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Predica XLV

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Predica XLIV
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XLV ET ULTIMA.

Come si deba amare Idio; e come s'acomiatò dal popolo.

Quis sapiens et custodiet haec, et intelliget misericordias? Psalmus David, centesimo sexto.

Dilettissimi, le parole prealegate so’ di David profeta a’ cento sei salmi, parlando in modo di domanda e’ dice: colui che sarà savio e terrà a mente quelli che già tanti di s’è predicato, saprà1 per ispirienzia quello che vuole Idio? Io vi vo’ fare una predica stamani che vi chiudarà2 el borsello, e legaremo la bocca al sachetto; 3 la quale predica non solamente vi comprendarà ciò ch’io ho predicato ora questa volta, ma eziandio quello ch’io ho mai predicato a la mia vita; e forse questa sarà l’ultima ch’io vi predichi, che forse non ci vedremo mai più insieme.4 Oggi vi vo’ predicare dei comandamenti di Dio. Nel Vangelo, mi pare, che si può comprendere che si debba amare messer Domenedio. Oh elli è sì bella cosa a ubidirlo ne’ comandamenti suoi, che non si può fare opera che miglior sia. Io so che funiculus duplex dificiliter rumpitur. Adunque leghiamo el sacco con una cordella com’è fatta la pisana, a tre cordelle. [p. 471 modifica] Che voglio dire, — o populo sanese, diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo, questa è una cordella: ex tota anima tua, questa è l’altra cordella: ex tota mente tua,5 questa è la terza cordella. Ama il tuo signore Idio con tutto cuore, e con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente. Con questa cordella triplicata fa’ che tu serri il borsello a ciò ch’io ti dissi mai, o qui o in altro lato.

Nel quale savio parlare due intelletti vederemo.

El primo, è impossibile in questa vita6 a poterlo osservare.

L’altro, nell’altra vita è possibile a conservare.

El primo, che è impossibile ne la vita presente, è amare Idio con tutto el cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente.

Avere uno amore memorale.

Avere un altro effettuale.

E avere un altro intellettuale.

Avere la memoria, la volontà e la intelligenzia. Così avere tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la mente sempre diritta a Dio.

Ma come potiamo noi avere sempre la memoria ad amare Idio, che mai non ci esca de la memoria? Elli ci bisogna pure esercitare e’ mistieri nostri e lavorare per avere di quello che ci fa di bisogno, elli bisogna mangiare, bere, dormire; mentre che tu fai queste cose, tu non te ne ricordi, e anco non te ricordi quando tu fai de’ peccati.

L’altro, come potiamo noi avere a Dio sempre l’amore effettuale, che ci comanda che sempre l’effetto sia a lui, [p. 472 modifica] e noi l’aviamo questo amore dato a’ figliuoli, a le nostre donne, a’ nostri mariti, al nostro corpo, a la robba nostra? Anco col terzo amore intellettuale, come faremo noi, che vediamo lo intelletto nostro essare a quelle cose, noi ci assercitiamo? E così la donna ha il pensiero quando ella cucie, che la costura vada dritta, e che ella non si pònga el dito. El nostro Signore vuole che la tua memoria, e lo tuo effetto, e lo tuo intelletto sia tutto fitto in lui; in ciò che tu fai, tu sia levato in Dio. Nè santo Giovanni Battista, che fu così santo, nol lo faceva, che mangiava le locuste per penitenzia, faciendosi aspra vita. — O quando egli dormiva come faceva? non si ricordava più di Dio lui, che noi. Dunque chi è quello che sia sì santo che osservi questo comandamento di Dio? Oh, noi aviamo che colui che è giusto non può fare che non facci dei pecati: septies dies cadit iustus. Oh, colui che è giusto cade sette volte el dì ne’ pecati, se non mortalmente almeno venialmente. E però questo comandamento noi nol potiamo osservare, come tu intendi, ma debasi intendare com’io ti dirò. Abbi per ferma regola generale che nol potiamo osservare, e non fu mai criatura che ’l potesse osservare se non solamente due, cioè: Maria Madre di Iesu, e Iesu; da questi due in fuore, cerca per l’arte. Sempre ste’ Nostra Donna in questo comandamento; la memoria sempre a Dio, la volontà sempre a Dio, e lo intelletto sempre a Dio; continuamente erano levati a la volontà di Dio.

Questi due il poterono fare e fecerlo, ma niuno altro, no. Noi il potremo osservarlo quando noi saremo in vita eterna, beati. Voglia Idio che tutta questa brigata sia di quelli che mettiamo ad effetto quello comandamento; che la memoria, l’anima e lo intelletto, la mente, l’affetto e il cuore contemplando la divina sapienzia, la [p. 473 modifica] divina bontà e la divina dolcezza. — Or la lassiamo andare di quello che non è possibile, e parliamo di quello che è possibile a volere vivere come giusti.

Primo, amore memoriale; vuol dire che ciò che tu fai, se tu hai a vendare o comprare, che tu ti ricordi di Dio, in tutti tuoi fatti fa’ che tu abbi questo in te. Se tu se’ per usare il matrimonio, fa’ che tu ti ricordi di Dio. Si bene cosa santissima e buona è che a lui sempre faciendo l’opere virtuose, tu âbi la memoria e la volontà e lo intelletto: la intenzione è quella che fa la faccenda, dà la intenzione tua a Dio. S’ogni cosa va bene: intentio semper in conspectu Dei. E questo fu quello che disse Pavolo scrivendo a Corinti, capitolo X: Sive manducatis, sive bibitis, vel aliud quid facitis, omnia in gloria Dei facite7. Se voi mangiate, se voi beiete, se voi dormite, se voi parlate, in ciò che voi fate, fate che ogni cosa sia a onore di Dio. Questo è amare Idio con tutto il cuore, cioè: avere la memoria sempre dritta lassù a lui. O fanciulli! — Sai, quando il maestro ti da l’assempro? — e così dico del dipentore che impara, sempre mira a lo essemplo e tenllo inanzi. Così vuole Idio che noi faciamo, noi. Vuole che noi teniamo sempre lui dinanzi per essemplo, egli è la nostra a. b. c. Se tu porrai mente a lui, tu imparerai ogni virtù. Aviate questa salsa o vuoi savore che a ogni vivanda sta bene, che in ciò che tu fai, tu aopri con amore di Dio, fa’ che il tuo cuore sia in Dio, la tua mente a Dio, e l’operazioni per Dio: ogni cosa che tu fai, fa’ che il tuo pensiero sia in Dio, ogni volta che tu fai uno contratto non lecito, o che tu dai una infamia, o dici una bugia, o altro peccato che tu facci, ogni volta [p. 474 modifica] domentichi Idio e non hai quello amore memoriale che elli ti comanda. Di questo memoriale amore parlava8 David quando disse: memoriam fecit mirabilium suorum misericors et miserator Dominus: escam dedit timentibus se9. — El Signore ha fatta una memoria de le sue grandissime maraviglie, e, per la sua misericordia, ha dato10 a coloro che il temono e si ricordano di lui e amanlo colla memoria, colla volontà e co lo intelletto, una esca per cibo, tanto perfetto, che fa l’anima sazia nel pelago de le sue misericordie.

Fallo nel suo amore, amare.

Nel suo amore, ricordare.

E nel suo amore, operare.

