Prediche volgari/Predica XIII

Predica XIII

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Predica XII Predica XIV

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XIII.

In questa predica si tratta di tre giudici, quando Cristo verrà a giudicare el mondo, con bellissime autorità.

Suspiciens Iesus in coelum ingemuit et dixit, ephphetha, quod est adaperire (Iterum, ubi supra). — Alzando Iesu gli ochi in cielo cominciò a piangere e disse: ephphetha: — apreti ochio chiuso e duro; apreti orechia serrata; ephepeta; apreti a intendare et udire e vedere i grandi giudicî di Dio, i quali esso manda a tutti coloro i quali stanno ostinati nella malizia loro. Doh, voliamo noi vedere quando Idio manda i suoi giudici? Or io tel voglio dichiarare. Or incominciamo a méttar mano. Ode David a cviiij salmi, dove cel dice pure un poco celatamente, e dichiaracelo pure alla chiusa, e dice così: Iudicabit in nationibus, implebit ruinas; conquassabit capita in terra multorum: — Idio giudicarà le nazioni, et empiralle di ruina, e conquassarà il capo a molti in terra. — Elli conquassò il capo a molti, se tu leggi il Vecchio Testamento. Va’ e leggie e molti ne trovarai avere rotto il capo e fracassato. Ma diciamo ora del Nuovo Testamento che ci toca. Guarda nello Apocalisse a xiij cap. dove t’è chiaramente dimostrato: Vidi, et ecce nubem candidam, et super nubem sedentem similem Filio hominis, habentem in capite suo coronam auream, et in manu sua falcem acutam. Et alius angelus exivit de tempio, clamans voce magna ad sedentem super [p. 308 modifica] tronum1 super nubem: Mitte falcem tuam et mete, quia venit hora ut metatur, quonim aruit messis terrae. Et misit qui sedebat super nubem falcem suam in terram, et demessuit terram2. Dice: — Io viddi una nuvila bianca, e sopra alla nuvila sedeva uno simile al Figliuolo dell’uomo, et avea una corona in testa d’oro, e prima aveva una falce in mano, acuta. Et un altro angiolo uscì del tempio, gridando con grande voce a quello che sedeva sopra il trono sopra la nuvila: Mette la tua falce in terra, e mète; imperò che egli è venuta l’ora del miètare, però che egli è matura la biada. E quello che sedeva sopra la nuvila, misse la sua falce in terra, e metè la terra a tondo a tondo. — Nel quale parlare di Giovanni, et anco David ci s’acorda, tre visioni3 ci so’ dimostrate.

Prima: giudiciale maestà; Iudicabit.

Siconda: giudiciale verità; in nationibus.

Terza: giudiciale equità; implebit ruinas, conquassabit capita in terra multorum.

Prima, vediamo iudiciale maestà. Iudicabit; dice che elli giudicarà come elli sempre giudica. Quello il quale giudicarà, è Iesu, iudex iustus. El giusto iudice die avere tre cose. O quali? Ode Giovanni nel della sua Canonica, dove elli dice che il vero giudice a volere giudicare drittamente gli conviene avere tre cose:

Prima, che elli sia puro.

Sicondo, che elli sia tranquillo.

Terzo, che elli sia savio.

Cioè, che sia puro senza alcuno peccato; che elli sia tranquillo e non con animo turbato; che sia savio, [p. 309 modifica] chè chi non è savio non può giudicare mai bene. Noi aviamo a parlare starnane de’ giudicî i quali Idio manda. Iudicabit. Non crédare in Dio possa essere alcuno di questi difetti: se elli ti manda alcuno giudicio, non pensare nè crédare che in lui sia turbazione alcuna. Che se elli ti manda alcuno giudicio, elli el manda per punizione de’ peccati commessi. E debbi sapere che elli è tutto puro, tranquillo e savio. Le quali tre cose s’apartengono al vero giudice. Che elli die giudicare lui, ode Giovanni come cel dice chiaramente. Dice che die essere puro: Ecce nubem cAndidam: — Ecco la nuvila candida; — cioè pura senza alcuna macula. Quanta fu la purità di Cristo iesu? Pietro cel dice nella sua prima pistola al sicondo cap.: Qui peccatum non fecit, nec inventus est dolus in ore eius: — Però chè elli non fece mai peccato, nè mai in lui fu trovato alcuno inganno. — E però è detto, nuvila bianca e pura. La pura conscienzia ha due condizioni, che aopera nell’anima due cose. Sai che fa il gattivo? Fa prima la coscienzia agravare, e la siconda fa la conscienzia accecare. O Lucifero, che conscienzia fu la tua, quando tu facesti centra la volontà di Dio? Fu fatta grave e tanto grave, che più pesò la conscienzia tua, che non pesa la Montamiata4. E però cadesti di cielo nel profondo, chè per la gravezza tua non ti potè sostenere nè ’l cielo nè la terra; e però andasti al profondo; e questo non fu se non per la gravezza del peccato tuo.

Sicondo, dico, fa accecare: Excaecavit eos malitia eorum. Coloro che so’ più savi, essi cascano in peccato: più so’ accecati, e più diventano pazzi nella loro malizia. Oh, quando elli è uno savio, et elli casca e diventa gat[p. 310 modifica]tivo, elli fa e’ più grandi scalanbroni5 che tu vedesse mai! Elli non si saltarebero a piei giònti. Isaia a xviiij capitolo: Ascendit Deus super nubem levem, et introivit in Aegyptum:6 — Salì il Signore sopra la nuvila leve, et intrò in Egitto: — Giovanni dice: — Io viddi una nuvila candida. — Quale fu questa nuvila candida? Fu la carne pura di Cristo, la quale esso prese della gloriosa Vergine sua Madre, quando incarnò di lei di Spirito Santo, leggiera da ogni colpa. E però disse: Ascendit Dominus super nubem candidam et levem: — Salì Idio7 sopra nuvila candida e leggiera; — quando Verbum caro factum est; et Introivit in Aegyptum; et entrò in Egitto, quia habitabit in nobis8. — E questo è per la nuvila, la quale nuvila è veramente la luce del mondo; e questo è per la splendida vita sua, tutta piena d’ogni buono amaestramento. Et esso stesso dice: Ego sum lux mundi: — Io so’ la luce del mondo, e senza me nulla si può fare; — imperò che esso Cristo fu il fondamento d’ogni nostra buona operazione. Omnis Christi actio, nostra est instructio: — Ogni sua opera è per nostro amaestramento. — E però dico che la vita e la dottrina che egli ci ha insegnato, è suffiziente, operandola noi, a darci vita e gloria. Vide ergo nubem candidam. E sia per la prima verità.

