Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869/Biblioteche popolari in Italia
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Biblioteche popolari in Italia.
Primo esempio — Sussidi provinciali, e del Ministero.
Prato (Firenze).
La libertà spirò anco nel nostro paese il suo alito rinnovatore. Oggi le Biblioteche popolari in Italia sono oltre 250.
Il movimento in favore di queste istituzioni fu dato nell’ottobre 1861. In quell’anno s’impiantò a Prato la prima Biblioteca popolare italiana. Il progetto di essa improvvisato in un ritrovo di 8 amici fu tosto messo in esecuzione, cominciando con un sol libro di poche pagine. Le Società che hanno modesto inizio, e che non promettono tanto o troppo, sono quelle che fioriscono più e danno più splendidi risultati. La fortuna arrise a sì lodevole iniziativa; doni di privati, incoraggiamenti di Ministero, e fino il premio all’Esposizione di Parigi non le mancò: all'aprirsi dell’8° anno di sua fondazione aveva ben 4 mila volumi, una rendita annua di lire 1200, soci in numero di 200: essa colla pubblicazione de’ suoi atti, delle sue memorie, dei suoi statuti, relazioni, cataloghi, diffusi poscia in tutta Italia, accese un vero fuoco che non tardò molto a farsi vivo in ogni angolo della Penisola1.
Nella Società pratese prevalse il principio della non gratuità della lettura, principio già adottato in Iscozia e poi anco in Alsazia, e dalla Societé Franklin, come quello che offre l'unica via a poter mantenere la vita di queste istituzioni, che altrimenti sarebbero costrette a chiedere continuamente la carità di parecchi sussidi, per gettare poi in feccia al popolo la solita elemosina dell’istruzione: la Società pratese pensò che a rialzare la dignità del popolo si dovesse starsene lungi da questo falso sistema dell’elemosina, e che stabilendo una piccola tassa mensile veramente popolare fosse meglio interessare alla lettura il popolano pel pensiero che egli ne sarebbe comproprietario, secondo le belle parole del Meyer: «Il feut intéresser à la lecture de vos livree le lecteur par la pensée qu’il en est compropriétaire avec ses compatriotes et voisins... par l’association on se rend fort, par la cotisation on se rend digne, on devient possesseur du livre qu’on lit, et sa lecture au lien d’une feveur devient un droit;» tanto più che suole sempre avverarsi che una cosa che nulla ci costa, poco o nulla anco s’apprezza.
Questo principio fu accolto quasi generalmente dalle varie Biblioteche che si fondarono dappoi, tranne pochissime, fra le quali Venezia, la quale apriva il suo programma con queste parole: « Ora in Venezia qual sistema vorremo seguire? Imiteremo la Società Pratese, o la Lombarda? Sarà, come in quest’ultima, gratuito l’adito alla Biblioteca, che è il tempio della verità? In Venezia dobbiamo far valere questa nuova guisa del bene: non solo non chiederemo danari, ma ne prometteremo in dono».
L’esempio di Prato infatti fu ben presto seguito nelle principali città.
Sorsero in breve delle Società provinciali a Venezia, a Milano, a Siena, a Livorno. Parecchi Consigli di provincia, come Cuneo, Milano, Mantova, Cremona, Macerata, Napoli, Caserta, Perugia, Genova, Caltanisetta, Ferrara, Belluno, stanziarono dei premi e dei sussidi.
Il Ministero già dal 1866, sussidiando la Biblioteca pratese, aveva consacrato il principio della utilità dell’apostolato del libro e fino al 1868 non mancò di dare molti altri consimili incoraggiamenti; con circolare 7 giugno 1867 il ministro Coppino invitava il giornalismo a far menzione dei migliori, libri popolari, e con decreto del febbraio 1868 si proponevano dal ministro Broglio due premi di lire 500 ed altri minori per rimeritare con questi le istituzioni che dessero i migliori frutti, era una bella gara aperta così fra le Biblioteche popolari del Regno.
Più tardi l’Associazione Italiana prometteva pure distribuire dei buoni libri a quelle Biblioteche che più ne abbisognassero; e infatti più d’una ebbe invio e promessa di buoni volumi.
Voghera (Pavia).
Ai primi del 1866 erasi formato in Voghera a cura di quel Comizio agrario, e per nobile iniziativa dell’infaticabile cavaliere avvocato Valli sottoprefetto, come un centro di propaganda che proponendosi di affidare al sindaco ed al maestro di scuola queste biblioteche, ne propagava ben più di 80 col titolo di Biblioteche Comunali Principe Oddone.
Noi ne daremo un’esatta statistica dopo aver parlato delle altre che si fondarono per libera iniziativa privata nelle principali città del Regno.
Asso (Como).
Devesi all’egregio maestro Eugenio Prina l’aver aperto una Biblioteca popolare circolante in Asso a beneficio dell’intero mandamento di Canzo. Persuaso egli che dopo avere al popolo insegnato a leggere, non vi ha cosa più importante che fornirgli il pascolo di buone letture, mise fino dal giugno 1868 a disposizione del pubblico i suoi primi 190 volumi che teneva inoperosi a casa; a questi molti altri (n. 240) se ne aggiunsero dopo un caldo e patriottico appello stampato nei giornali educativi: il Ministero inviava un sussidio di L. 150 che valse all’acquisto di 80 nuovi volumi; una conveniente scansìa fu provveduta colle L. 30 inviate in dono dal Comitato provinciale per l’istruzione in Como.
La Biblioteca che è d’indole piuttosto scolastica per i libri che contiene, ha sede nella scuola elementare maschile del comune e dispensa gratis i suoi libri la sola domenica dalle 10 alle 11 antim. a cura del bibliotecario Pietro Curioni. Essa è sotto la sorveglianza del delegato scolastico mandamentale signor Paolo Bosisio.
Arona (Novara).
La Società operaia dopo aver pensato al mutuo soccorso economico, volle pensare anco a quello morale ed educativo; avendo aperto la scuola serale, volle fondare anco la Biblioteca circolante; si fece promotore dell’idea il prof. Filippo Paoletti e riuscì a metterla in atto mediante uno statuto che legava colla già esistente Società d’operai una nuova società per la lettura popolare composta di membri paganti lire 3 annualmente.
In marzo 1868 un appello ai cittadini circolava colle firme del promotore Paoletti e del presidente Fasana; parecchi soci s’ascrìssero all’opera lodevolissima, e all’epoca della 1° adunanza generale (9 gennaio 1869) eranvi anche 550 volumi regalati, dei quali 130 furono offerti dal signor Antonio Gavirati e molti altri dal Ministero, dall’avv. Conelli e De Toma.
Ancona.
Cesare Rosa maestro normale, e Vitt. Bacci prof, al liceo, nell’agosto 1868 mettevano in giro per la città un appello e un progetto di statuto, chiedendo la quota mensile di cent. 25 a chi volesse farsi socio di una Biblioteca circolante pel popolo. In breve furono 250 gli ascritti, molti i donatori, e più di 400 vol. offerti costituirono il primo nucleo della nascente istituzione. Venti azioni furono sottoscritte dal Municipio, la Camera di commercio mandava al Comitato promotore 50 lire di regalo, e altre L. 50 la Società Vittorio Emanuele.
La prima generale adunanza fu tenuta il 30 dicembre nella sala della Guardia Nazionale per approvare lo statuto formulato sulle basi della Biblioteca pratese ed ivi fu eletto il Consiglio direttivo con alla presidenza Vitt. Bacci, segretario bibliot. Cesare Rosa, cassiere conte G. Bonarelli. Verranno a conforto dell’impresa le adesioni delle Società di mutuo soccorso, e quella di mutuo provvedimento che già con lettera vi si dichiararono favorevoli e disposte ad ogni maniera d’aiuti, unitamente ai librai Aureli e Mancinelli.
Il 28 febbraio 1869 la Biblioteca s’inaugurava con pompa solenne, i soci erano già circa 400 e 700 i volumi raccolti, il municipio aveva accordato l’uso gratuito di un conveniente locale: dissero belle parole in quell’occasione il professor Vitt. Bacci e il maestro Cesare Rosa. Altra Biblioteca popolare a benefizio esclusivo de' suoi soci si propose pure di fondare la Unione democratica in Ancona.
Arezzo.
Mossi dal desiderio di giovare al popolo col provvedergli que’ libri che possano compiere l'istruzione e l’educazione della scuola, i professori della Magistrale, F. Gargini, e dottor Valentino Lisi, si fecero a promovere una Biblioteca popolare circolante nel giugno 1868 che ai 30 di novembre fu aperta con 388 opere in 577 voi. di cui 462 donati. Per le cure dei due bravi professori la Biblioteca apresi tutti i dì nel locale della suddetta scuola; la lettura è a domicilio e gratuita, e l’istituzione vive della quota che i primi 30 fondatori destineranno in apposito regolamento da approvarsi nella prossima adunanza generale, la quale non si farà troppo attendere essendo numerose le richieste di letture e copiosi i doni che tuttodì i promotori ricevono.
Altre Biblioteche furono iniziate in Asiago (Vicenza) a cui il R. provveditore Lioy mandava 50 volumi in dono, in Acireale (Catania) a cura della Società operaia e per i suoi membri, in Asti (Alessandria), e in Ardenza (Livorno).
Bergamo.
Una Biblioteca circolante nelle carceri giudiziarie fu qui fondata fino dal 1866 a servizio dei detenuti e per iniziativa del municipio che donava appositamente 300 volumi, ai quali se ne aggiunsero altri 85 regalati dal cappellano locale don F. Premerlani: la storia è rappresentata per un 50 volumi, l’amena letteratura e poesia per un 40 volumi, 30 di scienze, 50 di morale, il resto commedie e cose varie.
Altra somigliante Biblioteca fu pure istituita nel 1868 ad uso della Casa di pena e questa pel generoso concorso di molti donatori bergamaschi conta già oltre 1000 volumi, l’iniziatore fu il R. cappellano che ne donò 500 ed altri ne procurò dai sigg. Marzi, conte Alberghetti, Francesco Cucchi, C. Colombo, monsignor Vescovo, D. Salvi Sorzagni, C. Walgher, Carobbio: di queste opere, un terzo e più sono storia, geografia, viaggi, il resto cose morali, sacre e varie.
Brescia.
Alla soprintendenza scolastica del municipio dell’eroica città devesi il lodevole pensiero della Biblioteca circolante scolastica nell’autunno 1868, e principalmente lo si deve ai sigg. G. Formentini, avvocato G.B. Cagiada, P. Da Ponte, E. Soncini, A. Nazzari.
Per ora l’istituzione è destinata a servire alle scuole pubbliche elementari diurne ed alle serali e festive. Per gli adulti e le adulte ha i suoi cardini nell’organamento scolastico, e per esso in parte si diffonde nel popolo senz’avere spesa alcuna di locali o d’amministrazione: a quest’opera benefica concorsero alcuni cittadini con offerte di libri e soprattutto il municipio che ha stabilito ogni anno in bilancio un conveniente sussidio pel di lei incremento. La Biblioteca consta per ora di 477 volumi dei quali 175 donati e gli altri acquistati coll’assegno municipale dell’anno 1868; coll’aumento di questi, ogni scuola verrà provveduta d’una Biblioteca speciale la cui custodia è affidata al maestro secondo le norme fissate col regolamento dalla sovrintendenza scolastica e dalla Giunta pubblicato il 14 dicembre scorso.
Belluno (Provincia).
La Deputazione provinciale bellunese ha preso l’iniziativa d’una vasta propaganda; essa ha deliberato d’istituire, in tutti i comuni una piccola Biblioteca; e già in due anni, ossia dal 1867, ne furono dotati 40 comuni: la provincia vi ha speso più di 4 mila lire dando un 70 volumi per ciascuno.
Altri 1323 volumi furono dispensati in regalo ai più diligenti frequentatori delle scuole serali e festive come pure ai carcerati.
Belluno (Città).
Nei primi del 1867 s’apriva in Belluno il Regio liceo Tiziano che succedeva al ginnasioliceo vescovile; l’egregio preside professore G. Nazzari trovò il nuovo istituto provvisto di un sufficiente gabinetto di storia naturale e di fisica, ma però senza un libro ed una carta geografica; il vecchio ginnasio usufruiva sin allora della Biblioteca del Seminario, la quale cosi servendo all’uso comune aveva per conseguenza da più di 30 anni ricevuto doni e offerte di denaro dai cittadini che ne procurarono l’incremento solo a decoro del paese ed a pubblica utilità: il Seminario avocò esclusivamente a sè la proprietà di quella Biblioteca ricca d’un 6 mila volumi, e il preside Nazzari desiderando che il liceo avesse un po’ di libri da servire ad uso degli insegnanti e delli alunni, con buone ragioni richiese che, salva sempre la proprietà amministrazione del Seminario, questa almeno consentisse che un 200 volumi potessero circolare a beneficio dei frequentatori del liceo: non essendo riuscita la cosa, venne al buon Nazzari la felice idea che, non essendo in Belluno alcuna pubblica biblioteca, probabilmente i cittadini, il comune e la provincia in difetto di fondi del liceo avrebbero di buona voglia concorso a crearne una circolante quando la non fosse ad esclusivo servizio del liceo ma di tatti i cittadini.
Il sindaco aderiva e raccomandava con apposito manifesto ai cittadini l’istituzione: piacque la proposta, e in meno di un mese moltissimi furono i doni di libri che privati e municipio e provincia offersero alti iniziatori: anche alcune poche lire dei modesti fondi del liceo si spesero in acquisti di nuove pubblicazioni: e come vennero i libri, non mancarono i lettori: 1700 letture si fecero nel giro d’un anno (nel 1868), per due terzi ne profittò la classe de’ studenti, per l’altro il resto dei cittadini, non escluso il sesso gentile ed anco qualche soldato della guarnigione. Oggi la Biblioteca circolante ha 1406 volumi, e in quest’anno 1869 potrà accrescersi di un altro migliaio per le promesse di nuovi aiuti dalla Deputazione provinciale e per alcuni avanzi sulla dotazione del R. liceo che potranno utilizzarsi in acquisto di nuove opere.
Un’altra Biblioteca popolare fu attivata dalla Deputazione scolastica in Bussano (Vicenza), ed ha 100 vol., dei quali circolarono 82 fra 70 lettori. Una pure si va istituendo in Bologna, ove già esisteva fin dal 1863 la ben avviata Società per la lettura circolante ad uso dei maestri ed alunni nel locale delle scuole presso S. Domenico; ne farà l’inaugurazione solenne la Società Artigiana, ed altra Biblioteca, ma d’indole pedagogica, va annessa alla scuola normale maschile per uso degli alunni e delli insegnanti.
Caltanisetta.
«Piazza — Terranova.»
Anco la città di Caltanisetta va in breve a prendere quel posto che a buon dritto si merita in fatto di popolare istruzione fra le città italiane. Il chiarissimo R. provveditore Sebastiano Gàrgano in unione all’ispettore Francesco Polizzi e al delegato Guglielmo Rava si sono dedicati con impareggiabile zelo a questo scopo, e vi riusciranno perchè coadiuvati anco dalle autorità locali amministrative. Ne sono arra le Biblioteche popolari iniziate dall’egr. provveditore, che vuole ch’ogni comune della provincia abbia la sua Biblioteca aperta al figlio dell’artigiano.
Il Consiglio provinciale seguendo tali propositi rendevasi benemerito di questa utile propaganda, stanziando a tal uopo la somma non lieve di lire 3 mila nell’adunanza dei 25 aprile 1868: approvava in quella dell’8 dicembre il regolamento generale di cui riferiamo qui le basi principali.
«Le opere destinate a comporre le Biblioteche popolari dei comuni della provincia sono scelte dal Consiglio scolastico provinciale. La Biblioteca sarà concessa ad ogni comune che ne farà richiesta e che sia disposto a bilanciare una annua somma non minore di lire 30 per accrescerla, a far legare i libri, e a fornire un apposito locale presso le scuole provveduto di sufficiente scaffale chiuso a chiave ecc. Ogni anno il Consiglio scolastico provinciale farà la proposta delle opere giudicate utili ad accrescere le Biblioteche.
«La Biblioteca rimane esclusiva proprietà del comune e deve tornare a beneficio di tutta la popolazione e particolarmente di coloro che hanno frequentato le scuole elementari superiori e le scuole degli adulti. La Biblioteca è sotto la sorveglianza dell’ispettore scolastico, la consegna di essa si fa a persona di fiducia, ma preferibilmente al maestro che ne è responsabile e ha cura di distribuire i libri richiesti che non possono stare in lettura a domicilio più di 15 giorni ecc. ecc.»
Hanno già la loro biblioteca, Caltanisetta, Piazza e Terranova, queste furono anco sussidiate dal Ministero, e sono in via di formazione altre 27 in altrettanti comuni della provincia.
Chieri (Torino).
Un’istituzione benefica, intesa a diffondere e propagare i sani principii sociali è la Società Filopedica la quale sorta per virtù di pochi trovasi fino dal dicembre 1868 stabilmente costituita, e incomincia l’opera sua filantropica col tenere aperta al pubblico la propria Biblioteca, alla cui fondazione concorse largamente il presidente onorario comm. G. Stella sempre primo nel promovere ed aiutare con generose elargizioni tutto ciò che in qualche modo torna a pro ed a sollievo del popolo, essa fu inaugurata il 4 aprile 1869 con acconcie parole dell’ing. A. Burzio.
Cosenza.
Il prof. G. Lovadina direttore della R. Scuola normale maschile si propose, di iniziare una Biblioteca pedagogica e una popolare circolante da annettersi alla R. Scuola medesima, che fosse gratuita per gli alunni e per i maestri: ed avuto a tal uopo l’appoggio del municipio e di parecchi professori pubblicava una circolare per richiesta di offerta in data primo marzo 1869, assicurando che la Biblioteca sarebbe diretta da un Consiglio di persone ragguardevoli sotto la presidenza del prefetto cav. Michele Miani, e che una volta istallata la Biblioteca in Cosenza si provvederebbe a iniziarne altre nei principali comuni della provincia.
Camerino (Macerata).
La Biblioteca circolante popolate camerinese fu ai primi del 1868 iniziata dalle due società politiche del paese che s’intitolano Liberale l’una e Democratica l’altra.
Questa impresa venne poi caldeggiata dalla Società della Concordia posposta degli scolari dei vari istituti educativi della città. Furono quindi eletti due membri di ciascuna delle dette Società perchè attendessero a colorire il fatto disegno. Egregie persone composero questa Commissione fra cui i professori Gentile e Federici, il primo de’ quali giovane eruditissimo e di ogni buona cosa innamorato è preside del liceo, e l’altro già illustre per opere stampate è prof. all’Università ed occupa alto posto fra i medici della provincia: l’egregio e infaticabile prof. Aristide Conti, bello ingegno e valentissimo di cose letterarie, pedagogiche e didattiche, l’ingegnere Mariani ottimo e simpatico giovane che può dirsi l’idolo della gioventù camerinese. Tutti questi si diedero attorno pei primi con istancabile zelo e movimento per riuscire nell’intento e fecero miracoli. In poco d’ora trovarono 105 soci a tenue tassa mensile di centesimi 30 coll’obbligo di donare almeno un libro alla Biblioteca. Un Comitato di brave signore riuscì a trovare altre 20 firme nella cerchia delle loro amiche, e moltissime donatrici che diedero qualche cosetta secondo le forze. Nel luglio 1868 la Biblioteca era già a disposizione del pubblico. Era una Bibliotecuccia microscopica accantonata in un angolo d’un gigantesco scaffale, ma quell’embrione era destinato a sviluppare; e le sue proporzioni vanno di giorno in giorno crescendo. Fra gli oblatori più cospicui può noverarsi il ministro Broglio, il Consiglio provinciale maceratese che fino dal 1867 stanziò premii in libri e in denaro per incoraggiare la diffusione delle biblioteche popolari: fra gli acquisti fatti coi denari della istituzione nascente furono provvedute quasi tutte le pubblicazioni del Treves, della Biblioteca Utile; di alcune opere come dello Smiles, del Macé sonovi più d’una copia che circolano assai: i bozzetti militari del De Amicis son reputati un boccone appetitoso e non si fermano un’ora nello scaffale; così molte opere del Tommaseo, e un libro pur giudicato utilissimo e letto con avidità, è il Robinson Svizzero. Il Thouar co’ suoi piacevoli racconti incontra moltissimo, massime presso il sesso gentile, fra il quale va in missione la Paladini co’ suoi squisiti volumi. I lettori appartengono per ora nella massima parte alla classe degli studenti: la media dei volumi in lettura è di 60 per ogni distribuzione.
Il locale è fornito gratuitamente dal comizio agrario. I promotori riuniti alla 1° adunanza generale proclamarono 10 soci onorari nelle persone del Macé, del Tommasèo, dell'Arrivabene, del Luzzati, del ministro Broglio, dei Bruni, del Bonci, del Valerio, del Mariotti deputato: ecco le parole con cui fu fatto appello alla cittadinanza Camerinese:
«Valido mezzo a diffondere l’istruzione nel popolo sono le Biblioteche popolari circolanti che già instituite in molte città italiane fanno ottima prova e danno non vane speranze di più largo frutto nell’avvenire. Può Camerino, ricca di scuole, d’ingegni svegliati e di sinceri amici dell’educazione popolare, rimaner priva di così bella istituzione?... A quanti sono agiati di fortuna o influenti per ufficio o per ingegno, a quanti gustarono le prime gioie dello studio rivolgiamo calda preghiera perchè con danaro, con doni di buoni libri, colla parola, e coll’esempio aiutino la nascente istituzione e chiamino l’onesto popolano a fruire del bene delle utili lettere, bene troppo spesso a lui negato. Agli operai facciamo vivissima esortazione di accorrere frequenti e volonterosi alla Biblioteca per essi istituita dove avranno libri che li ammaestrino e li avvantaggino nelle arti, temprino loro l’animo a retto e robusto sentire e sieno dolce compagnia delle ore di riposo, nell’officina, e presso il focolare domestico. Così la Biblioteca popolare diventerà continuazione e complemento della scuola e cesserà, speriamo, il triste spettacolo di molti che avendo appreso da fanciulli a leggere, dimenticano poi tutto sia per mancanza di mezzi, sia per vergognosa apatia quando son fatti adulti e ripiombano dolorosamente nell’ignoranza. Un appello... anco alle donne che hanno altissima missione educatrice nella famiglia di adoperarsi con ogni studio affinchè pare a Camerino sorga e sparga suoi buoni frutti una Biblioteca popolare.»
Cavour (Torino).
Il maestro Sabbia concepì il pensiero di arricchire le scuole comunali di Cavour d’una piccola Biblioteca a pro degli scolari addetti alla medesima; sono già due anni che si adopera a raccogliere dei buoni libri a questo scopo. Bisognerebbe che il municipio pensasse a stanziare alcune poche lire che basterebbero a fare di questo piccolo nucleo un efficace complemento alle scuole elementari del comune.
Cremona.
La Commissione degli Asili di carità per l’infanzia avendo avuto dal sac. cav. Alessandro Gallina il pregevole dono di 1700 libri specialmente d’educazione e di storia, intese fino dal 28 novembre 1867 ad aprire una Biblioteca popolare circolante nell’Asilo Aporti (contrada Emilia 20), e vi riuscì pei primi del 1868.
Quest’istituzione che è, sott’altra forma, la continuazione del beneficio di quelle letture che propagava a pagamento lo stesso benemerito sacerdote nel 18452, è destinata ad assicurare il pane vitale dell’istruzione tanto ai maestri e maestre, quanto agli alunni della città e provincia, e ad alimentare negli uni e nelle altre (con questi nuovi maestri che sono i libri buoni e di pubblica utilità) il sacro fuoco del progresso morale e civile.
