Re Baldoria/Atto II
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ATTO SECONDO.
I CUOCHI DELLA FELICITÀ UNIVERSALE.
La stessa spianata del primo atto. — Calda notte d’estate, solcata da stelle cadenti. In fondo, le tenebre fitte sono violentemente squarciate dalle vetriate fiammeggianti del castello, le cui muraglie spiccano con crescente precisione sullo sfondo azzurreggiante del cielo. Sul sentiero di ronda, dietro agli spalti, dei guatteri passeggiano come sentinelle, portando sulla spalla una lunghissima forchetta d’argento che sembra infilzare le stelle ammiccanti.
A sinistra, a venti passi dalla ribalta, s’eleva il trono provvisorio di Re Baldoria, eretto su di un ampio palco circolare, i cui gradini sono coperti d’un tappeto infangato. Davanti al trono, a sei passi dalla ribalta, un grosso tronco d’albero morto protende le sue tre braccia pietrificate, simile a un candelabro.
A destra, a tre passi dalla ribalta, una panchina di marmo, circolare, sormontata da un busto di Panciarguta, coronato di ravanelli.
Dei corpi umani coricati dormono avvolti in mantelli, stretti l’uno all’altro, a gruppi di tre o quattro.
Echeggia ad ogni minuto, or lontana or vicina, la parola d’ordine; «Sauce Tartare... Tar...tare!» che i guatteri in sentinella dietro ai merli si lanciano da un punto all’altro del castello.L’IDIOTA
entra da sinistra esaminando dei sassi che trae di tasca ad uno ad uno
I Citrulli chiamano queste cose Meteore o Bolidi... Sono briciole di pane siderale!... Ah! quante stelle cadenti, nel cielo!... Le vecchierelle dicono che ogni desiderio formulato mentre una stella cade... Ci credo.. Anzi, voglio provare (In attesa, rivolta al cielo la faccia) Eccone una! Ah! com’è grande e luminosa! (Si ode il grido dei guatteri in vedetta: «Sauce Tartare.... Tartare!» Desidero una donna che sappia sorridere e piangere senza orgoglio e senza smorfie.. con la vaporosa delicatezza di un paesaggio primaverile... Una donna la cui chioma vibri, alla carezza, come le corde di una cetra!... Ebbene?... Dov’è?... Non vedo donna alcuna! Desideriamo ancora!... Ah! (Una seconda stella cadente solca il cielo)... Desidero con tutte le mie viscere di rivedere una volta ancora la mia povera mamma... (Pensoso, chino il capo) per inginocchiarmi davanti a lei e baciare le sue pallide mani per l’eternità... Mamma! Mamma!... Mamma mia, sì buona e si triste... dove sei?... Oh! dimmi se sei felice, finalmente!... L’hai avuto, il paradiso che meritasti? (Una terza stella cadente) Oh! stella! Bella stella cadente! Vorrei che tu mi fulminassi... che tu mi ardessi il cuore!... Voglio morire! (Una voce lontana grida ancora: a Sauce Tartare... Tar...tare!») Voglio morire, per riveder mia madre! Darei il mio sangue, darei tutta un’eternità felice, per una carezza di mia madre!... (L’Idiota si allontana lentamente. I corpi addormentati si contorcono, in preda agl’incubi, e i loro sussulti coincidono col cader delle stelle. Le vetriate fiammeggiano sempre più) Io ti adoro, mammina mia, lo sai... Ma adoro ancor più te, o becchino che un giorno mi seppellirai!
Mentre l’Idiota si allontana, si scorge una piccola fiamma scivolar giù dai merli, seguendo la scala esterna che scende a zig-zag lungo la muraglia della torre maggiore del castello. Un cuoco, avvolto il capo in un grembiale bianco, s’avanza verso la ribalta, facendo oscillare una lanterna al disopra dei dormenti:
SOFFIONE.
Vermicello!... Vermicello! Svegliati!
VERMICELLO
sussultando:
Eccomi! Tutto va male... Malissimo, anzi!... Famone parlò ieri sera ai Citrulli in rivolta, sulla Piazza degli Olii!... Essi sono furibondi contro di voi!... Vogliono sforzar la porta del castello, e massacrarvi!... È già troppo l’avere aspettato per otto giorni! Dicono tutti che voi li avete traditi!
SOFFIONE.
Sacr...! Come fare?... Bisogna calmarli!... Fra poche ore, il Banchetto sarà pronto! Guarda! (Indica le vetrate fiammeggianti) Sono i forni! Devi dire a tutti che io sto sorvegliando la cottura di ventimila vitelli!
VERMICELLO.
Non mi avete portato nulla?
Presso di lui, Anitroccolo e Crostino si destano e si sollevano.
SOFFIONE
affrettandosi:
Prendi! Mangia!
Gli getta un pezzo di carne sanguinolenta. Vermicello la fa a pezzi, servendosi d’un sasso, e la divora golosamente.
FAMONE
destandosi, all’altra estremità della scena, stirandosi ed annusando:
Ahimè!... Non c’è altro che l’odore!... Sogno sempre di un arrosto!... Otto giorni senza mangiare!... È troppo!... (Svegliando Balena, Mazzapicchio e Pappone) Sono traditori! E noi ci siam lasciati infinocchiare da loro!...
VERMICELLO.
Guardate... Guardate come lavorano, nelle cucine (Indicando le vetrate rosseggianti) Si dice che più di ventimila vitelli furon messi a cuocere nei camini!...
FAMONE.
MAZZAPICCHIO.
Sì... noi non possiamo più patteggiare con loro... Non abbiamo avuto che delle promesse!... Ah! destituire Re Baldoria, fu un errore!... Dio! Che crampi ha il mio stomaco!
BALENA.
D’altronde, il momento non avrebbe potuto esser scelto peggio... L’inverno sarà terribile... Si senton già i miasmi degli stagni che appestano questo paese infernale!... Mio figlio Miserocchio si contorceva, ieri sera, in preda alle convulsioni degl’indemoniati!... Ah! se potessimo emigrare, e andare a raggiungere le nostre mogli e i nostri figliuoli nel regno dei Baccelloni!
VERMICELLO.
La sera, bisogna accendere dei grandi fuochi intomo alle capanne, per tener lontani i fantasmi frenetici che s’insinuano nei corpi addormentati e ne succhiano il sangue!
BALENA.
Sì! Ma non si sa dove trovar legna!... Baldoria ce ne faceva distribuire, nell’autunno... e, lui regnante, si mangiava, almeno, di tanto in tanto...
ANATRA.
BALENA.
Non è vero! Sono affamati quanto noi! Ne ho visti due cadere affranti dalla stanchezza, stremati dalla fame. E rantolavano!
FAMONE.
Un altro, preso dalle vertigini è ruzzolato, morto, in un fossato, sotto le mura. Il suo cadavere pareva un’aringa, tanto era scarno e stecchito! In verità, son essi, i traditori, quei maledetti Guatteri!
CROSTINO.
Zitto! Potrebbero udirci!
FAMONE.
Che importa?... Già da troppo tempo ruminiamo in silenzio le loro promesse! Io griderò loro sotto al naso che siamo stanchi di aspettare!
MAZZAPICCHIO.
Sì! Sì!... Bisogna mostrar loro i denti!
VERMICELLO.
No! Conviene aspettare ancora un poco!
ANGUILLA.
RE BALDORIA
dimagrato, fiacche le gambe, pallido il viso d’un pallore cadaverico, inzaccherate le vesti, si avanza attraversando la scena da sinistra a destra. Egli s’appoggia alla spalla di Fra Trippa, la cui pancia trionfale stona fra le scarne figure dei cortigiani e di tutti i Citrulli affamati.
Per di qua!... Seguitemi.