La siconda verità e condizione di colui che giudica, díe essere in tranquillità. Quia ubi regnat affectus, perit omne iuditium: — Dûe regna l’affezione e la passione dell’animo, manca e perisce ogni giusto giudizio. — E però dice Cato: Ira impedit animum ne possit cernere [p. 311 modifica] verum: — L’ira impedisce l’animo, acciò che non si cognosca la verità — Idio quando verrà a giudicare, non arà già impedito l’animo suo; chè elli parrà misericordioso a coloro a’ quali esso darà la sua misericordia; e con tutto che elli giudichi e’ dannati a pena eterna, e i buoni a gloria, non sarà però meno la giustizia che la misericordia. E non di meno a’ dannati lo’ parrà ricévare grandissimo giudizio; e pure sempre con drittura9. E pero è detto nella Sapienzia a xij cap.: Tu autem dominator virtutis^ cum tranquillitate iudicas: — Tu Signore di tutte le virtù giudichi con tranquillità10. — E però dico che tutti coloro che saranno giudicati, [saranno giudicati] con tranquillità11. — Così colui che andarà nello sterminio, anco sarà giudicato con tranquillità: a chi egli rompe il capo con tranquillità; a chi egli dà persecuzioni, egli le li dà con tranquillità. E però è agiunto: Sedentem super nubem: — Sedrà sopra la nuvila; — dimostrando tutto pacifico il suo giudicio, e dice: Similem filio hominis: — Simile al figliuolo dell’uomo. — Dico che giudicarà i peccatori a sedere, come tu vedi quando si giudica in civili o in criminali, che ’l giudice che dà la sentenzia sta a sedere. Tu l’hai nel primo dell’Apocalisse, anco negli Atti degli Apostoli et in santo Matteo a xxv cap. dove dice: Cum venerit Filius hominis in maiestate sua: — Quando verrà il Figliuolo dell’uomo a giudicare nella sua maestà. — Anco hai quando esso salse in cielo, pure in su la nuvila, come hai nelli Atti delli Apostoli: [p. 312 modifica] Viri Galilaei, quid statis aspicientes in coelum? — O uomini di Galilea, o scuorati, o acoràti, che state voi qui a mirare in cielo? Come esso andò, così verrà a giudicare. E Giovanni nell Apocalisse dice: Ecce veni super nu~ bem candidam;12 — sopra la nuvila candida; — e non crédare pure che in lui sia pure solo il giudicio futuro, ma elli è anco al presente; chè elli giudica sempre, come tu vedi, quando di mortalità, quando guerre, quando fami, quando nimistà, quando infermità, quando se’ cacciato di casa tua, e simili cose. Tutti questi so’ giudicî di Dio13.

Terzo, conviene che ‘1 giudice sia savio per modo che non si lassi ingannare, nè mai si rimuova nè per lusènghe nè per minaccie; però che so’ di quelli che sanno tanto ben dire, che fanno rimuòvare il giudice il quale ha a giudicare; et anco so’ di quelli che ogidì per le cose le quali Idio lo’ manda per vero giudicio, che essi dicono: — O Idio, se tu fussi qui, io ti mostrarei con ragione che tu non fai bene a darmi questo giudicio. — A Dio sta a giudicare tutte le creature umane: non sta a te, giudice, di giudicare il religioso. Elli è posto a ordine tutti quelli che hanno a giudicare, e chi elli non hanno a giudicare. El religioso de’ giudicare il religioso, e ’l secolare il secolare. Chi è quello che taglia la testa col suo giudicio? Pure il secolare. Chi tiene la signoria di Siena? E’ Signori14: i Signori possano giudicare tutti i secolari, e non niuno religioso; imperò che se Idio ci giudicasse in quanto che elli è Idio, et non in quanto è uomo, essendo tu uomo tu ti potresti lagnare di lui di[p. 313 modifica]cendo: — Elli giudica l’uomo colui che non è uomo. — E però non potrai parlare contra di lui; chè Giovanni disse per boca di Dio al V capitolo15: Dedit filio suo iuditium facere, quia Filius hominis est: — Egli dè al suo figlio autorità che elli giudicasse l’uomo; — cioè, a Cristo uomo giudicare l’uomo. Ma anco non bastarebe se egli fusse puro uomo; chè si conviene che fusse più che uomo, cioè Filius hominis. Come si può intendere, se non figlio di Dio? Vuolo vedere? Ècci niuno giudeo? Che vuol dire Figlio dell’uomo? Non vuole dire se non Figlio di Dio. Or vediamo: vorrebbe dire d’Adamo? No; però ch’egli non fu filio dell’uomo. Egli fu formato e fatto per mano di Dio; e però non toca a lui a giudicare. O vorrebbe dire d’Èva? No; però ch’ella fu fatta d’una costola d’Adamo. Anco ci è un’altra ragione; che se dicesse di lei, direbe figlia però che era femina; et egli dice: Filius hominis. Nè anco non si può intèndare di niuno di noi, però che noi non siamo figli dell’uomo, ma figli di maschio e di femmina. E però non puoi intèndare d’altra creatura che abi a giudicare l’uomo, se none il Figliolo de l’uomo, cioè il Figlio di Maria uomo. E però vedi, non dice d’altri che di Cristo Iesu! uomo figlio d’Adamo, non figliuolo d’uomini, no; figlio di Maria; uomo sì, imperò che Maria si dice essere uomo in cui è sapienzia divina, potenzia smisurata e discrezione grandissima. Et anco dico che se Idio Cristo Iesu non fusse unito alla divinità, anco non starebbe a lui il giudicare; ma essendo unito, participando l’uno e l’altro, sta a lui il giudicare. E questa è la ragione perchè a lui apartiene di dare la sentenzia, e daralla a drittura, però ch’egli è puro, tranquillo e savio: puro perchè [p. 314 modifica] è simile alla nuvila, tranquillo perchè siede sopra la nuvila, savio perchè è simile al Figlio dell’uomo, cioè Idio et uomo. E voglio che questo basti per la prima parte principale di giudiciale maestà. Iudicabit.

