Prediche volgari/Predica XXIII
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XXIII.
In questa presente1 predica si tratta delie parzialità,
con molti belli esempli.
Cum introisset Iesus in quoddam castellum, occurrerunt ei decem viri leprosi qui adstiterunt. (Luc., 17 cap., et in Evangelio hodierno). Dilettissimi, le parole proposte so’ di Luca vangelista al 17 cap. del suo Vangelio, e volgarmente dicono così: — Entrando Iesu in un castello, in contra a lui vennero dieci uomini lebrosi e fermaronsi. — Dove ci è dimostrato le grazie le quali Idio dona a’ popoli, i quali Idio2 tira a sè; le quali grazie si chiamano così:
La prima grazia è preveniente;
La siconda, conseguente;
La terza, subsequente.
La prima grazia è preveniente; e questa è quando dà cognoscimento di verità, e cognosce tutta la bontà èssare venuta da Dio e in Dio èssare tutta verità; et a questo ha ferma fede, che da Dio viene ogni bene; et a sè medesimo pensando, cognosce e vede ogni male et ogni peccato, et ogni bene che egli ha, il ricognosce da Dio. Et a chi non è in questo vero pensiero e cognoscimento, dice Isaia a L cap.: Qui ambulat in tenebris sine lumine3; cioè, nella mala via e non nella buona. Dice il Signore a tutti quelli che vanno nella via de’ peccati: — se tu non cognosci me, tutto buono e te tutto gattivo, io ti gastigarò. — Vuoi vivar bene e capitar bene? Or ispera in lui, e non ti fidare altro che in lui; non ti fidare mai in te. Come tu ti dai a Dio, subito egli t’illumina4 lo intelletto, e datti questa grazia, e cognosci Iddio èssare tutto giusto e tutto buono, e te cognosci tutto gattivo et iniquo: e questa grazia Idio la dà allo intelletto. Un’altra grazia è data alla volontà; et è la siconda che va dopo questa, cioè, che consente di voler fare quello che crede che piacci a Dio; intendendo5 che egli reddet unicuique secundum opera sua: 6 — Egli rendarà a ognuno, secondo la sua operazione. — E che vale avere la prima grazia di cognósciare il sommo bene, e non avere la volontà sua in lui? Nulla. Chi ha la prima, gli bisogna ancora la siconda; cioè d’avere la volontà a far bene per la grazia, la quale egli ha già ricevuta: e subbito in questo egli ha la preveniente e la conseguente. Nè anco non gli vale nulla, se egli non ha la susseguente di volere méttare in operazione ciò che crede che piaccia al sommo bene. Eppure anco questa tiene che venga da Dio; però ch’egli è detto: Sine me nihil potestis facere7 — Senza me non potresti fare, se non nihil. — Che cosa è nihil? È il peccato; sì che tu non potresti fare senza Idio, altro ch’il peccato8: Spiritus est evadens et non rediens9. Lo spirito va nel mal pónto, se Idio non gli ’l manda: imperò che da Dio vengono tutte le cose buone, et in ogni luogo possono èssare operate le grazie di Dio a chi le vuole. Sempre la grazia di Dio è apparecchiata: Ut non sit quis se abscondat a calore eius10: — Acciò che nissuno si nasconda dal suo calore e dalla sua grazia. — E come la criatura è in questo cognoscimento di Dio, cognoscendo lui sommo bene, et ha la volontà di questo bene sommo, e d’èssare nella sua grazia.
E la terza grazia subito viene in lui con la volontà d’oparare11 il bene ch’egli può, per mezzo di Dio; et allora gli è detto: Aperi os tuum et implebo illud12: — Apre la tua boca e io l’empirò della mia grazia. — Piglia l’esemplo, come viene questa grazia. Vedi tu quelle finestre? Quale è tutta aperta, quale mezza aperta, quale poco, quale meno. Anco a quelle che so’ serrate v’entra della grazia di Dio, chè vi so’ cotali bucarelli. E per ognuna di queste finestre v’entra dello splendore del sole, ma chi più, e chi meno; che tanta di chiarezza v’entra dentro, quanto più o meno è aperta. Così è in coloro che vogliono della grazia di Dio: come egli s’aparecchia, così ha la grazia. Se s’aparecchia assai, assai ne dà Idio; se poco s’aparecchia, poca grazia gli dà Idio13 E a chi l’ha serrata, anco Dio gli vuol dare della grazia sua; e però è detto nel terzo cap. dell’Appocalisse nella 7.a chiesa: Ego sto ad ostium et pulso14: — Io sto all’uscio e busso, per dare della mia grazia. — Aperi soror mea, sponsa mea: — Deh, apremi, suor mia15, sposa mia! — Apremi, popol mio, però ch’io ti voglio empire della mia grazia! Se egli m’aprirà, io entrerò in lui, se egli ârà inchinata la volontà al bene vivare coll’operazione. E inde è detto: Si quis aperuerit mihi, intrabo in domum eius et coenabo cum eo16: — Se egli mi aprirà, io entrarò nella sua casa e cenarò con lui, e darògli la mia grazia. — A quello che ha ricevuta questa grazia è detto quello che disse Cristo in santo Luca al xv cap.17: Non vos elegistis me, sed ego elegi vos: — Voi non avete eletto me, no: ma io ho eletto voi. La volontà si guida per voi, ma io vengo in voi18 e fôvi parlare, e per me parlate, quando voi ammaestrate la gente ch’ode la dottrina mia. — E per quello udire, chi crede co la buona volontà, e poi opera con fede, riceve interamente la grazia di Dio. E perch’è detto19: Non in solo pane vivit homo: — Non vive l’uomo solamente di pane, no: — sed in omni verbo, quod procedit de ore Dei; — ma delle parole che escono della boca di Dio. — Di quello che Idio mette nella boca dell’uomo, sì vive l’uomo. E ciò che Idio vi mette, viene da’ tutta la perfezione della Trinità Santa, dal Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo. Hai qui vedute due grazie, preveniente e conseguente. Che vagliono queste due grazie, se io cognosco il bene, e amolo, e nol fo? Nulla. S’io vego il pane, e amolo, e noi voglio, che díe seguitare? Non posso vivare. Queste tre cose si vogliono insieme: egli bisogna l’operazione e la facultà.
Poter far bene;
Saper far bene;
E voler far bene20.
La prima ci dà Idio senza noi; la siconda ci dà Idio con noi insieme; la terza ci dà Idio per noi. La prima che viene da lui solamente, noi non aviamo adoperarci21 a nulla; e questo è il potere. La siconda ce la dà a noi con esso noi insieme; e questo è il sapere. La terza è data a noi, solo per noi e non cresce a lui nulla. Tutte queste grazie riceviamo da Dio, le quali grazie si dimostrano in questi dieci lebbrosi che uscirono dal castello et andare a Iesu Cristo. Sai qual’è il castello? È l’anima, la quale sta nel peccato; e perchè questo dispiace a Dio, sì disse egli agli discepoli, come dice nel Vangelo: Ite in castellum quod contra vos est:22 —Andate nel castello, il quale è contra a voi. — E perchè questi lebrosi volevano tornare a Dio, essendo nel castello, cioè nel peccato, eglino cominciaro a considerare la gravezza loro e la colpa loro. Allora, e Idio li manda23 la sua grazia, e liberali; e di castello diventa città perfetta e buona. Inde David:24 Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei: — Io so’ detta gloriosa città di Dio, che prima ero castello contra a Dio: ora Idio abita in me. — E questo si può dire per ogni creatura; chè quell’anima che ha pace in sè, non ha odio, ma tutta carità e amore. Allora quest’anima è città di Dio illuminata: la intelligenzia. E così s’acquista la prima grazia. Cum introisset Iesus in quoddam castellum.
La siconda grazia è conseguente e gratificante, la quale fu data a’ dieci uomini lebrosi. Occurrerunt ei decem viri leprosi et adstiterunt. Si fecero innanzi a Iesu Cristo volontarosi d’ubidire dieci volontà di Dio, cioè e’ dieci comandamenti; et adstiterunt; stettero saldi e fermi a volerli i tutti méttare in effetto; adstiterunt. Vedi, questo stare fermo ti dimostra che mai Idio non li movarà; spezialmente i comandamenti negativi; e fu lo’ data a tutti la grazia i conseguente. Occurrerunt ei decem viri leprosi.