VERMICELLO
Com’è coraggioso!... Non ha nemmeno il mantello! Eppure non fa caldo, stamane!.. E barcolla, poveretto!
FAMONE.
Si capisce che ha dormito male, la notte scorsa... Per letto, non ha avuto che un mucchio di foglie fradicie!.. Così è ricompensato di aver prestato fede a quegli infami Guatteri!... Pare febbricitante. La fame deve avergli impedito di chiudere occhio!
ANGUILLA.
Ah! che funebre corteo di fantocci mutilati! (Tutti s’inchinano con religioso rispetto, in silenzio) Non può più reggersi!... Guarda, Famone, come gli si piegano le gambe!
FAMONE.
ANGUILLA.
Oh! via!... Non è altro che un imbecille!... Infatti, avrebbe potuto imitare Fra Trippa, infischiandosi di voi e di tutti quanti.
VERMICELLO.
È vero... Quel furbacchione di Fra Trippa ha saputo conservare la sua pancia di una volta!
CROSTINO.
Cretino! Idiota!... Perchè insultare il ventre di Fra Trippa? Fra Trippa è malato d’idropisia, poveretto! Ed è un santo!... Quanto al Re, è bene ch’egli soffra un po’ come soffriamo noi!... È giusto! Dopo tante indigestioni!...
RE BALDORIA
a Fra Trippa:
Ah! I miei cari Vassalli!... Volevano dapprima ribellarsi contro di me, e dichiararmi guerra! Ma, io mi sono affrettato a spiegar loro il trattato che ho concluso coi Guatteri, e, pur senza comprender bene la faccenda, essi m’hanno seguito, tutti, come tanti cagnolini! La fame li ha abbrutiti ancor più di me!... Già da sedici giorni, essi non assaggiano carne! (Rivolgendosi ai Vassalli). Seguitemi! Andiamo a riposarci, laggiù, rhentre si aspetta l’ora del pranzo! (A Fra Trippa) Essi hanno riposta in me ogni loro speranza!... Ah! mio caro Trippa! non abbandonarmi!... Mi sento mancare! Il tuo ventre mi sostiene, mi riposa la vista e calma la mia disperazione!... A proposito: non mi hai detto mai in che modo riesci a conservarlo sempre sì bello e tondo, mentre a me s’incavano le guancie da mi’ora all’altra...
FRA TRIPPA.
Eh! Eh! Dio mi protegge!
ANGUILLA
dando il braccio a Sogliola, che si trascina dietro, tirandolo per la briglia, il proprio cavallo ischeletrito.
Sire... Fra Trippa è infarcito di succulente preghiere, come un tacchino può essere infarcito di tartufi... Le preci gli gonfiano il ventre e lo fanno tondeggiare come una cupola... Ieri sera, vi posai sopra il capo, durante l’acquazzone, e la sentii rombare, quella bella pancia, come una navata di cattedrale, durante una messa solenne!
RE BALDORIA
ridendo dolorosamente:
Ah! mio caro Trippa! Hai udito? E tu, Anguilla, come puoi avere ancora dello spirito, mentre dura questa esauriente carestia?
ANGUILLA
imitando i gesti untuosi di Fra Trippa
Eh! Eh! Dio mi protegge!... La fame illumina violentemente i cervelli, come il sole fa delle vetrate su cui batte!... Vogliate posare il vostro augusto orecchio sul ventre di Fra Trippa, e vi convincerete ch’io dico la verità! Coricato sul fianco, aderente l’orecchio all’ombelico del vostro cappellano, voi udrete, ve lo giuro, come talvolta i pastori e le vedette, il confuso scalpiccio di un esercito in marcia.. Alludo alle anitre (fa schioccar la lingua) e a certe pernici profumate di timo che il nostro reverendo Fra Trippa va a snidare ogni sera nel tronco di un albero fèsso. Ieri, per esempio...
MASTICAFIELE.
Sì!... Sì!... Fa il sornione, e di nascosto si rimpinza di vivande prelibate, quel briccone!
RE BALDORIA.
Zitto, amico mio!... (A Fra Trippa, con un sorriso equivoco) Il nostro Fra Trippa è un santo! Ogni notte, gli Angeli del Paradiso vengono a servirgli dei pranzi divini!
FRA TRIPPA
intrecciando le dita e stropicciando le palme, come per spremere il succo d’un arancio celestiale: Gesù non dimentica gl’innocenti e gli uccellini!...
ANGUILLA.
Gesù fa ingrassare i tordi apposta per voi!
RE BALDORIA.
FRA TRIPPA
vacillando sotto il peso morto del Re:
Soccorso!... Aiutatemi! Egli è svenuto!
RE BALDORIA
risollevandosi lentamente, strofinandosi con una mano il ventre, con l’altra gli occhi, circondato dai valletti e dai vassalli, che accorrono tumultuosamente alle sue grida:
Non è nulla!... Un piccolo svenimento, e nulla più!
Si rimette in cammino lentamente seguito dal suo corteo di scheletri.
TRIGLIA.
Pranzeremo, finalmente?... Ah! come soffro!... Codesti villani stanno meglio di noi!... Sono abituati, essi, a patir la fame... e non hanno cavalli e servi da nutrire!
Vanno tutti a riposarsi sulla panchina circolare che è a destra. Il re si mette a sedere e sonnecchia, tenendo ritta la sua forchetta sulla coscia ossosa, a guisa di scettro.
FAMONE.
Che imbecille, questo re! È troppo onesto!... Ah! voi non meritavate di avere a che fare con un simile pecorone, vilissimi Guatteri! (Levando il pugno verso il castello) Egli avrebbe potuto assicurarsi i viveri, nascondendone in qualche luogo una quantità sufficiente... Ma, d’altronde, peggio per lui se non l’ha fatto! Noi dobbiamo pensare ai nostri guai!... Amici miei... Miei cari Citrulli, ascoltatemi! Mi fu detto che nel castello...(tutti i Citrulli si accalcano tumultuosamente intomo a Famone) Mi fu detto, ed io ne son certo, che i Guatteri sacri, vostri ambasciatori, si sbellicano dalle risa, burlandosi della vostra credula pazienza!... Mi fu detto, e ne sono convinto! che, seduti a tavola, essi gavazzano sguaiatamente, rimpinzati di cibi, fumando con solennità nelle loro pipe!
MAZZAPICCHIO.
Ebbene? Che si deve fare? Che cosa ci consigli?... Si mangerà, o si resterà ancora digiuni?...
L’IDIOTA
scompigliando gli Affamati, terribile a vedersi tanto è scarno e pallido, si avvicina a Famone.
Nel paese dei Sogni Azzurri, dove trascorse felice la mia gioventù, ci si nutre di soavi musiche e di parole carezzevoli come velate di chiaror lunare, quali: Bellezza!... Speranza!... Ideale!... Stelle d’oro!... Anche noi, dovremmo provare un simile sistema almeno per alcuni giorni! Io potrei cantare, per esempio, certe canzoni che hanno la virtù di sopire tutte le sofferenze morali e intestinali...
GLI AFFAMATI
respingendolo:
Vanne al diavolo, stomaco fradicio!... Scacciate di qui codesto Idiota, che vien sempre a turbare i nostri pasti e le nostre digestioni, co’ suoi funebri ritornelli! Costui si è sempre burlato delle nostre angoscie digestive!... Egli non ebbe mai fame! Scacciatelo!... Accoppiamolo!... Fu sempre magro, costui! Non ha stomaco!... È uno stregone! Un dannato!... (Scacciamo a calci l’Idiota) Via!... Via!... Presto!... E tu, Famone, consigliaci! Che si deve fare?...
FAMONE
Io propongo che siano mandati al Castello dei parlamentari degni di voi.
GLI AFFAMATI.