La siconda parte principale si è visione di giudiziale verità; dove dice, in nationibus: che sicondo le varie operazioni giudicarà ciascuno. Inde è detto: Reddet unicumque secundum opera eius16: — Rendarà a ciascuno sicondo l’operazione sua. — Nella quale visione tre verità ci si può vedere; quasi tre condizioni, come Giovanni vangiolista cel dim17ostra lui.

Prima, somma cognizione.

Siconda, vera discrezione.

Terza, divina intenzione.

Doh! io voglio che noi parliamo pian piano e adagio, et in fine vedrai i giudicî di Dio. Benchè ci so’ di quelli che dicono: — Doh! di ratto, acciò ch’io sappi i giudicî di Dio, come elli ce li manda. — Vediamo la prima verità.

Prima, dico, è cognizione. Idio è sempre regolato in ogni cosa, e per questo disse David: De vultu tuo indicium meum prodeat:18— acciò che del volto suo proceda e manifesti il giudicio suo. — Ed è da sapere che per la unione che ha il figlio col padre, mai non giudica senza la volontà del padre suo. E però dice Giovanni: habentem in capite suo coronam auream: — Aveva in capo una corona d’oro; — la quale corona è cognizione di vera sapienzia. E però anco David disse: Gloria et honore coronasti eum, et constituisti eum super opera manuum [p. 315 modifica] tuarum:19 — Di gloria e d’ onore tu l' hai coronato. Signore: tu gli hai posto una corona in capo ritonda, la quale di- mostra èssare senza principio e senza fine. — E dice che era d’ oro, perfìgurando20 l' onore grandissimo dato al fi- glio. Et anco hai una figura nello Apocalisse, che con tutto che anco lusserò di quelli che erano incoronati, dice che quando viddero costui quelli incoronati, viginti quatuor se- niores capientes coronas ipsorum et ponebant coronam in ter- ram coram agno;21 — ch’ e’ vintiquatro vechi incoronati, quando viddeno questo Cristo Iesu incoronato con tanto onore , si trassero le corone loro e poserle in terra di- nanzi a lui. — E però seguita : et constituisti eum super opera manuum tuarum : — Tu l' hai costituito et ordinato a giudicare tutti gli uomini che mai furono o saranno. — E come l' oro è sopra tutti i metalli, così costui era sopra tutti i savi. Dove tu il puoi comprèndare, però che tutti si trassero le corone loro, e ponevanle in terra quasi dicendo:22 — il nostro sapere a rispetto del tuo non è nulla. — E questa è la sua vera cognizione.

La siconda si è vera discrezione ; dove dice Giovanni: Et in manu sua falcem acutam:23 — Aveva nella sua mano una falce acuta. — E perchè dice della falce acuta ? Perchè per essa ci è dimostrate tre cose che díe avere ogni persona che ha discrezione vera; dico tre condi- zioni.

Prima, debba far ben per sè.

Siconda, deba dar legge buona e che s’ osservi. [p. 316 modifica]

Terza, che chi non l’oserva, sia punito.

Due so’ coloro che fanno leggi e statuti? La prima è quella del prelato, e la siconda si è quella dello imperio;24 et ognuno deba, in quanto può, fare legie buone e farle osservare, et a chi non l’oserva farlo gastigare. Ma chi fa la leggie, la díe fare prima buona per sè, e non osservandola, prima gastigare sè e poi gastigare altrui. Così dico d’uno padre se ha uno vizio, et anco il figlio ha il medesimo vizio; prima, dico, che amonisca sè e poi il figlio. E se è padre buono, dia sì buona regola25 al figlio, che elli diventi e sia anco buono lui. Menilo il dì della festa alla chiesa alla messa, alla predica, al vèsparo, e dieli ogni buon costumo che e’ sa e può. Non vediamo noi come Cristo fece, lui che tutto fu a nostra dottrina? Qui fecit et domita coepit facere et decere: — Incominciò a fare et insegnare, — e così ordinò fare et insegnare e poi giudicare. E per questo dice: — aveva la falce in mano. — Così hai questo dire con ordine; e negli Atti degli Apostoli, che fra loro ordinaro ciò che si dovesse fare. Hai tu posto mente a ciò che fa la falce? La falce parte taglia e parte lassa. Simile adiviene quando viene una pestilenzia: non tutti uccide. Simile in una guerra: non tutti tagliati a pezzi. Nè anco in uno mutamento di stato, non tutti muoiono, nè tutti sbanditi: Dice: — aveva la falce nella mano. — Che è la mano? Che è la falce? È la morte tua. La discrezione ti dimostra quello che non debbi fare; e se tu avesse sì poco sentimento che tu no ’l cognoscessi, mira nel Deuteronomio a xxiij cap.: Nemo mictat falcem in [p. 317 modifica] messem alienam:26 — Niuno metta la falce nel campo altrui. _ O mormoratore, o mormoratrice, fa col giudicio quando tu mormori d’altri: fa’ coll’ordine. Prima giudica te, che tu giudichi altri. Se tu se’ in quel peccato involto, non parlare, ma fa’ che prima ti correga. Ode Pavolo ad Hebraeos cap. quarto: Vivus est sermo Dei, et efficax,, et penetrabilior omni gladio ancipiti. — E1 parlare di Dio è più pontuto27 che ’l coltello penetrabile nell’ossa e ne’ nerbi. — Tutte l’operazioni che noi facciamo sónno palesi a Dio. Aguattisi l’uomo quanto elli vuole, che Idio vede ogni cosa che egli fa. E però se tu fai peccati, parti, chè ’l giudicio di Dio è presso. Sai tu come fa chi fa il fieno? Elìi si reca la falce in mano, et arruota, arruota, arruota. Oimè, oimè, Siena! Quando elli arruota colui che sega, guarditi, dich’io. Che anco poi ch’elli arà segato un pezzo, elli riaruota da capo; e come è così segato, et elli guarda d’atorno da ogni parte dove è da segare. Elli guarda atorno dal levante, dal ponente, dal mezzodì e dal settentrione. Vedi che egli ha già segato in ogni parte, salvo che qui. Però ti dico; guarda, guarda, ben guarda, Siena. Siena è più indugiata,28 che niuna altra patria. Doh, guarda che elli non affili la falce, o che elli non la batta per te! Tu sai che d’ogni cosa so’ prima cotali parlari, e poi so’ i fatti. Tu vedi già qui a Siena l’arrotore de’ cuori29. Doh! non diciamo più, chè dovarebe bastare a intèndare. — A casa. Tu hai in prima [p. 318 modifica] coniunzione,30 et hai siconda vera discrezione; la falce. Diciamo la terza che è divina intenzione; dove dice: et alius angelus exivit de tempio: — Un altro angiolo uscì del tempio, il quale è Cristo che viene colla volontà del padre suo, e sieondo quella volontà giudica l’uomo; però che elli è sempre unito alla volontà del padre; anco so’ in uno proprio volere. E che sia vero, lègie in Giovanni a xiiij cap., quando parlava a Filippo dicendoli: Nescis quia ego sum in patre et pater in me est?31 — Non sai tu che io so’ nel padre e ’l padre è in me, e siamo uno medesimo? — Non sai tu che io so’ in un tempio con lui?^E David anco cel dice: Dominus in tempio sancto suo:32 — Idio è nel suo santo tempio. — O quando esce di questo suo tempio? Sai quando? Quando il figlio si consiglia col padre dicendoli: — o padre mio, parti: elli è anco tempo di dare una trita33 a Siena per le tante dissoluzioni che vi si fa, sì per le usure, sì per le vanità34 delle donne, sì per li mali guadagni35 et inleciti contratti e per molti peccati sterminati. Parti36; anco è tempo di schiumare il pignatto. — O Siena, guarda ch’egli non dichi di sì; che se elli il dice, guai a te!37 E questo sia detto per la prima e siconda parte principale; e tutto ciò ch’io ho detto è uno ógnore38 la carriuola. Oltre: a’ fatti, a’ fatti. [p. 319 modifica]

