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atto primo | 37 |
PANCOTTO.
Ha seguito il corteo funebre, per impedire agli Affamati di divorare le torcie di strutto...
RE BALDORIA
si stacca dalla cintola la «Succulenta» e la dà al valletto.
Prendi la mia spada! Quest’elsa mi tortura l’epigastro. Io non posso riflettere se non ho completamente libero lo stomaco! (Si sbottona il giustacuore e dà sfogo a rumorose flatulenze) Ah! (Con un sospiro di benessere) Ora, datemi la pergamena della Regina. (La prende, la svolge, e legge ad alta voce: «Mio grosso prosciutto amatissimo... Ho dovuto allontanarmi da te, per sfuggire alle conseguenze possibili dello spirito di ribellione che sconvolge l’intestino del Regno... Immagina quant’è profondo il mio dolore, per questa separazione inevitabile! Sono venuta, sola, in diligenza, alla mia villa dei Prosciutti... Per fortuna c’è Cocomero... Tu conosci, Cocomero... È quel giovane cuoco, tanto gentile, a cui decretasti una onorificenza, l’anno scorso, dopo il banchetto di Pasqua. — Cocomero mi fa delle salse deliziose e mi serve a tavola con molta grazia. Tutte le mie dame mi hanno abbandonata, e quindi il mio piccolo cuoco deve moltiplicarsi... Ieri quel bricconcello scovò un cassone pieno di cose squisite che vorrei poter dividere con te». — (Il Re sospira) «Perchè non ti decidi a piantare in asso tutti codesti stomachi putrefatti e a venirtene qui a mangiare con me delle saporitissime pernici, in una dolce intimità amorosa, come du-