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Predica XLIV

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Predica XLIII Predica XLV

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XLIV.

Qui tratta di santo Francesco
e del suo infiammato amore e fervore.

Inflamatum est cor meum, et renes mei commutati sunt; et ego ad nihilum redactus sum. (Psalmus Davit, lxxij). Dilettissimi, Davit profeta a’ settanta due Salmi, parlando in persona di santo Francesco, disse: Io so’ tutto infocato nel mio cuore, e le mie reni son commosse, e so’ ridotto a nulla. — Dove se bene raguardarai,1vedrai l’unione che ebbe santo Francesco con Iesu Cristo. Tre stati ha l’unione, a essere unito con Dio, chi vuole avere la perfetta unione.

Primo stato è, avere el cuore infiammato: Inflamatum est cor meum.

Sicondo stato, avere el cuore trasformato.

Terzo, avere el cuore in amore anichilato: ad nihilum redactus sum.

Dico che questi so’ tre stati d’amore dell’anima perfetta amatrice di Dio.

Primo stato, dico, che è avere el cuore infiammato. Quando l’anima ha il suo cuore levato in Dio, e quando ella è gionta a questo stato, subito viene al sicondo, chè subito saglie a Dio con una perfezione, per tal modo che mai non ha riposo, insino che non si fa una cosa [p. 440 modifica] con lui, come tu vedi che si fa una cosa medesima el vino coll’acqua, e come méttare una gocciola di vino in mare, o come una luce in aria, che si fa una cosa medesima; e per la tanta abondanza che comprende de la bontà e sapienzia di Dio, viene al terzo, cioè anichilarsi: chè quando mira sè, vedendo l’Altissimo Idio, è uno nihil. Cosi dico che disse Davit per sancto Francesco: Inflammatum est cor meum, et renes mei commutati sunt; et ego ad nihilum redactus sum.

Elli si converrebbe che io vi dicesse questa canzone otto dì; ma s’io mai ci torno, otto dì ve ne darò piatanza.

Questi tre amori furo nell’anima di santo Francesco. El primo amore fu infiammato e infocato col fuoco di santo Antonio: però dice inflamatum. El sicondo amore fu trasformato in uno volere col volere di Dio, e ciò che faceva, faceva per Dio; il suo pensiero sempre era in Dio: et renes mei commutati sunt: per unione con Cristo. El terzo amore è consumato. Sai quando è amore consumato? Quando altri è come uno carbone che già fu legno, e per amore è arso sì, che è diventato uno carbone consumato. Et ego ad nihilum redactus sum. Detto amore che ebbe santo Francesco a Iesu Cristo vo’ parlare stamane per farvelo venire in divozione. Altentica è la sua vita e legenda, e così è tenuta da la santa Chiesa, e vòti dire cosa che tu non l’udisti mai. Dice santo Giovanni nel suo Apocalipsis al primo capitolo, vedendo il tempo di san Francesco: Vidi septem candelabra aurea, et in medio septem candelabrorum aureorum similem Filio hominis, vestitum podere, et praecinctum ad mamillas zona aurea. Caput autem eius et capilli erant candidi tamquam lana alba et tamquam nix et oculi eius tamquam flamma ignis, et pedes eius similes aurichalco, sicut in camino ardenti, et [p. 441 modifica] vox illius tamquam vox aquarum multarum: et habebat in dextera stellas septem. Ed de ore eius gladius utraque parte acutus exibat, et facies eius sicut sol lucet in virtute sua. Et cum vidissem eum, cecidi ad pedes eius tamquam mortuus. Ode questa leggenda, dice santo Giovanni: — Io vidi in spirito sette candelieri d’oro, in mezo a questi v’era uno che era simile al figliuolo dell’uomo, Cristo, vestito di uno vestimento lòngo insino a’ piei, e era cènto in alto a le mamelle. (Santo Francesco fu quasi ritruopico, però si cègneva alto). E aveva i suoi capelli bianchi come la nieve, o come la lana bianchissima, e aveva gli ochi suoi propiamente come due fiamme di fuoco. E aveva i suoi piei com’è l’attone, quando è nel fuoco ardente, e aveva la voce sua come voce di molte aque, e nella sua mano dritta aveva sette stelle a modo di croci. E de la bóca sua una spada tagliente da ogni lato usciva, e la sua faccia luceva come in mezodì. E come io vidi questo, subito me li gittai a’ piei e adorâlo.

Nel quale maraviglioso parlare noi vedremo dodici fiamme d’amore; e per pigliarle meglio, pigliale a quatro a quatro.

La prima in vita attiva: abituazione. Siconda, in vita contemplativa: delettazione. Terza, perseverante religione. Quarta, maternale dilettazione.

A l’altre quatro: La prima, materna e luminosa cognizione. Siconda, prudente discrezione, Terza, fervente affezione. Quarta, calda locazione; e âne otto.

Tolle le altre quatro ultime.

La prima, santa essemplazione. Siconda, efficace predicazione. Terza, de la fama diffusione. Quarta e ultima, de popoli divozione. [p. 442 modifica]

- O donna, se tu ordisse e dormisse, tu romparesti il filo: io ho ordito2, e vo’cominciare a tessare. Sai che vo’ dire? Vo’ dire, che chi perde la parola de la predica, rompa il filo.3

La prima fiamma d’amore si fu di vita attiva: abituazione. Tutta la vita attiva si può ridurre a sette virtù a comprèndare e adunare.

Prima, pruova ed ispirienzia. Siconda, umiltà profondn. Terza, innocenzia. Quarta, grazia. Quinta, sapienzia. Sesta, pazienzia. Settima, iustizia.

Come la guida, Idio, la rete di colui che ha questa virtù? — Sai come la mena quella anima? Elli la mena molte volte per via traversa: quando gli dà infermità, quando gli dà una infamia, quando una cosa e quando un’altra; e come elli vede una cosa che dia contro all’anima, subito elli si tira adietro e fugge i pericoli ne’ quali elli potrebbe pericolare: così si pruovano i servi di Dio. Talvolta sarà detto a uno giovano: — tu non tieni buona via; — e elli vorrà pur far a suo modo. E Idio talvolta fa come fa il villano all’asino, quando egli vuole che egli vada per una via, e egli vuole andare per un’altra: elli dice: — va’ di qua; — e l’asino vuol pure andare a suo modo.4 Quando il padrone ha sofferto quanto e’ piace a lui, e elli adopera el bastone, allora egli vi va e vavi così in cagnesco, mezo a traverso.

Or vedrai domane come io ti dirò di queste bastonate, e intenderami meglio.

Ablasio: Vessatio dat intellectum auditui. Passato il [p. 443 modifica] punto, gabato Idio: — Non ti curo, Domine, ch’escito so’ del verno.5 — El buono quando ha provato e cognosce che ha fatto male, subito s’ingegna di tirarsi adietro dal mal vivere, e comincia a caminare per la buona via.

