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novella seconda 357

potesse fuggire che villania fatta non le fosse. Carapresa, udendo costei, a guisa di buona femina, lei nella capannetta lasciata, prestamente raccolte le sue reti, a lei ritornò, e tutta nel suo mantello stesso chiusala, in Susa con seco la menò, e quivi pervenuta, le disse: — Gostanza, io ti menerò in casa d’una bonissima donna saracina, alla quale io fo molto spesso servigio di sue bisogne, ed ella è donna antica e misericordiosa; io le ti raccomanderò quanto io potrò il piú, e certissima sono che ella ti riceverá volentieri e come figliuola ti tratterá, e tu, con lei stando, t’ingegnerai a tuo potere, servendola, d’acquistare la grazia sua infino a tanto che Iddio ti mandi miglior ventura. — E come ella disse, cosí fece. La donna, la quale vecchia era oramai, udita costei, guardò la giovane nel viso e cominciò a lagrimare, e presala, le basciò la fronte e poi per la mano nella sua casa ne la menò, nella quale ella con alquante altre femine dimorava senza alcuno uomo, e tutte di diverse cose lavoravano di lor mano, di seta, di palma, di cuoio diversi lavoríi faccendo; de’ quali la giovane in pochi dí apparò a fare alcuno, e con loro insieme incominciò a lavorare, ed in tanta grazia e buono amore venne della buona donna e dell’altre, che fu maravigliosa cosa: ed in poco spazio di tempo, mostrandogliele esse, il lor linguaggio apparò. Dimorando adunque la giovane in Susa, essendo giá stata a casa sua pianta per perduta e per morta, avvenne che, essendo re di Tunisi uno che si chiamava Meriabdelá, un giovane di gran parentado e di molta potenza il quale era in Granata, dicendo che a lui il reame di Tunisi apparteneva, fatta grandissima moltitudine di gente, sopra il re di Tunisi se ne venne, per cacciarlo del regno. Le quali cose venendo agli orecchi a Martuccio Gomito in prigione, il quale molto bene sapeva il barbaresco, ed udendo che il re di Tunisi faceva grandissimo sforzo a sua difesa, disse ad un di quegli li quali lui ed i suoi compagni guardavano: — Se io potessi parlare al re, el mi dá il cuore che io gli darei un consiglio per lo quale egli vincerebbe la guerra sua. — La guardia disse queste parole al suo signore, il quale al re il rapportò incontanente; per la qual cosa il re comandò che