La terza parte principale si è giudiciale equità. Implebit ruinas et conquassabit capita in terra multorum. Doh! per essere uno poco più abilmente inteso39; udiste tu mai quella novella della volpe e del lupo? Se tu l’hai udita, io te la voglio ricordare, e notala40. Essendo una volta la volpe in una contrada dove essa faceva molto danno, e’ le fu fatto uno lacciuolo cor una gallina in sur un pozo d’aqua. E venendo la volpe, vidde questa gallina: saglie su al pozzo; et egli era ordinato, che come ella locasse la gallina, ogni cosa cadesse nel pozzo. E così l’avenne. Come ella ciuffò la gallina, subito cadde nel pozzo, e per non affogare, ella entrò nella sechia, et ine si stava. Advenne che ’l lupo passava, e vidde la volpe caduta giuso41, e dissele: — O che vuol dire questo, suoro42 mia? O, tu se’ sì savia e maestra, come se’ così male capitata? — Dice la volpe: — O, io so’ pura pura! Ma tu sai che noi siamo d’una condizione, cioè che tu et io viviamo di rapire: aitiamci insieme, come noi doviamo: doh! io mi ti racomando che tu m’aiti di quello che tu puoi. — Disse il lupo: — che vuoi ch’io facci? — Dice la volpe: — entra in cotesta sechia vota, e viene quaggiù e aiutaràmi43. — Dice il lupo: — Hai tu da mangiare nulla? — Dice la volpe: — Elli c’è una gallina. — Ed egli, udendo questo, entrò nella sechia, e come elli vi fu dentro, subito per la gravezza a un tratto egli andò in giù, e la volpe che era nell’altra [p. 320 modifica] sechia andò in su. Dice il lupo alla volpe: — O, o, o, o, tu te ne vai costassù? Che modi so’ i tuoi? — Ella disse: Oh, questo mondo è fatto a scale: chi le scende e chi le sale!44 A proposito: Implebit ruinas, et conquassabit capita in terra multorum; chè quando Idio versa i suoi giudicî, elli li versa solo per li peccati che si fanno, et in molti modi li manda. Quando è in mutare stati, quando in fame, quando in pestilenzie, quando in infermità, quando in uno modo e quando in un altro. E quando elli li versa, elli fa che il mondo va sotto sopra. Vox tonitrui tui in rota: — La voce di Dio è nella ruota. — [Vedesti tu mai come sta la ruota]45 della fortuna e le varietà46 sue? Io l’ho veduta io, e vidila con sei varietà. Prima nel fondo è tutto uomo, et al salire suo più in su diventa il suo capo d’asino. E andando più in su diventa mezzo asino, et alla sommità della ruota elli è tutto asino, et è colla cornamusa e suona. La ruota il manda poi dall’altro lato col capo di sotto in giù, et ine ha il capo d’uomo, e l’avanzo è tutto asino. E più in giù, et elli è mezzo uomo e mezzo asino, e poi in fondo et egli è è tutto uomo. Idio per suo giudicio empie le sue ruine. Implebit ruinas; chè in questa ruota elli ci è di molte varietà che colui che gastiga, sarà poi gastigato, nè altro ci si fa se non gastiga costui e poi quell’altro;47 et un’altra volta et ella va a contrario; chè chi fu gastigato, gastigarà lui. E questo non è se non per suo giundizio. [p. 321 modifica] [E Giovanni ci dimostra tre ordini di giudizio],48 quando esso è disposto a punire il peccato di qualunque disordine sia, grande, o sodomia, o adulterio, o odio, o ciò che si sia.

Prima, vigore.

Sicondo, rigore.

Terzo, terrore.

