Atto I

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Personaggi Atto II
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ATTO PRIMO.

I GUATTERI SACRI.

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Questo atto si svolge in mezzo al gran parco reale, in una vasta spianata formata dal viale di mezzo, che si prolunga, verso il fondo della scena, fino al Castello dell’Abbondanza. In fondo, a cento metri dalla ribalta, s’erge il castello, le cui vetrate ogivali lustreggiano e che somiglia esattamente a un colossale pasticcio scintillante, con merli di zucchero roseo e con quattro torricciuole verdi dalle feritoie bianche da cui sembra trabocchi del lattemiele. I marmi carnicini della scalea, qua e là coperti d’una vegetazione fruttifera, attirano lo sguardo, allettandolo, verso l’estremità del viale.

Il castello e il parco reale sono dominati da enormi e appetitose architetture digradanti sullo sfondo del cielo. Sembrano, da lontano, colonnati di cioccolatta, terrazze imbutirrate d’oro, balconi di torrone traforato e verande ornate di festoni di frutti canditi, che pendono perpendicolarmente dalle nuvole.

E’ un saporoso meriggio di maggio, color di miele, tutto profumato.

ANGUILLA

avvicinandosi a Famone, mentre il suono cupo delle campane s’effonde ampiamente nell’aria dorata di sole:

Dunque?... Che c’è di nuovo? [p. 8 modifica]

VOCI DI PRETI

lontane:

Requiem... æternam!

GLI AFFAMATI

circondando Famone:

Chi è morto?

Si vede uscire dalla porta del castello reale un corteo di guatteri, che scende i gradini della scalea e s’avanza lentamente verso la ribalta. I guatteri sono armati di lunghi spiedi che essi battono sul suolo in cadenza, per aprirsi un varco nella folla. Frattanto, a sinistra, echeggiano innumerevoli voci femminili, roche e dolci, i cui canti alternati si confondono col brusio di vina folla scalpicciante

VERMICELLO

entrando, stravolto e ansante:

Sia lodato Iddio!... Che fortuna!... Purché non torni più, quella bagascia!...

SOFFIONE

entrando da sinistra:

Le donne se ne vannoi tutte insieme!... Emigrano pel regno dei Baccelloni. Benissimo!... Ascoltate, amici miei...

GLI AFFAMATI

circondando Soffione:

Parla!... Parla!... [p. 9 modifica]

SOFFIONE

con enfasi:

Amici! Vi annunzio che la causa di tutte le nostre indigestioni è abolita. Lo stomaco sociale è salvo, poiché le donne ci lasciano... Quanto alla conservazione della specie... che importa pensarci, prima che sia stato risolto il gran problema intestinale del mondo?... In verità, dobbiamo benedire il cielo, giacché la ripugnante sobrietà delle donne e la loro abituale lussuria scombussolavano già da troppo tempo le nostre idee digestive. — A tavola, le loro poppe proeminenti, ci nascondevano la magnificenza delle portate!... Le donne non sanno apprezzare l’aroma dei vini, poiché non sentono, dovunque siano, che il fetore dei caproni. Il loro sesso è tanto conservatore e usuraio, che volentieri esse interrompono un buon pranzo per darsi agli uomini. La loro lussuria rende calvi, lucenti e puntuti i nostri cranii... Ah! sieno mille volte maledette le loro capigliature, più inestricabili delle foreste vergini! Quante volte, le morbide trecce delle donne imbavagliarono l’eloquenza sonora del mio apparato digerente! Quando le donne ci abbracciano, di notte, il nero passato, gonfio d’irreparabile, opprime il nostro epigastro!.. E la donna che avevo io, per esempio, pretendeva di monopolizzare il mio sesso, il quale è collezionista, rivoluzionario e avventuroso!

Urrah!... Sua maestà la Regina Salsetta è partita anch’essa!... Evviva! Evviva! Non più donne! Ormai potremo rimpinzarci meglio, e, puntati i gomiti sulla mensa, dar sfogo formidabilmente ai gas del nostro stomaco, sotto il naso adunco del Sole. [p. 10 modifica]

UNA VOCE DI DONNA

lontana:

Ah! tu mi lasci partire così, coi marmocchi?!... Canaglia! Prete! Collotorto!... Impotente! Maiale! Sudicione!... Me la pagherai!.... Creperai di una santa indigestione!

VERMICELLO

riaccomodandosi addosso i panni, che ha laceri come dopo una zuffa:

Che ne dite?... (Gridando, alla moglie) Va al diavolo!... (Dopo una pausa, malinconicamente) Ma chi laverà e rammenderà d’ora innanzi le mie tovaglie? Io stesso, ormai, dovrò spazzolare e accomodare i miei panni, sdrusciti e bisunti!...

PANCOTTO

Da oggi, non avremo più bisogno di azzimarci!... Vorresti forse riammogliarti?... E chi sposeresti?

VERMICELLO.

Nessuno, più, ci succhierà le midolle! Nessuno, più, ci vuoterà le scarselle! L’umanità finisce con noi!... Inutile, ormai, accumular risparmi per i becchini!...

L’IDIOTA

ballando e saltellando dalla gioia:

Le donne ci lasciano!... Devo piangere, forse?... Ah! no, perdio!... Le donne mi vuotarono l’ossa senza empirmi il cuore!... Il loro amore è una [p. 11 modifica]prigione!... Le curve soavi del loro corpo, simili a colline lontane, m’invitano di continuo a nuove ascensioni, a nuove esplorazioni che hanno per scopo la scoperta di una qualche valle profumata di una qualche grotta incantata! Ma il panorama non ha che delusioni, per quel triste pellegrino ch’io sono!... Fiori putridi! Fragole fradicie, senza sapore, o rancide!... Il mio cuore ha sempre freddo, quando abbraccio una donna! E invano io mi tormento per penetrar nell’anima di lei!... Ahimè! Le femmine non sono che strumenti grossolani delle nostre solitarie lussurie!... Io non mi sento mai tanto solo come quando sono nel letto della mia amante!... Eppure, ella è giovane, calda e corpulenta!

Le donne?... Sono vesciche, che noi empiamo del nostro sangue di porco! Diventano, così, sanguinacci saporitissimi, ma non si lasciano mangiare! E ci s’annoia, perdio, a leccarne senza fine, appassionatamente, l’impermeabile pelle!... Io, le ho empite di vento, quelle vesciche!... Ma schiattano come bolle di sapone, non appena io le lanci nell’azzurro del cielo... Però, che noia... ora!... Dovrò modificare le dediche delle mie canzoni!

FAMONE

entrando da destra:

Al diavolo le donne!... Che bella cosa, l’essercene liberati!... Le donne non intendon nulla dei diritti e dei doveri dello stomaco!... E disprezzano l’Intestino universale! (Si odono le voci dei preti in «crescendo»). Ma ormai, se ne sono andate!... Tanto di guadagnato, per noi, mentre la carestia va estendendosi! Saremo meno numerosi [p. 12 modifica]all’assalto delle mense! (Sottovoce a Soffione). La rivoluzione è preparata... La morte di Panciarguta è, per noi, come il cacio sui maccheroni.

VOCI DI DONNE

lontana:

Vigliacchi! Bricconi! Impotenti!

GLI AFFAMATI.

Ah!... È morto?... È morto, Panciarguta?