È uno sicondo amore chiamato effettuale: e questo amore sta ne la volontà che è unita coll’anima; e questo è quello che vuol dire, ex tota anima tua, cioè: ama me con tutto el tuo effetto. Elli ti comanda che tu ami el prossimo. — O quando elli ti comanda che tu ami el prossimo, come lo intendi tu? — Tu il debi intendare così, che per lo suo amore tu ami tutte quelle cose che tu vedi, uomini, donne, fanciulli, arbori, fiere, ucelli e ogni cosa tu dirizi per lo suo amore, perchè elle so’ sue. Questo amore mondano che molti hanno, che per la robba del mondo dimenticano Idio, fuggì il mio padre Santo Francesco. Cotali volte io rido da me a me, considerando che per lo mondo si lassa Idio. Tu hai diletto de la tua donna, e colui ha diletto de’ suoi denari; quell’altro ha diletto de la sua butiga, quello altro ha diletto nella bella [p. 475 modifica] meglia; e colui ne le possessioni. E quella donna ha diletto ne la stia figliuola d’adornarla e farla parere quello che ella non è. — O quanti amori so’ ne le criature, e tutti son’ centra il comandamento di Dio! Ma non vedi tu che uno servo di Dio, ha diletto di tutte queste cose che tu hai tu? Tu n’hai diletto solamente di fuore, e lui n’ha diletto di fuore e dentro, e di sopra e di sotto, nell’anima e nel corpo, e in ogni modo guadagna e danne gloria a Dio. Uno servo, egli ha bene il pensiero a le richeze, a le famiglie grandi, a le belle giuventudini, a le belle donne, a’ belli figliuoli. — Sì — E che volse dir David quando disse: dilectasti me Domine in factura tua,11 Signore mio, tu m’hai fatto godere a le tue spese, io mi so dato piacere e diletto d’ogni tua criatura. Sancti sunt admirandi sed non imitandi sunt semper in omnibus. Elli, fu uno che andava vagheggiando le donne e considerava poi ne’ santi la belleza che è lassù. Io non te ne consiglio nè te nè me, che facci così, guardati sempre da pericoli e no si vuole tentare se medesimo. Anco ti dico che tu ti tiri a dietro, or questa è l’anima che piglia diletto di Dio, e in Dio colui fu santo che fece a quel modo, forse che tu cascaresti in peccato tu, sì che però non te ne consiglio. Dice Pavolo ne la seconda pistola ad Corintios: Sive mente ex sedimus Deo sue sibi sumus caritas Cristi excitat nos,12 a forza andava godendo la mente sua salendo su in alto e dritto in Lui, noi siamo sforzati da amore effettuale in Cristo, el quale sempre ci chiama e c’invita a esso amore. [p. 476 modifica]

Amor di caritade, tu m’hai così ferito . . . . . . . . . 13 tanto monta l’ardore. Costui l’aveva alla barba.

È uno terzo amore che si chiama intellettuale, col quale amore l’anima inlumina lo intelletto ex tota mente tua. Amerai me, dice Idio, con tutta la mente tua. Questo amore illumina la mente per tal modo di fede, che ella cognosce che ogni cosa va bene. Se vede guerra, elli ringrazia Idio e considera e contempla i dannati per la malizia loro: se è pace, e elli ringrazia Idio contemplando la gloria e la pace che v’è dentro, dicendo seco: Idio rimunererà buoni in gloria perchè hanno fatta la sua volontà in questo mondo. Se vede pistolenzia, e egli ringrazia Idio contemplando che per vera e dritta giustizia egli manda quella pestilenzia. Se egli manda grandini, se egli manda carestie, sempre egli ringrazia Idio, dicendo: tu fai sempre bene di ciò che tu ci fai; tu ci fai meglio che noi non meritiamo. Omnia in sapientia fecisti et impleta est terra possessione tua14: tu hai fatto ogni cosa co la tua potenzia e sapienzia. Tu signore se’ in ogni luogo co la tua potenzia e sapienzia. Tu hai dato l’ordine a tutte le cose: tu conservi tutte le cose per salute di noi. Tu crei tutte le cose per nostro sostentamento. E inde Pavolo a Corinti, Cap. X. Captivantes omnem intellectum nostrum15. Cattivando ogni nostro intelletto e di cielo e d’inferno, ogni cosa tu guidi e governi e reggi co la tua somma potenzia e sapienzia e clemenzia. Dove hai veduto e compreso tre amori:

El primo, amore memoriale.

Sicondo, amore effettuale. [p. 477 modifica]

Terzo, amore intellettuale, dove dico debbi amare Idio colla memoria e co la voluntà, e co lo intelletto per lo comandamento fatto da Lui. Diliges Dominum tuum ex toto corde tuo: — ex toto corde tuo, col cuore: ex tota anima tua, collo intelletto. Quis sapiens et custodiet haec? et intelliget misericordias Domini? E qui si fonda ciò che mai io predicai.

A ridurlo in breve, tre cose vedi che bisogna.

Prima, sapienzia, amore memoriale: quis sapiens.

Siconda, ricordanza intellettuale, et custodiet haec.

Terza, dolceza, cioè spirienzia effettuale: et intelliget misericordias Domini.

Dice Pavolo scrivendo ad Romanos cap. VIII. Diligentibus Deum omnia cohoprantur in bonum. Colui che ama Idio, ogni cosa gli torna in bene. Così fa’. — Idio ti dia la buona pasqua, fu una donna che svegliò un’altra, così si vuol fare quando tu le se’da lato a casa16 — Tre sono le cose le quali ci tolgano l’amore di Dio, che noi non lasciamo.

El primo è la prosperità.

Sicondo è l’aversità.

Cadent a latere tuo mille, et decem millia a dextris tuis17. Questo è per la prosperità e per la adversità, cadeno da parte di Cristo mille, e X milia18 da la sua destra: e qui ne nasce una terza, la quale terza è la colpa che nasce da questa prosperità e avversità. Colui che ogni cosa diriza in Dio, che ama Idio, tutte queste cose nol possono nuociare. Idio fa che [p. 478 modifica] ogni cosa gli torna in bene, se gli dà prosperità, e egli la conduce bene, se gli dà adversità non se ne turba; sempre lauda Idio, e per questo due cose non può entrare ne la terza, cioè ne la colpa. Questo amore, che egli ha tanto fitto a Dio, el fa sempre stare in grazia di Dio. Se elli ha prosperità, egli lauda Idio. Se egli volta mantello e pruovalo co le aversità, elli poi ne li fa avere più guadagno. Se pure cade in colpa, e elli si ravede subito, Idio el socorre e sostiello che elli non caggia, in ogni modo n’ha bene. Or vediamo di questa prosperità del mondo. Se tu vuoi che ella ti torni in bene, talvolta Idio ti fa come fa il medico a lo infermo; el medico vieta a lo infermo quasi tutte quelle che gli piacciono, dicendoli, se tu vuoi guarire, non mangiare nè questo nè quest’altro: anco voglio che tu mangi la tale e la tal cosa che ti farà utile; e non gli da cose altro che aspre al gusto suo. Così fa Idio, elli manda a’ suoi servi sempre cotali cose da non piacere. Cotali infermità, cotali fatighe, cotali infamie, cotali tribulazioni, dimostrandogli: io voglio che tu campi da questa infermità, chè queste cose dolci non ti farebbero utile e però mangia di queste aspre che se te ârai pazienzia, io ti darò la sanità de la gioria di vita etterna.

Quatro cose so’ queste, che so’ in questo mondo, periculose per l’anima a chi non si regola co’ modi:

Prima, richeze.

Siconda, potenzie.

Terza, onoranze.

Quarta, delizie.

Ma chi si sa mantenere con esse, che egli le mantenga e salvisi, fa molto. Se tu le saprai usare e operare, in paradiso te ne vai.

O uomo avaro: [p. 479 modifica]

O tu che se’ potente:

O tu che se negli onori:

O tu che stai ne le dilizie, io ti voglio insegnare.

Vai e tielle, e gode, e sta’ negli onori et andarane in paradiso quando tu morrai. Aspetta un poco, non n’andare: non ti partire, se tu non ôdi un poco più giù. Non si va in paradiso per andare a la taverna.

Prima, dico che si può andare in paradiso usando tu la tua prosperità, e fa’ utile a l’anima. E se non farai così, come io ti dirò, a casa calda ti convento che andarai.

Due beni si possono usare ne le richeze. Uno bene al prossimo, che si chiama piatà. Un altro bene per te, che si chiama sobrietà. Io ti parlo de le riccheze ben guadagnate e ben venute.

O donne riche — E voi cittadini richi, a voi tocha questo ch’io dico ora: Pietas super omnia valet. La piatà è buona in tutte le cose che si possono fare. Hai de le richeze? or convertene in utilità e bene del prossimo. Se tu richo? Sì. — Or sappi che tu se’ spenditore di Dio. O egli è el bello ufizio è èssare spenditore spezialmente di Dio. Fa’ che tu ispenda di queste richezze del tuo signore Idio, [come tu vedi il bisogno]19. Sai? — Quando tu vedi uno poveretto innudo, va’ e vestelo: così quando tu vedi uno poveretto in prigione, va’ cavanelo e rendelo a’ suoi figlini che stentano; e se elli ha bisogno, va’ e soviello, mandagli del grano a casa per lui e per la sua famigliuola20. E dicoti che se tu usi queste richeze come io t’insegno, tu, n’ârai bene anco tu. Non pensi tu, che tu se’ di carne e d’ossa come lui? S’egli [p. 480 modifica] ha il bisogno, come non nè gli debbi tu dare se a te n’avanza? Se tu sarai misericordioso, tu ne sarai premiato nell’altra vita. Vuolo vedere? Beati misericordes. Beati quelli i quali possono e fanno misericordia al prossimo, però che Idio ârà misericordia, poi, dell’anima loro; se porgi la mano al povaro, Idio porgiarà la mano a te.