La siconda si chiama umiliazione profonda. Quando elli ha de le bastonate come l’asino, allora elli si ricognosce e ricordasi di sè, che prima non si ricordava se none del mondo; e così tornata in sè, ricognosce l’anima sua, la quale diventa illuminata e provata, e cognoscesi peccatrice, e’ diventa pura pura a poco a poco. Udiste mai che l’asino non cade più che una volta in uno luogo?

La terza è questa: dico che l’asino quando cade co la soma in uno loco, sempre si guarda di non passare colà dove elli cadde, perchè vi patì grande fatiga. Così fa l’anima che cognosce il pecato che elli ha fatto, sempre si guarda di non cadervi più. Ha più cognoscimento l’asino in questo, che non ha l’uomo: l’asino si ricorda che li fu tirato per l’orechie e lì fu bastonato. Se l’uomo pensasse a la pena che ârà a patire del pecato, oh, quanto sarà magiore che le bastonate o il tirare dell’orechie all’asino! Molti fanno cuoio duro: come so’ confessati non pensano d’averne a patire più pena. Eimmè, che la cosa non andarà così! Se non vorrai essere di quelli che vogli tornare a Dio, con tutto che abbi fatti de’ peccati assai, se torni, farai bene per te e darai anco buono assemplo agli altri gattivi, e da’ lo’ indizio che si ritragghino dal mal vivere col tuo buono essempio. E hai già vedute tre cose. [p. 444 modifica]

Prima, bastonato.

Siconda, umiliato.

Terza, gratificato: io parlo de la grazia de la vila attiva.

La quarta virtù è che quando l’uomo ha alcuna virtù, subito l’acomuna al prossimo, insegnandoli. Doh! fratel mio, non vedi tu el pecato nel quale tu stai? Non sai tu che Idio punirà infine ogni atto, ogni fatto e ogni parola fatta contra a la volontà sua? Deh, non tenere più per questa mala via! — E così co’ la sapienzia che ha lui, insegna al prossimo quello che elli facci.

La quinta, ch’è per questa via che l’anima va. Ella piace tanto a Dio, che ella sta sempre in sua grazia, sempre Idio gli ha l’ochio de la sua misericordia adosso. E chi può capitare male essendo in grazia di Dio? Come è in questo, e egli salta alla sesta.

La sesta è, che essendo giònto a questo punto, e elli comincia a esser purgato del tempo mal vissuto, e entra in una vita attiva. Non dico contemplativa, no: io dico attiva. Sai che fa? Che elli vedendo avere fatto delle operazioni dispiacenti a Dio, tutte gli puteno e songli in odio, e vede quello che è piacere di Dio, e elli si mette a operarlo, e così purga el suo tempo passato. E se elli ha de le aversità ha pazienzia, cognoscendo che elli le merita. Così se vede un altro avere de le aversità, anco n’è piatoso, considerando sè medesimo, dicendo: — io le merito anco più di lui.

La settima è che Idio le dà infine de le tribulazioni assai. — Sai perchè? Or tiene a mente quello che io ti vo’ dire ora: mentre che una anima non ha cura del sapore di Dio; mai Idio non le dà troppa grande soma; ma quando ella vuole asaporarlo, spezialmente quando ella sarà in perfettissima vita in questo mondo, allora e [p. 445 modifica] elli le dà de le persecuzioni: ora ha una infamia, ora una calunnia, quando in uno modo e quando in un altro: e egli essendo provato in tante cose, quanto tu hai udito, sempre ha pazienzia, chinando il capo, dicendo: — Signor mio, io merito questo e anco peggio. — Sai perchè Idio gli dà ora queste persecuzioni? Per fermarlo in buona vita. Prima egli le dice quando gli dava delle bastonate per trarlo della mala via: ora li li dà per conduciarlo a perfezione di pazienzia. E questo disse Pavolo ad Hebraeos. cap. x: patientia vobis necessaria est: — La pazienzia è necessaria, se volete essere in grazia di Dio. — E così hai veduti sette stati di vita attiva.

Prima si ricognobbe de la sua mala vita.

Siconda, ricordandosi di sè s’astiene dal male.

Terza, dà buono essemplo di sè.

Quarto, insegna volentieri a chi non fa.

Quinto, entra in grazia di Dio per l’orare.

Sesto, è in vita tutta attiva in operare per amore di Dio.

Settima, che avendo delle persecuzioni, sempre è paziente, nè mai si rompe.

E così hai veduti è sette candelieri. Ma che si fa dei candelieri senza lumi? E bisogna che vi sieno su eʼ lumi: se non vi fusse el lume, tu non vedresti lume. Elli bisogna quello che vidde Isaia a xj cap.: Requiescet super eum spiritus Domini, spiritus sapientiae et intellectus, spiritus consilii et fortitudinis, spiritus scientiae et pietatis, et replebit eum spiritus timoris Domini. Bisogna sopra questi candelieri sette candele con sette sentenzie belle e peregrine. Come tu hai udito6 queste sette virtù nella vita attiva, allora t’è agevole a entrare ne la contemplativa. Vediamo come ci si puo’ salire. [p. 446 modifica]

Santo Francesco fu naturalmente molto magnanimo; — ma sai che ti vo’ dire? Quando a uno che è magnanimo si li apica7 uno poco di quello di Dio, oh, elli fa cose maravigliose. Quando elli aveva xviij anni, voleva andare in Puglia per èssare cavaliere, e la notte gli venne una visione, chè vidde uno palazzo tutto pieno di croci e con molte armi e bandiere. Come elli ebe veduto questo, così ebbe una infermità grandissima. E così infermato, Idio gli diè una santa spirazione, dicendoli: — Francesco, va’ e rifà la casa mia. — Disse Francesco: — ma io non ho de’ danari da rifarla: Prima prima vegh’io che mi conviene diventare ladro e furare a mio padre. — Tolse una borsa di denari al padre, e portolla a santo Damiano. E santo Domiano non volendogli, infine santo Francesco li li gettò per una finestra. Dubitando santo Francesco del padre, per paura stette tre dì che non tornò, e stette senza mangiare e senza bere, onde egli era dimagrato, difunto e debile, che non poteva appena star ritto. E ’l detto di Pavolo: Cum infirmor, tunc fortior sum8. Egli era male un punto tutto disposto a umiltà: elli pareva uno pazzo; chi gli dava uno buffetto sul naso, chi de’ sassi a’ piei, e egli sempre saldo per amore di Dio. E in questo modo entrò dentro in Sisi9; e uno scolaro lo scorgeva per uno pazo, facendoli di molto strazio, e elli sempre saldo e umile, non dicendo maí nulla a persona. E questo fu il primo stato che elli dimostrò per avere la grazia di Dio, vedendo che nel mondo non ci è se non cose vane. E da questo stato [p. 447 modifica] venne al sicondo, de la umiltà profonda; chè giònto al padre si spogliò di non volere della robba del mondo. Allora el padre el fece mèttare in prigione: infine, vedendo el padre chè questo suo figliuolo non voleva robba del mondo, anco voleva vivare pòvaro, disse: — io voglio che tu rifiuti ogni redità de la mia robba: poi che tu non ne vuoi, renunzia. — E egli ridendo disse: — io rinunzio, e spogliossi d’ogni cosa che aveva del padre, e rendella al padre in presenzia del vescovo. E così ispogliato, el vescovo il ricoperse co’ panni suoi. Allora disse Francesco: — Pater noster, io non ho altro padre in terra che te. — El vescovo gli diè allora uno capparoncello a due acque, e elli acettatolo, se ’l misse in dosso colla caparuccia in capo, e cinseselo cor una ginestra, e cominciò ad andare attorno, faciendo penitenzia. E frate Bernardo dottore e cavaliere andò con lui insieme, el quale si convertì e diessi a umiltà con lui. E da questo venne poi a penitenzia, dando buono essemplo di sè, purificando la sua coscenzia co la confessione e co la comunione, intanto che egli ebe spirazione da Dio, che tutti e’ suoi pecati gli erano stati perdonati.

