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Pieve di Cadore (Belluno).

In questo comune di circa 4000 abitanti la provvida istituzione d’una Biblioteca circolante si deve alle donne che secondarono il nobile appello del sac. ispettore Carlo Davià; eccone alcune parole:

«A voi gentili signore si vuol lasciare il merito d’essere le prime a promuovere l’istruzione popolare in Cadore; voi che nella lettura dei libri vi formaste l’animo a quella nobiltà di sentire e di fare che tanto vi onora, comprendete l’eccellenza di questa istituzione...

«...Il pregiudizio che la plebe debba essere condannata all’ignoranza e alla fatica non ebbe mai fautori in Cadore, neppure quando era universale in Italia, e perciò gli analfabeti che sono una piaga per tante provincie della nostra Penisola, non lo sono per noi, malgrado la povertà e l’isolamento del nostro paese. Il terreno adunque è ben preparato, e basta gittarvi la semente perchè non tardino i frutti: gettiamola.

«Non potendo così presto allestire una Biblioteca adatta a tutte le classi, la prima cura dei preposti a questa associazione sarà rivolta a fornire di libri quella parte di popolo che più importa educare e che a voi più si appartiene; voglio dire la donna e tra le donne più specialmente le giovani a cui più che a nessun altro la dimestichezza dei libri è preservativo dai trattenimenti colpevoli e scuola di virtù. Gli scritti che si vanno stampando da valenti italiani per le scuole femminili, onde formare la donna non alla leggerezza della scienza, ma alla modestia della vita pratica, i racconti del Thouar, del Carcano, della Percoto, I Pro-