— Mai, frate, il diavol ti ci reca! Ogni gente ha giá desinato quando tu torni a desinare. — Il che udendo Calandrino e veggendo che veduto era, pieno di cruccio e di dolore cominciò a gridare: — Oimè! malvagia femina, o eri tu costi? Tu m’hai diserto: ma in fé di Dio io te ne pagherò! — E salito in una sua saletta e quivi scaricate le molte pietre che recate avea, niquitoso corse verso la moglie, e presala per le trecce, la si gittò a’ piedi, e quivi, quanto egli potè menar le braccia ed i piedi, tanto le die’ per tutta la persona pugna e calci, senza lasciarle in capo capello o osso addosso che macero non fosse, niuna cosa valendole il chieder mercé con le mani in croce. Buffalmacco e Bruno, poi che co’ guardiani della porta ebbero alquanto riso, con lento passo cominciarono alquanto lontani a seguitar Calandrino; e giunti a piè dell’uscio di lui, sentirono la fiera battitura la quale alla moglie dava, e faccendo vista di giugnere pure allora, il chiamarono. Calandrino tutto sudato, rosso ed affannato si fece alla finestra e pregògli che suso a lui dovessero andare. Essi, mostrandosi alquanto turbati, andaron suso e videro la sala piena di pietre, e nell’un de’ canti la donna scapigliata, stracciata, tutta livida e rotta nel viso, dolorosamente piagnere: e d’altra parte, Calandrino, scinto ed ansando a guisa d’uom lasso, sedersi. Dove come alquanto ebbero riguardato, dissero: — Che è questo, Calandrino? Vuoi tu murare, ché noi veggiamo qui tante pietre? — Ed oltre a questo, soggiunsero: — E monna Tessa che ha? El par che tu l’abbi battuta; che novelle son queste? — Calandrino, faticato dal peso delle pietre e dalla rabbia con la quale la donna aveva battuta e dal dolore della ventura la quale perduta gli pareva avere, non poteva raccoglier lo spirito a formare intera la parola alla risposta; per che soprastando, Buffalmacco rincominciò: — Calandrino, se tu avevi altra ira, tu non ci dovevi per ciò straziare come fatto hai; ché, poi sodotti ci avesti a cercar teco della pietra preziosa, senza dirci a Dio né a diavolo, a guisa di due becconi nel Mugnon ci lasciasti e venistitene, il che noi abbiamo forte per male: ma per certo questa fia la sezzaia che tu ci farai mai. — A queste parole Calandrino, sforzandosi,