La Commissione sopra ricordata, convinta che dove è più sparso l’amore dei libri e della coltura dominano meno l’ozio e il vizio, sorgente del pauperismo e dei delitti, pel trasformarsi delle plebi analfabete e rozze in popolo sobrio, operoso ed onesto, pubblicò questi suoi propositi con un manifesto a cui faceva seguito il regolamento e il catalogo dei volumi.
Erano i nomi del senatore marchese Araldi Erizzo, doti L. Bonati, dott. Francesco Robolotti, prev. C. Tessaroli, conte Della Scala, G. Gabardini, dott. A. Grasselli che raccomandavano al paese l’opera patriottica, concludendo con queste parole: «La Commissione confida che gli uomini saggi, caritativi e doviziosi della nostra città e provincia favoriranno questa nuova forma d’istruzione popolare e di beneficenza pubblica, sia regalando libri istruttivi, utili e piacevoli, sia associandovisi con azioni numerose, annuali o perpetue. La prima Società di tal genere in Prato fondata nel 1861 con un libro di 60 pagine e 9 amici, ora è assicurata con 200 soci e 2000 volumi. Così quella di Venezia aperta in quest’anno vanta già a soci promotori e donatori le principali famiglie nobili, tra le quali molte signore che soscrissero per 20 e fin 30 lire, ed il municipio dell’eroica città donò mobili e 240 lire. Confida altresì la Commissione che come molti autori e redattori benemeriti di libri e giornali che uniscono l’utilità al diletto, mossi dal santo zelo di propagare l’istruzione popolare, ne regalarono un esemplare a ciascuna di queste Biblioteche circolanti, così non saranno avari di onorare e beneficare anco la nostra nascente.»
Regolamento. Non han diritto alla lettura che gli associati, il cui obbligo è di pagare L. 4 anticipatamente in 2 rate semestrali: le azioni perpetue sono fissate in lire 60 per una sola volta; a. maggiore agevolezza e profitto i maestri e maestre pagheranno lire 2,50 cioè un soldo per settimana; gli operai e le operaie saranno sciolti da ogni pagamento, purché la Presidenza e i Consigli delle due Società s’obblighino di soddisfare il contributo annuo che è limitato, a 3 azioni per la Società degli operai, e di due azioni per quella di operaie, con dichiarare se i lettori o le lettrici sian veramente ascritte al loro albo, se veramente poveri, e se sappian leggere e scrivere, garantendo egualmente la restituzione e conservazione del libro.
I libri non posson esser ritenuti più di 15 giorni, e si distribuiscono il sabato e la domenica.
Gl’introiti provenienti dall’esercizio della Biblioteca, dedotte le spese, passeranno alla cassa di questi Asili a cui beneficio son destinati.
Un’altra piccola Biblioteca pure ha iniziata nel suo seno la Società di mutuo soccorso fra le operaie di Cremona al seguito della splendida deliberazione del Consiglio provinciale che disponeva di lire 2 mila per incoraggiare l’utile fondazione delle biblioteche circolanti.
Catanzaro.
Anco a Catanzaro capoluogo di vasta provincia si pensò da alcuni benemeriti cittadini all’istituzione d’una Biblioteca circolante che per ora è più in potenza, che in atto: si raccolsero circa 300 volumi e lire 200 si ebbero dal Ministero della pubblica istruzione.
Cetona (Siena).
Cetona è un paese di pochi, ma buoni abitanti che furono capaci di dar vita mercè la concorde associazione pel bene la Società di mutuo soccorso, la Cassa di risparmio, il Gabinetto di lettura, le scuole serali, la Società filarmonica.
L’istituzione della Biblioteca circolante pel popolo fu promossa sui primi del 1868, se non andiamo errati, dal Circolo massonico del quale sono anima il signor Francesco Minutelli e il dottor Salvi. Il comune aiutò l’impresa dando locale, mobili, alcuni libri e stanziando annue lire 200: quel piccolo paesetto di 4,000 abitanti in 3 soli mesi ebbe in lettura 400 volumi. La Società promotrice delle Biblioteche senesi l’incoraggiava con un bel dono della collezione pubblicata dall’editore Treves e il Governo concedendo chele si annettesse la libreria d’un soppresso convento.
Cascina (Pisa).
«Calci — Lajatico — Capannoli — Pontedera — Peccioli — Palaia.»
Fa sorte veramente che dalla piccola città di Montalcino venisse in Cascina ai primi del 1864 l’egregio avv. Leopoldo Galassi che datosi a diffondere il principio del mutuo soccorso fra gli operai di vari comunelli limitrofi, riuscì con tutte le forze della sua attività e del suo zelo a costituire una fiorente Società mutua operaia fra i Cascinesi per modo che in breve volger di tempo pei beneficii sensibilmente propagatisi, fecesi numerosissima e tale da mettere in serbo un capitale d’oltre 3 mila lire. Assicurata così l’esistenza di questa Società, parve tempo di pensare, oltreché al corpo, alla mente, e dal mutuo soccorso materiale estendere lo scopo della medesima anco al soccorso intellettuale a norma del 1° articolo dello statuto. Il bravo presidente Galassi rivolse allora le sue cure alla Biblioteca circolante, alle scuole serali, e alle letture popolari nei giorni festivi: ma il modo d’attuare il progetto presentava delle difficoltà non comuni; creare una società di persone paganti piccola quota mensile era forse impossibile in luoghi così poco animati da spirito d’associazione, diffidenti di novità, increduli dei benefizi che derivano dall’istruzione del popolo: distrarre i capitali troppo meschini della Società operaia organizzata con tanti sacrifizi, era parimenti impossibile. Eppure bisognava fare qualche cosa per metter argine al traviamento dell’intelletto di quei campagnuoli e perchè quell’ameno piano della provincia pisana non divenisse una seconda Vandea. L’egregio presidente non ebbe molto a pensare; alle buone idee e per chi fa il bene, per il bene arride sempre fortuna, tanto più quando l’amore di un’opera santa infiamma un petto generoso ed un’anima nobile e intelligente. Il Galassi persuase la Società a farsi iniziatrice dell’istituzione della Biblioteca circolante chiedendo soccorso di libri a quanti sono in Italia amici dell’istruzione del popolo: chiedendo e richiedendo ottenne dai municipio di Cascina una stanza nei bassi fondi del palazzo comunale; la Società operaia provvide agli scaffali e al presidente toccò la spesa della stampa, dei bolli, dei trasporti dei libri e la prima offerta di 60 vol. Il benemerito comizio di Vogherà inviava 80 opere e diverse litografie di uomini e fatti celebri. A questi, altri 60 se ne aggiunsero per commissione del deputato Toscanelli.
Le circolari spedite non si sa perchè, pochissimo o quasi nulla fruttarono, forse perchè non tutti ancora sono convinti che il regalare un libro che tante volte sta ozioso per anni sui tavolini o sugli scaffali è fare un gran bene a buon mercato; e il Toscanelli allora volle essere generoso di 200 lire; atto veramente degno di ogni lode e raro in ispecie fra i patriotti d’oggidì, a molti dei quali la patria sta più sulle labbra che sul cuore; il Toscanelli da quel nobile protettore ch’egli è delle patrie glorie e delle patriottiche imprese, aveva già donato ai comuni di Calci, Lajatico, Capannoli, Palaja, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, 90 vol. per cadauno. In tutto il comune di Cascina che pur conta una popolaz. di 19 mila abit. e molta e ben provvista possidenza, due soli fecero doni considerevoli di libri; la nobil casa Orsini delle Fornacette che diè 100 vol. e 130 Bernardo Conti caffettiere.
Il municipio però avrebbe presa ottima risoluzione se avesse accettato (come doveva) l’offerta, fattagli dal Ministero, della Biblioteca degli ex-padri Cistercensi di Peccioli; avrebbe cosi potuto aiutare meglio l’opera così bene avviata riunendo come in un fascio due elementi, libri vecchi e libri nuovi, che pur potevano star benissimo insieme, facendosi una sezione fissa e una sezione circolante; ma il municipio dovea stanziare in bilancio L. 200 pel mantenimento della Biblioteca! Ecco il perchè gl’istinti della taccagneria si risentirono e prevalsero, sebbene il comune sia ricco e potesse farlo! Anco colle letture pubbliche e colle conferenze la Biblioteca popolare dell’avv. Gelassi si propose la nobile missione di educare i popolani di Cascina; e queste furono tenute sinora dal buon maestro Martini, dal signor Gelassi stesso e dal medico Babatti che ha svolto dei temi di igiene domestica.
Il giorno 6 dell’anno 1869 il paese di Cascina era tutto parato a festa, i portici dell’antico castello dei Pisani erano letteralmente gremiti di una folla esultante: il teatro Socci decorato di bandiere e di fiori era di un effetto incantevole. Alle ore 1 ½ pom. dalle sale della ospitale casa Socci-Galassi mossero ad incontrare le Società operaie di Cascina e di Cucigliana (che s’eran avviate l’una incontro dell’altra) il conte comm. Lanza prefetto, il cav. Del Nelle rappresentante il ministro Broglio, il Sanminiatelli deputato, l’ispettore Masi, il sindaco di Cascina, ed altri distinti personaggi e deputazioni; il deputato Toscanelli e l’avv. Bruni avevano trasmesse le loro scuse pel non intervento. Fu aperta radunanza con parole inaugurali dell’avv. Tribolati, e del cav. Pelosini: parlarono poscia l’avvocato Lanza, l’avv. Galassi in mezzo a fragorosi e ripetuti applausi. Sciolta la seduta, le due Società operaie cogli invitati e alla testa la banda musicale si recarono a visitare la sala della Biblioteca circolante elegantemente addobbata e fornita di buoni libri; il prefetto Lanza fece allora una elargizione di L. 50; poi si recarono al palazzo comunale ove era imbandito lauto rinfresco: è qui fatti vari brindisi dai presidenti delle diverse Società il Sanminiatelli prese la parola per tutti svolgerlo il tema la scienza e il popolo che fu applauditissimo e così si chiuse, in un modo brillante quella solenne inaugurazione.
Caserta.
Caserta, residenza di prefetto, capoluogo di provincia, con un ginnasio-convitto, una scuola normale e un istituto tecnico, non ha un’ombra di Biblioteca pubblica, nè un gabinetto di lettura!
A sopperire a questo difetto l’egregio Salvatore Arena presidente della Società operaia rivolse le proprie cure istituendo una incipiente Biblioteca all’uso dei soci, destinata poi ad aprirsi a beneficio del pubblico quando potrà essere fornita di una conveniente suppellettile letteraria.
Catania.
Anco a Catania il R. provveditore cav. Gambino si è proposto di diffondere le Biblioteche popolari e di aprirne una in ogni comune.
Già l’istituzione ha preso vita nel capoluogo; presso le carceri sono stati messi a disposizione 260 volumi e un’altra si va formando fra gl’insegnanti.
Chieti.
Un comitato di volonterosi e benemeriti cittadini fra’ quali specialmente il medico Viaggi e i maestri Zulli e Fanti ha assunto il compito di fondare una Biblioteca circolante sul sistema tenuto da quella di Prato: si sono raccolte molte coscrizioni sicché l’istituzione fu inaugurata colla prima seduta generale dei soci il 4 aprile 1869.
Como.
La Biblioteca popolare pel circondario di Como fa fondata nel 1868 dal Comitato per l’istruzione del popolo di campagna nel locale della scuola graziosamente concesso dal municipio, e attualmente possiede 735 volumi in parte donati, in parte acquistati colle lire 200 del sussidio ministeriale; 200 di questi libri furono generosamente offerti dal benemerito signor Felice Ostinelli. Essa ebbe 159 lettori, per lo più scolari e maestri; i quali ultimi anche si scambiarono per turno l’ufficio di distributori.
Un’altra Biblioteca pure è istituita a favore dei soci della Società di mutuo soccorso, d'istruzione e cooperativa fra gli operai di Como.
Altre Biblioteche popolari furono iniziate in Comabbio (Como), in Chiusi (Siena), in Chiaravalle (Marche) dalla Società degli insegnanti, in Codogno, Casalpusterlengo e Cassano d’Adda (Milano), in Colle di Nievole per opera del delegato scolastico sig. Pierucci, in Castelnuovo di Garfagnana dalla signora Rabotti Campovecchi, in Cesena dal signor prof. Mori, in Castelfiorentino (Firenze) dai signori avv. Del Pela sindaco e dott. G. Fabbrini, in Castelnovo-Magra dalla Società operaia.
Fermo (Ascoli).
L’illustre cav. avv. Giuseppe Valli, che già tanto movimento di bene avea impresso colla diffusione delle Biblioteche comunali Principi Oddone fatta per mezzo del Comizio agrario vogherese, essendo stato traslocato verso la metà del 1867 nel circondario di Fermo, portò anco qui quell’opera affettuosa e quello zelo efficace che fu il programma non mai smentito nei suoi 27 anni di pubblici servizi politico-amministrativi. L’istituzione delle Biblioteche circolanti, affatto nuova per la provincia di Ascoli, fa subito per opera sua diffusa in tre comuni del circondario, e primo suo pensiero fu di dotarne (6 agosto 1867) la Società operaia di Fermo nella quale trovò pronti a secondare la nobile idea il presidente F. Vittoroni e il signor E. Del Bigio degni d’ogni encomio.
Ai 90 volumi del Comizio vogherese si aggiunsero altri doni di privati cittadini, e l’istituzione si apriva con 179 volumi, nel locale concesso dal municipio, alla Società del mutuo soccorso nell’antico ospedale civico.
Del resto il buon seme è gettato, il desiderio di leggere e il bisogno non manca; lo provano ad evidenza le continue ed esuberanti richieste dei lettori che si presentano alla Società per aver libri dei quali è troppo esiguo il numero.
Manca invece che ogn’ordine di cittadini si levi su in amichevole consorzio a dare una mano, un aiuto, fosse anco d’un sol libro, all’impresa; che la provincia e il Consiglio scolastico si muovano come già fecero ben 12 Consigli provinciali d’Italia; che l’autorità prefettizia non si tenga inerte o indifferente nel promuovere o confortare anco i più piccoli germogli del bene, ma imiti il nobile esempio del comm. Carlo Mayr, prefetto di Genova, che inaugurando la nuova sessione del Consiglio provinciale vi prese esso stesso coraggiosamente la bella iniziativa, proponendo premi e sussidi3.Falerone (Ascoli).
Falerone è una piccola terra del circondario di Fermo sorta sulle ruine dell’antica Faleria o Falera; anco qui trovò eco la voce del sottoprefetto Valli: l’accolsero con animo benevolo prima l’on. signor Raffaele Vermigli e quindi il signor P. Paolo De Minicis succedutogli nell’ufficio di sindaco, che gareggiarono in operosità impareggiabile a tradurre in atto il divisamento di diffondere le letture nel popolo.
L’egregio sottoprefetto rimetteva al sindaco una cassetta contenente i primi 90 volumi della Biblioteca comunale Principe Oddone fatti venire da Voghera, e questi aumentati di altri 40 (dono) servirono ad inaugurarla il 2 febbraio 1868, nel locale stesso della Società operaia sotto la vigile tutela di zelanti cittadini, fra i quali è da citarsi a causa di lode il notaio De Minicis e il maestro bibliotecario Cesare Zara.
Le domande per la lettura a domicilio sono continue: e in questo giro d’un anno furono registrate oltre 150 richieste: ma un maggior numero di libri si richiederebbero per soddisfare il desiderio manifestatosi nei più di questa letture: in breve saranno nello stesso locale della Biblioteca inaugurate anco le Conferenze diurne e serali.
Forlì.
Ferrara.
Ai primi del 1868 una Società si costituirà in Ferrara per la diffusione dell’istruzione intellettuale e morale, e questa intitolarsi Società Savonarola; erano dei più caldi promotori l’egregio dott. Giovanni Gattelli, l’avv. E. Galavotti, il deputato Mazzocchi, il cav. Cittadella: il 15 marzo del 1868 le basi dello statuto trovavansi sancite nella prima adunanza dei soci: una Biblioteca popolare circolante doveva essere subito impiantata, non si trattava di chiedere ai soci più che 50 centesimi al mese e una tassa d’ammissione d’una lira: i contribuenti, se non in gran numero, pure in sufficiente per assicurare l’impresa, concorsero; ed ai primi del febbraio 1869 l’istituzione contava 207 membri effettivi e un buon nucleo di 768 volumi tutti donati, di cui 299 regalati dalla provincia e dalla Biblioteca delle scuole magistrali. La Biblioteca s’aprì quotidianamente ai lettori fino dal 1° d’ottobre 1868; e nell’ultimo bimestre furono 211 i volumi asportati dai soci a domicilio: la sola Biblioteca Utile del Treves e i fascicoli della Scienza del popolo s’erano acquistati coi fondi sociali.
A rendere più florido lo stato di questa ancora nascente istituzione concorsero ultimamente varie offerte in danaro per L. 367, delle quali 300 stanziate dal Consiglio provinciale di Ferrara e le altre generose elargizioni dei deputati Mazzocchi, Seismit-Doda, marchese Strozzi e Lodi. L’assemblea generale ha finora proclamato sei soci onorari: Luigi Cibrario, Giuseppe Garibaldi, Niccolò Tommasèo, Cesare Cantù, F. D. Guerrazzi, Antonio Bruni. La Società Savonarola nell’intendimento di rendersi proficua specialmente alle classi popolari, si fece anco iniziatrice di letture pubbliche popolari, le quali furon date da vari professori della libera Università ferrarese il 14, 21, 28 giugno; 5,12,19 luglio; 2 e 9 agosto 1868, ed ora verranno riprese col nuovo anno essendosi all’uopo nominato un Comitato direttivo.
Foligno (Perugia).
Questa Biblioteca circolante sorge da poco per l’iniziativa dell’operosissimo marchese F.M. degli Azzi Vitelleschi e fu onorata d’un sussidio di L. 100 dal Consiglio provinciale dell’Umbria.
Firenze.
A Firenze esiste per cura d’una società privata una Biblioteca circolante intitolata al nome di Michelangelo Buonarroti annessa alla scuola maschile comunale di borgo S. Salvi in via Frusa, fino dall’estate del 1868: ai promotori Narciso Giachetti, D. Baldi successero nel Consiglio di direzione definitivo il presidente avvocato Zucconi, il segretario Ruggini. Dal resoconto pubblicato il 13 dicembre 1868 dal cassiere Serani resulta che la Società nacque creandosi un debito, emettendo cioè n° 11 titoli di prestito di L. 5 l’uno; 500 circolari mandate attorno per aver soci fruttarono L. 172,50, a cui s’aggiunse un sussidio municipale di L. 150.
Un’altra Società per la lettura popolare è pure iniziata fin dal febbraio 1869, che si propone di istituire una biblioteca circolante con una sezione esclusivamente femminile. E una Biblioteca circolante scolastica si è formata, col concorso di parecchi azionisti paganti tenue quota, a pro delli alunni delle scuole gratuite serali e domenicali che sorsero per Opera specialmente dei signori prof. Danzi, avv. Franchetti, avv. Del Greco. (Vedi a note).
Genova.
La Biblioteca popolare di Genova vanta la priorità sopra molte altre che in questi ultimi anni vennero fondate in Italia. Istituita4 dalla civica amministrazione ad esclusivo benefizio delle scuole serali e non con sistema di lettura circolante, ma fissa, fu aperta nei primi giorni di novembre del 1861 in una delle sale della Scuola tecnica orientale (palazzo Doria ora Danovaro) e di là traslocata il 27 settembre 1865 nell’ex-monastero di San Silvestro. Nelle sale Scuola tecnica occidentale cominciò a dar qualche frutto solo negli anni 1867 e 1868. Vi si leggeva tutti i giorni di scuola dalle ore 5 pom. alle 10 di sera, dal principio sino al fine delle lezioni serali (che durano sei mesi dell’anno), ed era custodita dal direttore della Scuola tecnica serale suddetta col titolo di bibliotecario responsabile cui si dava l’annua gratificazione di lire 150, e per aiuto un distributore retribuito con lire 100 annue.
Possiede attualmente 362 volumi provvisti dal municipio, legati in pergamena colorata ad eccezione di 35 volumi della Storia Universale di Cesare Cantù in mezza legatura. Sono compresi in essi 5 atlanti. Questi volumi sono ripartiti in categorie per materie come segue:
Matematica e computisteria | N° | 19 |
Fisica e storia naturale | » | 40 |
Geografia | » | 24 |
Religione-morale-pedagogia | » | 28 |
Storia | » | 120 |
Economia politica-indust.-commerc. | » | 18 |
Lingue e letteratura | » | 79 |
Varietà ed amena letteratura | » | 24 |
Belle arti | » | 10 |
Vi sono due copie del Giornale delle Biblioteche di Eugenio Bianchi, e del periodico La Salute diretto dal dottor Du Jardin; del quale periodico il Municipio dispensa gratuitamente 40 abbuonamenti ai migliori alunni delle scuole serali.
Possiede pure due piccoli globi terrestri ed uno celeste, una macchina geociclica ed una glande sfera armillare di bronzo. La sala offre comodità a 40 lettori. Nei primi quattro mesi (da novembre a marzo) del passato anno ebbe una media di 20 lettori al giorno i quali, allo accorciarsi delle serate, diminuirono in modo che la media assoluta computata sopra i sei mesi è di 15 lettori giornalmente. Di fatto, dal registro-giornale dell’anno 1868 (nei precedenti di poco minore) si hanno 2165 iscrizioni per la lettura che divise per 144 giorni di scuola (25 per mese dedottene le feste e le ferie portate dal regolamento 1860) danno 15.
Dai medesimi registri si ricava che i lettori diedero sempre la preferenza ai libri di amena letteratura. Per libri di altre materie, poche richieste. Questa preferenza data alle opere di amena letteratura è affatto naturale considerando l’età e la professione dei lettori. Quasi tutti son giovani dai 15 ai 20 anni, commessi, artisti, bottegai, meccanici novizi, impiegati di terza classe di assai mediocre coltura, poca o nessuna scienza i quali escono stanchi dalle giornaliere loro occupazioni (ed ecco qui una riprova della poco utilità ed opportunità della lettura fissa anziché circolante); e perciò si appigliano ad un libro che valga piuttosto ad esilararli e produrre diletto anziché ad istruirli utilmente. È certo non pertanto che il profitto scientifico ed eruditivo si riduce a poco; ma d’altra parte é pure desiderabile che questa età così vivace e pronta, insofferente della immobilità e dell’applicazione mentale, trovi un pascolo onesto all’intelletto ed al cuore e si allontani così dai luoghi di dissipazione e di scialacquo del poco peculio guadagnato pigliando invece amore alla lettura che da gaia e piacevole in principio farà passaggio alla seria e di pratica utilità.
La Biblioteca è povera ancora e specialmente di quelle operette che possono dare vantaggio alle arti meccaniche, alle arti belle, all’industria, all’igiene, all’agricoltura, alla marineria, alle manifatture, alla erudizione intorno agli usi ed ai costumi delle diverse nazioni: ed era perciò necessario ampliarla convenientemente, cioè in modo tale che si distingua dalle altre biblioteche, per opere che siano di pratica utilità popolare.
Si dee pure aver presente che la città di Genova per la sua topografia rende incomodo a molti il recarsi ad ore e giorni determinati nel locale della biblioteca. Che i più non possono dedicare alla lettura di buoni libri se non qualche ora o mezz’ora ad intervalli fra le loro occupazioni giornali; che troppi ancora, per le loro condizioni domestiche non possono assentarsi se non raramente dalle loro case, botteghe ed officine e non hanno mezzi di procacciarsi buoni libri, e molti non saprebbero quali.
