c c.ontrarj al costume dell’epoca; che mette in campo un meccanismo imperfetto c mancante ad ogni tratto; che vi spiega tele sparute, lacere, rappresentanti paesaggi, gallerie, palazzi, piazze, ciclo, acqua, ccc., ecc., che non corrispondono nè colla verità, nè collo stile nè colla natura della rappresentazione di circostanza; che nel prender a nolo le opere di cui abbisogna, guidato sempre dagl’islessi principj economici, va in traccia delle fonti illecite, onde aversele a miglior mercato: ora che avvi una legge (benché non in tutta l’Italia!) sulla proprietà delle produzioni d’arte, pare, dovrebbero esser cessale intera(I) Intendasi particolarmente del governo di Teatri, i quali non siano sottoposti alla sorveglianza di una saggia superiore direzione, come consta nelle nostre capitali. (2) Non parlo delle seconde parti, le quali, in tutti Ì teatri d’Italia, ninno eccettuato, sono così malamente disposte da esser cileno il più delle volle la principale cagione della cattiva riescila di un’opera. Un tale inconveniente deriva dal non esservi più, o, per meglio dire, dal non voler più esservi, nè sul cartellone, nè sul palco scenico, parli secondarie (piali dovrebbero essere; ragione per cui d’ordinario vedesi andare a precipizio una seconda parie, anche di qualche importanza, perchè affidata ad un disertore dal corpo dei cori, od a qualcuno de’ così delti, supplì mentì, veri laJoLi perpetui di un teatro!!.. mente queste sconce contraffazioni di originali; ma pur troppo la cosa non è così (I). Per ultimo, l’impresario male accorto si è quello, che così avventatamente si accinge a pescare nel torbido elemento; parlo qui di certi conti, marchesi ed altri, cjusdem naturai, ì quali, annojati, un bel giorno, della loro inoperosa esistenza, o per un certo qual ticchio forse meno istantaneo, si mettono, tutto ad un trailo, ad intraprendere un Teatro; eccoli perciò ansiosi correr le poste alla volta di Milano, gettarsi colla massima buona fede nelle braccia di qualche corrispondente, d’ogni eccezion maggiore, raccomandarsi a qualche Giornale, officioso, ed assaggialo alcun po’di dolciume di cui è cosparso l’orlo del vaso, ritornarsene, lieti c trionfanti, alle proprie mura, o e gli attendono le congratulazioni degli amici. Felici mortali, se l’illusione, fosse duratura!!... Ma pur troppo il disinganno succede all’aspri (azione delusa, gli sbagli succedono ai lemerarj esperimenti, l’infreddature, le doglie di capo, gli abbassamenti di voce succedono alle tristizie della compagnia, e così, ogni cosa di male in peggio, alia barba dello sconsigliato imprenditore... f Riepilogando quanto sopra, chiaramente comprcnderassi, (piale sia la sorte riserbata alla riproduzione delle operi’, senza l’intervento dell’autore, delle quali se pur qualche volta avverte alcuna che. sfugge alla sorte comune, sarà opera dell’azzardo più che altro, giacché, tori spacciano a man salva esemplaii di sparlili avuti (Dio sa come!), o fatti islromcnlare sulle riduzioni per pianoforte e. canto, pieni, zeppi di errori, di cancellature, di accordi sbagliali, e di armonie manomesse, motivo per cui, capitando essi poi nelle mani dei poveri massiri-concertatori, non fanno altro che aumentare nei medesimi la mala voglia, che hanno già, ad abbundantiam. di diciferarc musica che non sia la propria, già diffìcile, a deciferarsi!! Ma ritorniamo domi’eravamo parlili, ritorniamo a parlare della Scala. Martedì e mercoledì y i si diede l’infallibile Nabucodonosor a beneficio di una pia istituzione. L’esecuzione fu alquanto trascuratclla, i piani c i forti sembravano quasi fondersi anzi confondersi insieme, talché non appariva traccia nè degli uni nè degli altri, ed il metronomo aveva poggiato sì basso il suo centro d’oscillazione, che non rade volle pressoché raddoppiava i suoi movimenti, ed i tempi ne riuscivano in conseguenza assai più del bisogno animali. II famoso Coro all’unisono fu più che lutt’allro attaccato da tutte queste pecche, e gli applausi che lo susscguitarono non potevano esser»’, e non furono al certo, che. tradizionali. Povero coro se si fosse presentato per la prima volta al cospetto de’suoi giudici in sì umile abbigliamento! L’ultima bella preghiera perdette pure, colpa di poco accordo, tutto il primitivo c perfino il tradizionale incanto, nè valse a riordinare le voci ribelli l’antipoetico tocco pizzicato di qualche suono del di Abigaille fu tenuto tanto lungo e largo che quasi quasi non poteva più riconoscersi. E poiché siamo in discorso di movimenti di tempi, accenneremo che l’anno scorso ne venne fatto di udire da una brava c drammaticissima cantante, la signora Lowe, l’esecuzione della medesima aria del Nabucco, ed abbiamo notalo ed ammirato una finitissima idea, che il compositore ha forse sentila, non però marcata sul suo manoscritto: ed è questa. Ella (la Lowe) staccava il movimento della cabaletta più lento quasi della metà: le parole Salgo già del trono aurato Lo sgabello insanguinalo avevano campo in tal maniera di colorirsi d’una tinta drammatica larga e fiera quanto mai; tale movi^=o praticalo sulle due misure antecedenti poggiate sul pedale di sol, che riattaccano così vivamente la bella cantilena primitiva. Tutta la feroce gioja dell’orgoglio c dèli’ambizione soddisfalla che traspirano questi due ultimi versi riusciva espressa alla perfezione, e l’effetto ne era assai piccante, perchè ragionatissimo tanto drammaticamente clic musicalmente. Sarebbe desiderabile che simile interpretazione venisse generalmente adottala. - La De-Giuli venne fesleggiatissima c giustamente, in (piesta parte che tanto s’altaglia ai suoi mezzi. Ferri fu ancora migliore (piesta volta. La sua voce sembra ogni dì più acquistare pienezza e forza. Fu Infievolissimo in ispecial modo nella bella sortita Tremin gl’insani e nel Duello con Abigaille, del quale appunto la Cabaletta fu da lui interpretata con notevolissimo progresso nell’arte di fraseggiare. Il signor Mela fu coraggioso ad afl’ronlarc, per la prima voila che calca le scene, le esigenze del pubblico della Scala; nè il tentativo gli riuscì a mal line: egli è provveduto di buoni mezzi vocali e di musicale sicurezza; è presumibile perciò che collo studio, del (piale assai abbisogna, possa sortire fortunata carriera. Dell’Opera nuova del signor Mirecki non sapemmo, nè sapremmo meglio presentemente, che dire. Così vanno le cose di questa terra. Chi va, chi resta. Il signor Mirecki è uomo stazionario, che non si smoverebbe per tutto l’oro del mondo dalle sante massime attinte, negli sludj severi delia sua prima gioventù, nel mentre che invece gli udii ori della sua musica scn vanno per una strada, che non sarà, se volete, quella del progresso, ma è sempre una strada che ognor più si allontana dal jmnto fisso, sul (piale stassi imperturbabile ed irremovibile. il signor Mirecki. A’nostri dilettanti d’oggidì sembrerà di progredire camminando per una difacciano dei passi retrogradi e seguano il cammino della perdizione. Certo è però che in qualsisia modo la si voglia intendere, chi va (vada egli avanti o indietro ) non può giammai trovarsi con chi resta. Egli è perciò che nè il pubblico