SOFFIONE

con enfasi:

Sì, miei cari Citrulli! Panciarguta è morto!... I nostri stomachi sono liberi, finalmente, dal giogo delle sue leggi implacabili! Presto, se seguirete i miei consigli, potrete sedervi tutti alla mensa del festino Ideale... Tutti, tutti, vi ci siederete!... Credetemi! (In disparte e sottovoce, a Famone) Al primo segnale, tu farai insorgere i Citrulli. Bisogna ch’essi gridino tutti insieme: «Viva Soffione! Viva Torta!... Viva Béchamel! Vivano i sacri Guatteri!» E non appena il Re sarà detronizzato, io ti nominerò sopraintendente generale delle cucine. (Ad alta voce) Cari Citrulli! Il giorno del Gran Banchetto è ormai vicino! Ora, siate calmi! Mercè nostra, mercè la rivoluzione intestinale del mondo, che noi andiamo preparando, i vostri liberi stomachi finalmente resi immortali, cesseranno d’invecchiare! La gioia dei nostri volti, raggianti di benessere e d’ebbrezza, spaventerà la Morte ed imporrà al Tempo di arrestarsi!... Noi scacceremo dal nostro paese l’esecrato fantasma [p. 13 modifica]di Santa Putredine, che vorrebbe afferrarci alle budella!... Sì! lo scacceremo!... (Stendendo il braccio, per indicare gli stagni verdastri che circondano il castello dell’Abbondanza). E codesti stagni fetidi che avvelenano ed assopiscono i nostri grandi stomachi voraci... li colmeremo!... Li colmeremo instancabilmente con gli escrementi profumati e copiosi dei nostri intestini divinizzati!...

GLI AFFAMATI.

Bravo!... Bene!... Viva Soffione!...

FAMONE

sottovoce a Soffione:

Puoi fare assegnamento su di me... (Rivolgendosi ai Citrulli che sopraggiungono da ogni parte) Il grande Panciarguta è morto! Il primo capocuoco di Re Baldoria non è più!...

ANGUILLA

sollevandosi sulle spalle di un Affamato:

Evviva! Evviva... È giorno di tripudio!... Il Re ci offrirà certamente un magnifico banchetto funebre... Guardate!... Re Baldoria in persona dirige solennemente il funerale del suo cuoco... Guardate il Re! La sua enorme pancia oscilla, laggiù, sulla scalea del castello. (Rivolgendosi all’Affamato che lo sorregge). Vedi... vedi, laggiù, la sua forchetta d’oro, che risplende?...

L’AFFAMATO.

Non vedo nulla!... Suvvia, Anguilla, discendi!... Mi fai male alle spalle! [p. 14 modifica]

ANGUILLA.

Ah! ecco il ciuffo infarinato della sua augusta fronte!... Ed ecco il feretro di Panciarguta!... Che onoranze!... Certo, nessun Citrullo si ricorda di aver mai visto un feretro tanto bello! ... Ah! che graziosi chierichetti!... Sono grassocci, ripieni, succulenti di luce!... Sembrano variopinte uova di Pasqua!...

L’IDIOTA

aprendosi un varco fino alla prima fila dei Citrulli, che si assiepano sul passaggio del corteo:

Qual’è la ragione di tanto sfarzo?...

GLI AFFAMATI

Zitto, imbecille!...

Respingono l’Idiota.

I GUATTERI

I Guatteri s’avanzano, alla tetti del corteo, respingendo la folla pungendo i restii con le loro lunghe forchette, ingiuriandoli e sputando loro addosso.

Largo, pezzenti!... Largo, malnutriti!... Largo, scheletri ambulanti!... Puah! (Sputando) stomachi angusti! Intestini inodori!... Largo! Largo!... Giù i cappelli!... Passa Re Baldoria!... Chinate la testa intestini disseccati!... E onorate il grande Panciarguta! Suvvia... Largo, Affamati! [p. 15 modifica]

FRA TRIPPA

fiancheggiato da preti e canonici in piviale e seguito da chierici.

Requiem ceternam!... Deus meus recipe animam sanctificatam Panciargutæ, filii tui, quia fuit Panciarguta protector atque benefactor regalis nostrae digestionis!... Requiem æternam!

TUTTI.

Amen!

Segue un gran silenzio, durante il quale Fra Trippa estrae lentamente un grande aspersorio da una casseruola che gli è presentata da un chierico, e la brandisce. Dall’aspersorio gocciola una salsa gialla e aromatica. Poi, volgendosi lentamente, Fra Trippa cosparge di quella salsa la bara che s’avanza e ch’egli lascia passare, ritraendosi a sinistra.

FRA TRIPPA.

Asperges me hysopo... et mundabor...

TUTTI.

Amen!

ANGUILLA.

Guarda... guarda Fra Trippa!... Che bella pancia mistica e bellicosa!... Ei cammina stringendo le cosce e portando alto il ventre, come un tamburo!

FRA TRIPPA.

Asperges me... [p. 16 modifica]

CROSTINO.

Come un ostensorio...

ANGUILLA.

Sembra gravido. Ah! il suo ventre oscilla... gli sfugge di tra le braccia!... E che braccia!... Sembrano prosciutti!

CROSTINO.

Ti giuro che il suo ventre è staccato da lui... È la sua carriuola per le provviste!

ANGUILLA.

Pare uno schiavo che porti il proprio padrone fra le braccia per attraversare a guado un torrente impetuoso.

FAMONE.

Infatti, egli teme di cascare! Barcolla... Certo finirà col cader sul naso, al di là della sua pancia!...

ANGUILLA.

Oh, no! non cascherà... È un equilibrista assai prudente. Sa mantenersi ritto sempre sulla grossa palla ruzzolante della sua ventraia!

FAMONE.

Eh, via!... Egli non è che un topo il quale s’arrampica su per un uovo enorme. [p. 17 modifica]

L'IDIOTA

appollaiato su un albero morto.

Ah! che bello spettacolo!... (Indicando con un gesto infantile i sontuosi panneggiamenti del feretro) Sono maravigliose, quelle pernici ricamate in oro sul velluto nero!... Ed ecco de’ bei maccheroni fumanti, di porpora e d’argento!... Ecco dei tacchini di seta color carne damascati di tartufi adamantini!... E quelle salse color di rubino... Ah! Veri rubini intessuti nel panno!...

GLI AFFAMATI.

Viva la pancia di Fra Trippa!

L'IDIOTA.

Io canterò l’appetitosa magnificenza del feretro... ed anche il ventre di Fra Trippa, gonfiato dalla brezza propizia, come una vela tesa sull’albero! Che funerale!... Ma chi è morto?

I GUATTERI.

Silenzio, vile stomaco rattrappito... intestino inodoro!... Giù da quell’albero!...

GLI AFFAMATI.

Sì! Scendi, Idiota! Scendi a terra!...

Squassano il tronco, per farne cadere l’Idiota.

L'IDIOTA.

È veramente una festa più bella di quella del Corpus Domini. Certo, si saccheggiarono tutti i [p. 18 modifica]giardini, tutte le lande e tutti gli orti a cento leghe in giro!... Vedo una folla enorme che s’avanza!... Tutti i Citrulli del mondo vengono in processione portando fiori di melo!... Ne spargono dappertutto. Pare una nevicata color di rosa! Altri portano dei mucchi d’oro sul capo... Sono grandi mazzi di ginestre in fiore. Ed altri son come roridi di una porpora violacea... Recano viole selvatiche!... I sentieri son tutti variopinti. Io credo veramente che un magnifico arcobaleno sia caduto sul verde dei prati!

I GUATTERI.

È un pazzo!...

Depongono per un momento il feretro presso la ribalta, sui petali sparsi, fra un gocciolar di aspersori! e un tinnir d’incensieri. Indi respingono la folla a destra e a sinistra, prodigando ingiurie e sputacchi, per formare intorno alla bara uno spazio circolare. Alcuni borbottano preghiere, mangiando fiori avidamente.

ANGUILLA

saltellando:

Ah! che dolcezza!... Udite! Udite il ventre e le labbra di Fra Trippa, che borbottano preghiere col brontolio benedetto di una marmitta al fuoco!

Si avanza, picchiando a caso sulle pance dei preti, ognuna delle quali è più o meno voluminosa, a seconda del grado gerarchico del suo possessore.

I PRETI

barcollando e sussultando:

Ahi! ahi!... No! Ahi! [p. 19 modifica]

ANGUILLA.

Ah! che ammirabile gerarchia di pance saggiamente graduate! Voi, con quest’otre, non tarderete molto a diventar diacono! E voi sarete presto priore!... E a te, Trippa, le dimensioni del tuo ventre promettono la tiara!...