Va tu solo!... Tu sei il nostro ambasciatore e il nostro capo!
VERMICELLO.
Ma come si fa?... Essi hanno barricati gl’ingressi!
MAZZAPICCHIO.
Distruggiamo le barricate della scalea!... Bisogna, ad ogni costo, che essi ci spieghino esattamente il loro modo di agire!
VERMICELLO
Aspettiamo ancora un poco!
L’IDIOTA
malinconicamente, in disparte:
Che stupida cosa, il voler rendersi utili al prossimo! D’altronde, costoro non sono miei simili!... Oh! no!... (Si allontana) Non parlerò più, ormai, che agli uccelli dei boschi e alle nuvole!
Allontanandosi, osserva i tronchi degli alberi.
FAMONE
sale i gradini della scalea e bussa tre volte col pesante picchiotto d’argento.
Olà!... Soffione!... Torta!... Béchamel. Guatteri! Grandi Cuochi! Protettori dei nostri miserabili stomachi!... Olà!
VERMICELLO.
Forse dormono...
FAMONE.
No. Non vedete? I forni fiammeggiano ancora!.. Olà! Soffione! Io vi domando spiegazioni in nome di tutti i Citrulli! La carestia, la fame, devastano il paese!
GLI AFFAMATI.
Benissimo! Bravo!
MAZZAPICCHIO.
Grida più forte!
FAMONE
alzando la voce:
In nome di tutti i Citrulli, vi domando spiegazioni!... Insomma, quando mangeremo?... V’impongo di risponderci
La folla degli Affamati ondeggia e romoreggia tumultuosa, sforzandosi di avvicinarsi alla scalinata. Frattanto l’Idiota si è arrampicato sul tronco di un albero morto.
GLI AFFAMATI
scorgendolo subitamente, si accalcano contro il tronco con violenza e lo squassano senza abbatterlo.
Giù di lì, brutto muso inutile! E zitto!... Famone sta per parlare ai Guatteri!
L’IDIOTA
con accento inspirato, ma dominando, calmissimo, il tumulto dei Citrulli:
Non di carni sanguinolente, né di pane, avete bisogno, ma di Stelle... di tènere stelle, tutte di miele e d’oro, soavi alle nostre labbra!...
MAZZAPICCHIO.
brontolando:
Che mistificatore!... Scendi! Giù di lì!
L’IDIOTA
Oh! poveri amici miei!... Non mi capite?... Sono Idee, ch’io vi offro!... Idee vestite d’immagini e di simboli! Infatti, miei cari, le idee non possono andar nude pel mondo... Hanno anzi bisogno di belle vesti di luce, tagliate con elegante precisione!... Esse non vi somigliano affatto, miei cari Citrulli!... Mentre voi barcollate come briachi, le Idee, le mie Idee danzano voluttuosamente sulle cime della terra, come eroi dopo la battaglia. Le vedete? Capite? No!... Ah! come sono infelice!... Lo so, lo so, che voi vorreste vederle vestite di camiciotti simili ai vostri... Sacchi forati che possono adattarsi tanto allo scheletro che all’idropico! Ed io, per voi, non sono altro che un burattinaio!... Non avete torto... Non c’è che fare! Ma il mio povero cuore è straziato, perchè vi amo immensamente! Il mio cuore è un oceano di lagrime... Il mio cuore è una nube squarciata dalla passione, che vi inonda tutti, senza ristorarvi, senza dissetarvi!... Ah! come vorrei piangere con voi, su di voi, sul mio povero amore inutile!...
FAMONE
furibondo:
A che pro esserci sbarazzati delle donne, se ci son rimasti tra i piedi i poeti coi loro piagnistei?!...
L’IDIOTA
alzando la voce:
Io t’invoco e t’abbraccio, o gran popolo tumultuoso dei Citrulli!... Io ti amo al pari del vento, il gran pirata che sempre cavalca in groppa alle nubi!... Ed amo meno di te il gran mare rivoluzionario, il mare divoratore di navi, che sussulta nei golfi, tormentato dagl’incubi, sotto l’ossessione degli astri!... Citrulli! Voi cadete talvolta dai rami della vita, fatalmente, come frutta mature, ed io vi amo così!... Il mio cuore vi accarezza voluttuosamente, perchè siete simili agli animali malefici che minano sordamente le quercie gigantesche i cui fogliami sono alle stelle come morbide culle!... Venite, venite, dunque, sotto l’ampio tetto della mia anima!... Io vi ricovererò come il povero Fosco... quel cane rognoso e guercio e zoppicante, che mi seguiva dappertutto, sotto i trivelli diacci del funebre inverno... Ah! come piansi di amore e di tristezza, nel curare le piaghe del suo dorso!... Ma non sapeva ringraziarmi, quella povera bestia! I suoi occhi orrendi trasudavano, senza che egli lo sapesse, sangue di odio e sanie di ferocia! Citrulli! e voi siete come quel cane, poiché nemmeno voi sapete ringraziarmi!
FAMONE.
Taci! taci, perdio! stomaco vile!... E voi, non gli badate! Dice che siete cani rognosi!
L’IDIOTA
ai Citrulli attenti:
Una sera d’inverno, dopo aver lungamente medicate e ristorate le sue piaghe, ad una ad una, io lo sentii rantolare orribilmente sotto le dita bianche e crocchianti della Morte, che gli soffiava sul muso ombra verde e gelo... La notte calava sulla campagna lugubre, e Fosco agonizzava. Oh! con quanta tenerezza io baciavo tutte le sue piaghe, spiando nel suo occhio un qualche lontano bagliore d’affetto! E, nelle tenebre, gridai: «Stelle tutelari! riscaldatelo!... Non vedete. Stelle, che sta per morire, il mio povero cane? Oh! fate ch’egli abbia per me uno sguardo dolce, per un momento, prima di estinguersi!...» E ad un tratto, vidi agitarsi la sua coda!... Era quella la sua benedizione... Tutta la bontà del Cielo, tutte le carezze appassionate che gli Angeli traggono perdutamente sulle chiome delle comete, e tutti i profumi dei Paradisi in fiore inondarono la mia anima, stemperarono le mie midolle... Il mio cuore fu preso dalle vertigini! Strinsi fra le mie braccia — come un bimbo adorato, capite? — quel gracile cadavere, e ne lambii il dorso piagato, e mangiai di baci, lungamente, i suoi occhi! Povero Fosco! (S’interrompe, soffocato dal pianto) Ma io non sono che un idiota, per voi... e non mi comprendete!... Infatti, sono incapace di preparare una salsa; l’inaffierei di lagrime!
FAMONE
Non vuoi tacere, stomaco angusto?
L’IDIOTA.
È vero... Il mio stomaco è sì piccolo, che un fiore una lagrima basta ad empirlo... Ma, per compenso... (Cessando di piangere e alzando la voce orgogliosamente, brandisce il suo troncone di spada contro Famone) il mio cuore è possente e profondo come l’oceano!... Ora, io voglio rapirvi alla terra, e voi non potrete resistermi! Ho una spada... la spada delle mie battaglie contro l’Ignoto, combattute attraverso i tempi, da una metamorfosi all’altra!... Io piango unicamente per dissetare il mio cuore! Son disceso dal cielo, recando fuoco astrale, e sono, fra i vostri stomachi impuri, un’idea vagabonda e guerriera!... Un santo!... Un interprete del Divino!...
FRA TRIPPA
destandosi:
È una bestemmia! Una ignominia!... Costui insulta la religione dei nostri stomachi!... A morte!...
RE BALDORIA
sonnecchiando:
Sì! Sì!... Uno schidione per infilzarlo!... È un empio!
Si riaddormenta.
