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quanto può migliorare le nostre scuole, propagare l’istruzione, accrescere la moralità del paese, vi sarà ricambiato ad usura, e le somme che aveste a stanziare per favorire la fondazione di Biblioteche comunali circolanti, sia con premii e sovvenzioni ai municipi, che più se ne rendessero meritevoli, sia promovendo associazioni che assumessero il patriottico ufficio di propagarle, vi saranno restituite (se in voi non venga meno la costanza e l’energia), col frutto del cento per uno da quanto ora si spende per gli ospizi dei trovatelli, per l’albergo dei poveri, per le case carcerarie.»

Milano.

Dalla relazione dell’avv. Larcher fatta a nome della Società provinciale milanese per le Biblioteche popolari il 21 marzo 1869 rileviamo ancora le seguenti notizie, che ci danno conto delegazione e dei progressi del 1° anno di vita.

A Milano si è dovuto abbandonare il sistema, prima vagheggiato, della gratuità, e non solo si è cercato di far soci, ma si è imposto il tenue contributo d’un soldo a chi vuole letture.

Coi primi 1059 volumi raccolti e le prime 487 lire, la Società vide che si faceva ben poca cosa: il disordine in cui eran caduti i magazzini cooperativi e la dispersione avvenuta di gran parte dei libri avevan ridotta la prima Biblioteca circolante di via del Fieno ai minimi termini, perciò chiamati a parte del Consiglio direttivo buon numero dei migliori cittadini milanesi, propagati maggiormente i propositi della istituzione, si poterono raccogliere 435 soci paganti annualmente lire 1155, e per oblazioni spontanee altre lire 456 oltre molti altri doni di libri che colle