Dà un colpo sulla pancia di Fra Trippa e si allontana rapido

RE BALDORIA

seguito da Masticafiele e da Pancotto si avanza a destra. Egli si comprime lo stomaco con una mano, per cercar di moderare il violento singhiozzo che lo scuote, mentre coll’ altra agita la forchetta d’oro, insegna del potere. A quando a quando, s’asciuga la bocca bavosa col tovagliolo ricamato che gli pende dal collo. — Fra Trippa sta ritto accanto al feretro.

Povero Panciarguta! Tu eri un sant’uomo!... Pregate tutti per Panciarguta, che tanto faceva per la salute del nostro stomaco augusto!... Egli era per tutti i Citrulli, un dispensatore d’abbondanza... E aveva un solo difetto... Uno solo!... Troppo zelo!... Infatti, per un pesce arrivato in ritardo, non metteva conto, veramente, di togliersi la vita!...

PANCOTTO.

Con un buon intingolo, avrebbe potuto rimediare alla mancanza del pesce...

MASTICAFIELE

Hai torto, amico mio... La salute dello stomaco [p. 20 modifica]reale ne dipendeva. E, davvero, sua Maestà è troppo indulgente... La mancanza di quel pesce avrebbe potuto infatti essere origine di una serie incalcolabile di calamità, pel suo augusto Intestino!... Panciarguta era un cuoco pieno d’onore e di saggezza, cui stava a cuore più d’ogni cosa il prestigio delle nostre cucine. Non dobbiamo dunque stupirci (solennemente) che un contrattempo sì grave gli abbia tanto turbata la ragione...

PANCOTTO.

È vero! È vero!... Infatti, la felicità digestiva del regno dipende unicamente dall’augusta digestione vostra, o sire!

ANGUILLA

a mezza voce, avanzandosi attraverso la folla:

Come la vita d’un pargolo dipende dal cordone ombedicale che lo congiunge al grembo materno!

RE BALDORIA.

Silenzio! Ho bisogno di raccoglimento!

S’inginocchia, china il capo, si copre il volto con le mani aperte, mentre si propaga nella folla un susurrìo di stupore e di meraviglia

I SERVI.

Silenzio! Silenzio, vili stomachi infraciditi!... Silenzio, intestini afoni!... Sua Maestà Re Baldoria sta per ruttare!... Sua Matà rutta... [p. 21 modifica]

GLI AFFAMATI.

Ah!... ah!...

I SERVI.

Silenzio!... Sua Maestà non ha ruttato! Rutterà fra poco!

FRA TRIPPA.

Te Deum laudamus...

China il capo, giunte le mani su un libro di gastronomia avvolto in un panno nero come un breviario.

RE BALDORIA

alzando la lesta e gli occhi al cielo, tende le braccia sul feretro per benedirlo:

O mio povero Panciarguta!... Con te, son morte la gloria e la prosperità del mio regno!... Io non vedrò mai più la folla de’ miei sudditi divertirsi, esultare alla lettura dei meravigliosi menus dei miei festini! I figli dei Citrulli non strilleranno più dalla gioia nell’aspirare gl’inebbrianti profumi delle mie casseruole d’oro... (Singhiozza) Ah!... E non udrò più, durante le fragorose insonnie del mio stomaco, il rumor de’ tuoi passi concitati attraverso le vaiste cucine della reggia! Io gioivo, allora, pensando che stavi preparando con tutta la tua sapienza uno di quei salmì tanto utili a liberar lo Stato, come per incanto, da una crisi intestinale!... Tu sapevi governare, infatti, per mezzo delle tue salse, energiche e più benefiche delle leggi ideate dai legislatori romani!... [p. 22 modifica]

L'IDIOTA

dall’alto dell’albero morto:

Sire!... Sire!... Ecco davanti a voi, a un palmo dalle vostre labbra, le divine salse di Panciarguta!... Sono dipinte e ricamate delicatamente sul velluto nero del feretro!... In verità, i miei occhi le gustano meglio che non le gusterebbero le mie labbra!...

I SERVI.

Scendi di lassù, Idiota!... Scendi, e taci!...

RE BALDORIA.

Ah! la forza stuzzicante e fecondatrice di quelle salse!... Esse scorrevano giù nel mio stomaco — me ne ricordo — come fiumi del Paradiso! (Singhiozza). Mio amato Panciarguta!... Io ho assistito religiosamente all’opera dei becchini, mentre componevano nella bara il tuo veneratissimo corpo! Ho seguito il tuo feretro, poiché nessuno più di te meritò mai un simile onore inaudito! E, inoltre, ho pregato San Pietro perchè ti ottenga un invito a pranzo da Domineddio... Sarà un buon pranzo... Vedrai! A proposito: come va l’appetito, lassù?... (Una pausa). Ma ahimè!... Che farò, io, senza di te?... Il mio povero stomaco abbandonato si empirà di flore velenose! E il mio intestino deperirà!... (Singhiozza. Pancotto si asciuga gli occhi. Anguilla finge di reprimere un singulto). Ah! comincio a commuovermi!...

Il Re si volge, per cercare nella folla qualche sorriso di simpatia.

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MASTICAFIELE

battendogli piano sulla spalla:

Eviti la Maestà Vostra d’intenerirsi oltre misura... Il pianto è volgare ed assolutamente indegno della Reale Forchetta. Inoltre, i singhiozzi affaticano lo stomaco!... Coraggio! Procurate di distrarvi, Maestà...

RE BALDORIA.

Sì, amico mio... Evitiamo di affaticare il nostro augusto stomaco, da cui dipende la felicità dei Citrulli!... Ma dimmi: hai tu provveduto alla magnificenza dei funerali?... Io sono tanto addolorato, vedi, da non potermi occupare di nulla!...

PANCOTTO.

Sire, i funerali son degni del cuoco più illustre che sia mai esistito... Durante la notte scorsa, furono rinnovate le diecimila torcie di strutto profumate di menta e di basilico... E almeno cento de’ vostri cuochi rimasero tutta la notte inginocchiati intorno al feretro, per turno. Il popolo, ve l’assicuro, si mostra colpito da una grande ammirazione per la saggezza del vostro stomaco riconoscente.

RE BALDORIA.

Ah!

Singhiozza forte.

PANCOTTO.

Che avete, Sire? [p. 24 modifica]

MASTICAFIELE.

Coraggio, mio povero Baldoria!... Coraggio!

RE BALDORIA

piangendo dirottamente:

Panciarguta! Panciarguta!... Tu sei un traditore, un ingrato, un perfido!... Mi hai lasciato nell’imbarazzo!... Come potrò, ormai, soddisfare il servidorame e le moltitudini affamate dei miei Citrulli? Come potrò ristabilire l’ordine nelle cucine del Regno?... Tu solo sapevi fare tutto questo!

PANCOTTO

con profonda tristezza:

Panciarguta porta seco nella tomba il meraviglioso segreto delle pillole per calmar l’appetito... di quelle pillole salutari ch’egli soleva distribuire agli affamati!

MASTICAFIELE.

Egli soleva anche far somministrare delle buone frustate attraverso le pance più cavernose, per moderare gli appetiti insaziabili...

RE BALDORIA.

Ah! Quello, era un sistema infallibile che agiva direttamente sul sangue... Ma chi oserà più compiere una funzione tanto saggia?...

MASTICAFIELE.

Io, Sire... Mi propongo, anzi, di fabbricare uno staffile speciale, per... (voltandosi, atterrito al [p. 25 modifica]sentirsi sulla spalla una mano pesante, e ravvisando Famone, che gli si è avvicinato) per...

FAMONE.

Per che cosa?... A che dovrà servire codesto tuo staffile, mio caro Masticafiele?...

PANCOTTO

tremante, pallido, Implorante, tese le mani:

Diamine!... A frustare i cani del Re... i mastini del Re!....

MASTICAFIELE

feroci gli occhi, ripete borbottando:

Sì... Sì... I mastini del Re...

PANCOTTO

a Masticasele e al Re:

Bisogna parlar piano!... I Citrulli sono esasperati dalla fame... e potrebbero divorarci!

RE BALDORIA.

È logico... Da due giorni, non han nulla da mangiare!... Non hanno avuto nemmeno le pillole... nemmeno lo staffile digestivo... Nulla! (Battendosi la fronte, come chi ha un’idea improvvisa) Ah! Fra Trippa... Chiamate Fra Trippa!...

