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predica vigesimaterza | 209 |
un’altra via. Che è castello? Castello si è quella patria, dove so’ molte parti e molte divisioni: e’ dieci uomini lebrosi, sono gli uomini parziali1. Cappelluccio2, in barba l’hai stamane, che ci stroppiasti dopo ieri, quando facesti piòvare; chè credo che la predica d’oggi farà altro utile3, che non avrebbe fatto quella. Io dissi pure quella parte che io potei dire. So ch’io ti posi dodici conclusioni: non ne potei dire altro che tre, le quali furono queste. Dissi.
Prima. Ogni insegna che si portava distinta4 da parte a parte, non era altro che il diavolo adorare; posuerunt signa sua. — Siconda conclusione fu, che per non ricognósciare il grave peccato ch’egli è, e per non se n’èssare mai confessati, tutti questi parziali andavano a casa del diavolo: et non cognoverunt. — Terza. Perchè colui che era stato parziale, aveva lassate di quelle insegne, le quali e’ figliuoli e’ parenti le seguitavano; come lui era andato a casa del diavolo, così aveva lassata la via, che tutti gli altri andavano con lui: Sicut in exitu super summum. Ora n’aviamo a vedere le nove, e credo che se noi le diciamo, egli bastarà al nostro dire. E se voi mi starete a udire, io mi credo che vi verà puzza delle vostre parti. E che credi che sia il castello che io t’ho detto di questi lebrosi? È solamente la rissa, la quale rissa chi la seguita, tutti diventano lebrosi. Tu il pruovi per esperienza che quella è una lebbra che s’appicca molto, come anco si vede d’uno lebroso, che praticando cogli altri fa diventar lebrosi gli altri. Qual’è la cagione,