La terza grazia che dà Idio all’anima, sì è dove t’è detto: adstiterunt: — E stettero fermi dinanzi a Cristo; volendo fare fermamente tutti i dieci comandamenti. Vuoi ricévare queste grazie da Dio? — Sì. — Or fa’ che tu pigli da te la buona volontà, e poi che tu l’hai presa, e Idio vi mette cosa che te la fa fermare. Come fece a Maria Maddalena, come è detto nel Vangelo:25 Venit et stetit et coepit rigare pedes Iesus. Venne e stette e prese quello che Cristo le dè; chè a’ piei di Iesu ella ricevette tanta grazia, che a sua salute fu bastevole. E che bisogna altro? Così fu fatto a questi dieci uomini lebrosi: Venerunt et steterunt secus pedes eius: — Vennero a Iesu e stettero così d’accanto ai suoi piè. — Doh! Odelo per un’altra via. Che è castello? Castello si è quella patria, dove so’ molte parti e molte divisioni: e’ dieci uomini lebrosi, sono gli uomini parziali26. Cappelluccio27, in barba l’hai stamane, che ci stroppiasti dopo ieri, quando facesti piòvare; chè credo che la predica d’oggi farà altro utile28, che non avrebbe fatto quella. Io dissi pure quella parte che io potei dire. So ch’io ti posi dodici conclusioni: non ne potei dire altro che tre, le quali furono queste. Dissi.
Prima. Ogni insegna che si portava distinta29 da parte a parte, non era altro che il diavolo adorare; posuerunt signa sua. — Siconda conclusione fu, che per non ricognósciare il grave peccato ch’egli è, e per non se n’èssare mai confessati, tutti questi parziali andavano a casa del diavolo: et non cognoverunt. — Terza. Perchè colui che era stato parziale, aveva lassate di quelle insegne, le quali e’ figliuoli e’ parenti le seguitavano; come lui era andato a casa del diavolo, così aveva lassata la via, che tutti gli altri andavano con lui: Sicut in exitu super summum. Ora n’aviamo a vedere le nove, e credo che se noi le diciamo, egli bastarà al nostro dire. E se voi mi starete a udire, io mi credo che vi verà puzza delle vostre parti. E che credi che sia il castello che io t’ho detto di questi lebrosi? È solamente la rissa, la quale rissa chi la seguita, tutti diventano lebrosi. Tu il pruovi per esperienza che quella è una lebbra che s’appicca molto, come anco si vede d’uno lebroso, che praticando cogli altri fa diventar lebrosi gli altri. Qual’è la cagione, che uno parziale che piglia l’insegna, non piglia la in— segna delle forche? Io il vorrei pure vedere una volta. Sai che ti dico? Questo ârebbe altro significato, chè forse per quella insegna sarebbe impiccato per la gola. Oltre: mettiamo mano all’altre nove conclusioni; e pigliale pure a tre a tre.
Prima. Tiene per fermo e per costante, che non è sotto la cappa del cielo la più iniqua e la più pazza gente, che so’ i guelfi e ghibellini. — Siconda conclusione. Tiene per fermo e per costante, che non è sotto la cappa del cielo la peggior gente, che so’ i parziali guelfi e ghibellini.30 — Terza conclusione. Non è sotto la cappa del cielo niuno peccato tanto grande, il più corruttibile31 e il più pestifero peccato, che quello del guelfo O ghibellino: e ha’ne^ 32 già sei. Piglia l’altre tre.
Prima. Non è sotto la cappa del cielo niuno peccato tanto grande, nè che tanti mali ne venga, quanto di chi è parziale guelfo o ghibellin oe per questo ci vengono i molti e molti scandoli. — Siconda. Non è sotto la cappa del cielo la peggior gente, che ’l guelfo o ghibellino; però che è cristiano rinnegato e apostata della fede. — Terza conclusione. Tiene per fermo e per costante, che chi vive in esse parti, nè papa, nè imperadore, nè vescovo, nè prete33 il può mai assòlvare, spezialmente se egli tiene la parte in ore, et corde et opere. E ha’ne nove. Tòlle l’altre tre.34
Prima conclusione. Tiene per fermo e per costante, che uno di mille parziali non si può salvare. — Siconda conclusione. Tiene per fermo e per costante, se uno è parziale e tiene segno di parzialità, è maladetto da Dio, e chi il sotterra in sagrato, è maladetto da Dio con lui insieme. — Terza, et è l’ultima35, e dicola per le donne. Tiene per fermo e per costante questa conclusione: che chi è morto con quelle parti di guelfo o ghibellino, senza segno di pentirsi e di volere penitenzia; et anco qualunque facesse dire messa o uffizio divino per l’anima sua, pecca mortalmente e va a casa del diavolo a suono di suffili e tamburi. E ha’ le tutte e dodici. Vedele ora più chiaramente a una a una.
La prima. Dissi, che chi portava insegna distintiva di parti o guelfa o ghibellina per alcun modo, non era altro che ’l diavolo adorare. La ragione, l’autorità e l’esemplo tu l’udisti doppo ieri; ma io non ti dissi quello che io ti dirò oggi. Oh! Ecci niuno giudeo? Io noi so già io, che io non li conosco; se egli avessero uno O nel petto, li cognósciarei36. Leggi dagli Apostoli in qua, e anco poi che Cristo fu crocifisso, o poi che egli mandò lo Spirito Santo, nè anco nel Testamento Vecchio non potero però; mai tanto fare i diavoli, che facessero che tutto il mondo seguitasse la volontà loro. In ogni parte del mondo sono stati qualche pochi o assai uomini, che hanno auto il timore di Dio. Ma a confusione d’Italia vo’ dire quello che io dirò: che non credo che in tutto l’avanzo del mondo s’adorino più idoli37, che in questa parte, dove so’ quasi tutti guelfi e ghibellini, che non ci si adora altro che idoli. Cerca fra i pagani. Che adorano i pagani? Adorano uno Idio. O gl’idoli che eglino adoravano, ove so’? So’ in queste insegne, che so’ per tutta Italia. Ov’è la sedia della fede nostra? È in Roma. E Roma è in Italia; sicchè ella è in mezzo di questi idoli; et in esse insegne sono adorati i diaboli. Non so’ più fra pagani, ma fra cristiani. E se so’ stati adorati i diavoli da questi parziali, e non n’hanno fatto penitenzia, dove credi che siano capitati? Et non egerunt poenitentiam ut adorarent simulacra38. Se muore e non si pente e non ne fa penitenzia, dannato muore: e chi è morto, morto è dannato.
La siconda conclusione si è, che chi ha questo peccato, stando in esso e non confessandosene e non facendosene coscenzia,39 tutti morendo vanno a casa del diavolo. Quantochè io non viddi mai40 che niuno se ne facesse conscenzia; nè che se ne confessasse mai. Niuno di questi parziali adora Idio veramente, ma tutti adorano il diavolo in quegli idoli. E sai quello che ti fa fare il diavolo? Fatti adorare quelli idoli, i quali non vegono, e così gli uomini che gli adorano non vegono. Nè anco questi idoli non odono, nè gli uomini non odono, nè vogliono udire. Che con tutto che io abbi predicato in più luoghi di queste parzialità, una volta m’intervenne che in un luogo che io predicai, uno venne a me, tremando, per la predicazione che io aveva fatta; e venne cor uno suo figliuolo; e con tutto che io parlassi in predica e in segreto, non ebbi mai41 tanta potenzia che io lo’ facessi intèndare, nè con ragioni, nè con esempli, il grave peccato che è èssare parziale, ed altro. Erano pure buoni uomini; ma non lo’ potei trarre del capo quella maladetta opinione; non volsero mai crédare che fusse peccato. E oggi n’è morto l’uno, e credo ch’egli andasse a casa del diavolo.
Terza conclusione: non si può salvare niuno de’ parziali, e’ quali hanno tenute armi o insegne parziali, et hannole lassate ai figliuoli o ai parenti; e non solamente sono cagione de la perdizione loro, ma anco de’ figliuoli che egli ha, et anco i figliuoli de’ figliuoli; acciocchè per quelle insegne sieno sempre mantenuti. O padre, ove vai? — A casa del diavolo, — E tu, suo figliuolo, ove vai? — Pure a casa del diavolo. — E tu altro figliuolo o vero altro parente che ti tieni la medesima arme, dove vai? — Pure a casa del diavolo. — Oh, oh. oh! Vuoi vedere come costoro amano l’uno l’altro? Sai, quando si dipégne un’aquila adosso a uno lione, uh! subito colui che tiene la parte a contrario, fa dipégnare per vendetta uno lione adosso a una aquila. Or va’, ora ti se’ fatto cavaliere, poi che tu hai fatta la vendetta della dipéntura per dispetto de l’altra parte! Ma pure oggi d’uno che tagliarà l’aglio a traverso, io ti prometto che se tu il facessi in niuno luogo che io mi so, tu aresti mal fatto.42 O se tu mondasse una pesca43 a tondo, se tu la mondassi in certi luoghi, tu n’âresti el male anno. — Eh, eh, eh, e che hai fatto? — Or vediamo l’altre tre.