Sicondo, quanto ch’è in te, conviene che la tua richeza ti sia in sobrietà. E la donna dice, e’ si vuol fare massarizia sì che ’l babbo invechia. Come comincia a ’nvechiare, oh ella stregne la mano. Oh quanto mal va, quando è bisogno che tu facci meglio, e tu ti tiri a dietro! — O non vedi tu che corri a la morte? Se tu vuoi pure stregnare la mano, stregnala a te e allargala al prossimo. Se tu l’alarghi a te e stregnila al prossimo tu fai la medicina contraria a te. Odi santo Pietro: Fratres, sobrii estote et vigilate: quia diabulus vester tamquam leo ruiens21. Fretelli miei, o voi che sete richi, così a voi donne riche, siate sobrii, perchè voi sete ne’ pericoli de le abondanzie, vegliate e state sobrii. Sai che vuol dire? Vuol dire che voi stiate sobrii per voi e che voi vegliate al prossimo: e dice la cagione, però che ’l vostro aversario el diavolo va rugliando dietrovi chè voi faciate a suo modo. Non l’usare queste richeze come t’insegna lui, chè se tu l’usi come elli t’insegna, mal per te e anco male per lo prossimo che stenta del suo bisogno. Ma se egli ârà pazienzia, lui n’anderà bene, e tu male; e se si dispererà, ogni cosa andarà male, tu e lui, a casa del diavolo per tua cagione.

Siconda cosa che ci tolle Idio, sai, sono le potenze. O uomo e donna potente se vuoi essere ricevuto da Dio, usa la potenzia tua in queste due cose: [p. 481 modifica]

Prima, al male stroppiare.

Sicondo, al bene favoreggiare.

Se uno fa bene, fa’ che sempre tu l’aiti; se vedi un altro che fa male, fa’ che sempre lo stroppi. Dice el nostro Bonaventura che l’uomo non può essar buono, nè giusto, se con parole e con cuore e con opera elli non istroppia il male, se può. Se tu non istroppi il male e fai mettare in opera e favoreggiare chi mal fa e non colui che ben fa, dirà Idio a la tua fine, quando tu sarai crivellato nel male e nel bene che tu ha fatto: perchè non stroppiasti tu el tal male quando tu potevi, quando tu eri de’ Signori, e quando tu eri de’ Quatro e quando tu eri de’ Pupilli?22. E tu non ârai scusa, non saprai che rispondere, che ti scusi. O chi andasse stamane a le confessioni e volesse esaminare23 bene la sua coscienzia, quanto pattume e quanto gioglio vedrebbe cascare! Aspettarai pure il giudicio di Dio giusto, quando egli ti dirà: hai tu fatto male, e tu male arai. Va’ giù. — O quanto gioglio vedrai pure de l’essare stato del Conseglio24, che col tuo lupino âresti potuto stroppiare uno male e no volesti stroppiare: âresti potuto favoreggiare uno bene e nol volesti favoreggiare. Oh, quanto male hai fatto, io tel dico e te lo detto che ogni volta che tu puoi atroppiare uno male o favoreggiare uno bene se tu nol fai, alla tua barba. Va’ a lxxxvi distinzioni il puoi vedere in cap. Faventi25. [p. 482 modifica]

La terza cosa che ci fa tòllare Idio, sono l’onoranze. So’ due cose onorante e onorato, e so’ buone a ogniuno. Pavolo a questo invitandoci, honorate invicem. Onoratevi insieme l’uno l’altro, vuol dire a te donna, quando elli viene una donna povaretta a la predica, fa’ che tu le facci luogo. Così se è una richa, fa’ che tu le facci luogo, a ogniuna rende onore e ogniuna di costoro ha anima. Se richa, ella viene a la predica per salute dell’anima, se è povara, anco ci viene per salute dell’anima, e così credo che facci anco tu.

Anco dice Pavolo a xiij capitolo26 cui honorem, honorem. Dice la chiosa a chi fa onore, onore e di ginochia e di capuccio e al sedere, e in ogni modo. Viene a dire che chi fa a questo modo, fa bene, però che quello è uno atto di carità. Io non dico per una usanza, ma onorare el buono ne’ buoni costumi, non el gattivo nel mal costume. E tu che onori l’uomo quanto più è grande e dotato d’onori, più ti debbi umiliare. Così vo’ dire a te che se’ onorato, egli bisogna che tu guadagni anco tu: non gonfiare, non t’alzare anco quanto più se’ alzato in onore, più ti debbi chinare in umiltà: qui se humiliat exaltabitur, colui che s’aumilia si fa degno d’essare esaltato per quella umiltà.

L’altra cosa che ci tòlle Idio, si è le dilizie e allegreze. Or vediamo se noi potiamo guadagnarci nulla. Come potiamo noi godere senza offendere Idio? Dirottelo. — Hai bel tempo? Si.

Due vederi ci so’:

Primo vedere, è uno vedere a terreno.

El sicondo, è uno vedere divino. [p. 483 modifica]

Considera questi beni ne’ quali tu stai e dì, questi so’ pure beni transitori, so’ picoli e vigli: quegli so’ stabili e grandi e di grande prezo.

Questi so’ mondani, quelli so’ celestiali.

Questi corporagli, e quelli spirituali.

Questi so’ piccoli, e quelli so’ grandi.

Questi so’ come da fanciulli, e quelli da Angioli.

Questi si robbano, e quegli si donano.

Questi sfastigiano, e quegli dilettano.

Questi ci fanno lamentare, e quegli giubilare.

Questi atediano, e quegli consolano.

Questi ci fanno perdere e quegli ci salvano.

Questi con tribulazione e quelli con cosolazione. Ove siamo! Torniamo a casa.

Hai tu veduto come co le prosperità che tu hai in questo mondo, con richeze, con potenzie, e con onoranzie e con dilizie, con tutte queste cose, usandole bene, tu puoi guadagnare vita eterna; tu hai veduto ogniuno in due modi, che so’ otto modi, da poterli usare e salvarti.

Le richeze usate al prossimo con piatà, questo è ’l primo.

L’altro, usate per te con sobrietà.

Le potenzie pure, in due modi. L’uno stroppia el male e l’altro favoreggia el bene.

L’onoranzie: onora chi el merita per richeza e onora chi el merita per lo tempo. Ogniuno debbe onorare con carità.

Le dilizie: considera e’ beni terreni vili, e considera e’ celestiali perfetti.

Quello che non hai fatto per lo passato, fallo per lo advenire, usa questa prosperità per nodo che tu n’aquisti vita etterna. Quis sapiens et custodiet haec? et intelliget [p. 484 modifica] misericordias Domini? Colui che sarà savio, saprà come bisogna vivare a onore e gloria di Dio, e potrà ubidire Idio nel suo altissimo comandamento. Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo, ex tota anima tua et ex tota mente tua. Amarai il tuo Signore Idio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; cioè co la memoria, e co la volontà e co lo intelletto, sempre ogni cosa dritta in lui: e qui hai per la parte de le prosperità del mondo.

Voltiamo ora quaderno, e vede quatro cose contrarie a queste, le quali anco ci possono fare dannare, non guardandoci come ci bisogna.

Quatro sono l’aversità del mondo.

Prima, èssare odiato.

Sicondo, èssare contrariato.

Terzo, èssare dispregiato.

Quarto, èssare tribulato.

Odio, contradizione, obbròbrio e tribulazione.

Questa è la contrarietà del mondo, e ogni cosa si converte in bene se tu ami Idio.

La prima l’essere odiato. Quatro òdi possono essere:

O tu se odiato da’ gattivi.

O tu se’ odiato da’ buoni.

O tu se’ odiato per tua colpa.

O tu se’ odiato per tua grazia.

Se tu se odiato. e egli è gattivo, o egli è buono, egli è tua colpa o no.

Se tu se’ odiato da’ gattivi, è loro colpa.