GLI AFFAMATI

urtando e scompigliando i servi si avvicinano al feretro con una curiosità ammirativa:

Ah! Magnifico... stupendo, questo drappo [p. 26 modifica]mortuario!... E com’è appetitosa, questa bella salsa d’oro!... È ricamata meravigliosamente!... Davvero, par calda!... E che profumo, codeste pernici di filigrana!...

RE BALDORIA.

Eccolo, finalmente, il mio amato Fra Trippa!... Amico mio... come in ogni periodo di carestia, bisogna che tu imponga ai Citrulli un digiuno che debba durare ahneno una settimana!...

FRA TRIPPA.

ispirato, gli occhi rivolti al cielo, dopo aver borbottato delle preghiere:

Obbedisco immediatamente!... Imporrò un digiuno di una settimana, per la pace dell’anima di Panciarguta... Va bene, così?... (Gesticola violeritemente verso la folla). Silenzio, miei amatissimi Citrulli!.. Il dio degl’intestini vi parla per mezzo delle mie labbra consacrate!... Il mio stomaco è benedetto fra tutti gli stomachi... Il mio ventre contiene tutto un popolo di tacchini ripieni e d’oche coi tartufi, che mi danno flatulenze sonore e saggi pensieri!

ANGUILLA

Tacete! Tacete tutti. Ascoltatelo, poiché il suo ventre alberga le intelligentissime oche del Campidoglio, le quali salveranno il suo lardo, e forse anche le vostre miserabili ossa, dalle insidie della Morte!

FRA TRIPPA

con gesti untuosi:

Anzitutto, miei cari Citrulli, dovreste [p. 27 modifica]procurarmi un’ala di pollo... Quando me ne sarò cibato, potrò parlarvi degnamente del vostro prossimo pranzo!

GLI AFFAMATI.

Sì!... Sì!... Gli sia portata subito un’ala di pollo!... E tacete!... Ascoltatelo!... Fra Trippa è un uomo saggio!

FRA TRIPPA.

Vi parlerò dell’arte di mangiar bene e di quella di digiunare con soddisfazione...

GLI AFFAMATI.

No! No!... Non vogliamo digiunare!...

FRA TRIPPA.

Il Dio delle Digestioni v’impone per mezzo mio un digiuno...

GLI AFFAMATI.

No! No!

FRA TRIPPA.

Un digiuno di alcune ore, pel riposo dell’anima augusta di Panciarguta!

GLI AFFAMATI.

No! No!... Digiuniamo già da tre giorni!... [p. 28 modifica]

FRA TRIPPA.

Come sapete, bisogna digiunare, per mangiar veramente bene! Il digiuno predispone a gustare le vivande succulente, saporose e copiose, e prepara una digestione perfetta...

GLI AFFAMATI.

Abbasso il digiuno!...

FRA TRIPPA

con voce solenne e minacciosa:

Se non digiunerete, sarete preda di Santa Putredine, la patrona degli Stagni!... Infatti, la Santa dice: «Io penetrerò nei ventri di tutti i Citrulli che non digiuneranno dodici volte all’anno!»

VENDITORI AMBULANTI

le cui voci ancora lontane, si avvicinano a poco a poco:

«L’appetito dei Citrulli», opuscolo gastrologico scritto da Soffione!... Comprate tutti l’Appetito!... «Lo stomaco universale; i suoi diritti, la sua storia, la sua capacità, il suo avvenire!» Leggete, leggete lo Stomaco universale! Comprate l’Appetito!

FRA TRIPPA

rivolgendosi ai Citrulli, che comprano gli opuscoli:

Silenzio, miei cari Citrulli!... Voi dovete digiunare per la pace dell’anima di Panciarguta... Digiunerete per alcune ore... Non di più!... È un dovere, questo, che s’impone ai vostri stomachi riconoscenti! [p. 29 modifica]

VENDITORI AMBULANTI.

Comprate, comprate tutti l’Appetito... «L’abolizione dello staffile digestivo!» opuscolo di Torta! Leggete l’Abolizione!... Leggete il Giornale dei Citrulli, coll’articolo di Famone che ha per titolo: «L’appetito dei Citrulli è indipendente dall’appetito di Dio!...»

FRA TRIPPA

alzando la voce, gesticolando sul parapiglia dei Citrulli e dei venditori ambulanti:

I vantaggi del digiuno sono incalcolabili!...

I VENDITORI.

Lo stomaco universale, i suoi diritti...

ANGUILLA.

È troppo tardi, mio caro Fra Trippa! È inutile che ti spolmoni!...

MASTICAFIELE.

Silenzio, stomachi putrefatti!... Intestini vili!... Avanti guatteri! Accorrete!... Caricate la folla!... Su! Su!... A colpi di spiedo!... Infilzateli tutti, perdio!... Infilzateli!

ANGUILLA

Eh! Eh!... Coraggio, Masticafiele! Date voi l’esempio del coraggio! (Sghignazza). [p. 30 modifica]

MASTICAFIELE.

Perchè no?... Aiutatemi, caro Anguilla!

I VENDITORI AMBULANTI.

«Lo stomaco dei Citrulli!...»

ANGUILLA

a sè stesso:

Lo stomaco dei Citrulli?... Ah! ah!... È più profondo e più vorace del mare... più delle fauci della tigre... più della lussuria della donna!... Più di tutti gli abissi incolmabili di cui parla la Bibbia!...

FRA TRIPPA

traendo in disparte Anguilla:

Ma il loro appetito è ancor più grande del loro stomaco! (Si solleva sulle spalle di due guatteri, e grida, rivolgendosi ai Citrulli) Dovete digiunare! Dovete mangiar di magro! (Sottovoce ad Anguilla) Un buon mezzo per utilizzare gli avanzi di pesce!

GLI AFFAMATI.

No! No!... Non mangeremo più di magro! Mai più! Nemmeno il venerdì! Il nostra stomaco è libero... indipendente persino da Domineddio!

FRA TRIPPA

Quand’è così, me la svigno!

Si allontana attraverso la folla dei Citrulli, tanto lesto che va a dar di naso e col ventre contro un uomo che entra portando un cartellone colorato e gridando a squarciagola.

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LO STRILLONE

regge, in cima a una lunga canna, un cartellone su cui sono dipinti dei piatti fumanti e dei mucchi di frutta, con iscrizioni nere.

Ecco il menu di Sua Maestà Re Baldoria!... Colazione: Consommé Fra Trippa!... Stufato ai Citrulli!... Polpettine alla Regina Salsetta!... Fagiolini verdi con crostini!... Tacchini allo spiedo!...

VENDITORI AMBULANTI

sopraggiungendo di corsa e urtando l’uomo dal cartellone:

«L’Appetito!» Leggete l’opuscolo intitolato «L’Appetito!»

LO STRILLONE.

Questa colazione costa alla cucina dello Stato Intestinale la piccola somma di duecento soldi!... Duecento soldi soltanto!

GLI AFFAMATI.

Abbasso il menu del Re! Accoppate il banditore!... Egli insulta i nostri stomachi esausti!

TORTA.

Ah! no!... È una colazione ripugnante!... Io non l’assaggio neanche!... Dello stufato ai Citrulli?!... Porcheria! Una simile colazione non può averla ideata che quell’animale di Masticafiele!... [p. 32 modifica]

SOFFIONE.

Ed è indegna della Forchetta Reale! È un’ignominia!... Un’ indecenza!...

FAMONE.

Quel menu non potrebb’essere più volgare... Il Re diventa tirchio! Accoppate il banditore! Accoppatelo!

Parapiglia.

RE BALDORIA

avanzandosi verso la ribalta co suoi consiglieri, mentre il corteo sfila a destra ed esce dalla scena:

È vero!... Quel menu è ignobile... indegno della Reale Forchetta!... Ah! povero Panciarguta! Dove sei?... Tu, almeno, sapevi comporre delle liste ammirabili, per i miei pasti! (Rivolgendosi a Masticaftele, malinconicamente) Tu, sai soltanto sbraitare!... Sei uno zotico! (Leggendo il cartellone, che ballonzola al disopra del parapiglia generale). Persino l’ortografia, è sbagliata! Che orrore!... Ah! Chi mi rifarà i bei menus del mio Panciarguta?... (Battendo sulla spalla a Pancotto) Ti ricordi del pranzo di Pasqua dell’anno scorso?...