La prima dell’altre tre; dico che non è sotto la cappa del cielo la più iniqua e più pazza gente: dicentes se esse sapientes, stulti facti sunt.’44 Eglino so’ savi a fare il male, e pazzi a fare il bene. Vuoi vedere la ragione? Tutti i peccati che si fanno in questo mondo, si fanno per qualche diletto che altri n’ha. Colui che bastemia Idio, che diietto ne può egli avere? Colui che fura, fura per avere della robba. Colui che va dietro alla lussuria, ha quel diletto. Chi usa el peccato della gola, ha quel dolce alla boca. Ma colui che è parziale, io non cognosco ch’egli n’abbi nè utile, nè guadagno, nè diletto, nè spasso niuno. Doh! Io voglio che noi poniamo un poco l’anima da canto, e diciamo del parziale. Che diletto dà costui al corpo? Io non vi so vedere niuno diletto, già io. Nol vedi tu sciaurato quello che tu fai? Guarda, guarda, ben guarda, guarda! Tu vedi per le parti èssare posti a’ confini: tu vedi per le parti ne so’ spesso morti: tu vedi per le parti èssare odiato: tu vedi per le parti èssarti tolta45 la tua robba: tu vedi tale volta èssarti tolti i tuoi figliuoli propri; talvolta la tua donna e la tua figliuola vituperata; tu vedi talvolta la casa tua èssare arsa; talvolta vedi la tua robba messa in Comuno. O che cosa è ella questa, che altri vede e non vuole vedere? Altri ode e non vuole udire? Altri intende e non vuole intèndare? Doh! Sta cogli ochi uperti, che e’ ti bisogna.
Se tu ti vuoi salvare, vede nello Ecclesiastico a xxij cap.: Nisi gravabis super plumbum et arenam et massam ferri, impium, crudelem et fatuum.46 Doh, dimmi: qual cosa è che gravi più, che l’arena, o che el piombo, o che la massa del ferro? Sai che è? È l’uomo parziale. Questo è il più fatuo e pazzo peccato e grave, che si possa fare: imperò che chi l’ha, mentre che egli sta in tale peccato, mai non si può salvare. O parziale, tu se’ simile a colui che ha la frenase;47 il quale quando l’ha, non riguarda persona: egli amazzerebbe così il padre e la madre, e’ fratelli, come amazzasse una bestia; e perchè io il so, il posso arditamente dire qui e con verità.48 Io so’ stato già in luogo, che li fratelli propri si so’ balestrati per amazzarsi l’uno l’altro. Voi non ve n’avedete e fate peggio che non fanno i lupi o i cani. Vuoi vedere s’io dico il vero? Tu il puoi vedere per isperienza. El cane non mangia la sua carne, [nè anco il lupo non mangia la sua carne,]49 nè il lione la sua; e così d’ogni animale. Al parziale tanto è malagevole il comportare la contraria parte, che s’el fratello o il figliuolo o il padre fosse contrario a lui, egli s’ingegnarebbe d’uccidarlo. Doh! Io te ne voglio dire uno esemplo, o parziale, i e forse nel portarai.50 Egli fu uno pazzo che andava verso l’occidente, e portava una mazza in mano, e il sole gli era dietro, e egli faceva la meriggia dinanzisi.51 Come egli vede questa meriggia, a lui gli pare che sia un altro col bastone in mano, come aveva lui; subbito i gli corre adesso per dargli col suo bastone, e la meriggia corriva come lui; e quando ebbe corso un pezzo52, non potendolo giógnare, egli si fermò per stracchezza. E poi si rizzò un’altra volta, e pure si dà a corrire per giógnare costui: infine corso un pezzo, eli giónse a una certa via, dove egli s’aveva a vòllare;53 e la meriggia gli veniva per lato;54 e venne così allato a uno poggetto, là dove essa meriggia veniva a èssare alta e ritta. Come costui vidde la meriggia ritta col bastone in mano, et egli si pose ine col suo bastone, e tanto s’ameschiò55 con questa sua meriggia, che egli si ruppe il capo.56 Simile, a proposito. Così è fatto il guelfo e ’l ghibellino. Pazzarone, che per tale pazzìa egli rompe el capo a sè et anco a tutti e’ suoi! Che per certo s’io fussi imperadore.... Doh! Io so’ bene...., ma egli mi manca la bacchetta. Oh! Io li farei stare senza mangiare. Oh! Io li farei da questo peccato levare,; che non se n’aveggono, e muoiano disperati. Doh! Non ti volere disperare: ripenteti e fa’ quello ch’io ti dico.
La siconda conclusione: dico, che egli non è sotto la cappa del cielo la più iniqua gente, che questi parziali guelfo o ghibellino. Oh, quanta iniquità è questa, che tu mi vuoi disfare e non ti feci mai dispiacere! Oh, che iniquità è questa! Che se fussero mille guelfi, e uno fanciullino fusse nato d’uno dì, e fusse nato di ghibellino, di subito sarà odiato da tutti loro. Oh, oh! Che iniquità è quella, che a uno fanciullino così piccolino gli sia portato tanto odio! Mal fai; e tu il cognosci. Contra a questi tali dice Giovanni nella sua Canonica, nel iij. cap.: Qui odit fratrem suum, homicida est: — Colui che odia il suo fratello, è omicida.57 — O guelfo o ghibellino, quanti n’hai in pensiero d’amazzare? Di quanti hai il pensiero, di tanti se’ omicida.
E qui puoi vedere come costoro diventano discepoli del diavolo. A che si cognoscono i discepoli del diavolo? Tutti so’ discepoli del diavolo coloro, li quali hanno odio o rancore nel cuore; che mai altro che scandalo, odio o rancore non vorrebbero: sempre vorrebbero guerra. Che dirai di tali discepoli? — Male. — O quali so’ li discepoli di Cristo? Tutti coloro i quali hanno carità. A questo tu puoi cognósciare chi è de’ discepoli di Dio, e chi è de’ discepoli del diavolo. Oh, oh! Io ti vo dire anco che chi è parziale e odia niuna criatura, egli diventa figliuolo del diavolo. El diavolo sempre porta invidia all’uomo che vuole far bene. E quello che è da la parte di Dio, sempre si duole di chi ha invidia; non vorrebbe mai altro che pace amore e concordia. E però è detto: beati pacifici, quoniam filii Dei vacabuntur:58 — Beati voi che avete la pace, però che voi sarete chiamati figliuoli di Dio. — E per antonomasia59: maledetti i parziali, però che voi sarete chiamati figliuoli del diavolo. O non aviamo noi per detto della Scrittura in molti e molti luoghi, che tutti noi ci doviamo amare insieme l’un l’altro? In hoc cognoscet mundus, quod filii mei estis si dilexeritis invicem: — A questo cognoscerete li figliuoli di Dio60; i quali sempre cercano amore, carità e pace. — O cittadini miei, io vi racomando l’uno l’altro; io vi racomando voi medesimi, che voi v’amiate insieme61. Deh! io vi priego che voi diate cagione, che io mi possa rallegrare di voi. Io vorrei vedere tra voi una paciozza62 per modo, che mai non aveste più odio l’uno con l’altro. Sapete voi come v’è intervenuto del mio venire? Avete veduto come fa lo imberciadore, il quale va di dì e di notte col suo medicame? Egli saetta talvolta la bestia, la quale egli non la vede, ma vede rimenare le frasche, e subito conosce per la pratica, se la saetta è giunta alla bestia, o no.
Voi sapete che cominciando io il dì de la Donna a. predicare63, e’ dissivi come essendo io a Roma, mi disse il Papa che io venissi qua; et anco il vostro vescovo, che è ora cardinale64, anco mel disse: che avendo essi sentito le divisioni vostre, mi dissero che a ogni modo volevano ch’io ci venisse. E sentendo la cagione, io dissi in me medesimo: per certo io vi voglio andare, e che io mi penso che e’ vi si farà qualche bene. E dommi a crédare, che il papa vi vogli bene. Io ci so’ venuto per loro detto, e sòcci venuto molto volentieri; pregandovi tutti, che voi voliate levare tutte queste parti e queste divisioni, acciocchè sempre fra voi sia pace, concordia e unione. Or guarda quanta zizzania è seminata fra voi per queste parti e non per altro! Et diavolo ha messa tanta divisione tra voi, che se voi non vi guardate, per certo io temo, temo, temo di qualche male. Sai come fa l’uomo parziale? Egli fa come fa uno cane rabbioso. El cane rabbioso ha in sè otto o nove proprietà. Prima, porta la lingua nascosa. Siconda, egli porta aperta la bocca. Terza, porta la bocca tutta sanguinosa. Quarta, egli ha la bocca velenosa. Quinta, egli ha la bocca mordace. Sesta, egli è inquieto che mai non sta fermo. Settima, egli non abbaia mai. Ottava, egli porta la coda tra le gambe. Nona, pessima condizione è che egli morde a tradimento. Le proprie condizioni ha colui che è parziale; e ponvi mente.
Prima: elli porta la lingua nascosa, che mai non ti dice quello che egli ha nel cuore.