Per queste considerazioni conveniva dare alla filantropica istituzione un indirizzo e uno sviluppo più ampio accordando fra loro armonicamente la Biblioteca stabile e la Biblioteca circolante. Ciò fu fatto nell’autunno del 1868: la biblioteca trasportavasi nella scuola tecnica orientale in S.M. dei Servi e la sera del 20 dicembre 1868 per cura del Comitato ligure dell'associazione italiana per l’educazione del popolo, presieduto dall’illustre cav. Emanuele Celesia, inauguravasi con sistema circolante e a benefizio non solo delli addetti alla scuola, ma a benefizio generale del popolo. Soli 12 centesimi al mese si richiedono per essere ammessi ed ottenere la carta di lettore che dà diritto ai libri a domicilio. L’egregio sindaco barone Podestà, il cui nome trovasi sempre associato a tutte le nobili e filantropiche imprese, provveduta così la Biblioteca di conveniente locale, fece dal municipio stanziare le opportune spese per rimpianto e per la gratuita illuminazione a gas. Cospicui doni di libri furon pur fatti da molti cittadini.
Ecco la circolare con cui la Commissione invitava i cittadini alla festa del 21 marzo 1869:
«L’apertura d’una Biblioteca circolante è un fatto così avventuroso e sì degno d’essere lietamente segnato nella vita d’un popolo che la Commissione sottoscritta ha creduto opportuno di inaugurare solennemente quella di cui poco anzi adornavasi la nostra città e che già comincia a provocare nobilissimi esempi di filantropia e a recare abbondevoli frutti di popolare istruzione. — Noi v’invitiamo pertanto ad intervenire alla solenne inaugurazione della prima Biblioteca popolare circolante di Genova» che avrà luogo nel teatro Andrea Doria, ecc.
Le Biblioteche circolanti sono uno dei più gloriosi portati della civiltà moderna, sono i più potenti fattori dell’educazione del popolo, sono la prova più splendida dei prodigi innumerevoli che sanno compiere nella società lo spirito di filantropia e lo spirito di associazione.
Le Biblioteche circolanti sono grandemente utili a tutte le classi sociali, ma lo sono specialmente a quelle meno agiate ed operaie perchè quel che importa, è che appreso a leggere, il popolo abbia libri degni da leggere.
La festa d’inaugurazione a cui v’invitiamo ben può dirsi la festa della libertà del pensiero umano espresso nei libri utili, la festa della riabilitazione e dell’uguaglianza di tutte le classi sociali, e voi accorrerete volontieri senza fallo a rendere omaggio a quei grandi principii di libertà, di progresso, di eguaglianza che in tutti i paesi del mondo incivilito producono e mantengono prospere le Biblioteche popolari circolanti.
E. Celesia Presid. — Dott. Du Jardin. — Avvocato Pertica. — Prof. Teppati. Professore Bianchi. |
Govone.
Il benemerito teol. G. Dalmasso dopo un apostolato di 5 lustri continuamente impiegati nell’amministrazione e nella ispezione della popolare istruzione del Regno (e n’ebbe la parte più infelice che è quella delle isole e la Sardegna in ispecie) collocatola riposo nel 1864 si diè a preparare scuole e dirozzare analfabeti che eran parecchi nel suo mandamento govonese; prima ebbe in sussidio l’appoggio del comune, poscia dovè sopperire del proprio per non vedere morte pria di nascere le bene avviate scuole serali e festive: fatto così un buon contingente di lettori, diè mano sul principiare del 1868 a far circolare delle buone letture, facendo sorgere l’appetito dei libri in quei buoni popolani e ad ammannire un po’ di biblioteca per essi. Eccone brevi cenni sul suo ordinamento: La Biblioteca di Govone del teol. Dalmasso è in parte stabile e in parte circolante. Appartengono alla prima i libri all’intelligenza dei quali non basta il solo corredo delle cognizioni acquistate nelle scuole popolari, ma è necessaria ancora l’orale spiegazione del maestro: fan parte della seconda i libri veramente popolari e di più facile intelligenza: vi sono pertanto due specie di lettori, gli uni convengono nella sala in ore determinate secondo la stagione a leggere i libri e quivi trovano sempre un aiuto a capirli, gli altri li portano a domicilio per leggerli. D’ambe le classi dei lettori si tengono gli opportuni registri, come anco del movimento dei libri. Si è voluto poi, che mentre i lettori dai libri imparano salutari cognizioni, dagli arredi, dall’ordine e dalle cose esterne che attorniano la Biblioteca imparassero eziandio la decenza, l’ordine, e quell’esterna pulizia desiderabile nell’operaio, e si è visto che questa tacita lezione di decenza porta i suoi frutti. È pur da notarsi che a fine di promuovere ed eccitare nell'animo dei suoi conterrazzani la venerazione e l’amore verso i più illustri scrittori e sommi uomini d’Italia, ha il signor Dalmasso fatta collezione (che tiene gelosamente custodita in apposita scansia) di preziosi manoscritti e autografi dei più illustri cittadini d’Italia, e così del Gioberti, del Balbo, Vernazza, D’Azeglio, Manno, Cavour, ecc. ecc.
Al locale, manutenzione, alla distribuzione e legatura dei libri, illuminazione, ecc. provvede l’egregio fondatore del proprio e più impiega un cento di lire all’anno per provvista di nuovi libri. Il municipio non contribuì mai in alcun modo all’opera benefica; solo il Ministero di pubblica istruzione diè nel 1867 il cospicuo sussidio di lire 150.
Molti dei più illustri cittadini furono bensì generosi in doni di libri: a pegno di riconoscenza è da ricordarsi S.M. il Re, l’augusto principe Tommaso di Savoia, il march. Cesare Alfieri, il senatore Matteucci, il cav. prof. G. Morelli, il tipografo Franco, Marietti, Paravia, Pons, la marchesa Ricci d’Azeglio, l’Associazione italiana per l’educazione del popolo, i senatori Cibrario, Sismonda, Ricotti, il sottoprefetto Ponsiglione, conte Malabayla, ecc.
I volumi ascendono a 2 mila, in gran parte popolari; e dei più utili ed acconci alla lettura hannosi varie copie. La lettura è affatto gratuita e non si richiede deposito alcuno per i lettori della Biblioteca circolante: il termine utile della restituzione, è un mese. Tutti i libri, oltre l’annotazione se siano comprati, o donati e da chi, vanno muniti d’un bollo avente nel campo un sole che irraggia e nell’esergo le parole Biblioteca Popolare di Govone.
Govone (Cuneo).
«Canale, Carrù, Demonte, Racconigi, Savigliano, Murello.»
Prima dell’autunno 1867 non esisteva nella provincia di Cuneo alcuna istituzione che diffondesse libri e letture nel popolo. Fu il ch. teologo C. Dalmasso che nel Consiglio provinciale fece sentire la sua voce sempre coraggiosa e non meno autorevole quando si tratta di diffondere asili, scuole, mutuo soccorso, insomma ogni sorta di associazioni per la beneficenza economico-educativa dell’operaio. Il Consiglio provinciale rispose con una nobile deliberazione, che determinava l’allogamento nel bilancio 1868, di 4 premi, di 300 lire ciascuno ai 4 comuni o corpi morali che primi nella provincia avessero aperto Biblioteche popolari.
Questa bella provvidenza fu una scintilla che suscitò viva fiamma nel cuore di quelli alpigiani. Il sac. Dalmasso aveva già (dichiarandola esclusa dal concorso) promossa ed aperta colle forze economiche della Società operaia, la prima Biblioteca circolante in Govone: seguiva l’esempio, Racconigi (con 1800 volumi) caldeggiandone l’apertura fra gli altri cittadini il giovine professore Ferrero-Gola, poscia la città di Canale (con volumi 1600) e quindi Carrù e Savigliano (con 1400 volumi ciascuna). A queste 4 Biblioteche popolari fu concesso il premio provinciale, e il proponente Dalmasso offriva del proprio a ciascuna una collezione di venti opere popolari.
Egli anzi animato da sì prospero successo, nella successiva sessione del Consiglio tornò a rinnovare la proposta e sebbene combattuta dalla Deputazione provinciale e dalla Commissione del bilancio, questa sortì dopo viva discussione esito favorevole, sicché furono nuovamente allogate nel bilancio 1869 le lire 1200 per altri 4 premi i quali troveranno senza dubbio sollecito collocamento, essendosi già in varii altri comuni iniziata la benefica istituzione e a Demonte in specie non solo iniziata, ma eziandio aperta e ricca di 750 volumi, frequentata da parecchi lettori, e del pari a Murello ove in poche settimane si raccolsero ben 800 volumi.
Così la provincia di Cuneo che al finire del 1867 in fatto di questi popolari istituti era delle ultime del regno, nel 1869 sarà una delle più ricche e delle meglio provvedute.
Grosseto.
Il sac. Federigo Riccioli ha gettato il primo seme di una Biblioteca popolare circolante donando a tal uopo i primi 100 volumi e dando così il primo buon esempio non solo per questa città, ma eziandio per la provincia.
Groppello (Pavia).
Per le persone che han cuore e buona volontà, il bene è facile cosa. In Groppello sul finire dell’inverno 1866, al maestro comunale Luigi Poggio venne in mente d’aprire una scuola serale sperimentando il metodo Garelli che parve più conveniente agli adulti. Furono 200 gli alunni che al disopra dei 15 anni si presentarono per essere ammaestrati. Il comune pose a disposizione di quel bravo e generoso maestro tutto il materiale scolastico, ed anco gli altri maestri del luogo s’associarono all’iniziatore della scuola.
Ma la scuola serale quando sia bene stabilita, non è che il primo anello, infatti l’istruzione che la scuola può dare è più di mezzo che di fine. E però eccellentemente si provvide da quei zelanti promotori ponendo le prime basi d’una Biblioteca circolante popolare alla quale il comizio agrario di Voghera inviava subito 100 volumi. Che l’esempio di Groppello possa essere imitato da molti comuni!
Greve (Firenze).
Sappiamo che a Panzano di Greve il signor A. De Lacchi si è fatto promotore d’una Biblioteca circolante pel popolo e che il municipio di Greve ha stanziato per questo stesso scopo un sussidio in danaro.
Impruneta (Firenze).
Un appello a quanti amano di cuore le patrie istituzioni e il progresso intellettuale delle plebi fu messo in giro dai signori Antonio Zaccaria, dottor Francesco Fusi, dottor G. Mari, Ant. Fr. Parenti nel marzo 1869, volendo fondare all’Impruneta una Biblioteca circolante popolare e per quanto sembra il municipio è già bene disposto ad appoggiare il nobile proposito degli iniziatori.
Livorno.
Una società avente lo scopo di aprire Biblioteche popolari in Livorno, si formò il 28 aprile 1868 per iniziativa del maestro Narciso Giachetti coadiuvato da un Comitato promotore di cui erano anima principalmente il cav. sindaco Sansoni, il cav. Palli, cav. Orosi, avv. Malenchini, prof. Targioni, avv. Toci, Capati, cav. Cagnacci, conte Falconi e Ar. Provenzal, ecc.: la società si mise sotto il patronato del Principe Umberto, distinse i suoi membri in soci ordinarii paganti soli 30 centesimi al mese e in fondatori paganti L. 5 d’entratura e cent. 60 mensili.
La società però non ha fatto molti passi e tuttavia trovasi nel periodo di formazione: essa conta un buon numero di donatori, ha avuto l’uso gratuito d’un locale dal municipio e un sussidio in danaro; si ha fiducia che fra non molto le soscrizioni raccolte in paese possano dare le lire 1200 annue necessarie alla sua costituzione definitiva e che una Biblioteca possa aprirsi in città come l’altra sarà presto inaugurata all’Ardenza.
Lucca.
L’avv. Odoardo Gialli, giudice conciliatore di Lucca (quegli che sotto il piccolo ducato fondò una scuola di mutuo insegnamento, e trapiantò fuori le mura della città la cassa di risparmio) il 26 marzo 1868 dettava un programma per la fondazione in quella città di una Biblioteca circolante. Il tenore del programma era questo: costituzione di una Società per la lettura popolare sulle basi di quella fondata in Prato. Leggi fondamentali di essa, la proprietà della Biblioteca a comune tra i soci, una tassa mensile di cent. 40, ed esclusi i libri offendenti i dogmi della religione, le leggi dello Stato ed i buoni costumi; convocazione dei soscrittori al programma appena il loro numero fosse pervenuto a 50; presidenza provvisoria al maggiore di età, e funzioni di segretario al più giovane dei convocati, ed immediata discussione dello statuto e del regolamento per la Biblioteca, prendendo per norma quello di Prato che fece buona prova.
Intanto il Galli si portava di luogo in luogo col suo scritto, raccomandando la nuova istituzione, e mostrandone la necessità e l’utilità che ne sarebbe venuta al paese, e trovava così buon riscontro negli animi che in breve tempo potò raggiungere il numero divisato.
Il 2 luglio coi primi 59 formato il seggio; venne intrapresa la discussione dello statuto e del regolamento in conformità del programma, e dopo alcune successive adunanze fu portato a fine questo lavoro, sicché nella tornata del 23 luglio poterono eleggersi gli ufficiali della Società. Correndo l’anno sociale dal 1° agosto fu intrapresa la riscossione delle tasse mensili, e di queste chi amò corrisponderle mensilmente, chi anticipare più mesi, a seconda delle varie condizioni economiche dei soscrittori che il promotore si studiò di raccogliere tali da rappresentare possibilmente tutte le classi, ravvisando ben giusto che quando s’inizia un’opera amorevole di beneficenza educativa, tutte le forze d'ogni ordine siano chiamate a raccolta, poiché nel fare un bene effettivo e generale che non s’informa a determinate opinioni, non vi è, né vi può o deve essere quello spirito partigiano che divide e sconforta.
Raccolti così i primi mezzi onde acquistar libri alla Società, il Consiglio dirigente diè opera a nominare sei collettori per aumentare il numero dei soci, per trovare doni alla Società, ed acquistare alcune opere popolari istruttive e dilettevoli e domandare al municipio un locale per la Biblioteca non che un sussidio. In breve i soci ascesero ad 80, ed oggi sono 107.
Le classi cui appartengono sono: professionati, 21; pubblici impiegati, 12; autorità primarie, 9; militari, 7; possidenti terrieri, 7; studenti, 6; manifattori, 3; bottegai, 3; artisti, 2; donne, 10.
Anco i doni di libri vennero in assai numero: la Biblioteca al suo aprirsi ne contava più di 400 e si contavano fra gli offerenti i signori Avv. O. Galli; avv. E. Giorgi; not. G. B. Bevilacqua; prof. Augusto Bandettini; dott. Giocondiano Giusfredi; cav. Felice Francesconi; avvocato Aurelio Malfatti; nob. Gio. Batt. Burlamacchi; segretario Vincenzo de’ Nobili; tipografo Carlo Ghiselli; segretario Giuseppe Soma; Angelo Buonfigli; foriere GiuseppeBiCoi; notaro Bartolomeo Marcheschi; dott. Carlo Puccinelli; tipografo Luigi Guidotti; scultore Carlo Cianetti; pittore Michele Marcucci.
Fecero doni in oggetti utili Alla Società: il prefetto comm. Bruni, il B. provveditore C. Cavara, l’avv. O. Galli, il tipografo B. Canovetti, il notaro G. B. Bevilacqua, l’avv. E. Giorgi, e il direttore del periodico lucchese il Moccolino.
Il locale poi per la Biblioteca fu conceduto dal municipio nello stesso palazzo comunale, ed un sussidio di L. 200 venne accordato con deliberazione unanime del Consiglio.
Con tutti questi mezzi il 31 gennaio 1869 veniva inaugurata la novella istituzione, che sulla proposta del promotore presidente, ebbe il nome di Biblioteca Lazzaro Papi, ed aperta in tre giorni d’ogni settimana alla richiesta dei lettori.
Si ha ragione di credere che questo bell’esempio sarà fra breve imitato pure a Borgo a Molisano e a Viareggio ove l’avv. Galli si è già messo all’opera per trovare chi vi si faccia caldeggiatore della nobile impresa.
Loano (Genova).
In questo grazioso paesetto così bene provveduto di scuole e dove la popolazione è animata per spirito d’associazione e per ogni opera di miglioramento civile, una Biblioteca circolante è pure in formazione: l’egregio avvocato Alessandro Mazza avrebbe ideato il progetto di una istituzione che oltre a giovare ai popolani che dimorano continuamente nel paese, potesse offrire eguale benefizio per quei più che mille marinari ai quali bisognerebbe pur potere affidare non uno, ma dozzine di libri da servire per tutta la durata dei loro lunghi viaggi.
Il concetto di questa propaganda educativa fra la gente di mare presenta, oltre la sua novità, tale utilità pratica, che non si poteva a meno di ricordare questa nobile iniziativa, la quale auguriamo coronata da felice esito al benemerito Mazza.
Laveno (Como).
La Biblioteca popolare di Laveno ripete la sua prima vita dalla generosa e provvida amministrazione del conte sindaco Tinelli e dall’operosità del maestro comunale Gerolamo Bassani, il quale molto contribuì ad accrescere le scuole e mantenerle in fiore dopo sgombrata dallo straniero la provincia di Como: ad esso infatti si deve soprattutto l’istituzione d’una scuola per le arti di disegno ed ornato, e la fondazione delle scuole serali in un col valente ispettore parroco G. Bazzi: per questi meriti, che dal Ministero si riconobbero nel maestro Bassani e nella solerte amministrazione del comune, vennero, nel 1866, ad entrambi, due sussidii, per proposta dell’egregio provveditore cav. Rho che aveva visitato le scuole di Laveno. Il Bassani ebbe la felice idea di proporre al nob. Tinelli che il sussidio del comune fosse destinato all'acquisto d’uno scaffale, e così fu fatto; il sindaco di gran cuore aderiva, e raccolti alcuni pochi libri s’apriva la Biblioteca popolare il 1° gennaio 1867 la quale in breve si faceva ricca di 227 vol., 220 fascicoli e d’alcuni giornali pedagogici. Il Consiglio comunale nella sessione primaverile stanziava un sussidio di lire 15 e altre 200 il Ministero di pubblica istruzione.
Questi danari fecero poca fortuna e, bisogna pur dire, furono spesi un po’ male; si ordinarono due scaffali inutili invece di buoni libri, si radunò dei libri scompleti e ben poco adatti alla Biblioteca; a compimento poi di questa mala fortuna, venne l’inondazione dell’ottobre 1868 che avendo allagato la sala della Biblioteca e quella del municipio danneggiò moltissimo quella collezione di opere radunata con spesa e con tanta fatica!
Lecco (Como).
Per iniziativa del presidente signor L. Balicco, l’Associazione di mutuo soccorso operaia del mandamento di Lecco avea deliberato, sul finire del 1865, di creare una Biblioteca popolare per uso dei suoi membri, e a tal uopo furono diramate delle circolari per la raccolta di libri: le offerte non mancarono, e più di 400 vol. (dei quali molti sono generoso invio dell’editore cav. Pagnoni) trovansi presso l’ufficio sociale in aspettativa d’un regolamento che stabilisca le norme della distribuzione.
Se non ebbe sin qui effetto il desiderio degli iniziatori, lo si deve alla partenza del signor segretario Bonazzola per l’America e perché nel 1866 non risultò rieletto all’ufficio il già presidente signor Balicco. Nonostante sarebbe a desiderarsi che il successore signor cav. Gius. Badoni avesse date le disposizioni opportune a continuare la lodevole impresa, essendo già trascorso un biennio.Lodi (Cremona).
L’egregio avv. Tiziano Zalli, benemerito promotore della Società di mutuo soccorso fra gli operai, della Banca e di molte altre istituzioni lodigiane, iniziò pure la Biblioteca circolante nel 1866; essa possiede 1000 volumi opportunamente scelti e che sono in continua circolazione. Non possiamo dirne di più, non essendo state mai onorate di risposta le nostre richieste di dati statistici.
Altre Biblioteche furono pure iniziate, a Legnago (Veneto) dal prof. C. Tegon, e a Lugo (Vicenza).
Messina.
Ritiratosi il professore L. Lizio Bruno dopo 6 anni di provvide cure dall’ufficio di segretario degli asili infantili di Messina (istituzione nuova per quella città), pensò di rendersi per altre guise utile al popolo.
Erasi dal prof. G. Buonfiglio rettore della chiesa di Santa Maria di Gesù aperta una scuola serale gratuita pegli adulti: e ad essa il professore Lizio volle prestare la sua assistenza insieme ad alcuni suoi alunni del R. Liceo. Poscia venuta meno quella scuola pell’invasione del cholera del 1867 e vagheggiando l’istituzione d’una Biblioteca circolante, tolse dalla sua libreria un numero di buoni libri e li mise come prima pietra d’un’istituzione da servire a pubblica utilità.
Il 28 gennaio 1868 con circolare a stampa fece appello ai suoi amici di Messina, perchè volessero regalare uno o più libri per questo santo scopo e in pari tempo non tralasciò di mandarne copia ad altri benevoli della popolare istituzione nell’isola e nel continente. I giornali del paese annunziarono con soddisfazione l’idea del promotore, idea degna dei tempi, e le offerte non tardarono. La prima opera che venne donata fu la Storia della libertà in Italia del Sismondi, regalo d’un ex-Cassinese: il Tommasèo mandava il suo libro Esempj di generosità, il Ricciardi 4 volumi delle sue opere, il Vannucci la sua Storia d’Italia, il ministro dell’istruzione pubblica, nel rallegrarsi per lettera al R. provveditore degli studii, donava alcune nuove e importanti pubblicazioni, il Gazzino da Genova molti dei suoi bei lavori, la celebre Dora d’Istria, l’Angeloni Barbiani, la Codemo Gerstenbrandt mandarono pure da Venezia pregevoli offerte di libri.
Per dare però solennità maggiore ed autorità morale alla cosa, il promotore istituiva un Comitato per l’incremento della Biblioteca, composto di 7 membri, dei quali presidente il marchese De Gregorio Alliata senatore del Regno che indirizzavasi ai Messinesi in data 27 marzo con queste parole:
«Allorché una mano di ferro riponendo sua sicurezza nelle tenebre dell’ignoranza, dispettava ogni lume di progresso civile, la istituzione d’una Biblioteca per il misero popolo sarebbe stata impossibile. Ma oggi che la libertà spande per tutto i suoi benefici influssi, ella è non solo possibile, ma necessaria e indispensabile tanto che il non essersi per ancora attuata è grave offesa alla civiltà, la quale nulla può aver di più sacro che l’adoprarsi con ogni fatta di mezzi a riscattare il popolo dalla barbarie dell’ignoranza; il popolo sì turpemente abbrutito da secolare serraggio e da cieca superstizione, il popolo che ha una mente ancor esso ed un onore capace di grandi cose, il popolo che è potenza benefica se culto e civile, funestissima se ignorante. Or a sottrarlo dal miserando stato in che giace e a vita nuova disporlo, qual v’ha mezzo più efficace e potente che l’istruzione dedotta da libri dilettevolmente utili e salutari?... Concittadini, voi sapete che il popolo ineducato è una reliquia di barbarie e di medio evo accampata nelle città e nelle ville; voi sapete che l’ignoranza è miseria, che la miseria è delitto; voi sapete che amare il popolo non è lusingarlo nelle sue passioni più bestiali e feroci, ma infrenarlo, ammaestrarlo, educarlo; voi sapete che aprire una scuola è chiudere un carcere; che scuole senza libri son poco meno che inutili; che un libro di morale pratica e d’utile istruzione può valere una scuola che nulla vale il saper leggere se di libri si manca; voi sapete che per questo non v’ha paesetto ora in Italia che non vanti una o più di quelle Biblioteche le quali, dando i libri a leggere in casa, diconsi circolanti: voi finalmente sapete che nelle istituzioni civili questra nostra Messina non è mai stata seconda a verun’altra città: e però vorrete col donare se non altro un sol libro in bella gara concorrere all’incremento di questa nascente Biblioteca che soprattutto per opera vostra potrà dirsi immantinente attuata se com’è voto dei soscrittori sarete nel donativo solleciti, non che generosi... ecc.»