El primo è vigore, e portanelo questo che dice, che quello angiolo chiamava e gridava con grande voce: Clamavit voce magna. O questo perchè? Perchè è? Quare tempus tacendi, et tempus clamandi:49 — Tempo è da tacere, e tempo è da gridare. — Doh! oh, elli è sì bella cosa a imparare alle spese altrui; chè chi impara alle spese altrui, fa a salvo il suo! Doh! io voglio che ognuno l’oda e impari questo ch’io voglio dire. O fanciulli, imparatelo anco voi quando tace Idio e quando grida. Sai quando tace Idio? Quando d’una terra non se ne dice altro che tranquillità. Sai quando grida? È quando esce l’angiolo del tempio di Dio. Doh, sarò io inteso, io? N’ho sì grande voglia, sai, quando... quando pare che le pietre gridino che ’l popolo díe mal capitare; o quando il popolo fa una cosa che deba avere gattivo fine; che ognuno aspetti qualche male. Doh! che mi ricorda di uno che andava a fare una guerra non giusta; per la qualcosa ognun diceva: — costui capitarà male. — O chi fu colui che cavò questa boce50, che costui capitarebe male? Fu l’angiolo. Io vi voglio parlare domani alla dimestica, e così mi credo che voi crediate ch’io [p. 322 modifica] non vi parlare altro che a vostro utile; e ciò ch’io vi dirò, dirò carità, in carità, e per carità. — A casa.

Io dico che l’angiolo grida quando pare che sia disposto che un pericolo sia: elli grida l’aria, e grida la terra, le pietre, ognun pare che l’anunzi, ognuno il dice, acciò che s’adempia quello detto della santa Scrittura: Ut qui non vident videant, et qui vident caeci fiant:51 — Acciò che chi non vede vega, e chi vede sia cieco. — De’ quali disse David profeta: oculos habent, et non videbunt:52 — Eglino hanno gli ochi e non vegono. — Oimè, non siate voi di quelli, cittadini miei! Doh! voliate ravedervi; non aspettate che Idio vi mandi qualche giudicio. Doh, ephphetha, popolo sanese; apre gli ochi! Ode Isaia quello che parla per te a xlij cap.: Tacui semper, silui, patiens fui, sicut parturiens loquar. — Io ho lòngo tempo taciuto con voi Sanesi, et ho avuta pazienzia. Ora chiamarò e gridarò come donna che partorisce. Io gridarò se voi non v’amendate. — Basti per lo primo vigore.

Sicondo è rigore, e debbi bene considerare che Idio giusto giudice darà a ciascuno sicondo l’operazione che esso árà fatta. La Scrittura n’è piena in più luoghi. Nullum malum impunitum, et nullum bonum inremuneratum: — Niuno male sarà impunito, e niuno bene inremunerato. — E perchè Idio molte volte ha aspettato che uno popolo che vive male, torni a penitenzia, quando ha aspettato quello tempo che piace a lui, allora elli dice a questo angiolo: I — Mette la tua falce in terra e miete, però che elli so’ mature le biade. — Et angiolo pure tardava, perchè aspet[p. 323 modifica]tava la conversione del popolo. Ma quando ârà aspettato quello che piaciarà a lui, guarda, guarda, ben guarda, Siena, chè elli menarà poi la falce a tondo! Sai tu perchè l’angiolo non miete ancora qui a Siena? Non per altro se non perch’elli avisa per farvi intèndare. Non hai tu veduto l’atto di colui che fa il fieno? Elli pone la falcia in terra appoggiata e tiene il manico in mano; e mentre che elli sta così, et elli avisa: — dove voglio io méttare la mia falce? — e stassi così sospeso. E come elli ha deliberato, et elli alza la falce e mena a tondo. Simile ha fatto questo angiolo: elli è stato a pensare: — dove voglio io miètare? — Se elli ci mette mano fra voi Sanesi, guai, guai, guai a voi! Ch’io vi prometto che elli mietarà per sì fatto modo le menti vostre e i vostri pensieri maturi, che guai a’ gattivi e buono per li buoni! Ciò che si fa in questo mondo, si è bene e male: il bene si mette in uno granaio, e ’l male in un altro; imperò che solamente due granai ha l’altissimo Dio: l’uno è il paradiso e l’altro è lo ’nferno. Nel granaio del paradiso vi si mette tutto il bene che si fa, o che altri ha in pensiero di voler fare. Del quale granaio furo coloro, de’ quali è scritto in santo Giovanni al quarto cap.53 de’ Samaritani, quando Cristo Iesu disse ai discepoli suoi: Videte regiones, quia albae sunt iam ad messem: — Vedete le regioni, chè già imbiancano le biade. — E costoro so’ la biada del paradiso. Quelli che sónno biada del granaio dello inferno, so’ coloro che mai non hanno in pensiero54 di fare altro che contro alla volontà di Dio, e così fanno. De’ quali dice Daniello profeta55: Propter [p. 324 modifica] iniustitias enim suas humiliati sunt: — Per la loro iniustizia ellino sonno aiimiliati; — chè Idio li giudica a quelle pene eternali, alle quali saranno e staranno suggietti eternalmente.

Terzo si è terrore, quando Idio manda li estermini suoi in una patria o in uno populo. E se tu considererai a quello ch’io ti dirò, tu potrai imparare e cognósciare quando Idio vuole disfare o minare o sterminare una patria o una provincia o uno populo. E questa regola fa’ che tu la ’mpari, imperò che questo ch’io ti dirò, non è ciuffola56 e non è sogno e non è indivinamento, anco è testo della santa Scrittura, tenuto dalla santa Chiesa. Dico che quando la biada del diavolo è matura, ella ha sette condizioni; le quali condizioni quando si truovano in uno popolo, aspettino il giudicio di Dio; e se non hanno queste condizioni, mai non se ne disfa niuno populo senza queste sette condizioni57. Or notale:

Primo è di mai vivare e con molti peccati.

Sicondo è comunemente mal vivare.

Terzo è iniustizia con tra i peccati non puniti.

Quarto, peccare con malizia e non per fragilità.

Quinto, affezione sempre a mal fare.

Sesto, in male volere operare.

Settimo, lòngo tempo in essa opera perseverare.

Ode queste condizioni a una a una; e se tu mi dici ch’io non dico il vero, non mi crédare.