s’è incontralo col signor Mirecki, nè meno ancora il perito maestro ha saputo incontrarsi col pubblico. Nulla peri» ha egli con ciò perduto della sua bella e meritata rinomanza, che lo acclama a piena voce eccellente teorico c pratico. Col innovamento dell’Impresa, come abbiamo già accennato, ebbevi qualche rinovame.nlo c nel personale e nella disposizione dell’Orchestra. In quanto al personale il teatro si arricchì di qualche nuovo ed eccellente professore. Notatisi dei miglioramenti sensibili ne’ violini e più ancora ne’ controllassi, come pure in parecchie seconde parli. 1 violoncelli sono buoni in complesso, ma son pochi, assai pochi. Per renderli proporzionali al numero degli altri slromenti d’arco, dietro le sane regole c gli usi delle più accreditale orchestre d’oggidì, essi dovrebbero essere in minierò di dodici, o almeno almeno di dieci. E impossibile descrivere l’effetto che produce in massa quella bella voce intermedia in una grande Orchestra. Poiché i violoncelli trattati nella lodevole maniera che si usa nelle partizioni moderne sono la vera voce cantante de’strumenti d’arco. Per l’addietro, allorquando essi non servivano, come pure anche le viole, se non a rinforzare i contrabassi, era inutile l’impiego di un numero maggiore di codesti strumenti; ma adesso ne è divenuto indispensabile l’aumento. Gli effetti che si perdono da questa sciagurata mancanza sono indescrivibili. Sarebbe veramente desiderabile che allorquando si dà pensiero e mano ad innovazioni, a miglioramenti, si (lasse un’occhiata anche a’bisogni presenti, e dietro questi si operasse. E innegabile che tutta la massa dell’Orchestra della Scala è insufficiente a’ presenti bisogni della musica: ma se è impossibile per ora praticare tutto d’un tratto innovazioni che porterebbero un sensibilissimo aumento nelle spese, si potrebbe: almeno, in attenzione di tempi migliori, cercare di j equilibrarne i mezzi in relazione alle moderne esigenze dell’arte. Per esempio la mancanza di due e anche quattro violini riuscirebbe forse inavvertita, mentre quattro violoncelli di più darebbero un’auCtftiraM negu WHturm m»» [p. 53 modifica]mento di forza e grandezza sensibilissimo. Ma ne si oppone che non se ne troiano; che non v’hanno suonatori di violoncelli’. Eh! se è soltanto codesto l’ostacolo, provateli un poco a proclamare che abbisognano e voglionsi i tali e tali altri slromcnli, e vedrete che gli slromcnli ed i suonatori si troveranno ben presto. E vero: succede che lo studio di alcuni dati strumenti viene trascurato dai giovani artisti che pi ai ivano l’arte a loro sostentamento: ciò dipende dalla persuasione nella quale si trovano che que’ slromcnli riescano infruttuosi, perchè di rado o in isearso numero adoperati. Ma dato il caso che si dicesse die nel tale teatro, nella tal chiesa, si esige una massa, per modo di dire di cento violoncellisti, assicurando loro un pane quotidiano voi vedreste che in pochi mesi i violoncellisti comparirebbero. Cosa di più annojanle, per esempio, dello studio del contrabasso? Eppure di questi ne abbiamo a bizzeffe. Perchè? Perchè si sa che anche nel più piccolo leatruccio di provincia e di villaggio il contrabasso dichiarasi indispensabile, ed csigesi (piasi sempre, anche in numero duplo e triplo. - E ancora, parlando de’violoncelli, fa d’uopo convenire che. noi siamo anche i più ricchi. Alla Fenice di Venezia, ne si dice, che non ve n’abbiano che due o al più tre; a Genova e a Torino lo stesso. Nelle altre città minori poi ve n’ha uno solo, c grazia grande anche di questo. E lutti questi malanni