L’IDIOTA
continuando impassibile: Noi siamo pochi, eletti fra gli eletti; siamo Santi, ritti sulle cime del mondo, e comunichiamo fra noi per mezzo dei nostri pensieri, che vivono immortali! (Dopo una pausa) O mia cetra!... Gònfiati di ebbrezza sonora, e canta come una volta!... Balza innanzi, irrigidendo i tuoi muscoli d’oro, vibranti di desiderio...; balza innanzi, in alto, lontano, assai lontano, e ricadi sui piedi giunti de’ tuoi accordi! Oh! ch’io possa veder passare la tua chioma scintillante di melodie attraverso le nubi, sulla vetta ideale del mondo, tra la folla delle stelle accorse in tumulto per udirti!...
FAMONE.
T’impongo di tacere!... Citrulli! Atterrate l’albero, e trucidate codesto stomaco infracidito... (Gli Affamati si scagliano contro l’albero, che trema, ma non cade) Prendi questo!...
Gli scaglia una scodella che lo colpisce alla fronte e lo insanguina.
L’IDIOTA
brandendo alto il suo troncone di spada:
Con questa spada, soltanto con questa spada... che non è nemmeno una spada... che non è più che un troncone... una spina di pesce... e che a voi sembra una sega... (Con voce tonante) Con questa spada...
GLI AFFAMATI.
Ecco!... Guardate lassù, tra i merli!... Sono i Guatteri! (Si vedono conere, tra i merli, delle ombre in agguato) Seghiamo l’albero! E si porti qui una balestra per uccidere codesto corvo di malaugurio!
L’IDIOTA.
Con questa spada, io sono invincibile e disprezzo ogni ostacolo! (Il sole all’aurora illumina in questo momento la parte superiore della scena e fa risplendere il mozzicone di spada che l’Idiota brandisce) Tutte le barriere del mondo, io le elevo a voler mio, a modo mio, per rovesciarle con un soffio!.. Io scavalco i miei nemici, costringendoli prima d’immolarli, a star curvi sotto le mie capriole!... Inoltre, so issarmi come un verme, su per le liscie pareti delle scogliere!... Ah! ch’io possa raggiungere quella cresta sublime, e là saprò sospendermi coi denti, per dar riposo alle mie mani contuse e rôse da terribili sforzi!... È così ch’io mi arrampico ogni sera, su, su, fino al Maniero dell’Impossibile!...
VERMICELLO
vedendo Famone e Mazzapicchio, che si dirigono verso il Castello:
Ascoltatelo! È un mistificatore divertentissimo! Fra poco danzerà sulla corda!...L’IDIOTA.
Nel Maniero dell’Impossibile, io vissi cent’anni... Cent’anni, prima di giungere al continente dei Citrulli!... È un palazzo dalle mille porte di bronzo, che tuonano, ad ogni ora, come martelli sull’incudine, masticando, polverizzando il silenzio eterno!... È un palazzo orgogliosamente aggrappato all’estremità di un promontorio maledetto!... Le sue torri veementi, tutte chiomate di stelle, piegano all’impeto del vento, come teste allibite... Eppure, il maniero sfida eroicamente, di fronte, l’Oceano senza limiti e i Soli dementi che ogni sera lo minacciano con un gran gesto rosso, prima di varcare l’orizzonte!... Durante la notte, il palazzo beve a lunghi sorsi, dalle profonde fauci di tutti i suoi sotterranei e dalle mille e mille sue avide finestre la pienezza furibonda dell’Oceano, co’ suoi pesanti sghignazzamenti e co’ suoi tonanti singhiozzi!... Talvolta, con uno scatto di reni, l’Oceano solleva fino al cielo il suo dorso crestato, di camaleonte colossale, tutto rorido di braci violette; poi protende mostruosamente il collo e ’il grugno di fumo sino alla sommità della torre suprema e scocca alfine un gran bacio nerastro sulla eccelsa vetrata d’oro!
Così, ogni notte, l’Oceano s’impadronisce del Maniero, facendo ondulare pesantemente il proprio ventre multiforme di cetaceo nella profondità rombante delle immense sale!... Là, nelle sere d’estate, rese più vaste dai miei desiderî gesticolanti, io vidi, sotto i musicali soffitti, passare innumerevoli fantasmi femminili, più lievi e più avviluppanti d’un profumo, e poi vanire lentamente nel crepuscolo dei corridoi!... Passavano, quei fantasmi, come nostalgiche melodie!... E fu là, che io dissetai la mia anima sulla bocca ristoratrice dell’Intangibile... Ed ella è là, tese le braccia da sempre, la mia schiava sovrana!... Io sono dunque l’eletto del Destino, l’unico padrone del mondo!...
FAMONE.
È pazzo!... Somministrategli dei chicchi d’elleboro! Si dice padrone del mondo!... È un pretendente al trono dei Citrulli!... Lapidatelo!... Taci, ora; devo parlare io!...
Torta, Soffione, Béchamel appaiono per un istante dietro una vetrata che fiammeggia, rossa, indi spariscono
GLI AFFAMATI.
Parla, parla, Famone!...
L’IDIOTA
continuando:
Sì!... Io sono il signore del mondo! Io sono l’eletto del cielo! Io sono il Re dei Re, per la magia del mio verbo, pel mio soffio ispirato che feconda lo spazio!... Sole! io sono il tuo signore!
In questo momento preciso, il sole investe l’Idiota di un’aurea gloria. La folla, colpita dalla bizzarra coincidenza, ha grida di ammirazione ed applaude.
GLI AFFAMATI.
L’IDIOTA.
Voi plaudite al Sole? Benissimo!... Ciò significa che ho saputo distrarre ed ammaliare i vostri stomachi! Ascoltatemi, dunque, poiché io posso rendervi felici!
GLI AFFAMATI
Parla! Parla! Ti ascoltiamo in silenzio!
L’IDIOTA
Ebbene... rispondetemi! Dove sono le vostre spose? Dove sono le vostre compagne tristi, consunte, rachitiche... e le loro facce color d’acqua che s’annoia, e le loro rughe scavate dalla pioggia degli anni?... Dove sono?... Se ne andarono?... Rallegriamocene!... Voi, infatti, avete di meglio, negli scrigni delle vostre memorie! Ognuno di voi ha una donna giovane e flessuosa che viene a visitarlo nei sogni e a bagnar di tenerezza il suo corpo schiacciato dal sonno!... Tutti, tutti, l’avete, questa donna!... Ognuno di voi, certo, si sentì dalle pietose labbra di lei ristorar di baci le palpebre riarse! E ad ognuno di voi s’involò il cuore, all’alito primaverile di quella donna, e certo voi non dormiste più, la notte, poiché l’amore vostro incendiava le tenebre!...
GLI AFFAMATI
ansimanti per angoscia:
Sì! Noi la conoscemmo, quella donna! Ma dov’è?
L’IDIOTA.
Io vi condurrò a lei! Io!... Vi condurrò a lei, lassù, lontano lontano, al Maniero dell’Impossibile!
Lunga pausa, durante la quale il Re, Fra Trippa, i Vassalli e tutto il loro seguito russano rumorosamente su tutti i toni, in mezzo alla folla degli Affamati, immobilizzati dall’angoscia e dall’estasi.