Da questo venne al quarto, insegnando a’ compagni di vivere con buona coscienzia. Ellino cominciarono a multiplicare e a infiammare nell’amore di Dio: avendo abandonato el mondo e dispregiatolo, cominciaro poi andare a due a due, che erano già sette. Operazione di Dio fu che poi a certo tempo si ragunaro e ordinaro quello che piacque a lui.

Poi venne al quinto, chè de la grazia venne a la sapienzia; che venne in tanta sapienzia, che pareva una arca di sapienza.

Poi passò al sesto, a la pazienzia. Elli passò per [p. 448 modifica] tante persecuzioni, per tante invidie, per tanti odi, che fu uno miracolo attacandosi sempre al detto di santo (Luca):10 Oportuit Christum pati, et sic intrare in gloriam suam: — Fu di bisogno che Cristo patisse pena, passione, infamie e ingiurie in molti modi e così entrare ne la gloria di vita eterna.

L’ultima fu giustizia, che provò tanta pena e passione quanto fosse stato uno màrtoro, e sempre si mantenne giusto secondo Idio, e non però abandonava la vita contemplativa, perchè elli usasse11 l’attiva, chè el dì era nella vita attiva e la notte ne la contemplativa, era in lui lo spirito de la Sapienza et in amaestrare gli altri e lo spirito del consiglio. Simile lo spirito della forteza contra a le tribulationi, così lo spirito de la scienzia, chè fu sapientissimo uomo, e lo spirito de la pietà inverso i popoli et ultimamente lo spirito del timore di Dio: egli aveva tanto questo timore di Dio, che tutto tremava di paura di non commettere cosa che fusse contra a la volontà sua. Io non mi vo’ dilatare, che s’io c’entrasse a dire, io direi troppo lòngo; diciamo che basti per la prima fiamma d’amore che fu in vita attiva, abituazione.

La siconda fiamma fu in vita contemplativa, diletazione. Dimostrasi dove Giovanni dice: et in medio candelabrorum aureorum simile filio hominis. — Nel mezo de’ candelieri dell’uomo simile al figliuolo dell’uomo; dove per questa parola che dice in mezo, dimostra tre vite, cioè:

Vita attiva: Marta. [p. 449 modifica]

Vita contemplativa: Maria Maddalena.

E vita mista: Pavolo Apostolo. Costui ebe in sè queste tre vite, la mista participa con tutte e tre. La vita attiva, prese santo Pietro pigliando la cura dell’anima; la vita contemplativa, prese Giovanni, presela anco Madalena. La vita mista, la prese Cristo attendendo a Dio al prossimo, dove vedi in queste tre vite, tre conoscimenti.

Primo, conoscimento naturale.

Sicondo, divinale e celestiale.

Terzo, intellettuale, tanto è a dire, quanto a dire conoscimento di natura, conoscimento di gloria e conoscimento di grazia.

Sai donna, quale è cognoscimento di natura? — È quando tu cognosci per le cose naturali, Idio; la quale vita, il sommo e la perfezione, è esercitare la mente a quelle cose che essa può pensare siano acette a Dio, e per le cose che essa vede fa una scala atta a salire a vita eterna e cognoscere Idio. — Sai chi ’l seppe bene? Pavolozo, e dimostratelo quando egli disse: invisibilia Dei per ea quae facta sunt visibilia ab omnibus comprenduntur. Le cose visibili, ti fanno comprendere le cose invisibili. Sai, quando tu vedi le stelle del cielo, tanto mirabile fatto, o quando tu vedi pure de le cose de la terra, come sono e’ fiori,12 l’erbe, li arbori, e’ frutti e tutte quelle cose che si vegano, tu allora dici — O chi è colui che v’ha fatte? — E vieni a considerare Idio e la potenzia sua maravigliosa. Tu uomo, talvolta consideri te uomo fatto da Dio. Homo quando ab homo dicitur. Dimostrarti come Idio l’ha fatto di terra, e âllo fatto per modo, che, per [p. 450 modifica] queste cose basse, a poco a poco, può intendare Idio con queste cose naturali: riducendoti ne la mente chi l’ha fatte, vieni a considerare Idio. Si che per questa mente, che è una scala a salire a vita eterna, vi puoi intervenire13 co lo intelletto. Adamo fu il primo che co lo intelletto saliva a Dio, e da lui il potiamo avere tutti noi.

La siconda vita è la contemplativa, la quale, il suo sommo, il colmo de la perfezione è il cognoscimento de la gloria, dove, se ben comprendi le cose naturali riducendotele ne la mente, come hai udito, vieni a le cose spirituali, come ti mostra Pavolo scrivendo a Corinti al III capitolo. Gloriam domini speculantes a caritate ad claritatem.14 Colui che va speculando e contemplando la gloria di Dio va di lume in lume, di chiarità in chiarità; prima si chiamava uomo, e per lo sicondo si chiama figliuolo dell’uomo, chè cognosce per le prime cose basse e naturagli, le cose alte e divinali. E così cognoscendo, essendo nell’una e nell’altra vita, ne nasce una terza che participando disopra e qui, cioè a Dio et all’uomo, nasce una vita mista; saglie da le umane a le divine; e scende da le divine all’umane tenendo l’una e l’altra, e questo fu Pavolo che fu in esse sperto: prima fu uomo a cognosciare le cose naturali, fu poi simile all’uomo a cognosciare le divinali; e participando l’una e l’altra fece questa vita mista, chè, mentre che egli predicava e dava dottrina al prossimo, saliva co lo intelletto a la gloria di Dio, dove aveva tanto lume, che tutti e’ popoli che l’udivano, quasi tutti si convertivano a la fede. — E donde credi che venisse questo? [p. 451 modifica] Non da altro, se non dal lume de lo altissimo Idio, che, senza il lume, non avarebbe potuto nè saputo parlare nulla di Dio. E però era Pavolo simile al figliuolo dell’uomo, di notte sempre era a contemplare Idio, e di dì a predicare a utile del prossimo. Così similmente fece santo Francesco, avendo prima il cognoscimento di natura per la vita attiva, venne al cognoscimento della gloria per la vita contemplativa; de le quali due vite venne ne la terza, cioè, vita mista: che considerava Idio e l’uomo, dando a l’uno e a l’altro parte di tempo. E da questo venne in tanta perfezione che era simile al figliuolo dell’uomo. Chi fu el Figliuolo dell’uomo? Fu Iesu. — Che forma fu la sua? — Fu uomo di carne e d’ossa, come siamo noi, el quale ne le carni sue portò quello segno delle stimate, [dove fu confitto ne le mani e ne' piei, e nel lato dritto. Simile a lui non fu mai niuno, se non santo Francesco, co le stimate propiamente come ebbe Iesu.]15 E qui poniamo fine a la siconda fiamma d’amore.

