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predica vigesimaterza | 225 |
Tu hai veduti i segni che ha il partigiano, o chi tiene èssare o guelfo o ghibellino. Se tu vuoi èssare di quelli de la parte di Dio, sai che fa’? Fa’ che tu non tenga con lui, non praticare con lui, non gli tocare la mano, non bere, nè non mangiare con lui, non dormire con lui, non gli parlare; imperò che la infermità sua è tale che s’apica più che non fa la lebbra di quelli di santo Lazzaro; che non si può fare meglio che starli di longa. Vedi che ha1 ordinato le genti del mondo. Hanno ordinato che chi ha la lebbra, sia mandato in luogo che non vi pratichi se non coloro che hanno quel difetto, però che non guasti gli altri corpi. Quanto più doviamo fuggire questa, la quale guasta l’anima e ’l corpo e la robba! Che téma è il nostro? È pure di lebbra di dieci lebbrosi. Doh! Vuoi fare a mio modo? Or non praticare con niuno di questi parziali di guelfo o ghibellino; attacati al detto et al consiglio di chi ha saputo ógni cosa. Ode Pavolo, prima ad Corinthios:2 Qui tangit picem, coinquinabitur ab ea: — Chi toca la pece, non può fare che non se ne gli appicchi. Assai fa peggio la lebbra di queste parti.3 Oh maladetta pestilenzia! Hai tu veduto, quando l’aria è corrotta, che altri s’ingegna di non praticare con coloro che so’ stati dove è l’aria corrotta o cogli ammalati? Solo quella s’apica al corpo, ma questa
- ↑ Il Cod. Sen. 6, che è: la stampa, correggendo la lezione dei Codici che hanno.
- ↑ Qui tetigerit picem, inquinabitur ab ea. E il passo non appartiene a nissuna Epistola di San Paolo, ma sivvero al cap. xiij, vers. 1 dell’Ecclesiastico.
- ↑ Vale a dire, di queste divisioni. Il Cod. Sen. 6, di questi cotagli.
specie: il grosso aquilino che valeva trentatre denari, e l’aquilino da dodici denari. Questa sorte di moneta fu poi anche propria di alcune altre città, massime di Ferrara, di Verona e di Trevigi; ma ebbe il valore di dodici o di venti piccoli (M).