Olà, miei nemici! Voi che mi sbarrate la via!... Rinvigoritevi i muscoli, spalmandoli di preziosi unguenti!... Ecco! Io do fiato al mio corno di guerra, e canto i vostri rossi funerali!... Nessuno potrà sfidare il mio assalto formidabile e il mio veemente coraggio!... L’Intangibile m’aspetta! Via! Fuggite, tenebrosi Eunuchi! Badate! Colpisco! La mia spada fracassa una testa gloriosa!... Venite! Accorrete in folla! Siate cento, siate mille! A voler vostro! E colpite!... La mia corazza è rotta... Che importa?... Non è facile uccidermi, ed ecco già ridotte a metà le vostre legioni!... Tagliate in due parti il mio corpo... ma guardatevi, poiché la mia stoccata è infallibile!... Mi mutilate di una gamba? di un braccio? Prendete, prendete anche l’altro braccio e l’altra gamba! Ah! Il mio ventre è lacerato, rosso come una tovaglia dopo un’orgia! Lungi da me questo cencio scarlatto!! Il mio cuore è più vivo che mai!... Avanti, dunque! Alla riscossa, vecchi Eunuchi stremati! La mia testa è ancora mia!... Non ci tengo, perchè il suo peso mi trattiene sulla terra, tanto essa è piombata di saggezza avita!... Tagliatela! Suvvia!... Grazie!... Strano! Ella se ne va verso lo zenit, tratta da un filo invisibile!... Ma ho ancora le mie labbra sfolgoranti di calore vermiglio e il mio braccio instancabile!... Questo mi basta! Avanti! Nessuna tregua!... Eunuchi tenebrosi, custodi dell’Intangibile! Credete forse di potermi impedire di giungere alle torri sublimi?... Ecco! Le mie labbra v’inondano di un sangue più ardente della lava!... Badate! La mia bocca è un crepaccio di vulcano!... Non vi sentite passare sul volto il mio alito soporifero, che lentamente vi opprime le palpebre e intorpidisce i vostri corpi tatuati di sangue?.... Le mie rosse labbra si scaglieranno rombando nelle orbite dei vostri elmi, e verranno a suggere il miele delle vostre pupille, deliziandosene... Eunuchi tenebrosi, custodi dell’Intangibile!...
FAMONE
agli Affamati attenti:
Imbecilli! Stomachi angusti! Intestini inodori! Voi siete indegni del Banchetto sublime! Infatti, eccovi conquisi da un parolaio che si burla della vostra dabbenaggine.
VERMICELLO.
Ah! lasciatemi ascoltare l’Idiota... È davvero divertentissimo!
FAMONE.
Non c’è modo di fare intendere la ragione a questi poveri stomachi schiacciati!
S’allontana per aggirarsi lungo le mura del Castello:
L’IDIOTA.
Eccomi finalmente davanti alla porta del Maniero... Ancora un nemico da vincere... il più possente... l’Eunuco di statura colossale, armato di gladio e di mazza!... Citrulli, Citrulli miei... Ascoltate ora il discorso sottile ch’io rivolgo a quel custode: «Eccoti solo, davanti a me, unico rimasto ritto fra la messe falciata de’ tuoi fratelli d’armi!... Sei formidabile, nel tuo enorme guscio di ferro, e mi sbarri la via... Ma io so che tremi, al vederti balzare intorno il mio braccio minaccioso, il rosso serpente che io sono diventato!... Lo spavento ti gela le midolle! Ed invano allontani da te le mie labbra scarlatte, che ti tormentano con la loro rabbia avvelenata, mormorando un canto di morte!... Sappi dunque, tu, custode e difensore dell’Intangibile, Eunuco della Bellezza Sublime... tu che mi somigli come un fratello, tu, mio Io terrestre, sappi dunque che ho per te un bacio sovrumano!... Vieni, fratello, imbeviti di morte, premendo la tua bocca su la mia!»
Ebbrezza! Ebbrezza immensa! La mia anima contempla alfine la Bellezza sovrumana, di cui ha sete da sempre!... Citrulli, non la vedete, dunque?... Ah! lo so... I miei occhi di lince vi precedono! Aspettate!... Voi potrete ammirarla fra poco!
CROSTINO.
Dov’è? Io non la vedo.
MAZZAPICCHIO.
Mostratemela!
L’IDIOTA.
Lassù... Guardate!... Quel fantasma azzurro il cui incedere lento ed ispirato sembra scandere nella brezza strofe d’amore!... Udite? Udite il risonar melodioso de’ suoi passi? (Tende l’orecchio) E udite anche i colpi fragorosi che il mio braccio vibra sulle torri, con la frenesia convulsa di un avoltoio crocifisso?... Ah! non è un sogno!... Ve lo giuro, o Citrulli! In realtà, il sole è scomparso, e noi siamo tutti immersi in un divino chiaror di luna, ebbro di follia e di bianco eroismo!
Finalmente... finalmente, io sono, ai suoi ginocchi, sulla suprema terrazza dell’Impossibile!... Oh! mio braccio superstite... povero serpente scarlatto... disseta alfine del tuo sangue la volubile snellezza de’ suoi piedi!... mie labbra scarlatte, baciateli, quei piedi, delicatamente, fremendo d’ebbrezza e di terrore!...
Io ti adoro, o Bella dalle labbra misericordiose, che galleggi, come un fiore, su la bevanda sidrale di cui la luna empie le coppe delle vallate!... Guarda con pietà, o Bella, i resti compassionevoli d’un gran corpo d’eroe!... Solo per la speranza di contemplare il tuo bel corpo snello e scherzevole di getto d’acqua sprizzante sotto la luna, io conquistai, colla spada, coi denti, la scalea formidabile, trucidando i tuoi annosi custodi! Solo per la speranza di ristorare il mio cuore sulla tua fresca nudità ondeggiante e velata d’astri, sulla tua nudità di fiume notturno, o Bella, io seminai dappertutto lembi della mia carne! (Le sue dita errano languidamente sulle corde della cetra) Nella rossa battaglia, le mie labbra cantarono strofe stridule e roche, e a volta a volta, ritornelli voluttuosi la cui mollezza spossava le tue saracinesche di bronzo! Un solo grido frenetico delle mie labbra infranse, come conchiglie, tre corazze ben temprate! Il fiato delle mie labbra saprà impregnarti d’amore il seno immacolato e tu chinerai il capo verso le tue mammelle arso dal mio fuoco, lentamente, cedendo al peso della chioma armoniosa!...
Oh! l’ebbrezza d’affondare il mio desiderio fra le tue labbra, nella tua carne, come fa il nuotatore cotto dal sole, che immerge la sua arsura nei gelidi gorghi di un gran fiume! (Suonando la cetra) Le mie labbra vogliono calmarsi alfine fra le tue con la stessa angoscia soave che provano i convalescenti affondando in un sonno ristoratore!...
Oh! siano benedetti gli astri, miei custodi e mie guide! Siano mille volte benedetti per avermi condotto nella penombra fresca che versano le tue ciglia!»
Mazzapicchio, Balena e Pappone si scostano dagli altri e si avvicinano al Castello, intorno al quale si aggira Famone.
Guardate, Citrulli miei! La Bella mi sorride! « O mio divina fanciulla! carezza vivente! Io lasciai nella battaglia il mio ventre!... Ridammelo tu, che puoi tutto!... Signora che puoi ogni bene, sappi che combattendo per te io persi il braccio sinistro, e la testa, e tutt’e due le gambe! Oh! non puoi tu raccogliere sui declivî della montagna i brandelli del mio corpo, per restituirmeli?... Vuoi, vuoi, mia dolce amica?...» Ecco! Un gran silenzio! Poi, ad un tratto, il mio cranio piomba giù dall’alto del firmamento, rimbalzando sonoro sulle pietre come un vaso d’argento!... Le mie gambe! Il mio ventre! Tutte le membra del mio corpo mi ritornano a volo... ed io sono ricomposto, miracolosamente ritto, lagrimante per gratitudine fra le braccia della mia Signora! — «Non piangere! ella mi dice. Canta, piuttosto!».
Io canto come so meglio, e, a quanto sembra, sì bene, che la bella si mette a danzare! Le stelle, sedotte dalla mia voce, cadenzano il loro incedere luminoso col ritmo stesso degli aerei passi della mia Bella. I fiumi maculati d’ombra e di luce, come grandi levrieri, strisciano flessuosamente intorno al Maniero e si stendono davanti alla soglia di esso!... Finalmente! Finalmente! Ella mi si abbandona fra le braccia!
Riprendendo fiato, io osservo le suture strane del mio corpo, e specialmente il mio ventre semiaperto. Mi vedo simile a un salvadanaio, e rido, rido sgangheratamente!... La mia gran risata sparpaglia tutte le stelle e solleva in turbini la polvere della Via Lattea!
Tutti gli Affamati si sono addormentati e russano, in alterna cadenza, come il Re ed i Vassalii. L’Idiota li guarda, poi battendosi la fronte, come colpito da un’idea utile, riprende:
O miei cari Citrulli, svegliatevi! svegliatevi!... Io vi divertirò, recitandovi, da solo, il dialogo del Poeta e della Donna Ideale... Lo posso, perchè sono ventriloquo... Il mio ventre è pieno di voci come i castelli abbandonati!
Tutti si svegliano, tranne il Re ed i vassalli, che russano sempre più forte. Mentre parla, l’Idiota si leva il giubbetto e lo adatta intorno al troncone di spada, in modo da formare una specie di grossolana pupattola.
Immaginate, miei cari Citrulli, che questa sia la Donna Ideale... (Con voce femminile, da ventriloquo) «Oh! amor mio!.. Io ricomposi il tuo corpo smembrato, coi miei baci... Ti restituii persino la testa... e tu ti burli di me?...»GLI AFFAMATI
ridendo rumorosamente:
Ah!... Com’è divertente costui!... È un mago!
L’IDIOTA
con voce naturale:
«Non sarebbe affatto cortese, da parte vostra, far tagliare a pezzi dai vostri eunuchi un poeta della mia specie, invece d’aprirgli semplicemente la porta!»
MAZZAPICCHIO
con vivo interesse, avvicinandosi all’albero:
Ah! ah!... Che buffone!
L’IDIOTA
con voce femminile
«Sono anche discesa parecchie volte per venire a vedere se il cancello era ben chiuso... ed ho comandato ai miei eunuchi di ucciderti! (Fingendo la ferocia per tenera civetteria) di ucciderti a colpi di stramazzone!» (Con voce naturale) «Ah! Ma perchè?» (Con voce femminile) «Per divertire follemente il mio cuore che t’ama!... Ero felice di vederti agonizzare per me! I popoli ti ammiravano!... Io soffrivo delle tue ferite — oh! quanto! — ma avrei voluto che fossero ancor più strazianti!» (Si ode russare rumorosamente il Re. L’idiota riprende, corrucciato, con voce naturale:) «Ah! se ne divertiva, il tuo cuore?!... Ebbene! divertiti ancora! (L’Idiota schiaffeggia sonoramente la pupattola) Ecco! Prendi! Prendi...»
GLI AFFAMATI
ridendo soddisfatti:
Sì!... Sì!... Picchia forte!...L’IDIOTA
con voce femminile:
«Ahi! Ahi!.., Sì, amor mio!... Hai ragione!... Battimi! Battimi più forte!» (Con voce naturale) «Ah! ti fanno piacere, gli schiaffi?!.... Allora, non te ne do più! Andiamo a letto, piuttosto!»
Gli Affamati si sbellicano dalle risa. L’Idiota fa sforzi per non ridere egli pure, e, per tenersi il ventre, lascia cadere la pupattola.
GLI AFFAMATI.
Continua! Continua!... Ci diverte assai, la tua burletta!
L’IDIOTA.
BALENA.
Taci, perdio!... (A gran voce) Stomaco vile! La fame è esecrabile e maledetta!... Costui insulta i nostri stomachi!
ANITROCCOLO.
Sì, Egli pretenderebibe che non mangiassimo mai più!... È un impostore!...
FAMONE
seguito da Mazzapicchio e armato d’una enorme sega:
È un poltrone seccante e malefico!... Amici!... Io sego questo tronco!
VERMICELLO.
No! No!... Uccidereste l’Idiota!... Pietà!... Era sì dolce, la sua voce!
Parapiglia. Mazzapicchio s’impadronisce della sega e con tre colpi fa cadere l’albero morto
FAMONE.
Prendigli la cetra!
L’IDIOTA
cade, ruzzola sulle schiene accalcate dei Citrulli, gesticola freneticamente, indi rimane come schiacciato contro il sedile di pietra, rigide le braccia lungo i fianchi, straziato il volto dai pugni dei Citrulli. Il Re si desta di soprassalto.
Sire! Sire!... Aiuto!... Datemi la mia cetra!... Rendetemela! Non mi resta altro, al mondo! Non la rompete!... Che cosa volete farne?... Non è una graticola!... Ah! ve ne supplico! Restituitemela!... Oh! cetra mia, amante mia melodiosa! Morirai lungi da me! (Singhiozza) O mia cetra guizzante e leggiera... io non accarezzerò più i tuoi fianchi flessuosi di fanciulla, vibranti e convulsi d’amore sotto le mie dita ardenti!.. O mia cetra, ora garrula di risa ed ora querula, io non potrò più cullarti fra le mie braccia, e raddoppiare di strofa in strofa il tuo folle slancio, di qua, di là, sempre più lontano, sempre più in alto, fino alla vetta vertiginosa della mia voce!... O mia cetra delirante d’amore, io non accarezzerò più l’arruffìo delle tue cardie elettrizzate dagli uragani e roventi di lussuria!.. Mi ricordo ancora delle tue belle risate stridenti, quando cercavo d’introdurti per forza nella testa un po’ di logica, girando violentemente le chiavette di metallo che moderano la tua discordante follia!... (Singhiozza).
FAMONE.
Sire! Sire!... Bisogna condannare a morte l’Idiota, che non ha mai fame... e che non fu mai grasso!... Egli va gridando insulti contro gli stomachi dei Citrulli e contro tutte le leggi intestinali!...
MAZZAPICCHIO.
che ha afferrato l’Idiota e lo spinge davanti al Re:
Costui non parla che di Stelle, di Nuvole e di Comete!... Egli conversa familiarmente col Sole, e parla del Mare come d’un suo parente... È un accolito del Demonio che attirerà su di noi malefizî d’ogni sorta!
L’idiota oscilla, barcolla sulle sue lunghe gambe stecchite, e cade su uno sgabello davanti al Re.
MASTICAFIELE.
Su! Sta ritto, stomaco angusto!... Non sai forse di essere al cospetto di Sua Maestà Re Baldoria?...
L’Idiota si rizza, ridendo amaramente.
RE BALDORIA
invitandolo, con un cenno, a sedersi:
Calmati, Masticafiele mio!... Non ravvisi dunque Alidoro, il mio poeta favorito!... Dio! com’è cambiato!... Siedi, Alidoro! (Con un sospiro) Tu mi vedi ora sì decaduto e povero da non poter più nutrire i miei poeti di corte!...
MASTICAFIELE.
Son bestie velenose, striscianti ed inutili!...
RE BALDORIA.
No, amico mio... Una volta, te loro canzoni cullavano i nostri stomachi e facilitavano le nostre laboriose digestioni!... Povero Alidoro!
GLI AFFAMATI
incitati da Mazzapicchio e da Faraone:
Bisogna condannarlo!... Questo maledetto scribacchino è amico del diavolo!
RE BALDORIA
con furberia, strizzando l’occhio, all’Idiota:
Lo giudicherò e lo condannerò immediatamente!... Dammi il braccio, Alidoro... Fra poco...(sottovoce) fra poco, pranzeremo!