La terza fiamma è in religione perseverazione: — vestitum podere: — vestito di porpora, vestimento vilissimo. Santo Francesco volse vestire vestimento tutto umile e vile. El vestimento nostro, quando si rompe, si può rapezare di pannolino, [se altri fusse in luogo che non vi fusse del lano.]16 Tutto dimostrati che ’l vestimento sia vile. È panni nostri mai non s’acordano: quale è più buio, quale è più chiaro, e però come tu t’abatti, così ti puoi vestire; sicondo i paesi, sicondo i panni; come si va per le patrie, così vanno i vestiri nostri. Aveva [p. 452 modifica] il suo vestire longo insino a terra, e questa religione tenne mentre che visse. Avete mai posto mente come è fatto uno camisce? Propio è fatto come un abito di fratre minore. Come altri si fa religioso, così si mette el camice dimostrando la religione, e così díe perseverare insino a la fine del mondo la religione de’ suoi frati. El primo Capitolo che fu fatto dell’ordine nostro si fu fatto a’ Sisi17 e furono el numaro cinque miglia frati. E questo sia detto per la terza fiamma.

La quarta fiamma si chiama maternale dilezione, dove dice: precintus ad mamillas zona aurea. E cinto in alto cor una corregia d’oro che gli pareva anco a lui più bella che se fusse d’oro. Noi troviamo, solamente di due che so stati cinti, ne la scrittura: non si conta di più. L’uno il conta Daniello profeta, uno che era cento ne’ lombi qua giù basso; questo è del testamento vechio. L’altro cinto è nel testamento nuovo, e fu cinto alto, cioè, Francesco; dimostrando l’amor suo tutto tenero tenero, come amore maternale dolce, non come el padre che l’ha un poco più duro che non ha la madre inverso el figliuolo. El padre non ha la tenerezza tanto grande, quanto ha la madre, perchè egli sempre sta atento a l’esercizio, e la madre lassa stare tutte l’operazioni che ha da fare, e sempre è d’atorno al figliuolo, e duole più a lei, che non duole al proprio figliuolo. Questo medesimo dimostrava Francesco inverso coloro che avevano alcuna infermità sempre per la tenerezza che aveva di loro gli doleva più che non faceva a loro propi. Di questo tale amore parlava Pavolo a Galatas cap. quarto. Lac dabo vobis quos iterorum parturio etc. Figliuoli miei io vi partorisco io, e dòvi del latte mio. La [p. 453 modifica] dre per allevare el figliuolo e per averlo lattato sempre ha più tenareza al figliuolo. E anco so’ più tenare e più piatose che non è l’uomo. E di questa tale condizione sentiva Francesco. Sempre era mosso da grandissima compassione verso el prossimo. Un altro latte è ancora dato a le criature, cioè latte per l’anime; e questo è la predicazione. Anco è el dare buono esempro di se. Quando egli vedeva uno che dava gattivo esempro egli si consumava tutto quanto, e amonivalo e pregavalo, e non si ristava mai per fare onore e gloria di Dio. E così quando vedeva uno che faceva qualche frutto, qualche opera virtuosa egli el benediceva, egli el lodava sempre, perchè ogniuno s’avezasse a far bene. Quando egli vedeva ne’ corpi alcuna infermità, egli gli visitava, egli n’aveva compassione. Se vedeva el lebroso, credi che egli el fugisse? Certo no, e se gli poteva fare alcuno bene, sempre gli faceva. Se vedeva uno povaro mal vestito, se egli aveva il suo vestimento migliore che quello del pòvaro, egli se lo spogliava e davalo al povaro, tanta era la piatà. e la compassione che gli aveva. Mo.., de le bestie, non che de le persone, era piatoso! Quanti miracoli se ne viddero qui al Arbero di santo Francesco. Mi disse una monna Bartolomea, che ârebbe ora da CXX anni, mi disse,18 che uno nostro antico de’ santo Francesco19 uno fagiano, che andando santo Francesco ora qua et ora colà, che sempre quello fagiano li [p. 454 modifica] dava dietro a’ panni e tenevagli alta la cappa dietro a modo che si fa a uno vescovo, e egli el diè a uno, e la notte poi seguente venne quagiù a l’arboro e bussava l’uscio, e in capo d’otto dì santo Francesco disse, vattene a casa di colei di cui tu eri prima. Così quando fusse stato fatto male a uno agnellino n’era piatoso, simile de’ capretti e de le pecoruccie: quanto amava egli uno agnello che s’ingegnava che gli fusse pagato per tenerlo, perchè significava al figliuolo di Dio in carne. O che era egli, che quando si levava el corpo di Cristo in alto che le bestiuole s’inginocchiavano come facevano gli altri frati? O non fece elli star queta la cicala che cantava e davagli stroppio? Così anco la rondine...20 Che fe’ egli anco d’uno scolaio che essendogli dato impaccio e volendo provare la virtù di Dio e di santo Francesco disse, io ti comando per la virtù di Dio e di santo Francesco che tu non mi dia più impaccio, e così fece. E per questo si vide la sua santità; e questo basti per la quarta fiamma.

Vediamo l’altre quattro.

La prima, de le seconde quatro, si è matura e inluminosa cognizione. Caput cautem eius, et capilli erant candidi tanquam lana alba et temquam nix21; el capo suo e’ capelli erano candidi e bianchi come è la lana e come è la neve. Questo ti significa che chi ha la mente bianca, vuole avere tre condizioni, e sarà bianca come la lana. La lana vuole avere tre cose, prima vuole essere bianca, sicondo vuole essere morbida e terza vuole essere pura: queste tre cose potiamo dinotare in Francesco. [p. 455 modifica]

Che ti dimostrano i capelli che vedi che sempre dilongano? Vuol dire i suoi pensieri tutti luminosi.

Prima, bianca, de la scienzia de le mente sua.

Siconda, morbida, significa mansuetudine.

Terza, pura, non essendo malizioso.

Prima, luminoso.

Sicondo, mansueto.

Terzo, puro.

Erano i pensieri suoi così condizionati come odi, luminoso e puro con dritta e pura intenzione. Era anco tanto mansueto, che mai non dimostrò altro che morbideza in se per tanta umilità quanta egli aveva dentro, nel mezo del cuore, radicata. De’ quali è detto: Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt!22 — Beati coloro che so’mondi nel cuore, però chè eglino vegono Idio. E qui hai veduto la condizione de la lana. Vediamo ora la condizione de la nieve.

La nieve, prima viene da alto.

Sicondo, ingrassa il terreno.