Contemporaneamente il Lizio Bruno dava opera a rinvenire un acconcio locale per l’istallazione della Biblioteca, è dopo lunghe insistenze e preghiere potè averlo dal demanio in 2 piccole stanze dell’ex-convento Sant’Andrea Avellino ove oggi la istituzione ha effettivamente sede. Ma, avuto il locale, faceva d’uopo accrescere il numero delle opere da offrire al pubblico e raccomandare a solide legature i volumi per cui la necessità di qualche sommarella collettizia, e la cittadinanza messinese rispose non affatto indegnamente alle richieste del Comitato sicché con questa potè provvedersi all’una cosa e all’altra, non che all’acquisto delle scansie e degli altri utensili.
La Biblioteca bensì è ancora lontana dall’aver raggiunto un completo sviluppo, sia perchè il maggior numero dei cittadini non ha ancor dato all’impresa tutto quell’appoggio economico e morale che potrà levarla all’altezza che si merita, sia perchè nè il municipio, nè la provincia le ha fatto sinora alcun assegno che le permetta tenere la istituzione nel dovuto decoro e provveduta del necessario servizio, per modo che oggi fa da bibliotecario, da custode e da distributore con rara abnegazione l’egregio promotore.
Milano.
«Trezzo, Maleo, Codogno, Casalpusterlengo.»
Il pensiero di costituire un Comitato provinciale per la diffusione delle biblioteche popolari nel Milanese si deve a tre benemeriti promotori: il prof. A. Amati, il prof. L. Luzzati, l’avvocato S. Larcher.
Il Consiglio provinciale aveva stabilito un fondo di L. 6000 per iniziare questa benefica propaganda.
I promotori convocarono nelle sale della Società d’incoraggiamento d'arti e mestieri a pubblica seduta il fiore della cittadinanza milanese il 12 maggio 1867, e là dopo una splendida relezione del Luzzati e degli altri due colleghi si fissarono le prime basi dello statuto sociale; presero parte alle varie discussioni il cav. Sacchi, conte San Severino, prof. De Castro, Praloran, B. Maineri, ingegnere Kramer, avv. Rognoni, prof. Cremona, dott.G. B. Pensa, prof. C. Baravalle, dott. E. Fano, ingegnere Tagliasacchi, marchese Porro, Villa Pernice, l’assessore municipale avv. Cagnoni e il deputato provinciale avv. Capretti.
Fu determinato lo scopo della Società; quello cioè di diffondere l’idea delle biblioteche popolari, attivarne una o più in Milano e promuoverne l’attuazione in tutti i comuni della provincia (riserbandosi in seguito d’estendere l’opera morale anco ad altre provincie d’Italia): e primieramente collo stimolare l’iniziativa dei Consigli comunali, delle Direzioni delle scuole serali, dei consorzi agrari, indi con doni d’opere e in danaro da distribuirsi secondo i mezzi alle varie biblioteche, co’ suoi consigli, indicazioni, comunicazione di nuovi cataloghi, colla sua intercessione presso gli editori pel più economico acquisto di libri e in fine con annui premi da assegnarsi alle biblioteche ed ai bibliotecari che meglio avessero raggiunto il loro scopo rispetto alla moralità, alla regolare gestione economica e al numero dei lettori; il patrimonio della Società si formerebbe col contributo annuo dei soci almeno in lire una e coi doni, ecc.
La Giunta municipale accogliendo i desideri della Società promotrice delle biblioteche popolari le concesse subito l’uso gratuito d’un opportuno locale.
Nella Biblioteca popolare milanese venne tolto il sistema della lettura fissa e gratuita che, faceva poco frutto e dato largo sviluppo alla circolazione dei libri in modo che nel solo mese, di febbraio (1869) nei 23 giorni di distribuzione che ebber luogo si misero in giro 533 volumi; dal lettore, non si esige garanzia pecuniaria, ma dà contezza di sè o mediante il libretto d’iscrizione in Società o mediante certificato di chi presiede sia alla Società operaia, sia alle scuole festive, serali e professionali. Il contributo di 5 centesimi per ogni volume distribuito (sul sistema Alsaziano) si esige regolarmente e rappresenta un introito non indifferente.
La Società milanese procurò di diffondere le biblioteche nella provincia, e mandò infatti 102 volumi a quella delle carceri giudiziarie in Milano stessa, 132 a quella di Trezzo sull’Adda, ed ha stanziato sussidii per Codogno, Maleo, Casalpusterlengo: ora intende provvederne ogni capoluogo di mandamento, secondo il progetto del prof. Amati nel che gioverà molto l’opera dell’egregio deputato Piolti de’ Bianchi, in questo senso fu pubblicata apposita circolare il 21 febbraio 1869. Dall’ultimo resoconto, le entrate della Società ammontavano a L. 4100, il numero dei volumi 3000 legati in 2000 tomi: la Biblioteca è ricca altresì di opere istruttive e d’amena letteratura, d’opere storiche, e possiede una pregevolissima raccolta di cose milanesi; le più ricercate fra queste sono le pubblicazioni della Biblioteca Utile, i romanzi, i manuali tecnologici, di chimica meccanica, i viaggi e la storia. (Vedi note).
Una Biblioteca circolante composta di 400 scelti volumi è anco istituita presso il Magazzino cooperativo e per uso della Associazione generale degli operai.
In Milano poi nel locale della Scuola normale femminile è istituita una Biblioteca ad uso delle alunne a cui il Ministero concesse (1869) lire 260 di sussidio.
E coi primi del 1869 la Commissione visitatrice delle carceri di Milano ha ordinato presso ciascuna di esse tanti depositi di libri quanti servano per dar pascolo di buone letture a quei detenuti: la istituzione si è organata a norma dell’articolo 255 del regolamento generale delle carceri dei 21 gennaio 1861.
Anche il comune dei Corpi Santi aprì 2 anni or sono una Biblioteca circolante ad uso dei maestri comunali ed ora recentemente un’altra pel popolo, ad invito della Commissione degli studi nella quale è d’uopo ricordare l’opera dei benemeriti dott. Chiapponi e dott. Augusto Zucchi.
Monza (Milano).
Sul finire del 1867 per la festa scolastica della distribuzione de’ premi a tutti gli istituti pubblici del comune, il benemerito cav. G. Sacchi a nome del Comitato milanese promotore delle Biblioteche popolari, faceva conoscere l’urgente bisogno che ora si prova anco nel popolo di poter perfezionarsi nella primaria coltura mercè la lettura di buoni libri. Narrava ciò che egli stesso aveva conviva ammirazione notato all’Esposizione di Parigi intorno al progresso di tutta Europa in fatto di Biblioteche pel popolo. Citava i buoni resultati fatti in Italia ove l’istituzione comincia a diffonderai, conchiudendo perchè all’atto stesso dell’adunanza si aprisse una soscrizione spontanea per fondare in Monza una Biblioteca popolare circolante.
L’invito fu accolto con particolari segni di simpatia dal municipio; la soscrizione immediatamente aperta bastò sola ad assicurarne la fondazione, e la presidenza della Società operaia si offerse ad ospitare nella sua sala la nuova Biblioteca e curarne la custodia e la distribuzione delle lettore.
Massa Carrara.
Il prof. Carlo Magenta è il promotore d’una Biblioteca popolare la quale fu iniziata colle norme del regolamento pratese, e con un primo nucleo di 500 volumi. Non possiamo dirne di più, mancandoci recenti notizie dell’istituzione la quale ha sofferto un po’ di ritardo nel suo sviluppo per il traslocamento dell’egregio promotore.
Modena.
Una Commissione nominata in seno della Società operaia e della quale fa parte specialmente l’onorevole cav. G. Triani unitamente ai signori Emilio Orengo, prof. Casali, avv. Baccarani e C. Paltrinieri sta studiando il modo di attuare praticamente l’impianto di una Biblioteca popolare.
Altra lodevolissima iniziativa che merita di esser ricordata è quella del sig. Emilio Orengo R. ispettore scolastico provinciale il quale con circolare 18 febbraio 1869 dirigevasi ai sindaci, delegati scolastici mandamentali, sopraintendenti comunali, promotori d'istruzioni popolari, animandoli con efficaci argomenti all’istituzione delle Biblioteche popolari e proponendo la fondazione d’una società provinciale a Modena.
Anco i maestri delle Scuole elementari maschili riuniti in Comitato han deliberata l’istituzione d’una Biblioteca circolante.
Monteleone di Roncofreddo (Forlì).
Monteleone è una borgata o meglio una parrocchia di campagna situata su d’una collina dell’Appennino tra Cesena e Savignano con un castelletto antico e ben conservato d’una ventina di case con 60 abitanti circa; la popolazione dell’intera parrocchia giunge a 500 anime. L’istruzione elementare vi era da parecchi anni impartita ed apprezzata, perciò qui poco o nulla d’analfabetismo.
Ad incoraggiare pertanto questi popolani nella buona via in cui si sono incamminati, il maestro Paolo Rampa si associò tre operosi e zelanti cittadini Pietro Santi, Francesco e Giov. Bonandi, per costituire un Comitato promotore di una Biblioteca circolante gratuita. Appena pubblicato il progetto il 20 aprile 1868 vennero dalla vicina città e da molte parti d’Italia offerte di libri, la Biblioteca fu messa in movimento, 30 popolani d’ambo i sessi si presentarono a chieder da leggere, e da 90 a 95 letture si poterono subito far circolare: le autorità locali e governative promisero aiuti e il maestro promotore provvide del proprio alla prime spese.
Fra i libri raccolti vi sono molti buoni volumi del Lessona, del Troya, Cereseto, Tigri, Fava, Cantù, Schiapparelli, Saredo, Boccardo, Viganò, Oddo, Covino, Rayneri; — presidente onorario è il marchese Guido Guiccioli ed effettivo il sig. P. Santi di Cesena. A tutto marzo 1869, eran 207 i libri posseduti e s’eran presentati 33 lettori richiedendo 165 libri.
Vogliamo aggiungere a lode dello zelo intelligente del maestro signor Paolo Rampa che ad esso si deve anco l’istituzione d’una Cassa di risparmio nella sua scuola a vantaggio dei figli del popolo che la frequentano; è organata su basi molto regolari, ordinate e precise ed ha incontrato favore.
Monticiano (Siena).
Murano (Venezia).
Fu a cura del cav. ab. V. Zanetti fin dal luglio 1867 iniziata qui una Biblioteca col titolo di Storico-popolare perché si prefigge di diffondere libri storici che si annetteva al Museo artistico industriale dell’isola per opera del Municipio che nello stesso palazzo comunale ov’è il Museo concedeva a tal uopo una sala.
Fra i più generosi donatori furono il veneto signor L. Zanetti che da Milano spediva 300 buonissimi volumi, il dott. Salvadori, Ang. Guadagnini, il cav. Cecchetti, l’ab. Valentinelli, l’assessore Santi, il capit. Bertoni, Gio. Manega.
Oggi la Biblioteca ha 1000 volumi e un catalogo ragionato dei medesimi: ebbe nel suo primo anno di vita (1868) 40 lettori e 68 furon l’opere date a domicilio: i lettori sono per lo più gli studenti delle scuole secondarie e tecniche; pure i resultati sono consolanti per un comune che ha 4000 abitanti i più dei quali sono dediti alle industrie e specialmente alla vetraria. Essa non ha fondi di sorta, per altro il municipio oltreché con doni e acquisti d’opere e mobili ne sostiene le spese di conservazione, legature, ecc. ed inoltre l’egregio promotore ha aperta a favore di essa una associazione di almeno 20 persone paganti lire 2 annue.
La Biblioteca ha cominciato a prendere già qualche importanza.
Marsala (Trapani)
Per cura della Società di mutuo soccorso veniva testé aperta in questo ricco comune della Sicilia una Biblioteca popolare circolante: é fornita di pochi ma buoni volumi ed ha già un rilevante numero di soci.
Montagnana (Padova).
Una Società per la lettura popolare si è pure istituita con buoni auspici in questo paese: la Direzione è composta dei signori avv. Luigi Chinaglia, Ziviani dott. Francesco, Corubolo Decio, Foretti Bortolo, e si propone di tassare i soci ad una tenue mensile contribuzione, come fu fatto a Prato; sappiamo che per quanto sia incipiente la istituzione ha raccolto buon numero d’adesioni, e parecchi doni di libri le vennero in specie dal senatore Torelli, dal deputato Bossi di Schio, ecc.
Altre Biblioteche sono pure iniziate a Moggio e Malnate (prov. di Como), a Milazzo per opera del signor Antonino La Bosa, a Medezzano, ed una a Montalcino (Siena) per iniziativa dell’egregio avv. Galassi che in pochi giorni vi fece una colletta di 180 lire e 200 libri.
Anco in Norcia (Perugia), Noto (Siracusa), e Novara si sono iniziate Biblioteche circolanti: in Novara se n’è fatto promotore l’egregio avv. Carlo Corrotti che richiesto lo statuto della Biblioteca popolare di Prato lo comunicò all’associazione operaia, in seno alla quale sarà indubitatamente messo in atto il progetto.
Ortezzano (Fermo).
Il giorno 28 agosto 1867 pervenivano al bravo sindaco di questo comune signor G. A. Giulietti i primi 90 volumi destinati all’impianto della Biblioteca popolare, dono del Comizio agrario di Voghera, a proposta del suo direttore perpetuo cav. G. Valli, sottoprefetto di Fermo. Pel 15 settembre i libri erano stati collocati nella sala del Consiglio comunale in apposito scaffale, e fatti di pubblica ragione il 1° ottobre successivo.
La Giunta dichiarava istituzione comunale la Biblioteca, e promoveva offerte di libri, che s’accrebbero sino a 195 volumi.
Finora non ne furono molte le richieste, e forse anco non troppo fu curata la novella istituzione dalla popolazione che pur lo dovrebbe; ciò che è solito accadere delle cose nuove in un paese come Ortezzano che è stato tanto addietro nel progresso delle istituzioni popolari specialmente educative, e piccolo ancora da non giungere nemmeno ai mille abitanti: pure quell’egregio sindaco dotato di tanta costanza e buon volere non è venuto nè è per venir meno nell’opera: egli stesso s’incarica di distribuire i libri e ha pur tentato di fare attecchire nella Biblioteca delle letture in comune e conferenze.
Poggibonsi (Siena).
Il 31 ottobre 1868 un manifesto circolava in Poggibonsi colle firme di Massimo Gori da Careggi cancelliere della pretura, Nest. Brunori, Giovanni Cappelli, Sebastiano Delle Case, Giuseppe Coltellini; era una nuova Società che si voleva costituire oltre le non poche utili e bene avviate che sorsero già da qualche tempo in questo ricco ed operoso comune; si trattava di una Società di moralizzazione e beneficenza, ed ecco come ne disegnavano lo scopo i promotori:
«Il titolo della nostra Società dice da per sè tre cose, che cercheremo d’istruire il nostro simile — che procureremo di beneficarlo a seconda dei nostri mezzi — e che perciò non ci occuperemo di questioni religiose o politiche. Istruiremo il nostro simile con aprire scuole e conferenze serali..., e a complemento del sistema di moralizzazione apriremo una Biblioteca popolare circolante, ivi con tenue tassa mensile distribuiremo a lettura i libri d’amena letteratura, di patrie storie, di educazione civile e morale.
«Procureremo di beneficare altrui secondo i nostri mezzi — o aprendo lotterie private, o facendo fiere di beneficenza, o raccogliendo danari da oblazioni volontarie, o prelevandoli dai nostri fondi per soccorrere non la povertà viziosa ma la povertà prodotta da impotenza, da infortunio, da cause insomma estrinseche all’inerzia, al vizio. Laddove la beneficenza della Società operaia non sia da tanto da alleviare dalle miserie, vi si associerà la nostra istituzione: — Noi siamo gente alla buona, senza presunzione, che offriamo quel poco che sappiamo, a chi ne può sapere meno di noi; se qualcuno ne saprà di più, farà opera meritoria ad aiutarci. Sta a voi a far conoscere chi siete; se siete amanti dell’istruzione del popolo, aiutateci sottoscrivendo una o più azioni da 20 centesimi al mese per un anno e ne avrete in compenso la erezione stabile della nostra Società, l’apertura della Biblioteca popolare, e di una scuola serale di lettura, calligrafia, aritmetica, storia e geografia, la costituzione d’una cassa per sussidi ai poveri.»
Il 13 novembre la Società era costituita con 66 soci fondatori e 120 azioni: il Ministero mandava un sussidio di lire 100, e un’offerta di libri la Società provinciale senese per le biblioteche popolari. La Biblioteca fu inaugurata solennemente il 2 febbraio 1869 coll’intervento del sindaco e della rappresentanza senese; e vi lessero in quell’occasione due applauditi discorsi il promotore signor Gori e il cav. Banchi. Essa ha raccolto un nucleo di 300 volumi; i lettori e i soci in buon numero accorrono nelle due distribuzioni settimanali5.
Vogliamo resa lode anco al solerte Municipio che nella seduta 8 febbraio successivo stanziava un incoraggiamento di lire 50.
Perugia.
Per cura dei signori Icilio Tarducci ed avvocato Tonni s’è costituito il Comitato promotore delle Biblioteche circolanti che ebbe dal Municipio un sussidio di lire 200 e un gratuito locale, raccolse finora 85 soci a 50 centesimi mensili e vari doni di libri fra’ quali dall’illustre Manzoni una bella edizione dei Promessi sposi.
Parma.
Nell’aprile del 1865 l’avv. prof. Giuseppe Saredo si fece promotore di una Biblioteca circolante popolare e donando esso stesso i primi 55 volumi e aprendo una soscrizione cittadina ad azioni di 50 centesimi al mese. Al promotore non corrispose troppo il paese e si potè solo radunare firme per un 600 lire annue, le quali si accrescevano poscia di oltre 304 mercè una pubblica tombola fatta nel 5 giugno successivo.
L’adunanza generale dei primi soscrittori nominava il 17 giugno un Comitato speciale incaricato di un progetto di statuto e alla presidenza del medesimo fu eletto il cav. Angelo Mangot. Lo statuto si approvava agli ultimi del luglio, e il 1° d’agosto dello istesso anno la Biblioteca con 1265 volumi era aperta nella casa del M.° Zon Jacop che la locava per lire 75 trimestrali, spendendosene già 45 mensili pel distributore e custode.
La Biblioteca ebbe numerosissimo concorso sul principio. Ma le molte spese dell’affitto, dell’illuminazione a gas, del personale, e l’irregolarità provata nei versamenti delle quote la fecero chiudere al tempo della guerra del 1866, moltissimi libri prestatici nei pochi mesi di vita si perdettero e non poche opere rimasero incomplete.
La Direzione a poco a poco scomparve perchè 4 membri di essa non cittadini di Parma si allontanarono per ragioni d’impiego, scomparvero pure gli azionisti, dei quali non pochi mai pagarono un centesimo e i pochissimi che puntualmente contribuivano non eran sufficienti a sostenere le gravi spese.
Rimasta chiusa per quasi due anni la Biblioteca, i suoi volumi furono ceduti alle Scuole popolari serali, di cui la Direzione li dispose in un locale del municipio a servigio degli alunni, e ne fece l’apertura il 10 maggio 1868 distribuendosi in ogni domenica nelle 3 ore antim. con apposito regolamento del Consiglio dirigente la Società parmense per l’istruzione gratuita popolare maschile: le letture al 30 dicembre 1868 erano 190.
La lettura è gratuita e può fruirne chiunque si presenti munito di raccomandazione dell’ispettore o dei 3 direttori delle scuole serali o di chi appartiene al Consiglio direttivo della Società: ai direttori suddetti si è pure affidata la direzione della Biblioteca. La Società ha stanziato per la 1a volta nel bilancio 1868-69 lire 150 per acquisto di libri.
Pistoja (Firenze).
Anco a Pistoja si è promossa nel febb. 1869 la formazione di una Biblioteca popolare circolante per iniziativa privata; l’idea è stata bene accolta dalle autorità, ed entrarono fra i promotori il sindaco avv. Bozzi, il sottoprefetto Giusti, associandosi all’avv. Michelozzi, profess. Gatti, Bongiovanni che pare faranno prevalere il principio della non gratuità nell’istituzione.
Pontedera (Pisa).
Qui pure fu inaugurata una Biblioteca popolare con 400 volumi a cura della Società per l'incoraggiamento dell’istruzione il 14 marzo 1869, e vi lesse un bello e applaudito discorso il deputato Toscanelli.
Intervennero alla festa il comm. prof. Napoli segretario generale al Ministero della Pubblica Istruzione, il conte Lanza prefetto, il sindaco con la Giunta, l’avv. Serragli deputato provinciale, ecc. La Società d'incoraggiamento suddetta che è l’istitutrice della Biblioteca è presieduta dal giovine negoziante Ciompi e ideata dal maestro elementare Dal Pino: in essa ogni socio paga lire una al mese e questa lira è impiegata per una parte a mantenere scuole di disegno e distribuire premi agli scolari in libretti sulla cassa di risparmio e una parte per la Biblioteca. Il popolo può leggere gratis i libri a domicilio, i facoltosi se amano leggere devono ascriversi alla Società d'incoraggiamento. Il municipio ha stanziato lire 200, il Comizio di Voghera mandò già 80 volumi, altrettanti ne diè il deputato Toscanelli e altri sussidii in danaro.
La sede della Biblioteca è in una stanza delle scuole comunali ove sono collocati anco i libri che pervennero al comune del soppresso convento dei Cappuccini; oltre di questi, fra donati a comprati la Biblioteca ne conta un 500, più i 60 che in seguito alla festa d’inaugurazione ne spediva il Ministero d’istruzione Pubblica.
La domenica la Società d’incoraggiamento tiene pubbliche letture nella scuola maschile comunale e vi leggono l’avv. Pelosini, il dott. Ciceroni, l’avv. Passerini pretore, l’avv. Bottini delegato scolastico e segretario comunale che è l’anima di tutte le filantropiche istituzioni di questo paese, che presto si arricchirà anco delle Scuole tecniche nella spesa delle quali il comune conta sull’aiuto governativo, d’un 2000 lire.
Ponsacco (Pisa).
Promotori della Biblioteca popolare furono il dott. Torello Borri poi proclamato presidente, il maestro sac. Ferretti, medico Boni, Misael Cavallini, Francesco e Arcangelo Valli, G. Chiapponi, e questi costituitisi in Comitato formarono le basi di uno statuto che fu approvato nell’adunanza generale 15 agosto 1868 e lo scopo della Società che doveva essere l’istruzione vera del popolo mediante l’apostolato del libro e le letture serali.
Si raccolsero a tutto il 31 dicembre 1868 125 soci comprese 9 donne e 4 sacerdoti, paganti tutti 20 cent, al mese; con tenue spesa si ebbero 2 stanze per la Biblioteca la quale apresi 3 volte la settimana alla richiesta dei lettori e fu intitolata al nome di Pietro Thouar.
