Prediche volgari/Predica XIV

Predica XIV

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XIV.

In questa seguente predica diremo di coloro che cominciano a far bene, e poi tornano adietro, e come Idio gli ha in odio.

Suspiciens Iesus in coelum ingemuit, et ait illi: Ephphetha, quod est adaperire (Rerum ubi supra). Di nuovo, dilettissimi, il nostro maestro e signore Iesu Cristo benedetto alzò gli ochi al cielo, et anco lagrimò cognoscendo il peccato nostro, et in esso stando noi tanto ostinati, elli disse: Ephptetha, apriti; apre l’echio dello intelletto, apre l’orechia coll’effetto alla salute. Ode, e poi fa’ quelle cose che bisogna per salvarti, o popol mio.

Cittadini miei, operante la divina grazia, noi aviamo fatto uno buono oparazzo.1 Io dissi ieri a’ Signori2 quello che fu di bisogno: ora dirò a voi altri insieme co’ loro pure con pura e buona carità. E volendo incominciare, ci conviene stamane vedere e dichiarare quello che dice Giovanni nello Apocalisse al sicondo capitolo nella prima Chiesa,3 dove a tutti vi dice così: Habeo adversum te (alcuni testi dicono pauca, io non dico sì, ma dico bene [p. 334 modifica] che ci è a dire assai4) quod charitatem tuam primam reli— quisti. Memor esto itaque unde excideris; et age poenitentiam, et prima opera fac: sin autem venio tihi, et movebo candelahrum i tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris. E dichiarato questo sarà fine della nostra predica. — Io m’ho a lamentare di te, dice Cristo; imperò che tu hai abandonata la carità prima. Ricorditi dove tu se’ caduto, e tu donna caduta fa’ penitenzia, e fa’ le prime operazioni, se none io verrò a te, e movarò el tuo candeliere del suo luogo, se tu non farai penitenzia. — Rivediallo meglio; dice: — Io m’ho a lamentare di te, imperò che tu hai abandonato el ben vivare e la carità prima. — Sai, l’altra volta quando io ci venni, che tu facevi cotante buone opere; mira dove tu se’ caduto; mira quello che tu facevi allora, e mira quello che tu fai ora. — Io ti prometto (elli non giura mai se none per sè medesimo, per me metipsum): io dico: se tu non fai penitenzia, io verrò a te, e al candeliere darò sì grande scrullo e per tal modo, ch’io il farò innovare dal suo luogo, che si muovarà per modo che tu sentirai qualche picchiata; io dico, se tu non farai penitenzia. — Io mi cre— do e voglio, e per questo predico, perchè ciascuno nel suo grado facci bene; che se solo li Riseduti5 facessero bene, non sarebbe a pieno quello ch’io desidero. Doh! io mi truovo spesso spesso ingannato da misèr Domeneddio, che talvolta, quando io aspetto un bene, et egli mi riesce con una grandissima brigata di beni. Questo [p. 335 modifica] dico per quello ch’io ho veduto di voi per la predica ch’io feci ieri. A casa: torniamo al nostro dire di stamane. Dico che Giovanni nel suo sacro parlare ci dimostra tre visioni:

Prima visione, correggente: Habeo adversum te pauca, quod charitatem tuam primam reliquisti.

Siconda visione, ammonente: Memor esto itaque unde excideris et age poenitentiam, et prima opera fac.

Terza visione, minacciante: Sin autem venio tibi, et movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris.

Nella prima visione correggente ti dice: Habeo adversum te pauca, quod charitatem tuam primam reliquisti: — Io m’ho a lamentare di te, dice Idio, però che la tua carità prima reliquisti et abandonasti. — Chè quando io ci fui l’altra volta a predicare, tu cominciasti a far bene, e non seguitasti; ma subito n’uscisti del ben fare, e seguitasti le vie dell’iniquità e de’ peccati per le tentazioni del diavolo. Adunque, o tu che se’ cascato nel mal fare, io ti voglio dimostrare tre gradi, ne’ quali viene chi lassa l’opere buone per fare le gattive, e così l’anima sua casca in perdizione per lo non sapersi guardare. Dico che chi cade nel peccato, viene in queste miserie ch’io dirò:

Prima, negligenzia.6

Siconda, tiepidezza.

Terza, impotenzia.

Primo è negligenzia, quando fa tornare adietro. E sappi che non è niuno tanto buono uomo, che quando elli cade in questa negligenzia, ogni sua operazione va nella malora. Volta mano; non è niuno sì poco bene, il [p. 336 modifica] quale sia fatto ferventemente, che non sia perfetto. Piglia queste due regole. Se tu fai un bene, e fàlo con amore, Idio l’ha molto caro. Simile, se tu fai un male, e fàlo per negligenzia, molto l’ha Idio in dispregio; imperò che Idio vuole l’ordine della creatura. Se tu fai uno bene, e sia piccolo a suo modo, e fàlo con amore e con carità, questo piace molto a Dio; chè bene ch’elli sia poco, egli l’ha molto caro. Ma ben vuole che a poco a poco tu cresca, e che tu vada in su di bene in meglio. Io vidi già uno, et anco voi il vedeste, il quale aveva di quello di Dio, che sempre diceva: — quando cominciaremo a fare un poco di bene? — Et elli sempre faceva bene, et ogni volta diceva così: — Io vorrei cominciare a fare un poco di bene; — e con tutto che elli il facesse, non li pareva far bene. E viddi venire l’anima sua a tanto grado — oh, oh, oh! — io dico a tanto grado, che fu cosa mirabile. E però dico, che uno che subito comincia con uno fervore grandissimo a far bene, e mettesi a ogni gran fatto per amor di Cristo; et un altro comincia a fare bene, a poco a poco va crescendo di bene in meglio; io ho più fede in costui che va a poco a poco, a passo a passo di bene in meglio, che in colui che subito saltò in ogni gran fatto. A modo che diceva un santo padre ammonendo et insegnando, che diceva: — Se tu avessi a vivare mill’anni nel servigio di Dio, sempre fa’ che tu vada di bene in meglio;7 e così se tu avesse a vivare uno dì, sempre va’ di bene in meglio. — Vuone uno esemplo? — Sì. — Hai tu veduto cotali ricchezze grandi che vengono di subito, come ratto vengono, così ratto8 se ne vanno. Non fanno così cotali ricchezze che sono venute a poco [p. 337 modifica] a poco a poco; che pure quando esse debbano venire meno, a poco a poco vengono meno. E però dico che è meglio che a poco a poco tu salga di virtù in virtù. Doh! dimmi: se uno avesse andare da Siena a Roma, e andassevi in uno mezzo dì, e in uno mezzo dì tornasse, non sarebbe buono fatto? Mai sì. Ma se tu porrai mente poi a costui, elli ârà fatto come il cavallo corso, che tanto va in uno dì, che non caminaa poi in quattro tanto, e poi in fine si guasta. Io ti dico che elli è meglio d’andare pian piano, e pónar mente a ogni cosa. E andando così, tu levarai via molti pericoli che ti potrebbero venire. O guarda l’oposito. Se tu se’ rico et ogni dì cavi un denaro della tua ricchezza, tu sei adietro ogni mese trenta denari. Quando ella9 va adietro, ella va male, e non te n’avedi. Sai come va anco la ricchezza che va via di subito? Va come vedi fare all’oca. Un’oca vola e grida e corre, e va dicendo: — ca, ca, ca, ca; — e poi si pone in terra, e così si sta. E simile fanno molti, che come lo’ viene il pensiero a voler fare un bene, subito corre corre senza nulla10 considerare; e talvolta li sarà detto, et elli si fa beffe d’altrui; e per lo loro non volere considerare a quello che lo’ farebbe di bisogno, a poco a poco pericolano. Sappi che queste so’ grazie che manda Idio, quando una anima vuol seguitare la volontà di Dio. E però debbi molto bene discèrnare quello ti converrebe fare. E però se questa grazia mandata da Dio, discende nell’anima tua, sai che ti convien fare? Ode Paulo al quarto cap.:11 Noli negligere gratiam Dei: — Non essere negligente [p. 338 modifica] della grazia di Dio;12 — non la méttare nel saco rotto: fa’ che non ti sia detto: misisti thesaurum tuum in sacculum perlusum:13 — Tu hai messo il tuo tesoro nel sacco pertusato; — tu la14 perdarai. Non vedi che Idio ti dà la grazia, e tu non la guardi, bene che per méttarla nel sacco rotto, tu la perdi. Se tu non la guardi con buona diligenzia, ella si partirà da te, e l’anima tua si trovarà vota di questa grazia, la quale Idio ti aveva mandata. E come tu starai poi senza, e l’anima tua poco a poco indura ne’ peccati, e vai poi a casa calda.

