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nota | 367 |
da scambio tra la preposizione semplice e l’articolata: I 3311, 1482, 3825, II 9523, 28626, 3111 «del sí resp. no» (di, ma cfr. I 546, 5832, 13835, 31512 ecc.1; I 9420 «del legnetto» e 2952 «del loro» (de), II 15235 «dal lavoratore» e II 17419 «dal libro» (da), I 35729 «agli orecchi» e II 20914 «al sole» (ad), II 2993 «esercito de’ cristian» (di, corr. in L, cfr. II 30028);
- ↑ In tutti questi casi il vb. reggente è sempre rispondere (solo una volta affermare, I 315): costantemente il Bocc, usa invece dir di sí, dir di no: cfr. I 776, 23224, 3331, 39025, II 12531, 29621 ecc.
- ↑ L’oscuritá dipende dall’anacoluto non facilmente riconoscibile (il sogg. di «si partí» sembra Martuccio, mentre è la gentil donna, la quale doveva naturalmente ritornare da Tunisi a Susa e provocare partendosi le «lagrime della Gostanza». Per il Fanf. invece «è senza dubbio Martuccio colui che partí» (II, p. 20, n. 2): ma da chi? Dalla Gostanza no, perché subito dopo è detto che i due amanti tornarono a Lipari insieme. Vero è che lo stesso Fanf. spiegò non senza lagrime dalla Gostanza per non senza lagrime da parte della Gostanza, e trovò che sta ottimamente (e non è vero): ma la difficoltá da me accennata non era rimossa.
2671 «ed incomincia» (nell’incipit delle altre Giorn. la congiunzione è sempre omessa), I 17812 «e che sopra» (cfr. qui, p. 355, n. 6), I 23817 «e non l’avete», I 2391 «e senza che», I 2416 «ed in questa dimestichezza» (la sintassi lo esclude; il passo si guastò ancor piú in L. per la soppressione del sost. «dimestichezza», e fece perdere le staffe ai chiosatori: cfr. Fanf., I, p. 273, n. 2), I 3204 «e per l’aversi» (cfr. Fanf., I, p. 360, n. 3), I 33627 «va’ e procaccia» (è un es. del noto uso arcaico di va’ con l’imperativo, cfr. II 5712 «va’ tornati»), II 231 «me n’è pure e una», II 11518 «e come piú volenteroso», II 12616 «e tanto... il tennero», II 13335 «ed accortasi», II 16336 «a Bruno e che», II 3126 «e primieramente». In II 115, 126, 133, 163 la e rimase nella vulg., ancorché nei due ultimi casi il Fanf. la trovasse inopportuna (II, pp. 227 n. 2. e 261 n. 5) e in II 163 la sua conservazione sia un’evidente offesa al senso comune.