La lettura circolante fy incominciata il 1° settembre con 117 volumi donati dal deputato Toscanelli, ed oggi cresciuti di altri 300 per le offerte di alcuni benemeriti fra’ quali son degni di ricordo i signori cav. Mattei, sac. Ferretti, cav. Cellini e il cav. sottoprefetto Valli, il quale oltre ad avere incoraggiato personalmente con nobili parole i promotori si iscrisse per il primo fra i contribuenti ed esortò vivamente molti cittadini e l’autorità comunale caldeggiare la patriottica impresa.
Poirino (Torino).
Sulla proposta dell’avv. Revel di Torino, l’autore del libro dell’operaio, fu istituita ed aperta il 20 settembre 1868 dalla Società di mutuo soccorso ed istruzione degli operai di Poirino che conta 17 anni di vita una Biblioteca circolante ad uso esclusivamente dei soci e loro famiglie. Per far fronte alle spese di provvista di libri e mobilia vennero diramate apposite circolari chiedendo offerte in libri e in danaro le quali furono sufficienti per il primo impianto e per iniziare la lettura con 500 volumi.
La Biblioteca apresi tutti i dì festivi e fra i donatori tengono un posto ragguardevole il Ministero d’istruzione, i fratelli banchieri Nigra, il comm. C. Santi, la Società del tiro a segno, il presidente Gius. Oddenino e il presidente onorario G. Melano che diè un primo sussidio di lire 50.
Padova.
In Padova prese il Municipio l’iniziativa della Biblioteca circolante pel popolo, e in massima si approvò l’idea nella seduta 21 dicembre 1866 a proposta delli assessori Francesco Frizzerin e Pietro Bassi che con belle parole nella consiliare adunanza 9 marzo 1867 riferivano a nome della Giunta sui principii e sui mezzi per assicurare il novello istituto.
L’inazione dell’intelletto, diceva giustamente la Commissione, nelle epoche passate rese impossibili alle arti il sentimento del bello, alle industrie i trovati della scienza, ai traffici gli ardimenti speculativi, ed all’agricoltura ogni miglioramento: quasi tutti lavoravano privi di idee e di coscienza e in quella vegetazione spontanea com’erano allietati dalle feste ed immorali baldorie, disdegnavano l’alimento dell’intelletto e rifuggivano dalle associazioni per un previdente risparmio: finchè pertanto l’istruzione non ringiovanisca e rimuti il popolo e non gli apra nuove fonti di guadagno e nuovi campi ov’esercitare la sua attività, sia nostro compito concorrere con opportune istituzioni allo svolgimento di quei nobili germi che la comune e provida natura ha sparso nelle infime come nelle classi superiori. Dissipate le prime nebbie dalla mente, l’uomo prova l’imperiosa necessità di progredire e benché abbandonato a se stesso cerca nei libri le inesplorate regioni, e, fra la luce che lo comprende, raffina il sentimento, medita e crea. Proponiamo dunque di aprire la Biblioteca popolare a completar l’istituzione delle scuole serali; per essa l’artigiano nobiliterà i brevi ozi della sua vita, per essa completerà l’opera della buona educazione, acquisterà senza carico della sua economia maggiori lumi e ammaestramenti alla propria industria. La Biblioteca popolare sarà stabile e circolante accordando prestiti di libri a persone del popolo che oltre ad essere di intatta fama, posseggano un deposito di 50 lire almeno alla Cassa di risparmio o un’azione della Banca mutua, o 5 azioni del Magazzino cooperativo, o infine offrano un garante6. La Biblioteca popolare formerà come una sezione della Biblioteca del comune, per cui le spese si ridurrebbero a quelle del locale, del custode, acquisto di libri ed illuminazione, La spesa d’affitto dei locale durerebbe finchè la Biblioteca del comune non sia definitivamente traslocata nello stabile del capitanato; oggi per difetto di spazio s’aprirà in locali del municipio sopra il magazzino cooperativo per cui calcolando la rendita perduta in L. 500, altre L. 500 l’assegno del custode, arredi, libri e illuminazione L. 1500, la nuova istituzione peserebbe sul bilancio per L. 2500.
La proposta fu in questi termini ben accolta dal Consiglio e già la Commissione aveva con molte altre assennate e patriotiche considerazioni dimostrato l’importanza della cosa e prevenuta l’obiezione di chi la potesse ritenere inutile e superflua: essa diceva, a chi s’appoggiasse sul fatto delle 164 biblioteche pubbliche e 16 private con 4,149,281 volumi che possiede l’Italia in confronto della decantata Inghilterra, soggiungeremo che la risposta sta precisamente nello spirito della nostra istituzione; le opere che costituiscono le biblioteche d’Italia sono per la massima parte teologiche e morali e se pure trovi in esse non dimenticata la scienza, la politica, la storia, mancano però del tutto quei libri che servono all’istruzione del popolo.»
La Biblioteca fu aperta coi primi del 1868, ed è sotto l’ispezione e vigilanza del signor Teodoro Zecco, patrono. I libri letti furono: letture amene 909 vol., educazione 688 id., storia 511 id., scienze 230 id., arti e industrie 182.
La distribuzione serale quotidiana dei libri è affidata al custode bibliotecario signor Vincenzo Favron, che l’aprì con i soli 400 volumi allora posseduti ed ora trova d’averne registrati in meno d’un anno 1200.Portogruaro (Venezia).
Il direttore scolastico del distretto di Portogruaro, avv. Fausto Bonò, convinto che i suoi sforzi per indirizzare al meglio la istruzione primaria sarebbero stati assai poco fruttuosi senza l’aiuto di buone letture da distribuirsi al popolo, ed animato dall’esempio di molte città italiane, ideò di fondare una biblioteca popolare circolante gratuita a sussidio e complemento delle scuole del distretto.
In tale intendimento chiese ed ottenne dal municipio di Portogruaro un primo sussidio di L. 100 colle quali incominciò ad acquistare alcuni scelti volumi specialmente educativi.
Volendo poi estendere il benefizio della ideata Biblioteca gratuita a tutte le scuole distrettuali, diramò il 5 aprile 1868 una circolare a stampa, in seguito alla quale ottenne in dono parecchi volumi, e dai comuni di Concordia, Fossalta, e San Michele un tenue sussidio in denaro di L. 25 cadauno.
La maggior parte dei comuni limitrofi non si è ancora pronunciata, ma sperasi che non resterà sorda all’appello. Finora la Biblioteca conta 208 volumi tutti scelti ed adatti al popolo. Ha raccolto in denaro italiane L. 70, e possiede un altro centinaio di volumi francesi recenti di amena letteratura, che vennero donati da una Società di lettura ivi esistente fra le signore, e che saranno cambiati in altri volumi italiani ad uso del popolo.
Il comune di Portogruaro fornisce gratis il locale, gli arredi, e provvede alla legatura dei libri. Il regolamento proposto dal direttore scolastico distrettuale ed approvato ad unanimità del Consiglio comunale di Portogruaro fissa le norme per la distribuzione dei libri che sono destinati a giovare anco alle carceri del distretto.
Non mancano poi promesse di nuovi doni, per il che ritiensi che in brevissimo tempo il numero dei volumi sarà per lo meno raddoppiato. La Biblioteca fu aperta col 1° gennaio 1869.
Palermo.
L’assessore delegato per l’istruzione pubblica in Palermo, sig. Sampolo, iniziò nella scuola normale femminile una Biblioteca circolante. Raccolse molti buoni libri ed altri ne acquistò con lire 100 donate dalla generosità della marchesa Elisa di Torrearsa. Il Ministero mandò un sussidio di L. 500 e 80 opere in 96 vol. L’egregio sig. Sampolo spera che sulla sua proposta anco il Consiglio comunale vorrà decretare una conveniente somma per la dotazione di quella Biblioteca.
Auguriamo di gran cuore che si compiano i suoi voti generosi. Frattanto registriamo il nome anco d’un altro bravo cittadino, il maestro P. Merenda, che è riuscito ad iniziare una Biblioteca circolante fra i giovani che frequentano la scuola serale comunale al Molo colle seguenti regole: ogni socio paga centesimi 40 al mese, il maestro la fa da presidente, il cassiere, il segretario e il provveditore sono eletti dal suffragio dei soci, ogni volume non può tenersi più d’una settimana. La istituzione progredisce mirabilmente e avvezzando per tempo quelli alunni all’unione delle forze e al risparmio inteso ad arricchirsi moralmente dà buonissimi frutti.Pieve di Cadore (Belluno).
In questo comune di circa 4000 abitanti la provvida istituzione d’una Biblioteca circolante si deve alle donne che secondarono il nobile appello del sac. ispettore Carlo Davià; eccone alcune parole:
«A voi gentili signore si vuol lasciare il merito d’essere le prime a promuovere l’istruzione popolare in Cadore; voi che nella lettura dei libri vi formaste l’animo a quella nobiltà di sentire e di fare che tanto vi onora, comprendete l’eccellenza di questa istituzione...
«...Il pregiudizio che la plebe debba essere condannata all’ignoranza e alla fatica non ebbe mai fautori in Cadore, neppure quando era universale in Italia, e perciò gli analfabeti che sono una piaga per tante provincie della nostra Penisola, non lo sono per noi, malgrado la povertà e l’isolamento del nostro paese. Il terreno adunque è ben preparato, e basta gittarvi la semente perchè non tardino i frutti: gettiamola.
«Non potendo così presto allestire una Biblioteca adatta a tutte le classi, la prima cura dei preposti a questa associazione sarà rivolta a fornire di libri quella parte di popolo che più importa educare e che a voi più si appartiene; voglio dire la donna e tra le donne più specialmente le giovani a cui più che a nessun altro la dimestichezza dei libri è preservativo dai trattenimenti colpevoli e scuola di virtù. Gli scritti che si vanno stampando da valenti italiani per le scuole femminili, onde formare la donna non alla leggerezza della scienza, ma alla modestia della vita pratica, i racconti del Thouar, del Carcano, della Percoto, I Promessi Sposi, ecc., saranno i primi maestri che il denaro contribuito da voi con sapienti risparmii porrà in mano dell’artigiana e dell’operaia di queste borgate. E le giovani che in tanto numero seppero imparare a leggere ad onta che nessuna scuola sia aperta per esse, queste figlie del popolo, parte delle quali col solo aiuto di qualche donnicciuola appresero ciò che s’ignora da 17 milioni7 d’italiani, sapranno anch’esse apprezzare l’opera vostra quanto occorre per giovarsene a migliorare se stesse.
«Questa Biblioteca poi, oltreché un beneficio pel nostro comune, sarà anco un eccitamento ed esempio per altri che vorranno imitarci: se i tempi volgeranno meno avversi è sperabile che la nostra associazione si diffonda in tutto il Cadore, estenda la sua attività alle scuole serali ed alti asili infantili e tenga il nostro popolo a livello degli altri d’Italia, onde non restiamo fra gli ultimi noi che ci tenemmo finora fra’ primi. Nobilissima pertanto è l’opera a cui siete chiamate e degna di voi: mancando all’appello, manchereste a voi stesse. — 6 ottobre 1867.»
Le prime contribuenti furono 14 signore che in tutto erogarono la somma di lire 140; poi venne in aiuto il Regio Ministero d’istruzione che dietro proposta del Consiglio scolastico provinciale decretò il sussidio di lire 100 e finalmente la Deputazione della provincia che somministrò 90 volumi. Non essendo facile trovare persone che in sì piccol paese si prestino in forma di Comitato o Commissione a dirigere quest’opera, essa è tutta nelle mani dell’egregio sac. Davià che pure s’incarica di distribuire i 250 volumi che per ora costituiscono il primo nucleo. Per ora la lettura è gratuita, ma il regolaento che egli sta elaborando prescriverà una tenuissima tassa ai lettori per l’incremento e manutenzione dei libri, e quest’ultima è ben costosa; infatti il fondo di cassa che attualmente è di lire 150 dovrà in gran parte andar speso in legature: egli vuol pure renderla ambulante a pro dei comuni limitrofi e così estendere il beneficio a un 12 mila abitanti.
Onore al bravo e solerte ispettore e alle benemerite e gentili signore di cui vogliamo qui registrare i nomi: Catarina Coletti, M. Anna Tornasi, Elisabetta Masi, Veronica Palatini, Arpalice Raffaeli, Maria Coletti, Regina Tabachi, Maria Granelli, Rosa Olivo, Teresa Perucchi, Luigia Vallenzasca, Carolina Marignani, Giovanna Vecellio, Enrichetta Zamberlan.
Altre di queste istituzioni sono iniziate a Pietrasanta (Lucca), a Pozzuoli (Napoli), a Palo di Bari, a Pisa, a Polesine, a Piacenza, ed altre tre in provincia di Pesaro, nei comuni di Candelora, Mondolfo, S. Costanzo, ove i rispettivi Consigli municipali stanziarono il fondo richiesto a tal uopo dal Consiglio scolastico.
Pesaro.
Anco in questa provincia il movimento in favore delle Biblioteche popolari è incominciato. Se ne deve dar merito all’egregio prefetto ed al solerte Consiglio scolastico il quale nell’adunanza de’ 16 marzo deliberò di formare un elenco dei libri utili per rimpianto di queste istituzioni, di eccitare i municipi, e specialmente i capoluoghi di mandamento istituendo, premii. Riproduciamo la circolare del signor commendatore De Caro, al quale coi nostri encomii mandiamo un saluto d’incoraggiamento a proseguire nell’opera nobilissima:
«È universalmente riconosciuto il sollecitarsi vivamente dei veri amici della popolare istruzione per aprire scuole, per fondare istituti, per creare Comizi e per istituire le Biblioteche popolari, destinate queste ultime a completare l’insegnamento elementare, a tenere viva e ad accrescere piacevolmente la prima cultura. Poichè per questa via si offre al popolo coll’istruzione il diletto, lo si allontana colla lettura dall’ozio e dalle sue funeste conseguenze: si arricchisce la sua mente di utili cognizioni, e se ne educa il cuore a nobili affetti, ai rispetto per le supreme leggi morali.
E qui è dovere di confessarlo francamente: che a cancellare le gravi calamità e le molte vergogne della nostra patria, più che tanto gridio contro l’inalfabetismo, è necessario il pensare seriamente a formare dei galantuomini dai giovanetti che escono dalle scuole elementari e dagli adulti che si educano nelle scuole serali e festive; e l’aiuto che se ne potrebbe trarre per questo santissimo scopo dalle Biblioteche popolari salta agli occhi di tutti. Quello che più importa, scrive Tommasèo, si è che, appreso a leggere, abbia il popolo degni libri da leggere.
Al qual precetto fecero piena ragione l’Inghilterra, l’America, il Belgio, la Germania e la Francia, ove le Biblioteche popolari ebbero un largo sviluppo. E basti il sapere che nella sola Francia nel breve periodo di sette anni, al 1° gennaio 1866, già si contavano più di 7700 Biblioteche popolari, mentre l’Italia nostra, che prima pensò a questa utilissima istituzione, non ne numera finora che poche centinaia.
Egli è però che questo Consiglio provinciale scolastico, sempre sollecito di crescere nella provincia il patrimonio della buona educazione, nella sua adunanza del 16 corrente marzo, dopo di avere esaminati i mezzi più acconci per dar vita ad una Biblioteca popolare nei singoli comuni che compongono la provincia, ha deliberato:
1° Di rivolgersi al Ministero ed al Consiglio amministrativo provinciale per ottenere un sussidio a favore di quei municipii, che primi daranno vita a questa utilissima istituzione.
2° Di fare appello a’ municipii più cospicui della provincia per impegnarli in opera tanto feconda di vera civiltà nel popolo.
Ed affinchè i Consigli comunali, che nelle presenti tornate di primavera saranno per esaminare questo importante quesito educativo si abbiano sott’occhio sia il modo col quale si conducono le dette Biblioteche popolari, sia la spesa che occorrerebbe vuoi pel primo impianto che pel mantenimento delle medesime, lo scrivente ha creduto necessario trasmettere a tutti i municipii della provincia:
1° L’estratto della deliberazione del Consiglio provinciale scolastico intorno alla convenienza ed ai modi pratici per far sorgere le Biblioteche popolari circolanti;
2° Il regolamento che potrebbe servire di statuto organico pel governo di una Biblioteca popolare comunale;
3° L’elenco dei libri, che utilmente si potrebbero diffondere per utili letture nel popolo.
È inutile che si aggiunga, quanto chiaramente si rileva dallo schema del detto regolamento, sia circa al locale, sia in ordine alla persona, a cui, per risparmio di spesa si potrebbe affidare l’incarico di vegliare alla conservazione, alla distribuzione ed alla consegna dei libri, che costituiranno la Biblioteca popolare circolante.
Solamente non si può tacere che quando in ogni angolo di questa Italia nostra a fianco della scuola elementare sorgerà una Biblioteca popolare circolante, e che rinascerà in ogni ceto di cittadini coll’amore del lavoro e della onestà il desiderio di una lettura non insipida nè corrompitrice, allora soltanto le speranze di una completa e lodevole rigenerazione civile e morale saranno coronate di esito felice.
Per le quali considerazioni la S. V., persuasa dei sommi vantaggi che si accompagnano alle Biblioteche popolari, riconoscerà la necessità di caldeggiare nel Consiglio comunale la convenienza di istituirne una in codesto municipio, fissando il bilancio il piccolo fondo suggerito nel regolamento per l’impianto e pel mantenimento della medesima.
Sarà poi compiacente la S. V. di riferire a suo tempo a questa prefettura quale sia stata la deliberazione di codesta municipale rappresentanza a questo riguardo».
Pesaro, 21 marzo 1869.
Il Prefetto: A. De Caro.
Prato.
Abbiamo già detto delle condizioni di questa biblioteca; ora, assecondando il desiderio di molti che ce ne han fatto richiesta, pubblichiamo qui il regolamento di essa che può servir di guida a chi voglia farsi promotore di Biblioteche circolanti, quando sia leggermente modificato a seconda delle varie condizioni locali:
I. Scopo e mezzi.
1. La Biblioteca circolante stabilita dalla Società pratese per la lettura popolare fino dal novembre 1861 si compone di libri e periodici donati o acquistati sempre ossequentemente all’art. 1° dello statuto sociale nel quale è detto che lo scopo dell’Associazione è «di procurare la lettura di tutto ciò che d’interessante e di utile si pubblica attualmente in Italia od è stato di recente pubblicato, esclusa ogni cosa che oppugni i dogmi della religione dello Stato ed i buoni costumi.»
2. Il giudizio e la scelta di questi libri sono affidati all’opera collegiale del presidente e del bibliotecario eletti dalla Società, e ciò a norma dell’art. 23 dello statuto sociale.
3. Tutto il retratto delle contribuzioni e tasse sociali, prelevate le speso di pubblicità, di affitto, di mobilia, d’ufficio, di salari e di mantenimento di libri saranno impiegate nella compra di questi.
II. Del Consiglio d’amministrazione.
4. Il Consiglio d’amministrazione o direttivo formato (a’ termini dell’art. 13 dello statuto) per elezione della Società, ha fra le attribuzioni speciali della Biblioteca, quella di stanziare i fondi che occorrono per la compra de’ libri, i prezzi delli affitti, delli onorari, le spese di stampe, ecc; di ordinare la vendita o il cambio di libri dichiarati inammissibili nella Biblioteca, stabilirne l’orario per l’apertura e per la distribuzione, nominare o remuovere il personale addetto alla medesima, e finalmente di stabilire massime pei casi non previsti dallo Statuto.
III. Del bibliotecario.
5. Il bibliotecario tiene i libri sotto sua responsabilità e gli altri oggetti mobili addetti alla medesima, di cui è obbligato a fare esatto inventario, tiene il catalogo generale della Biblioteca e provvede alla periodica pubblicazione del medesimo, non che alla regolarità della distribuzione e della recezione dei libri, finalmente alla tenuta dei registri di circolazione: e tutto ciò col servizio di un distributore, il quale è salariato dalla Società.
6. Per la scelta, compra ed ammissione dei libri ha per consultore il presidente; l’ufficio di esso è gratuito ed onorario.
7. Il bibliotecario è incaricato d’un rapporto statistico annuale che indichi il numero delle opere o volumi aumentati nella Biblioteca, il numero dei medesimi che fu messo in circolazione: il numero dei lettori divisi per sesso e condizione sociale e a secooda delle materie che dai lettori ebbero la preferenza.
IV. Ordinamento interno della Biblioteca.
8. Tutti i libri portano il suggello della Società e il numero d’ordine che sarà trascritto in un catalogo generale alfabetico; questo catalogo conterrà le indicazioni seguenti:
Il numero d’ordine. - Il nome dell’autore. - Il titolo dell’opera. - Il numero dei volumi. - L’indicazione del numero delle copie; un cenno dell’edizione e formato, possibilmente. - Il nome del donante (ed anco il prezzo per evitare le contestazioni in caso di smarrimento, ecc.)
9. Oltre a questo catalogo alfabetico che sarà pubblicato a fascicoli separati, i quali distribuiti ai soci, verranno da essi legati a modo di libretto, vi sarà un catalogo manoscritto ordinato per materie.
V. Della circolazione dei libri.
10. La lettura è solamente circolante, tranne i giornali quotidiani, che non si danno a domicilio, ma si leggono nella Biblioteca nei giorni di distribuzione, ossia il socio porta a domicilio i libri che gli parrà di scegliere e che non saranno mai più di due volumi di una stessa opera o di opere diverse: questi deve restituire in un termine perentorio che sarà di un mese.
11. Trattandosi di opera scientifica potranno essere consegnati al socio tutti i volumi che la compongono e se non è stata richiesta, il lettore potrà ottenere una proroga dello stesso tempo surriferito presentandosi puntualmente alla scadenza del medesimo presso l’ufficio di distribuzione.
12. Ogni socio che prenda libri deve segnare ricevuta di essi secondo le indicazioni che troverà in un apposito repertorio alfabetico. (In altre città più grandi occorrerà una carta o biglietto d’ammissione ànco per constatare il mandato.
13. Nel caso che un libro non fosse restituito nel termine fissato, il lettore sarà avvisato a domicilio, e tardando il ritorno di esso anco dopo l’avviso, il socio sarà sottoposto ad una ammenda di centesimi 50 per ogni settimana di ritardo e subirà nel caso di mora troppo prolungata la perdita dei diritti di socio a mente dell’art. 8 dello statuto sociale.
14. È proibito apporre sui libri marche, segni, note, appunti, piegare fogli od altro: il lettore che riportasse un’opera guastata, macchiata, mutilata od in qualunque altro modo deteriorata o scompleta è tenuto a rimettere un nuovo esemplare della medesima nel tempo e termine di giorni 15 sotto le comminazioni dell’articolo precedente non escluse tutte le altre di diritto.
15. Il lettore che riceverà un libro deteriorato, ne dovrà far menzione nella colonna delle osservazioni nel repertorio, chè altrimenti si riterrebbe aver ricevuto il medesimo in buono stato.
16. Ogni socio può proporre al bibliotecario l’acquisto di qualche libro o periodico, ecc., di cui ricorrano le condizioni volute dall’articolo 1° dello statuto sociale.
VI. Disposizioni generali.
17. Per una deliberazione dell’adunanza generale del 5 novembre 1865, sono ammessi al godimento della lettura non solo i membri della Società che pagheranno centesimi 40 al mese obbligandosi annualmente a norma dello statuto sociale, ma anco quelli che obbligandosi soltanto mensilmente al pagamento di Ln. 1 ed eleggendo loro domicilio presso un socio in Prato, vorranno godere del medesimo beneficio sotto le stesse regole e norme sopradescritte, senza però essere ammessi ai diritti di socio.