Per lo sicondo grado; che doppo la negligenzia, vieni a tiepidezza; che per non operare il bene, vieni a fare15 tiepido, e a poco a poco diventi camara di tiepidezza. Io vorrei che ci fussero di quelli che ci furono l’altra volta, li quali cognobbi che ellino facevano molte buone operazioni, e poi si so’ ristati. Sai come hanno fatto costoro? Hanno fatto come fanno le baloccie e le sucine16 in su l’arbore. Che fanno? Sai che? Che quando so’ in su ’l balocio o in su ’l succino, crescono, crescono di subito, e poi in fine si fanno baccelloni. E questi tali mai non si faranno succine nè baloccie. Simile fanno costoro: puosselo dire a questi tali: Vocat te Oriens, et vadis ad Occidentem: — Elli ti chiama l’Oriente, e tu vai all’Occidente. — Mai non vi giógnarai póvaretto! E però dice [p. 339 modifica] Giovanni nello Apocalisse nei terzo cap. — O anima tepida, scio opera tua: — Io so l’operazioni tue. — Io so i fatti tuoi meglio io dormendo, che tu non li sai veghiando: io so ciò che tu fai e come tu se’ fatto: Quia neque calidus es tu; — tu non se’ caldo di carità; — neque frigidus, — nè anco non sei freddo17 per timorosità; — sed quia tepidus es, iam incipiam te evomere18 — perchè tu non se’ nè freddo nè caldo, io ti cominciarò a vomicare;19 però che essendo tu così tiepido in fare bene, tu mi fai muovare lo stomaco. — Sai, l’aceto tiepido, che è la medicina da fare vomicare. Doh! guarda nell’aqua: so’ due verità: prima ella è ghiaccia: volendola tu fare calda, ella va a uno grado, cioè che ella diventa tiepida. E lassandola pure al fuoco, ella si parte poi dal tiepido e vassene al caldo. Così per contrario, se ella è calda e tu la levi dal fuoco, subbito20 viene a questo grado d’essere tiepida; e come è tiepida, mai non si ristà, chè ella va all’altro grado, cioè a èssare fredda e ghiaccia, come ella era prima. Così fa un’anima che è ghiaccia e vuole salire al caldo dello amor di Dio. Prima si parte dal ghiaccio e va al tiepido, che si comincia a riscaldare; e non fermandosi qui, ella persevera e va al caldo, sì che ella va di bene in meglio. Ma quando uno è caldo e torna al tiepido, oh quanto va male! Non vedi come costui va all’arieto? E però non ti fermare in questo stato; ritorna a far bene, e riscaldati, acciò che tu non facci vomicare il Signore, imperò che a Dio dispiace molto la tepidezza: se questo tepido non si guarda, elli [p. 340 modifica] sta male. O albachista, fammi questa ragione: uno starsi in far male, e guardasi di non fare bene, che monta? Hala fatta? E però dice Iddio: — Io ti cominciarò a vomicare. — Non dice afatto, ma dice, io ti cominciarò. E però dico, che tu facci bene, e va’ di bene in meglio; va’ salendo di virtù in virtù a poco a poco; va’ all’innanzi e non tornare mai adietro; non fare per modo che se tu fai bene, tu caschi a poco a poco in terra. Hai veduto che Idio dice al tepido: — Incipiam te evomere ex ore meo. — Doh! basti per la siconda parte della tiepidezza di ben fare.

Terza, che da questa tepidità21 tu cadi in impotenzia. Sai, come colui che è cascato in uno luogo dove elli non si può aiutare. Elli dice: — io non mi posso levare se io non so’ aitato; — e così si sta quasi disperato, se egli non sarà aiutato.. Simile, colui e colei che è caduto nella miseria del peccato, conoscendo la gravezza sua e l’offesa che elli ha fatta a Dio, subito cade in disperazione dicendo in sè medesimo: — io non ho potenzia di rizarmi del luogo dove io so’ caduto. — Oimè, quanto sta male colui e colei che è in tale stato! O fanciullo che se’ cascato nel peccato della sodomia; o cittadino che cominciasti e disponestiti a fare tanto bene; o donne, voi m’avete data magiore amirazione ch’io avessi mai in nissuno luogo. Omnibus consideratis, io mi credetti che voi perseveraste meglio che donne del mondo; che se elli vi era una vanità quando io venni l’altra volta, ora ce ne so’ sette. Incominciamo alle vedove, dove de’ rilucere più onestà che in niuna altra. O vedove, voi solavate portare il mantello, sai; e le giovane fanno altro, che fanno del mantello birretta per mostrare le guancie; tu [p. 341 modifica] mi intendi, pulite. De’ vestimenti vostri come va la cosa? Che se mi fusse detto il vero, parechie migliaia e migliaia di fiorini costano le vestimenta preziose. — Eh, eh! Oh, ellino so’ fatti; che ne faremo noi ora? — Voi farete cosa, o donne, voi farete cosa, che voi e chi vi confessa, andarete a casa del diavolo, però che nè ’l confessore nè anco tu non considerate al grande scandalo e disagio del denaio morto, che si tiene in tante vanità. Chè è grandissimo danno tanta somma, della quale è cagione la propria donna; chè benchè la donna sia accecata in tanta vanità, ma il frate o ’l prete che v’assolve? Io non so che conscienzia si sia la sua: tutti andate a casa calda co loro insieme. Ora a casa.

Quando uno è usato a far bene, se elli non persevera, 10 ti prometto che elli andarà male. Doh, diciamo d’uno che è uso e vissuto male gran tempo; come credi che elli stia? Noi pure vediamo che elli muore il giovano, il vecchio, il fanciullo, e chi d’una morte e chi d’un’altra. Ma diciamo pure che la vita li debbi durare: io dico che elli sta a gran pericolo, che elli indura tanto nel peccato, che elli sta in essi, e non si fa conscienzia di nulla. Malva!22 Ma pure se costui si converte, elli bisogna fare grande guardia, che il peccato non torni in lui; però che maggior pericolo ha anco poi se elli casca. E che sia vero, ode Matteo a xij.° cap. Cum immundus spiritus exierit ab homine, ambulat per loca arida, quaerens requiem et non invenit. Tunc dicit: revertar in domum meam, unde exivi.... Tunc vadit et assumit septem alios spiritus secum nequiores se:23 — Quando il diavolo s’è partito dall’uomo [p. 342 modifica] perchè si è convertito e tornato a Dio, e lo spirito va per luoghi aquosi e non truova riposo. Et elli dice: io tornarò nel luogo dove24 io so’ uscito, e mena seco sette spiriti più malvagi che non è lui. — O quanto sta male questo cotale, che aveva uno spirito gattivo, ed ora ne ha sette peggiori di quello! O anima, guardati che tu non ricaggi ne’ peccati passati, sai, che ti confessasti; di quelli passati grandissimi e disonesti! Che se tu vi ricadi, quello spirito che t’indusse a cascare la prima volta, elli mena con seco poi sette altri spiriti peggiori di sè. O anima, sappiti guardare: io ti voglio mostrare dove tu cascarai, se tu ricadi ne’ peccati già fatti. Or vedi in quanti gradi di vizi tu vieni: dico che so’ sette maladizioni di Dio. E sono queste.