Se se odiato da buoni è tua colpa; in ogni modo ti darò el riparo che tu potrai guadagnare e convertire in bene. A ogni modo ti bisogna d’avere uno cuchiaiuolo d’amore di questo savoretto: bisogna prima che tu, ti dirizi in Dio. Se uno t’odia, che ti farà però? E che ti [p. 485 modifica] farà? — O tu gli potresti dire: Che mi puoi tu fare? essendo tu buono. E egli ti potrebbe rispondare: Sai che ti farò? farotti adempire quello comandamento di Matteo a cap. che dice: diligite inimicos vestros27, amate i vostri nemici: quello pur non potresti tu adempirlo se tu non avessi chi t’odiasse, e se te l’adempi, pârti avere guadagnato. Se egli ti dà l’odio, non gli puoi tu dare l’amore? E perchè? Non vedi che hai guadagnato con uno piccolo capitale? Se egli è buono chi t’odia, adunque t’odia per lo tuo mal fare: acusa te nel fallo tuo. Se vuoi far bene non odiare lui: fa’ almeno poichè tu hai fatto uno male, cioè che tu se’ gattivo, non far peggio, che tu òdii colui che ti vuol male per lo tuo mal fare. Se egli è gattivo anco lui, fa’ la vendetta buona e utile per te, fa’ che tu ami lui se egli ti porta odio: in ogni modo se tu ti vuoi salvare è di bisogno che tu ami, tu se’ rinchiuso fra l’uscio e ’l muro, tu non ti puoi partire che tu non sia vènto o buono o gattivo che tu sia, elli t’è necessario d’amare el prossimo. Simile, o buono, o gattivo che sia colui che t’odia, t’è necessità d’amarlo.

La siconda aversità è l’essere contrariato. De le quatro cagioni sarà l’una:

O da’ savi.

O da’ pazi.

O per malizia.

O per ignoranzia. — Or volta tutti questi modi per contrario: voltali al bene tutti a uno a uno.

Se so’ savi, qualche cosa cognoscono, forse più che tu non cognosci tu; non lo’ portare odio, che non è di ragione. [p. 486 modifica]

Se so’ pazi, non te ne debbi curare, però che elli è cognosciuta la loro pazia.

Se è per malizia; non t’ho io detto che qui è el perfetto guadagno? lassa andare, che Idio t’aiterà.

Se è per ignoranzia, qualche volta si potrà sapere come colui non sapeva el vero. Or fa’ in qualunque modo si sia di questi che tu il volti in bene, e mettevi uno cuchiaietto d’amore e sai che ne cavarai? Tu cavarai una prudenzia di quello amore, che ti farà tutto rallegrare. Se colui è savio, tu inpararai; se non è, sarai savio per te e per lui, ârai uno atacho di dolcezza che te ne lecharai le labra. Dice Santo Matteo a cap: Extote prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbe28. Siate prudenti a non lassarvi ingannare, e siate semplici come la colomba, che non inganniate mai altrui, vai. Io non vedo che fusse mai niuno che non fusse odiato. Che quando io considero Agustino, Ambruogio, Gregorio e molti altri de’ quali s’è veduto la invidia che l’è stata portata, che è uno essemplo a tutti noi. Quanto fu odiato Agustino da’ Greci? Simile Ieronimo, quanti morsi ebbe egli da quelli cani rabiosi? Egli era bonissima criatura. Egli era divoto di santissime donne, e elli n’era mormorato, elli mandava pistole a donne per ridurle a santa e buona vita, elli amuniva le vedove che vivesseno santamente. Elli non teneva in casa femmine. Le contradizioni e le persecuzioni che elli aveva, el fecero diventare così savio.

La terza aversità, sono gli obrobrii: pure in quatro modi gli vedremo.

Primo, in fatti.

Sicondo, in detti. [p. 487 modifica]

Terzo, da persone famose.

Quarto, da persone infame.

Prima se è in fatti; recati ne la memoria quello che fu fatto a Cristo. S’io v’avesse a predicure una quaresima, io vi mostrarei el venardì santo; che la morte sua fu la più obbriobriosa e vituperosa morte che mai provasse criatura criata da che fu creato el mondo in qua. Io ve’ mostrarei co la prova in mano, sempre col detto de’ dottori. Di lui fu detto: Ego sum primus et novissimus, cioè a dire: io so’ el primo in gloria e ’l novissimo in vergógna; e fu morto nel tempo che v’era più gente che in niuno altro tempo, e fu morto da’ migliori del mondo a la apparenza di fuore, che per questo dimostravano che egli era gattivo. E fu morto da’ dotti e nò da ignoranti sicondo l’aparenza di fuore. E fu posto in croce, la più vituperiosa morte che si potesse fare, e fu morto nel mezo dì, fra terza e sesta, acciochè ogni gente il potesse vedere, e fu morto in dì di festa, che non era stretto niuno d’alcuno esercizio. E fu morto innudo come egli naque per dargli più tormento di vergogna. E fu posto in mezo di due gattivi come capitano de’ gattivi. Paionti obrobrii questi? E era signore del cielo e de la terra! Or vede in detti. Quante parole gli furono dette dispettose, l’uno diceva: va’ che qui destruit templum Dei. — Or va’ tu, che dicevi io disfarò el tempio di Dio. L’altro diceva: Si filius Dei es, salva temetipsum. Se tu se figliuolo di Dio, salva te medesimo. Insino al ladrone che era crocifisso con lui gli disse villania, dicendo: Si tu es Cristus salva temetipsum et nos. Se tu se’ Cristo salva te medesimo e noi. — Impara, impara da Cristo! Vedi che mai non rispose una parola altro che tutta buona. Fa’ anco così tu per lo suo amore, converte ogni cosa in bene; or fa’ ragione, per qualunque modo si sia, se [p. 488 modifica] egli è detto male di te, di, questo è uno mio purgatorio. E dì: se colui ha detto male di me, io dissi una volta el tal male del tale o de la tale, io merito che sia detto male di me. E certo talvolta Idio dice: âbiti questo per questo, e così ti reca ogni cosa a utilità dell’anima, cavane el buono per te e lassa andar via el gattivo. E se tu vuoi imparare a sofferire de le persecuzioni, de le ingiurie, de le parole e de’ fatti, va’ legge in Gregorio in cap.° sunt plurimi se hai el Dicreto, imparerai a sofferire ingiurie, infamie, obrobrii, minaccie. Se tu il leggi, tu vedrai le più belle cose del mondo contra a le persecuzioni. — Non considari tu quanto guadagno è quello della persecuzione? Tu non vi pensi. — Or pensa nel contrario e vedrâne parte. Se uno fusse lodato ne le sue operazioni, più che non meritasse d’essere lodato, che credi che fusse? Sarebbe male, e forse sarebbe cagione de la sua dannazione. Sai, che fa Idio a uno el quale infamato a torto? Gli dice: o carissimo, carissimo! fa’ come feci io io gettai quella infamia dietro a le spalle, e non te la pónare dinanzi, che se tu te la pónesse dinanzi, forse che tu andaresti a casa calda. Permette la divina giustizia che di queste infamie vadano d’attorno a’ suoi servi per più guadagno. O se io andasse dietro a chi ha detto di me, come credi che l’anima mia andasse? Male, credo io. E però non vi voglio andare dietro: chi vuol dire, dica. Quid protest si totum mundum lucretur: animae vero suae detrimentum patiatur?

O donne, chi mi dicesse, qual vuoi, o che l’anima tua sia beata e salva e vada a vita beata, e tutto questo populo vada a casa del diavolo? Che credete voi ch’io chiedesse29? — Io direi. — Io voglio piuttosto salva [p. 489 modifica] l’anima mia, che quante anime sono nell’universo mondo: io dico, non potendosi fare altro, io vorrei prima salvare me e doppo me ogni criatura. Dice Gregorio di queste infamie; che chi è buono ârà talvolta diece milia persone che ne diranno bene, e ârà quatro o sei che ne diranno male.

Se io fusse quello io, che fusse biastemiato e io l’udisse, forse che io gli direi che gli venisse il vermocane. Come, non hai tu vergogna che tanta gente mi loda, e tu con quatro scalzi m’andate biasimando e infamando? Se il loro dire fusse per modo che dice, come dice chi biasima; — no ti dico altro se non ch’io voglio avere pazienzia per amore del mio Signore; non ti bastemio per niuno modo, se non che ti vengha el fuoco di Santo Antonio, bestia cornuta che tu sei.

La quarta adversità è tribulazione o vuoi afflizione, come sono pistolenzie, fami, grandini e molte altre adversità che vengono per permissione di Dio. Vengono anco da Dio e dal mondo, per le colpe et offese de’ peccati vostri.

Aversità per permissione. Carestie, grandini, nebbie, saette, tempeste, — egli non vagliano tanto le vostre mura quanto vale questa predica all’utile che voi ne potete trarre. — Se vengono queste cose qui per li peccati altrui, o altrui per li peccati di qui, non ti paia poco la cosa che’ in ogni modo ne puoi cavar bene. Viene da Dio questo da uomini? In ogni modo tu che vuoi guadagnare, abbi pazienzia che con queste persecuzioni tu ârai vita eterna. Pavolo ad ebreos, cap. x: patientia est.