L’Idiota sorride malinconicamente tergendosi la fronte insanguinata con una foglia d’oleandro. Il Re sale sul palco e siede sul trono, L’Idiota, Anguilla, Masticafiele, Pancotto, i Vassalli e il loro seguito si dispongono, seduti o sdraiati, sui gradini, e s’addormentano tutti. Fra Trippa è scomparso.
FAMONE
spinto verso il fondo della scena dalla folla degli Affamati.
Olà! Guatteri! Cuochi del Banchetto Universale! Rispondetemi!... In nome di tutti i Citrulli, voglio sapere come adempite alla vostra missione!... Quando... quando mangeremo?... Rispondete!
MAZZAPICCHIO.
Non rispondono, quei vili stomachi ambiziosi?... Bisognerebbe assediare il Castello con molte zattere... poiché essi potrebbero svignarsela, con gli scrigni, sugli Stagni del Passato e rifugiarsi nei Mulini del Demonio! Che ne dici, Famone?
FAMONE
ridendo a crepapelle:
Eh! via!... Essi non oseranno mai avventurarsi su quegli stagni maledetti! (Abbassando la voce, e con gesti di mistero) Santa Putredine, la patrona degli stagni, veglia giorno e notte!... Tutto ciò che ella tocca, Citrulli o amimali, si decompone subito, a membro a membro, in mille fetidi lembi... e nessuno, mai, ritornò da un simile viaggio! (Si ode un tintinnìo di coltelli) Udite? Udite questo rumor di coltelli?... E’ un segnale!.. I Guatteri vogliono parlamentare! Finalmente ci chiamano!
Soffione, Torta e Béchamel appariscono uno dopo l’altro fra i merli di zucchero del Castello. Hanno ampi grembiali di amoerro bianco, nivei e monumentali berretti da cuoco, e stando ritti ed immobili brandiscono le loro emblematiche casseruole d’oro dal manico lunghissimo.
GLI AFFAMATI.
Ah!... Ah!...
Emettono un urlo di gioia ammirativa, che si prolunga all’infinito, ripetuto da migliaia di Citrulli invisibili.
RE BALDORIA
destandosi ancora di soprassai totutto convulso dalla gioia, dalla fame e dall’angoscia;
Presto!... Presto!... Si mangia?... Che felicità!... Finalmente!... Senza stoviglie?... Che importa?... Qua! Qua!... A me! (Continuando il sogno) Date qua!Si stropiccia gli occhi, si trova deluso e si lasca ricadere contro la spalliera del trono, come esanime. I Vassalli si destano per un momento, poi ripiombano nel loro sonno convulsivo, come in preda agli spasimi di un avvelenamento.
ANGUILLA
all’Idiota:
Dammi un tuo dito, ch’io lo succhi!
Si sforza di ridere.
GLI AFFAMATI.
Silenzio! (Si accalcano nel viale centrale, fin sotto le mura del Castello, attenti, a bocca aperta). Stanno per parlare!... Cielo! Cielo!... Parlano!... Presto! Ascoltiamo!... Torta apre la bocca!... Ah! Sbadiglia soltanto!...
ANITROCCOLO.
Sbadiglia dalla fame, come noi!...
VERMICELLO
Poveretti!... Affamati come noi... e intenti a lavorare per l’Appetito Universale!... E dire che potrebbero consolarsi lo stomaco con delle buone salse!... (Credendo di udir parlare i Guatteri, che tacciono ancora) Bravi! (Gridando) Benissimo!
CROSTINO
Ma che cosa dicono?...
TORTA.
Citrulli amatissimi!... Io mi sento troppo debole!... Il calore dei forni m’ha spossato... e son digiuno da otto giorni!... Cedo la parola a Soffione, che ha tenuto in serbo un po’ di gas, per gratificarvene!
CROSTINO
Bravo!... Come parla bene!
DENTACUTO
Solo a udirlo, sento empirmisi lo stomaco!...
VERMICELLO
Anch’io!... E’ vero!... Viva Torta!... Bravo!
ANITROCCOLO.
ANGUILLA
in tono beffardo, osservando di lontano la folla dei Citrulli:
Ma voi non l’avete mai visto tener lo spiedo e ripulir le pentole!... (S’avanza tra la folla) Non l’avete mai visto triturar la carne, il nostro gran Torta!...
CROSTINO
con aria di stupida ammirazione:
No... Come fa?...
ANGUILLA.
Ah! (sogghignando) Se vedeste, che gesti sapienti ed eleganti!... Nessuno sa maneggiare la mezzaluna con la stessa grazia!... Silenzio! Parla Soffione!
SOFFIONE.
Mangerete fra poco!... Fra pochi minuti!... (Tutti fanno schioccar la lingua) Per essere felici e meritare il Paradiso, bisogna mangiar bene! E per mangiar bene, bisogna che le vivande siano cotte a puntino, cucinate con scienza e con molte precauzioni!...
FAMONE.
Sì!... Sì!... Sbrigatevi!... Non vi occupate troppo della cottura!... Si muore tutti di fame!... Presto! vi scacceremo dalle cucine!
SOFFIONE.
Silenzio!... Lasciami parlare, mio caro Famone!...
FAMONE.
PAPPONE.
Abbasso Soffione!...
MAZZAPICCHIO.
Abbasso i Guatteri!
SALAME
mostrando i pugni:
Ohè! Soffione!... Gettami una costoletta, se vuoi ch’io batta le mani!...
VERMICELLO.
Lasciate parlare Soffione!... Silenzio!...
SOFFIONE.
Miei cari Citrulli! Voi soli sapete mangiare e bere!... Il vostro appetito è santo! Io mi prostro davanti alla vostra sacra fame! La rispetto, e mi guarderò bene dal contrariarla!...
SALAME.
Tu divaghi, amico!... Gettami una costoletta ti fischio!...
SOFFIONE.
Voi soli sapete apprezzare la bontà di una salsa alla Béchamel!... Poiché siete tutti buongustai... e capaci tutti di distinguere un cuoco ammodo da un inetto o da un avvelenatore!...
FAMONE
con rabbia
Ma voialtri vi burlate di noi!
VERMICELLO.
SALAME
minacciando Vermicello:
Vigliacco! Ti sei venduto ai Guatteri!... Che cosa t’hanno dato?...
SOFFIONE.
Ognuno di voi avrà la sua parte d’arrosto e il suo piatto di salsa!... Ognuno di voi avrà sanguinacci ed acque minerali per digerir meglio!...
SALAME.
Benissimo!... Ma presto!...
ANGUILLA
con ironia:
Soffione parla già di digestione! E’ una maniera spiritosa di scavalcar la tavola del Banchetto senza toccare i piatti!... Poveri Citrulli!...
La folla è inebbriata. Ad un tratto, si ode un grido e un gran l’umore di corpi che stramazzano al suolo. I Citrulli si volgono tutti verso il fondo della scena, dove si vede il re cadere col capo in avanti e rimanere immobile come un cadavere fra Masticafiele e Pancotto. Nello stesso momento, un gran fracasso di casseruole innumerevoli si ripercuote e si propaga lungamente oltre il parco, all’infinito. Sembra che tutte le batterie di cucina del Regno siano agitate da legioni di demoni.
ANGUILLA
slanciandosi verso il palco:
Re Baldoria è svenuto!
GLI AFFAMATI
(Parapiglia terribile).
Soccorretelo!... Soccorretelo!...ANGUILLA
palpando il corpo del Re:
S’è ferito alla testa!... Ah! no!... È morto! (Grida della folla) Udite! Ecco che si ripete il rumore delle casseruole!... Come sapete, tutte le casseruole della terra sbattono fragorosamente l’una contro l’altra, quando i monarchi che regnano sui Citrulli esalano l’ultimo sospiro!... (Si ode di nuovo il gran fragore metallico, che si propaga all’infinito. I Citrulli s’inginocchiano tutti battendosi la pancia tre volte). Santa Putredine, scordati di noi!...