MASTICAFIELE.

La Maestà vostra non ha dimenticato, forse, che la salsa tartara che si fece per quel banchetto costò, essa sola, diecimila scudi d’oro che si dovettero prendere nelle casse dello Stato!... Spese simili mi sono vietate, oggigiorno!

Brontola sordamente, bilioso.

[p. 33 modifica]

PANCOTTO

che, in estasi, non l’ascolta:

Ecco... ecco delle cifre abbaglianti che giova far rifulgere con gran pompa sulle moltitudini, per empir di stupore gli stomachi furibondi degli Affamati! (Facendo schioccar la lingua) Ah! com’era contenta, la folla, al vederci mangiare alla tavola reale! Ci contemplava attraverso le vetrate, e aveva sorrisi di profondo benessere!.. Vedo ancora, nella mia memoria, quegl’innumerevoli volti, pallidi ma felici, che ammiravano in estasi la nostra sublime, la nostra incommensurabile ingordigia, seguendo cogli occhi l’andirivieni delle nostre forchette e le nostre bocche instancabili che masticavano senza posa e che sputavan lontano i noccioli delle frutta candite!... Frattanto, gli araldi s’aggiravano in mezzo alla folla con vasti stendardi di velluto roseo sui quali la lista delle vivande reali era ricamata a lettere d’oro incrostate di pietre preziose... Lo stile di quelle liste era sì dolce e saporoso che tutti gli affamati ne gustavano lungamente la lettura, leccandosi le labbra come fanno i gatti!

ANGUILLA

sghignazzando:

Di’, piuttosto, leccandosi le orecchie! La fame infatti, allungava loro smisuratamente la lingua!...

RE BALDORIA


E i banditori cantavano le meraviglie della lista reale in un tono di melopea sì soave e con accenti sì melodiosi, che la folla ne era deliziata [p. 34 modifica]come da un bel sogno tutto rorido e profumato di salse ideali!...

PANCOTTO

estasiato, stralunando gli occhi pieni di tenerezza:

Eran tempi felici, quelli!... I Citrulli solevano addormentarsi ascoltando il serico frusciare dei vostri fritti, che si rosolavano lentamente nelle ampie padelle...

RE BALDORIA

preoccupato e pensieroso:

Allora, i Citrulli eran più pallidi e più esausti che non appaiano oggi. La Provvidenza digestiva dell’universo li gratificava, fin dalla nascita, di un’anemia estenuante e di certe febbri intermittenti che esaurivano la loro volontà e annebbiavano i loro cervelli... Ma purtroppo gli Stagni del Passato non esalano più quei terribili vapori gialli la cui virtù a volta a volta soporifera ed esaltante dava loro aspetti di sonnambuli o di annegati!... Si vedevano, nelle belle serate plenilunari, andare in processione per le campagne fantasmi bianchi e barcollanti che tendevan le braccia verso l’infinito, cantando lamentevoli strofe d’amore per assopire la loro fame incurabile!... Essi sognavano giorno e notte, allora...

ANGUILLA.

Hanno sognato troppo lungamente!...

RE BALDORIA.

Non si sogna mai abbastanza. Il sogno arrugginisce lo stomaco... Guardateli, ora... Stanno [p. 35 modifica]troppo bene... Le loro guancie sono più rosee che una volta...

ANGUILLA.

È la febbre, che colora i loro zigomi...

PANCOTTO.

Persino i poeti ci hanno abbandonati! Le loro canzoni servivano a calmare un poco la cupa disperazione degli stomachi! I poeti, infatti, sono talvolta degl’insuperabili incantatori di serpenti...

I venditori ambulanti rientiano violentemente spingendo e urtando da ogni parte il banditore del menu che cade sotto le loro percosse.

I VENDITORI.

Crepa! Crepa, finalmente, stomaco vile!...

RE BALDORIA

con tristezza:

È finita, ormai, l’efficacia del cartellone ammaliatore!... È finito, il rimedio del digiuno!... A proposito: dov’è Fra Trippa?... Bisogna pregare per la pace eterna di Panciarguta e del suo augusto Intestino... Gl’intestini defunti si vendicano spesso dei nostri stomachi indifferenti e obliosi...

MASTICAFIELE.

Tranquillizzatevi, Maestà... La Regina Salsetta pregherà per lui, nel suo castello dei Prosciutti... [p. 36 modifica]

RE BALDORIA.

A proposito... Dov’è il mio corriere?...

Si volge, e visto un valletto che tien sollevato per le due cocche inferiori il proprio grembiale, rigonfio di pergamene arrotolate, va lentamente a sedersi su uno sgabello, invitando con un cenno il servo ad avvicinarsi.

IL SERVO.

Sire... Ecco il messaggio di Sua Maestà la Regina Salsetta...

RE BALDORIA.

No! Dammi le relazioni dei Grandi Cuochi del Regno. Anzitutto, gli affari intestinali dello Stato... Poi, mi occuperò delle tenerezze coniugali!... (Svolge le pergamene) Ah! La mia povera Salsettina cara! (Pensieroso) Come deve mangiar male, poverina, priva di cuochi, priva di provviste, in quel castello deserto!... (Comincia a leggere una delle pergamene, e subito impallidisce) Grande scompiglio nelle cucine!... Ribellione dei Cuochi e del Guatteri!... I fornitori sono fuggiti!... Le cantine, vuote!... I granai, incendiati!... (Singhiozza) Ah! pietà... pietà di me!... Che farò, ora?... Consigliatemi voi! (A Masticafiele e a Pancotto) No... no... è inutile ch’io mi rivolga a voi... Siete due imbecilli!... Non avete saputo preveder nulla di quanto accade!... Dov’è, dov’è, il mio saggio Fra Trippa? [p. 37 modifica]

PANCOTTO.

Ha seguito il corteo funebre, per impedire agli Affamati di divorare le torcie di strutto...

RE BALDORIA

si stacca dalla cintola la «Succulenta» e la dà al valletto.

Prendi la mia spada! Quest’elsa mi tortura l’epigastro. Io non posso riflettere se non ho completamente libero lo stomaco! (Si sbottona il giustacuore e dà sfogo a rumorose flatulenze) Ah! (Con un sospiro di benessere) Ora, datemi la pergamena della Regina. (La prende, la svolge, e legge ad alta voce: «Mio grosso prosciutto amatissimo... Ho dovuto allontanarmi da te, per sfuggire alle conseguenze possibili dello spirito di ribellione che sconvolge l’intestino del Regno... Immagina quant’è profondo il mio dolore, per questa separazione inevitabile! Sono venuta, sola, in diligenza, alla mia villa dei Prosciutti... Per fortuna c’è Cocomero... Tu conosci, Cocomero... È quel giovane cuoco, tanto gentile, a cui decretasti una onorificenza, l’anno scorso, dopo il banchetto di Pasqua. — Cocomero mi fa delle salse deliziose e mi serve a tavola con molta grazia. Tutte le mie dame mi hanno abbandonata, e quindi il mio piccolo cuoco deve moltiplicarsi... Ieri quel bricconcello scovò un cassone pieno di cose squisite che vorrei poter dividere con te». — (Il Re sospira) «Perchè non ti decidi a piantare in asso tutti codesti stomachi putrefatti e a venirtene qui a mangiare con me delle saporitissime pernici, in una dolce intimità amorosa, come [p. 38 modifica]durante il nostro viaggio di nozze?... Ah! vieni, vieni ad amarmi a tavola; vieni a baciarmi con le tue belle labbra sugose di prelibati salmì!... Sono ancora molto stanca pel lungo viaggio. Le mie natiche son tutte pèste e indolenzite pei sobbalzi di quella maledetta diligenza... A tavola, non ho nemmeno la forza di sollevare la forchetta, e Cocomero deve masticare accuratamente i bocconi più grossi, per introdurmeli poi nella bocca con le sue labbra... Mi dà l’imbeccata, come fanno gli uccelli!... Vieni, vieni presto, mia grossa polpetta dorata, ad amarmi a tavola e a mangiarmi a letto!... La tua Salsetta». — Che stomaco raffinato quello di mia moglie! Che delizioso stomaco, amoroso, intelligente e profumato!... Davvero, bisogna ch’io raggiunga la Regina!... Laggiù mangerò meglio che qui!