La pazienzia è el danaio di Dio che ci dà l’arra di non negarei vita eterna, non vi si può salire che no ci si duri un poca di fatiga. Oportet pati Cristum et sic [p. 490 modifica] intraret in gloriam suam30 fu di bisogno che Cristo patisse per pazienzia le pene e gli obrobri, che fu la scala per salire a vita eterna. E però non ti rompare el capo, non ti far peggio tu, a te medesimo, che ti facci colui che ti vuole male. Se colui che ti vuole male t’infama, egli ti fa male al corpo. E se tu gli porti odio, tu ti fai male all’anima. Colui uccide el suo fratello quando dice male di te, e tu uccidi te medesimo chè uccidi l’anima tua. Hami tu anco inteso? Io dico che se tu non hai pazienzia ogni cosa si perde e non ti vale bene che tu faccia.

Or vediamo come la colpa si converte in utilità.

Ecci niuna che sia cascata mai in niuna fornicazione? Non sia però niuna che me ’l dica, non siate si paze, vedete l’utile che ne seguirà. Dogliati del comesso e fa’ penitenzia e amendati per lo avenire; e così hai veduto de la aversità e prosperità come, per male usarle, altri ne viene in colpa.

Quatro beni nascono del grande peccatore quando torna a Dio, ravedendosi de la sua colpa.

Prima, prudenzia.

Siconda, ubidienzia.

Terzo, compassione.

Quarto, fervente dilezione.

El primo bene che nasce di colui el quale è stato pecatore o in prosperità o in aversità, nell’essere odiato, o contrariato, o dispregiato, o tribulato in tutti e quatro, se tu ci hai peccato. O donne, questa vuole essere una ramaiuolata d’amore fa’ che ella aquista maggiore prudenzia, quando elli ritorna a Dio. Come fa l’asino quando è caduto una volta nel luogo, egli mira [p. 491 modifica] poi meglio dove egli pone el piè che, per paura de la pena, elli si guarda di non cadere in quelli peccati più, nè anco ne gli altri. — O gran pataffio31 che sempre stai in peccato, o sciagurato o non pensi tu che l’asino t’insegna a campare l’anima tua? L’asino non vi casca più, e sì, tu. E però dico, che tornando tu a Dio, con questo amore, tu aquisti molta prudenzia. O fanciulli sapete voi, quando voi imparate bene a scrivare quando e’ si fanno de li scalambroni? Nè tu che impari la grammatica, mai non impararai se tu non fai prima de’ latini gattivi; così dico d’uno che vogli cavalcare, mai non impararai a cavalcare se tu non cadi qualche volta. Così vo’ dire a questi atempati. O vechio e tu vechia secci? — Sì. — Se’ cascata ne’ pechati più e più volte. — Sì. — Se’ ritornato a Dio. — Sì. — Mai non âresti imparato che cosa è el peccato, se non perchè tu l’hai pro— vato. In antiquis est prudentia. Negli antichi è la prudenzia e sai perchè? Perchè eglino hanno provato e so’ caduti di molti bòtti e vanno poi più saldi, póngono meglio mente come póngono el piè e spezialmente vedendosi nel tempo presso a la morte e’ domandano misericordia a Dio e ringraziano Idio pure, chè e’ non so’ morti in questo peccato e che eglino hanno auto tempo32 a potere tornare a lui e non si rifida in sè che elli non possa cascare, e prega sempre Idio che l’aiti a sostenere che egli non caggia, come egli già cadde. E come aviamo di Davit quando elli si rifidava tanto in se, che elli disse: Ego autem dixi in habondantia mea non movebor in eternum.33 Io dissi nella mia abondazia, io non mi [p. 492 modifica] moverò in eterno. Che credi che fusse questo dire, ne la mia abondanzia? Fu superbia, e però subito cascò nella fornicazione e nello omicidio. Non ti levare mai tanto alto che tu tôlla quello che è di Dio e dielo a te. Fa’ che sempre in ciò che tu fai, facci coll’aiuto di Dio. Adiutorium nostrum in nomine Domini, qui fecit coelum et terram. L’aiutorio nostro sia nel nome di Dio. Se tu ti fidi di te medesimo, tu impararai come so fatti e’ morsi del mondo. Fosti tradito da te medesimo, e tu ti guardarai un’altra volta e non ti fidarai. E per questo cognosciarai meglio un’altra volta i contrarii tuoi: quando egli è caduto, egli cognosce la malizia: conosce meglio e’ diavogli, conosce meglio gli uomini, conosce meglio i peccati, e così da ognuno di questi si guarda. Unde nello Ecclesiastico: Qui non a finitate et ruinate in aqua34. Chi non è tentato o ruinato qualche volta da che egli, o che è egli buono. Egli tiene meglio a mente e meglio si sa guardare da’ peccati: se cava utilissima prudenzia, elli sì, cognosce el mondo e le sue malizie e peccati: e quando egli gli cognosce, se ne sa meglio guardare. Chi impara a le sue spese tiene meglio a mente; come disse colui all’ortica, perchè sapeva che cosa ella era, che disse, tu non mi ei cogli più chè io ti conosco mal’erba, e così sta sempre desto per potersi guardare.

Sicondo guadagno è umiltà con ubidienzia.

L’anima che è mal vissuta, e vedesi mal capitata, fracassati e rotti i comandamenti di Dio e vedesi fuore de’ suoi consigli, comincia a ritornare in sè e dice: dove so’ io? Oimè che ho io fatto? E dice come disse Davit. Cogitavi vias meas et converti pedes meos in [p. 493 modifica] testimonia tua,35 io pensai ne le mie vie e tirâmi adietro da la via che mi conduceva male e dirizami a fare tutti i tuoi comandamenti. E così ricognosciuto, e egli crede e vuogli imparare et observargli. Egli crede in ciò che tiene la santa chiesa, elli ode la messa e ’l vespero, egli è sempre col paternostro ne la bocha e nel cuore e con tutto che egli facci ciò che gli comanda la chiesa sì del guardare le feste e sì de digiuni comandati, che mai non ne vuole lassare niuno. Anco non che egli ne vogli lussare, ma ne vuole agiognere, chè vuole digiunare el vevenerdì a riverenzia de la passione di Iesù e anco el sabato a riverenzia di Maria sua Madre.

Egli cerca di salire più alto che la Chiesa non comanda, elli ubidisce el comandamento e anco pensa ai consigli de’ santi uomini e anco passa il comandamento e i consigli de’ santi uomini. Elļi non andava mai a predica niuna, e ora non ne lassia niuna. Sai come fa l’anima ben disposta? Ella fa, come fa uno vostro cittadino quando è fervente al vostro Comuno, che come ode sonare la campana cosi subito viene al Consiglio. Così fa costui come ode sonare la campana a predica così subito vi va, che meglio si fa al consiglio dell’anima.36 La campana è la tromba dell’anima che bandisce come fate voi ai vostri consigli; non fare come fa colui che non è disposto se non d’andare a la taverna la mattina per tempo o di stare in su le banche a dir maledi chi passa per via. Non in consilium malignantium: in questi luoghi si fanno i consigli de’ gattivi, se tu farai i tuoi consigli in tali luoghi non sarete mai buoni e non farete mai bene. E colui che è di questi tali, non mi [p. 494 modifica] vuole udire per non volere sapere far bene. Udisti mai come faceva Santo Francesco? Elli diceva a uno suo compagno: Idio m’ha dimostrato ch’io facci il tal bene. E come li veniva in pensiero subito el diceva o d’uno digiuno, o d’una astinenzia, o di qualunque cosa virtuosa si fusse, egli il diceva. Credi che fusse ipocresia? — Certo no. Io anco mi credo che egli faceva così, prima per fare qualche bene per se, e poi per darne buono essemplo al prossimo, e anco per avere cagione di farlo diceva: Idio m’ha detto colla spirazione che m’ha mandata ch’io facci questo bene. Non che egli si riputasse d’avere tanta grazia, che egli fusse sì in grazia di Dio, che Idio lo spirasse; ma sempre tenendo el capo basso co l’umilità faceva quello per venire in grazia di Dio. Sai come faceva? Faceva come faceva Pavolo di se medesimo al x cap. ad Corintios. Non sum dignus vocari apostolus. Perchè egli aveva persequitata la fede non si riputò mai degno d’essere chiamato apostolo di Jesu, però che egli aveva fatto tanto grande macello de’ Cristiani, che niuno ne campava mai dinanzi a le sue mani. Quando piacque poi a Jesu di convertirlo e atterrare la sua perfidia, egli l’assalì e percòsselo dicendoli: Saule, Saule qui me persequeris? Ahi, Pavolo Pavolo perchè mi perseguiti tu? Perchè vuoi tu spergiare il seme de’ miei fedeli? Allora dimandando — chi se tu? Egli gli disse: arendeti a me, arendeti. Disse Pavolo — chi se tu?37 Dice la voce, io sò Jesu Nazareno. Allora Pavolo non potendo resistere a la potenza grandissima di Dio, disse: io m’arendo. E come elli s’arendè così subito vide lume degli occhi, chè era stato acecato da Dio quando il fece così cadere. E così avendo aperti gli occhi, disse: che vuoi tu ch’io facci? [p. 495 modifica] Io m’arendo a te Signor mio. Allora Idio gli dimostrò che voleva che egli socorisse e aitasse a mantenere la santa fede cristiana. Allora egli disse: io farò per la fede tua come fanno gli altri e anco più. — Hai veduto che nacque del suo peccato? Nacquene umiliazione e ubidienza, che prima era superbissimo e ostinatissimo in fare contro a la santa fede.

