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novella decima 95

l’altro, avvenne che, trovando Tingoccio nelle possessioni della comare il terren dolce, tanto vangò e tanto lavorò, che una infermitá ne gli sopravvenne, la quale dopo alquanti dí sí l’aggravò forte, che, non potendola sostenere, trapassò di questa vita. E trapassato, il terzo dí appresso, ché forse prima non avea potuto, se ne venne, secondo la promession fatta, una notte nella camera di Meuccio, e lui, il quale forte dormiva, chiamò. Meuccio, destatosi, disse: — Qual se’ tu? — A cui egli rispose: — Io son Tingoccio, il quale, secondo la promessione che io ti feci, sono a te tornato a dirti novelle dell’altro mondo. — Alquanto si spaventò Meuccio veggendolo, ma pure rassicurato, disse: — Tu sii il ben venuto, fratel mio! — E poi il domandò se egli era perduto; al quale Tingoccio rispose: — Perdute son le cose che non si ritruovano: e come sarei io in mei chi, se io fossi perduto? — Deh! — disse Meuccio — io non dico cosí: ma io ti domando se tu se’ tra l’anime dannate nel fuoco pennace di ninferno. — A cui Tingoccio rispose: — Costetto no, ma io son bene, per li peccati da me commessi, in gravissime pene ed angosciose molto. — Domandò allora Meuccio particularmente Tingoccio, che pene si dessero di lá per ciascun de’ peccati che di qua si commettono; e Tingoccio gliele disse tutte. Poi il domandò Meuccio se egli avesse di qua per lui a fare alcuna cosa; a cui Tingoccio rispose del sí, e ciò era che egli facesse per lui dire delle messe e dell’orazioni e fare delle limosine, per ciò che queste cose molto giovavano a que’ di lá. A cui Meuccio disse di farlo volentieri; e partendosi Tingoccio da lui, Meuccio si ricordò della comare, e sollevato alquanto il capo, disse: — Ben, che mi ricorda, o Tingoccio: della comare con la quale tu giacevi quando eri di qua, che pena t’è di lá data? — A cui Tingoccio rispose: — Fratel mio, come io giunsi di lá, si fu uno il qual pareva che tutti i miei peccati sapesse a mente, il quale mi comandò che io andassi in quel luogo nel quale io piansi in grandissima pena le colpe mie, dove io trovai molti compagni a quella medesima pena condannati che io: e stando io tra loro e ricordandomi di ciò che giá fatto avea con la comare, ed aspettando per quello troppo