MASTICAFIELE.

Ah! per carità!.. Non ve ne andate, Sire!.. Pensate che lo Stomaco Universale dipende direttamente dal vostro! Se ve ne andaste, lasciereste l’Intestino del regno fra i denti degli Affamati.

ANGUILLA

sottovoce al Re:

Affrettatevi a raggiungere la Regina, sire... Pensate che Cocomero potrebbe mangiarsela... Ella dev’essere più appetitosa che mai!...

Durante la lettura, la folla si è lentamente diradata.

[p. 39 modifica]

RE BALDORIA.

Mio Dio!... Che devo fare! (Rivolgendosi a volta a volta a Pancotto, a Masticafiele e ad Anguilla) Tacete, voi... Tacete! Vi domando un consiglio... uno solo... e voi me ne date cento! A chi devo credere? A che mi serve avere dei consiglieri?... (Gridando) Silenzio! Ho bisogno di riflettere!

Chiude gli occhi, si addormenta e subito comincia a russare. Ma grida altissime lo svegliano di soprassalto. Riapre gli occhi e trema al veder sopraggiungere la folla degli Affamati che spinge avanti un pastore cencioso.

IL PASTORE VEDETTA.

Sire!... Sire!...

RE BALDORIA.

Che c’è di nuovo?... Non mi è lecito nemmeno di lasciar riflettere il mio stomaco!

IL PASTORE.

Tutti i vostri vassalli s’avanzano. Ero in sentinella sugli spalti della Porta Anale, quando a un tratto scorsi il loro miserevole corteo sulla Via Intestinale.

RE BALDORIA.

No! Non è possibile!... Se tu menti; se gli occhi t’hanno ingannato, ti condannerò ad una solenne bastonatura... anzi, alla tortura!... Siano preparati i cavalletti! [p. 40 modifica]

MASTICAFIELE.

Mettete al fuoco gli schidioni... Allo spiedo, questo guastafeste!

RE BALDORIA.

Guai a te, se menti!... Guai a te!... (Minaccioso) Mi fa fremere, la tua notizia-... Infatti come potrò dar da mangiare a tutta quella gente?... L’oro che resta nei miei scrigni è pochissimo... Appena tanto da pagare i miei guatteri, ministri del mio stomaco, con gli stipendi arretrati a cui hanno diritto... Ah! Masticafiele! Masticafiele, mio!... ci credi tu?... Dobbiamo proprio credere a questo annunzio?

PANCOTTO

s’avvicina stropicciandosi alle gramente le mani. Egli non ha udite le parole del Re.

I vassalli!... Arrivano i vassalli! Che fortuna! Finalmente, si farà colazione!

MASTICAFIELE.

Eh! via!... Si mangerà peggio del solito!

ANGUILLA.

Non mangerete affatto!

RE BALDORIA.

Ebbene, per conto mio, non credo punto alle frottole di questo cretino! [p. 41 modifica]

IL PASTORE.

Sire! Ve lo giuro!... Li ho visti avanzarsi in file compatte, molto lentamente... Sono stanchissimi. I loro cavalli, stremati, barcollano e inciampano ad ogni passo, perdendo sangue dalla bocca... Ne pèrdono tanto, del sangue, che anche di lontano si può scorgere una lunga traccia rossa, sulla bianchezza della Strada Intestinale... Alcuni uomini, poi, sembrano agonizzanti per stanchezza o per fame, e, oppressi dal peso della corazza, stanno chini sul cavallo, abbracciandone convulsivamente il collo!

RE BALDORIA

picchiandosi la fronte:

Diamine!... Tutto ciò è naturalissimo. (Conta sulle dita) Da otto giorni non mangiano, quei disgraziati!

FRA TRIPPA.

Avevate promesso loro di mandare dei distaccamenti di guatteri, con degli asini carichi di vettovaglie da distribuire sul monte Cremoso, al passo dell’Ombelico e lungo tutta la Strada Intestinale!

RE BALDORIA

irritato:

Non fu possibile farlo!... Ed ora, bisognerà dar loro da mangiare!... Stiamo freschi! Io non ho di che sfamarli!... Che cosà accadrà?

PANCOTTO.

Per colmo di sventura, sono ingordi, voraci... E son digiuni già da otto giorni!... [p. 42 modifica]

MASTICAFIELE.

Il rimedio è semplice... Basta non riceverli!

RE BALDORIA

tutto tremante, col capo fra le mani:

Mio Dio!... che avverrà di me? Che consiglio mi dài, mio buon Pancotto?...

PANCOTTO.

Siate prudente, sire... Se non li riceverete, si ribelleranno in massa!... E, lo sapete, son numerosi e forti!

RE BALDORIA.

Masticafiele mio! consigliami tu!...

MASTICAFIELE

rivolgendosi al pastore:

Dimmi: quanto tempo occorrerà loro per giungere alla Porta Anale?

IL PASTORE.

Almeno un quarto d’ora.

MASTICAFIELE.

Ebbene, sire... Ordinate subito che la Porta sia barricata col carro funebre di Panciarguta, che ora dev’essere precisamente laggiù!... [p. 43 modifica]

RE BALDORIA.

Povero Panciarguta!... Sarebbe un sacrilegio!...

MASTICAFIELE.

Ragione di Stato intestinale!... Se me lo permettete, sire, io farò ammucchiare davanti alla Porta Anale tutti gli accessorî del funerale, e tutto ciò che contengono le cucine: i grandi spiedi, gli alari monumentali, le batterie di paiuoli e le più gigantesche casseruole. I fornelli, d’altronde, basteranno ad ingombrare e ad ostruire la porta, e, dagli spalti bersaglieremo gl’intrusi con carote e patate...

ANATRA.

Non ci son più carote!... Non abbiam più nemmeno una patata!... E il carro funebre è già stato riconidotto alla rimessa...

IL PASTORE.

D’altronde, i Vassalli devono già esser giunti alla Porta Anale...

RE BALDORIA.

Dunque mentivi, poc’anzi!

MASTICAFIELE.

Allo spiedo!... Allo spiedo, il mentitore!... [p. 44 modifica]

RE BALDORIA

spaventato:

Ed io non ho ancora fatto colazione!...

Trema, sbarrati gli occhi

PANCOTTO

s’avanza, facendosi largo a gomitate per aprire un passaggio a Torta, a Soffione e a Béchamel, che lo seguono.

Sire! Sire! Tre Guatteri vi domandano udienza, in nome dei vostri Citrulli amatissimi, dei quali sono ambasciatori!

RE BALDORIA.

Vengano avanti!... Come si chiamano?

FAMONE

ai Citrulli:

Gridate, perdio!... Gridate!

GLI AFFAMATI.

Sono i Guatteri, nostri rappresentanti!... Viva Soffione! Viva Torta! Viva Béchamel! Vivano i Guatteri!...

RE BALDORIA.

Ebbene... che cosa volete?... Presto!... Parlate!... (fissandoli) Ah! vi riconosco. Siete i tre guatteri esiliati da Panciarguta dopo una sommossa che sconvolse le cucine! [p. 45 modifica]

MASTICAFIELE.

E foste giustamente incolpati di un tentativo di avvelenamento perpetrato contro il nostro Re!...

TORTA, SOFFIONE, BECHAMEL.

È questa un’infame calunnia che non può intaccare la nostra dignità universalmente riconosciuta di mastri di cucina!

BECHAMEL

a Soffione:

Suvvia! Parla tu solo...

TORTA.

Sì... Così non si perderà tempo.

SOFFIONE.