18. Il Consiglio di amministrazione si riserva a dichiarare soci onorari a norma dell'articolo 41 dello statuto coloro che faranno un ragguardevole dono alla Istituzione.
Quingentole (Mantova).
Alcuni scritti sulle Biblioteche popolari circolanti capitati fra le mani ad uomini di buona volontà del comune di Quingentole in quel di Mantova, furono la piccola favilla a cui tenne dietro la formazione di una Società col titolo di Comitato per la lettura popolare gratuita che veniva promossa con questo scopo dai signori dott. L. Moreschi, farmacista Bacchi, maestro Ferioli, ing. Savoja, dott. O. Moreschi, V. Longhini studente, e Pio Gambassi operaio.
In breve si contarono 73 soci obbligatisi per 3 anni a sborsare annue lire 2 50 e non mancarono firme anco per lire 5, 10 e 20, sicché in questo semestre di vita le somme raccolte arrivarono a lire 220 e 166 furono subito erogate in libri. Il 1° novembre 1868 era approvato lo statuto in generale adunanza, e nominata la presidenza e la direzione a capo della quale fu eletto il degnissimo dott. Lodov. Moreschi insieme agli altri promotori, circolavano 139 vol. comprati e 364 ricevuti in dono e con molta sorpresa, per un comune che conta appena 2500 abitanti, si ebbero a notare in così poco di tempo 90 lettori i quali mostrano di voler veramente usufruire della istituzione, a cui torna condegna sorella la scuola serale che già s’impartisce fin dal 7 dicembre 1868 a circa 80 adulti. Queste scuole serali sono abilmente dirette dai maestri comunali Nereo Ferioli, e Filippo Gambassi.
Ecco come germogliano i primi semi del bene nella provincia di Mantova, il di cui Consiglio provinciale volle sul bilancio 1869 stanziare una cospicua somma per incoraggiare queste Biblioteche popolari. Alla direzione della Società per la Biblioteca di Quingentole sono per lo statuto eligibili anco le donne, e infatti la signora Bianca Pedroni Moreschi ha cominciato il suo ufficio di consigliera col 1° novembre 1868.
Rovigo.
Liberata appena questa provincia, fu mandato a governarla come R. commissario il comm. Allievi che vi portò radicali ed utili cambiamenti nel sistema speciale d'istruzione; ma trovò il paese roso immensamente dalla piaga dell’accattonaggio. Alcuni valentuomini fra cui giova ricordare l’ispettore A. Casalini si posero a operare il miglioramento della condizione intellettuale della popolazione, e così nacque la Società per l’incoraggiamento all’istruzione popolare: in pari tempo si diè vita dall’avv. Parenzo, prof. Biasutti, prof. Polo e dott. Veronese ad un Comitato per diffondere e spezzare il pane dell’istruzione elementare all’operaio, e desso coll’anno 1868 diè principio alle lezioni e letture popolari.
La scuola serale municipale era frequentatissima nel 1867 e 1868, e già un asilo infantile sostenuto da offerte cittadine raccoglieva pel 2° anno più di 50 bambini. Preparato così un po’ di terreno, riuscì non affatto inutile l’istituzione della Biblioteca popolare circolante, tanto più che Rovigo non aveva che la Biblioteca del Seminario.
A tutto il 19 marzo 1869, la Società sopradetta presieduta dall’onorevole Casalini, aveva raccolte 887 azioni (di cui esatte 794) e stabilite le sue filiali, eccetto che in Adria e nel resto dei distretti, a Lendinara, a Badia, a Polesella, a Occhiobello, a Ariano, istituendo:6 Biblioteche popolari e distribuendo per lire 1148 di libri come appresso:
Rovigo con vol. | 145 | Occhiobello | 49 |
Lendinara | 93 | Crespino | 75 |
Badia | 67 | Ariano | 58 |
La Biblioteca popolare d’Occhiobello non è ancora aperta.
Quella di Rovigo prospera assai, por l’aiuto del municipio che contribuì per lire 1000 e per quello della Società di mutua istruzione che diè lire 90.
La Biblioteca di Lendinara ebbe 90 lettori, 150 letture e un capitale di 110 lire, nè si potrebbe dir più attesa la recentissima loro istituzione.
Il regolamento formato dal benemerito signor Casalini dichiara tutte queste Biblioteche proprietà della Società d’incoraggiamento all’istruzione ed educazione popolare della provincia, e sotto la responsabilità del direttore distrettuale, che procurerà un locale gratuito alla Biblioteca e ne affiderà la distribuzione a persona di fiducia: i libri son dati gratis ai membri della Società in corrente coi loro pagamenti, agli ascritti alla Società operaia, e ai maestri; ogni altro che volesse leggere deve depositare a garanzia del libro che riceve, una somma da centisimi 50 a lire 50 a giudizio del bibliotecario; potendosi i libri girare da una Biblioteca alle altre a maggior vantaggio del pubblico, sarà tenuto un registro di carico e discarico delle singole Biblioteche presso la Direzione provinciale.
Intanto vuolsi dare particolar lode all’egregio cav. Paolo Molinelli per aver con cospicue offerte di danaro incoraggiato la Società così benemerita del paese.
Un’altra Biblioteca si è iniziata a Rosate (Milano) per opera del maestro De Alberti, e a Russi (Ravenna) pure si sta formando per cura del prof. Pio Lazzarini che raccolse già nei primi d’aprile 1869 un 50 soci e offerte di libri dopo un appello generoso pubblicato in vari giornali.
Sampierdarena (Genova).
Sui primi del febbraio 1868 si costituiva in questo comune, ricco di tanta operosità manifatturiera e industriale, una Associazione per la lettura popolare collo scopo precipuo di stabilire una biblioteca circolante: la bella iniziativa dell’avvocato Lorenzo Conte e le cure dei generosi che lo coadiuvarono, furono compensate ad usura dalla accoglienza generale che ricevettero; in breve il numero dei soci sorpassava il 280, e i libri raccolti il 700: il municipio, che per mezzo della Giunta decretava per la prima volta un sussidio annuo di lire 100, in generale consiglio raddoppiava la offerta sul bilancio 1869 e donava l’uso di due sale nel palazzo delle scuole.
Oggi alla biblioteca circolante è unita la consorella istituzione delle conferente e letture publiche popolari; e all’opera così bene avviata provvedono gli egregi signori Lorenzo Conte presidente, avv. Virgilio, avv. Bianchi revisori dei libri, Giac. Firpo, Chiara Calvi, F. Guido consiglieri, Porcella cassiere, Scariglia e Conti segretarii. — Si vuol raccomandare la buona scelta dei libri.
Siena.
La Società di mutuo soccorso fra i tipografi ebbe la prima il nobile proposito di aprire nella città di Siena una Biblioteca circolante popolare facendo eco all’idea manifestata in seno ad essa il 6 agosto 1865 dai soci Bartolozzi e Liverani. Ma prima nell’attuare il patriotico divisamente fu la piccola città di Cetona in dicembre 1866, e questo esempio servi di efficace emulazione agli abitanti dell’illustre Siena nella quale l’egregio cav. Luciano Banchi, coadiuvato dai signori cav. Riccomanni, prof. Pantanelli, prof. G. Stocchi, avv. F. Ricci, avv. L. Rubini, A. Cicogna, G. Palmieri Nuti, E. Crocini,P. Lombardini, E. Ficalbi, G. Fignani, capitanando la novella impresa, riuscita a costituire (13 aprile 1867) una Società promotrice provinciale di biblioteche popolari in unione a quei primi che caldeggiarono l’istituzione nella Società de’ tipografi.
Nel veniente maggio avendo i promotori dato opera alla formazione in Siena d’una Società per l’istituzione d’una biblioteca circolante, la prima Associazione si sciolse fondendosi in quest’ultima e delegando alla medesima l’incarico di promovere altre consimili istituzioni nella città e nella provincia; in questo senso venne definitivamente impiantata nell’adunanza 30 giugno 1867, ove insieme alle basi dello statuto si leggeva dal principale promotore cav. Banchi una splendida ed eloquente relazione, dalla quale vuolsi qui riferire alcuna delle più solenni verità.
«Quando nelle Società di mutuo soccorso avrete insegnato all’operaio la previdenza e il risparmio, quando ad accrescere la sua industria l’avrete provveduto del capitale che gli bisogna mercè le banche popolari, quando infine nelle scuole della sera avrà imparato il leggere, lo scrivere, le operazioni aritmetiche, i doveri e i diritti del cittadino, o qualche nozione di chimica applicata all’arti, credete che l’istruzione che ricercasi come stregua di civiltà siasi conseguita? Avremo percorso due terzi del cammino; alla meta che vogliamo raggiungere ci avvicineranno d’assai le biblioteche popolari: avremo da superare delle difficoltà, contraddire vecchie e cattive abitudini, contro di noi staranno armati e in lega l’ozio e i pregiudizi, le male inclinazioni e l’apatia di molti: ci motteggeranno gli oziosi e gli increduli nel bene, quelli che incapaci ad elevarsi a sentimenti nobili e generosi fanno oggetto di scherno se non di calunnia chi con paziente costanza rinuncia alla quiete propria e ai dolci ozi de’ suoi studi per giovare ai suoi simili.
Noi passeremo oltre senza curar costoro, chè le nostre forze dovranno usarsi in più utile combattimento: ci aspetta un nemico fierissimo, assuefatto da secoli a lottare contro gli affetti più sacri, contro la soavità del costume e la temperanza dei modi; la bettola, ecco l'avversario più potente, più ostinato e quasi indomabile delle biblioteche popolari.
Noi ci adopreremo a suscitare dovunque il desiderio della lettura, e se anco in una sola famiglia assuefatta a consumare in vane ciancie e peggio le ore della sera potremo introdurre la buona costumanza del leggere, avremo guadagnato molto, e quella lettura sarà causa di molte altre letture.
Le biblioteche siano in tutto e per tutto modeste; lungi la presunzione dall’aprirle un largo corredo di opere; rammentiamoci di quella esemplare dama di cui ci parla Giorgio Renaud che tra le 8 o 9 biblioteche da essa fondate nella Lorena ne aprì una con 12 volumi soltanto, eppure quei pochi, messi a disposizione dei contadini, diedero in un anno 70 letture! Le biblioteche non deviino dal loro intento per riuscire a bene e perchè l’istruzione non torni più a danno che a beneficio; non siano settarie nè in religione, nè in politica: le sette, qualunque sieno, distraggono e non edificano, mettono a nudo i visi, i difetti, ma non insegnano il bene; a noi dee premere di edificare dacchè troppi sono oggi che si compiacciono a distruggere uomini e cose; le biblioteche popolari devono esser luogo interdetto alla politica, causa perenne di division d’animi, di rancori, di gelosie personali; devono essere un terreno neutro dove i combattenti s’avvicineranno senza recarsi offesa, dove combatteranno sì, ma contro avversari comuni e per un intento comune.»
Nel marzo 1868 la Società senese aveva ricevuto una cospicua offerta di lire 200 da S.M. il Re, lire 200 dal Comune, lire 500 dal Monte dei Paschi che dava altresì l’uso gratuito d’un conveniente locale, e il suo seggio direttivo componevasi del cav. Banchi presid. onorario, cavaliere Ces. Riccomanni presidente effettivo, avvocato Rubini e Fignani assessori, A. Moschini economo, E. Crociai cassiere, Cicogna segretario.
Il 6 aprile 1868 si pubblicava il regolamento pel quale non si chiedeva che 30 cent, il mese a chi volesse godere della lettura (gratuita però per i soci e socie dell’Associazione operaia e Fratellanza artigiana) e il 21 maggio s’apriva la Biblioteca con 800 volumi e 226 socii.
La prima statistica della Biblioteca circolante presentava il numero di 94 lettori e 376 opere lette, la seconda, che riferiamo, ci dà 104 lettori (fra cui 11 donne) e 488 letture.
PROFESSIONI | SESSO | ETÀ-ANNI | TOTALE
|
Indicazione numerica per materie delle opere prese a lettura | TOTALE
delle opere lette |
Numero
dei volumi | ||||||||||||
Uomini
|
Donne
|
Dai 15 ai 25
|
Dai 26 ai 55
|
Dai 36 ai 50
|
Oltre i 50
|
Scienze
|
Morale e
Educazione |
Storia
|
Geografia, Viaggi
e Costumi |
Poesie
|
Teatri
|
Biografie e
Memorie |
Romanzi, Rac-
conti e Novelle |
Letteratura varia
e Giornali | ||||
Insegnanti | 3 | 1 | 3 | 1 | » | » | 4 | 2 | 1 | 1 | » | » | » | 1 | 3 | 2 | 10 | 1 |
Studenti | 19 | » | 19 | » | » | » | 19 | 5 | 6 | 8 | 4 | 4 | 42 | 4 | 43 | 10 | 126 | 140 |
Impiegati | 13 | » | 5 | 6 | 2 | » | 13 | 6 | » | 11 | 2 | 1 | 1 | 2 | 13 | 2 | 38 | 42 |
Tipografi | 24 | » | 14 | 4 | 5 | 1 | 24 | 4 | 1 | 10 | 1 | 5 | 28 | 6 | 38 | 2 | 95 | 112 |
Legatori di libri | 7 | » | 2 | 1 | 4 | » | 7 | » | » | 1 | » | » | 2 | 4 | 17 | 2 | 26 | 31 |
Meccanici e fabbri ferrai | 2 | » | 1 | » | 1 | » | 2 | 3 | » | » | » | 1 | » | » | 2 | 1 | 7 | 7 |
Scultori in legno | 1 | » | 1 | » | » | » | 1 | » | » | » | » | » | » | » | 1 | » | 1 | 1 |
Tornitori | 1 | » | 1 | » | » | » | 1 | 2 | » | » | » | » | » | » | » | » | 2 | 2 |
Falegnami e carrozzai | 6 | » | 3 | » | 2 | 1 | 6 | 1 | 2 | 7 | 1 | 1 | 4 | 3 | 20 | 3 | 42 | 47 |
Tappezzieri e apparatori | 1 | » | 1 | » | » | » | 1 | » | » | » | » | » | » | » | 1 | » | 1 | 1 |
Negozianti e bottegai | 7 | » | 3 | 3 | 1 | » | 7 | 2 | 1 | 1 | 1 | » | » | » | 7 | » | 12 | 12 |
Giovani di negozio | 7 | » | 4 | 2 | 1 | » | 7 | 5 | » | 2 | 1 | » | 14 | 2 | 16 | 5 | 45 | 48 |
Conciatori di pelli e cuoiai | 2 | » | 1 | » | » | 1 | 2 | » | » | 2 | » | » | » | » | 1 | 1 | 4 | 5 |
Caffettieri | 2 | » | 1 | 1 | » | » | 2 | 1 | » | 1 | 1 | » | » | 1 | 3 | 1 | 8 | 9 |
Professioni diverse | 9 | 10 | 10 | 4 | 3 | 2 | 19 | 1 | » | 2 | 3 | 3 | 14 | 5 | 41 | 2 | 71 | 82 |
Totale | 104 | 11 | 69 | 22 | 19 | 5 | 115 | 32 | 11 | 46 | 14 | 15 | 105 | 28 | 206 | 31 | 488 | 550 |
S. Casciano e Mercatale (Firenze).
L’ottimo Ferdinando Vigiani, raro esempio a molti sacerdoti di intelligente operosità, provvide nella sua parrocchia dopo l’Asilo infantile anco alla Biblioteca; la Direzione dell’asilo che si mantiene colle contribuzioni della carità cittadina, fa eziandio le spese per i libri: 184,75 lire erano state consumate nel primo anno della apertura della Biblioteca, (1° gennaio 1868-69) fra acquisti e legature di volumi, e il valore complessivo della collezione circolante era circa lire 400 per i molti doni avuti.
Furono 24 i libri messi in giro sulle prime, essendosi gli alunni delle due scuole cambiati fra loro i libri avuti in premio: alla fine del 1° mese erano 100 i libri e 50 i lettori; in un anno i lettori erano 112 e 310 i libri; così al 1869 la circolazione aveva raggiunto la bella cifra di 507, nella quale i lettori stanno in numero di 64 per 197 letture, e le lettrici stanno per 46 con 310 letture.
Per ora l’indole del paese non permetterebbe che si tentasse d’imporre alcuna tassa per leggere, e però la lettura è gratuita: questa piccola Biblioteca intanto senza menare rumore circola in mezzo ad un migliaio di abitanti e con non poco frutto.
Sia lode al bravo parroco Vigiani.
L’esempio della frazione del Mercatale fu utile incitamento alle altre del comune medesimo: 9 mesi dopo, cioè nell’autunno 1868, alcuni già promotori della Società operaia seguendo l’impulso dato, dall’egregio prof. Vittorio Bacci, che fu l’iniziatore dell’impresa, si associarono a lui per veder sorgere l’utile Biblioteca, in mezzo ad una popolazione di ben 11 mila abitanti.
L’idea trovò subito 130 aderenti paganti 25 centesimi al mese, 700 volumi si raccolsero in dono; il municipio venne in sussidio d’un locale convenientemente mobiliato con opportuno scaffale: lo statuto fu approvato in numerosa adunanza nella quale erano nominati alle cariche i più operosi e benemeriti promotori: acclamato presidente onorario il prof. Bacci, ebbe l’onore della presidenza effettiva il delegato scolastico dott. G. Fabbrini, avendo a consiglieri i signori Pasquale Parenti, Ferdinando Giunti, E. Pagani e per segretario era designato il giovine segretario del comune signor Faustino Chiti.
La solenne inaugurazione avveniva la 4a domenica, di ottobre (1863) coll’intervento dell’autorità locale e colla banda musicale filarmonica: 3 bei discorsi furono letti, dal prof. Bacci, dal dott. Fabbrini, dal segretario Chiti. Il professor Bacci trattò con un fare bellamente popolare, del popolo in ordine alla libertà e lo pubblicò pei tipi del Benvenuti a Mantova, dedicandolo al distinto giovine prof. F. Del Seppia.
Spezia (Genova).
Un’altra Biblioteca, i cui statuti furono modellati su quei della popolare pratese, è quella che in Spezia si deve all’iniziativa di giovani studenti, primo de’ quali il sig. E. Boncinelli coadiuvato dai sigg. Eumene Svanascini, Alessandro Destri, Erminio Pontremoli. La Biblioteca cominciò il suo 1° anno di vita col 1° settembre 1868; in seno ai primi 150 soci fa approvato il regolamento fondamentale, nominati alla Direzione i suddetti promotori e a presidente onorario l’avv. Bruni.
La Biblioteca ha più di 400 volumi, e molto può sperare nelli aiuti del municipio e dei sottoprefetto Mastricola che si dichiararono pronti a coadiuvare la patriottica impresa: i soci lettori pagano le quote mensili di centesimi 25. Si raccomanda un po’ più la scelta de’ buoni libri.
Sesto (Firenze).
Pure a Sesto nell’autunno 1868 (27 ottobre) si pensò a fondare una consimile istituzione la quale è oggi istallata vicino alla Scuola maschile in locale offerto da un popolano. L’onorevele presidente signor Pilade Tosi consigliere comunale e provinciale, coadiuvato dal segretario, signor Pietro Villoresi ne furono i primi e più operosi promotori, e per le loro cure si potè in meno di 4 mesi costituire la società con più di 184 ascritti a 25 centesimi al mese: il comune diè un primo sussidio di L. 80 e non mancarono parecchi doni di libri, tanto che la Biblioteca fu inaugurata il 7 marzo 1869 con circa 500 buoni volumi.
L’inaugurazione fu fatta con molta solennità ed intervento dell’autorità, del sindaco e della rappresentanza della Società operata e Fratellanza artigiana: dopo un analogo discorso del signor Tosi e del signor Antonio Martinati si diè principio alla distribuzione delle letture e più di 50 libri furono nell’atto messi in circolazione: il marchese Ginori, il sindaco e il signor Antonio Martinati furon proclamati soci onorari. Lo statuto accorda la lettura gratuita solo agli alunni delle scuole, e la società si propone di aprire pure un corso di letture e conferenze popolari.
Serravalle (Firenze).
A nome d’un benefattore che aveva respirate le prime aure di vita in questo antico castello, l’avv. Bruni mandava nel giugno 1868 un buon numero di scelti volumi all’egregio sindaco cav. ingegnere Lapini perchè come un primo nucleo di Biblioteca popolare si circolassero fra gli operai delle scuole comunali e della Società del mutuo soccorso.
Il sindaco il quale è uno dei più zelanti promotori del bene popolare nel circondario pistoiese che egli rappresenta degnamente nel Consiglio provinciale, accoglieva con animo lietissimo la prima offerta, facendo voti perchè presto l’idea potesse concretarsi con generale utilità dei suoi compaesani.
Spoleto (Perugia).
La prima Biblioteca circolante dell’Umbria fu istituita a Spoleto e sorse nel luglio 1867 per l’iniziativa del signor Luigi Morandi mirabilmente coadiuvato dal signor sindaco Benedetti, dal conte Montani ora presidente, dal dottor P. Chieri e dal signor conte Onofri.
Nel dicembre 1868 essa possedeva 770 volumi in 565 opere delle quali 381 donate, aveva avuto un sussidio di lire 200 dal Ministero di Pubblica Istruzione e lire 100 dal Consiglio provinciale: contava 40 soci paganti 50 cent. al mese colle di cui quote si provvede allo acquisto delle opere, alla stampa de’ statuti e cataloghi, alle rilegature; dal 28 luglio 1867 al gennaio 1868 aveva prestato 1018 libri in lettura; ma in quest’ultimo anno la statistica può dirsi quasi raddoppiata.
Il totale dell’entrate dalla fondazione al 31 dicembre 1868 fa di lire 533, l'uscita ascese a lire 455 e di queste, andarono in libri lire 263, in stipendi lire 22, in riparazioni e arredamenti lire 4, in spese diverse lire 96.
La lettura non è un diritto pei soli soci, ma è gratuita per chiunque abbia dimora nel comune.
L’esempio dato dal prof. Morandi colla Biblioteca spoletina ebbe molti imitatori non solo in provincia ma anco in varie altre parti d’Italia.
Soresina (Cremona).
Fu nell’agosto 1868 promossa qui una Biblioteca popolare dal prof. B. E. Maineri.
Incontrò non indifferente favore, ascrivendo in due mesi ben 80 soci. Il deputato Arrivabene concorse subito con un sussidio di lire 100, e con altre 100 la Deputazione provinciale di Cremona. Essendo di recente fondata ne daremo più particolari notizie nel prossimo Annuario.
Sabbioneta (Cremona).
Come in molti altri comuni così anco a Sabbioneta lo spirito di associazione ha completato la scuola colla Biblioteca circolante: il comune di Sabbioneta fu dei primi in Lombardia ad attivare l’Asilo e a dare esempi di patriottismo e d’umanarietà, ma non v’avevano attecchito fino all’agosto 1868 nè la società operaia di mutuo soccorso, nè la Biblioteca popolare e si deve all'iniziativa del pretore dottor Timoleone Vedovi e del signor Antonio Briglienti la fondazione dell'una e dell’altra; la Società agricolo-operaia possiede in sì poco tempo un fondo di lire 3 mila, e la Biblioteca ricca di 712 volumi offerti dai cittadini e dal municipio fa circolare mensilmente 200 letture, onde si può dire che non solo si regge ma vive rigogliosa di buoni frutti. Nel comune poi non mancano asili e scuole diurne e serali sicché a Sabbioneta l’istituzione della Biblioteca è di fatto al vertice di una piramide a cui è base la scuola.
Salò (Brescia).
