Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
predica decimaquarta | 335 |
dico per quello ch’io ho veduto di voi per la predica ch’io feci ieri. A casa: torniamo al nostro dire di stamane. Dico che Giovanni nel suo sacro parlare ci dimostra tre visioni:
Prima visione, correggente: Habeo adversum te pauca, quod charitatem tuam primam reliquisti.
Siconda visione, ammonente: Memor esto itaque unde excideris et age poenitentiam, et prima opera fac.
Terza visione, minacciante: Sin autem venio tibi, et movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris.
Nella prima visione correggente ti dice: Habeo adversum te pauca, quod charitatem tuam primam reliquisti: — Io m’ho a lamentare di te, dice Idio, però che la tua carità prima reliquisti et abandonasti. — Chè quando io ci fui l’altra volta a predicare, tu cominciasti a far bene, e non seguitasti; ma subito n’uscisti del ben fare, e seguitasti le vie dell’iniquità e de’ peccati per le tentazioni del diavolo. Adunque, o tu che se’ cascato nel mal fare, io ti voglio dimostrare tre gradi, ne’ quali viene chi lassa l’opere buone per fare le gattive, e così l’anima sua casca in perdizione per lo non sapersi guardare. Dico che chi cade nel peccato, viene in queste miserie ch’io dirò:
Prima, negligenzia.1
Siconda, tiepidezza.
Terza, impotenzia.
Primo è negligenzia, quando fa tornare adietro. E sappi che non è niuno tanto buono uomo, che quando elli cade in questa negligenzia, ogni sua operazione va nella malora. Volta mano; non è niuno sì poco bene, il
- ↑ Il Cod. Pal. qui e appresso, nigrigenzia.