Ed è appunto nella nostra qualità di mastri di cucina, che noi veniamo, sire, a proporvi una soluzione del problema che turba tutti gli stomachi. Questa soluzione potrà salvare lo Stato da una deplorevoile crisi intestinale!...

RE BALDORIA.

Ma voi dovrete anzitutto dimostrare la vostra competenza di mastri di cucina... Infatti, durante il governo culinario di Panciarguta, foste adibiti soltanto a forbire le marmitte.

SOFFIONE.

Questo, perchè Panciarguta non voleva collaboratori. Gli premeva di serbare per sè solo tutta [p. 46 modifica]la responsabilità e tutti gli onori del suo grado supremo... Nessuno de’ suoi dipendenti poteva permettersi di ammannire una salsa!...

RE BALDORIA.

Dunque, come avete potuto diventar mastri di cucina?...

SOFFIONE.

Abbiamo tanto osservato, e sì attentamente, l’operar sapiente ed ispirato di Panciarguta, che ormai ci sentiamo capaci di comporre dei pasticci inimitabili e delle salse paradisiache!... D’altronde, vi son note, Maestà, le condizioni disperate dell’Intestino Universale, e sapete che disordine regna nelle cucine...

RE BALDORIA.

Basta! Lo so. Questi non sono che antipasti nauseabondi. Passiamo alle portate consistenti... Che cosa mi offrite?

SOFFIONE.

Voglia la, Maestà Vostra cederci la proprietà assoluta del Castello Reale, e mettere a nostra disposizione gli scrigni del tesoro culinario, i refettori, i pollai, i frantoi, i granai, le panetterie, le dispense, i parchi del bestiame... tutti i domini, insomma, del defunto Panciarguta... per ventiquattr’ ore soltanto.

RE BALDORIA.

Voi burlate!.. E che fareste, se vi accontentassi?... [p. 47 modifica]

SOFFIONE.

Ci obbligheremmo, pena la vita, ad offrire a Vostra Maestà, ai vassalli, ai ministri e a tutti i Citrulli affamati un banchetto pacificatore degli stomachi e degli animi, un gran banchetto definitivo, tale da soddisfare tutti gli appetiti!

RE BALDORIA.

E che farò, io, in quelle ventiquattr’ore?

SOFFIONE.

Faremo trasportare nel parco il vostro trono... La temperatura è mite, e, al rezzo di questa quercia, per esempio, starete ottimamente... (Il Re tace, profondamente perplesso) D’altronde, voi continuerete, sire, a governare, ad amministrar la giustizia e a ricevere gli omaggi dei Citrulli, secondo le vostre regali abitudini...

RE BALDORIA.

Ah! come sono infelice!... I miei nemici mi canzoneranno, si burleranno di me... Diventerò ridicolo, agli occhi del mio popolo!.. Ma, d’altra parte, dite, come potrete saziare, voi, tutti gli affamati?...

SOFFIONE.

Li sazieremo tutti, li rimpinzeremo di vivande... siatene certo! E il banchetto, anzi, sarà tanto copioso, che essi potranno rendervi gli onori supremi col puro incenso dei loro stomachi riconoscenti! [p. 48 modifica]

RE BALDORIA.

La vostra proposta è generosa... Ma io non posso consegnarvi le cucine e le cantine prima d’aver dato da mangiare ai vassalli, che son digiuni già da otto giorni!

SOFFIONE.

Badate, sire... Tardare è spesso funesto!... L’Intestino del Paese è nelle nostre mani... Se rifiutate di affidarci immediatamente tutti i domini di Panciarguta, non sappiamo che cosa potrà avvenire di voi!... Pensate... Tutto è pronto... In un attimo, noi possiamo scaraventare contro di voi la rivoluzione di tutti gli stomachi!

RE BALDORIA

pallido dal terrore:

Ebbene... sì!... Accetto! Accetto, miei cari Guatteri... Ah! no... Scusate! volevo dire miei cari Cuochi!... Fate... fate! Sono contentissimo! Il Castello è aperto!... Potete entrarvi (Si fruga nelle tasche) Ecco la chiave del tesoro... E tu, Masticafiele, apri le cantine a questi signori... E tu, Pancotto, conduci i miei nuovi, dilettissimi Cuochi nel mio orto degli asparagi!... E voi, servi, affrettatevi a scacciar la folla dal giardino reale!...

MASTICAFIELE

verde di bile, feroce lo sguardo:

Ma... Sire... Sire!... È possibile? [p. 49 modifica]

RE BALDORIA.

Sì!... Silenzio! Obbedisci!

PANCOTTO

a Masticaflele e a quanti altri accennano a protestare-

Tacete, ed obbedite al Re!

Soffione si dirige verso il castello, seguito dai sottocuochi e dai guatteri.

L'IDIOTA

ai servi:

Andate a prendere il mio trono e portatelo qui!... Badate che non si rompa l’urna di porcellana su cui sogliono posare le mie natiche auguste... E mettetevi dell’acqua tiepida, profumata di rose! (Rivolgendosi a Torta) Il trono potrà esser messo là... all’ombra di quella quercia, dove dite voi..

TORTA.

Sì... e ne sarete contento... L’aria fresca vi stuzzicherà l’ appetito...

RE BALDORIA

sospirando:

Oh! l’appetito non mi manca, stamane!

TORTA.

E le vostre guancie acquisteranno un bel colorito... [p. 50 modifica]

FAMONE

A Soffione, che torna dal Castello giocherellando orgogliosamente con un gran mazzo di chiavi d’oro:

Dunque, è cosa intesa... Io verrò al castello con voi, non è vero?

SOFFIONE.

Aspetta... aspetta ancora un poco, mio caro Famone!... Bisogna che io riunisca, prima, il consiglio dei Guatteri... Ma stasera tu avrai sicurissimamente la tua carica... Te lo prometto.

FAMONE

irritato:

Bada alla pelle! I Citrulli mi obbediscono.. Io posso farli insorgere contro di voi!

BECHAMEL

a Soffione:

Suvvia! Spicciati!... Pianta quell’imbecille!.. È un ciarlone, un millantatore, un ambizioso volgare...

SOFFIONE

a Béchamel:

Zitto!... Lo sai anche tu, che Famone è il capo riconosciuto dei nostri Citrulli!...

Béchamel e Soffione ritornano al castello. Faraone si allontana dalla parte di destra:

BECHAMEL

Me ne infischio!... Vieni via! Piantalo!... Torta è del mio parere.... [p. 51 modifica]

RE BALDORIA

posando la mano sulla spalla di Torta:

I vostri compagni mi sembrano molto intelligenti. E anche voi, dovete essere intenigentissimo! Ma, insomma, sarei curioso di sapere come potrete cavarvela... Infatti, a proposito di banchetti, non negherete che vi siano molte difficoltà da vincere, per riuscire a far le cose ammodo...

Il Re, ragionando famigliarmente con Torta, si dirige a braccetto con lui, verso la quercia, che è a sinistra, e all’ombra della quale i servi stanno disponendo frettolosamente il trono, con la sua impalcatura e i suoi gradini.

FRA TRIPPA

venendo da sinistra verso la ribalta e chiamando con un cenno Anguilla:

Vuoi venire con me, per tenermi compagnia?... Posso offrirti da...

Strizza l’occhio, si accarezza la pancia con un gesto da ghiottone soddisfatto, facendo schioccar la lingua.

Che nessuno lo sappia!... E svignamocela prima che il Re ci veda!... È un imbecille, quel pover’uomo! E non si può aspettar nulla di buono da un Intestino reale che si abbandona tanto facilmente a dei parvenus della cucina!...

Si allontanano rapidamente da sinistra.

RE BALDORIA

contemplando il suo trono:

Benissimo!... Perfettamente! (Sale con lentezza sul palco, premendo forte coi piedi sui gradini, per constatarne la solidità. A quando a [p. 52 modifica]quando, si passa una mano sullo stomaco come per reprimere dei singhiozzi dolorosi e dei crampi di appetito. Finalmente, siede sul trono, e, impugnata colla destra la forchetta d’oro, appoggia il pugno sulla coscia destra, come se tenesse uno scettro). Tu, mio carissimo Masticafiele, siedi qui, presso il mio piede sinistro... Nessuna azione violenta s’impone, per ora... E tu potresti comprometter tutto, se io ti lasciassi i pieni poteri di primo ministro.