Terzo, uccide le male erbe e’ vermini, che co’ le verità uccideva e’ vizî e’ peccati de popoli.

Vede prima come egli predicava la parola di Dio, cioè il vangelo, el quale viene da Dio, adnumptient adnupertient eis vitia et virtutis penam et gloriam:23 âbi per regola che ogni volta che si predica a utile e a salute d’anima sempre si predica el vangelo. Vuoi tel pruovi? Dimmi che cosa è Vangelo? Non è altro che vita appostolica: Vita fratruum minorum hec est sanctum evangelium observare. Non è altro la regola dei frati di santo Francesco, se non osservare el santo Evangelio. Non [p. 456 modifica] trovarai niuna regola che in loro sia l’arte del predicare. O gli altri non debano o non sanno predichare? Dico che sì, ma io dico che non l’hanno per regola come l’ordine nostro.

E così se’ gionto a la terza. Che poi che ella è vita evangelica, debba avere in se la vita come egli la predica ad altrui, e questo s’intende: adnuntian eis vitia et virtutes penam et gloriam. Ogni volta che tu predichi fa’ sempre dica la verità, e di cose che sieno utili prima a te e poi al prossimo: se nel tuo dire tu avesse questo ogetto che tu rimprendesse altrui e poi tornasse a casa e imitasse te medesimo. — Doh, che io ho detto! o io so’ pieno di questo vizio ch’io biasimo tanto; or io me ne voglio rimanere. E se non bisogna riprendare te, allora tu predichi veramente el Vangelo. Non è altro el Vangelo se non che l’uomo sia virtuoso, lassi el vizio e segua le virtù, téma la pena e ami la gloria. Ogni volta che tu oda ch’io dica contra al Vangelo, sì mi’ alapida. Se tu mi sai insegnare in niun’altro modo come sia fatto el Vangelo, io el voglio imparare. Già fu tempo ch’io nol predicava, ora so io ch’io el predico; tempo fu ch’io lo spremevo come io sapevo, e non vedevo mai niuno frutto; ora, da XV anni in qua, ho veduto che questo è meglio che quello ch’io facevo. Qui ci si mostra ogni cosa e dicoti e affermoti che questo è il vero predicare el Vangelo. Sai che fa questo predicare? È come a essare in uno prato dove siano di molti fiori e tu cogli questo fiore e poi quell’altro e poi quell’altro, e così te ne fai una ghirlandetta e portitenela in capo quando tu impari quello che ti bisogna imparare. Se vuoi salvare l’anima per rendarla a Dio, o non vedi tu che la santa Chiesa ha ordinato ogni cosa a’ salute dell’anime? L’epistole di santo Pavolo e degli altri [p. 457 modifica] so’ Vangeli; con tutto che non siano Vangeli, non danno però contra a’ Vangeli: e però fa’ che tu dica quello che sia salute24 de’ popoli e sempre predicarai el Vangelo. Queste so’ parole di Cristo, udistel voi mai ricordare? egli fu la buona criatura, disse: a fructibus eorum cognoscetis eos,25 dal Vangelo viene el frutto. Che credi che sia el Vangelo? È il nome di Iesu, el quale è interpretato Salvatore, el quale salva l’anime che fanno la volontà sua, mai non si vorrebe predicare altro se non l’utilità dell’anime. E la donna dice, io vorrei che egli si predicasse el Vangelo come egli corre: e io ti dico che egli sarebe talvolta meglio che tu stesse a casa a filare che andar dietro a cercare tali Vangeli. Cerca quello che ti fa uscire de la via de’ peccati e così uccidere l’erbe e vermini de le offese che si fanno a Dio. Se così si facesse uccidarebbe gli errori, e peccati, e vermini e male erbe. E questa vita teneva santo Francesco sempre ingegnandosi d’uccidare ogni erba che fusse atta a fare gattivo seme.

La siconda fiamma è prudente discrezione: et oculi velud flamma ignis,26 gli occhi suoi erano come fiamma di fuoco: aveva due occhi, cioè due cognoscimenti, l’uno di male lassare l’altro del bene operare. Gli ochi dice, come fiamme di fuoco, avendo l’uno ochio a Dio e l’altro al prossimo; el dritto, del Vangelio, a Dio; el sinistro, del vecchio testemento, de le profezie, in tutti fu luminoso per lo grande vedere e amore che portava a Dio. Quanto più è inamorato di Dio uno suo servo, meglio [p. 458 modifica] intende de’ suo’gran fatti. Santo Agustino quanto intese? Assai. — O gli altri? — Anco assai. Ma quando io mi volto a costui, io ho compreso ch’egli era il maggior iadroncello che io ci truovi fra tutti gli altri. Questo è solo per lo amore che elli aveva a Dio. Vuoi vedere se l’amore è quello che fa intendere le scritture? O studiante, come tu hai l’amore a imparare una cosa, subito la intendi e ’mpari. Così dico a te donna, ami tu il tuo marito? — Sì. — Se tu l’ami, come egli è a la scala, subito el cognosci: sempre si trasforma la mente ne lo amato. Se tu gli vuoi male, se egli si stesse in sul letto, no lo dimandarai apena di nulla. Sai perchè? — Perchè tu non gli vuoi bene. Se gli volesse bene lo intendaresti solo a vederle. Così fece Francesco per l’amore che egli portava a Dio e a la creatura per amore di Dio. Se egli avesse letto teologia non intendeva tanto quanto intese. Non fu la cagione per altro, che per lo amore fervente ch’egli aveva. La vita sua non fu in altro che in quello che siamo tutti amaestrati. Declina a malo et fac bonum.27 Come tu vedi una cosa che sia peccato, mai non la fare: fuggi. Come vedi una cosa che sia buona, va’ e falla a gloria di Dio. Chi insegnò agli apostoli quelle cose segrete, che eglino sapevano, non per altro, se non per lo amore servente che avevano inverso Idio, e Idio lo’ palesava ogni occulta cosa per virtù di Spirito Santo, factus est in repente sonus.28 Non era se non perchè la mente loro era in alto a le cose di Dio: e per la medesima virtù fu dotato santo Francesco di sapere grandissimi fatti. O come non ebe egli [p. 459 modifica] rivelazione ch’e’ cristiani dovevano perdere in Pagania?

. . . . . . . . . 29 Anco annunziò a uno che egli doveva morire prima che egli avesse fornito di mangiare, e così seguì; poichè mangiando insieme con lui, egli gli cascò morto in tra le braccia. Così fusse stato io ne le braccia sue! — Anco ebbe spirito di profezia elli aveva uno compagno che aveva grande tentazione, el quale diceva, s’io avessi qualche cosa di santo Francesco io la terrei molto cara, forse che sarei liberato.

Santo Francesco fece una lauda spirituale e diegliela come l’ebe in mano, subito andò via quella tentazione.

La terza fiamma fu fervente locuzione o vuoi affezione: et pedes eius similes auricalco, sicut in camino ardenti:30 aveva i piei suoi simili all’ottone quando egli è molto bene ardente. Grande differenzia è da la carità a l’affezione fervida: tre stati si può comprendere, de la carità:

L’uno, avere la carità segreta nell’anima.