derivano pur sempre da quelle venerate tradizioni ed abitudini: tutti dalla sola ragione che cinquantanni fa si faceva così. Così faceva mio padre, così faceva mio nonno, così facciamo anche noi. Ma se così facevano i nostri padri, allora limitiamoci ad eseguire solo le musiche de’ loro tempi, e non andiamo a tradire invece tanti capi d’opera moderni, basati più che spesso sugli effetti di tale o tal altra massa. - Oh! le masse! Ecco là il più grande e primo degli effetti musicali, u Datemi, diceva h un grande compositore, datemi tre mila voci che» intuoniuo il semplice accordo di terza c quinta, ed» io vi scuoterò della più grande sensazione musicale ti che possiate immaginare». Cosa diverrebbero le magnifiche impressioni prodotte per esempio dai cori della Norma, da quelli del abucco, se in vece che da quattro decine di voci fossero interpretati da quattro unità? Altrettanto dicasi delle masse d’orchestra. - Questo nostro grande teatro è in verità così grande che per gusto nostro appena il raddoppiamento di tutta l’orchestra ne sembrerebbe proporzionato ad area così vasta. Confessiamo altresì che queste, sono fantastiche speranze impossibili a realizzarsi, e che a tanto non ci è permesso pretendere: riteniamo però che d’un buon terzo di suonatori si potrebbe aumentare l’orchestra senza un sensibile aggravio di spese. 11 vantaggio sarebbe sensibilissimo. Del come ciò polrcbbesi effettuare, accenneremo più sotto. - Diamo luogo prima ad un’osservazione che qui cade in acconcio, e rettifica anche un errore assai invalso, cd è: che avendosi comunemente poggialo per principio assoluto che il teatro della Scala sia eminentemente armonico, per naturale conseguenza si ritiene, doversi ottenere in questo le medesime impressioni acustiche che si otterrebbero in un teatro di cgual mole ma sordo o meno armonico, colla sola metà delle voci c de’strumenti che farebbero d’uopo in quest’ultimo. La conseguenza non è vera: l’effetto del più o menp di risonanza di un locale esercita sull’orecchio una impressione (utt’affatto differente da quella esercitata dall’effetto delle masse. La risonanza dà ai suoni più colore, più rotondità, più carattere, più nobiltà, cd anche più forza; ma non riuscirà inaia far apparire raddoppiato o quadruplicato un suono unico. Una voce non potrà in nessunissimo caso dar l’effetto di due, poiché l’unisono di due o più voci ha una sua impronta speciale caratteristica, che il suono unico non potrà mai rendere. Perciò alla massa sarà sempre impossibile correggere la sordità d’un locale, nè la risonanza correggerà la mancanza di masse. Poiché, come dicevasi, la risonanza ingigantisce, ma non cangia la qualità del suono: mentre la massa, composta d’un arnalgama di timbri più o meno differenti, forma di tutti J questi timbri, quasi diremmo, un timbro nuovo, e da al suono composto una qualità essenzialmente J diversa da quella del suono unico. Infatti noi assert riamo che la massa deve essere sempre in ragione diretta della vastità, esclusa qualunque circostanza secondaria di risonanza o sordità. -Altro errore è quello di ritenere che il teatro della Scala sia uniformemente armonico in ogni singola sua parte. Noi invece abbiamo più volte attentamente osservato che tutti i suoni che partono dalla scena ricevono un effetto le dieci volle maggiore che non quelli che partono dall’orchestra. Sia perchè l’orchestra sia situala troppo bassa, o sia per qualunque altro tisico moti’ o, egli è certo che essa in confronto della scena appare mutissima. A prova della nostra asserzione, osservate di grazia, allorché