Primo, dico della mala vita; cioè multiplicare ne’ peccati. Chi moltiplica, ovvero fa peccato alcuno, per certo elli si conviene che qualche volta elli sia punito o di [p. 325 modifica] qua o di là: Nullum malum impunitum. E però a tutti dico: chi si sente aver fatto dei peccati, aspetti per certo che elli ne sarà punito. O fanciulli, se voi volete sterminare la vostra città e la vostra patria, siate soddomitti; io dico se voi volete ch’ella sia sterminata, e non vi ristate mai di soddomitare. Simile dico delli altri peccati. O robbatori, non vi ristate mai di robbare a chi voi potete. O donna che se’ a matrimonio, ed anco a te uomo, fa’ che ogni cosa vada a broda58. Anco a te donna59, non ti ritenere di vestimenti: fa’ che tu abbi de’ vestiri assai. Fa’ che tu vadi colle code, colle maniche grandi; e non pensare come la robba vada e venga. E se tu ne puoi avere sei o otto tanto più, meglio. E io ti prometto che se tu non le lassi per amore, ti saranno fatte lassare per forza. Tu hai l’esemplo in sugli ochi, e no ’l vedi, o cieca. O mercatanti, non fate mai contratto che lecito sia. O tu che hai dell’usura, non la rèndare mai. O voi che avete odi e rancori, non fate mai pace. O superbi, non v’aumiliate mai. Se voi farete di queste cose, voi àrete fatto uno fondamento di quelli maschi a disfare la città vostra. Uno: all’altro, chè questo non fu botto60.

Sicondo, che tu ti mantenga al mal vivare. Ode santo Ieronimo quello che dice: In omni statu et conditione reperiuntur boni et mali: — In ogni stato e condizione si truovano de’ buoni e de’ gattivi. — O fanciulli, soddoma! E fa’ ogni male e peccato, e fa’ ogni mala usanza, et abita sempre dove si fa ogni peccato. Fa’ de’ peccati molti e di molte ragioni!

Terza è iniustizia. O voi che avete a punire, fate che [p. 326 modifica] se peccati si fanno, voi non ne teniate iustizia. Se è preso il soddomito, non se ne facci nulla; anco fate che la vedova sia robbata, e che ella non sia nè udita nè aitata, quando ella ha la ragione. Guai a chi poco ci può! Io dissi una volta in altro luogo quello ch’io dirò a voi: io dico a chi tiene luogo di giustizia e non la fa, essendo a lui attribuito; sai che dice Idio? — Se tu non la fai tu, et io la farò io. — A’ quali David parla e dice contra di loro: propier iniustllias enim suas humiliati sunt: — Per le loro iniustizie ellino sonno umiliati; — cioè quando elli darà la sentenzia generale tanto dura, che eternalmente saranno in pena. E però sappi che tanto dura la città, quanto dura la giustizia. Non fu mai terra nè città che, mancandovi la giustìzia, che in poco tempo non capiti male. Elli si fanno tanti peccati per fragilità, e Idio aspetta et ha pazienzia. Simile, anco si conviene fare così nelle città. Elli so’ molti i peccati che così si fanno, e da molti ne so’ fatti, de’ quali non se ne fa giustizia. Ma quando so’ fatti i peccati per malizia, non facendone tu giustizia, tu agiógni molto male a male. Basti a questa61.

Quarta, in malizia peccare; cioè che tutta la malizia che si può usare, fa’ che tutta si versi in te, acciò che non rimanga niuno peccato che tu non facci, e aspetta poi il giudicio di Dio.

Quinta, con affetto tu facci ogni peccato; che ognuno si dia a fare et a dire ogni male, stando colla boca aperta a ogni male; e con tutto che tu facci tanto male quanto tu puoi, fa’ che t’incresca di quello che tu non puoi fare. Anco non basta.

Sesta, il male operare, che sempre si studi in ciò [p. 327 modifica] ognuno nel suo grado62, la femina a lisciare sempre stia con vanità, sempre facci disonestà. L’uomo far sodomie, furti, giuramenti, spergiuri, tradimenti, falsi, omicidi, usure, rapine, odî. Così i fanciulli bastemiare Idio, dire ogni scostumagine; così i vechi dare male esemplo d’ogni peccato che sanno o possano; infine che ognuno facci e dica il peggio che può fare. Che manca, che resta ora? Sai che? L’inferno.

Settima, perseverare lungo tempo in fare ogni male e peccato ch’io t’ho detto; e se tu fai questo, ogni cosa va poi bene ben male. E se mai tu trovi popolo che abbi e facci questo che io ti dico, e capiti bene, dì ch’io sia uno smemorato. E se tu non credi a me, che questi vizi siano quelli che fanno disfare una patria o una provincia, va’, leggie nel Genesi a cap. vj, quando elli mandò il diluvio nel mondo per li peccati smisurati. Odi che dice: che con tutto che elli abi mandati de’ giudicî suoi molte volte et in molti modi, nondimeno non si leggie che mai mandasse al mondo maggior giudicio, solo per li peccati smisurati e assai; dove solamente otto anime furono preservate, tutte l’altre perirono del giudicio suo, per infino bestie, ucelli e animali; salvo che quelli che Idio volse che fussero riservati. O perchè lo fece tanto grande il giudicio suo? No ’l sai? — No. — Or odelo: Videns autem Deus quod multa malitia hominum esset in terra, et cuncta cogitatio cordis intenta ad malum Omni tempore, dixit: poenitet me fecisse hominem63. E solo questa fu la cagione che elli giudicò il mondo64, per [p. 328 modifica] li peccati e vizi delli uomini, e mandollo tutto a sterminio, salvo che otto anime. E questa autorità vorrebbe essere scritta a lèttare d’oro, nella quale so’ solamente sette parole, e notale a una a una.

La prima dice: Videns autem Deus quod malitia ec. — Vidde Idio la malizia del peccato mortale; — el qual pec— cato è centra alla volontà sua65; et era questa malizia opera di ciascuno; e però mandò il giudicio suo generale, che niuno era senza il peccato mortale.

La siconda dice: hominum; che per questo si mosse Idio a mandare il suo giudicio, perchè questo peccato era nelli uomini, che niuno era senza grandissimi peccati mortali.

