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- 482 PREDICA QUADRAGESIMAQUINTA n La terza cosa che ci fa tòllare Idio, sono V onoranze. i So’ due cose onorante e onorato, e so’ buone a ogniuno. ì Favolo a questo invitandoci, honoraie invicem. Onoratevi insieme Tuno 1’ altro, vuol dire a te donna, quando <^lli viene una donna povaretta a la predica, fa’ che tu lo; facci luogo. Così se è una richa, fa’ che tu le facciluo- go, a ogniuna rende onore e ogniuna di costoro ha anima. Se ridia, ella viene a la predica per salute del- l’anima, se è povara, anco ci viene per salute delf-ani- ma, e così credo che facci anco tu. 1 Anco dice Favolo a xiij capitolo * cui honorem^ honorem, \ Dice la chiosa a chi fa onore, onore e di ginochia e di capuccio e al sedere, e in ogni modo. Viene a dire che chi fa a questo modo, fa bene, però che quello è uno > atto di carità. Io non dico per una usanza, ma onorare el buono ne’ buoni costumi, non el gattivo nel mal co- stume. E tu che onori V uomo quanto più è grande e ’ dotato d’ onori, più ti debbi umiliare. Così vo’ dire a te; che se’ onorato, egli bisogna che tù guadagni anco tu: non gonfiare, non t’alzare anco quanto più se’alzato in onorej più ti debbi chinare in umiltà: qui se humiliat exai- iabitur, colui che s’ aumilia si fa degno d’ essare esaltato I per quella umiltà. ^ L’ altra cosa che ci tòlle Idio, si è le dilizie e al- ìegreze. Or vediamo se noi potiamo guadagnarci nulla.: Come potiamo noi godono senza offendere Idio? Dirot- telo. — Hai bel tempo? Si. Due vederi ci so’; ^ Primo vedere, è uno vedere a terreno. ^ El sicondo, è uno vedere divino. ’ i S. Paolo ai Romani, vers. 7.