Questi pieni poteri appartengono a te, mio dolcissimo Pancotto... Siedi anche tu, caro, qui, da quest’altra parte, presso il mio piede destro... Sì! D’altronde, non avrete nulla da fare, né l’uno né l’altro, poiché gli avvenimenti s’impongono e noi dobbiamo obbedir loro.

MASTICAFIELE

inchinandosi e brontolando rabbiosamente.

Prendi! Eccoti il coltello dell’autorità..

Tende a Pancotto il coltellaccio dal manico incrostato di rubini e va a sedersi alla sinistra del Re

PANCOTTO.

Oh! te lo puoi tenere... Io non ho nulla da tagliare, con quell’arnese! Ah! Se avessi il coltello delle frutta!...

RE BALDORIA

sbadigliando malinconicamente:

Hai ragione, Pancottino mio! [p. 53 modifica]

MASTICAFIELE

burbero:

Prendi, ti dico... Prendi il coltello!

Tutti gli altri: sottocuochi, cortigiani, valletti, portatori di spiedi, ecc., si dispongono a destra e a sinistra, sui gradini del trono. Il trono è appoggiato a una grande quercia, di sbieco, sul margine del viale, a sinistra. Il palco è disposto in modo da non nascondere la scalea del castello che forma lo sfondo della scena. I vassalli entrano a due a due, barcollando sui loro grandi cavalli arrembati per la stanchezza e ischeletriti dalla fame. I loro corpi scarni e curvi ballonzolano sulle grandi selle, cedendo al peso delle enormi corazze in forma di paiuoli. I cavalli sfiancati, hanno attraverso l’addome un semicerchio sanguinolento, impresso dagli speroni. Sogliola, voltando la propria cavalcalura verso i gradini del trono, prorompe in tonanti e furiose esclamazioni che a poco a poco flauteggiano in un rantolo d’agonizzante.

SOGLIOLA.

Onore e gloria alla Maestà di Re Baldoria, Budello sacro del mondo, Intestino degl’Intestini, grande Stomaco del regno dei Citrulli! (La stanchezza gli fa abbassare gradualmente la voce, ed egli deve aggrapparsi alla criniera del cavallo per non cadere). Oh! sire! Dateci da mangiare!... Dateci da mangiare, per pietà!

Mentre parla Sogliola, gli altri vassalli, entrati in scena, si dispongono a destra e a sinistra del trono, piegando sui cavalli, al collo dei quali si aggrappano, per rimanere in sella. L’ansimar sibilante degli uomini e dei ronzini accompagna il crescendo violento e l’agonizzare sospiroso della voce di Sogliola.

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TRIGLIA

Spronando violentemente la propria cavalcatura, si spinge innanzi, ritto sulle staffe, e la sua rauca voce si frantuma in iscoppi brevi che finiscono in un penoso balbettìo.

Sire! Sire!... A voi salgano gli omaggi dei nostri ampi stomachi devoti e riconoscenti!... Intestino degl’Intestini!... Ma... (Un grido arrogante) per pietà... per pietà... ve ne supplichiamo... in nome delle vostre viscere benedette da Dio, dateci da mangiare!... Del pane! Del pane, per carità!... Da otto giorni, non assaggiamo cibo!... È un’infamia! È un tradimento!...

SOGLIOLA.

Sire!... voi ci prometteste, nelle vostre più recenti pergamene, di mandarci incontro delle milizie recanti vettovaglie in abbondanza!... Voi ci prometteste, sulla fede del vostro suggello ombelicale, di far preparare per noi delle fermate ristoratrici, di cento in cento leghe, sulla grande Strada Intestinale... e non abbiam trovato nulla di tutto questo!... Così, furono imperdonabilmente offesi dei Re, dei Principi e dei Cavalieri che provengono in linea diretta dall’Intestino di Dio!... (Alzando la voce) Dateci di che pranzare, immediatamente, ammutineremo contro di voi tutte le cucine della terra!... Poiché, sappiatelo, tutti gli stomachi sono sconvolti e indignati pel digiuno disonorante che la vostra forchetta impone loro!

RE BALDORIA.

Anche il mio stomaco regale è in ribellione contro il digiuno! Sentite come parla! (Alzando [p. 55 modifica]la voce e facendo gesti pacificatori) Il digiuno è veramente disonorante!... Miei cari vassalli, miei amati protettori, figli, fratelli e nipoti del mio Stomaco augusto... sappiate che è stato preparato per voi un banchetto sontuoso e succulento... Ma bisogna attendere ancora un poco!... Ho perduto, ahimè! il mio grande Panciarguta, e il mio nuovo ministro delle cucine è alquanto impacciato!

SOGLIOLA

piegato sul collo dei suo ronzino, singhiozza

Ah! pietà!... Io muoio!... Fra poco, vomiterò forse le budella, per mangiarmele!... (al suo cavallo) E anche tu, mio povero Fieno, stai per morire!...

Alcuni cavalli dei servi s’inginocchiano, indi crollano morti.

SARDELLA

avanzandosi verso il trono su un cavallo appiattito e trasparente per fame e per stanchezza.

Ho qui, nella mia bisaccia d’oro, tre pergamene del Re Petardo e del Principe Baccellone, delle quali bisogna ch’io vi dia lettura immediatamente.

RE BALDORIA.

Ah! no!... Queste non sono faccende urgenti!... Ne parleremo alle frutta!... (A Masticafiele) Leggi codeste pergamene a Pancotto, mio primo ministro degli affari digestivi! Tu, Pancotto mio dolce, ascolta con la massima attenzione, ma astienti dal prendere decisione alcuna... [p. 56 modifica]

SARDELLA

il cui cavallo cade e muore:

Ecco le pergamene di cui vi ho parlato!...

MASTICAFIELE

svolgendone una:

A Sua Maestà Re Baldoria, Budello sacro, Intestino degl’Intestini, Stomaco augusto del popolo dei Citrulli, onore supremo, gloria trionfale, pienezza felice e tutta saporita!

SARDELLA

lasciato il suo cavallo morto, stira penosamente le gambe e le braccia, si trascina tastoni intorno ai gradini del trono, e, raccolto con finta indifferenza un oggetto, lo nasconde sotto la corazza.

Svignamocela!

TRIGLIA

balzando immediatamente da cavallo.

Che hai trovato, Sardella?

SARDELLA.

Oh, nulla!... Un sasso color di rosa.

Tien celata dietro il dorso la carota raccolta, alla quale ha già potuto mordere.

RE BALDORIA

sceso cautamente dal trono, mentre Masticafiele alla sua destra continua la lettura, e Pancotto alla sua sinistra ascolta sonnecchiando:

Leggete... Leggete!

Con un rapido gesto strappa di mano a Sardella la carota e la divora.

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SARDELLA

ardenti gli occhi d’un odio feroce:

No! No!... Rendetemela! (Insegue il Re) Io muoio di fame!

RE BALDORIA

con un gesto di mistero, teso perpendicolarmente l’indice attraverso le labbra e subito circondato da tutti i vassalli e dai loro servi a piedi e a cavallo:

Ascoltatemi!... Voi non sapete che io, Re Baldoria... io...

MASTICAFIELE

assonnato, si ostina a ripetere le prime frasi della pergamena

Budello sacro! Intestino degl’Intestini!

RE BALDORIA.

Non sapete che io... io!... sono completamente digiuno da due giorni?! (Tutti cadono bocconi, presi da convulsioni violente) Questa è... (a parte) una menzogna, ma una menzogna utile! (Alzando la voce) Sì! miei cari vassalli!.. Anch’io, muoio di fame!

Tutti crollano al suolo, svenuti:

SOGLIOLA

rimasto ultimo a cavallo

Ah!... Siamo perduti!... Il Re non ha mangiato!... Il Re muore di fame!...

Allarga le bracda sul collo del cavallo, al quale si teneva aggrappato, e ruzzola a terra, alla sua volta privo di sensi.