In seno della Società circondariale degli amici dell'istruzione popolare istituita l’anno 1867 per le cure dell’onorevole ispettore prof. G. Bagatta si fondò pure una Biblioteca circolante ad uso dei socii medesimi: essa pubblicò il suo regolamento e il catalogo ricco di 600 ben scelti volumi.
Savignano (Forlì).
Per iniziativa della Società operaia e della Sopraintendenza degli studi del paese, si stabiliva fin dall’ottobre 1868 l’apertura di una Biblioteca popolare circolante che fu inaugurata di fatto il 6 marzo 1869. Essa assunse il nome di Girolamo Amati illustre filologo; savignanese defunto, e ne redassero lo statuto e il regolamento interno le Direzioni della Società operaia e della Sopraintendenza suddetta.
Primo nucleo furono 88 volumi che la Società operaia ricevè in dono dal benemerito Comizio agrario di Voghera: in seguito essa stessa e la Sopraintendenza degli studi regalarono altre 67 opere e 32 il chiarissimo prof. cav. Giovanni Ghinassi di Faenza, sicché con poche altre di varii cittadini fa raggiunto il complesso di numero 274 volumi, fra i quali 10 buoni periodici che vengono spediti gratuitamente e trattano di letteratura, d’agraria, d’associazioni operaie, di pedagogia.
In una scuola gentilmente accordata dal municipio è situata la Biblioteca; a spese comunali fu pure provveduto la scansia per i libri, l’uso de’ mobili; e a spese della Società per l'istruzione popolare della quale un rappresentante fa parte perciò della Commissione amministrativa della Biblioteca, è fatta l’illuminazione occorrente nelle tre sere d’ogni settimana. Ad onore dei bravi Savignanesi vuolsi ricordare con speciale encomio questa Società dell’istruzione popolare che conta oltre 20 anni di vita, non ostante dovesse attraversare difficilissimi tempi durante il cessato governo pontificio.
Quanto all’andamento morale della Biblioteca che è fissa e circolante, basterà dire che in mezzo ad una popolazione agglomerata di 2074 individui, aprendosi 3 giorni soli per settimana ha dato in 44 giorni n. 315 lettori e 267: letture a domicilio. Le risorse economiche sono meschinissime, perchè non si è costituita una società di lettori paganti, ma l’istituzione è gratuita, ha un modesto fondo di un 30 lire, delle quali 20 offerte dalla Società operaia e per l’istruzione popolare, le altre raccolte dalla beneficente privata. Auguriamo prospero successo alla giovine Biblioteca così bene diretta dall’egregio presidente bibliotecario signor Luigi Topi e s’abbiano il dovuto encomio: i signori avv. Vendemmi, S. Galli, B. Bianchi, doti. Fellini, Vittori e Marzocchi.Sciolze (Torino).
Sciolse fa nel Piemonte la prima ad imitare l’esempio della Biblioteca popolare circolante di Prato. Il prof. B.E. Monti coadiuvato dall’egregio ispettore G. Borgna formularono nel 1865 sulli statuti di quella, un regolamento pel quale si dava gratuito diritto di lettura ai membri della Società, e ciò erasi creduto necessario di fare attesa la picciolezza del comune che conta appena 1300 abitanti. Però si confidava molto nel municipio, il quale invece (tranne l’egr. sindaco A. Barone) fu restio a tal segno che non ebbe scrupolo di rifiutarsi replicatamente alla spesa dei lumi a fuoco chiesta da 2 maestri per aprire gratuitamente una scuola serale e domenicale! La Società pur tuttavia si formò sol chiedendo doni in danaro e in libri: all’appello dell’egregio promotore Monti che già propagava una circolare nell’aprile e ottobre 1865, erano venuti 516 volumi e salirono quindi fino a 1000; eransi raccolti danari per lire 72: fra i più cospicui donatori si era registrato il nome di Costantino Camandona che fece il generoso invio di 100 volumi, il prof. Monti, proclamati poscia soci onorari: il notaio De Andreis, il cav. Pomba, il cav. De Castro che regalarono pure 100 vol. II Ministero d'istruzione mandava un sussidio di lire 50.
Ma com’era naturale, senza le tasse dei soci, (perchè l’istituzione era per la lettura gratuita) senza l’aiuto del comune che costrinse il Comitato a prendere a fitto il locale, non potevasi far progressi a vita durevole o almen prospera: se non fosse stato il patriottismo e lo zelo disinteressato pel bene che animava il presidente Borgna, la Biblioteca non avrebbe avuto i suoi scaffali e i suoi arredi, nè avrebbe pagato il disavanzo di lire 148, 75. Il Borgna seppe così coraggiosamente mantenersi all’altezza della nobile missione accettata per amore alla istituzione e continuare la bella opera iniziata dal Monti, il quale essendo dovuto traslocarsi per ragione d’ufficio a Padova, fu in benemerenza proclamato direttore onorario perpetuo.
Nei due anni 1867-68 non si circolarono che 173 letture.
Sappiamo che anco a Sanseverino (Marche) si è iniziata una Biblioteca popolare della quale attendiamo notizie.
Treviso.
Nel luglio 1867 fu istituita una Biblioteca circolante per le donne, formatasi parte con doni e prestiti.
Il numero dei volumi passa di poco il 200, ma ve ne sono dei bene scelti, e più ricercati sono i racconti: la Biblioteca è a servizio delle adulte specialmente addette alla scuola popolare e alla 4a classe: i libri però si danno anco alle non addette alla scuola; nella domenica si rinnuovano i prestiti dei libri e ciò riesce soddisfacente: si distribuiscono in media 12 o 14 letture per settimana.
Si sta pure avviando una Biblioteca circolante che non abbia destinazione esclusivamente femminile, e ciò per opera della Lega filantropico-educativa trevigiana stabilita fra i docenti della provincia. È giovevole ricordare come il municipio aprisse un concorso a tutto ottobre 1867 per un premio di medaglia d’oro del valore di lire 300 da darsi a chi si presenterà autore d’un libro di lettura dilettevole e varia istruzione popolare e che al merito intrinseco unisca carattere ed interesse trevigiano.
Torino.
Il Comitato direttivo della Società cooperativa Torinese guidata dall’egregio signor Giuseppe Nigra, promise una nuova Biblioteca circolante gratuita pel popolo, la quale finora non si è potuta organare per mancanza di convenienti locali.
Anche collo stesso scopo fu proposta una nuova Società col titolo di Lega filodidattica dal prof. Colombetti, e suffragata dall’appoggio del giornalismo, la quale è tuttavia in formazione.
Ma più bel fatto fu l’inaugurazione avvenuta il 22 febbraio 1869 della Biblioteca tecnico-artistico-popolare fondata dal municipio su proposta del benemerito cav. Gius. Pomba che fin dal 1855 con bella e forbita memoria raccomandava la istituzione alle cure del comune. La Biblioteca conta 24,000 volumi in gran parte raccolti dai soppressi conventi, ma opportunamente scelti e accomodati alla lettura del popolo, molti anche donati dalla generosità degli editori cav. Antonelli di Venezia, G. Barbera, C. Branca.
Il municipio spese per la riduzione dei convenienti locali più di 10,000 lire, e i Ministeri dell’Istruzione e dell’Interno concorsero per 6,000 cadauno in acquisti di libri. È pure cosa degna di particolare menzione la pubblicazione del catalogo fatta per ordine di materie a comodo dei lettori, utile provvedimento non adottato per ora che nel Museo britannico di Londra diretto per molti anni dall’italiano senatore Fanizzi. Lode al solerte municipio torinese e al cav. Pomba bibliotecario onorario.
Todi (Umbria).
L’egregio sindaco Paolo Leli con un bel manifesto ai suoi concittadini si faceva promotore ai 7 gennaio 1868 dell’istituzione d’una Biblioteca circolante popolare; e sull’esempio e cogli statuti di quella iniziata a Spoleto dal professor Morandi, la costituiva con felici auspici il 21 aprile 1868, inaugurandone definitivamente l’apertura il 9 settembre dello stesso anno. Con splendido discorso raccomandava ai primi soci accorsi a quella generale adunanza l’opera patriottica, e riferiva consolanti notizie sull’accoglienza che essa aveva ricevuto in paese e fuori: la Giunta municipale metteva a disposizione della Biblioteca popolare l’uso di un locale mobiliato nel soppresso convento di S. Fortunato; i soci erano giunti a 112, i doni di libri avevano oltrepassati i 400 volumi; il Consiglio provinciale dell’Umbria aveva confortato questa recente fondazione di un cospicuo sussidio di L. 100. Ecco quanto può fare un bravo sindaco!
Terni (Umbria).
Trezzo sull’Adda (Milano).
L’onorevole presidenza della Società promotrice delle Biblioteche popolari di Milano ha donato 130 volumi al comune di Trezzo, onde sia accresciuto il primo nucleo dei libri che formano quella nascente Biblioteca popolare.
Tromello (Pavia).
La Fratellanza, lodevole società operaia del comune di Tromello, accolse in adunanza generale la proposta d’istituire una Biblioteca circolante popolare, e a tal uopo fece acquisto d’elegante scaffale e degli altri arredi necessari, collocando i 200 volumi raccolti in una bella sala concessale dall’egregio cav. Ferraris, sindaco. La stessa benemerita Presidenza si propone di istituirvi anco una Scuola agricolo-commerciale che attende la sanzione dei soci.
Trapani8.
L’ab. Polizzi è il promotore d’una Biblioteca popolare d’indole privata fino dal 1868; col 1° marzo 1869 essa entrò in una nuova fase sorretta da un buon numero di soci a 40 centesimi il mese, con alla presidenza i signori A. Buscaino Campo, prof. Pappalardo, G. Ali, sac. Venuti, Giacolone Patti, G. B. Torrearsa, Lampiasi-Rubino, prof. Piazza, prof. Stinco, Burgarella-Patrico, prof. Franchida, A. Agalbato, B. Pappalardo e Polizzi.
Se non si lasciasse a desiderare una buona scelta di libri, sarebbe degna di elogio: vi troviamo pure non opportuno il deposito di lire 5 richiesto da chi vuol libri a domicilio trattandosi di soci, della cui moralità non si dovrebbe nemmen dubitare. La Biblioteca possiede 400 opere in gran parte donate da cittadini di Trapani e dell’Isola.
Udine.
La prima Biblioteca popolare circolante in Udine si deve all’opera iniziatrice dei signori dott. Giovanni Mannelli, dott. Pietro Bonini e Carlo Broglio; intesero ad aprirla con soscrizioni di centesimi 65 mensili, ma non trovando favore il progetto così concepito, forse, perchè non tanto mite la tassa e perchè altre biblioteche pubbliche sono in città, fu nel 1868 lasciata la cosa nelle mani della presidenza della Società operaia composta dei signori Antonio Fasser e Carlo Plazzogna i quali, fatto appello alla beneficenza cittadina, ebbero molte offerte, tanto che la Biblioteca conta oggi 404 opere in 943 volumi e ne è bibliotecario il maestro comunale Luigi Galli.
Anco presso il civico Ospedale e casa d’esposti fu pure nel decorso anno da quell’egregio direttore cav. Andrea Perusini fondata una Biblioteca popolare per uso degl’infermi e convalescenti, conta 250 volumi e ne è bibliotecario il sac. Marzio Sinigaglia, cappellano del pio luogo.
Sappiamo altresì che lo scorso mese di marzo 1869 il R. Ispettorato scolastico d’Udine raccomandò con apposita circolare, corredata di un progetto di regolamento e catalogo, la fondazione in ogni comune d’una Biblioteca popolare, ed una già si deve all’operosa bontà del cav. dott. Gabriele Pecile, che a sue spese si propose di provvederla di libri.
Venezia.
A Venezia vi era la Società pella lettura popolare che morì ben presto e inoltre la Biblioteca provinciale gratuita popolare circolante la quale é pur ad uso delle carceri. La Società di lettura aveva due qualità di soci: i fondatori che contribuiscono lire 20 almeno una sola volta e gli ordinari che danno 40 centesimi mensili; mentre la Biblioteca provinciale è gratuita ed ha sede a San Giovanni Laterano presso l’Istituto industriale e professionale; questa prospera e dà buoni frutti.
La presidenza composta dei promotori D. Busoni, A. Errerà, V. Ceresole ha fissato le seguenti basi. L’istituzione cercherà di concedere l’uso, dei libri al più umile prezzo e si metterà perciò in attenenza colle Società di credito, di mutualità e di cooperazione; essa ha per iscopo di diffondere l’istruzione fra il popolo sia mediante somministrazione di libri nella, città e provincia di Venezia, nelle carceri, negli ospitali, negli istituti d’educazione, fra le società operaie ecc., sia mediante letture in comune e diffusione di giornali con prestiti di libri nei distretti in cui si procurerà molto di stimolare l’iniziativa dei Consigli comunali, consorzi agrarii, delle scuole e istituzioni operaie ecc. con doni in opere e in danaro da distribuirsi secondo i mezzi; il capitale della Società si forma col contributo annuo non minore di lire 1 dei sodi, coi doni sia in libri pel popolo sia in denaro ecc.
Il numero dei libri posseduti dalla Biblioteca ascende a 1834, dei quali circolarono tra i popolani 1300; le professioni di quelli a cui vennero affidati libri in prestito sono le seguenti: tipografi, legnaiuoli, sarti, calzolai, caffettieri, fabbri, meccanici, fotografi, agenti di mezzeria, soldati. Ma il maggior numero dei lettori appartiene alle 2 prime categorie: si prestarono inoltre parecchi libri a maestri elementari, a studenti, all’ospedale, e molti si mandarono in giro pei distretti e così a Mirano 10, Chioggia 29, Mestre 25, Murano 24, Barano 13, San Donà 14, Bolo 12.
Essa fu solennemente inaugurata nel 1867 coll’intervento del prefetto Torelli e del sindaco Giustinian che insieme al Busoni e all’Errera vi lessero applauditi discorsi: il turno della distribuzione è sostenuto gratuitamente da due studenti; gli operai invasero la Biblioteca e fu d’uopo chiudere le porte per la ressa che vi facevano nei primi giorni.
Verona.
Nell’ottobre del 1867 la Società di mutuo soccorso fra gli operai scelse una Commissione composta dei signori avv. Avanzi, dott. Barbieri, L. Cristiani, C. De Chiaves, dott. Dona, dottor Montagna, conte Montanari la quale mettendosi d’accordo colla rappresentanza del Magazzino cooperativo, desse mano alla creazione di una Biblioteca popolare circolante che servisse non solo ai socii della Società operaia medesima ma eziandio a quelli del Magazzino suddetto ed alla Banca mutua popolare.
Un bell’appello ai cittadini valse buona messe di doni in libri, che a tutto il 31 dicembre 1868 erano 700, di cui 53 soli comprati, oltre di che lire 200 offerte dal municipio, lire 100 donate egualmente dal generoso prof. A. Garbini e un bel dono di volumi del Comizio agrario-vogherese.
Fa aperta nel marzo 1868, e serve tutti i dì ad uso dei soci: a tutto il 31 dicembre 1868, 90 erano stati i lettori (quasi tutti sodi operai) e 175 le opere circolate.
Il capitale dei libri si può valutare in lire 350: L’amministrazione della Società operaia che coi suoi membri provvede a turno alla custodia e circolazione dei libri spese già in legatore circa lire 100.
Vercelli.
In seno alla Società operaia fu promossa una Biblioteca circolante per uso dei socii.
Viadana (Cremona).
L’egregio abate prof. Luigi Parazzi è il promotore d’una Biblioteca popolare circolante femminile ed ebbe la fortuna di vederla sorgere in poco di tempo nel 1863 dietro un semplice invito e al di là delle possibili speranze per piccolo paese come Viadana: essa è fondata da una Società di donne che contava da prima 77 iscritte ed ora 61 obbligate per un triennio alle quote mensili di centesimi 50; ha una ben acconcia collezione di 500 volumi pei quali a tutto novembre 1868 erasi speso mille lire: dai registri delle fatture, resultarono queste a tutto il 2° triennio in n° di 1902: quello che vuol dare un po’ di pensiero all’egregio promotore (il quale provvede alla distribuzione di questa che egli ha saviamente chiamato Libreria circolante d’educagione femminile) è il trovare in seguito le risorse per rinnovare di tanto in tanto la Biblioteca di altre utili e popolari pubblicazioni, essendo le socie prosciolte da ogni obbligo del pagamento al finir del triennio, e tanto più volendosi provvedere alle legature le quali per Viadana non si pagano meno di 70 o 80 centesimi.
Intanto l’operoso sacerdote, valente cultore delle lettere e dei buoni studii è per effettuare il desiderio e il già da tempo vagheggiato progetto di ridurre a circolante una parte della Biblioteca Comunale inaugurata nel 1862 e che conta 3000 volumi, perchè n’abbia maggior benefizio la popolazione viadanese.
Villafranca d’Asti (Alessandria).
Qui ai 22 marzo 1868 s’inaugurava una Biblioteca popolare fissa e circolante per iniziativa del signor Vincenti direttore delle scuole, uno dei più distinti istitutori elementari del paese, il quale lesse un bel discorso in cui dimostrò l’utilità somma dell’istituzione per guarire la larga piaga dell’ignoranza, rivelandosi l’autore, pieno d’amore sincero per l’istruzion popolare: la festa era rallegrata dagli allievi della scuola di musica e da numeroso concorso di popolo, di signore, di autorità locali fra cui il sindaco e il pretore. In sul finire vani astanti si fecero iscrivere socii, ed oggi son già più di 100: giova sperare che la Biblioteca coll’appoggio del municipio e dei privati fiorirà e darà copiosi frutti: fu pure buona azione per parte dell’Opera pia Sant’Elena l’aver messo a disposizione della medesima il locale. Attualmente sono più di 300 i volumi raccolti, e han diritto a particolare encomio fra i donatori, il sindaco avv. Riccardi, il Ministero dell’istruzione, il cavaliere teologo Sticca, il cav. Presbitero, il medico cav. Santanera e l’avv. Masera presidente della nuova istituzione.
Vicenza.
(Bazzano, Lugo, Asiago)
Sorse qui nel 1867 per opera della Società degli amici della libertà una Biblioteca circolante femminile che possiede 700 volumi, e dal 1° gennaio a tutto luglio distribuì 696 letture in 106 lettrici; si mantiene con offerte private e coll’aiuto della suddetta società la quale inoltre acquistò una centuria di volumi per circolarsi fra i soci del Magazzino cooperativo, destinata poscia a passare alla direzione delle Carceri, nonché alle Società di mutuo soccorso.
Altre Biblioteche circolanti sono pure a Bassano, a Lugo, ad Asiago.
I progressi fatti dalla provincia di Vicenza in fatto d’istruzione elementare, dalla sua liberazione in poi, sono piuttosto miracolosi, basti il dire che le scuole serali che sotto il cessato governo erano 8 in tutta la provincia con soli 480 scolari, salirono ormai a 220 con 13,850 alunni! Vicenza deve molto per questo al R. provveditore cav. Paolo Lioy che può dirsi vi abbia fatto da vero padre dell’educazione del popolo, e alla benevola cooperazione della più parte dei sindaci e dei delegati scolastici distrettuali.
La Biblioteca circolante gratuita per le operaie annesse alla scuola maggiore femminile si deve in gran parte all’iniziativa dell’egregio cavalier Lioy che donava del proprio anco un gran numero di scelti volumi; si apre alla distribuzione ogni domenica e dà una media di 20 letture per settimana.
L’Accademia Olimpica di Vicenza non ha voluto smentire le sue nobili tradizioni, e se ai tempi della servitù straniera raccolse nel suo seno le più elette intelligenze per combattere coi progressi delli studii scientifici contro l’oscurantismo e contro le teorie del dispotismo, non si tenne paga del passato, ma inaugurò, oltre le letture scientifiche letterarie, alle quali presero parte il Luzzatti, il Cabianca, il Bernardi, il Maddalozzo, il Reccagni, il Morsolini, il Marchetti, anco lè conferenze artistico-pratiche dirette dall’architetto Negrin, colle quali si ebbe lo scopo di istruire gli artieri e gli operai nei principii dell’arte e di renderli edotti della natura dei materiali e del loro uso9.
Propaganda del Comizio agrario di Voghera.
Il Comizio agrario vogherese promosse nel 1866 più che 74 Biblioteche presso i comuni e presso le Società operaie intitolandole al
nome del compianto Principe Oddone: ecco uno specchio indicativo, a tutto aprile 1867, dei libri che esse possedevano e delle letture che vi si facevano:
Voghera. — Nella sala del Comizio agrario sonovi 2890 volumi sotto la custodia del sac. Stella e si distribuiscono 3 volte la settimana con una media di 44 letture.
Anco nella Società operaia sonovi 124 volumi custoditi dal signor Cesare Negri con una media di 32 letture.
Evvi poi la Biblioteca magistrale che ha 300 e più volumi nell’ex-convento di Santa Caterina ed è sotto la direzione dell’ispettore scolastico. — Ebbe dal Ministero un sussidio di lire 250.
Rovescala. — Ha 100 volumi custoditi dal segretario comunale A. Ramati e fruttarono 5 letture.
Cassino Po. — Ha 80 volumi custoditi dal maestro sac. Mensi nella scuola maschile e 26 lettori.
Rocca de’ Giorgi. — Ha 80 volumi e 2 lettori; custode il sindaco.
Montù Beccaria. — Ha 100 volumi custoditi dal maestro sac. Gallini con 10 lettori.
S. Cipriano Po. — Ha 89 volumi e 3 lettori; custode il sindaco.
Broni. — Ha 100 volumi: la Biblioteca è in via d’ordinamento affidata al maestro Visconti.
Sale (Alessandria). — Ha 100 volumi, ne è custode il presidente della Società operaia.
Pontedera. — Ha 200 volumi; fu la Biblioteca, non è molto, regolarmente istallata nel nuovo locale che si va costruendo per le scuole comunali.
Casei Gerola. — Ha 100 volumi custoditi nella scuola dal maestro Carena con 45 richieste di lettura.
Pinarolo Po. — Ha 90 volumi custoditi dal maestro Pasotti e 60 richieste di letture.
S. Damiano al Colle. — Ha 80 volumi e 4 lettori.
Corana. — Ha 100 volumi affidati al maestro Cauvin con 50 richieste di letture.
Stradella. — Ha 47 volumi affidati alla Società operaia, con 20 richieste di letture.
Codevilla. — Ha 80 volumi affidati al segretario comunale con 7 richieste.
Silvano Pietra — Ha 90 volumi con 20 richieste.
Casteggio. — Ha 202 vol. presso la Società operaia e 18 richieste di lettura.
Calcababbio. — Ha 82 volumi nella sala comunale custoditi dal farmacista Piccaluga.
Cornale. — Ha 80 volumi affidati al maestro Tasso.
Staghiglione. — Ha 80 volumi custoditi dal maestro sac. Malaspina.
Santa Giulietta. — Ha 100 volumi affidati al segretario comunale con 4 richieste.
Verrua Siccomario. — Ha 80 volumi custoditi dal maestro Ferraris con 17 richieste.
Cervesina. — Ha 80 vol. affidati al maestro Zannini con 10 richieste.
Montù Gabbi. — Ha 82 volumi affidati al maestro Riccadonna.
Montescano. — Ha 80 volumi custoditi dal maestro Milanesi.
Casatisma. — Ha 100 vol. affidati al maestro Claudio Bono con 8 lettori.
Cigognola. — Ha 80 volumi affidati al maestro Zambianchi. Castana. — Ha 90 volumi affidati al consigliere comunale Alberici con 10 lettori.
Mornico Losana. — Ha 60 volumi affidati al maestro comunale.
Casalnocetto. — Ha 90 volumi affidati al segretario comunale Castellani con 2 lettori.