Prima, il dimonio è più ardito a tentarti ed è più pronto.

Siconda, l’uomo diventa più fragile a ricascare.

Terza, l’uomo diventa più debole a far contrarietà eresistenzia alle tentazioni.

Quarta, fa l’uomo più malagevole a rilevare.

Quinta, fa Idio èssare più difficile a perdonare.

Sesta, fa Idio più terribile a vendicare.

Settima, Idio più stretto25 a grazia donare.

Prima maladizione; che a chi va ricascando ne’ peccati si è che ’l diavolo è in lui più pronto et usa tanta prontitudine, che elli vi ti fa cascare. E come elli t’ha indotto al peccato il quale tu avevi lassato, allora et el ti dice: — Oh, oh, io t’ho pure! — E come tu accetti il volere ricascare, et elli dice queste parole: Revertar in domum meam unde exivi. Quando lo spirito del [p. 343 modifica] porco, cioè del sodomito26, esce da uno, elli va cercando i luoghi aqiiosi e disonesti, ma elli non truova niuno luogo più piacevole che quello dove elli era; e sai che fa per ritornare donde elli è uscito? Elli fa come fa il cane che è stato cacciato della casa del suo signore: elli va d’intorno alla casa, e se truova niuno bucariello,27 elli s’ingegna d’entrarvi. Talvolta si pone alla fessura dell’uscio, e colle zampe s’ingegna d’entrare dentro. Così fa il diavolo: elli s’ingegna in ogni modo che elli sa o può di farti cascare per entrare dentro nell’anima tua; e se elli ti fa cascare, elli entra dentro e acconciavisi sì forte et in tal modo, che elli vi sta più sicuro che non v’era prima; imperò che elli non v’entra solo, ma entravi con sette peggiori di lui.

Siconda maladizione. L’uomo è più fragile a ruinare, però che avendo uno già fatto un peccato et èssene confessato, elli è più agevole a ricascare che uno altro che non fece mai tal peccato.28 L’esemplo: quando tu hai uno legno che sia inarsicciato et è spento, questo legno è più agevole a farvi rapiccare il fuoco. Se è un legno non arso mai, non si apicarà così ratto ’l fuoco come a quello. Così d’uno che non fece mai il tal peccato et èssene astenuto, e quello altro non si seppe astenere, più tosto vi casca. Qui tetigerit picem, inquinabitur ab ea:29 — Colui che tocca la pece, è colui che s’imbratta. — E però disse Alisandro:30 Qui cadit in unum peccatum, iterum cadit. — Chi cade in uno peccato, agevole è a ricascar[p. 344 modifica]vi.31 — O soddomito, guardati che tu non vi ricaschi. O fanciullo, sèvi ricascato? — Sì — Male hai fatto. Amos: facti estis velut cortex tracta ex incendio:32 — Voi siete fatti a modo che una scorza che subito s’acende. —

Terza, l’uomo è più debile a resistere. Bernardo dice: homo adsuetus malis operis, facilius inclinatur ad male faciendum. — L’uomo che è uso a fare alcuna mala operazione, elli è inchinato a fare quello male. — E come elli usa farne uno, e piglialo per usanza, quello è uno ógnare la carriuola; chè elli va poi di peccato in peccato, e così pericola l’anima sua. Simile ne dice anco uno dottore greco. Ecci de’ vergini? Sai che dico? Quando uno va alia religione, et è vergine, mai non ha sì grande tentazione in carne, quanto colui che già vi cascò. La cagione si è perchè non ha provato. E così dico, che colui che v’è prima cascato, ha più fatica a resistere a la tentazione, quando ella li viene. Ma se elli casca e lassasi vinciare, elli casca e ricasca e ricasca più e più volte per lo non volere resistere; e così a poco a poco diventa debile per modo che ’l fatto suo sta male.

Quarta, è più malagievole a rilevare: inde Paulo al vj.° cap. ad Hebraeos33: Quod homo rediens ad peccatum, quasi difficile est quod revertatur ad Deum. E però dico che ciascuno dovarebbe tremare quando si conduce a fare alcun peccato, benchè Misericordia est super omnia opera eius: — La sua misericordia è sopra a tutte le sue operazioni. — Ma che vuole dire Paolo? Vuol dire che elli è a lato allo impossibile che uno di questi tali che spesso ri[p. 345 modifica]cascano al vomito, mai si salvi, o che mai per verità ritorni a lui. Colui che ha sentito di quello di Dio, dice che se elli casca, è quasi impossibile che elli ritorni a Dio. E però dico che elli è più malagievole a rilevare; non dico che elli non possa tornare a Dio, imperò che la chiosa dichiara più: bene dice che quanto va più in là, a magior pericolo sta. Sai come sta colui che è ricascato? Come colui che è stato infermo e guarisce, e non sapendosi guardare, elli va e farà una corpacciata di fichi, e per quello casca nel male, e ricade con maggiore infermità, e sta peggio che prima. Così colui che ricade nel peccato, sta peggio che non stava prima.

Quinta, a Dio più difficile a perdonare: piglia l’essemplo. Se qui a Siena o in un altro luogo uno facesse uno tradimento o altro malefizio, per lo quale elli dovesse perdere la persona, et elli fusse preso e chiedesse misericordia, et elli li fusse fatta, quanta grazia sarebe quella, e come la doverebe ricognósciare! Ma se un’altra volta elli vi ricascasse, anco fusse preso et anco domandasse misericordia e fusseli fatta, quanto dovarebbe più guardarsi? Et anco ricascando la terza volta, et anco pure li fusse perdonato, quanta benignità sarebbe di tal Comunità!34 Ma se elli vi cascasse dieci o venti o trenta e cinquanta volte, se pure elli non si volesse rimanere del suo mal fare, quante più volte v’è cascato, tante volte gli è stato perdonato; ma è stato più malagievole l’una volta che l’altra; più difficile è la siconda che la prima, e più la terza che la siconda, più l’ultima che l’altre. Infine, pure facendo lui male, elli venne pure al fine suo: — io non ti perdonarò più, — e così li dà la morte. Non fa però così Idio, che elli non aspetta a nu[p. 346 modifica]mero, ma ogni volta ti perdona, pure che tu vegli tornare con verità. Elli t’aspetta una volta e due e quaranta; e cento, e sempre t’aspetta; et infine quando elli vede che tu non ti vuoi pèntare col sentimento e colla volontà ferma, non aspettare che elli ti perdoni mai, se tu non torni per verità. Ma se torni, sempre il trovarai aparecchiato a perdonarti colle braccia aperte. Ma se elli avesse il numaro di quante volte elli ci volesse perdonare, e noi passassimo più volte, elli non ci perdonarebbe, ma direbbe quello che dice Isaia al secondo cap., o Ieremia: Tam foetida facta es, o anima ec.35: — O anima, tu se’ fatta tanta putrida, che tu mi dispiaci. Va’ via a casa maladetta. — Che avendo noi fatto il peccato e poi confessatoci, e noi ricaschiamo, ogni volta facciamo un tradimento a Domenedio. Se elli ci perdona una volta o due o trenta o cento, io non so però se elli ci perdonarà sempre mai. Non pensi tu come caschi e ricaschi, et elli pure perdona? Io temo poi che alla fine elli non dica: — Sie eh? Sicchè tu aspetti pure da me misericordia, e hottela data già tante volte, e non l’hai ricognosciuta: oh, io non te la darò più! — E tu pure farai il peccato, et andarai a confessarti, e credarai averla come hai avuta l’altre volte, et elli non te la vorrà dare. E per questo dico che Ieremia dice per la boca di Dio: tam foetida es facta, iterans vias tuas: — Oh tu se’ ricascata in tanta puzza ed in tanta abominazione de’ peccati! Tu ti se’ pure voluta ritornare nelle tue vie, maledetta, e tu vi ti sta! —