succede, come ne’balli più ancor di sovente avviene, che la banda sulla scena intuoni una marcia a piena forza, ma non accompagnala dall’orchestra, c che quest" ultima dopo aleunc battute vi si unisca a rinforzarla amalgamandosi ad essa, osservate, ripetiamo, che, o non la si sente, ovvero la sua entrata è pressoché insensibile. E sì che i suonatori d’orchestra sono bene in doppio numero di quelli della banda sul palco. Egli è fallo indubitabile che la realità di un fortissimo, l’effetto di un furie non è mai reso nè è tampoco ottenibile dall’orchestra della Scala, ed egli è in ispecial modo questo uno de’primarj motivi, pei (piali abbiamo tanto a lamentare in giornata l’impiego che si fa della banda sul palco. 11 compositore condannato a non poter giammai sentire un forte in orchestra, va naturalmente a cercarlo con qualsiasi mezzo dove lo può ottenere: se i suonatori in orchestra non glielo possono rendere, glielo renderanno, egli così ragiona, quelli della banda sul palco. - Di là tutta quella carnilìcina vocale, tutto quell’insulto al buon senso. (.Si continuerà). Albkkto Mazzucàto. VAK1ETA CENNI SU LISTZ Da un articolo intitolato: u Uno sguardo sullo stato della musica in Weimar» contenuto nel N. 10 della Gazzella Musicale di Lipsia, ne piacque estrarre il seguente brano, che riguarda il celebre Liszt, attualmente Maestro di Cappella a Weimar. Liszt è in generale conosciuto soltanto quale pianista, c come tale proclamato il primo fra i viventi. Naturalmente che taluno per (pesto delitto criminale cerca di vendicarsi con certi ma. Tutti ricercano lo straordinario; la maggior parte però lo vogliono nello stesso tempo secondo le idee della loro testa comune, e non pensano all’insulsa contraddizione che in ciò sj trova. Dove mai sarebbe uno spirilo originale se volesse far a modo di tutti? Liszt è, come aclista, un prodigioso fenomeno. Chj lo vuol contraddire non comprende la natura nelle sue straordinarie creazioni Ma Liszt è più che semplice ai lista, e in ciò è meno conosciuto. Chiper esempio non l’ha sentilo c veduto suonare a prima vista, terrà la mia descrizione per una esagerazione entusiastica, eppure nemmeno una sillaba di non vero. Non solo volano rapidamente le complicate note della moderna musica per pianoforte pel suo meraviglioso occhio alla più alla tecnica perfezione sotto le sue dila; non solo comprende il suo spirilo ciò che il compositore può aver immaginalo nelle note; ma colla stessa incomprensibile agilità egli trasforma sotto le sue mani le più difficili partiture nella più compiuta riduzione per pianoforte. Egli aggiunge a questo una memoria favolosa. Le migliori opere di molli maestri vi abitano fino alla più piccola nota, e ne saltati fuori perfette quando e dove gli piace. Quindi il dono tanto indispensabile per un dirigente di poter rendere in ogni momento nel modo il più esatto e collo stesso motivo il tempo una volta prefisso. A ciò aggiunge una svariatissima coltura di spirito non che una incomprensibile perseveranza fisica, che in riguardo artistico gli rendono possibile ciò che ad altri è impossibile. La sua comparsa nella nostra musica non poteva non eccitare le più rallegranti speranze, e già han cominciato a realizzarsi. Liszt ha mostrato una profonda cognizione in tutte le opere che ha finora dirette in;. più concerti. Nominatamente ha preso in tempo più lento le sinfonie di Beethoven, di quello che abbiam sentito altre volle, e ciò con sorprendente vantaggio per 1 effetto. Egli possiede il dono dei veri dirigenti Qf. di far rilucere in pieno splendore lo spirito dell’opera, vs-*1 Ogni più fina nuance egli sa imprimere negli eseculori co’ suoi movimenti, senza degenerare in caricature. 