L’altra, averla apariente nel corpo.

L’altra, apariente e resistente ne l’anima e nel corpo.

Questo si è uno ponto teologico e bello: quello che ha la carità segreta nell’anima è uno fanciullo non battezzato;31 ha la carità dentro nell’anima, non si può dimostrare da la parte di fuore.

L’altra è quando uno serve a Dio con buona intenzione e dimostralo negli atti di fuore, o fare spedagli, sovenire e aitare e’ peregrini,, visitare infermi, dare [p. 460 modifica] limosine e molte altre cose, le quali si dimostrano per li atti di fuore: chè, bene che questi tali caggino in peccato mortale, pure non gli manca el fervore de la carità al prossimo.

L’altra è apariente, che l’ha dentro e dimostrala di fuori con buoni esempli e co’ le buone operazioni, con buone parole e con buoni fatti. Vuoi te ne dia uno esemplo? Or piglia una caldaia d’aqua freda, e polla in sul fuoco a riscaldare; vedi che allora allora, come l’hai posta in sul fuoco, non è però calda: questo è32 come è il fanciullino. Ma se la lassi in sul fuoco ella si viene a riscaldare e dimostrasi che ella sia calda per fato di fuore, quando tu la vedi bollire; e questo si dimostra in coloro che sempre s’esercitano ne le buone e sante operazioni.

L’altro l’ha apariente e resistente, come se tu le vasse quella caldaia del fuoco e ponessela in terra; non è però che ella non bolla anco così, bolle come in sul fuoco: però è dimostrato in coloro che l’hanno apariente e resistente. Vedi qui che alcuni hanno la carità e ’l fervore, cioè che ’l dimostrano in anima e in corpo, altri l’hanno, e non si vede che l’âbi nè in anima nè in corpo, altri il dimostrano solamente nel corpo, con buoni esempli, e se pure e’ cade in peccato, pure ha la carità in sè, ma ben gli manca el fervore. Hai veduto che alcuni hanno el fervore e la carità, altri hanno la carità e non el fervore, altri hanno el fervore e non sempre la carità. Se tu dài al fauciullino, egli piagne, che non ha se non la carità. Se dai a uno che abbi carità e fervore egli ne godarà come fece santa Margarita33 che [p. 461 modifica] godeva de’ suoi martorî per lo grande ardore de la carità e così anco molti altri santi. Simile dico di santo Francesco che, con tutto che elli avesse de le persecuzioni, de le pene nel corpo, disagi e affanni sempre, per l’amore di Dio gli portava volentieri. Credi che gli fusse mai dimandato di verno, quando erano i grandi freddi che altri sta inguantato e impelluciato,34 se a lui faceva freddo? Si, che ne deve essare domandato; e la risposta sua doveva essare, Idio dà el caldo sicondo e’ panni.

Chi è in carità e in fervore, egli arde dentro e dimostrasi insino di fuore, nell’anima e nel corpo, me quando el bollore è sì grande che e’ fu trabocare el pignatto di fuore. Come hai quando Santo Francesco volse andare al martirio al Soldano, che egli disse: io voglio che noi facciamo un poco co le parole. Era el suo animo a volere disputare. Come il Soldano vidde questo gli volse dare grandissimi doni. . . . . . 35 Oh, oh le sue prediche! Va’ legge quando egli ebbe le stimate con quante preghiere egli le domandò a Dio. Sai che fu quello? Fu uno svisceramento d’amore. Et hic trasformatur cor amantis in id quod amatur, ut pareat foris iuncti ligamen amoris.

Così si trasforma el cuore dell’amatore ne la cosa che egli ama, acciò che l’amore el suo legame congiunto si dimostri di fuore. E gli si dimostrò in lui quando e gli apparve e’ segni de’ chiovi e de le mani e dei piei di Iesu ne le mani e ne’ piei di Francesco. Oh che brevileggio fu questo! Fu uno brevileggió dimostrativo, che quelli chiovi che forarono le sue mani e suoi piei [p. 462 modifica] furono fabricati ne la fòcina de la carità, quelli dei piei dimostrarono36 gli effetti suoi l’uno in verso gli amici, e l’altro in verso i nemici. E così è comandato a tutti noi. Dice che i piei suoi erano simili a l’auricalco, el quale ha colore d’oro, e questo non dimostra altro se non fervente carità. Non dice carità, però chè la carità sua era dentro segreta, grandissima, e dimostrasi in questo che non è niuno che sappi se egli è degno dell’odio o dell’amore di Dio. Nemo scit utrum dignus sit hodio vel amore. L’ottone è più duro che non è, l’oro e più fermo, ma non è di quella valuta, dimostrando che ’l fervore è l’ottone, e l’oro è la carità con fervore a chi la dà Dio, però che quando Idio la dona, la dona con tanta perfezione che ella fa salvare l’anima, la quale fu data a santo Francesco con ogni perfezione da Dio. E hâne tre. Tolle l’altra.

La quarta è fervente locuzione: et vox illius sicut vox aquarum multarum: la vo37ce sua era come voce di molte aque. — Fusti tu mai a Vinegia? Egli è talvolta da sera che egli traie uno vienticello e dà nelle onde, el quale dà uno suono, e questa è la voce che fanno l’aque. Questo non significa se non le grazie e le spirazioni che manda Idio. El ventarello, erano le parole sue le quali l’aveva da lo Spirito Santo tutte piene di tanta melodìa, l’acque si erano coloro che lo stavano a udire. Aque molte, populi multi. Doh, Francesco che parli tanto bene! Chi ti pare egli èssare? — A lui gli pareva essare il più gattivo che gli altri uomini, e questo perchè? Per la profonda umilità. E questo disse a uno suo compagno, al quale fu palesato che una sedia de’ serafini era [p. 463 modifica] aparechiata per lui, se Idio avesse date tante grazie a uno ladrone quante m² ha date a me, elli ne sarebe stato più cognoscente ch’io non ne so’ stato io. Io cognosco ch’io so’ pieno d’ingratitudine. Aviamo questo detto di Pavolo: habentes testimonium ab iis que foris sunt38. Doh, impara stamane questa regola, quanto più è umile la criatura tanto gli pare maggiore uno piccolo servizio, però che la mente umile molto stima quello che egli riceve. La mente superba non fa così, anco volta la mano a contrario, che se egli riceve una grazia, gli pare che altri gli li debbi fare per dovere. Francesco gli pareva tanto grande grazia una gociola d’acqua che Idio gli dave quando egli l’aveva, che non pareva a uno superbo, un gran fatto; e però Francesco, che era umilissimo, cognosceva più le grazie e più le stimava che niun altro meno umile di lui, e ogni cosa che elli aveva, gli pareva averla riceuta, per grazia da Dio e a lui gli pareva essere pieno d’ingratitudine a modo che s’egli fusse uno grande pecatore et vox illius sicut vox aquarum multarum, e questo basti per le siconde quatro.

Vede l’altre quatro.