Siconda: elli porta la bocca uperta, che mai non si ristà di parlare, se non quando tu vi se’ presente.
Terza: e’ porta la bocca sanguinosa, dimostrando sempre di volere mangiare la carne tua.
Quarta: elli ha la bocca velenosa, che sempre quando parla, gitta veleno, raportando, e dicendo da sè: — così ha detto il tale e così e così disse il tale. —
Quinto: elli è mordace, che sempre morde colui che gli è contrario.
Sesto: elli non sta mai fermo nè col corpo, nè col pensiero: sempre va dicendo: — amazza quello, uccide quell’altro. — Eìli morde in ogni modo chi egli può65.
Settimo: elli non abbaia mai quando persona gli dice: — tu hai detto così e così; — e non è contento d’èssare corretto del suo fallo.
Ottavo: elli porta la coda fra le gambe, cioè secreta l’arme66; e come uno li dice niente, sempre alla prima è in su’ fatti.
Nona: elli morde a tradimento: che poi che i mali so’ moltiplicati, et elli in ogni modo che può, amazza quello, uccide quell’altro; caccia via colui67, et anco colui. Tu sai bene che sempre ’l ladro e ’l traditore è chi perde. E qui vedi come la sua condizione è tutta canina e arrabbiata. O maladetta lingua, che mai altro che male non fa e non dice! All’altra.
Terza conclusione. Non è sotto il cielo el più pestilente peccato, che quello delle parti, nè si può far maggior peccato in questo mondo. Tu sai che per questo peccato l’uomo viene alle coltella, e la donna in lussuria, che fa co le balestra. — Guarda me, donna, guarda a me! A casa68. — Noi aviamo lo irascibile. Ogni uomo ha in sè la parte irascibile, e da quella parte cominciano i peccati in noi. Inde Job69: Ira est ignis, et peccata hominum sunt ligna et stappa. Questo è quello che bisogna a voler fare un gran fuoco: legno, fuoco, esca e stoppa. Se tu hai un poca d’esca cor una luoia70 di fuoco, avollela cor un poca di stoppa; subito comincia a menare la fiamma. Come la fiamma comincia, e tu vi mette su de le legna assai, e vedrai il bello ardare. Ma e’ si vuole soffiare prima e avere il solfinello, e faràlo cominciare a menare la fiamma. Se tu fai come ti dico, tu farai tanto fuoco che tu potresti ardare tutta la città. Che voglio io dire? E1 diavolo batte il fuoco nella nostra parte irascibile. Come egli ha battuto, et egli ha l’esca del cuore di colui e comincia attacarvisi un poco di fuoco; egli mette cotali sospetti, ch’è la stoppa, e colui comincia a soffiare nella stoppa e gonfia. E così si dimostra a quello e a quell’altro; e quell’altro ch’anco ha l’irascibile, comincia a gonfiare anco lui; e questa irascibilità fa vedere a colui, ch’io parli di lui o ch’io abbi parlato qualche male, et egli gonfia contra di me; e così nascono gli odi, e viensi poi a’ fatti.
Eimè, cittadini miei! Chi vi debba voler meglio che voi medesimi? Non vi recate negli animi, ch’altro che bene vi sia voluto da tutti voi. Non pensate altro che tutto bene l’uno dell’altro: fate che voi non aviate questa guerra dentro in voi; che se voi la levate da’ cuori vostri, voi trovarete la pace anco fuore di voi. Oh, quanta beatitudine potrete aver poi! Potravisi dire: Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur: — O beati pacifici, voi sête chiamati figliuoli Dio. — Sai che ti conviene fare, O tu che vuoi vivare bene? Egli si conviene che tu sappi conversare col superbo co’ buoni modi, co’ buoni parlari, e che tu gli dica tanto, che tu il facci ravedere del suo errore, e che tu l’ami. Tu vedi che noi non siamo tutti fatti a uno modo. Noi siamo bene uomini, ma non tutti a uno modo. Chi è picolo, chi è grande, chi è superbo, chi è altero e chi è umile. Io ti dico, tutti ci doviamo amare di perfetto amore; e questo ci è comandato: Hoc est praeceptum meum, ut diligatis invicem71: — Questo è il mio grande comandamento, che voi v’amiate insieme l’uno l’altro. — Doh! figliuoli miei, non voliate più seguitare queste parti nè queste insegne, che vedete a che elle ci conducano. Voi avete l’esemplo nel tempo passato, come le cose per molti so’ già ite male72. Doh! voliatevi istare in casa vostra in pace. Ponete mente, che tutti quelli che tengono queste parti, come vede quello della contraria parte, che a caso gli viene volto l’ochio, pensa: — no’, egli ha detto qualche male di me. — Simile, se egli vede fare uno atto con mano, o uno cenno con bocca, ogni cosa si reca che sia detta e fatta per lui; e per saperlo meglio, perch’egli non ha inteso, et egli andarà colà d’accanto a un altro che non pensa a nulla, e domandarà: — doh! udisti tu quello ch’el tale disse di me? — Colui, forse per compiacere, non già per malizia, dirà: — egli mi pareva che parlasse di voi, ma io non intesi quello che diceva. — Andarà poi a un altro, e dirargli el simile; il quale gli consentirà e dirà, che egli l’abbi udito sparlare. O maladetto, non vedi a che pericolo tu metti l’uno e l’altro di costoro, per lo tuo mal parlare? A questi tali dice David profeta73: Sepulcrum patens est guttur eorum; liguis suis dolose agebant; iudica illos Deus: — O Signore mio, io ti prego che coloro che fanno tanta iniquità di rapportare male e di dir male, giudicali tu. Signore mio. — E dico che è possibile, come altre volte ho detto, che uno di questi rapportatori di male, guastino tutta una città, ispezialmente quando vi so’ degli animi gonfiati. Inde Iob dice:74 Ira est ignis usque ad consumationem devorans: — L’ira è un fuoco già acceso dentro e arde per modo, ch’egli devora ogni cosa che egli trova. — Chè per l’ira che tu avevi in te, che volevi male a colui, quando elli parlava, non parlava di te, e tu pensavi ch’egli dicesse male di te. L’odio che tu gli portavi, ti fece venire quello sospetto75. E ’l sospetto che tu hai, adopera tanto nella mente tua, che tutta volta ti pare èssare alle mani; che eziandio dormendo, se una gatta facesse un busso, el farà levar del letto sbalordito, e nel suo cuore non dice altro, che — arme, arme, arme. — Questo non viene, se non dal sopetto: come fece colui che sarchiava uno suo campo, e aveva il suo barletto76 vuoto, e uno moscone v’entrò dentro e andava volando per uscirne fuore: us, us, us, us.77 Come costui ode così, subito piglia la via78 fra gambe col barletto, credendo che quello fusse una trombetta, perchè egli era tempo di guerra; e andavasene79 a casa tutta volta gridando: — arme, arme, arme; ecco i nemici. — Quelli della terra, tutti so’ sotto l’arme: — che è, che è? —Et in tutto era un moscone80.