11 suo mobile viso, specchio di tutti i sentimenti, interpreta le gioje ed i lamenti dei suoni, cd il suo sguardo energico, fulminante, deve infiammare ogni orchestra ad insolita attività. Liszt è l’anima della musica in corpo. Lucente come un sole, egli irradia, e chi gli si avvicina senlesi illuminalo c riscaldato. La sua influenza sullo stalo della musica in Weimar può e sarà propizia e piomovente, e una sì cara speranza mentre rallegra il cuore, slimola altresì in questa occasione a star in guardia sopra alcuni difetti, che non solo s’introduin Weimar ma ovunque si danno dei concerti. cono La Itero il. COME COUPOLE ( ZEHNY maggior parte dei nostri grandi compositori chic loro singolarità; così Gertry (piando si sentiva bollire in mente una composizione, andava prima nella sua cucina, ove lo inspirava l’odore delle, diverse, vivande; Haydn non si sedeva mai al pianoforte senza avere in dito un anello di brillanti; Mozart, al pari di Rossini, sapeva comporre in mezzo a strepitosa compagnia; Beethoven, Righini, Naumann cd altri si sentivano particolarmente, inspirati alla composizione. dopo un’amena passeggiala. Non così di Carlo Czerny in Vienna; egli compone in ogni tempo e sotto ogni condizione. Chi non conosce Czerny, questo fecondo compositore, il (piale ben tosto arriverà alla sua millesima opera, e. che. ha pressoché ridotto per pianoforte a 4 mani la metà del creato musico? Czerny, del quale narravasi, che diversi anni sono (piando andò alla fiera di Lipsia prese in affitto un botteghino e vi componeva per denaro e buone parole? Se Czerny fosse ammoglialo, io credo, ridurrebbe sua moglie per pianoforte, a 4 mani. All’abitazione di Czerny vi deve essere una piccola insegna, su cui leggesi: qui si compone. Entriamo. Una piccola camera, nel cui sfondo avvi un pianoforte; più in là (pialtro scrivanie; su l’ima: Tantum ergo per due violini, viola, violoncello, ecc. Sull’altra: Variations brillantes sur un thème de Donizetti. Sulla terza: Gran Metodo di pianoforte per la gamba sinistra. Sulla (piarla: V«riations sérieuses de Mendelssohn-Barlholdy, arrangées pour piano à 4 mains. Il piccolo uomicino cogli occhiali al naso, che scrive al quarto tavolo, è il mago Carlo Czerny, che. è il Dòbler (I) della composizione. Un mazzetto e poi un alleo mazzetto! Subilo la pagina è finita, ei move tosto all’altro tavolo e compone ancora c così fino al (piarlo tavolo, in modo che asciuga una pagina dopo l’altra, una composizione dopo l’altra, cd egli può proseguire a lavorare senza posa. Si bussa alla porta: entra un editore di musica; egli desidera un metodo per pianoforte pei principianti in fascia. Subito, dice Czerny, sedetevi un momento, sarete tosto servilo. Si bussa di nuovo: un secondo signore entra c gli ordina due dozzine di Rondò moderni brillanti. Abbiale la bontà di mandar da me questo dopo pranzo alle tre, e. saranno pronti. — Czerny non ha alcun compagno; lavora tutto solo; del resto è ricco e possiede una cartiera che somministra lautamente a’suoi bisogni. (Dal Segnale di Lipsia). (1) Celebre prestigiatore. Fra i pochi aneddoti conosciuti della vita di Mozart si dovrebbe accogliere anche il seguente: Quand’era fanciullo fece il primo viaggio col suo padre Leopoldo Mozart, sotto direttore della (.appella dell’Arcivescovo di Salisburgo, da questa sua citta natale alla volta di Vienna, ed ivi fu anche preseli [p. 54 modifica]lato ail’Imperatrice Maria