Sesta, Idio è più terribile a vendicare. Hai l’essemplo in libro Regum, quando David regnava in Ierusalem, e Samei lo nemicava e villanegiavalo in ogni modo che [p. 347 modifica] eili sapeva; e quando elli il truovava, li diceva: — o gaglioffone ribaldo, o briaco; — e dicevali il peggio che elli poteva. E David umile e paziente mai non li rispondeva. Et una volta andando per una via dove era una grotta altissima, e questo Samei il voleva amazzare colle pietre; unde che li fu detto a David, che riparasse a quello che Samei li faceva. David rispose: Dominus praecepit ei ec.36 — Idio gli ha comandato che egli mi maladica e dica ogni male di me. — Unde che poi venendo David a morte, regnò in suo luogo Salomone, il quale mandò per costui che aveva detto tanto male di David, e ripreselo del grande male che elli aveva fatto. Unde che Samei, domandando misericordia, e Salamone gli ’l concedette; ma li pose uno carico, che elli non uscisse mai di Ierusalem; et elli non obediendo uscinne: infine elli fu preso e fu ucciso, che non trovò più misericordia. Così farà Idio a colui che pure seguita il peccato. Idio gli ha comandato di non uscir di lerusalem, non uscire della buona volontà, non fare il peccato; e tu esci del ben fare, e fai contro alla volontà sua, e contro il suo comandamento. Sai che ti dico? Guardati, guardati.

Settima: Idio è più stretto a dare la sua grazia; che poi che tu ricaschi, elli non dà la sua grazia così alla larga37 come faceva prima. Tu provi questo per essemplo. Quando tu hai servito l’amico allegramente, et elli è ingrato, se un’altra volta elli ha bisogno da te alcuna cosa, tu non li fai altra volta così alla larga. E pure se gli ’l fai, et elli sia pure ingrato, e pure ritorna; infine tu gli dici: — io non te la voglio fare. — Così fa Idio [p. 348 modifica] a noi quando adomandiamo la grazia che noi aviamo già perduta. Elli risponde e dice: — vuoi tu la grazia da me? — Sì. — Et io te la darò; ma tu la chiedarai più d’una volta, e poi te la darò, e darottela a bicino, per spillo38. Hai tu avute delle ricchezze, e non l’hai sapute ricognósciare da me, et ora io te l’ho tolte. Vuole?39 Et io te le darò più a bicino. — Simile, di sanità e di tutte l’altre prosperità, quando elli ce le tolle, elli ce le tolle per li nostri peccati. E che così sia, guarda in Giovanni Vangiolista al quinto cap., quando elli alluminò il cieco nato, che gli disse che s’andasse a lavare alla piscina dicendoli: Vade, et amplius noli peccare, ne deterius tibi aliquid conlingat:40 — Va’, e non volere peccare più, acciò che tu non capiti peggio. — Questa è regola generale: mai Idio non dà niuna grazia, se non perchè ella sia messa in operazione. Hai a memoria quando io ci venni l’altra volta, che tu cominciasti a far bene, e Idio ti die’ tanta grazia, che tu ci operavi tanto bene? Dicovi che se voi aveste perseverato in far bene, non aresti forse avute delle cose che voi avete avute; e perchè voi non avete perseverato in ben fare, et Idio v’ha fatto questo. Tu se’ tornato al tuo vomito, a’ tuoi peccati, alle tue dissoluzioni. Però disse Pietro nella sua Canonica: Canis reversus ad suum vomitum, et sus lota in volutabro luti: — E1 cane è ritornato al suo vomito, e ’l porco alla sua broda. — Alla broda, o donne. Donne, volete voi fare sonnabbissare questa città? Fate male assai e spesso, et anco gli uomini faccino male e peggio. O donna, avesti buon mercato de’ panni, avesti buon mercato? Buon mercato ne [p. 349 modifica] farai: almanco saranno buoni a farne giornee per soldati! Io so’ andato colla mia bilancia bilanciando Italia41. Io ti prometto, io ti prometto che e’ mi par vedere mal segno, e che questo or può più ratto intervenire, che none già il provareste, se non fusse che ’l sangue sanese è un sangue dolce; ma io ci vorrei vedere uno sentimento saldo, saldo, e non per ogni cosa voltarvi così di subito, come voi fate42. Che così vi voltate in uno subito al male come al bene: che voi consideraste43 un poco a quelle cose che vi vengono alle mani, e non essere tanto subiti, spezialmente dove voi vedete il pericolo. A lassare il male dico che voi fareste bene di lassarlo subito, e tardi ripigliarlo. Elli è tanta differenzia da voi e Perugini, quanta è dal cielo alla terra44. O donne, io feci là una predica delle vanità loro, che vi feci una cosa là oltre che non feci qui; che sette some di capelli loro e dei loro magagnani45... Avete voi vedute delle sacca della bombagia? Così furo quelle sette sacca; ma elli vi fu una balla scielta che fu stimata parechie migliaia di fiorini, e tutte quasi le loro vanità so’ levate via. Della battaglia che vi si faceva, che era cosa tanto sterminata [p. 350 modifica] e grande faccienda, ora ella è levata via con pena grandissima46. Anco de balli che essi facevano a certa festa, anco so’ levati via47. El biastemiare Idio tanto bruttamente et i santi, anco l’hanno levato via, e sapete che quella città di questo era più infetta che niun’altra; e come era più brutta, così è ora più netta, con perseveranzia, però che hanno poste gravissime pene. Di giuoco non pare che mai vi fusse; io vi parlo di quello che si vede. Non dico cosi di voi, chè voi m’avete così ingannato, come popolo ch’io bazicasse mai. Ma sapete che? Fate ragione ch’io non ci venni l’altra volta: ma ben fate ragione ch’io ci so’ ora. A casa. Hai tu veduto quando uno è turbato cor uno altro? Sai come elli se li dimostra? Elli se li dimostra col grugno; vedi, così48. Così ci fa Idio a noi per essere ritornati a tanti disordini e a tante dissoluzioni. E diceci: Habeo adversum te: — Io [p. 351 modifica] m’ho a lamentare dì te, popol sanese, perchè tu hai abandonate le tue vie: — quod charitatem tuam primam reliquisti.

Vediamo la siconda parte, la quale è admonente. Memor esto itaque unde excideris, et age poenitentiam, et prima opera fac. Dove Giovanni ci dimostra tre vie, per le quali noi potiamo essere tirati a Dio:

Prima via è ricordanza. Memor esto.

Siconda è penitenzia. Et age poenitentiam.

Terza è diligenzia. Et prima opera fac.

