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danno che a beneficio; non siano settarie nè in religione, nè in politica: le sette, qualunque sieno, distraggono e non edificano, mettono a nudo i visi, i difetti, ma non insegnano il bene; a noi dee premere di edificare dacchè troppi sono oggi che si compiacciono a distruggere uomini e cose; le biblioteche popolari devono esser luogo interdetto alla politica, causa perenne di division d’animi, di rancori, di gelosie personali; devono essere un terreno neutro dove i combattenti s’avvicineranno senza recarsi offesa, dove combatteranno sì, ma contro avversari comuni e per un intento comune.»
Nel marzo 1868 la Società senese aveva ricevuto una cospicua offerta di lire 200 da S.M. il Re, lire 200 dal Comune, lire 500 dal Monte dei Paschi che dava altresì l’uso gratuito d’un conveniente locale, e il suo seggio direttivo componevasi del cav. Banchi presid. onorario, cavaliere Ces. Riccomanni presidente effettivo, avvocato Rubini e Fignani assessori, A. Moschini economo, E. Crociai cassiere, Cicogna segretario.
Il 6 aprile 1868 si pubblicava il regolamento pel quale non si chiedeva che 30 cent, il mese a chi volesse godere della lettura (gratuita però per i soci e socie dell’Associazione operaia e Fratellanza artigiana) e il 21 maggio s’apriva la Biblioteca con 800 volumi e 226 socii.
La prima statistica della Biblioteca circolante presentava il numero di 94 lettori e 376 opere lette, la seconda, che riferiamo, ci dà 104 lettori (fra cui 11 donne) e 488 letture.