Terzo bene che nasce d’uno peccatore che ritorna a Dio si è compassione de la mala vita che vede agli altri. O quando uno o una che mai non è cascato in uno grandissimo peccato e vede un altro che v’è cascato oh elli ne fa tanto caso che non se ne può dare pace: dove, se abbi a memoria quello che io ti vo’ dire testè. Non sai tu che Idio non lassò la fede della santa chiesa a Giovanni che era netto e puro, senza peccato e senza macola, e volsela lassare a Pietro, el quale fra gli altri peccati che ebbe fu che egli rinnegò Cristo. Perchè credi che egli la lassasse a lui? Lassolla, perchè egli era atto38 a avere compassione agli altri che cascherebbero ne’ peccati. Hai che quando el Signore fu presso alla sua passione che egli pregò per Pietro che lo doveva negarẹ e disse egli: Pietro io ho pregato il mio Padre acciò che la tua fede non manchi. Petre, ego pro te rogavi ne deficies fides et tu, aliquando conversus, confirma fratres tuos. Quasi dicesse, o Pietro el quale m’hai rinegato, quando tu vedi che uno pecatore m’ha rinegato, fa che tu non lo iscacci, ma confortalo però che come el mio Padre ha perdonato a te, che m’hai rinegato, così vuole anco perdonare a costui. E però lassò a Pietro la fede. Pietro fu molto zelante, non vedendosene altro segno che questo sì il puoi tu comprendere, che quando e’ giuderi [p. 496 modifica] nero per pigliarlo, egli prese el suo coltello per difendare el suo maestro e tagliò l’orechia a uno di loro, egli si credeva campare sè e anco tutti i suoi compagni, ma le gambe non gli rispondevano; si che el Signore volse più ratto lassare la fede a lui che a Giovanni o a niuno degli altri perchè elli avesse compassione a chi cascava ne peccati, quasi volesse dire: Pietro, quando tu vedi uno pecatore caduto nel peccato, ricordati di te che cascasti anco tu. S’egli l’avesse lassato a Giovanni, el quale era uno armelino netto e puro e pulito, senza niuna macola, se e’ si fusse andato a lui uno pecatore involto ne’ peccati, elli avrebbe detto: uh, uh, uh, va via, va via, e sarebbe stato cagione de la dispersione quasi di tutti i pecatori. Pietro era piatoso, perchè egli cadde nel pecato del rinegare Idio, e dicesi che poi che egli ebbe rinegato Idio sempre pianse e sempre portava uno fazuolo per asciugarsi le lagrime. Odi buono peccato, quanto bene ne nacque. E però dice che chi non casca non sa avere compassione di chi è cascato. E questo è il terzo.

Nasce anco del peccatore convertito a Dio uno grande fervore. Ubi habundat delictum superhabundat gratiam dove abondano e’ peccati vi sopraabonda la grazia di Dio, quando torna a pentimento. L’esempro l’hai di Maria Madalena. — O donne vane, tornate a Dio come fece Maria Madalena, ch’io vi prometto, se voi vorrete ritornare a ben vivare, voi abondarete in maggior grazia, che prima che voi peccaste. Quanto bene fa più colui che ha fatto uno peccato, che uno che non l’ha fatto! Io piglio questo essemplo che molti se ne vanno così bellini, bellini, che non fanno molto male nè anco non fanno molto bene; sonsi così, sai, nè buoni nè gattivi. Se fossero buoni buoni, sarebbe buono. Ma essendo così mezo mezo, pare [p. 497 modifica] che mai non vadano più innanzi. Molti si so’ veduti dei pessimi, non dico gattivi ma gattivissimi, che tornano a Dio e fanno tanto bene che è una allegreza. Così vo’ dire che elli so’ molte città che so’ disposte a fare in uno subbito molto male, e come so’ preste a fare el male, così so’ preste a fare el bene, e fannelo con molto fervore. Benedetto sia quel male che ti fa ritornare a Dio. E dico che è una la città di Perugia, e come so’ presti al male, così subito tornano al bene. Io non viddi mai el maggior fatto che io viddi ine. Elli vi si fece tante paci, ch’io me ne feci grande maraviglia che tante neimicizie vi fussono, quante elli v’erano. E credomi che poche fussero le paci che si fecero, che non venisse da colui che aveva ricevuto, andare a trovare colui che l’aveva offeso e chiedargli perdonanza. E molti vi furono di quelli che andavano co la coreggia in gola: sicchè come so’ ratti a fare el male, così so’ ratti a tornare a l’amenda e far el bene. Così voglio dire a te, popolo sanese, torna a fare bene come tu se’ pervenuto a fare male. Egli so’ cotali che so’ di condizione morbidi, cioè non so’ mortali, e se pure caso viene che fra questi tali v’entri inimicizia, per alcuno modo. tu potrai bene predicare. Alcuni so’, che so’ di condizione mortale e crudeli, in picolo parlare tornano come umili agnellini. Donde viene questo? - Viene che in questi cotali duri e crudi vi soprabonda la grazia di Dio, che si riconosce di subbito. — Non si parta niuno.

Tu hai agevolmente compreso come tu debbi amare Dio con tutto el cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. E hai udito come tu puoi tenere le ricchezze e come tu le debbi usare. È così l’onoranze e le dilizie: tutte queste cose ridurle in bene e con esse puoi aquistare vita etterna. Aviamo vedute queste quatro cose [p. 498 modifica] quotroplicate convertendole tutte in bene, coll’amore che tu debbi sempre avere in te. Così anco hai veduto queste quatro cose per contrario, cioè: colui che è odiato, o colui che è contrariato, o colui che è dispregiato, o colui che è tribolato. Ognuno di questi. puoi convertire in bene. Se sei odiato, e se’ odiato a torto a ragione, o so’ buoni o so’ gattivi chi t’odia. Se so’ i gattivi, lassa il peccato, allora non te ne curare. Se so buoni, se’ odiato a ragione, per lo tuo fallo, non odiare loro che faresti peccato.

Vedesti anco l’aversità della contradizione, dove ti dissi, o so’ savi o so’ pazi, o è per malizia o è per ignoranzia. Se so’ savi, hanno ragione: porta in pace. Se so’ pazzi, tu non te ne debbi curare. Se è per loro malizia, ine meriti tu; se è per ignoranza, in poco tempo cognosciaranno la verità.

L’altra fu l’aversità delli obrobrii in quatro modi: o in fatti, o in detti, o da persone famose, o da gattive, dove ti pósi l’essempro di Iesu: infatti, oltragiato e posto in tanta pena: in detti, con tante bestemmie da persone famose: fu morto da’ prencipi de’ Farisei, tutti uomini dotti. Anco vedemo de le tribulazioni che Dio manda. Fa che sempre tu ringrazi Idio e tiene che ogni cosa che egli fa sia per lo tuo meglio.

Ultimo hai veduto, hai veduto quatro beni che nascono del pecatore che ritorna a Dio; prima più prudenzia, che si guarda meglio di non cascare più, come fa l’asino. Sicondo ubidienza, chè torna a fare più ratto tutti i comandamenti della Chiesa e digiune e fa quanto bene e’ può. Terzo, compassione, che è piatoso di chi casca in peccato, vedendo che v’è cascato anco lui.

Quarto, nasce anco grande fervore, come in Maria Madalena dove abondò tanta grazia. Ergo conchiudendo: [p. 499 modifica] Quis sapiens et custodiet hac, intelliget misericordias Domini. Solamente colui che sarà savio e si circonderà di queste cose che so’ state predicate, intenderà la misericordia di Dio nell’altra vita, quando sarà ricevuto nella gloria sua.

Tre cose vi voglio ricordare dilettissimi figliuoli miei, io v’ho e tengo per miei figliuoli, perchè già m’eleggeste per vostro padre, quando mi voleste per vostro vescovo.

