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L'IDIOTA

dall’alto dell’albero morto:

Sire!... Sire!... Ecco davanti a voi, a un palmo dalle vostre labbra, le divine salse di Panciarguta!... Sono dipinte e ricamate delicatamente sul velluto nero del feretro!... In verità, i miei occhi le gustano meglio che non le gusterebbero le mie labbra!...

I SERVI.

Scendi di lassù, Idiota!... Scendi, e taci!...

RE BALDORIA.

Ah! la forza stuzzicante e fecondatrice di quelle salse!... Esse scorrevano giù nel mio stomaco — me ne ricordo — come fiumi del Paradiso! (Singhiozza). Mio amato Panciarguta!... Io ho assistito religiosamente all’opera dei becchini, mentre componevano nella bara il tuo veneratissimo corpo! Ho seguito il tuo feretro, poiché nessuno più di te meritò mai un simile onore inaudito! E, inoltre, ho pregato San Pietro perchè ti ottenga un invito a pranzo da Domineddio... Sarà un buon pranzo... Vedrai! A proposito: come va l’appetito, lassù?... (Una pausa). Ma ahimè!... Che farò, io, senza di te?... Il mio povero stomaco abbandonato si empirà di flore velenose! E il mio intestino deperirà!... (Singhiozza. Pancotto si asciuga gli occhi. Anguilla finge di reprimere un singulto). Ah! comincio a commuovermi!...

Il Re si volge, per cercare nella folla qualche sorriso di simpatia.