Portalbore. — Ha 89 vol. che produssero 44 letture mercè le cure del maestro Riccadonna.
Montemurlo. — Ha 80 volumi affidati al maestro comunale.
Gubbio. — Ha 100 volumi affidati al professore d’agraria che ebbero 6 richieste, e furono poi aggregati al gabinetto circolante della Società agraria Eugubina diretta dal sig. E. Pierotti.
Carcarelli. — Ha 120 volumi che produssero 18 letture; sono custoditi dal prof. E. Carapezza nella sala della scuola agraria.
Sostino. — Ha 100 volumi affidati al signor Baroncelli con 9 lettori.
Belgiojoso. — Ha 100 volumi con 10 lettori presso la scuola serale affidati al maestro Basson.
Bobbio. — Ha 100 volumi con 10 lettori: son custoditi dal segretario della Società operaia avv. Tamburelli.
Borgonovo. — Ha 100 volumi che si danno a lettura fissa nella sala della Società operaia dal segretario Carrara.
Palermo. — Ha 100 volumi presso la Società d’acclimazione e agricoltura; ma la Biblioteca è ancora in via d’ordinamento nell’ex-monastero di Valverde.
Pavia. — Ha 402 volumi nella sala della Società operaia con 189 lettori: la distribuzione è affidata ai signori Ricci, Manara e Fava. Montesegale. — Ha 80 volumi affidati alla maestra Casali e 7 richieste.
Groppello. — Ha 80 volumi aggiunti a quelli della Biblioteca popolare iniziata per cura del maestro Poggio.
Santa Cristina e Bissona. — Ha 84 volumi e 10 richieste.
Mortara. — Ha 90 volumi presso la Società operaia, ed altri vennero poi donati da generosi cittadini; la distribuzione è affidata al signor L. Gaffon.
Valenza. — Ha 90 volumi affidati al segretario della Società operaia Signor P. Scorcione, che ebbero più di 89 lettori: la Biblioteca è in via d’aumento perchè la Società ha fatto appello con manifesti-circolari alla generosità dei cittadini per sussidii in libri e danari.
Como. — Ha 90 volumi presso la Società di mutuo soccorso.
Atri. — Ha nell’Orfanotrofio annesso alla Scuola di agricoltura 116 volumi con 30 lettori.
Tortona. — Ha 207 volumi presso la Società operaia, custoditi dal signor Guidobono e produssero 34 letture.
San Giovanni Valdarno. — Ha nella sala della Società operaia 100 volumi custoditi dal signor Cesare Lelli.
Polignano Piacentino. — Ha 80 vol. affidati al segretario comunale signor C. Boldrini.
Castelletto Po. — Ha 100 volumi custoditi dal segretario Barbini, e 23 richieste di lettura.
Donelasco. — Ha 80 volumi custoditi dal signor avv. Scarabelli che ebbero 10 lettori.
Argine Po. — Ha 60 volumi custoditi dal consigl. comm. Pisani che fruttarono 15 letture.
Argine Po. — Ha per la frazione Dressana altri 60 volumi affidati al maestro sac. Pelucchi che ebbero 27 lettori.
Altre biblioteche erano in via di ordinamento con un primo nucleo di 100 volami a Roccasusella, Mezzana Bottarosa, Girgenti, Nibbiano, Rogiano Gravina, S. Lussurgiu, Petralia Sottana, Cosenza, Tromello, Caserta, Brandazzo, M. Calvo Versizzia, Oliva Gassi, Redavalle, Rotorbido, Rivanazzano, Torricella Vergate, Lecco, Varese, Palaia, Laiatico.
Così bella e generosa propaganda, della quale fu l'anima il benemerito cav. sottoprefetto Valli, trova in se stessa la lode che merita e bene a ragione ebbe premio dal Ministero che rimunerava il Comizio con lire 500.
Solo è a deplorare che essa, non si sa per quali ragioni, sia oggi finita in ben misero modo, come può leggersi nella qui riferita deliberazione estratta dal verbale del Comizio agrario, 25 agosto 1868:
Presenti i signori cav. De Roberto sottoprefetto, presidente;
Ricotti cav. Ciurlo, vicepresidente;
Meardi avv. Francesco, economo;
Palli Antonio, segretario;
Manfredi Giovanni, Migliavacca Andrea, Giulietti avv., Alberici Francesco.
Il presidente De Roberto fa dar lettura della lettera 14 agosto corrente del signor cav. Valli già direttore del Comizio, colla quale il medesimo trasmetteva a quest’ufficio n° 2 vaglia pel la complessiva somma di lire 983 05 a saldo totale d’ogni avere del nostro Comizio agrario dall’onorevole cav. Toscanelli deputato, per le Biblioteche state fornite per conto del medesimo dal Comizio stesso. Fa pure dar conoscenza della varia corrispondenza tenuta per questo oggetto e col signor Valli e col signor Toscanelli stesso; dichiara quindi doversi la pratica relativa ritenere esaurita totalmente. La Giunta approva.
Dietro incarico ricevuto dalla Giunta, il cav. Ricotti fa una relazione verbale intorno alla Biblioteca del Comizio ed ai libri che rimangono disponibili. Con parole d’encomio e di gratitudine ricorda il mirabile operato dell’egregio cav. Valli in ordine alle Biblioteche Principe Oddone, le quali resero per tutta Italia celebrato il nome del Comizio vogherese. «Se non che considerate le nuove condizioni in cui trovasi il nostro Comizio, considerato l’indirizzo di tutti gli altri comizi tracciato in una recente legge, e considerate le difficoltà grandissime e forse insormontabili che si presenterebbero alla continuazione di doni sufficienti allo scopo — Propone che il Comizio di Voghera cessi per ora dall’impegno assuntosi delle Biblioteche da iniziare in tutti i comuni italiani, limitandosi alla diffusione di qualche buon libro di lettura popolare a quei comuni del circondario che determinati ad iniziare una Biblioteca ne facciano richiesta.» Tale proposta, dice il relatore, aveva rapporto ad altre che intende fare a tempo opportuno, essendo egli d’avviso che in avvenire, il nostro Comizio abbia a mettersi sopra una via d’azione più semplice e più modesta, ma forse di maggior pratica utilità.
Riguardo ai libri che tuttora rimangono al Comizio, dice d’aver preso sufficiente cognizione del loro numero e valore scientifico: i volumi restanti toccare la somma di 4 mila formata da 1751 opere.
La metà di queste opere, e specialmente di quelle che sono allogate negli scaffali, fornita abbastanza com’è di buoni libri, che trattano di letteratura, scienze, arti, propone vada a formare la Biblioteca del Comizio vogherese, non gli parendo conveniente che ne abbia ad andar privo esso per cui furono istituite molte Biblioteche popolari in vari centri della Penisola.
I rimanenti volumi propone s’abbiano a tenere in pronto sulle richieste dei comuni del circondario, riserbando ad essi le opere più elementari e di più diretta istruzione agricola popolare, il cui numero, a dir vero, non ravvisò nell’insieme dei libri tutti rimasti nè sufficiente, nè consentaneo all’indole e ai bisogni delle Biblioteche che si volevano istituire.
Udita la relazione e la proposta del cav. Ricotti, il signor presidente cav. De Roberto le approva ed appoggia, dichiarando anch’esso sull’avvenire assai difficile che il Comizio possa ottener doni di libri proporzionati al bisogno, nè parendogli conveniente che si abbia a continuare questo arduo e grave compito di chiedere per donare. — Parla nel medesimo senso l'avv. Giulietti. — Approvato all’unanimità.
Note.
Mentre pubblicavansi questi appunti statistici ci sono venute altre notizie che aggiungiamo per rendere più completo che ci sia possibile il presente lavoro.
Atri (Abruzzo Ulteriore 1°).
Il prof. Gabriele Cherubini appena eletto a presiedere il Consiglio d’amministrazione dell’Orfanotrofio maschile d’Atri diè subito opera sui primi del 1865 alla fondazione d’una Biblioteca popolare che conta già 250 volumi, parte offerti da cittadini e parte dal Comizio agrario vogherese; non sono mancati i lettori, e specialmente nella classe degli studenti, parecchi profittano delle letture a domicilio scegliendo fra quel poco che finora è stato possibile raccogliere.
Canale (Cuneo).
La Biblioteca popolare della Società operaia di Canale non è circolante, ma fissa: si deve in gran parte alle cure dell’avv. Revel, coadiuvato da quella perla d’uomo che è il presidente Domenico Toppino: fu iniziata in giugno 1867 ed ora possiede 1900 volumi dei migliori ad uso del popolo; ha una stupenda sala pel trattenimento serale della lettura; ma costa assai per la spesa d’illuminazione, e pel riscaldamento nell’inverno, nè ha troppi frequentatori della classe che fatica per la ragione che questa non può la sera star applicata alla lettura fuori del seno della propria famiglia. Consigliamo alla Società operaia di Canale di non toglier alle Biblioteche popolari il loro più bel pregio, quello che le rende più opportune ed acconcio al popolo, l’essere cioè circolanti.
Firenze.
Il Consiglio provinciale di Firenze si dovrà riunire nel settembre prossimo per trattare dell’opportunità e del modo di concorrere all’incremento delle Biblioteche popolari. Ci promettiamo una splendida deliberazione che non sia dissimile da quella di ben altri 15 Consigli provinciali che oramai l’hanno preceduto. La provincia di Firenze, quella che può vantare di aver veduto sorgere nella sua circoscrizione la prima Biblioteca popolare circolante che precettò fin d’un anno quelle della decantata Alsazia, non farà atto meno degno di lei: sappiamo essere relatore su questa materia l’egregio prof, cav. Capecchi.
Fermo.
Manfredonia e Foggia.
La Biblioteca pedagogica, che vuolsi fare pubblica e circolante in Manfredonia, si deve specialmente alle cure dei maestri sacerdoti Antonio Castigliego, Annibaie Deflorio e Nicola Borgia, dai quali attendiamo presto particolareggiate notizie.
A Foggia ne fu promotore il cav. Baricco: è situata presso l’orfanotrofio Maria Cristina, e possiede 500 volumi.
Genova.
A cura del solerte Comitato, presieduto dal chiarissimo cav. avv. Celesia, un’altra Biblioteca circolante si sta per aprire nel Sestiere di Prè a vantaggio specialmente della classe marittima, ed una pure a servizio delle carceri.
In Genova la diffusione delle Biblioteche popolari deve molto anco all’illustre commendatore C. Mayr senatore; che finora è fra i pochi prefetti vero caldeggiatore di queste istituzioni, e crediamo il solo, per quanto n’abbiamo saputo, che nell’apertura ordinaria del Consiglio provinciale il 26 ottobre 1868, ne tenesse proposito con belle e savie considerazioni, facendosi coraggiosamente iniziatore a che la provincia genovese vi concorresse in premii e sussidii.
«Tuttavia io credo opportuno, egli dice, riflettere che a far profonda l’istruzione non bastino quattro o cinque anni di scuola; è necessario che l’opera continui, che il paese non perda d’occhio il nuovo cittadino, ma lo seguiti con diligenza, lo provveda con amore di nuovo conforto, di novelli sussidii... Che giova, o signori, avere, per esempio, insegnato a leggere al nostro popolo, se poi uscito dalla scuola egli non sa che cosa leggere? Che giova averlo innamorato delle virtù civili e religiose, se poi non vi sia chi gliele ricordi continuamente? Che monta avergli, fanciullo, fatto conoscere che egli ha una patria da amare, da proteggere, da difendere, se fatto adulto non ode pure una voce che gli ragioni e al cuore e all’intelletto della dolce carità del loco natio? A tutto questo hanno pensato gli educatori di Francia, del Belgio, dell’Alemagna, dell’Inghilterra, e dell’America, a questo ha pure rivolto lo sguardo il nostro Governo, a questo io pure vi richiamo.
«Le scuole serali e domenicali per gli adulti hanno bisogno di un complemento, hanno bisogno di una nuova istituzione, le Biblioteche comunali e circolanti. Ogni comune dovrebbe istituirne una nel suo capoluogo, stanziando una somma per ciò eziandio leggera, naturale bibliotecario il maestro, che verrebbe facendo conoscere e distribuirebbe i volumi raccolti. Questi volumi dovrebbero contenere operette utilmente dilettevoli, dilettevolmente morali. Quando ciò fosse, nelle lunghe sere invernali, nelle domeniche, negli altri giorni festivi troverebbe la famiglia raccolta intorno al domestico focolare un salutare pascolo al suo intelletto, all’imaginativa, al suo cuore. La istruzione e l’educazione della scuola continuerebbe, si farebbe migliore, diverrebbe di famiglia, e se ne gioverebbe la moralità pubblica e la privata. Se la Biblioteca del comune valesse a diminuire l’abuso festivo dell’osteria, il malvezzo delle ubbriacature, le sconcezze delle risse non troppo infrequenti, non dovremmo noi aiutarla e sorreggerla per quanto sta in noi? So che l’opera dell’educazione è lenta, ma che perciò? Tutto quanto può migliorare le nostre scuole, propagare l’istruzione, accrescere la moralità del paese, vi sarà ricambiato ad usura, e le somme che aveste a stanziare per favorire la fondazione di Biblioteche comunali circolanti, sia con premii e sovvenzioni ai municipi, che più se ne rendessero meritevoli, sia promovendo associazioni che assumessero il patriottico ufficio di propagarle, vi saranno restituite (se in voi non venga meno la costanza e l’energia), col frutto del cento per uno da quanto ora si spende per gli ospizi dei trovatelli, per l’albergo dei poveri, per le case carcerarie.»
Milano.
Dalla relazione dell’avv. Larcher fatta a nome della Società provinciale milanese per le Biblioteche popolari il 21 marzo 1869 rileviamo ancora le seguenti notizie, che ci danno conto delegazione e dei progressi del 1° anno di vita.
A Milano si è dovuto abbandonare il sistema, prima vagheggiato, della gratuità, e non solo si è cercato di far soci, ma si è imposto il tenue contributo d’un soldo a chi vuole letture.
Coi primi 1059 volumi raccolti e le prime 487 lire, la Società vide che si faceva ben poca cosa: il disordine in cui eran caduti i magazzini cooperativi e la dispersione avvenuta di gran parte dei libri avevan ridotta la prima Biblioteca circolante di via del Fieno ai minimi termini, perciò chiamati a parte del Consiglio direttivo buon numero dei migliori cittadini milanesi, propagati maggiormente i propositi della istituzione, si poterono raccogliere 435 soci paganti annualmente lire 1155, e per oblazioni spontanee altre lire 456 oltre molti altri doni di libri che colle reliquie della prima Biblioteca costituirono il primo fondo della attuale aperta in via del Circo, num. 4, in locale gratuito concesso dalla Giunta del municipio: anco la Deputazione provinciale, la Banca Nazionale e la Cassa di Risparmio le elargirono generosi sussidi per la complessiva somma di lire 1600.
La Biblioteca fu ordinata con apposito regolamento dalli egregi prof. Rotondi, Gabelli, Gioda e prof. Bedoni bibliotecario. — Il soldo richiesto dai lettori fu pagato puntualmente; i libri, che fu detto di concedere ai soci, agli alunni delle scuole serali e diurne muniti di certificato di guarentigia dal direttore, agli operai regolarmente iscritti a Società mutua, e a tutti coloro che faranno constare di sè, si distribuirono tutti i giorni dalle 7 alle 9 pomeridiane e nelle domeniche dalle 2 alle 4 pomeridiane non chiedendo altra garanzia che l’onestà, e col fatto parve che questa bastasse.
Il numero delle opere presentemente esistenti nella Biblioteca è di 1305 in 2063 volumi quasi tutti legati, e gli aggiunti ai 334 volumi donati alla Biblioteca di Lodi, Codogno, Maleo, Casalpusterlengo, Trezzo e Carceri di Milano sommano a 2397 e costarono lire 1970, senza calcolare i doni ricevuti e i libri avuti coi cambi. Un catalogo generale alfabetico, uno per materia ed uno a schede volanti sono tenuti a cura dei ragionieri Denti e Brocca retribuiti con tenue onorario.
Fu fatta la prova della lettura fissa, sorvegliata da soci ispettori e in 42 giorni accorsero 484 lettori: la chiusura della Biblioteca nazionale nelle ore serali avrebbe potuto dare in seguito maggiore concorso alla Biblioteca popolare, ma stante la soverchia spesa cui si sarebbe andati incontro e la considerazione che l’operaio stanco, la sera non va a leggere, si volle per ora mantenere d’indole di circolante, con intenzione di ridurla anco a fissa qualora la provincia aumenti nuovi sussidi e si possa imporre una tassa ai frequentatori.
La statistica della lettura crebbe di mese in mese, come il popolo potè gustare i libri, e così mentre in ottobre si lessero soli 32 volumi, in novembre furono 86, in dicembre 269, in gennaio 440, in febbraio 533, in marzo 552; in un anno poi, dal 2 marzo 1868 al 20 marzo 1869, si distribuirono 2172 volumi e s’incassarono lire 114.
Le entrate generali della Società erano al 31 dicembre 1868 di lire 4,100 delle quali lire 1856 da Corpi morali e elargizioni, lire 2,117 dai soci, lire 127 da proventi diversi.
Le spese ammontarono di lire 3,361, delle quali lire 1,753 per compra di libri, lire 565 per onorari agli impiegati, lire 359 per illuminazione e riscaldamento, lire 182 per spese d’impianto, lire 400 spese di stampa.
Il patrimonio sociale era costituito dell’avanzo di cassa in lire 839 78, del costo libri in lire 1,970 e dei mobili lire 160.
Il preventivo si compone pell’anno 1869 di lire 839 residuo di cassa, lire 200 offerte dalla Banca Nazionale, lire 950 contributo di soci, lire 500 calcolo approssimativo delle tasse di circolazione, lire 250 premio e sussidio del Ministero.
Nel catalogo che abbiamo veduto messo a stampa ci parve che la scelta potesse farsi anco più pura; è da desiderarsi altresì che i libri vi
- ↑ La Biblioteca popolare di Prato, oltre il premio all’Esposizione universale di Parigi nel 1867, raccolse gli omaggi dei più illustri cittadini d’Italia e l’elogio di ben 80 giornali fra nazionali ed esteri: ebbe due sussidii dal Ministero della pubblica istruzione, lire 50 dal prefetto della provincia marchese Torrearsa, lire 100 da Gio. Macé e più di 2000 volumi di soli doni, distinguendosi sopra tutti il socio onorario Carlo Usigli che meritò per questo la medaglia di benemerito.
Più particolari notizie possono attingersi nelle pubblicazioni che da otto anni a questa parte si vanno facendo e si riassumono nella seguente nota bibliografica:
Statuto e regolamento della Biblioteca Pratese.
Relazione del presidente avv. Bruni. Ottobre 1863.
Delle biblioteche popolari e dell'istruzione nelle campagne per A. Bruni.
Parole inaugurali dal senatore Arrivabene premesse alla 3a relazione dell’avv. Bruni.
4a Relazione dell’avv. Bruni - Del Romanzo nella Biblioteca popolare per A. Cini.
Memorie e documenti della Biblioteca popolare di Prato.
Continuazione alle dette Memorie. Anno VI.
Le Biblioteche e i libri popolari, 5a relazione per A. Bruni. Anno VIII.
Cataloghi: fasc. 1°, 2°, 3°, 4°, 5°.
Dalla statistica delle letture recentemente pubblicata resulta che nell’anno 1868 si lessero 2399 libri, dei quali580 furono letti da donne, 245 » » da artigiani, 215 » » da negozianti e droghieri; gli altri furono letti da persone che si applicano ad arti liberali e alle lettere.
La materia poi della lettura era distribuita cosi:
1377 Romanzi, 395 Storia, geografìa e viaggi, 226 Trattati popolari educativi, e il resto lettere e scienze. - ↑ La biblioteca didattica o magistrale dell’abate Gallina, fondata nel 1845 e poi riaperta nel 1857 col permesso del Governo austriaco, arieggiava in qualche modo l’ufficio delle biblioteche circolanti che si istituiscono per i maestri, ma le mancava il carattere di popolarità, perchè composta in gran parte di libri francesi e tedeschi, e richiedevasi una tassa di 18 a 25 lire dai lettori.
- ↑ Mentre pubblicavansi queste pagine abbiamo saputo con piacere che il prefetto dandosi premura cosi delle istituzioni fondate, nel marzo 1869, ha ottenuto dal R. Ministero per ciascuna delle tre Biblioteche del circondario fermano un bel dono di dieci operette popolari.
- ↑ Per le proposte dei benemeriti assessori commend. Ant. Caveri e G. Boccardo. (V. note in fine).
- ↑ Essendoci giunta tardi la statistica dei libri e dei lettori, la pubblicheremo nel prossimo Annuario a fin d’anno.
- ↑ Ci è sembrato che questa condizione per troppo Spirito di bene impedisca di molto la diffusione delle letture nel popolo il quale non è ancora avvezzo alle economie, nè sempre è in grado farne. E ce lo conferma il fatto dello scarso numero dei lettori della sezione circolante, come può rilevarsi da questa statistica ufficiale, speditaci dai patrono signor Zacco, numero tanto più scarso avuto riguardo alla popolazione della città di Padova.
Settembre 1868. — I lettori che in questo mese si presentarono a lettura fissa furono num. 77, in media 2 ½ al giorno; la massima frequenza fu di n. 6; la minima n. 1 ; opere richieste n. 151.
I libri dati a domicilio (lettura circolante) furono num. 74, cioè in media n. 3; in massima n. 7.
Ottobre 1868. — I libri dati a domicilio furono n. 87, cioè in media n. 3 ½.
Novembre 1868. — I libri a domicilio furono n. 120, ossia in inedia n. 4; in massima n. 8.
Dicembre 1868. — I libri a domicilio furono n. 130, ossia in media circa n. 4; in massima n. 9.
Fra quelli poi che chiesero libri a prestito nel settembre professavano: arti liberali n. 19; arti meccaniche n. 2; mestieri n. 20; studenti n. 13; commercianti n. 4; civili n. 16.
Nell’ottobre: arti liberali n. 23; mestieri n. 21; studenti n. 13; commercianti n. 7; civili n. 23.
Nel novembre: arti liberali n. 31; mestieri a. 31 ; studenti n. 14; commercianti n. 10; civili n. 34.
Nel dicembre: arti liberali n. 44; mestieri 30; studenti tecnici n. 16; studenti ginnasiali n. 18; commercianti n. 10; civili n. 12. - ↑ Ossia, da 12 milioni.
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Mentre si stampavano questi cenni sulle Biblioteche popolari ci giunge notizia che a Trento sì è istituita una Biblioteca popolare circolante tutta composta di libri italiani per cura d’una privata società (autorizzata dall’I.R. Luogotenenza austriaca) la quale fu promossa dall’operoso e benemerito avv. Panizza che in meno di un mese radunò 242 soci comprese 22 donne, paganti tutti 2 soldi settimanali, e 668 volumi; inaugurandosi col primo capitale di 243 fiorini nella sala del municipio il 31 gennaio 1869: essa ha sede gratuita nei locali della Banca popolare, lo statuto che la regola è presso a poco quello della Società pratese: sia lode al presidente Panizza, al bibliotecario Sardagna, al signor Cori e al segretario Frigeri.
Possiamo aggiungere che questo esempio ha destato una viva emulazione in altri comuni del Trentino non solo, ma Trieste pure ha voluto imitarlo, e sebbene la società ancora sia in formazione pure può dirsi assicurata per lo zelo e le cure speciali del promotore signor M. Levi. - ↑ Alcune di queste notizie si trassero dal libro dei signor A. Errerà, Il primo anno di libertà.