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G

G. Settima lettera dell’alfabeto e quinta delle consonanti: g. || È compagna della c. || Questa lettera da noi si usa mettere scambio della b italiana, come gaggia per gabbia. || Unita alla h ha certo suono proprio, che in alcuni luoghi di Sicilia sostituiamo sovente alla gli italiana, come figghiu per figlio: come fanno anco nel contado Fiorentino. A volte questo suono si sostituisce pur alla j, p. e. a ghiornu per a jornu. || Unito alla n fa altro suono, come signuri, che anch’esso si sostituisce delle volte alla j, p. e. ogni gnornu, invece di ogni jornu. Vedi alla j. || Alle volte si scambia colla v. p. e. faguri per favuri. || Generalmente la pronunziamo doppia, sì quando è in mezzo come quando è innanzi all’e, all’i, all’h.

Gabbacumpagnu. s. m. Giuoco fanciullesco simile alla mosca cieca: beccalaglio. || jucari a gabbacumpagnu, vale anche cercar di addossare la colpa ad altrui, o cercar ingannarsi l’un l’altro. || Per furbo, giuntatore: gabbacompagno.

Gabbamentu. s. m. Il gabbare: gabbamento.

Gabbareddu. V. calunniaturi. || V. ammucciareddu.

Gabbari. v. a. Ingannare e burlare: gabbare. || Prov. cu’ gabba è gabbatu, spesso sopra l’ingannatore cade l’inganno: chi inganna è ingannato. || ’na vota si gabba la vecchia, dicesi di uomo cui il pericolo o l’inganno l’abbia reso accorto. || fa quantu voi chi gabbari nun mi poi, così dice chi s’è avveduto dell’inganno. || rifl. a. Farsi beffe: gabbarsi.

Gabbarra. s. f. Grossa barca a fondo piatto che serve a carico e discarico delle navi: gabarra.

Gabbasanti. s. m. Ipocrita, bacchettone: gabbasanti, gabbadèo.

Gabbatina. V. gabbamentu.

Gabbatu. add. Da gabbare: gabbato. || cuntenti e gabbatu, di chi non s’avvede dell’inganno e crede anzi esserci andato bene.

Gabbaturi –turi. verb. Chi o che gabba: gabbatore –trice.

Gabbella. s. f. Ciò che si paga al Comune o allo Stato delle cose che si comprano, vendono, portano, ecc.: gabella || Luogo dove si pagano le gabelle: gabella. || Prezzo che si paga da’ fittajuoli delle possessioni ch’ei tengono da altri: fitto. Onde a gabbella o ’n gabbella: a fitto. E dari ’n gabbella: allogar a fitto.

Gabbillàbbili. add. Che può affittarsi: affittabile.

Gabbillanti. add. Colui che alloga a fitto un podere: allogatore.

Gabbillari. v. a. Dar a fitto un podere: allogare, affittare. || Sottometter alla gabella, pagando la somma da ciò agli ufficiali delle gabelle: gabellare. P. pass. gabillatu: allogato, affittato. || Gabellato.

Gabbillazioni. s. f. L’allogare: allogagione.

Gabbilledda. dim. di gabbella: gabelletta. || Tenue fitto.

Gabbilleri. s. m. Chi riscuote o appalta le gabelle: gabelliere. || Ministro della gabella: gabellotto.

Gabbillicchia. V. gabbilledda.

Gabbillotu. s. m. Appaltatore di gabella: gabelliere, gabellotto. || Quegli che tiene le altrui possessioni a fitto: affittajuolo, fittajuolo.

Gabbilluzza. V. gabbilledda.

Gabbinettu. s. m. Stanza interna da studio da conservar cose preziose o che: gabinetto. || Luogo dove i ministri si trattengono di politica, e le persone che ne fan parte: gabinetto.

Gabbiuni. (D. B.) s. m. Cesta senza fondo, piena di terra per ripari: gabbione.

Gabbu. s. m. Burla, beffa: gabbo. || fàrisi gabbu, burlare o burlarsi di uno: farsi gabbo. E vale anco: farsi meraviglia. || Prov. cu’ si fa gabbu cci cadi lo labbru, si può inciampare ne’ medesimi difetti che si appongon ad altri: chi d’altrui parlar vorrà, guardi se stesso e tacerà. || da ’n gabbu, o a gabbu, posto avv., per giuoco, da beffe: a gabbo. || lu gabbu arriva, la gastima no, si dice a chi impreca, cioè che la beffa punge, la imprecazione non giunge.

Gabbuneru. V. gabbaturi.

Gadda. s. f. Gallozza che nasce sulla quercia: galla. || met. Inganno, frode concertata: gherminella, tranelleria. || fari ’na gadda. V. tinciri. || nun ni sapiri ’na gadda, non saperne niente: non ne saper cica o buccicata. || Lordume, sudiciume invecchiato nella persona: loja. || fari la gadda: ringalluzzire (Rapisardi). E forse starebbe qui gadda per gaddina.

Gaddaredda. s. f. Gallozzola di grandezza di una ciriegia, prodotta dalla quercia o simili, la quale entra in alcune tinture, ed anche nell’inchiostro: galluzza.

Gaddariari. V. intr. Rallegrarsi soverchiamente: galluzzare.

Gaddarita, Gaddarizza. V. lònara. || E gaddarizza sta pure per nucipersa. V.

Gaddazzu. accr. e pegg. di gaddu: gallaccio. || Uccello quanto una pernice, che ha sopra la testa una fascia nera, ha il becco diritto e rossiccio alla radice, piedi color carnicino, e cosce pennute: beccaccia. Scolopax rusticola L.

Gaddemi. s. m. (Pasq.) Colui che somministra legna alla caldaja per cuocere la ricotta. || Per ischerno si dice ad uomo abjetto.

Gaddetta. s. f. Fosserella che fanno i fanciulli per giuocar alle nocciuole: buca. || jucari a la gaddetta: far alle buche. Deriverebbe da galla con cui forse potè aver origine questo giuoco.

Gaddiari. V. intr. Star in pretensioni, far il dottore in checchessia: spadroneggiare, star in sul quanquam.

Gaddimi. V. gaddemi.

Gaddina. s. f. La femmina del gallo: gallina. || Prov. gaddina vecchia fa bon brodu, la donna matura sebbene priva di bellezze ha altre qualità: gallina vecchia fa buon brodo. || figghiu di la gaddina niura, dicesi di chi è poco curato, meno trattato degli altri. || la gaddina chi camina s’arricogghi cu la vozza china, chi vuol far roba esca fuori, e anco si dice per chi non mangia a tavola che avrà mangiato altrove, che meglio si dice: gaddina chi non becca biccatu ha: gallinetta che va per cà o becca o l’ha beccà. || la gaddina fa l’ova pri lu pizzu, ben pasciute fanno uova: le galline fan l’ova dal becco. || – carvana o di mun-