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482 | predica quadragesimaquinta |
La terza cosa che ci fa tòllare Idio, sono l’onoranze. So’ due cose onorante e onorato, e so’ buone a ogniuno. Pavolo a questo invitandoci, honorate invicem. Onoratevi insieme l’uno l’altro, vuol dire a te donna, quando elli viene una donna povaretta a la predica, fa’ che tu le facci luogo. Così se è una richa, fa’ che tu le facci luogo, a ogniuna rende onore e ogniuna di costoro ha anima. Se richa, ella viene a la predica per salute dell’anima, se è povara, anco ci viene per salute dell’anima, e così credo che facci anco tu.
Anco dice Pavolo a xiij capitolo1 cui honorem, honorem. Dice la chiosa a chi fa onore, onore e di ginochia e di capuccio e al sedere, e in ogni modo. Viene a dire che chi fa a questo modo, fa bene, però che quello è uno atto di carità. Io non dico per una usanza, ma onorare el buono ne’ buoni costumi, non el gattivo nel mal costume. E tu che onori l’uomo quanto più è grande e dotato d’onori, più ti debbi umiliare. Così vo’ dire a te che se’ onorato, egli bisogna che tu guadagni anco tu: non gonfiare, non t’alzare anco quanto più se’ alzato in onore, più ti debbi chinare in umiltà: qui se humiliat exaltabitur, colui che s’aumilia si fa degno d’essare esaltato per quella umiltà.
L’altra cosa che ci tòlle Idio, si è le dilizie e allegreze. Or vediamo se noi potiamo guadagnarci nulla. Come potiamo noi godere senza offendere Idio? Dirottelo. — Hai bel tempo? Si.
Due vederi ci so’:
Primo vedere, è uno vedere a terreno.
El sicondo, è uno vedere divino.
- ↑ S. Paolo ai Romani, vers. 7.