Teresa. Ingenuamente saltò il fanciullelto in grembo all’Imperatrice c l’abbracciò ♦fcA teneramente. La gran donna sorrise c si compiacque xU) di questa infantile licenza. Un anno dopo, 1765, ’g* voleva il piccolo Volfango, durante la sua dimora a Parigi, fare Io stesso colla marchesa di Pompadour. Ma questa glielo impedì, e allora il piccolo offeso domandò: chi è mai costei che non mi vuol baciare, se mi ha pur bacialo la mia imperatrice? (G. M. di Vienna). — Il Violoncellista Bohrer deve aver tanto entusiasmato il pubblico in Veracruz, che gli venne presentata una corona d’argento. — Vienna. S. M. I. R. si è degnata nella sovrana privata Biblioteca le nuove fisarmonica de! signor C. Giorgio Lickl, Idem di accogliere riduzioni per cd ha accor[NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Firenze. La mattina della domenica 17 ebbe luogo una grande accademia nella sala della Società Filarmonica. Vi si distinsero, nella parte strumentale il violinista signor Grassi, ed il professore di pianoforte signor Honnoré; nella parte vocale la signora Berloidini Raffaeli!. ed i signori Lucchesi, Cav. Ippolili, e Ab. Federighi, che eseguirono con plauso la nota cantata del maestro Mabellini intitolata Rafaello Sanzio. Merita poi distinta menzione tra i pezzi strumentali che furono eseguiti una Overtura a grande orchestra, composta e dedicata alla Società Filarmonica, dal giovine maestro signor Tafani, allievo del professore Picchienti. Se questa composizione può esser ripresa per alcune inutili e soverchie ripetizioni di cadenze, difetto che facilmente si può fare sparire, è però degna di ogni lode per la bella condotta, il piano alquanto nuovo c regolarissimo, i buoni concetti e la ricca istiumentazione. Vi è un punto, alla cabaletta, che trasporta a vero entusiasmo l’uditore, ed è un peccato che il giovine autore, anziché incalzare nell’effetto fino alla cadenza finale, per mostrarsi dotto, abbia trattenuto l’applauso con la intempestiva introduzione borate, progressioni, in — Le sale del nuovo una volta Borghese, ora di alcune, d’altronde bene clainezzo alla della cabaletta. Casino di Firenze, nel Palazzo che i riguardi dovuti al tempo quaresimale ne tengo» lontane le danze, vanno echeggiando nelle sere delle domeniche per scelti musicali concenti. Varj distinti professori e dilettanti, tanto ca»_ tanti che suonatori, hanno riscosso in tali occasioni me. ritali e sinceri applausi. — Ai 15 gennajo moria Downsidc presso Balli il già favorito Maestro Conte Mazzinghi, nato nei 1765 da una antica famiglia toscana. Giorgio IV lo incaricava fra le altre cose della direzione degli inglesi concerti di corte. Eccello in Inghilterra, le sue numerose composizioni (Opere, Canzoni, ecc.) son generalmente dimenticale. (Goti. Mus. di LipsiaJ — Ai 14 febbrajo celebrò il Maestro di Cappella Lindpaintner a Sluttgard il suo venticinquesimo annuale giubileo di servizio. Ebbe luogo in teatro una solenne rappresentazione di scene tolte dalle sue Opere fPampyr, Genueserin, sicilianische PesperJ ed il ballo Panino; il Re gli comparii l’ordine della Corona di Wiirleinberg (e con questa l’Aquila); la Cappella di Corte gli diede un festevole banchetto, in cui gli presentò una lazza d’argento. Oltrecciò furono date altrove delle feste in onore di lui. I de m — La compagnia reale dei musici a Londra, fondata or son 106 anni in sussidio dei musici poveri, ha compartito nel corso dell’anno 1843 la somma di 2389 lire sterline a profitto dei musici bisognosi. /dem — In Dresda fu dato un concerto a vantaggio delristitutoH’aumann, ch’ebbe