E però non voliate recarvi81 questi sospetti. Vuoi aver bene? Or pensa sempre in bene, non crédare a colui che ti raporta il mal parlare, insino qhe tu non vedi per qualche sperienza che egli sia vero: però che da questi tali commettitori di mali non può uscire altro che male. Adunque non lo’ crédare. Quia de ore ipsorum procedebat ignis, sulphur et fumus:82 — De la boca di chi rapporta male n’esce fuore fuoco che è l’odio; fummo che pone la cagione e non è vero; solfo che è la infamia e la puzza. — Chè molti sanno tanto male ordinare co la malizia loro, che diranno: — eglino ci hanno ordinato il tal trattato adosso, e usanci il tale tradimento. Voliano fare bene? Or facciallo a loro, prima che eglino il faccino a noi. — Io ho già saputo quando so’ stati fatti83 di questi tradimenti, e ho dimandato colui che l’ha fatto: o perchè hai fatto così al tale? Emmi stato risposto: — io l’ho fatto, perchè egli il voleva fare a me. — E io ho voluto cercare s’egli è stato vero o no, e ho trovato che non hanno detto il vero. E io pure, dicendo: voi avete fatto male; ellino in tutto mi hanno voluto cacciare l’aquilino per trentadue84. Tu hai veduti i segni che ha il partigiano, o chi tiene èssare o guelfo o ghibellino. Se tu vuoi èssare di quelli de la parte di Dio, sai che fa’? Fa’ che tu non tenga con lui, non praticare con lui, non gli tocare la mano, non bere, nè non mangiare con lui, non dormire con lui, non gli parlare; imperò che la infermità sua è tale che s’apica più che non fa la lebbra di quelli di santo Lazzaro; che non si può fare meglio che starli di longa. Vedi che ha85 ordinato le genti del mondo. Hanno ordinato che chi ha la lebbra, sia mandato in luogo che non vi pratichi se non coloro che hanno quel difetto, però che non guasti gli altri corpi. Quanto più doviamo fuggire questa, la quale guasta l’anima e ’l corpo e la robba! Che téma è il nostro? È pure di lebbra di dieci lebbrosi. Doh! Vuoi fare a mio modo? Or non praticare con niuno di questi parziali di guelfo o ghibellino; attacati al detto et al consiglio di chi ha saputo ógni cosa. Ode Pavolo, prima ad Corinthios:86 Qui tangit picem, coinquinabitur ab ea: — Chi toca la pece, non può fare che non se ne gli appicchi. Assai fa peggio la lebbra di queste parti.87 Oh maladetta pestilenzia! Hai tu veduto, quando l’aria è corrotta, che altri s’ingegna di non praticare con coloro che so’ stati dove è l’aria corrotta o cogli ammalati? Solo quella s’apica al corpo, ma questa s’apica a ogni cosa e a ogni persona, o vuoi cittadino o vuoi forestiero. Vuolo vedere? Or poniamo che una terra sia tutta guelfa et un altra sia tutta ghibellina, e poniamo che sia uno francioso che vada ad abitare in una di queste due terre, e stavvi un tempo88. Per l’abitare che vi fa, con tutto ch’egli sia francioso, sì pigliarà parte e vorrà bene all’una, e all’altra vorrà male. Da che viene? Viene dalla maladetta pestilenzia, che ha già fatto colui infetto, ch’era netto senza nissuna macula. E potrebbe tanto fare questo francioso, che potrebbe pericolare questa città per la contaminazione sua. Fanciulli, o fanciulli! Vi è quaggiù capestri,89 vi è quaggiù! Tutti quanti, fate lo’ luogo. Or così. E sarebbe buono ch’el padre sel menasse90 allato a sè, e talvolta toccarlo e dirli: — ode quello che ’l frate dice. — Oh, quanto lo’ sarebbe utile, che se ne racordarebbero poi una età! A casa. Ode l’altre tre conclusioni.
Prima: dico che non è sotto la cappa del cielo91 peccato che pareggi questo delle parzialità, per li tanti mali che ne seguitano. La ragione, l’autorità e l’essemplo. Prima vediamo de’ danni temporali. Io n’ho veduti tanti danni! Arse case, sì ne le città e sì nel contado, che quasi non è rimasto niuna in luogo ec., e le vigne tagliate, boschi e selve arse, insino a le chiese; menato via il bestiame, consumate le ricchezze grandissime per lo mantenere le guerre. Quante giornee sapete, donne, delle vostre maniche grandi; e poi quando si torna a casa, sono mancati i denari, mancate le mercanzie, l’arti venute meno, e i mestieri. Oh, conviensi poi per forza che si vada alla strada! Queste cose fa fare le parti; che per le parti solo si viene alle guerre, e de le guerre a tanti isterminii. Avete a memoria che io vi dissi che io fui a Milano, e che v’era due mila fanciulle atte a maritarsi? E non vi dico bugìa. O se io vi dicessi delle vestimenta che elleno avevano, de le perle, de’ gioielli e de’ danari loro! Ora che vi si fa? Per le guerre, tutto il paese a terra, a terra, a terra; a poco a poco vien meno. Le città, le ville, le castella, quante credi che ne sieno state dibarbate? Eh, eh, de’ danni corporali e’ ve n’è stati! Chè ve ne so’ morti tante migliaia da venticinque anni in qua, che è stato uno stupore, fra morti in battaglia et annegati.92 Tale anco àrebbe preso donna e auti figliuoli, che non n’ha auti. Ohimè! Imparate alle spese altrui. Di danni spirituali, quanti luoghi di frati guasti, quanti spedali, quanti monasteri di monache! E quante credete che ne sieno male capitate? Chi è stato cagione di un male e chi d’un altro. Quanti credete che per lo male che hanno fatto ne sieno andati a casa dei diavolo? Ex divisione et parte omnia mala oriuntur: — De la divisione e delle parti tutti i mali ne seguitano. — Inde il Vangelista per bocca di Iesu Cristo disse: Omne regnum in se ipsum divisum desolabitur, et domus siupra domum cadet93: — Ogni regno diviso di queste parti, conviene che sia diviso e disolato, e che l’una casa caggia sopra l’altra. — Questa è cosa che non può mancare, però che è parola di Dio. Coelum et terra transibunt, verba autem mea non transibunt94: — El cielo e la terra può prima mancare e venire a niente, innanzi che le parole di Dio manchino loro95: — Hai tu veduto che sia intervenuto a niuno più presso che in Lombardia?96 — Sì. — Ode Isaia a xxviij cap. di queste divisioni: Manda remanda, manda remanda, expecta reexpecta, expecta reexpecta, modicum ibi, modicum ibi, ut vadant et cadant retrorsum, et conterantur et illaqueentur et capiantur97. Sai che vuol dire questo manda e rimanda? Quando una terra ha queste parti, dice Isaia,, che fanno in questo modo. Manda fuore questa che è parte guelfa, rimanda ora fuore quest’altra che è ghibellina. Quando l’una parte è fuore, et ella aspetta otto dì, e riaspetta quindici dì; aspetta le grazie, e le grazie non vengono: che ne segue? Hai a ricordo quello che io ti dissi di san Pietro Pettinaio, quando egli fece quella bella risposta a coloro che erano stati cacciati fuore le parti?98 Che disse: — tanto starete di fuore che voi siate purgati de’ vostri peccati; e coloro che vi so’ rimasti, tanto vi staranno, che ellino saranno pieni di peccati; e quando questo tempo sarà venuto, e voi tornerete a casa, e cacciarete loro99. — E sai che ne seguita per questo? Poca roba di qua, e poca e meno di là. E così ne va male l’anima, che è la parte spirituale. Capiantur, nei corpi, che sieno disfatti e caggiano e vadano ne la malora; l’anima, ’l corpo e la robba a casa del diavolo atterrati e allacciati, e sieno presi per modo, che mai più si possine partire. Dice colui: — oh, io so’ sì forte, che io non sarò cacciato di casa mia! — Appunto, ode Geremia a xlvj cap.: Fortis impegit in fortem, et ambo pariter conciderunt: — El forte perquote il forte, e abattelo, et amenduni muoiono. — L’anima e’l corpo così vanno male l’uno e l’altro, come disse Cristo: Domus super domum cadet; cioè che cade l’una casa adesso all’altra; tutte e due vengono in esterminio. Sicut per concordiam parvae res crescunt, ita per discordiam diminuuntur100: — Così, come per la concordia crescono tutte le cose piccole, così per la discordia le grandi diventano piccole. — E bene il potete vedere questo, però che voi il toccate. Quanto è cresciuto il vostro101 da uno pezzo in qua, o cittadini? E quale n’è stata la cagione? Solo l’unione che voi avete avuta fra voi. E però potete comprèndare così èssare come io vi dico, che le terre piccole diventano grandi per le unioni, e le grandi città diventano piccole per le divisioni; chè dice Osea al iij cap.102: Divisum est cor eorum: — Egli è diviso il loro cuore. — Se il cuore è diviso, il suo fatto è spacciato; non capitarai mai bene. All’altra.
La siconda è questa, e ben cocciuta. Io ti prometto ch’io non direi in Lombardia queste parole per buona cosa. Quando io vo predicando di terra in terra, quand’io gióngo in un paese, io m’ingegno di parlare sempre sicondo i vocaboli loro; io avevo imparato e so parlare al loro modo molte cose. El mattone viene a dire, il fanciullo, e la mattona, la fanciulla, ec. ec. A casa. Io tornarò bene a proposito per non pagare cinque soldi, che non gli ho?103 Cocciuta sarà questa; la siconda conclusione dico, che chi ha parte e tiella, ha rinnegato Idio e la fede cristiana. Vediamo la ragione, l’autorità e l’esemplo.
La ragione. Quando io ho parlato a niuno di questi partigiani, e io l’ho domandato: se’ tu batteggiato?104 — Sì. — O di qual parte se’ tu? E egli ha risposto; — io so’ nato ghibellino. — Io ti domando, se tu se’ batteggiato. — Io dico di sì. — E tieni la parte? — Sì. — Sai che è? Tu se’ figliuolo del diavolo, con tutto che tu sia batteggiato. Colui che è veramente batteggiato non tiene parti, se non da Dio, però che egli è stato ricomprato del sangue di Iesu Cristo. Quando tu fusti batteggiato, el compare e la commare promissero per te la fede di dare de’calci al mondo e a Settenasso.105 O voi che siete stati compari, non avete voi rinunziato per lo fanciullino al demonio? — Sì, bene. — E promettesti che non terrebbe parte niuna, nè guelfa nè ghibellina, ma che farebbe tutte quelle cose che tiene la santa Chiesa. O non vedi tu ch’elli non attiene quello che tu promettesti per lui? Era scritto al soldo di Cristo, e ora l’ha rinnegato e tradito. Due sònno106 li capitani di questo mondo; l’uno è Dio, l’altro è il diavolo: quelli che so’ scritti al soldo di Iesu Cristo, so’ di quelli della città di Gerusalem, interpetrata visione di pace. Quelli che so’ scritti al soldo del diavolo, so’ tutti li pagani, gli epicurei e molti altri, i quali tengono nuove oppinioni contro a la santa Chiesa, e chiamansi figli dell’ira al soldo di Babilonia, interpetrata confusione. Quelli che so’ da la parte di Dio, tengono tutti i comandamenti con tutte le cirimonie di santa Chiesa, e gli altri danno contra a la Chiesa. O tu, che tieni parte, va’, legge quello che disse Agustino107 in libro de Civitate Dei e vedrai il tuo istato. Dice santo Agustino, che avendo tu dato la fede a Dio quando tu ti batteggiasti,108 e poi tu tieni parte; dice, che tu hai rinnegata la fede; se’ cristiano rinnegato. In barba l’hai stamane. Tutti questi che tengono parte, so’ traditori, imperò che hanno rinnegato Cristo, e vannosene al soldo del diavolo. Sai che la sperienza il dice. Vedine l’autorità di coloro che so’ al soldo di Dio, quello che fanno. Rex pacificus, magnificatus est: — El re pacifico della gloria è magnificato da quelli, i quali seguono la via de’ comandamenti suoi. — La ragione. Ora dico che tu non puoi méttare il piè in due calzari; così non puoi servire a due signori. La Scrittura il dice: Nemo potest duobus dominis servire:109 — Niuno può servire a due signori. — E poi soggiugne: Duo sunt domini. Deus et mammona: —110 Non si può servire a Dio e al diavolo a uno tempo. — Idio è quello signore il quale ha fatto tutte le cose sopra de la terra; e quelle che si vegono, tutte l’ha fatte Idio. Elli è signore del cielo empireo e de la terra e dello inferno. Quelli che so’ in gloria, so’ sempre d’uno volere con lui. Quelli che so’ nel mondo, possano tenere con lui et èssare contra a lui, per l’albitrio che Idio ci ha dato. Quelli che so’ in inferno, so’ sempre contro a lui; sì che quelli che so’ in questo mondo, possono tener da chi vogliano. Ma egli è scritto, e so’ parole di Cristo nel Vangelo: Qui non est mecum, contra me est; et qui non colligit mecum, dispergit:111 — Chi non è meco, è contra me; chi non raccoglie le grazie, le quali io li mando in questo mondo, quello è partito da me. — Vuone vedere la pratica? Tu hai veduto come il diavolo fa forte la sua parte, e hai veduto con che modi e con che malizie. Sai come fanno due capitani di gente d’arme, i quali si danno contra? Sempre s’ingegnano di tòllare gente l’uno all’altro, pregando e facendo pregare: — io voglio che tu ti parta da costui, e viene a stare meco. — E come ve ne va niuno, se pure alcuni rispondano di non volervi andare, e un altro dice: — oh, egli vi va il tale: perchè non vi puoi andare ancora tu? — E così si svolle l’uno l’altro, e così fa l’altra parte. Ancora così fanno similmente questi indiavolati guelfi e ghibellini e partigiani; chè per insino a méttare mano a’ Santi che sono in paradiso, dicono, che vi so’ de’ guelfi e de’ ghibellini. Chi dice che santo Giovanni è guelfo, e chi dice che è ghibellino. E così dicono anco degli angioli, che so’ partigiani. Uh, uh, uh! Di santo Lodovico non ti dico nulla, che perchè egli fu de la casa di Francia, dicono che egli è guelfo. Et io ti dico che tanto è guelfo o ghibellino lui o niuno altro, quanto tu se’ un asino. Oh pazzia! O tu de la pèsca, che dici: — nol la mondare nè a questo modo nè a quell’altro, nè anco la pera! — Chi la monda a merli, chi a bisce, dicendo che quello tagliare è in dispetto d’una de le parti: e quando quello de la parte contraria vede che è mondata a suo contradio, se è guelfo, egli vede tagliare così la buccica, e poi dice:112 — io ho tagliata la biscia. — Uno capo d’aglio, in luogo so’ stato, che chi l’avesse tagliato così a traverso, vi sarebbe stato tagliato a pezzi. O pazzarone! El pane, el vino e le frutta de la terra io so pure che non so’ nè guelfe nè ghibelline! Se tu vuoi dire che sia le parti in quello aglio o in quella pera, perchè non fai anco che tu faccia guelfo o ghibellino il pane e ’l vino, acciò che tu che fussi contrario, tu nol mangiasse e nol beiesse? Per certo, se io potessi, poi che tu fai guelfo o ghibellino l’aglio e la pera e la pèsca, tu faresti anco il pane e ’l vino, acciò che tu morisse poi di fame. Oh quanta pazzia dimostrate, pazziconi!113
Terza conclusione. Tiene per fermo e per costante, che questo peccato de le parti è sì grande e sì grave, che non può mai èssare assoluto da niuna creatura sopra de la terra. O confessori, o voi che confessate e assolvete, sapete che a casa calda, a casa calda ve n’andate114 attacati l’uno all’altro? Io ti dico che tu non puoi assolvere, se egli tiene queste parti; e se tu l’assolvi, elli non è assoluto. Vuoi assòlvarlo? Fa’ che prima tu facci che elli rinnieghi tutte le parzialità che elli ha tenute, e che mai più elli non le115 tenga più; e poi l’assolve. Ma s’elli non le rinniega, io ti dico che egli va a casa del diavolo, e tu con lui insieme, se tu l’assolvi. Sai come disse colui?116
Assòlvar non si può chi non si pente;
nè pentere e volere insieme puossi,
per la contrarietà117 che nol consente.
Non si può pèntare del peccato e volerlo fare a un’otta. Come tu vedi che queste due non possono stare insieme, così non possono stare insieme colpa e grazia in uno corpo: chi è in colpa è del diavolo, e chi è in grazia è di Dio. Come si può dunque èssare di Dio e del diavolo? Dell’uno si conviene che tu sia, o di Dio o del diavolo. Adunque, o tu che assolvi, guarda quello che tu fai; chè con tutto che tu dica: egli è pure detto nel Vangelio per bocca di Dio (Matteo a xviij cap.): Quodcumque ligaveritis super terram (clave non errante, s’intende) erit ligatum et in coelis; et quodcumque solveritis super terram, erit solutum et in coelis118: — Colui che sarà sciolto da voi, sacerdoti, in terra, sarà sciolto ancora in cielo; — io dico se lo sciogli con verità; e se tu lo sciogli, e non lo puoi sciògliare, io ti dico ch’egli non è sciolto; ma tu e lui insieme andate a casa del diavolo.
Quanti mali nascono per queste parti! Chè chi è di questi partigiani pessimi, usarà talvolta cotali malizie per crésciare la sua parte, che dirà a uno: — io voglio che tu venga da la mia parte. — Oltre; io so’ contento. — Oh, io voglio che tu mel giuri! — E farallo giurare. O gattivello, che hai fatto? Subito come tu consentisti, tu cadesti in peccato mortale. Che so’ stato in luogo, che se colui a cui è stato detto che giuri, se non avesse giurato, sarebbe stato il mal trovato. E già tocco a te, Siena. Doh! Udirai parola ch’io ti dirò. Io mi trovai, non è sette anni, nè dieci, nè venti, che io parlando di queste parti di mia verità, anco di verità di Dio, con uno, eglimi disse: — doh! io ti vo dire, ch’io mi trovai in tale paese, che non v’era niuna divisione, et eravi un signore di quello paese, il quale a quel tempo perdè due città; delle quali città elli aveva grandissima malinconia; e abbattendosi uno il quale parlando a quel signore, sapendo il suo dolore, gli disse: — signore, se le vostre città fossero state partite, voi non le perdevate mai. — Disse quello signore: — O perchè? dimmi la ragione. — Dirovvela. Se in queste città fussero state due parti contrarie l’una a l’altra, o più; se pure l’una parte avesse consentito, l’altra non avarebbe consentito lei. — Udita questa ragione, a quello signore gli piacque; e per questa ragione egli fece dividare tutte quelle terre che egli aveva, e chi d’una parte e chi d’un’altra; et a questo faceva giurare tutti quegli che v’erano dentro, e quello che non voleva giurare le parti, egli il faceva pigliare e imprigionare; tanto che pure infine il faceva giurare. Sai che n’è intervenuto? Che credo che s’ha tirato dietro tanto male, che ai nostri dì non credo che sia stato fatto tal peccato. Chi n’è stato cagione? Pure colui che insegnò quella divisione. O maladetti uomini del diavolo! E hàne nove. All’altre tre.
Tu debbi sapere che ogni peccato che si fa, a volersene pèntare, bisogna che si penta, che lo dica co la bóca e col cuore e coll’òpara. E se elli non si pente con ognuno di questi: colla bóca, di non volerle più seguitare nè nominare; sìmile col cuore, che non l’ami più a nulla; e anco dell’operazione, non si vuogli mai più ritrovare119 nè dare aiuto per niuno modo, nè con parole, nè con fatti; conviensi che in ogni modo egli le rinnieghi. Poi puoi èssare assoluto.
La prima delle tre ultime: dico che di mille parziali non se ne salva uno. La cagione si è, che elli non se ne confessa mai. Io t’ho già detto che elli è de’ gravi peccati che si facci. Adunque, se elli non se ne confessa, che non se ne fa coscienzia, che díe èssare dell’anima sua? Die capitare male. Egli si conviene che venga a questo: Qui fecit peccatum, servus est peccati:120 — Chi fa il peccato, è servo del peccato; — cioè servo del diavolo, e non díe èssare mai di quello di Dio; però che egli è diviso da Dio e da ogni buono vivare. Però piglia per regola generale, che chi muore in notorio peccato mortale, non di’121 èssare sotterrato in sagrato, ma díe èssare sotterrato al fosso cogli asini. Dice Agustino, che questo è un bastone, col quale Idio gastiga in questo mondo i gattivi; che talvolta per la ostinazione de la parte, egli è mortagghiado. Che credi che si debbi fare di costui? Ma che? Eh gli ostinati non intendono cosa ch’io dica! La ragione si è perchè non hanno niuna buona volontà; non avendo buona volontà, non è in carità, e non essendo in carità, e Idio non lì ama. Dunque, a casa del diavolo vai, e ’l corpo al fosso.
La siconda, e notala bene questa conclusione; egli è bene di volerla sapere: qualunque persona muore con segni evidenti di parti, e non dimostra segno al pèntarsi, tiene122 che l’anima sua sia andata a male e il corpo díe èssare sotterrato al fosso, al fosso, al fosso. Come si dimostra nel Decreto in cap. Sane, come io t’ho detto di sopra, quando muore in notorio peccato; e contiensi in capitolo, che comincia: Si quid. Dice, se uno è mortagghiado per le parti, non díe èssare sotterrato in sagrato: vai, mettelo pur là. Anco parla sopra di ciò Ostiense, sopra alla 13ma, questione, in cap. Prodeuntibus. E però chi il sotterra o il fa sotterrare, gli fa accrésciare pena. Anco dice, che se è possibile a cognósciare l’ossa d’uno di questi parziali, il quale è così morto e sotterrato in sagrato, si dieno traimele e gittarle al fosso123.
L’ultima conclusione. Morto che è l’uomo parziale senza alcuno segno di penitenzia, dico che non díe dire messa per tale anima e non si díe pregare per lui; e se fusse stato detto alcuno offizio, non gli può valere. E tanto è lecito a pregare Idio per l’anima sua, quanto per l’anima di Maometto124. Sicchè tu vedi che non è lecito di pregare, e pregando, pecchi mortalmente; però che tu vedi, che tu ti discordi dalla volontà di Dio, là dove tu ti debbi accordare a ogni suo volere. Egli l’ha messo in luogo là dove egli vuole che sempre ei sia martoriato; e tu preghi per lui: Idio non vuole così, lui. Tu sai, che elli t’ha insegnato che tu dica nel Paternostro quella parola: fiat voluntas tua sicut in coelo, et in terra125. Adunque, non volere pèrdare l’anima tua, per l’anima di colui, il quale non può èssare salvo: mai non pregare per tale anima. Inde in santo Matteo al sicundo cap.:
Note
- ↑ Il Testo, per errore, precedente. È la quarta delle Prediche pubblicate dal Milanesi.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, egli.
- ↑ La Vulgata: Qui ambulavit in tenebris, et non est lumen ei, speret in nomine Domini ec.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, t’alumina.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, e intende.
- ↑ Apocalisse, cap. xxij, vers. 12.
- ↑ Vangelo di san Giovanni, cap. xv, vers. 5.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, se none el peccato.
- ↑ Salmo lxxvij, vers. 39; e dice: spiritus vadens et non rediens.
- ↑ Salmo xviij, vers. 7; e dice: nec est qui se abscondat ec.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e il Pal., dell’operare. E poco appresso: per mezzo del sommo Iddio.
- ↑ Salmo lxxx, vers. 11; ma invece di Aperi leggi, Dilata.
- ↑ Il Cod. Sen. 6: poco le li dà., se poco s’aparecchia.
- ↑ Ecce sto ad ostium ec. (vers. 20).
- ↑ Il Cod. Sen. 6, e il Pal., sorella mia.
- ↑ Quis audierit vocem meam, et apperuerit mihi ianuam, intraho ad illum, et coenabo cum illo (Apocalisse, cap. iij, vers. 20).
- ↑ Non san Luca, ma san Giovanni, Vangelo, cap. xv, vers. 16, e dice; Non vos me eligistis ec.
- ↑ Gli altri Codd.; ma io vengo in voi a parlare.
- ↑ Vangelo di san Matteo, cap. iiij, vers. 4.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 dice: Sapere fare bene, una — Potere fare bene, due — E volere fare bene, tre. E poi segue: La prima dà Deo sine nobis. Siconda, dat nobis Deus nobiscunm. Terza, dat nobis Deus propter nos. — La prima ci dà Idio senza noi ec.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e il Pal., a operarvici.
- ↑ Vangelo di S. Luca, cap. xviiij, vers. 30.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e il Pal.: E allora Iddio li manda ec.
- ↑ Salmo lxxxvj, vers. 3.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 soggiunge: — di Luca, cap. v; — e così la stampa. Se non che questo passo nel Vangelo di san Luca non esiste, e in quello di san Giovanni, cap. xiij, vers. 5, dice: Et coepit lavare pedes discipulorum. E, dove Luca parla della Maddalena, dice: Et stans retro secus pedes eius, ìacrymis coepit rigare pedes eius.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e il Pal., sono i parziali.
- ↑ Chiama così il diavolo, come già notammo (V. in questo a pag. 21, n. 3).
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e il Pal., altro frutto.
- ↑ Gli altri GCodd., distintiva.
- ↑ Gli altri Codd., che so’ i guelfi o ghibellini.
- ↑ Negli altri Codd.: Non è sotto la cappa del cielo il più corruttibile.
- ↑ Cioè, haine, ne hai (M).
- ↑ Il Cod. Sen. 6, nè prelato.
- ↑ Il detto Cod. e il Pal.: O piglia l’altre tre.
- ↑ Gli altri Codd.: Terza. Ode l’ultima.
- ↑ Qui annota il Milanesi; “Leggi severissime contro gli Ebrei pubblicarono in diversi tempi i pontefici, i comuni e i principi d’Italia, mossi più presto da una ragione politica, che morale e religiosa. E la ragione era la usura, la quale essendo proibita ai cristiani dai canoni e dalle leggi civili, era si può dire quasi esclusivamente esercitata dagli Ebrei. Ma quelle leggi quanto erano severe, tanto riescirono inefficaci: imperciocchè, proibito quel traffico, si esercitò copertamente e con maggior danno. Si aggiunse in fine che gli stessi principi e le repubbliche ebbero alla loro volta bisogno dì ricorrere per danari agli Ebrei, non trovando altri che volesse prestare. Ed allora furono essi condotti come prestatori pubblici, con vari patti, fra i quali è notabile quello che li faceva esenti dal portare il segno avvilidivo a cui con aperta ingiustizia erano condannati gli altri loro correligionari. Fra le leggi della repubblica senese è da ricordare quella del 1439, colla quale è comandato agli Ebrei, così maschi come femmine, di portare nell’ultima veste sopra il petto e verso la spalla destra un O di panno giallo, alto quattro soldi di braccio; colla pena di 100 lire a chi non portasse quel segno dentro la città o i borghi o le castellaccie, e di 50 a chi nol portasse nel contado e nel distretto di Siena.„
- ↑ Il Cod. Sen. 6 ha sempre, idogli.
- ↑ Apocalisse, cap. nono, vers. 20, e si corregga così: neque poenitentiam egerunt de operibus manuum suarum, ut non adorarent daemonia et simulacra aurea ec.
- ↑ Più sanesemente il Cod. Sen. 6, cucenzia.
- ↑ Gli altri Codd., none udii mai.
- ↑ Meglio il Cod. Sen. 6, che dice; e con tutto che io parlassi con essi, nè in predica nè in segreto non ebbi mai ec.
- ↑ Cioè, t’incoglierebbe male se tu in certi luoghi tagliassi l’aglio a traverso, o mondassi a tondo una pesca. Anche nella Predica X Vol. I, pag. 248) accennò il Santo a questo singolar modo di conoscere le maledette fazioni di quel tempo, vera pestilenza delle nostre città.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, come tuttora si usa in Siena dal volgo, persica.
- ↑ San Paolo, Epist. ad Romanos, cap. primo, vers. 22.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, qui e poco appresso, stata tolta, stati tolti.
- ↑ Ma l’Ecclesiastico a’ vers. 17 e 18 del detto Cap. così dice: Super plumbum quid gravabitur? Et quod illi aliud nomen quam fatuus. Arenam et salem et massam ferri facilius est ferre, quam hominem imprudentem et fatuum et impium.
- ↑ Così in tutti i Codd., poichè nel Cod. Sen. 6, dove ora si legge frenasia, è evidente la correzione. Il medesimo Cod. offre poi questa variante: che ha la frenasia, che quella non riguarda persona.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e il Pal., il posso arditamente dire qui. In verità io ec.
- ↑ Mancano al nostro Testo le parole chiuse da parentesi.
- ↑ È il decimoquinto dei Racc. di S. Bernard., editi da F. Zambrini; pagg. 89-40.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, dinanzi a sé. E così nellìediz. Zambrini; il quale nota: „ Meriggia qui sta per ombra, e ne abbiamo molti esempi negli scrittori dell’aureo secolo. „
- ↑ Gli altri Codd., un poco; lezione accettata da Zambrini.
- ↑ Volgere, voltare (M).
- ↑ Negli altri Codd., e la meriggia sua l’aveva per lato.
- ↑ In signif. di adirarsi, azzuffarsi (Z). Il Cod. Sen. 6 legge invece, si rimuscinò; il Cod. Sen. 5, scaramucciò.
- ↑ Gli altri Codd., la testa. E qui ha termine il Racc. XV.
- ↑ Gli altri Codd., omicidiale. Così poco sotto, micidiale.
- ↑ Vangelo di S. Matteo, cap. V, vers. 9.
- ↑ Il Cod. Sen. 6: Per lo contrario.
- ↑ Gli altri Codd., li figliuoli di Dio, e’ discepoli di Dio, quelli che sempre ecc.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 ha: O cittadini miei, io vi raccomando voi medesimi. Io vi priego che voi v’amiate insieme. Io vi raccomando l’uno a l’altro. In qualsivoglia modo, l’esortazione alla concordia non potrebbe essere più amorevole nè più efficace.
- ↑ Che esprime qualcosa più che pace, come leggesi in qualche altro Cod
- ↑ Ricorda bene il lettore che il Santo diede principio a questa predicazione il giorno dell’Assunta.
- ↑ Antonio Casini, fatto vescovo di Siena nel 1408, poi creato cardinale col titolo di S. Marcello da papa Martino V, e trasferito alla Sede di Grosseto, morì in Firenze nel 1439 (M).
- ↑ Il Cod. Sen. 6: Egli è mordace in ogni modo che egli può.
- ↑ Gli altri Codd., e la stampa, cioè l’arme segreta. E subito dopo nulla in luogo di niente.
- ↑ Negli altri Codd., e così nella stampa, segue: e caccia via quell’altro.
- ↑ Richiama all’attenzione una qualche donna che si distraeva.
- ↑ Non appartiene a Giobbe questo passo, nè forse a verun altro libro della Sacra Scrittura.
- ↑ Luoia e lojola nel volgare senese siguifica, scintilla (M).
- ↑ Vangelo di san Giovanni cap. XV, vers. 11.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, come le cose so’ per molti andate male.
- ↑ Salmo V, vers. 11.
- ↑ Giobbe al cap. xxxj, vers. 12 dice così: Ignis est usque ad perditionem devorans.
- ↑ Di qui ha principio il XVI dei Racc. di S Bernard., editi da F. Zambrini, pagg. 41-42.
- ↑ Bariletto, cioè piccolo barile, che si disse anco barletta (M).
- ↑ Imita il ronzio del moscone chiuso nel barletto (M).
- ↑ Il Cod. Sen. 6: Come egli udì questo, pigliasi la via ec.
- ↑ Meglio il Cod. Sen. 6, e vassene.
- ↑ Qui finisce il Racc. sopra indicato.
- ↑ Gli altri Codd., ricercarvi.
- ↑ Apocalisse, cap. nono, vers. 17. E dice, parlando de’ fantastici cavalli: Et ex ore eorum procedit ignis et fumus et sulphur.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, quando si so’ fatti.
- ↑ L’Aquilino, nel Vocabolario della Crusca è Aguglino, fu una moneta pisana che aveva da una parte l’immagine dell’aquila. Era di due specie: il grosso aquilino che valeva trentatre denari, e l’aquilino da dodici denari. Questa sorte di moneta fu poi anche propria di alcune altre città, massime di Ferrara, di Verona e di Trevigi; ma ebbe il valore di dodici o di venti piccoli (M).
- ↑ Il Cod. Sen. 6, che è: la stampa, correggendo la lezione dei Codici che hanno.
- ↑ Qui tetigerit picem, inquinabitur ab ea. E il passo non appartiene a nissuna Epistola di San Paolo, ma sivvero al cap. xiij, vers. 1 dell’Ecclesiastico.
- ↑ Vale a dire, di queste divisioni. Il Cod. Sen. 6, di questi cotagli.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, e stavi uno tempo ad abitare. Con tutto ciò che egli sia francioso ec.
- ↑ Cioè, vi sono quaggiù persone scapestrate, cattive?
- ↑ Il Cod. Sen. 6, e sel trovasse.
- ↑ Il detto Cod., del sole.
- ↑ Accenna alle guerre che travagliarono la Lombardia e le provincie finitime durante il regno di Filippo Maria, ultimo dei Visconti. Nel tempo di questa predicazione il Conte di Carmagnola, inimicatosi con quell’inetto duca, guerreggiava contro lui vittoriosamente al soldo dei Veneziani.
- ↑ Vangelo di San Luca, cap. xj, vers. 17.
- ↑ Nel detto Vangelo al cap. xxj, vers. 33.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, innanzi che la parola di Dio manchi lei.
- ↑ Il detto Cod., più presso che i Lombardi.
- ↑ Nel Testo è qualche inesattezza, che correggemmo con la Vulgata.
- ↑ Vedi la Predica decimasettima, in questo Vol. a pag. 35 e la nota 2.
- ↑ Questa stessa risposta è messa dagli storici in bocca a Matteo Visconti (M).
- ↑ È sentenza di Tacito, con parole un po’ differenti (M).
- ↑ Il Cod. Sen. 6 dice: il vostro danno, ma è lezione da non potersi accettare. Qui vuol dire, il vostro stato, il patrimonio vostro.
- ↑ Anzi, al cap. decimo, vers. 2.
- ↑ Allude, scherzando, alla legge che sottoponeva ad una multa colui che nell’assemblea usciva nel suo ragionamento dal soggetto proposto (M).
- ↑ Negli altri Codd. si legge, battizzato, e appresso battezzato.
- ↑ Gli altri Codd. e la stampa, Satanasso.
- ↑ Intorno a questa voce che il Santo usa di continuo, ed è comunissima a tutti gli antichi scrittori sanesi, ricorda a proposito il Milanesi l’osservazione del Davanzati(Tacito, Annali, lib. III, §. lxxj) che dovrebhesi nel plurale dir sonno a differenza del singolare; ma l’uso fugge l’equivoco di somnus, e più tosto vuole quello di sum.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 và, legge Agustino quello che disse ec.
- ↑ Gli altri Codd., batizzasti.
- ↑ Nemo servus potest ec. (Vangelo di san Luca, cap. xvj, vers. 13).
- ↑ Non così veramente, ma soggiunge: non potestis Deo servire et mammonae (ivi).
- ↑ Vangelo di San Luca, cap. xj, vers. 23.
- ↑ Gli altri Codd. e la stampa; egli vede tagliare la buccia così avvolta, egli va e taglia quella buccia, e poi dice ec.
- ↑ Il Cod. Sen, 6, pazzaroni.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, sappiate che a casa calda ve n’andate ec.
- ↑ Scritto, nolle.
- ↑ Che è il divino Poeta, al c. xxvij dell’Inferno.
- ↑ Gli altri Codd., e così i testi della divina Commedia, per la contradizion ec.
- ↑ Ecco il passo, secondo la Volgata: Amen dico vobis, quaecumque alligaveritis super terram, erunt ligata et in coelo; et quaecumque solveritis super terram, erunt soluta et in coelo.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, non si vuole mai più ritornare.
- ↑ Vangelo di S. Giovanni, cap. viij, vers. 34.
- ↑ Cioè, non díe; elisa la e dalla vocale susseguente.
- ↑ Invece di, tieni, abbi per certo.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, si dieno cavare e gittare al fosso.
- ↑ Gli altri Codd., Malcometto.
- ↑ Il Cod. Sen. 6; fiat voluntas tua, com’ella è in cielo, così sia in terra.