La prima si chiama santa esemplazione, chè elli facesse cose le quali fussero buone e utili dentro e di fuore, dentro in sè e di fuore al prosimo. Habentes testimonium ab iis qui foris sunt. Quelle opere di fuore erano el testimonio di quello che era dentro: la testimonianza sua tel dimostra la vita sua: non de’ mai altro che buono esemplo ne la vita sua, fondato nel saldo de la santa scrittura. Sic luceat lux vera coram hominibus ut videatur opera [p. 464 modifica] bona39 — riluca le vostre opere dinanzi a li uomini acciò che ellino imparino a fare quelle cose che sieno onore e gloria di Dio e però dice: et habebat in dextera sua stellas septem,40 elli aveva nella sua mano destra sette stelle, dimostrati che elli aveva tre virtù teologiche e quatro virtù cardinali. Elli aveva le teologiche cioè, fede, speranza, e carità. Elli aveva giustizia, forteza, prudenzia e temperanzia. E dice che l’aveva ne la destra, significandoti che colui che s’afatiga ad aquistare, se egli l’ha, l’ha ne la sinistra. La fede s’aquista con fatiga, la speranza con fatiga, la carità con fatiga, la prudenzia con fatiga, la fortezza con fatiga, la giustizia con fatiga e la temperanza con fatiga: chi vuol dire d’avere queste virtù, dica io l’ho aquistate con molta fatiga. Ma questo debbi sapere che doppo una grande battaglia vi è una grande vittoria. Chi si crede avere queste virtù, la pruova è il baragone. Se veramente tu l’hai, tu puoi dire daverle ne la man dritta. Così, volta mano. Se tu hai ipocresia e bugia in te, tu non hai virtù, anco hai vizio. La bugia ha corta via, se l’anima tua andarà dritta, non potrà mai cadere se non bene, sai, come è il tribolo, che sempre cade dritto. Le stelle che egli aveva in mano le dimostrava sempre a’ popoli prima a utilità di sè, e poi a utilità loro.

La seconda fiamma è efficace predicazione, et de ore eius gladius utraque parte acutus eriebat — de la boca sua usciva uno cotello póntuto con due tagli, et gladius acutus quod est verbum Dei — el coltello che egli aveva era la parola di Dio a coloro che l’udivano pareva ed era [p. 465 modifica] cosa mirabile. Credi tu che egli dicesse ciò che egli sapeva? — No. E così díe fare chi predica cose so’ da dire e cose so’ da tacere. Era il suo parlare tanto discreto che quello che bisognava, diceva, e quello che non bisognava, taceva. Tempus tacendi, et lempus loquendi. Dice colui, o, elli si vuole dire el vero ogni volta; e io ti dico non si vuol dire, nè anco si vuol credare ciò che altri ode. Nam semper verum dicere puto nephas. — Non è da dire ogni volta quello ch’altri potrebbe dire, no. O se io sapesse di vero, di vero, che una ribalda avesse commesso fornicazione, debbolo io direi mai, non m’è lecito il dirlo in tal luogo? Non è questo il modo. Posui digitum ori meo cum peccator temptaret me. Io ho posto il dito a la boca io m’ho posto il silenzio di non parlare cosa, ch’io dia scandalo o male esemplo al prossimo. Fa’ che sempre nel tuo dire tu dica cosa che generi frutto e onore di Dio, se questo n’esce mai non tacere, chi ha da dire dica e tagli da ogni parte. Una volta egli predicava innanzi al Papa e a Cardinagli e era a modo di uno sermone, e fugli dato che egli lo studiasse prima che egli entrasse a la predica. Egli imparò a mente quello che egli doveva a dire; e salito su, in sul pulpito, per dire ciò che egli aveva imparato, in tutto egli non si ricordò di niuna parola. Allora, disse egli non si vuole andare a quel modo a predicare, e chiamato el cherico gli disse che recasse el suo breviario; e così recato aperselo a caso e di subito gli venne posto l’ochio in su queste parole. Aperi os tuum et implebo illud. Apre la boca tua et io l’empierò. E così lo Spirito Santo il fece parlare di cose tanto alte, tanto stupende, che da tutti fu compreso, che lo Spirito Santo era nella lingua sua, e insino che elli predicò fu sempre lo Spirito Santo in lui. [p. 466 modifica]

La terza fiamma de la fama41 del mondo, difusióne. Et facies eius sicut sol lucet in virtute sua42. La faccia sua risplendeva come uno sole. La faccia significa la notizia che l’una faccia non s’asimiglia a l’altra, e la faccia mia dà notizia di me, e quella di colui dà notizia di se. E come dico degli uomini, così dico anco de le donne. E come io dico de la faccia, così è anco de li ordini de’ frati e religiosi. Egli vuolse mandare i frati suoi insino per tutto il mondo. Operazione di Dio fu che quando la chiesa ruinava e la fede mancava forte, allora elli mandò santo Domenico e santo Francesco. Santo Francesco aveva con seco XII compagni che ’l seguitavano, come ebbe Cristo Iesu XII discepoli sempre gli andavano di rietro come vanno43 l’ore al dì, come disse Cristo, nonne duodecim sunt horae diei?44 Non so’ ellino XII ore el dì? Seguitate me voi che sete l’ore però chè io so’ il vostro dì. E come el sole da la chiareza sua nel tempo che è di, così dava chiareza Francesco ne le sue predicazioni. L’eclesiastico a XLII cap. Sol illuminans respexit45. El sole illumina ogni luogo co’ raggi suoi così faceva Francesco, egli illuminava e’ ciechi, egli cacciava e’ dimonî, egli dirizava li zopi, egli sanava e’ corpi, predicando sempre la salute dell’anime, predicando anco la vita de la penitenzia e de la povertà.

L’ultima fiamma è de’ popoli divozione, et cum vidissem eius cecidi ad pedes eius tamquam mortuus46 dice Giovanni, come io viddi costui subito gli caddi a piei come [p. 467 modifica] se io fusse stato morto, cioè: se gli inginocchiò a’ piei, tanta fu la divozione che egli ebbe a lui. Or pensa tu ora, quanta divozione tu gli debi portare quando odi che santo Giovanni se li gettò47 a’ piei, lui che era così santo! Or coglie insieme tutto il mio dire. Inflamatum est cor meum et renes mei commutati sunt et ego adnichilum redactus sum. Dove hai inteso di tre stati d’unione.

Primo avere il core infiamato, inflamatum est cor meum.

Secondo aver il cuore trasformato, et renes mei commutati sunt.

Terzo avere el cuore anichilato, et ego adnihilum redactus sum.

Hai veduto dodici fiamme d’amore.

Prima in vita attiva, abituazione, dove ti mostrai sette suavi virtù in santo Francesco.

