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488 | predica quadragesimaquinta |
egli è detto male di te, di, questo è uno mio purgatorio. E dì: se colui ha detto male di me, io dissi una volta el tal male del tale o de la tale, io merito che sia detto male di me. E certo talvolta Idio dice: âbiti questo per questo, e così ti reca ogni cosa a utilità dell’anima, cavane el buono per te e lassa andar via el gattivo. E se tu vuoi imparare a sofferire de le persecuzioni, de le ingiurie, de le parole e de’ fatti, va’ legge in Gregorio in cap.° sunt plurimi se hai el Dicreto, imparerai a sofferire ingiurie, infamie, obrobrii, minaccie. Se tu il leggi, tu vedrai le più belle cose del mondo contra a le persecuzioni. — Non considari tu quanto guadagno è quello della persecuzione? Tu non vi pensi. — Or pensa nel contrario e vedrâne parte. Se uno fusse lodato ne le sue operazioni, più che non meritasse d’essere lodato, che credi che fusse? Sarebbe male, e forse sarebbe cagione de la sua dannazione. Sai, che fa Idio a uno el quale infamato a torto? Gli dice: o carissimo, carissimo! fa’ come feci io io gettai quella infamia dietro a le spalle, e non te la pónare dinanzi, che se tu te la pónesse dinanzi, forse che tu andaresti a casa calda. Permette la divina giustizia che di queste infamie vadano d’attorno a’ suoi servi per più guadagno. O se io andasse dietro a chi ha detto di me, come credi che l’anima mia andasse? Male, credo io. E però non vi voglio andare dietro: chi vuol dire, dica. Quid protest si totum mundum lucretur: animae vero suae detrimentum patiatur?
O donne, chi mi dicesse, qual vuoi, o che l’anima tua sia beata e salva e vada a vita beata, e tutto questo populo vada a casa del diavolo? Che credete voi ch’io chiedesse1? — Io direi. — Io voglio piuttosto salva
- ↑ I Codd. senesi, dicesse.