specialmente lustro per la partecipazione di Liszt. L’introito ammontò a 1300 talleri. Idem — Il Pianista Carlo Evers, che dà presentemente dei concerti in Amburgo con gran esito, ha avuto in dono dal Re Sonata di Danimarca uno spillo con brillanti per mia a lui dedicala. - Il (G. M. di Vienna). celebre Violinista belgico Pruine ha suonato io Hannover con gran successo. Idem — La festa musicale Palatina di quest’anno ha luogo in Zweibriichen ai 3t luglio c agosto sotto la direzione di Felice Mendelssohn Bartholdy. Vi si eseguirà jl primo giorno I’Oratorio Paulus di Mendclssohn, il secondo giorno la Sinfonia in re di Beethoven, il Canto d’alleanza di Marschncr, e La notte di S. l’alpurgo di Mendclssohn. Idem dato allo stesso in ricognizione de’suoi studi artistici la medaglia di merito d’oro destinata per gli artisti. Idem — In Siegburg nelle vicinanze di Bonn, ove, coin’è nolo, vengono i pazzi umanamente trattati col nuovo sistema, sperimentato in Inghilterra cd in Francia, viene impiegala la musica qual mezzo efficace per guarire gli infelici. Durante la loro passeggiala di quattro leghe vengono cantate delle canzoni che risonano da tutte le bocche e operano efficacemente sugl’animi dei poveri dementi. Idem 45821 13822 15850 15851 NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELIZI, a. STABILIMENTO NAZIONALE PR1V1LEG. Di GIOVAVA! RICORDI pour Piano SUB DES MOTIFS DE XABICODOVOSOH de VERDI 15623 16000 15916 15307 Op. 48. N. 1 et 2. UNA MEMORIA ni P. ROTONDI MUSICA DI pour le Piano F. C. LICZL Op. 40. FANTAISIE. SUR L OPERA Fr. 4 2 cinque Fr. 1 50 Fr. 5 DES 1IIAVIA.VS DE LA ( OI ROAAE possi’ la Vinte avec accompagnement de Piano 15927 Op. 90. Fr. 4 ALBI CIATI POPOLAI» TOSCANI • /-h nuuttea fin cAave tu -/ca con accomp. di Pianoforte DAL MAESTRO mi majamaa 15508 al 13 Ciascuno Fr. 1. Uniti Fr. per Violino con accomp. di Pianoforte Op. 6. Grandi Variazioni brillanti sopra un tema oi iginale. Fr. 7. Production de Salon. Oh* Bellini. Adagio Impromptu.. m 8. Concertino (dedicalo a Teresa Milanollo) H 9. Variations brillantes (dedicate a Maria Milanollo) per fisse Violisti (con aecoinp." di Pianoforte) COMPOSTO DA 15545 4 — 4 50 2 — Op. 6. Fr. 5 — Eseguito airi. 11. Teatro alla Scala dall’esimie sorelle Minanollo. DE transcrit pour la Phgshartnonica avec accompagnement de Piano (ou pour deux Pianos) C- G» XICKL 14380 15S37 ai 39 NB. Il Fr. 12 — per due Violini DI fi. SS SSOM Op.. 43 Ciascuno Fr. 1 50 Uniti» 3 50 Primo Studio Ita. per titolo II Torrente e fu eseguilo all’1. ii. Teatro alla Scala dell’egregie Sorelle Milanollo. GRAND NJQGTtDEINl arrangé pour le Piano à Jl mains Op. 35. Fr. 4 RACCOLTA DI CINQUE PEZZI PER CANTO con accompagnamento di Pianoforte e tre pezzi per Pianoforte solo DEDICATA AL SOMMO 4 5651 4 5652 15654 15658 15655 15657 15655 Aria. La Baccante (in chiave di SoI)Fr. Oallari. Il Lamento. Boni, per T.» Ferrari Castelvetri. Il Commiato. Barcarola (in chiave di Sol). Parole di Camino a Golinelli. Studio per Pflc..» Di veroni. Il Ritorno (in chiave di Sol) ” Magazzari. La Serenala, per Pfle» Santerre. Valzer, per Pfle.. h Tadolini. La fuga di Bianca Capello, per B. Poesia del C. Carlo Pepali n La Raccolta completa» 1 4 1 4 1 1 4 4 GIOVAVA! RICORDI EDITOBE-l’BOPRIETABIO. 50 50 50 50 50 50 50 50 10 — 0 s Dall’I. R. Stabilimento Aazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia musicale di GIOVANNI RICORRI Contrada degli O/nenoni zV. 47ÎO, con deposito per la vendita tn dettaglio nei diversi locali terreni situati sotto il nuovo portico di fianca all’I. fi. Teatro ella Scala.