Prima prova con ispirienzia dandogli delle persecuzioni, infermità e fadighe. Siconda fu umiliazione profonda, dove la creatura si ravede de la sua mala vita e viene a contrizione confessando el peccato suo e così si purga. Terza chè poiche egli è purgato, e egli diventa innocente, e se egli ha de le pene e de li afanni, e elli ringrazia Idio. Quarta entra in grazia, comunicando al prossimo i buoni costumi e le buone spirazioni. Quinta, Idio gli da sapienzia, ch’egli cognosce le cose che piacciono a Dio. Sesta ha pazienzia ne le tribulazioni, considerando el tempo male speso. Settima, giustizia, che Idio lo tributa assai perchè si raffini come l’oro raffina al fuoco, le quali tutte le vedesti in Francesco: tutte queste furono ne la vita attiva.

La siconda fiamma fu in vita contemplativa, dilettazione; dove vedemo tre cognoscimenti. [p. 468 modifica]

Cognóscimento naturale. Cognóscimento divinale. E cognóscimento intellettuale, dove vedemo vita attiva, buona; e vita contemplativa, buonissima; e vita mista perfettissima.

La terza fiamma fu in religione, perseverazione: avendo i vestimenti vili, vestitum podere.

La quarta fiamma mentale dilezione48 praecintum ad mamillas, ingegnandosi di far bene a ogni criatura, e queste furono le prime quatro.

La prima, de le siconde quatro, fu matura illuminazione. Caput autem eius et capilli erant candidi tamquam lana alba; dove ti dissi tre condizioni de la lana buona. La prima che sia bianca, significa la mente pura; sicondo sia morbida, significa mansuetudine. Terza, sia pura, significati senza malizia.

La siconda fiamma, prudente discrezione, et oculi velud flama ignis, e buona intelligenzia a utile di se e del prossimo; dove vedesti come santo Francesco ebbe spirito di profezia.

La terza fiamma fu fervente locuzione: dove vedemo che cosa è carità, e che cosa è el fervore, et pedes eius similes auricalco.

La quarta, è fervente locuzione, et vox illi sunt vor aquarum multarum; dove ti mostrai umiltà sua che mai non gli pareva fare bene niuno: e così hai le siconde quatro.

La prima de le altre quatro fu santa esemplazione. Et habebat in dextera sua stellas septem, dove vedesti in Francesco tre virtù teologiche e quatro cardinali, fede, speranza, carità, forteza, giustizia, prudenzia, e temperanzia. [p. 469 modifica]

La siconda fiamma fu efficace predicazione, et de ore eius gladius utraque parte acuius exiebat: de la sua boca gli usciva uno coltello da ogni lato tagliente, dove dimostra che ’l predicatore die’ riprendere e vizi a certi tèmpi e a certi tèmpi tacerli.

La terza fiamma fu del mondo diffusione, et facies eius sicut sol lucet in virtute sua: dove vedemo quando la Chiesa veniva meno che Idio mandò Domenico e Francesco per rinfrancare la sua santissima fede.

La quarta e ultima de’ popoli divozione, et cum vidissem eius cecidi ad pedes eius tamquam mortuus; quando Giovanni il vide se li inginochiò a’ piei. Adunque pregaremo49 Idio e la sua dolcissima Madre che ci dia grazia di potere pigliare di quelli buoni esempli che si possino pigliare50 a gloria e laude sua ricevendo di qua la grazia e di là infine la gloria, ad quam ille vos perducat in saecula saeculorum. Amen.



Note

  1. Il Cod. Sen. 6, raguardi.
  2. Il Cod. Pal.: io ho ordito il filo ec.
  3. Interrompe la predica per riprendere qualche donna che sonnecchiava.
  4. Negli altri Codd., va’ pure.
  5. Vecchi proverbi, che equivalgono al più noto e comune: avuta la grazia, gabbato lo santo.
  6. Il Cod Pal., avute.
  7. Per appicca: nei Codd. apicha.
  8. Epistola seconda ad Corinthios: ma nella Vulgata, potens invece che fortior.
  9. E così dice tuttora il popol nostro in luogo di Assisi.
  10. Vangelo, capo xxiiij, vers. 26; ma nei Codici, oltre che fu omesso il nome di Luca, ricorre qualche inesattezza nel passo allegato. Ecco la Vulgata: Nonne haec oportuit pati Christum, et ita intrare in gioriam suam?
  11. Negli altri Codd., perchè elli era.
  12. E fiorini leggesi nel Cod. Sen. 6.
  13. Il Cod. Pal., pervenire.
  14. Il passo dice: Gloriam Domini speculantes, in eadem imaginem transformamur a claritate in claritatem.
  15. Questo periodo manca al Cod. Sen. segnato 4.
  16. Anche questo periodo manca nei Codd. Sen.
  17. Sisi per Assisi.
  18. Altrimenti detto l’Alberino luogo fuori di Porta Ovile dove, è tradizione, dormendo S. Francesco nel 1225 in una caprareccia, una mattina trovò il suo bastone, che aveva la sera fitto in terra, cresciuto in un altissimo leccio.
  19. Qui evidentemente manca qualche parola ai Codd. forse le parole da sostituire sono: le aveva raccontato di uno fagiano, o simili. Il racconto non sembra completo neppure in fine.
  20. Anche questo racconto è confuso per il solito difetto degli amnnuensi.
  21. Apocalisse, cap. primo vers. 14.
  22. Vangelo di S. Matteo, cap. quinto, vers. 8.
  23. Il Cod. Sen. 6., grilalda.
  24. Il solo Cod. Pal., legge utile.
  25. Vangelo di S. Matteo cap. settimo, verso 20. La vera lezione Ex fructibus.
  26. Nell’Apocalisse cap. primo vers. 14: et oculi eius tamquam flammae ignis.
  27. Salmo XXXIII. vers. 15 Diverte a malo.
  28. Atti degli Apostoli, cap. secondo verso 2; però la Vulgata dice: Et factus est de caelo sonus.
  29. Lacuna in tutti i Codici.
  30. Apocalisse cap. primo vers. 15.
  31. Il solo Cod. Sen. 6,, battezzato, gli altri Codd. leggono, batteggiato.
  32. Il Cod. Pal., questa è propria.
  33. Nel Cod. Pal., Santa Maria Magdalena.
  34. Il Cod. Sen. 4 impillicato.
  35. Lacuna in tutti i Codd.
  36. Il Cad. Sen. 4, legge dimostrano, il Pal. dimostraro.
  37. Apocalisse cap. primo verso 15.
  38. Epist. prima di S. Paolo a Timoteo, passo citato anche nella Predica — Vedi al Vol. II p. 184 nota 5.
  39. Vangelo di S. Matteo cap. quinto, ver. 10. Sic luceat lux vestra coram hominibus, ut videant opera vestra bona.
  40. Apocalisse Cap. primo vers. 16.
  41. Il Cod. Sen. 6, fiamma.
  42. Apocalisse cap. primo, vers. 16.
  43. Il Cod. Sen. 6, fanno.
  44. S. Giovanni, Cap. undici, vars. 9.
  45. Vers. 16: sol illuminans per omnia respexit.
  46. Apocalisse Cap. primo vers. 17.
  47. I Codd. Pal., e Sen. 6 leggono: se l’inginocchiò.
  48. Nel Cod. Pal., dilettazione.
  49. Nel Cod. Pal., preghiamo.
  50. Il Cod. Sen. 6, legge usare.