Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari I.djvu/385


predica decimaquarta 349


farai: almanco saranno buoni a farne giornee per soldati! Io so’ andato colla mia bilancia bilanciando Italia1. Io ti prometto, io ti prometto che e’ mi par vedere mal segno, e che questo or può più ratto intervenire, che none già il provareste, se non fusse che ’l sangue sanese è un sangue dolce; ma io ci vorrei vedere uno sentimento saldo, saldo, e non per ogni cosa voltarvi così di subito, come voi fate2. Che così vi voltate in uno subito al male come al bene: che voi consideraste3 un poco a quelle cose che vi vengono alle mani, e non essere tanto subiti, spezialmente dove voi vedete il pericolo. A lassare il male dico che voi fareste bene di lassarlo subito, e tardi ripigliarlo. Elli è tanta differenzia da voi e Perugini, quanta è dal cielo alla terra4. O donne, io feci là una predica delle vanità loro, che vi feci una cosa là oltre che non feci qui; che sette some di capelli loro e dei loro magagnani5... Avete voi vedute delle sacca della bombagia? Così furo quelle sette sacca; ma elli vi fu una balla scielta che fu stimata parechie migliaia di fiorini, e tutte quasi le loro vanità so’ levate via. Della battaglia che vi si faceva, che era cosa tanto sterminata

  1. Cioè, studiandone, esaminandone la condizione presente. Trovammo la stessa locuzione nella Predica undecima, pag. 277
  2. Rimprovera a’ suoi concittadini un vizio antico e costante, la volubilità e leggerezza, che ben poco distano da quella vanità, per la quale gli avea punzecchiati un secolo prima il divino poeta.
  3. È sottinteso, vorrei.
  4. Nella Predica quarta, pag. 97, ha chiamato Perugia una città fatta secondo il suo cuore, e tra le città italiche la più netta da vizi. Qui ne rinnova con più ampiezza le lodi.
  5. Così leggono tutti i Codd., meno il Cod. Sen. 5 che ha, delle loro magagniane. È evidente la mancanza di alcune parole; ma è tuttavia agevole l’intendere che il Santo riuscì a persuadere alle donne perugine di riunire insacca le loro code ed ogni loro vanità, e a distruggerle, torse in una pubblica piazza.