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cesi numerosissima e tale da mettere in serbo un capitale d’oltre 3 mila lire. Assicurata così l’esistenza di questa Società, parve tempo di pensare, oltreché al corpo, alla mente, e dal mutuo soccorso materiale estendere lo scopo della medesima anco al soccorso intellettuale a norma del 1° articolo dello statuto. Il bravo presidente Galassi rivolse allora le sue cure alla Biblioteca circolante, alle scuole serali, e alle letture popolari nei giorni festivi: ma il modo d’attuare il progetto presentava delle difficoltà non comuni; creare una società di persone paganti piccola quota mensile era forse impossibile in luoghi così poco animati da spirito d’associazione, diffidenti di novità, increduli dei benefizi che derivano dall’istruzione del popolo: distrarre i capitali troppo meschini della Società operaia organizzata con tanti sacrifizi, era parimenti impossibile. Eppure bisognava fare qualche cosa per metter argine al traviamento dell’intelletto di quei campagnuoli e perchè quell’ameno piano della provincia pisana non divenisse una seconda Vandea. L’egregio presidente non ebbe molto a pensare; alle buone idee e per chi fa il bene, per il bene arride sempre fortuna, tanto più quando l’amore di un’opera santa infiamma un petto generoso ed un’anima nobile e intelligente. Il Galassi persuase la Società a farsi iniziatrice dell’istituzione della Biblioteca circolante chiedendo soccorso di libri a quanti sono in Italia amici dell’istruzione del popolo: chiedendo e richiedendo ottenne dai municipio di Cascina una stanza nei bassi fondi del palazzo comunale; la Società operaia provvide agli scaffali e al presidente toccò la spesa della stampa, dei bolli, dei trasporti dei libri e la prima offerta di 60 vol.