La prima, ricordanzia: Memor esto itaque unde excideris. — Abbi a mente dove tu sei caduta. — Inde dice Ageus profeta al primo cap. Ponite corda vestra super vias vestras: — Ponete li cuori vostri sopra le vostre vie. — Cioè, avevi preso di digiunare li dì comandati, et halli lassati. Aveviviti posto in cuore d’osservare castità, e se’ tornato adietro. Avevi aperta la via a dare la limosina: ora hai la mano e ’l cuore in cupidità. Avevi in cuore l’umilità; ora sei in vanità et in superbia. Avevi cominciata la tua via in mansuetudine, et ora se’ con ira e rancore. Avevi presa la via d’ubidire tutti i comandamenti di Dio; ora non li osservi. Avevi posto il freno alla lìngua di non giurare, et ora se’ sfrenato a giurare e spergiurare e bastemmiare Idio. Avevi la carità e l’amore al tuo prossimo, e l’uno coll’altro unione, et ora li porti odio, e se’ diviso da lui. Noi facemmo ieri della pace una parte: così coll’aiuto di Dio faremo il resto, che non ce ne rimanga niuna a fare, così dico d’uomini come di donne, però che questi odi parturiscono molti figliuoli. Or oltre co l’aiuto di Dìo. Andavi grave e saldo; ora vai col capaccio disonesto e legiero. Aveviti posto in cuore d’andare col giubbarello lòngo ed onesto, et ora il porti al bellico più disonesto che mai. Simile tu donna solevi andare con onestà, col capo [p. 352 modifica] basso; ora vai a capo alto baldanzosa e disonesta. Tu eri nella giustizia; ora se’ in ingiustizia. Tu eri piatosa; ora se’ crudele. Tu eri in purità di conscienzia; ora se’ involta in ogni feccia. Tu eri in ogni temperanza; ora se’sciolta e sfrenata in ogni bruttarla e brodaccia49. Tu eri in tranquillità e pace; ora se’ in discordia et odio. E però dice Giovanni: Memor esto unde excideris: — Abi a mente dove tu se’ cascato. — Se tu se’ cascato, torna a casa. Vogli udire l’amonizione che ti bisogna, e mette in opera quello che avevi cominciato. Ponite corda vostra super vias vestras: — Ponete i cuori vostri sopra le vostre vie, — e così tornarai a Dio.

Siconda via è penitenzia: et age poenitentiam. Ècci niuno fabro, o niuno orafo, o niuno spadaio? Così fa l’uomo all’anima sua, quando e’ fa penitenzia, come fa lo spadaio. Sapete quando voi passate dalli Spadai, e vollete colassù da’ Tolomei50, coloro che bruniscono l’arme, che hanno un legno et anco hanno una spada, e con essi un poca di pólvare, e posta in sull’arme rugginosa, e dàlle, dàlle, dàlle e brunisce, e tanto fa così, che la fa bella e pulita e chiara come una bambola. Così fa l’orafo quando ha una croce vechia o un calice. Elli el brunisce, e fallo bello col suo burino51 più che non era prima. Così simile fa il fabro colla sua lima, e fanno coloro magisterio per modo, che diventano più belle che quando erano nuove. E così fa la penitenzia all’anima nostra; ella la brunisce e falla pulita e chiara. Simile [p. 353 modifica] la lima della astinenzia, de’ digiuni è ’l brunire e disolidarsi in essa penitenzia; e questa tal penitenzia fatta con perfetto cuore, con fervente volontà ella fa l’anima tanto splendida e tanto rilucente e chiara, che è una cosa mirabile. E credomi che se voi vorrete fare penitenzia del male che avete fatto, e di ritornare a fare bene, che voi ârete più e maggior grazia la siconda volta che la prima. Doh! fratelli e padri e figliuoli miei, se voi farete peggio che gli altri popoli, dove io ho predicato o dove io predicarò, elli mi potrebbe essere detto: — Oh, i tuoi Sanesi, i quali ti portavano tanto amore, come non fanno quello di che tu li hai animaestrati? Come non s’astengono di tanti vizî, quanto tu lo’ predicasti? — Così dico simile di voi, donne, che avete dimostrato di volermi tanto bene: come non vi astenete di tante miserie? Quale fu di voi che fu la mia biriviera52? Oh, io non ce la vego, e non la cognosco! Per certo voi mi faceste pure il magior servizio a levarmi quella mosca dal naso, quando voi m’imprigionaste colei. Io non ho bisogno di quelle mosche al naso53 — A casa.

Dico se voi vorrete tornare a penitenzia, voi ârete da Dio più grazia che mai. Hai l’essemplo di Maria Maddalena, che fu così grande peccatrice, e ricevette tanta grazia da Dio, che tutti i peccati le furo perdonati. Remittuntur tibi peccata tua.54 Questo perchè fu? Fu solo perchè si recò a penitenzia del male che aveva fatto: non potè avere magior grazia da lesu benedetto, che quella che ella ebbe. Inde dice Pavolozo nostro55 ai Romani: Ubi abundat [p. 354 modifica] delictum, superabundabit et gratia56: — Dove abonda il delitto, soprabonderà la grazia. — Dico che ella ebbe più grazia che se avesse meno peccato, che perchè ella considerò il grande peccato suo, ella spesso si ricordava, e dolendosene col cuore piangeva con contrizione, e però avanza la grazia sopra del peccato suo. Sai come puoi assimigliare uno che è cascato più volte ne’ peccati et elli si pente? Proprio a un cavallo il quale è pónto dietro perchè vada, ed è tirato dinanzi, e per l’una forza e per l’altra elli viene ad andare; chè elli dall’uno lato è sospénto, e dall’altro tirato. Così un’anima quando ha avuto grazia da Dio, ella considera il peccato suo, che elli ha fatto contra a Dio, e pentesi. Dall’altro ha auta la grazia da Dio, e per questa è sospénta dietro e tirata dinanzi. Chè so’ due offizî a pégnare57 l’anima a Dio, come tu hai nel Libro de’ Numari e nel Levitico. L’uno offizio era a portare l’arca, l’altro a guardarla: l’uno manteneva il tabernacolo, l’altro era a portarlo; et era offizio dei levitici mantenere il tabernacolo e portarlo. A mantenere questo tabernacolo dell’anima bisogna che Mio c’infonda della grazia sua, e che ci ponga la mano colla sua potenzia. Inde David profeta: Emitte manum tuam de alto, eripe me et libera me ec.58 — Signore, aitami colla tua mano potente, et aitami contra i miei nemici, cioè contra i miei peccati, i quali sempre mi stanno d’intorno a la mia conscienzia. Così domanda aiuto l’anima caduta, del peccato pentendosi con [p. 355 modifica] perfetto cuore; come fa ’l fanciullo il quale è caduto nel fango, et elli è piccolo59, che non si può rilevare senza aiuto. Elli piange e dice: — mamma, mamma, aitami; — e la mamma l’aita, e tràlo del fango, e truovalo imbrattato. Egli si vede così imbrattato, et a sè stesso gli pare star male, e scuotesi il meglio che sa o può. O peccatore, se’ cascato nel fango, e non ti puoi levare senza aiuto? Grida almeno, e chiama la mamma di tutti i peccatori, dicendo: — O Vergine Maria, aitami. — Ed ella che è piatosa ti porgiarà la mano, e aiteratti a cavare del fango.

L’altro,60 il portare il tabernacolo, dimostra che sempre tu vada di virtù in virtù, e dolersi dell’offesa fatta a Dio, a modo che fece santo Petro quando elli ebbe negato Cristo tre volte: elli si ravvidde, et flevit amare. Elli pianse amaramente, e poi si guardò di non cascare più in peccato, ma sempre fu poi svegliato in operare cosa che fosse onore e gloria di Dio, a modo che disse David quando era uscito del peccato: Infiammatum est cor meum, et renes mei commutati sunt; et ego ad nihilum redactus sum, et nescivi:61 — Elli è infiammato il mio cuore, e so’ annichilito, che so’ ridotto a niente, e le mie reni e le mie concupiscenzie so’ commosse. — Simile debbi far tu, o peccator ricaduto: torna a Dio et accusati del tuo peccato, dicendo: — Signor mio, io ho fatto il tal male e ’l tale: Signor mio, perdonami. E se tu farai così con vera intenzione, per certo tu sarai aitato da lui.

Terza via è diligenzia, et prima opera fac; — e fa’ le prime operazioni buone che tu hai lassate. — Udivi la [p. 356 modifica] promessa? — Sì. — Hala lassata? — Sì. — O ritornavi. Hai lassate molte buone opere? 0 ritornavi. Lassasti il farsettino lòngo? Ritornavi. Lassasti ogni buona onestà? Ritornavi. Udivi il vèsparo? Ritornavi. Usavi la limosina, et hala lassata? O ritornavi. Facevi ogni buon contratto, et ora fai il contrario? Va’, ritornavi. Eri onesto del tuo vivare? Va’, ritorna in ogni operazione buona che tu facevi. Tu, donna, lassasti il lisciare, et ora se’ più vana che prima? Va’, e ritornavi. Dicono queste donne ch’io lo’ concedetti che elleno portassero le pianelle due dita alte, e fu vero; ma alcune dicono che hanno inteso due dita per lungo. Non dissi così io: io dissi e dico due dita per largo. Doh! noi non ci siamo anco partiti: oh, faranno bene gli uomini, e non le donne! Le più vituperate donne del mondo séte, se voi non fate bene come loro o più. E però dice Iddio per la boca di Giovanni: Et prima opera fac; cioè fa’ le prime buone operazioni; lassa il male e fa’ il bene; et poenitentiam age, e fa’ penitenzia del male che tu hai fatto. E se tu farai penitenzia delle tue male operazioni, verrai a ritornare alla diritta via di Dio. Se’ andato male? Or torna adietro e va’ nella buona via. Va’ al confessore, e dì el peccato tuo, e no ’l far più. E tu, confessore, debbi darli la penitenzia contraria al vizio suo; cioè se elli è avaro, dalli la penitenzia per contrario, dalli che dia limosina. Se è lussurioso, dalli per penitenzia castità. Se è superbo, dàllì per penitenzia l’umiltà; dàlli che vada scalzo, o altro pure dritto a umiltà. Se è favellatore, dàlli per penitenzia che non parli. Se è pultrone, che dorme troppo, dàlli per penitenzia ch’almeno a Sovana elli sia levato.62 Se è goloso, dàlli astinenzia, che non mangi troppo. [p. 357 modifica] Non ode messa? Fa’ che elli l’oda, et anco oda vèsparo e Terza e Nona, et in questo modo debbi dirizzare il peccato e d vizio del peccatore. E voglio che basti quanto alla seconda visione ammonente. Memor esto itaque ec., et age poenitentiam^ et prima opera fac.

La terza visione era visione minacciante, dove dice: Sin autem venio tibi, et movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris. Sai come fa Iddio? Elli minaccia, elli zucheanota così col capo. Non voi fare col bastone, come fa il maestro alla scuola. Sai come fa? Elli fa proprio come fa la madre al fanciullo, quando elli non fa a suo modo, che ella gli dice: — s’io mi ci levo...... oh, s’io mi ci levo!.... e minaccia il figliuolo, e capea, sainota.

Così fa Idio. Sin autem venio tibi: — Se tu non torni, se tu non torni a far bene, io verrò a te. — Dove noi potiamo vedere tre lumi. ^nota Per grado V uno dietro all’altro:

Primo, ei vede il minacciare.

Sicondo, vendicare.

Terzo, dichiarare.

Primo, minacciare: Sin autem tenio tibi: — Se tu non fai penitenzia, io verrò a casa tua; io verò alla tua città, e non vi verrò con misericordia, ma con giustizia. — Elli mandarà, quando avara aspettato quanto piaccia a lui, delle sue giustizie. E sai quali e quando? Quando tu non 63 64 65 [p. 358 modifica] credarai che elli se ne ricordi, perchè tu non ti vuoi convertire e tornare a lui. Ecoti venire una carestia grandissima. — O Signore, perchè ci mandi tu questo? — Sai perchè? Perchè tu non tornasti a penitenzia. E doppo questo, se non fai penitenzia, elli ti mandarà una compagnia di subito che non l’aspettavi. Ecco anco venirti una infermità, pure perchè non tornasti a penitenzia. Anco più: elli ti mandarà anco una guerra, che non potrai remediare66 niuna tua biada, nè niuno tuo bestiame. Anco più: ti converrà soldare gente, e converratti votare la casa di quella robba mal guadagnata e mal posseduta. Ecco una mortalità; e per molti modi per giustizia elli67 viene, imperò che una foglia d’arboro non si muove senza la volontà sua.

Sicondo è vendicare, dove dice: Sin autem venio tibi, et movebo candelabrum tuum de loco suo: — Se non fai penitenzia e torni a Dio, elli verrà e muovarà il candeliere68 del suo luogo. —

Doli! cittadini miei, credetemi, e voi donne similmente credete, che a Dio li dispiace chi fa contra i comandamenti suoi. Se voi volete che elli vi guardi dalle fortune e da le tempeste e dalli stermini e da mortalità e da’ cari69 e da molte sue ruine, oh! no ’l provocate ad ira, ch’io vi prometto se voi provocarete il suo cuore a ira,70 [p. 359 modifica] vi gastigarà. Elli vi darà un dì uno scrullo71 al candeliere et alla lucerna dove sta il lume, che ’l farà presso che cascare. Doh! non voliate stare senza il lume della buona conscienzia. Nemo lucernam suam accendat et ponat sub modio; sed super candelabrum ut luceat omnibus qui in domo sunt:72 — Non pónare la lucerna sotto lo staio, dove non farebbe lume, ma ponla in sul candeliere, acciò ch’ella faccia lume a tutti gli uomini e a tutta la casa. — E nota che il candelieri è la città, quando ella è ben retta. Vede ora tu come la tua città di Siena dà chiaro splendore. O città di Siena, tu sei il candeliere, e ’l candele è il buono stato73. Sai quando Idio dà al candelieri lo scrullo? Sai quando? Quando elli viene nella città fra’ cittadini divisioni e battaglie o altro. E però dice Idio: — Io movarò il candeliere forse a siiggetto vivare, et celera et ceterone74. Credete voi che ’l mal vivare aspetti se non bastonate? Guardati, città, chè già in altra l’avete udito essere adivenuto75. Però a voi sta. Chi vorrà giustizia, l’àrà. Chi vorrà misericordia, l’àrà. Chi vorrà pace, l’ârà; ma se tu caschi in terra, tardi ti rilevarai.

Ode l’esemplo che dice santo Luca a xiij cap. Dice Cristo, che elli fu uno che aveva una vigna dove elli [p. 360 modifica] piantò un fìco; andòvi76 al tempo ch’e’ doveva fare de’ fichi, colà passati due anni, et andòvi senza il paniere, e fu una pianta di quelli buon fichi batignanesi, sai di quelli da Massa77. E giònto al pedone e mira, elli non vi trovò de’ fichi. Elli v’andò poi l’altro anno, et andòvi coll’uncino, credendo che qualcuno ve ne fusse; anco non ve ne trovò. Elli si pensò: — oh, ella ha badato a crésciare! — Va vi l’altr’anno, il terzo, e tòlle l’oncino e ’l paniere, dicendo seco: — ela78 deba èssare cresciuta, e debavi essere de’ fichi assai. — Giógne al fico, et egli non ve ne trovò niuno. Unde che egli chiama il mezzaiolo e diceli: — questo fico non è buono a nulla: taglialo, chè elli occupa la terra. — Dice il lavoratore: — doh! lasciamolo stare questo anno; non lo tagliamo: io li lavorarò un poco la terra da piei e scalzarollo da torno, per vedere se elli facesse meglio. Ma se egli non farà frutto quest’altro anno, io il tagliarò79.—

Noi potiamo dire la città di Siena èssare il pedone del fico. E1 primo anno si è quando io ci fui, che con la parola di Dio v’indussi a rèndare frutto all’altissimo Idio. E1 secondo anno ch’io mi partii, credetti che voi faceste meglio che quando io ci ero; non che voi aviate fatto frutto, ma voi faceste peggio che mai. E1 terzo anno è ora questo, là dove io v‘ ho trovati pegio disposti a rèndare frutto, che forse voi faste mai80. — Idio ha [p. 361 modifica] aspettato et aspettato, e voi non fate niuno frutto che sia a sua laude, ma fate ogni cosa contraria alla sua volontà; onde che elli è già indegnato, e credetemi che ha in pensiero di tagliare questo arbore, poi ch’elli è disposto a non volere dare il frutto, come elli ha aspettato già cotanto tempo. Ma se elli ara tanta pazienzia d’aspettare questo quarto anno, e tu non li rendi frutto, guardati, guardati, poi guardati, Siena. Anco potresti intèndarlo in altro modo di questi quatro anni che elli ha aspettato la tua conversione, et hatti sempre proveduto al tuo bisogno, perchè tu ti ravvega; chè il primo anno ello t’ha dati dimolti beni corporali, chè t’ha ritenuta la mortale infermità81, e dimolte altre adversità. El sicondo anno t’ha dati dimolti beni temporali, di biada, di vino, d’olio, di bestiame e d’ogni cosa grandissima dovizia. E pure t’ha date queste cose perchè tu renda il frutto tuo, e tu se’ stato e stai più duro che fussi mai. E1 terzo anno elli t’ha dati de’ beni spirituali. Quanti bonissimi predicatori avete avuti, valentissimi maestri, solo per la salute vostra venuti a questa vostra città! Credetemi che Idio ha aspettato tanto, che elli non vorrà aspettar più. Se tu stai il quarto anno, e non rendi frutto a Dio, elli dirà: — A terra, a terra, popolo maladetto: tu non hai scusa: il terreno è lavorato, tu se’ e se’ stato admaestrato: elli t’è stato dimostrato il tuo vizio e ’l tuo peccato. — Sai che farà Idio doppo il tempo che elli non vorrà aspettare più? Elli farà lavorare la terra e zapparalla co la mortalità; che di pistolenzia morete come cani, e manderalla tanto grande, che mancaranno [p. 362 modifica] le genti, che l’uno non potrà governare l’altro. Nè questo non bastarà. Mandarà guerra tanto grande, che non si potranno lavorare le terre82, e non ricógliarete nè biada nè vino; che seguitarà poi tanta grande carestia, che voi vedrete morire i vostri propri figliuoli per fame. E però dice: Sin autem venio tibi, et movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris: — Se tu non farai penitenzia, io verrò a te, e móvarò il tuo candeliere del suo luogo, — con questi modi ch’io t’ho detto o simili.

Terza, dichiarare. Sai che fa Iddio? Udiste voi mai uno vulgare, che per certo elli è dritto e sta bene? Quando Idio gastiga il gattivo, Idio li dà una adversità, dicendoli: — tolleti questo. — E colui dice: — O questo perchè a me? — Perchèee83? Perchè tu te l’abbi. Non lo intende un popolo, quando elli ha di queste cose; chè bene che cognoscano il loro stato, non dicono se non: — eh, noi siamo mal capitati! — Ma fa’ almeno una cosa: che se uno dice: — o perchè è questo? — dì almeno: — elli è per li nostri peccati. — E però, o popolo sanese, ricognoscie il bene che tu hai da Dio, e ritorna a lui con la penitenzia, se vuoi campare da’ grandissimi suoi fragelli, che spesso manda nelle patrie per li peccati loro.

Coglie insieme: Suscipiens Iesus in coelum ingemuit, et alt illi: ephphetha, quod est adaperire. Dove hai veduto tre visioni: prima, corezione84 della quale vedesti [negligenzia, tiepidezza et impotenzia: Habeo adversum te. Si[p. 363 modifica]conda, amonente; dove vedesti85] ricordanza, penitenzia, è diligenzia: Memor esto itaque unde excideris. Terza, minacciante: dove vedesti minacciare, vendicare e dichiarare: Sin autem venia tibi, et movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris. Dove hai veduti molti pericoli, de’ quali vi guardi Cristo per li meriti suoi; dandovi qui grazia, e in vita eterna gloria, ad quam vos et me perducat ille, qui vivit et regnat in saecula saeculorum, amen.



Note

    tuttavia che qui alluda al soggiorno ed alle prediche che fece in Siena nel 1423 e nel 1425, ne’ quali anni si può dire che predicasse di continuo nell’Italia settentrionale e nella media.