La terza dice: esset in terra; cioè ingiustizia, chè non s’aoperava altro che iniustizia; però che non era chi punisse il peccato che era fatto; e non si legge che Idio gli punisse per nulla altro. E però aspetti la giustizia di Dio colui el quale fu il peccato et non è punito. Io ho insegnato in terre che sempre corrono ad aitare uno il quale sia preso per malifizio; i quali dicono che vogliono usare misericordia; et io l’ho detto, e così dico, che quella non si chiama misericordia, ma piuttosto ingiustizia, imperò che questo chiaramente si comprende, che facendo uno malefizio, essendo egli aitato, per quello solo si guasta la giustizia, e però dico ch’ella è ingiustizia. Quarta è cuncta cogitatio, cioè peccare in malizia e non in fragelità, e al tal male sempre stare svegliato con ogni tuo sentimento e con ogni ingegno: a rapire, e sforzare, a sodomitare, a insidie, a odî, a tradire, a ingannare ogni persona: et in questo hai il cuore acceso e attento [p. 329 modifica] e fermo, stando sempre saldo colla tua pessima cogitazione. Quinta è cordis; colla affezione del cuore sempre nelle cose mondane, e non mai a Dio. Chè con tutto che tu vada alla Chiesa a udire la messa, o per altra operazione, tu vi vai per una usanza, e non per buona intenzione, come dovaresti avere inverso di Dio.

Sesta, intenta esset ad malum; che è studiosa a fare il male con ogni malizia, con ogni ingegno66, tutta svegliata a ogni male operare. Sai come so’ fatti questi tali? So’ come io non so come voi vel chiamiate, che va per li ragnateli a ogni bucarello di muro per avere il ragnitello. Così fa colui che ha questo vizio: sempre sta attento dove egli potesse fare niuno male. O, o, sai chi so’ di questi tali? So’ di questi richi avari che sempre vanno guardando dove eglino potessero trovare niuno che avesse qualche grande necessità; che o con usure o con qualche male contratto tirato dall’avarizia per avanzare qualche cosa, elli si mette a suchiare il sangue del bisognoso.

Hai tu veduti questi sei pericoli e peccati? — Sì. — Che ci resta? Sai che? Aspetta il fragello di Dio, e vede l’ultimo.

Settima: omni tempore; cioè che d’ogni tempo facci male. Comincia al primo, a uno tu fai male; il sicondo anco fai male; el terzo, el quarto, e ’l decimo sempre male: anco a vinti anni, a trenta, e Iddio aspetta talvolta questo tempo; e talvolta quant’anni aspetta la tua conversione! Aspetta, aspetta: quando anco hai cinquanta anni, elli pure aspetta. Alloraquando elli t’ha tanto aspettato, avendo veduta la tua malizia, et elli dice a tale gattiva creatura quello che dice David: Nisi conversi [p. 330 modifica] fueritis, gladium suum vibrabit: arcum suum tetendit^,et paravit illum. Et in eo paravit rasa mortis; saggittas suas ardentibus effecit.67 — Se voi non vi convertirete, o peccatori, che fate tanto male, io cavarò fuore la spada e scotarolla, e tendarò l’arco mio e teròllo apparechiato a saettare contro voi. E mandaròvi vasi di morte per giustizia e per mio giudizio. Io vi mandarò sterminio nelle vostre terre per molte guerre che ârete: io vi mandarò pestilenzie, cari,68 che la terra non vi rendarà frutto. — Tutte queste e altre cose mandarà69 Idio a quelli popoli che hanno questi vizi e peccati con queste condizioni, sai. Quando Idio disse ad Abraam, che farebbe che le sue genti signoreggiar ebbero le genti delli Amorrieri,70 et Abraam diceva a Dio: — Quando m’aterrai tu la promessa che tu m’hai fatta? — Idio gli rispose: Nondum completae sunt iniquitates Amorrhaeorum: — Non so’ ancora compiute le iniquità di questi Amorrei. E però aspetta anco un poco . — Sai perchè? Perchè non erano anco compiuti d’essere involti in tutte queste malizie e scelleruzioni. Io mi credo che voi m’aviate molto bene inteso! E questo basti per la siconda parte principale.

La terza parte principale si è terrore grandissimo; dove dice Giovanni: Et misit qui sedebat super nubem falcem suam in terram, et demessa est terra71: — Dice che colui che aveva la falce in mano, la misse in terra, e mietè la terra. — E questo si è per giudicio di Dio. Sai quando Idio manda di questi suoi giudizi, e in quanti modi? — [p. 331 modifica] No. — Giudicio di Dio è quello quando uno stato si muove in una città72; quando è anco che elli manda una guerra; quando mette divisioni tra’ popoli; quando che l’uno tòlle per forza la robba del compagno; quando anco si tòlle la vita l’uno a l’altro; quando tòlle la sanità del corpo; quando tòlle la prosperità. Le quali cose non pensare che a Dio piacci, nè che tu facci i peccati, nè anco del mandare la sua vendetta, imperò che Isaia a xvij cap. cel dice, et ode il testo: Messuit Dominus terram73 in die haereditatis, et graviter doluit: — Idio mietè la terra nel di della eredità: molto ne l’increbbe. — E dice nel dì della eredità; ciò vuol dire che ’l diavolo ârà l’anima, e ’l mondo ârà la robba, e che i pericoli che vengono nelle patrie e nelle provincie, elli sia Iddio. Vuolo vedere? Guarda nel Deuteronomio a xxviij.° cap. che dice così: Mittet Dominus super te famem et esuriem et increpationem in ommia opera tua quae tu facies, donec conterat te: — Iddio mandarà sopra di te fame e sete e increpagione e affanni in tutte le tue opere. — E sai quanto tempo ti bastarà? Tanto che tu ti convertirai. E però, o città di Siena, non aspettare il giudicio di Dio, chè i giudicî suoi so’ altrementi che i giudicî delli uomini. Elli è scritto: Aedificabit homo, et alter possidebit: auferetur tibi filius: — L’uomo edificarà et un altro possederà, e poi ti saranno tolti i tuoi figliuoli. — Provedeti prima che Iddio ci metta mano: fa’ che tu non aspetti questa maledizione, o città di Siena. O cittadini, o donne, o figliuoli miei, non aspettate, non aspettate: convertitevi a Dio, ricognoscete i benefizi che Idio vi dà: non aspettate che la falce giunga in terra; che se ella [p. 332 modifica] ci entra, tale edifica la casa, che poi un altro se n’ârà bene. Se tu pigliaraì la donna, et un altro si dormirà con lei. Se tu arai il figlio, et un altro te ’l torrà. Se tu seminarai il tuo grano, et un altro il ricôrrà74. —