La prima appartenente a Dio e all’onor suo. La siconda apartiene al prossimo; e la terza è apartenente all’esser mio.

Prima, di quella che apartiene a Dio. Idio ha due braccia, e con ciascuno braccio abraccia el peccatore che vuole tornare a lui. L’uno braccio è quello dell’amore, e l’altro è del timore. La dritta è l’amore, e la sinistra è ’l timore, Laeva eius sub capite meo et dextera illius amplecabitur me39. Se volete essere amati da Lui, amate Lui, e se amarete, sarete amati e daravi ogni prosperità; e se el temarete, vi guardarà da ogni persecuzione, da guerre, da tempeste, da grandini, da pestilenzia e da ogni male. Amendatevi de le vostre colpe e lui vi leverà gli affanni e le tribolazioni, chè altro che per li peccati non vi vengono elleno.

Anco vi ricordo el nome di Iesu. Altra volta l’ho detto come voi davete riverire questo nome, quando voi l’udite ricordare alla Messa. Cristo o Iesu, che è uno medesimo, a l’uno e l’altro fate che voi dimostriate segno di reverenza e o con ginochio, o col capo, o col capucio, sempre venendo la divozione dal cuore. Ma dimmi: se tu t’inginochiasse, udendo questo nome, non [p. 500 modifica] vedi tu a chi tu t’inginochi? Tu t’inginochi a Dio figliuolo di Dio. — Chi è quello che non ha riverenzia a Dio, eh? Io ho auto grande consolazione de l’avemaria che voi dite la sera e fate molto bene; e trovarete, perchè ella è vostra avocata, avendola voi in riverenzia e pregandola umilmente, ella vi difenderà40 e v’aitarà in tutte le vostre aversità e cacciaravele via. Anco vi ricordo il dì de le feste, le domeniche e i dì solenni, che voi gli guardiate e non fate niuno esercizio, se non a onore e gloria di Dio: cioè, udite la messa, udite la predica, adite el vesparo, dite de l’orazioni e fate de l’altre cose che voi potete fare a gloria e onore di Dio. Anco vi ricordo a voi ufiziali, che voi sete tenuti a fare guardare le feste comandate da la santa Chiesa. Non è posto l’uffiziale solamente per punire chi fa male, ma anco è posto perchè e’ facci fare del bene, potendolo far fare, e se voi non fate fare del bene, potendolo far fare, a la barba vostra. Va, che voi n’arete anco a rendare ragione a Dio. — Non vedete voi, che voi potete fare guadagnare l’anima a colui che la perdesse! Egli lavora? Or ponetevi mente. Aneo vi ricordo le scomunicazioni. - Doh! cittadini miei timete Deum, timete Deum, temete Idio. O non v’ho io detto, e io e delli altri, che ’l papa è el nostro Idio in terra. Quale è la cagione che voi non lo temete? Temetelo che voi l’avete adosso, e dicovi che voi sete ne le mani del diavolo, e non sarebbe gran fatto che ’l diavolo se ne portasse l’anima, el corpo e la robba vostra. Levate via questi statuti che voi avete fatti sopra a le chiese41. Ricordovi anco [p. 501 modifica] pure de le cose ecclesiastiche; Qui vos spernit me spernit. Fa’ ch’e’ preti, e’ frati e chi ha gli ordini sacri, per riverenzia di Dio tu lo’ porti riverenzia a ciascuno nel suo grado: quanto più ha grado, tanto più gli debbi fare onore, e non dire, o elli è gattivo. Fa ’l tuo debito, e se egli sarà gattivo, egli n’arà a rendare ragione, ma non a te. Piglia el buono e lassa stare el gattivo. — O quella mia madre monna Bartolomea42 quanto usava queste buone parole; piglia el buono, piglia el buono, e non el gattivo che tu hai a rendare ragione a Dio del bene che tu potresti avere fatto, e non del male che fa colui. E questo è quello ch’io vi vo’ dire che appartiene a Dio: temere e amare Idio, usare le chiese, le prediche, le messe e’ vesperi e l’altre opere virtuose, e a questo vi conforto. Come gli altri dì tu fai sempre per lo corpo, per sovenire te e la tua famiglia, così questi tali dì dàgli a l’anima, a gloria e onore di Dio.

Ma quanto ch’è a la parte del prossimo vo’ dire, egli ci è rimasto a fare molte paci; pregovi che m’aviate per iscusato, e così credo che voi accettiate la mia scusa. Voi dovete considarare ch’io ho auta molta faccenda a attendare a le predicazioni. Priego il Signore o altri, che aôperino per tal modo che niuna pace ci rimanga a fare. Deh per lo amore di Dio amatevi insieme. — Oimè! o non vedete voi che se voi amate la distruzione l’une dell’altro, quello che ve ne seguita? — Non vedete voi, che voi istessi guastate voi medesimi? Doh, riparate per lo amore di Dio, non aspettate che Iddio ci ponga le mani col suo fragello, chè se voi lassarete fare a Lui, [p. 502 modifica] voi n’ârete una pettinata. Amatevi insieme. Di quello che io ho fatto, di farvi fare pace insieme e che voi stiate come fratelli, io l’ho fatto con quello zelo ch’io volesse che ricevesse l’anima mia. E così dico di questo come de l’altre cose del Comuno: tutto l’ho fatto a gloria e onore43 di Dio, e per bene e salute dell’anime vostre. Come io v’ho detto, io ho fatto di voi come di veri figliuoli: e dicovi più, che s’io vi potesse pigliare pe’ capelli io vi rapacificarei tutti quanti, e non sia niuno che pensi ch’io mi metesse a fare nulla a pitizione di persona, solo mi muovo a petizione e onore e gloria di Dio. Io m’ataco a quello che dice Idio. Hoc est praeceptum meum ut diligatis invicem44. Questo è il mio comandamento figliuoli miei, fate che voi v’amiate insieme con perfetta carità: amate Dio, chi vuole essere di quelli di Dio. O voi che amate Idio, ogni bene vi pigliarà. Diligentibus Deum, omnia cohoperantur in bonum. Che dica l’oposito? Non diligentibus Deum, omnia cohoperantur in malum. Doh! figliuoli miei, non fate commuovare Idio a ira contra di voi, e questa è la siconda cosa ch’io vo’ dire. Anco v’ho a ricordare, perchè non mi scordi un’altra cosa, che i vostri prigioni vi siano racomandati, e voi valenti donne, fate che quatro volte l’anno voi facciate un’ poca di còlta per loro; per la Pentecoste, per Ognissanti, per la Risurrezione, per la. . . ..45 A tutti e quattro questi tempi ogni volta, la settimana innanzi, provedere acciò che a questi tempi voi aviate sì proveduto, che qualche aiuto lo’ sia fatta. Questa, è delle sette opare de la quale saremo domandati da Cristo nell’ultimo dì, quando [p. 503 modifica] saremo esaminati da Lui. Fate che e’ si facci, però che ella sarà cosa molto accetta dinanzi al cospetto di Dio.

Anco vi vo’ ricordare che voi rileviate su la compagnia della Morte. — Oh, se voi pensaste quanto ella è salutifera cosa per l’anime di quelli che so’ giustiziati per lo Comuno! Se tu vi pensi un poco, tu dirai che sia vero. Io odo che voi fate qua giù fuore della porta, uno bello tempio perchè il sangue di chi se li taglia il capo non sia sparto, e che se ’l lechino i cani46. Dico che voi fate molto bene: odo che voi avete commiato; al bene è da confortarvi. Voi avete qua giù santo Luca e colasù a Camollia santo Basilio,47 anco farebbe bene el Comuno a ponarvi le mani, e che eglino s’aconcino, che è una vergogna alla vostra città che elleno stieno come elle stannno, scuperte e guaste. Fate che elle s’aconcino. Anco vi voglio ricordare che ab antico so che egli era una casa nella quale si facevano inolte buone operazioni. E benchè in altri luoghi siano delli uomini che faccino delle simili cose di quello che io ho veduto, non ne viddi mai niuna, che facesse tanto quanto la Compagnia della Vergine Maria48. Io so’ anticamente di quegli, io: e eranvi [p. 504 modifica] molti buoni uomini. Io ve la voglio racomandare che voi non la lassiate venire meno. Io ho ordinato in Lombardia, che vi è fatta una casa che tengono quelli ordini e modi che si fa a questa dico che ella è cosa divota e santa: non è casa da volerla abandonare, e però fate che la manteniate.