  1. Gli altri Codd., compreso il Palermitano, operozza.
  2. Cioè, ai Priori e Governatori del Comune, per eccellenza appellati pure i Signori.
  3. Cioè, la Chiesa di Efeso, la prima delle sette Chiese dell’Asia Minore, per le quali l’Apocalisse fu scritta.
  4. Alenai testi biblici leggono Habeo adversum te pauca, ma qui il Sauto rifiuta l’add. pauca, che rimase pure escluso nella Volgata, e annoverato tra le principali correzioni che in quella si fecero. La lezione del nostro Testo, per mancanza di alcune parole, è in questo passo così difettosa, che dovemmo giovarci degli altri Codici per dare senso al periodo.
  5. I cittadini stati di Concistoro, cho aveano cioè tenuto l’uffizio di Priori o Governatori del Comune, si chiamavano in Siena Riseduti.
  6. Il Cod. Pal. qui e appresso, nigrigenzia.
  7. Quel che segue di questo periodo, manca a tutti gli altri Codici.
  8. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6 hanno ambedue le volte, ratte.
  9. Intendasi, la ricchezza.
  10. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6, senz’altro.
  11. Cioè, al cap. quarto, vers. 14, della prima Epistola ad Timotheum; dove dice: Noli negligere gratiam, quae in te est.
  12. Al nostro Testo e al Cod. Sen. 5 mancano le parole, pur necessarie al senso, della grazia di Dio.
  13. II passo appartiene al cap. primo, vers. 6, della Profezia d’Aggeo, ma nella Volgata dice così: Qui mercedes congregat, misit eas in sacculum pertusum.
  14. Intendasi, la grazia divina.
  15. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6, a stare. A fare tiepido è da intendare, a operare con tiepidezza.
  16. Balloccie si chiamano in alcuni luoghi della Toscana le castagne cotte con la scorza loro, che più comunemente si dicon Ballotte. Sucina per Susina è voce tutta sanese.
  17. Il Cod. Sen. 6, frigido.
  18. La Volgata: Sed quia tepidus es, et nec frigidus, nec caliduus, incipiam te evomere (Apocalisse, cap. III, vers. 16).
  19. Per vomitare, come ha il Cod. Pal.
  20. Il Cod. Sen. 6, subbitamente.
  21. Gli altri Codd,, tiepidezza.
  22. Esclamazione che dal popolo s’usa tuttora, accennando a cose o persone che debbono schivarsi. Con lo stesso significato suol dirsi: Alla larga!
  23. Questo passo nei Codd. è assai scorretto, e noi lo emendammo seguendo la Volgata.
  24. Meglio i Codd. Pal. e Sen. 6, che hanno, donde.
  25. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6, più ristretto.
  26. Il Cod. Sen. 6, soddomita.
  27. Lo stesso che, bucolino, ed è voce nel Senese vivissima.
  28. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6, che mai non facesse tale peccato.
  29. Ecclesiastico, cap. xiij, vers. 1.
  30. È da intendere Alessandro d’Ales, spesse volte citato dal Santo.
  31. Il Cod. Pal., agevolmente vi ricade.
  32. Così in tutti i Codd., ma ben diversamente dalla Volgata che dice: facti estis quasi torris raptus ab incendio (Cap. IV, vers. 11 .)
  33. La citazione è sbagliata, nè ci accadde di trovar questo passo in verun’altra delle Epistole di san Paolo.
  34. Gli altri Codd. Sen. e il Cod. Pal. Comuno.
  35. Il passo appartiene al cap. secondo, vers. 36, della Profezia di Geremia, e dice: Quam vilis facta es nimis, iterans vias tuas. Ma i nostri Codd. leggono tutti a un modo.
  36. Libro dei Re, II,cap. xvj, vers. 10, e dice: Dominus enim praecepit ei ut malediceret David ec.
  37. Con larghezza, con generosità.
  38. A bricino, lo stesso che A briciolino, A Miccino; cioè a poco per volta, con parsimonia. Per spillo intendasi a spiluzzico.
  39. Le vuoi?
  40. È il vers. 14, e dice: Ecce sanus factus es: am noli peccare ec.
  41. Cioè, studiandone, esaminandone la condizione presente. Trovammo la stessa locuzione nella Predica undecima, pag. 277
  42. Rimprovera a’ suoi concittadini un vizio antico e costante, la volubilità e leggerezza, che ben poco distano da quella vanità, per la quale gli avea punzecchiati un secolo prima il divino poeta.
  43. È sottinteso, vorrei.
  44. Nella Predica quarta, pag. 97, ha chiamato Perugia una città fatta secondo il suo cuore, e tra le città italiche la più netta da vizi. Qui ne rinnova con più ampiezza le lodi.
  45. Così leggono tutti i Codd., meno il Cod. Sen. 5 che ha, delle loro magagniane. È evidente la mancanza di alcune parole; ma è tuttavia agevole l’intendere che il Santo riuscì a persuadere alle donne perugine di riunire insacca le loro code ed ogni loro vanità, e a distruggerle, torse in una pubblica piazza.
  46. Questa battaglia o giostra peragina ha pur ricordato nella citata Predica qua ita (pag. 97 e nota 2). Una descrizione bellissima se ne legge nel Campani, Historia Brachii, Lib. IV, che sta nel Vol. XIX degli Scriptores Rer. Italic. del Muratori. Fu riferita dal Sismondi quasi tradotta nel cap. 62 della Storia delle Repubbliche Italiane. Questa celebre litomachia perugina, ristabilita nel 1416 da Braccio da Montone, fu soppressa nove anni dopo a persuasione del nostro fra Bernardino: inaerendo doctrinae fratris Bernardini de Senis Ordinis Minorum. Queste parole son tolte al proemio dei così detti Statuta S. Bernardini, approvati il 4 novembre 1420 dal Consiglio dei camarlenghi delle Arti perugine. Alla cortesia e dottrina del ch. prof. Adamo Rossi, che queste notizie mi favorì, debbo ancora una copia della rubr. 12 dei predetti Statuti, concernente al divieto della citata giostra. La rubrica porta il titolo: De prelio non fiendo.
  47. Le danze in Chiesa, residuo di costami pagani, durarono in alcune terre della Toscana quasi per tutto il sec. decimoquinto, verso la cui fine si trovano disposizioni che le vietavano. Lo Statuto di Cana, piccola terra della maremma senese, compilato nel 1423, ha un cap. intitolato: «Che non si possi ballare nè cantare in Siena.» Sarebbe facile trovare altri esempi di simili disposizioni anche in Statuti di altre parti d’Italia.
  48. Accompagna il discorso coll’arricciare il viso, come fa colui che sente o vede cosa che gli dispiace o l’offende.
  49. Il Cod. Sen. 6 e il Cod. Pai. iu luogo di bruttaria hanno bructura. Per brodaccia, peggiorativo di Broda, ò da intendere turpi e corrotte abitudini, quasi melma o fango di vizi. Altrove ha detto brodata (Pag. 192).
  50. Vuol dire, quando voi passate dalla via o dal vicolo degli Spadai, verso la Piazza de’ Tolomei.
  51. Forse in cambio di bulino. Il solo Cod. Sen. 6 legge, col suo brunire.
  52. Il Cod. Pal., berriviera, da Berroviere.
  53. Allude a qualche piccolo scandalo avvenuto in que’ giorni, ma ignoto a noi.
  54. Vangelo di san Matteo, cap. ix, vers. 2 .
  55. Così appella l’Apostolo, come farebbe con persona amica e familiare; e familiare può dirsi che gli fosse, dove s’abbia considerazione alle molte volte che lo rammenta o lo cita.
  56. Epistola ad Romanos, cap. v, vers. 20, che nella Volgata sta così: Ubi autem abundavit delictum, superabundabit gratia.
  57. Vale a dire, a spingere.
  58. Salmo cxliij, vers. 7 .
  59. Il Cod. Pal., piccolino.
  60. Cioè: l’altro offìzio, mercè cui l’anima sollevasi a Dio.
  61. Salmo lxxij, vers. 21.
  62. Lo stesso che dire, alla prima alba. V . la nota 1 a pag. 100.
  63. Tutti gli altri Codd., acenna per accenna. Qui zuchea sta per zucchea da zucca, che cosi suole chi scherzi appellare il capo. Zucheare adunque significa Muovere il capo in atto di minaccia. Col medesimo significato conia pochi versi sotto un altro consimile verbo, Capeare; voci quanto mai strane e bizzarre, che dovevano bensì riuscire efficacissime nella bocca di questo fervido oratore.
  64. Il Cod. Sen. 5, capegia, sai: il Cod. Sen. 6; capea assai.
  65. Gli altri Codd., tre lumi e verità. Il solo Cod. Sen. 5, tre lumi di verità.
  66. Qui vale, Metter insieme, Raccogliere; significato che gli è tuttora comune nel linguaggio familiare.
  67. Cioè, Iddio.
  68. Il Cod. Pal., candelabro.
  69. Il Cod. Sen. 6, carestie.
  70. Così leggono tutti i Codd., ad eccezion del nostro che dice, se voi il provocarete il suo chucheare ec. Attribuiamo questa parola, per noi inesplicabile, ad errore di menanti, di modo che ci parve necessario sostituirle, contra il nostro uso, la lezione degli altri Codd.
  71. Scrullo, voce ancor questa usatissima dal popolo sanese, per Crollo, Scossa, Urto.
  72. Il passo, tolto al cap. xj, vers. 33, del Vangelo di san Luca, così dico nella Volgata: Nemo lucernam accendit, et in abscondito ponit, neque sub modio; sed super candelabrum, ut qui ingrediuntur, lumen videant.
  73. Qui stato equivale a Governo.
  74. Significa, ridurrò il popolo e la città di Siena a servitù. E ripete il suo modo scherzevole, già indietro notato.
  75. È da credere che alluda a Firenze, la quale in quegli anni era in guerra col Duca di Milano, e inquieta per le molte gravezze che a mantener gli eserciti doveva sopportare.
  76. Gli altri Codd., e andandovi. E così poco appresso.
  77. Reminiscenza giovanile. Massa Marittima, come è noto, fu la patria del Santo.
  78. Per, ella. Il Cod. Pal., elli debba essere cresciuto ec.
  79. Il Cod. Pal.: Ma se egli non farà frutto anco a quest’anno, il taglierò io.
  80. Non è facile determinar gdi anni, nei quali san Bernardino predicò in Siena avanti al 1427, poichè pieno com’era di una straordinaria operosità, correva spesso e volentieri da un capo all’altro d’Italia. È probabile
  81. Tutti gli altri Codd., t’ha ritenuta la mortale infermità.
  82. Il Cod. Pal., non si poterà lavorare la terra.
  83. Prolunga il suono dell’ultima vocale, in segno di grande maraviglia.
  84. Così hanno tutti i Codd. senesi, in luogo di correggente, come dovrebbe leggersi, e come ha il Cod. Pal.
  85. Le parole chiuse tra parentesi mancano al Cod. nostro e al Cod. Sen. 5 . Si vede chiaro che furono omesse dal menante, tratto in inganno dalla voce vedesti, ripetuta a breve distanza. Essendo necessarie al senso, le abbiamo riprodotte dal Cod. Sen. 6.