Note

  1. Le parole super tronum non sono della Volgata.
  2. La Volgata: et demessa est terra.
  3. Il Cod. Sen. 5, tre visioni, e sonci dimostrate. Il Cod. Pal.: tre visioni ci so’ accordate e dimostrate.
  4. Espressione già usata dal Santo nella predica settima (V. a pag. 182 e in nota).
  5. Per calabroni. Gli altri Codd., scalabrone.
  6. La Volgata invece: Ecce Dominus ascendet super nubem levem, et ingredietur Aegyptum.
  7. Gli altri Codd., il Signore.
  8. Così in tutti i Codici.
  9. Gli altri Codd. dicono: acciò non si possa cognoscere il vero.
  10. Gli altri Codd., con dottrina.
  11. Le parole chiuse tra parentesi mancano al nostro Testo e al Cod. Pal., omesse forse da amanuensi. 11 Cod. Sen. 6 ha così: dico che tutti costoro che saranno giudicati, a chi gli rompe il capo con tranquillità. saranno giudicati con tranquillità.
  12. Cap. xiiij, vers. 14; ma correggasi: Et vidi, et ecce nubem candidam ec.
  13. E negli altri Codd.: Questi sono tutti giudizi di Dio.
  14. Così comunemente appellavansi i Priori del Comune.
  15. Dell’Evangelio, vers. 27; e dice: Dedit ei iudicium ec.
  16. Vangelo di san Matteo, cap. xvj vers. 27.
  17. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6, vangelista.
  18. È il vers. 2 del Salmo xvj, corretto secondo la Vulgata.
  19. Vers. 6 e 7 del salmo viij. I Codd. leggono : et posuisti eum super opera ec.
  20. Gli altri Codd., figurando.
  21. Non così la Volgata; e veggasi tutto il cap. quarto dell’ Apocalisse, donde l'Autore ha più o meno tolte queste parole.
  22. Il Cod. Pal. e gli altri Codd. Sen., quasi dicessero.
  23. Apocalisse, cap. xiiij, vers. 14.
  24. Pare che debba intendersi: la prima leggeche deve osservarsi è quella che fa la Chiesa, e l’altra è quella che fa lo Stato.
  25. Il solo Cod. Pal., legge.
  26. Il Santo cita il cap. xiij, ma per errore. La Volgata bensì dice in questo modo; Si intraveris in segetem amici tiii, franges spteas, et marni conferes: falce autem non metes.
  27. Appuntato, affilato.
  28. Significa, è piu lenta ad emendarsi, che niun altro paese.
  29. Negli altri Codd., l’arrotare dei cuori; e qui vale l’inquieto agitarsi dei cittadini che mossi dalle passioni delle maladette parti, quasi s’arrotano insieme. Arrotore è parola non registrata.
  30. Gli altri Codd.: cognizione e vera.
  31. La Volgata: Non creditis, quia ego in patre ec.
  32. Salmo X, vers. 5.
  33. Modo popolare, conforme all’altro, Dare una batosta; che equivalgono a cagionare danni o disgrazie ad alcuno. Ma son voci e modi, benchè comunissimi tuttora nel linguaggio parlato, non raccolti nei Lessici.
  34. Negli altri Codd.: sì per le usure e code e vanità ec.
  35. Negli altri Codd., per li mali guadagni che vi si fa ec.
  36. Negli altri Codd: Parti, parti.
  37. Seguono negli altri Codd., le parole: Credimi che guai a te.
  38. Il Cod. Pal., ugnere: gli altri Codd., úgnare.
  39. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 5, udito.
  40. Questo che segue è il sesto Racconto edito da Zambrini, loc. cit.: il quale non omette di notare che la stessa novella fu riportata eziandio dal Pulci nel suo Morgante al Canto IX.
  41. Gli altri Codd., laggiù.
  42. Suoro per suora, sorella, si usò comunemente da tutti gli antichi scrittori senesi (Z).
  43. Il Cod. Pal,, e aiutami.
  44. Qui ha termine il sesto Racconto.
  45. Le parole chiuse tra parentesi mancano al Cod. che noi seguiamo, ma si leggono negli altri Codd.
  46. Per errore nel nostro Cod., verità; ma qui soltanto.
  47. Questo periodo è così oscuro in tutti i Codici.
  48. Qui pure mancano al nostro Testo le parole che sono chiuse tra parentesi.
  49. Ecclesiaste, cap. iii, vers. 7, ma invece che clamandi la Volgata ha loquendi.
  50. Gli altri Codd., cavò fuori questa voce.
  51. Vangelo di san Giovanni, cap. ix, vers. 39.
  52. Salmo cxiij, vers. 5 .
  53. Corretto il Testo che dice, in santo Matteo a xiiij cap.
  54. Il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6, i quali non hanno mai in pensiero.
  55. Non Daniello, ma David al Salmo cvj, vers. 17.
  56. Cioè, bagattella. Il Cod. Sen. 5, bugìa; il Cod. Sen 6, buffa per vanità, baia.
  57. In tutti gli altri Codd., si legge: mai non se ne disfà niuno, dico che mai non si disfà niuno populo senza queste sette condizioni.
  58. Vada in rovina: così per traslato, chè veramente Andare in broda equivale a Liquefarsi; ed è modo ancor vivo nel linguaggio comune.
  59. Sottinteso, dico.
  60. Così in tutti i Codici.
  61. ’E questo basti a questa parte: cosi il Cod. Sen. 6 .
  62. Gli altri Codd., nel suo stato.
  63. E il vers. 5 del citato cap. vj del Genesls., conforme alla Volgata fuor che nell’ultimo inciso, che dice: poenituit eum quod hominem fecisset in terra.
  64. Cioè, lo condannò.
  65. Il Cod. Pal., alla volontà di Dio.
  66. Ma tutti gli altri Codd., inganno.
  67. Salmo vij, vers. 13.
  68. Il Cod. Sen. 6, carestie.
  69. Gli altri Codd., manda.
  70. Poco sotto, Amorrei, come sempre hanno gli altri Codici.
  71. Apocalisse, cap. xiij, vers. 16.
  72. Vuol dire, quando avviene una mutazione di stato o governo.
  73. La Volgata invece: Ablata est messis ec. et dolebit graviter.
  74. Il Cod. Sen, 6, ricogliarà.