Al mio, ora. Prima io vi ramento come io ho detto l’altre volte, che di quello ch’io v’ho predicato non ne l’ho detto come da me. Doctrina mea non est mea: scilicet Dei, qui misit me. La dottrina ch’io v’ho predicata e ciò che io v’ho detto, non ve l’ho detto da me, ma come mandato a voi, v’ho detto quello che Idio m’ha comandato che io vi dica, si che non l’aviate da me. Quia omnis homo mendax, ogni nomo è gattivo quanto ch’è da sè; da sè non può elli operare alcuna cosa buona se non mediante grazia di Dio, e però ogni bene, vien da Lui. Se voi voleste dire, noi l’aviamo udito da te, rispondo come disse Cristo: Non enim vos qui loquimini, sed Spiritus Sanctus qui loquitur in vobis, voi, non sete voi che parlate, ma è lo Spirito Santo che parla in voi. Così dico io di me; io, non so io che vi parlo, quando io vi predico, ma è lo Spirito Santo che mi fa parlare. Sai che non aviate nulla da me, ma tutto da Dio, e se io parlo da me, mai nulla, mai non è che io non commetta molti difetti e non si può fare che altri non parli alcuna cosa da se. Voi non vi sete aveduti, voi, de’ miei difetti, io me n’avego bene io, che non nè fo mai niuna che in essa non ne ne cometta assai.

Ma quello ch’io t’ho detto circa a la salute dell’anima, e circa al ben vivare della vostra città, tiello per fermo e saldo ch’io te lo affermo e tel confermo e rifermo, e tutti vi conforto; e se porrete mente, questo è più sicuro vivare che quello che voi avete fatto per io [p. 505 modifica] passato. E se niuno venisse dietro a me, che vi volesse. dire l’opposto a quello che v’ho detto io, sappiate che egli ârà el diavolo adosso e forse vi condurrà male se gli credarete; chè ’l suo dire sarà tutto contro a la dottrina di Cristo. Ma in voi io ho pure fidanza che non vi lassarete muovare così di leggiero, se pure niuno ne dicesse el contrario, non crediate, ma state sempre fermi e saldi, fondati in sul fermo, avendo sempre la intenzione diritta a Dio. Anco ringrazio i Magnifici Signori della carità che hanno dimostrato inverso di me, e così d’ogni cittadino; e ringraziovi tutti che umilissimamente m’arete comportato nel mio dire, e avetemi dimostrato amore più ch’io non merito. Anco vi vo’ ricordare che vi sia racomandata l’anima mia, che preghiate Iddio per me e io pregarò per voi. Io mi credo partire domane e non so se mai più noi ci rivedremo insieme. Oh se mai io ritornarò a rivedervi, s’io vi ritrovarò voi, o se maî niuno di voi ritrovarrà me, però ch’io credo andare in longhi paesi, e quando altri va a longo tardi si ritorna, per lo amore ch’io v’ho portato e porto, vi prego che preghiate Iddio per me. E che mi dia grazia ch’io facci la volontà sua, e che in quest’arte possa perseverare. acciò che a gloria di Dio io possa ammaestrare i popoli e dirizargli nella via de’ comandamenti di Dio. E lassovi che uno paternostro e una avemmaria voi diciate per me ogni dì, e io pregarò Iddio perchè ci illumini, sì de la grazia sua, che quando noi ci veniamo a partire di questa vita che noi gli rendiamo l’anima tanto netta e pura, che egli ci conduca tutti a la sua beata gloria, ine abitando con seco e’ gloriosi santi in saecula saeculorum.

E così data la benedizione co la confessione disse: Io vi lasso co la pace di messer Domenedio, e pregate Iddio per me.

Amen

Note

  1. I Codd. Sen. sarà.
  2. Nel Cod. Sen. 6. che chiuda.
  3. Nei Codd. Pal. e Sen. 6. al sacco.
  4. In altre occasioni predicò S. Bernardino in Siena, l’ultima volta nell’aprile del 1444.
  5. Nel cap. VI. vers. 5. Liber Deuteronomii.
  6. Nel Cod. Sen. 6. e nel Cod. Pal. è aggiunta la parola: presente.
  7. È il vers. 31, e dice: Sive ergo manducatis, sive bibitis, sive aliud quod facitis etc.
  8. Nel Cod. Sen. 6. Di questo amore memorale parlò.
  9. Sono i vers. 4 e 5 del Salmo CX.
  10. E per la sua misiricordia a lattata legge il Cod. Sen. 6, e fa seguire alcuni puntolini come se il discorso fosse rimasto interrotto.
  11. Salmo 91, vers. 5.
  12. Questo vers. 13 della seconda epistola di S. Paolo in tutti e tre i codici ha qualche variante, ma la Volgata dice: Sive enim mente excedimus, Deo: sive sobrii sumus vobis. Charitas enim Christi urget nos.
  13. Lacuna in tutti i Codd.
  14. Salmo ciii. vers. 24.
  15. Le parole di S. Paolo sono: et in captivitatem redigentes omnem intellectum.
  16. Così nei Codd., ma forse è da lamentar la mancanza di qualche parola che chiarisca il senso se pure non è una delle solite interruzioni del Santo per riprendere qualche donna intervenuta troppo tardi alla predica.
  17. Salmo xc. vers. 7.
  18. I Codd. Sen. migliaia.
  19. Questo periodo manca nei Codd. Senesi.
  20. Il Cod. Sen 6. fameglia.
  21. Epistola I. cap. v. vers. 6 ma la vera leziona dice: Sobrii estote et vigilitate: quia adversarius vester diabolus tamquam leo rugiens.
  22. Intendi: ci è facevi parte dai Governatori, de’ Quattro di Biccherna e del Magistrato de’ Pupilli, che erano i principali uffici della Repubblica.
  23. Nel Cod. Pal., disaminare.
  24. Del Consiglio generale della Repubblica, altrimenti detto della Campana perchè congregavasi al suono di una campana.
  25. Nel Cod. Pal. si legge: A lxxxvi capitolo facientis, e quivi il puoi vedere.
  26. S. Paolo ai Romani, vers. 7.
  27. Vangelo di S. Matteo, cap. V, vers. 41.
  28. Vangelo di S. Matteo cap. X, ver. 16.
  29. I Codd. senesi, dicesse.
  30. Vangelo di S. Luca cap. V, vers. 26 il testo dice: oportuit pati Cristum et ita intrare in gloriam suam.
  31. Vedi in nota al Vol. I pag. 291.
  32. A questo punto, per essere incompleto, termina il Cod. Sen 4.
  33. Salmo xxix vers. 7.
  34. Il passo citato, evidentemente scorretto, non è dell’Ecclesiastico, nè abbiamo saputo trovarlo nella Bibbia.
  35. Salmo cxviij, vers. 59.
  36. Nel Cod. Pal.: e ine si fa il consiglio dell’anima.
  37. Nel Cod. Sen. 6: rispose.
  38. Il Cod. Pal.: accetto.
  39. Cantico de’ Cantici, cap. 11. vers. 6 e cap. VIII. vers. 3.
  40. Ella vi difensarà, nel Cod. Sen. 6.
  41. I consigli del Santo furono ascoltati e con deliberazione de’ 27 febbraio 1427 (stile sen.) e de’ 18 aprile 1423 vennero modificate tutte le leggi che riguardavano le immunità ecclesiastiche. (Concistoro, Deliborazioni n. 380 c. 47 e n. 861 c. 31.)
  42. Qui S. Bernardino par che ricordi sua madre, la quale sarebbe, non come suppongono i biografi, donna Nera di Bindo Avveduti da Massa, ma una madonna Bartolomea, forse della medesima casata.
  43. Il Cod. Pal., a utile e gloria.
  44. Vangelo di S. Giovanni, cap. XV. vers. 12.
  45. Nel Cod. Pal., è ripetuto per la Pentecoste, forse doveva leggersi per la Natività.
  46. La Compagnia della Morte fu raccomandata dal Santo anche alla fine della predica quadragesima terza. (Veggasi alla p. 488.) I fratelli di questa Compagnia il 27 febbraio 1425 chiesero al Consiglio Generale, un sussidio di lire 50 all’anno e la costruzione di un tempio per farvi eseguire le giustizie.
  47. Il Consiglio Generale con deliberazione de’ 12 novembre 1328 ordinò all’operaio del Duomo la costruzione di questi due Oratori, il primo nel Borgo di S. Maria, l’altro di S. Basilio al prato di Camollia. Ma mancando di rendite proprie ben presto vennero in decadenza, e di queste due chiese oggi se ne son perdute anche le vestigia. (Arch. dell’Opera. Reg. F. IV c. 7. 9.)
  48. La Compagnia della Vergine Maria ricordata da S. Bernardino, è la ben nota Compagnia de’ Disciplinati, tuttora esistente.