FAMONE
alzandosi pel primo e mostrando i pugni ai Guatteri:
Sono i Guatteri, che l’hanno avvelenato!... Ne ho le prove!..
SOFFIONE
È una calunnia!... Lo amavamo tanto, dal giorno in cui si sacrificò all’Appetito Universale!
ANGUILLA
chinandosi sul cadavere del Re:
Il Re è morto di fame!... Santa Putredine, scordati di noi!
GLI AFFAMATI
battendosi il ventre:
Santa Putredine, scordati di noi!
FAMONE.
Sì!... I Guatteri sono responsabili della morte del Re!... Ammazziamoli! Vendichiamo Re Baldoria!
SOFFIONE.
GLI AFFAMATI
ansanti, furibondi:
Silenzio!... Ascoltiamo!
SOFFIONE
a gran voce:
Vi dichiaro che il Re è morto per una indigestione!
FAMONE.
Non è vero!... Mentite!...
ANGUILLA.
Il Re è più pallido e più scarno di noi!... Anch’egli non mangiava da otto giorni!...
VERMICELLO.
Lasciate parlare Soffione!... Rispettate la libertà della parola!
SALAME
minacciando ancora Vermicello:
Amici! Vi denuncio quella canaglia di Vermicello, che si è venduto ai Guatteri!
ANGUILLA
alzando la voce:
Anche i Ministri, sono morti!... Anche i Vassalli!... Anche i Valletti!...
FAMONE
respingendo Anguilla, solleva e tiene alto al di sopra della propria testa il cadavere di Re Baldoria, mostrandolo alla folla.
Ecco! Ecco il delitto flagrante dei Guatteri!... Soffione! Torta! Béchamel!... Voi siete responsabili della morte del Re!... Citrulli affamati! non è già il cadavere di un monarca, quello ch’io vi mostro, ma il cadavere scarnito d’uno di noi! Dal giorno in cui acconsentì a sacrificare all’appetito dei Citrulli l’orgoglio della sua forchetta d’oro e le ambizioni del suo augusto ventre, Re Baldoria entrò nelle nostre file! Consideriamolo dunque, senza rancore, come un nostro simile! Guardate tutti questo cadavere già rôso dai vermi!... In verità vi dico: ecco il vostro destino... Così sarà di voi... se non truciderete i traditori che opprimono i vostri stomachi sacri e i vostri liberi intestini!... Citrulli! Citrulli miei! Giuriamo tutti di vendicare Re Baldoria e di liberare il regno dalla tirannide dei Guatteri! Giuriamolo sul suo cadavere!
GLI AFFAMATI.
Bravo!... Viva Famone!...
SOFFIONE.
Citrulli! Citrulli miei! Ascoltatemi, prima di sacrificarmi all’ambizione di costui, che è un calunniatore!... Ascoltatemi!... (Famone cerca d’interromperlo, ma i Citrulli gl’impongono silenzio) Dunque, voi credete che abbiamo soppresso il Re, col veleno o con la fame!... Infatti, tutto ci accusa!... Tutte le apparenze stanno contro di noi!... Ebbene, Citrulli... miei Citrulli amatissimi!... Ve lo giuro! Re Baldoria è morto per le conseguenze di una colossale indigestione... (pausa) che fece l’anno scorso affamando i suoi sudditi!
GLI AFFAMATI
perplessi:
Forse è vero, infatti!... Era troppo grasso!... Pesava centocinquanta chilogrammi!
VERMICELLO.
Vi ricordate del menu reale della Pasqua dell’anno scorso?... Le casse dello Stato furano vuotate per pagare quel banchetto!... E, alle frutta, il Re per poco non vomitò anche le budella!
SOFFIONE
Quell’ indigestione reale impoverì per tre anni il regno dei Citrulli! Da quel giorno, il Re soffrì di crampi spasmodici che finirono coll’esser causa della sua morte!...
GLI AFFAMATI
respingendo violentemente Famone che vorrebbe parlare:
Sì!... Soffione dice la verità!... Vivano i Guatteri!
BALENA
a Mazzapicchio:
Presto! Andiamo a prendere i cadaveri, e gettiamoli negli stagni!...
SOFFIONE.
No!... Fermati, Balena!... I morti possono servire a qualche cosa!... Siate calmi e sereni come una volta, e riflettete se non sia opportuno salare quei cadaveri accuratamente, per farne carne in conserva!.. Non siete già vegetariani, ch’io mi sappia!...
FAMONE.
No! No!... Di quella carne, non ne vogliamo! È avvelenata!... Nulla! Nulla, vogliamo di Re Baldoria! Nemmeno la sua carogna! Non vogliamo niente che sia defunto!
SOFFIONE.
Ebbene: supponiamo che si rimanga privi di vettovaglie! Questo non è possibile... ma supponiamolo!...
FAMONE.
Voi... voi, sareste immolati, se un simile caso si verificasse!... Noi aspettiamo tutto dall’ avenire, e nulla vogliamo del fetido passato!
SOFFIONE.
In nome dei Guatteri, io vi consiglio di porre in salamoia il Re, i Vassalli, i Ministri e i loro seguiti, componendoli nei loro bagni d’oro massiccio, riempiti di aceto... Sarà soltanto per previdenza, poiché avrete tutti di che rimpinzarvi sontuosamente! Ve lo giuro sul nostro onore; ve lo giuro sulle mie coscie, che offro anticipatamente a chi non riuscirà a satollarsi!
GLI AFFAMATI.
Bravo! Bene!... Approviamo la salamoia del Re, dei Vassalli e dei Ministri!... È una saggia idea!... I Guatteri sono prudenti e magnanimi...
ANGUILLA.
Soffione non ha torto, di voler seppellire Re Baldoria nei nosiri stomachi!... Come avrebbe potuto sognare quel gran Re, un più glorioso sepolcro?
I tre Guatteri scambiano fra loro dei cenni, e tosto i servi di cucina escono dal Castello e si dirigono a due a due verso il palco. Poi, dispongono con cura tutti i cadaveri su barelle di rami e di fronde e li trasportano entro il castello, dalla porta centrale, che si richiude pesantemente alle loro spalle. Famone li segua correndo, per entrare con loro ma è respinto dai Vassalli, e lo si vede tempestare furiosamente sulla gradinata, urlando di rabbia e agitando i pugni.
FAMONE.
Canaglia! Intestini traditori e presuntuosi... parlate! Diteci quando si pranzerà!
SOFFIONE
ritto fra i merli del castello:
Sarebbe invero da gente grossolana, precipitarsi a tavola, senza saper prima, in modo particolareggiato, quali gioie ci attendano!... Béchamel, che è uno specialista, vi dirà sapientemente il menu del Banchetto meraviglioso che vi offriamo!
GLI AFFAMATI.
Sì! Sì!... Silenzio!
Silenzio sepolcrale.
BECHAMEL
con voce acidula e bian a:
Dopo alcuni antipasti stuzzicanti e pimentati, da me composti per ridestare gli stimoli dell’appetito dei vostri stomachi assopiti, vi serviremo una minestra di mia invenzione, un brodo sì soave e sostanzioso che indurrebbe un martire crocifisso a rinnegare la sua fede!...
GLI AFFAMATI.
Bravo!... Bene!...
Fanno schioccar la lingua.
BECHAMEL.
È un brodo inventato apposta per voi, Citrulli carissimi, ed io non vi ho nemmeno intinto il dito, per non usurparvene la divina primizia!
GLI AFFAMATI
con profonda soddisfazione:
Ah!... Ah!...
BECHAMEL.
È un brodo ideale, che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .