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predica vigesimaterza | 237 |
tiene1 che l’anima sua sia andata a male e il corpo díe èssare sotterrato al fosso, al fosso, al fosso. Come si dimostra nel Decreto in cap. Sane, come io t’ho detto di sopra, quando muore in notorio peccato; e contiensi in capitolo, che comincia: Si quid. Dice, se uno è mortagghiado per le parti, non díe èssare sotterrato in sagrato: vai, mettelo pur là. Anco parla sopra di ciò Ostiense, sopra alla 13ma, questione, in cap. Prodeuntibus. E però chi il sotterra o il fa sotterrare, gli fa accrésciare pena. Anco dice, che se è possibile a cognósciare l’ossa d’uno di questi parziali, il quale è così morto e sotterrato in sagrato, si dieno traimele e gittarle al fosso2.
L’ultima conclusione. Morto che è l’uomo parziale senza alcuno segno di penitenzia, dico che non díe dire messa per tale anima e non si díe pregare per lui; e se fusse stato detto alcuno offizio, non gli può valere. E tanto è lecito a pregare Idio per l’anima sua, quanto per l’anima di Maometto3. Sicchè tu vedi che non è lecito di pregare, e pregando, pecchi mortalmente; però che tu vedi, che tu ti discordi dalla volontà di Dio, là dove tu ti debbi accordare a ogni suo volere. Egli l’ha messo in luogo là dove egli vuole che sempre ei sia martoriato; e tu preghi per lui: Idio non vuole così, lui. Tu sai, che elli t’ha insegnato che tu dica nel Paternostro quella parola: fiat voluntas tua sicut in coelo, et in terra4. Adunque, non volere pèrdare l’anima tua, per l’anima di colui, il quale non può èssare salvo: mai non pregare per tale anima. Inde in santo Matteo al sicundo cap.: